The
Golden Girl {pt. 3}
Capitolo 2 - Mettersi in gioco
Ganymedes vestirà uno
dei
Distretti favoriti, quindi si trova qui principalmente per farsi
pubblicità,
più che per ottenere contratti. Amarillis sfoggia un abito
rosa chiaro con
un'ampia gonna al ginocchio in una stoffa tempestata di pietre preziose
che è
l'invidia delle sue colleghe. L'Accompagnatrice del Sette è
verde d'invidia, il
loro stilista è un disastro, continua a vestire i Tributi
come alberi. Effie
Trinket non se la passa meglio, i ragazzi del Dodici vengono sempre
presentati
come minatori, non molto d'impatto. Non mi sorprende che non indossi un
suo
vestito, non ce la vedrei proprio in nero fuliggine.
Io, diciamocelo, sono qui in
vece di manichino. Sfoggio un meraviglioso abito e il mio compito
è quello di
fare da pubblicità vivente per Ganymedes, nonostante sul mio
invito c'era
scritto che non vedevano l'ora di avermi come ospite d'onore e bla bla
bla. Il
mio vestito è in una stoffa simile a quella di Amarillis ma
naturalmente color
oro. Ganymedes ha fatto così tanto per presentarmi al meglio
durante i Giochi che
non potevo certo rifiutarmi di essere qui. Sto chiacchierando con due
fotografi
della rivista che conosco quando la mia attenzione viene catturata da
una
coppia che fa la sua entrata. Seneca Crane sfoggia un completo nero con
una
camicia bordeaux che fa risaltare i suoi occhi azzurri e al braccio ha
un
accessorio davvero raffinato: una stangona con delle gambe
chilometriche e una
fluente chioma castana, strizzata in un abito rosso scarlatto che
lascia poco
all'immaginazione. Sto per riportare l'attenzione sui miei
interlocutori quando
i nostri sguardi si incrociano. Gli rivolgo un sorriso timido di saluto
e lui
ricambia con un'occhiata gelida prima di sorridere alla sua
accompagnatrice e
passarle un braccio attorno alla vita. È passato un mese da
quella nostra cena
e deduco non abbia apprezzato il modo in cui ho tagliato i ponti.
Ganymedes ci
raggiunge e io riporto l'attenzione sul fare il mio lavoro, dicendo
quanto ci
stiamo impegnando per i prossimi Giochi e mostrando il mio vestito ad
un
gruppetto di Capitoline che si uniscono a noi.
A metà serata ho
finalmente il
permesso di prendermi qualche minuto di pausa e appollaiarmi su uno
degli
sgabelli del bar. Sto meditando su quanti si accorgerebbero se mi
levassi i
sandali nascondendoli sotto la gonna quando Seneca Crane si ferma a
pochi passi
da me e dice qualcosa al barista. Spinta da quello che senza dubbio
è un
istinto autodistruttivo, lo affianco e lo saluto con un cauto "Ciao,
Seneca".
"Stella" risponde
lui voltandosi verso di me giusto il tempo di rivolgermi un altro
sguardo
freddo prima di tornare a guardare davanti a sé.
"Bella festa, vero?"
ritento per fare un minimo di conversazione ed evitare di sembrare
un'idiota
che importuna uno Stratega.
"Meravigliosa" è il
suo commento atono mentre si passa una mano sul mento e osserva
distratto i
movimenti del barista.
"Ti trovo in forma."
Magari riesco a solleticare il suo ego.
"Anche tu stai bene, bel
vestito" risponde senza neanche guardarlo mentre arrivano i due
bicchieri
che aveva chiesto.
"Mi dispiace per come è
andata tra noi" è il mio ultimo, patetico, tentativo di
attirare la sua
attenzione. Non so neanche io perché, mi sento una cretina.
"Ah ti dispiace?"
Finalmente si è voltato verso di me ma il suo sguardo
è così amaro che forse
preferivo quando non mi guardava. "Bene, perché io davvero
non capisco
dove ho sbagliato. Mi hai detto che volevi andarci piano e ho avuto
pazienza,
non ho mai parlato di impegni, ho persino aspettato di avere il tuo
permesso
per chiamarti e tu sei sparita. Visto che vuoi parlare
perché non mi dai una
spiegazione?"
Nonostante il tono calmo si
capisce che è arrabbiato. Molto arrabbiato. E so che ha
ragione lui, mi sono
comportata come una stronza scaricandolo in quel modo. Sotto il suo
sguardo
basito rubo uno dei suoi bicchieri e lo butto giù in pochi
sorsi, sentendo il
gusto dolciastro che mi invade il palato. Questa roba fa schifo, avrei
dovuto
ordinare uno scotch. "Il fatto è..." quanto mi costa
ammetterlo,
"che avevi ragione tu. Ho paura degli impegni e le persone che mi
piacciono
sono sempre quelle con cui non ho nessuna possibilità di
avere un rapporto
normale. E tu fai parte di questa categoria, sei uno Stratega, non si
può, non
può durare." Prendo un attimo fiato e cerco di capire cosa
pensa di ciò
che ho detto ma lui ha un'aria imperscrutabile. "E mi dispiace
perché con
te ci stavo bene, nonostante tu sia uno sbruffone egocentrico e borioso
che si
presenta con una modella con un'autostrada di gambe di cui, lo ammetto,
sono
gelosa." Forse verso la fine il mio tono si è inacidito un
po', pazienza.
Lui, con mio grande stupore,
sorride, uno dei suoi sorrisi furbi, poi si volta verso di me con un
sopracciglio alzato e l'aria trionfante. "L'ho scelta proprio per farti
ingelosire, infatti." Infatti. La
mia espressione confusa lo esorta a continuare e ad autocompiacersi.
"Sono
uno Stratega, Stella. Vedo che sono riuscito nel mio intento di farti
uscire
dal silenzio in cui ti eri chiusa quindi deduco di essere anche un
bravo
Stratega."
È così
tronfio e gongolante
che vorrei schiaffeggiarlo. E poi baciarlo. Ma non posso fare nessuna
delle due
cose quindi mi limito a rubargli anche l'altro bicchiere e a bere un
sorso.
"Un ottimo Stratega" mugugno alzando gli occhi su di lui prima di
svuotare anche questo. "Ti posso chiamare domani?"
"Vedi di non
dimenticartene" risponde con un sorriso di trionfo per poi allontanarsi
e
sorridermi mentre bacia la guancia della sua accompagnatrice. Ho la
vaga
impressione che abbia intenzione di continuare così per
tutta la sera.
"Scotch" dico al
barista "e fammelo doppio."
Guardo la sveglia sul comodino
con un occhio aperto e l'altro chiuso. Sono già le dieci e
io domani mattina
devo prendere un treno. Il mio pensiero va alla valigia ancora sfatta
in hotel
e ai vestiti sparsi sul letto. Mi conviene andare prima che crolli
addormentata.
"Perché non ti fermi a
dormire?" mi tenta la voce di Seneca mentre lui mi passa un braccio
attorno alla vita e sento il profumo del suo dopobarba.
"Ho il treno domani e la
valigia ancora da fare..."
"Ti accompagno in hotel
domani mattina e ti aiuto, faremo in un attimo."
Ammetto che sono tentata ma
temo di svegliarlo nel cuore della notte con un incubo sull'arena
dovuto a
tutto quello che mi ha fatto passare suo padre e il solo pensiero mi
dà la
forza di mettermi in piedi. "Meglio di no, preferisco andare" taglio
corto mentre mi rivesto e cerco di riavviarmi i capelli come posso. Lui
si
mette a sedere e mi guarda serio.
"Va bene, qual è il
problema?"
Gli lancio un'occhiata
attraverso lo specchio mentre mi pettino. "Quale problema?"
"Il tuo. Sono tre mesi
che ci frequentiamo e ogni volta che sono da te mi cacci, ogni volta
che ti
chiedo di fermarti a dormire trovi una scusa, quindi qual è
il problema?"
"Non c'è nessuno
problema. Solo, io non faccio queste cose. Mi piace dormire da sola,
non dormo
con la gente."
Lui mi guarda come se stessi
dicendo delle assurdità. "Non dormi con la gente? E quando
ti sposerai
cosa farai, caccerai tuo marito in un'altra camera?" Gli sfugge una
risatina e io fisso lo sguardo sulla mia borsa controllando che non
manchi
nulla.
"Non mi pongo il
problema, io non mi sposerò. Non fanno per me queste cose.
Se ti va bene è
così, se no trovati qualcun'altra." Mi avvio verso la porta
senza nemmeno
salutarlo, decisa a scappare il prima possibile da questa conversazione
scomoda. È la prima volta che mi trovo a dover parlare di
come vedo il mio
futuro sentimentale e non immaginavo che il momento sarebbe arrivato
così
presto. Sento Seneca in corridoio così affretto il passo e
mi chiudo la porta
alle spalle, fiondandomi in ascensore. Non avrei mai dovuto iniziare
una
relazione con qualcuno così lontano da me, lo sapevo che non
sarebbe andata
bene, perché sono sempre così stupida?
Nel fine settimana l'accademia
è chiusa quindi non ho granché da fare e me ne
sto sul divano a mangiare il mio
yogurt coi cereali e a guardare uno stupido programma sulle case
più belle di
Capitol City. Beh forse non è poi così stupido,
ogni tanto mi dà qualche buona
idea. Tipo questo divano zebrato a dieci posti. Chissà se
nel mio salotto ci
entrerebbe... Oh e guarda quella piscina! Perché non ho mai
pensato a far
installare una piscina? Cashmere e Gloss ce l'hanno, potrei chiedere a
loro chi
gliel'ha fatta... Sto quasi per prendere il telefono e chiamarli quando
sento
suonare il campanello. Sbuffo mentre poso la ciotola vuota sul tavolino
e mi
avvio verso la porta. Probabilmente sarà Ruby che ha bisogno
di qualche
ingrediente per la sua torta del giorno. Ultimamente le è
presa questa mania di
fare dolci e ci rimpinza di biscotti, brownies e cose di questo genere,
anche
perché al terzo giorno Frank si era già stancato
di mangiare dolciumi. Quei due
dovrebbero seriamente fare un bambino così lei sarebbe
impegnata e la nostra
glicemia al sicuro. Apro la porta e sto per dire che non ho
più uova ma sono
costretta a mordermi la lingua. Davanti a me c'è Seneca
Crane e sono abbastanza
sicura che non gli serva la farina doppio zero.
Rimango a guardarlo senza
sapere che dire finché non è lui ad interrompere
il silenzio. "Posso
entrare?" mi chiede incerto e io mi faccio da parte per fargli spazio.
Muove qualche passo nel corridoio guardandosi intorno e io mi affretto
a
spegnere la televisione.
"Posso offrirti qualcosa?
Stavo facendo il tè" propongo nonostante la situazione mi
sembri surreale
e lui mi segue in cucina. Si siede mentre io accendo il fuoco e poso
sul tavolo
un piatto con dei biscotti (fatti da Ruby).
"Mi piace casa tua"
dice lui di punto in bianco mentre io prendo i tovaglioli e le tazze di
porcellana a fiori che mi ha regalato mia madre la settimana scorsa.
"Grazie" rispondo
con mezzo sorriso mentre lui prende un biscotto, "stavo pensando di
mettere una piscina."
"A forma di stella magari,
quelli di Capitol Houses ci andrebbero a nozze" mi prende in giro lui
ridacchiando e risponderei per le rime, se non fosse che il bollitore
fischia e
devo versare l'acqua nelle tazze. Metto sul tavolo la scatola piena di
bustine
di tè e lo lascio scegliere per primo. Cannella per lui,
frutti di bosco per
me. Restiamo in silenzio per qualche minuto e mi accorgo che il fatto
che lui
sia qui, nel mio rifugio sicuro, non mi dà fastidio. Ma non
possiamo restare
tutto il pomeriggio in silenzio o a parlare del più e del
meno, purtroppo.
"Allora... Come mai da queste parti?"
Lui sposta lo sguardo dalla
tazza a me. "Dopo averti dato un paio di giorni per chiamarmi ho
intuito
che non sei il tipo che chiama per scusarsi e così mi sono
preso qualche giorno
di pausa e sono venuto ad affrontarti di persona."
"È un lungo viaggio, per
delle scuse" rispondo cauta lanciandogli un'occhiata di sbieco e
tuffando
pezzettini di biscotto nel tè.
"In effetti vorrei anche
una spiegazione" afferma con quel suo tono che non ammette repliche e
io
riporto l'attenzione sulla tazza. Credo di non avere via di fuga sta
volta.
Potrei mentire, ma sinceramente mi sono stancata. Sono a casa mia, nel
mio
mondo, e non voglio indossare una maschera e recitare una parte, non
qui.
"Va bene. Ma quello che
ti dirò deve restare tra di noi o io finisco con la lingua
mozzata a pulire le
stanze dei Tributi al Centro di Addestramento." Lui mi guarda serio e
annuisce. "Dopo l'arena nessuno torna come prima. Hai visto e fatto
cose
così brutte che tornare alla vita normale non è
possibile. Non ci sono
vincitori, non ce ne sono mai, solo sopravvissuti. E sopravvivere
richiede che
tu faccia i conti con i ricordi della gente che hai ucciso, delle
torture che
hai subito. C'è chi si butta sull'alcol, chi sulla
morfamina, ognuno cerca di
dimenticare la vista del sangue sulle proprie mani, ma non puoi, non a
lungo
almeno."
Faccio una pausa e bevo
qualche sorso per riordinare le idee. Parlare dell'arena con qualcuno
che non
c'è stato è sempre così difficile. "La
notte quelle cose tornano, si
insinuano nella tua mente, ti riportano lì, a uccidere, a
scappare, ad avere
paura... Ti svegli urlando senza sapere dove sei, vedendo il sangue
intorno a
te, anche se è solo nella tua mente... È per
questo che--"
Sento la sua mano che prende
la mia e la stringo, tenendo lo sguardo basso e passando un dito sul
tavolo, in
attesa di una qualunque reazione. "Non credere che io non sappia quello
che succede nell'arena. Tu ti sei sporcata le mani di sangue per
difenderti,
gli Strateghi uccidono quei bambini per la fama, per il divertimento
del
pubblico... Non sei l'unica ad avere problemi a dormire la notte,
Stella, a
mettere su un sorriso falso quando sei davanti al pubblico... Non
credere che a
me piaccia il mio lavoro. Ma quando tuo padre è il Primo
Stratega e ha già
deciso che dovrai seguire le sue orme non c'è molto che tu
possa fare"
conclude con una nota di rassegnazione nella voce e io mi trovo a
stringere di
più la sua mano.
"Hai detto che ti sei
preso qualche giorno di pausa dal lavoro... Ti va di restare a
dormire?"
gli chiedo alzando gli occhi su di lui per la prima volta da quando
abbiamo
iniziato a parlare. E dal suo sorriso capisco che è un
sì.
Nonostante sia domenica la
sveglia suona alle otto. Ah già, avevo detto che sarei
andata a correre. Questo
prima che Seneca, che ora mugugna qualche lamento contro di me e contro
la
sveglia, piombasse in casa mia. Ieri abbiamo parlato tanto. Non solo
parlato,
ma comunque anche quello, per la maggior parte. Con l'aiuto di un paio
di
bottiglie di vino, lui mi ha diagnosticato una sindrome di Stoccolma
nei
confronti degli Hunger Games, un rapporto di amore/odio basato sul
fatto che mi
hanno distrutto a livello emotivo e psicologico, ma allo stesso tempo
mi hanno
reso una celebrità, ed essendo io patologicamente vanitosa
(sì, ha detto proprio così) gli sono grata per
questo e sono, nonostante lo
neghi, attratta dai Giochi e dalla loro logica. Aveva un tono
così serio e allo
stesso tempo così ubriaco mentre lo diceva che ieri sera mi
era sembrata una
diagnosi anche abbastanza corretta. Ora mi viene solo da ridere. Quando
è stato
il suo turno (non saprei perché ad un certo punto sia
diventata una gara a chi
fosse l'analisi a più bravo) gli ho detto che ha fatto
ruotare la sua vita
attorno al desiderio di compiacere suo padre e vuole imitarlo a tal
punto che
anche lui è finito per cadere nella spirale di
attrazione/disgusto per i
Giochi. Il fatto che sia innegabilmente bravo in quello che fa
solletica il suo
ego a discapito della moralità della sua professione.
Sì, ho proprio detto
così, ho parlato di morale ed etica con un Capitolino. A
mente quasi lucida mi
sembra un controsenso, ma comunque.
Il lato positivo è che
ero
così ebbra di felicità e di vino che ho dormito
un sonno senza sogni, o incubi.
Magari fosse sempre così. Una piccola parte di me pensa
possa essere merito di
Seneca e del suo avermi abbracciata per tutta la notte, ma non lo
ammetterò
mai, non sono un tipo sdolcinato. Bleah. Mi decido ad alzarmi e a fare
una
doccia che lava via gli ultimi postumi della sbornia mentre Seneca si
è
riaddormento, senza apparenti ricordi della sveglia di prima.
"Vado a preparare la
colazione, tu fatti una doccia che puzzi come una distilleria" lo
prendo
in giro prima di scendere in cucina, ricevendo in risposta un grugnito
infastidito.
Ho apparecchiato e preparato i
pancakes e sto gongolando osservando la tavola che sembra uscita da una
di
quelle riviste di arredamento che mi manda Amarillis, quando suona il
campanello. Spero di non aver chiamato quelli per la piscina ieri sera,
durante
qualche momento particolarmente sbronzo. Mi affretto ad andare ad
aprire e tiro
un sospiro di sollievo quando scopro che si tratta di Cashmere e Ruby.
Le due
si fiondano dentro raggiungendo il salotto a passo di marcia.
"Vatti a vestire" mi
dice Cash in tono perentorio.
"Basta stare qui a
deprimerti per Seneca, non ti fa bene" le fa eco Ruby, assumendo la sua
voce da Mentore.
"Ti portiamo a fare
shopping."
"Ehm veramente
io..." tento, ma loro ormai sono partite in quarta.
"Che c'è, hai altri
impegni?" mi rimprovera subito Ruby, lanciandomi una delle sue occhiate
stizzite, e io sto per rispondere, ma una voce dalle scale mi precede e
tutte e
tre ci voltiamo verso Seneca. Sta scendendo le scale con un asciugamano
attorno
alla vita, i capelli ancora bagnati e le goccioline d'acqua che gli
scivolano
sul petto. E sul mio pavimento.
"Credo di aver finito
l'acqua calda, mi dispiace" mi annuncia prima di alzare la testa e
passarsi una mano tra i capelli per portarli indietro. "Oh" esclama
sorpreso quando si accorge della nostra presenza in salotto.
"Buongiorno,
signore" saluta tornando ad assumere il suo tono da playboy e quel
sorriso
sicuro di sé.
Cashmere e Ruby si prendono
qualche secondo per studiarlo spudoratamente e poi quest'ultima si
decide a
dire qualcosa. "Sì, credo abbia altri impegni, Cash..."
"Forse è meglio se
andiamo, ci vediamo nel pomeriggio" aggiunge la bionda e io so che,
nonostante sembri un commento casuale, in realtà
è una convocazione ufficiale.
Quando restiamo soli Seneca
raggiunge la cucina e si versa una tazza di caffè. "Che
dici, gli sono
piaciuto?" mi chiede cercando di reprimere una risata, con scarsi
risultati.
"Sei stato fortunato,
poteva essere Sapphire e ora non staresti ridendo" gli rispondo con un
ghigno malefico che, per una volta, lo rimette al suo posto.
Ce ne stiamo sul divano di
Cashmere a guardare Dream Dress, un programma in cui la presentatrice
se ne va
in giro per i negozi di Capitol City con un vestito target da trovare,
mangiando la red velvet che ha fatto Ruby. Nella puntata di oggi devono
trovare
il vestito perfetto per una cena con un ex e stanno discutendo su come
dare
un'immagine sicura di sé e allo stesso tempo sexy. Alta
cultura, insomma.
"Perché nessuno si pone
la vera domanda?" chiede Ruby esasperata, a nessuno in particolare.
"Perché andare a cena con un tuo ex? Se l'hai lasciato ci
sarà un motivo!"
"Magari per
riconquistarlo" ipotizzo io mentre lo schermo viene invaso da un tubino
di
pelle che sembra più adatto ad un nightclub.
"Perché magari ti ha
lasciato lui e vuoi fargli vedere che si è perso" concorda
Cash mentre il
tubino viene scartato, a favore di un vaporoso vestito rosso.
"Prima ti lascia e poi ti
invita a cena? Spiegatemi la logica." Ruby è proprio
scatenata e noi
desistiamo, limitandoci a ridacchiare per le sue invettive contro i
tessuti
damascati. Appena parte la pubblicità prendiamo un'altra
fettina a testa e
parliamo del più e del meno. "Ti devo chiedere una cosa"
attacca Ruby
col suo tono serio che mi mette un po' di ansia. "Quanto ci mette
Seneca
ogni giorno a sistemarsi quella barba? No perché Frank ne ha
una normale ed è
capace di passarci delle ore!"
Scoppiamo tutte a ridere e io
prometto di cronometrare Seneca domani mattina. "Secondo voi dovrei
convincere Gloss a farsi crescere la barba? Va così di moda
in questo
periodo!" ci chiede Cashmere mentre io mangio un'altra forchettata di
torta.
"Uuuh sì, magari un
pizzetto!" risponde subito Ruby.
"O dei baffi!"
rincaro io, con un sorriso a trentadue denti.
"O magari facciamo anche
no" risponde la voce di Gloss dal corridoio e poco dopo spunta anche
lui
sulla soglia del salotto. "Guardale, le letali vincitrici del Distretto
Uno" ci prende in giro appoggiandosi a una poltrona e guardandoci con
la
sua aria di rimprovero da Mentore.
"Vuoi un po' di
torta?" chiede candidamente Ruby, incurante del velato rimprovero.
"No, grazie, ho già
preso
un caffè con Seneca" risponde, come se il caffè
fosse una merenda,
lanciandomi un sorrisetto divertito.
"L'hai conosciuto e
torchiato a dovere?" chiede Cashmere ridendo.
"Gli ho casualmente detto
che conosco più di cinquanta diversi modi di uccidere e che
se fa soffrire la
nostra piccolina sarò felice di mostrarglieli tutti"
risponde lui
compiaciuto mentre a me sfugge un sorriso. Povero
Seneca.
"Anche noi l'abbiamo
conosciuto..." fa eco Ruby nel suo miglior tono ambiguo cercando di non
ridere.
"L'ho saputo" è la
stringatissima risposta a cui segue uno sbuffo della bionda accanto a
me.
"Non abbiamo guardato.
Quasi per niente" risponde incrociando le braccia sul petto e poi
alzandosi per andare ad abbracciare Gloss mettendo su la sua migliore
espressione angelica. "Però sei così carino
quando fai il geloso"
aggiunge prendendogli le guance tra le dita mentre noi sul divano
ridiamo per
il risultato. Lui si sgancia dalla presa ma non nasconde un sorriso
rassegnato.
Dopo aver finito la puntata di
Dream Dress in compagnia di uno sconvolto Gloss, io e Ruby ci avviamo
verso
casa, fermandoci qualche minuto sul mio vialetto. "Sai, dovresti
parlare
con Sapphire, prima che lo scopra entrando in casa tua e trovando
Seneca
seminudo in salotto" mi fa notare col suo tono da sorella maggiore.
"Sì, dovrei. Ma se poi
non è d'accordo? Se non gli piace?" Mi rendo conto di essere
un po' in
apprensione per il giudizio di Sapphire.
"È la tua vita, Stella,
e
devi prendere le decisioni che ritieni migliori. Sapphire
può darti dei
consigli, un parere, ma non può decidere per te. E sai
benissimo che qualunque
cosa farai ti vorrà sempre bene." Ruby ha questo potere di
dire sempre le
cose in grado di calmarti. "E poi ti ha fatto passare quel banalissimo
cliché che è stato Finnick Odair, può
accettare anche Seneca!"
"Siete tutte gelose di
Finnick!" rispondo ridendo nonostante cercassi di avere un tono
indignato.
"E vuoi darci
torto?!" mi risponde per le rime prima di salutarmi con un abbraccio e
dirigersi a casa sua. Rimango lì finché non mi
saluta con la mano prima di
entrare, poi faccio un respiro profondo e mi dirigo verso casa di
Sapphire.
Quando mi apre scopro che Eve non c'è perché
è andata a fare la spesa e un po'
mi dispiace perché avrebbe potuto intercedere per me nel
caso Sapphire dovesse
dare in escandescenze. Raggiungiamo il salotto chiacchierando del
più e del
meno (Ruby ha portato della torta anche a loro) e ci sediamo sul
divano,
restando qualche secondo in silenzio. Ho l'impressione che sappia
benissimo
perché sono qui e questo mi rende ancora più
nervosa.
"Lo sai, vero?"
chiedo fissandomi le ginocchia e giocherellando con l'angolo di un
cuscino.
"Ignorare Seneca Crane
che passeggia sulla tua veranda è un po' difficile" mi
risponde con un
accenno di sorriso mentre si appoggia meglio e io mi tolgo le scarpe e
tiro su
i piedi, cosa che quando c'è Eve mi è
categoricamente vietata.
"E cosa ne pensi?"
Lui rimane un attimo in
silenzio. "Tu sei felice? Lui ti fa stare bene?" Annuisco e mi
accoccolo contro la sua spalla. "E allora vivitela. Se dovesse andare
male
pazienza, avrai amato e lottato per quello che sentivi giusto, potrai
camminare
a testa alta. Se andrà bene hai solo da guadagnarci.
Comunque vada io sarò qui."
Sento gli occhi pizzicare e lo
abbraccio, rendendomi conto di quanto Sapphire sia diventato importante
per me
in questi tre anni. Non sono brava con le frasi smielate e con
l'esprimere i
sentimenti, mi sento sempre in imbarazzo. Così mi limito a
dire che gli voglio
bene, sperando che capisca tutto il resto. Lui ricambia l'abbraccio e
mi
scompiglia i capelli e anche se è una cosa che odio lo
lascio fare. "Ti
voglio bene anche io, pulce. Ma questo non esonera Seneca dall'essere
torchiato" mi risponde deciso e io scoppio a ridere.
"Credo lo abbia già
fatto
Gloss!"
"Una volta in più non
può
certo fargli male" dice tranquillo strizzandomi l'occhio. Povero,
povero Seneca.
Il mese che precede
Devo dire che noi del
Distretto Uno ci siamo assicurati una buona copertura in questo circo
mediatico. Io aprirò questa prima puntata che
darà il via al conto alla
rovescia per Giochi, la prossima settimana toccherà in
coppia a Cashmere e
Gloss, i fratelli più amati di Capitol City, e poi a Ruby.
Dopo sarà il turno
di Lana che farà un dibattito con Brutus per il quale Caesar
già prevede uno
share altissimo visto che tutti nella Capitale non vedono l'ora di un
confronto
tra i due Distretti. Nell'ultima settimana, proprio durante la puntata
prima
delle Mietiture, interverrà Sapphire. Insomma, sfido il
pubblico a scordarsi
del Distretto Uno.
Intanto sto aspettando dietro
le quinte di fare il mio ingresso, strizzata in questo tubino che a
malapena mi
fa respirare. Secondo Ganymedes mi dà un aspetto maturo da
Mentore ormai
avviato, secondo me ad un certo punto non mi arriverà
più ossigeno al cervello.
Le luci si accendono sul palco e Caesar, quest'anno in violetto, saluta
il
pubblico e snocciola le solite frasi di rito per iniziare questo ciclo
di
puntate pre-arena. Quando chiama il mio nome il pubblico inizia ad
applaudire e
io lo raggiungo sul palco sorridendo e cercando di avere un passo
sicuro
nonostante i tacchi altissimi. Dopo esserci salutati lui manda la
pubblicità e
ho cinque minuti per riprendermi dal crampo alla mandibola. Nonostante
saranno
passati una decina di minuti da quando ho lasciato la zona trucco, le
truccatrici vengono a ritoccarmi la faccia e i capelli e una
addirittura mi
spalma del fondotinta leggero sulle gambe. Caesar è
circondato dallo stesso
stuolo di persone e sta controllando quella che credo sia la scaletta
dell'intervista. Quando restiamo da soli alza lo sguardo su di me e mi
fa la
solita domanda di rito.
"Allora, argomenti tabù?
Qualcosa che non vuoi che ti chieda?"
E so già che si aspetta
la
solita risposta, ha già riabbassato lo sguardo sulla
cartelletta pensando di
sapere cosa risponderò, ma sta volta avrà una
sorpresa. "Nessuna domanda
su Seneca Crane."
Rimane un secondo a fissare il
foglio ma la mano che stava scrivendo qualcosa si è fermata.
Alza gli occhi
verso di me e mi fissa basito. "Ma era l'argomento principale
dell'intervista, tutti si aspettano che te lo chieda! Non posso fare
finta di
non sapere che stai con uno Stratega!"
È visibilmente frustrato
e io
mi accorgo di dover fare pipì ma manca un minuto alla
ripresa e con questo
vestito mi ci vuole circa un quarto d'ora. "Caesar, ascolta, non sono
pronta a parlarne in diretta tv, voglio aspettare. Seneca...
è una cosa
abbastanza seria, a cui tengo molto, vorrei che rimasse privata per un
altro
po'." Il tempo stringe e lui è costretto a prendere una
decisione in
fretta.
"Ah e va bene! Solo
perché non so dire di no a quegli occhioni" sbuffa e
consegna la
cartellina. Ci sediamo e due secondi dopo siamo di nuovo in onda.
"Bentornati al Games Countdown, gente! Iniziamo questa puntata in
compagnia dell'adorabile Stella Maloney, ultima vincitrice del
Distretto Uno
durante i Sessantasettesimi Hunger Games! Allora Stella, sono
già due anni che
il tuo Distretto non vince, esattamente come durante la tua edizione.
La storia
sta per ripetersi, incoronerai un Vincitore quest'anno?"
"Faremo del nostro
meglio, noi Mentori siamo pronti a dare il massimo. La vittoria dipende
da
tante cose, nei due anni passati siamo arrivati al traguardo e abbiamo
perso di
poco, purtroppo i Giochi sono tutta una questione di fare la cosa
giusta al
momento giusto nel posto giusto ed entra anche in gioco un pizzico di
fortuna.
Io e Cashmere siamo pronte a preparare al meglio i nostri Tributi,
speriamo che
la buona sorte sia a nostro favore!"
Tutti ridono e io non posso
che essere felice. Mi aspettavo questa domanda e avevo preparato una
risposta
che suonasse sicura, che mettesse in buona luce noi Mentori e che
richiamasse
la tradizione della Capitale. "Che arena ti aspetti per quest'anno?"
Ah-ah Caesar, ci hai provato. Vorrebbe che fossi io a tirare in ballo
gli
Strateghi in modo da sentirsi autorizzato a parlare di un certo
stratega in particolare.
"Non saprei, posso solo
fare delle supposizioni. L'anno scorso c'è stato un deserto
ardente, quest'anno
mi aspetto più natura, qualcosa di più simile
alla mia arena. Staremo a
vedere." Spero di aver recitato bene la parte del Mentore che ha tutto
sotto controllo, non dubito che gli Sponsor non si lasceranno sfuggire
una sola
parola di queste interviste.
"Ti vedo pronta ad avere
un Vincitore!" conclude lui, con uno sguardo ammiccante e io accavallo
le
gambe e sorrido.
"Io sono nata pronta,
Caesar, spero lo siano anche i nostri Tributi!"
"Non posso che
augurartelo" risponde prima di alzarci e stringerci la mano. "Signore
e signori, Stella Maloney!"
Alza la mia mano mentre il
pubblico applaude e io scuoto i capelli e sorrido. Che i Settantesimi
Hunger
Games abbiano inizio. E possa la buona sorte essere davvero a
nostro favore.
Author's Note.- Buonaseeeeeera
a tutti :3 Almeno per questo secondo capitolo riesco a rispettare i
tempi di
aggiornamento promessi, so proud of me XD
Vi ringrazio davvero tanto per
aver letto, è passato un po' da quando avevo pubblicato le
altre due storie e
non sapevo se qualcuno fosse ancora interessato a leggere di Stella,
quindi mi
ha fatto piacere vedere che le letture non si fermassero alle mie tre
per
controllare la formattazione :3
Mi è piaciuto scrivere
questo
capitolo così tranquillo e con un po' di atmosfera
capitolina, ma, come avrete
capito dalla fine, col prossimo iniziano i Giochi e l'aria si
farà più
tesa.
Ho giusto un paio di cose da
dire prima di lasciarvi in pace. Lana Langdon è un
personaggio creato da Lily e
se
volete saperne di più potete leggere di lei qui e qui.
Grazie per avermela prestata, my friend <3 Poi, la frase di
Sapphire sul
cammina a testa alta è parafrasata da Grey's Anathomy quindi
i crediti vanno
alla cara Shonda.
Spero di aver scritto di un
Seneca abbastanza credibile, nonostante sia il personaggio che mi viene
più
difficile. Ho letto varie cose su di lui prima di iniziare a scrivere
questa
fanfiction e mi ha colpito l'idea che Seneca Crane sapesse esattamente
a cosa
andava incontro lasciando vincere Katniss e Peeta insieme ma si sia
comunque
sacrificato per far sì che la rivoluzione potesse avere
inizio. Dopotutto se
non fosse stato per lui non ci sarebbe mai stata nessuna ghiandaia...
Ho voluto
che il mio Seneca fosse un personaggio tutto sommato positivo ma che in
qualche
modo si sentisse attratto dalla logica dei Giochi. Spero di non aver
toppato in
pieno LOL
Bene, ora mi defilo che
già mi
starete odiando. Ah quasi dimenticavo, qui e qui ci
sono i vestiti di Stella, ormai è un rito. Se volete
lasciare qualche commento
mi farebbe piacere sapere che pensate della storia :D
Al prossimo capitolo e che la
buona sorte sia con voi :D