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Autore: aki_penn    09/02/2009    3 recensioni
Le vacanze sono finite e ricomincia la scuola, l'ultimo anno di scuola. riuscirà l'insofferente Dafne a sopravvivere al fatidico anno tra compiti infattibili, parenti pressanti, lavoro d'ufficio, volontariato al limite delle capacità umane,l'odioso bingo, corsi di fotografia, laboratori teatrali, amiche eccessivamente ecologiste, cavalieri leopardati, partenoni in miniatura e un'inaspettato successo col genere maschile? *IMPROBABILE SEGUITO DI STRIPED LOBSTER,anche se non è indispensabile averlo letto per capire la storia*
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Siamo alla Frutta

Capitolo Primo

Una nuova faticosa giornata

 

 

 

 

 

“AH!!!! No capisco cosa ci sia di difficile nel concetto vai piano!” sbraita Matteo accanto a me, lo ignoro e sfreccio per i viali superando un suv. “Siamo qui per salvare la gente! Non per ammazzarla!!” continua imperterrito attaccandosi alla maniglia della portiera e guardando terrorizzato un’utilitaria malmessa che per poco non sfioriamo.

“Ho il voltastomaco!” dice con voce flebile lo specializzando appollaiato sul retro.

“Per la miseria Dafne, guidi peggio del Greco, chi è quel criminale che ti ha dato la patente? E chi ha avuto il coraggio di metterti sotto il sedere questa roba! Era meglio quando eri convinta che si potesse partire con la quarta ingranata! Almeno saresti rimasta ferma!” continua a strillare Matteo con la voce più acuta del solito. Sospiro e gli do un’occhiata sbieca per poi tornare a guardare la strada “Lo sai Matteo che hai la faccia della stessa tonalità di arancione della divisa? Dovresti piantarla con le lampade” lo punzecchio annoiata sorpassando un’altra auto.

“E i tuoi capelli rossi invece ci fanno a pugni con la divisa se lo vuoi sapere! Io almeno sono abbinato!” ribatte piccato lui.

“Ho il vomito…” pigolano da dietro. Temo che tra poco lo specializzando rimetterà la colazione, ma un inutile malessere non potrà fermarci, dobbiamo compiere il nostro sacro dovere, ma pare che qui la velocità non venga apprezzata.

“E poi ti vengono le rughe!” proferisco tranquilla.

“Per la miseria! Chi se ne frega della mia faccia! Vedi non falciare nessuno, e di non finire contro a un muro!” continua acido evidentemente punto sul vivo da quello che ho detto sulla sua abbronzatura biscottata.

“Dovrebbero sentirci arrivare…” replico io senza staccare gli occhi dalla strada. “I muri anche se ti sentono arrivare non si spostano!” esclama lui alterato. Alzo le spalle, e mi rendo conto che sto guidando, ma non so verso cosa.

“Ehi! Specializzando! Dov’è che dobbiamo andare?” chiedo dubbiosa. “Mi stai dicendo che stiamo girando a vuoto da un quarto d’ora?” domanda Matteo con l’aria di chi in realtà non vuole sapere la risposta. Alzo le spalle con aria vagamente colpevole senza rispondere.

“Ah!” Matteo si accascia con le mani nei capelli.  “Qui c’è gente che muore!” urla “Specializzando , glielo dica lei che…si glielo dica lei quando ha finito di vomitare… che tragico però che eh…vabbè dopo pulisca…comunque il disinfettante è là sopra…” sospira e si rimette seduto al suo posto abbacchiato. Rimane in silenzio per qualche secondo, prima di rianimarsi e urlare “Di là!!!

“Dì là dove?” urlo io nel panico. “Di là dietro! L’hai già passato!” strilla con la voce tre tacche più in alto del solito. Nessun problema, giro completamente il volante e tiro il freno a mano, testacoda. Matteo urla mentre io riparto in quarta verso la strada che ho perso prima “Questo è senso unico! Specializzando faccia qualche cosa!!!”.

Imbocco la strada e individuo subito l’incidente che ci ha portato fin qui, poi inchiodo. Matteo per tutta risposta si schianta con la faccia contro il parabrezza per poi scivolare giù lentamente sussurrando roco “Sono vivo

“Arrivo perfetto” esclamo io soddisfatta. Matteo si rianima e scende scoccandomi un’occhiataccia e urlandomi “Al ritorno guido io!”

“Gli sei arrivata a dieci centimetri dalle gambe!” urla lo specializzando. Appoggio le gambe al cruscotto e mi stiracchio, questa gente ha urgente bisogno di una tisana di valeriana, chiederò a Lella di fornirmela per il prossimo turno di volontariato con l’ambulanza.

Oggi non c’è nulla di grave, la signora che è stata investita si è rotta una gamba, ma nel complesso sta bene, non ha nemmeno perso conoscenza. Anzi è più vispa che mai, è lì che sbraita all’indirizzo della ragazzina neopatentata che l’ha messa sotto, pare che oltre averla investita, per capire cosa avesse pestato sia tornata indietro schiacciandola di nuovo in retromarcia. Ma tutto sommato più che essere uno spettacolo triste è comico.

“Signora si calmi” sento dire a Matteo e allo specializzando “Ma quella maledetta, idiota mi ha investito! E tu di che cavolo di colore sei giovanotto? Dovresti smetterla di drogarti!”

“Ma cosa sta dicendo signora!” sbraita interdetto Matteo da dietro, lo sapevo che quel dannato color arancione gli avrebbe dato dei problemi oltre a intonarsi perfettamente con il colore della divisa da volontario della croce rossa.

“Ma io ti conosco! Sei quel teppistello di Matteo Frangiamore!” esclama a un certo punto e io tendo le orecchie “AH, non hai mai avuto voglia di studiare! Maledetto succhiasangue a tradimento! Lo sai come soffriva a venire ai colloqui tua madre nel sapere che andavi male in tutte le materie!”. Mi viene da ridere nel riconoscere nella voce della sconosciuta, la preside della mia scuola, sento Matteo sbuffare e la porta chiudersi mentre lei continua a sbraitare “Disgraziato!”.

Lui si siede pesantemente sul sedile accanto a me e si allaccia la cintura con l’intento di non finire nuovamente contro il vetro come è successo all’andata.

“Signora ha le travelgum?  Ne avrà bisogno” fa strafottente mentre l’aggancio della cintura schiocca. Ridacchia mentre la preside ricomincia a strillare e lo specializzando si domanda ad alta voce se non sia meglio darle un sedativo.

Frangiamore un po’ di rispetto! Io ti boccio!” urla mentre parto e imbocco i viali di circonvallazione a tutta birra.

Matteo sbuffa sonoramente tra lo scocciato e il divertito “Preside, mi hanno bocciato due volte…allora l’anno scorso mi sono ritirato da scuola… è da due anni che non mi si vede più!”spiega appoggiando i piedi al cruscotto.

“Vorrà dire che bocceremo la signorina Bianca!”strilla a mo’ di ripicca. Ci metto un paio di secondo per capire che cosa sta dicendo. Subito mi lancio nel sedile posteriore chiedendo spiegazioni. “Preside! cosa sta dicendo io non ho fatto niente!”

Davanti sento urlare Matteo che dice qualche cosa come “Oddio Dafne non mollare il volante!”. Lo specializzando si copre gli occhi e comincia a recitare l’ave Maria.

Poi qualcuno, che si dimostra essere Matteo, mi riporta seduta al mio posto.

“Tieni il volante per la miseria! E guarda avanti!”sbraita con gli occhi fuori dalle orbite e il fiatone come se avesse corso.

“Non voglio essere bocciata!” piagnucolo.

“E io non voglio morire!” ribatte lui poco comprensivo. Spero tanto che sia una minaccia dettata dall’odio per Matteo.

Arriviamo all’ospedale accompagnati dalle imprecazioni della preside e quelle di Matteo che continua a dire che non devo distrarmi mentre guido. Parcheggio a una velocità decisamente superiore di quella consentita e un’infermiera adibita all’accoglienza delle ambulanze si unisce al coro di insulti contro la mia persona.

Accosto ad un’altra ambulanza e sospiro mentre lo specializzando barbuto e magro come un chiodo aiuta l’infermiera sclerotica a far scendere la preside infortunata che per tutta risposta tenta di strappare i capelli a un’infermiera che non si sa cosa le abbia fatto.

Mi appoggio al poggia testa e sospiro. Quanto manca alla fine del turno?

“Mezz’ora” risponde Matteo come se mi avesse letto nel pensiero.  “Se non si fa male nessuno per mezz’ora possiamo anche prenderci un cappuccino…” e probabilmente questa è la proposta più allettante che mi è stata fatta negli ultimi sei mesi. Sono davvero disfatta.

Ma probabilmente il mio simpatico angelo custode è al bar insieme a quello di Matteo, a giudicare dal fatto che dopo neanche trenta secondi ci arriva una chiamata.

Non è un’urgenza, c’è stato un altro incidente stradale sui viali, ma pare che il ragazzo infortunato si sia solo slogato un polso e stia abbastanza bene. Ma se sta bene perché portarlo all’ospedale?

Accendo lo stereo e parto a palla con le sirene accese.

“Da quando mettono lo stereo nelle ambulanze?” domanda lo specializzando spaesato dal retro.

“L’ha montato Matteo, ha detto che senza non si poteva fare nulla” spiego mentre lui con un ghigno si gira e mostra i pollici alzati.

“Ma è legale?” domanda mesto. Storco la bocca “Temo di no, ma tu non badarci…”.

Lo specializzando sospira e aspetta che mi accosti al motorino incidentato.

Questa volta l’infortunato è un ragazzo che avrà sì e no la nostra età, forse un anno in più e se ne sta tranquillamente seduto sul ciglio della strada con il polso in mano. Sale di sua spontanea volontà lasciando il suo scooter alla mercé della polizia e saluta gentilmente tutti senza sbraitare, senza lamentarsi, o senza minacciare bocciature a destra e a manca.

Sento giusto un singulto quando partiamo e lo specializzando che lo rassicura “Tranquillo, ti verrà un po’ di mal di mare, ma non ci siamo mai schiantati”.

Do un’occhiata al ragazzo in questione, è alto, forse un po’ troppo, e da l’impressione di potersi rompere da un momento all’altro. Indossa una maglietta con disegnato sopra Snoopy , e ha i capelli un po’ lunghi sulle orecchie. Sembra decisamente a suo agio a parte il fatto che si trova su un’ambulanza che sfreccia verso l’ospedale a velocità vertiginosa.

Nel frattempo Matteo si lamenta come suo solito “e tu che ti lamentavi del Greco…a confronto in auto con Alexis sembra di viaggiare su un transatlantico!”

Parcheggio e la solita infermiera stizzita si sposta con un balzo. Ma io dico, se sai che arrivano le ambulanze perché devi stare per forza lì in mezzo? Sarà per avere una scusa per insultarmi? Comincio a credere sia così! Non c’è altra soluzione…

Snoopy scende con un balzo atletico dalla vettura, seguito a ruota dallo specializzando che lo raggiunge in modo molto meno sciolto. Mio nonno novantenne in confronto è vispissimo. Glielo faccio notare e lui ribatte dicendo che è colpa mia e che adesso ha il mal di mare. Mi stiracchio diretta alla hall, finalmente io e Matteo ci prenderemo il nostro agognato cappuccino. Snoopy ci segue come se nulla fosse.

“Credo che tu debba andare a farti vedere la mano…” fa Matteo tra lo svogliato e il sorpreso.

Lui alza le spalle “l’infermiere mi ha già steccato durante il viaggio, non mi va che mi ingessino, sabato ho una partita di calcio, e non riuscirei a giocare…” spiega piegando la testa da una parte mentre continua a seguirci.

“E allora perché hai chiamato l’ambulanza?” chiede Matteo visibilmente scocciato dal fatto che ci abbia fatto fare del lavoro in più per nulla.

Snoopy alza ancora le spalle “Io non volevo, ma una vecchietta ha cominciato a urlare al morto e non c’è stato verso di non farle telefonare al pronto soccorso…insomma, mi è solo venuto addosso un piccione, non è mica la fine del mondo!”. Ridiamo. Un frontale con un piccione? Ma cose si fa ad essere così invorniti?

“Voi dove andate? Un altro lavoro?” . Credo che abbia intenzione di conversare. Gli sorrido “No, adesso solo il cappuccino” esclamo gioviale. Nessuno può privarmi di un cappuccino dopo ore di volontariato come questo. “Ti unisci a noi?”. Snoopy fa spallucce. Sembra che stringersi nelle spalle sia il suo modo preferito per comunicare.

“Tanto dobbiamo aspettare che ci vengano a prendere…”fa Matteo biascicando prima di urlare “Barista! Il solito!”.

“Un po’ di rispetto per chi lavora!” urla quello di rimando “Non siamo mica scaricatori di porto, per la miseria!” brontola. Ma so già che ci porterà i cappuccini.

Anche Snoopy si lascia cadere al tavolino imitandoci. Matteo si massaggia la testa borbottando lamentele come tutte le volte che finiamo il turno.

Fanno appena in tempo a raggiungerci le nostre ordinazioni (condite con qualche bestemmia del barista) che appare un allampanato Cavaliere leopardato.  Ci guarda mogio e con la voce da citofono dice a Matteo che lo guarda gioioso “Sono passato qui per dirti che non posso passare a prenderti” dichiara stentoreo.

“Ma come, sei qui?” esclama Matteo con l’aria di chi sente puzza di bruciato. “E’ che ho portato anche Dio…” spiega vergognoso abbassando il capo. “E in tre sul motorino non ci stiamo”.

Meccanicamente ci giriamo tutti quanti a guardare Dio che fa da psicologo a un vecchietto in sala d’aspetto. Istintivamente ci facciamo tutti il segno della croce e ci aspettiamo che qualcuno inizi a recitare l’atto di dolore.

Ma passati pochi celestiali secondi l’attenzione di Matteo torna all’amico leopardato “Ma insomma! Ti ho chiesto di venirmi a prendere perché il mio motorino è rotto e tu ti porti Dio?” esclama scocciato, mentre Snoopy alza la mano urlando “Anch’io ho il motorino rotto, anche io!” senza alcun senso logico.

“Puoi sempre venire a casa con me e Claudia… mi viene a prendere in bici. Di solito sto sul portapacchi, però se vuoi ti ci puoi mettere tu e io vado a sedermi nel cestino sul davanti” propongo, lui aggrotta le sopracciglia nere e mi guarda poco convinto. Nel mentre arriva anche la mia salvatrice, che tra l’altro mi ha anche portato una delle famose tisane di Lella. Oh…queste ragazze mi viziano.

Ma l’entusiasmo finisce in fretta. In men che non si dica fa amicizia con Snoopy, troppa amicizia, e non c’è modo di staccarli.

E così inequivocabilmente a me e Matteo tocca tornare a casa a piedi, mentre i due continuano beatamente a conversare davanti hai nostri cappuccini, e Dio a confessare la gente in giro per l’ospedale.

Quando finalmente apro la porta di casa, inferocita come non mai per aver dovuto fare a piedi mezza Bologna mi trovo nel bel mezzo di una delle più ferrate Babilonie.

Mia cugina Xeni se ne sta seduta imbronciata sul nostro divano, il Greco la guarda curioso, mia zia Eleni urla e strepita senza un senso logico, mia madre continua a dire cose del tipo “Tranquilla, tranquilla Eleni, la ospitiamo noi”, che non mi garbano nemmeno un po’. Non è possibile, se ne va il Greco e arriva sua sorella! A occupare un letto che non abbiamo!

Ad allietare la situazione c’è parò Panino in accappatoio che gira per casa come un’anima in pena cercando il phon.

“Scusami Dafne, sono passato solo a farmi la doccia, lo sai che i miei mi hanno cacciato e dormo in una tenda…”. Gli sorrido sciogliendomi, lo sai che sei l’uomo della mia vita vero Panino?

No. Decisamente non lo sa.

 

 

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Chiacchiere inutili e senza senso che potete evitare di leggere , ma che io tengo a scrivere:

ho ripreso in mano Siamo alla Frutta dopo qualche millennio. La verità è che la scarsità di commenti mi ha sempre un po’ frenato, so che non dovrebbe essere così, ma purtroppo sono una mente semplice. Ma nonostante tutto non avevo avuto l’intenzione di abbandonarla, volevo solo finire prima Il Potere delle Pesche, che come storia mi è più semplice da scrivere.

Comunque, questa fic dovrebbe essere molto più lunga di Striped Lobster, in quanto ricopre un intero anno scolastico, e i primi capitoli dovrebbero essere addirittura tutti per descrivere l’ambiente… insomma , spero di riuscire a finire (speriam bene!!)

Comunque ringrazio tanto SummerBreez(devo chiedere perdono per il ritardo davvero intollerabile…ci ho messo davvero una vita ad aggiornare, ma ora eccomi qua a ringraziare tantissimo. Sì i personaggi sono sempre più schizzati. Spero di riuscire ad aggiornare regolarmente d’ora in poi!! )e The Corpse Bride(hai visto, alla fine ho ripreso in mano anche questa! L’unico problema è che dato lo scenario moooolto allargato ci saranno davvero molti personaggi, spero di riuscire a gestirli tutti!!) che hanno commentato e _NovemberThree_ che ha messo la fic tra i preferiti.

Ultima avvertenza di servizio: a giorni dovrei aggiornare anche Stupid Cupid, il capitolo è quasi ultimato, ci vorrà poco.

E grazie ancora a tutti a quelli che hanno aspettato il ritorno di questi sconclusionati, e a chi è anche solo arrivato a leggere fin qui.

Al prossimo capitolo, Aki_Penn

 

   
 
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