Capitolo
2
«Cinque ore ho dovuto
aspettare lì che quella stramaledetta…cosa finisse! »
In quei momenti David
riusciva a far invidia al diavolo quando si
arrabbiava, per fortuna non gli era ancora venuto il desiderio di sadismo, in
quanto sapeva che l’uomo che lo ospitava lo avrebbe ucciso in caso di danni al
laboratorio. Il grande amicone, nonché studioso di
buona fama era Daniel White. Personaggio
sulla quarantina, con la vita divisa tra vita mondana, nanochimica e
culturismo.
« Non puoi chiedere
molto alla protezione civile, questa cosa, come la definisci, ha colpito circa
in un raggio di cento chilometri da qui, tutti erano mobilitati, non potevi
sperare che ci fosse gente disponibile per te »
« Sarà anche così, ma
così non si può andare avanti, in tre mesi ci sono già stati fenomeni uguali,
ma mai così grandi, si riducevano ad alcune bruciature, e tutti pensavano che
fosse la carbonella di qualche barbecue, quello che mi fa veramente incazzare è
che nessuno sappia cosa sia »
Il tono si era gia
calmato e l’eccitazione andava scemando, tutta la conversazione acquisiva
tranquillità e serietà
« Se
vuoi proprio saperlo dammi ancora qualche minuto. »
« Prego? »
« Non ci crederai, ma
sono riuscito a raccogliere qualche campione di neve del diavolo, come la
chiamano i telegiornali. »
« Ma io sapevo che
qualsiasi tentativo di studiarlo sono andati in fumo
letteralmente, tutto quello che si raccoglieva evaporava in pochi minuti, se
non meno »
« Non a caso mi reputo
bravino, per fortuna avevo addosso
una tuta da laboratorio pesante, appena ha iniziato a nevicare non ci ho
nemmeno fatto caso, quando il giardino mi è cominciato a bruciare mi sono
iniziato a incuriosire. Ho preso pala da neve e carriola e ne ho preso un po’
di quella che era ancora buona sulla strada. Peccato che dei cinque chili
iniziali me ne siano rimasti poche decine di grammi »
« Mica
male, ma di preciso cosa stavi facendo con una tuta da laboratorio
pesante? »
« Top secret…no,
scherzo, piccoli esperimenti, vedevo qualche effetto degli acidi ultra forti e,
sempre abbondantissima botta di fattore C, quella neve concerne coi miei esperimenti ed ora vado a prendere i risultati,
dammi cinque minuti »
« Ok, ti aspetto qui e
giuro solenne mente di non toccare nulla »
Detto questo Daniel
andò nella parte più vietata del laboratorio, e David sapeva di aver detto una
grandissima balla, dunque cominciò a girare per il salotto nell’attesa.
Mica male, pensava, tutto un sistema di
telecamere nascoste, non si fida per niente dei vicini il
vecchio Daniel, e ci credo, pensò sempre David posando lo sguardo su di un cassetto
sbadatamente socchiuso che, in modo circospetto si aprì magicamente, rivelando
giornali e fumetti di dubbia morale e di altrettanto dubbia provenienza. Pronto
per uno sfottio generale l’agente venne bloccato da un
semplice dettaglio, dei fili elettrici spuntavano da dietro un orologio
digitale, fili troppo grandi per una semplice sveglia, e questo insospettì non
poco David, inoltre l’ora era di dieci minuti indietro, in perfetta discordanza
con la precisione del chimico.
“Daniel! Da quant’è che hai una radiosveglia
in salotto?” urlò per farsi sentire fin dagli antri del laboratorio.
“Non ne ho mai avute, che me ne faccio di una radiosveglia in salotto? Io dormo
in camera mia”
Ma la risposta non venne nemmeno presa in considerazione, girando la
radiosveglia, grande come un mattone, David si rese conto che c’era una
piccolo, ma molto importante particolare, la copertura posteriore era assente e
i cavi anomali avevano un loro preciso indirizzo, un detonatore in un panetto
da un chilo di C4.
“C4!” le ultime
parole, prima che la radiosveglia, che emetteva una serie sempre più veloce di inquietanti bip venisse scagliata al di fuori della
finestra e, ancora a mezz’aria, detonasse come una folgore, distruggendo una
buona fetta di prato, i vetri dell’auto nuova, annerendo la parte della casa immacolata
e facendo saltare tutti gli allarmi del quartiere. Ciò che disse Daniel subito
dopo è meglio che non venga proferito.
“Maledetti, che siano
tutti maledetti, mi hanno rovinato un’opera d’arte”
“Suvvia, stai calmo – tentava
in tutti i modi di ammansire un umile e timido studioso incazzato come una
belva – vedrai che li ritroviamo, ma c’è una cosa che non riesco a capire – continuò
David”
“Cosa
non riesci a capire” non sembrava più un essere umano, ma un demone venuto da chissà
dove.
“Se
volevano ucciderci, o ucciderti, sempre toccando ferro, perché hanno messo la bomba
in un posto facilmente stanabile, e rimovibile, ed inoltre ha cominciato a
ticchettare poco prima che esplodesse come nei film? Non sarebbe stato più
logico e/o facile magari tirarci contro un rpg?”
“Non me ne frega se
volevano farmi fuori o no, ma hanno fatto un grave,
gravissimo errore a lasciarmi libero di maciullarli e usare le loro budella
come sturacessi”
“Finalmente, e io che
pensavo di annoiarmi questa settimana, che si profila una settimana
di M, tu hai degli impegni?”
“Mha
– lo disse con voce troppo calma – a parte uccidere ed un paio di convegni
niente, ma questi ultimi posso facilmente spostarli”
Al che sul viso di
entrambi si delineò un sorriso beffardo, eccitato e
molto, molto deciso a scoprire.