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Autore: Miss_Sunshine    16/09/2015    0 recensioni
70th Hunger Games
Stella è ormai al suo terzo anno come Mentore e pensa di aver superato i momenti peggiori. Ma si sa che è proprio quando pensiamo di poter stare un po’ tranquilli che le cose iniziano a prendere una piega inaspettata. Questo è quanto succederà alla sua vita e ai Giochi. E per quanto l’arena sia ormai un ricordo, dovrà elaborare ancora una volta una strategia vincente.
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Dal testo
Per quanto il tuffo nei lustrini di Capitol City mi sia piaciuto, è finito, si torna al lavoro. E bisogna dare il massimo perché sono stanca di vedere i nostri ragazzi morire.
Genere: Azione, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cashmere, Finnick Odair, Nuovo personaggio, Seneca Crane, Vincitori Edizioni Passate
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Golden Girl {pt. 3}

 

 

 

Capitolo 2 - Mettersi in gioco

 

 

 

 

 Il Gala organizzato annualmente da Capitol Couture è uno degli eventi più attesi dell'anno a Capitol City. Partecipano tutti gli stilisti più in vista ed è l'occasione per avere un assaggio delle collezioni che presenteranno nei prossimi mesi. Le Accompagnatrici sfoggiano vestiti creati appositamente per loro dallo stilista che si occuperà del Distretto e quelle che ancora non hanno uno stilista hanno modo di sceglierne uno. Il look è una questione di vitale importanza nei Giochi, la prima apparizione dei Tributi durante la sfilata può già portargli degli Sponsor. Gli Hunger Games sono una vetrina per chiunque voglia farsi notare nell'ambiente della moda e questa festa è una delle occasioni in cui si decidono gli equilibri in questo settore.

Ganymedes vestirà uno dei Distretti favoriti, quindi si trova qui principalmente per farsi pubblicità, più che per ottenere contratti. Amarillis sfoggia un abito rosa chiaro con un'ampia gonna al ginocchio in una stoffa tempestata di pietre preziose che è l'invidia delle sue colleghe. L'Accompagnatrice del Sette è verde d'invidia, il loro stilista è un disastro, continua a vestire i Tributi come alberi. Effie Trinket non se la passa meglio, i ragazzi del Dodici vengono sempre presentati come minatori, non molto d'impatto. Non mi sorprende che non indossi un suo vestito, non ce la vedrei proprio in nero fuliggine.

Io, diciamocelo, sono qui in vece di manichino. Sfoggio un meraviglioso abito e il mio compito è quello di fare da pubblicità vivente per Ganymedes, nonostante sul mio invito c'era scritto che non vedevano l'ora di avermi come ospite d'onore e bla bla bla. Il mio vestito è in una stoffa simile a quella di Amarillis ma naturalmente color oro. Ganymedes ha fatto così tanto per presentarmi al meglio durante i Giochi che non potevo certo rifiutarmi di essere qui. Sto chiacchierando con due fotografi della rivista che conosco quando la mia attenzione viene catturata da una coppia che fa la sua entrata. Seneca Crane sfoggia un completo nero con una camicia bordeaux che fa risaltare i suoi occhi azzurri e al braccio ha un accessorio davvero raffinato: una stangona con delle gambe chilometriche e una fluente chioma castana, strizzata in un abito rosso scarlatto che lascia poco all'immaginazione. Sto per riportare l'attenzione sui miei interlocutori quando i nostri sguardi si incrociano. Gli rivolgo un sorriso timido di saluto e lui ricambia con un'occhiata gelida prima di sorridere alla sua accompagnatrice e passarle un braccio attorno alla vita. È passato un mese da quella nostra cena e deduco non abbia apprezzato il modo in cui ho tagliato i ponti. Ganymedes ci raggiunge e io riporto l'attenzione sul fare il mio lavoro, dicendo quanto ci stiamo impegnando per i prossimi Giochi e mostrando il mio vestito ad un gruppetto di Capitoline che si uniscono a noi.

A metà serata ho finalmente il permesso di prendermi qualche minuto di pausa e appollaiarmi su uno degli sgabelli del bar. Sto meditando su quanti si accorgerebbero se mi levassi i sandali nascondendoli sotto la gonna quando Seneca Crane si ferma a pochi passi da me e dice qualcosa al barista. Spinta da quello che senza dubbio è un istinto autodistruttivo, lo affianco e lo saluto con un cauto "Ciao, Seneca".

"Stella" risponde lui voltandosi verso di me giusto il tempo di rivolgermi un altro sguardo freddo prima di tornare a guardare davanti a sé.

"Bella festa, vero?" ritento per fare un minimo di conversazione ed evitare di sembrare un'idiota che importuna uno Stratega.

"Meravigliosa" è il suo commento atono mentre si passa una mano sul mento e osserva distratto i movimenti del barista.

"Ti trovo in forma." Magari riesco a solleticare il suo ego.

"Anche tu stai bene, bel vestito" risponde senza neanche guardarlo mentre arrivano i due bicchieri che aveva chiesto.

"Mi dispiace per come è andata tra noi" è il mio ultimo, patetico, tentativo di attirare la sua attenzione. Non so neanche io perché, mi sento una cretina.

"Ah ti dispiace?" Finalmente si è voltato verso di me ma il suo sguardo è così amaro che forse preferivo quando non mi guardava. "Bene, perché io davvero non capisco dove ho sbagliato. Mi hai detto che volevi andarci piano e ho avuto pazienza, non ho mai parlato di impegni, ho persino aspettato di avere il tuo permesso per chiamarti e tu sei sparita. Visto che vuoi parlare perché non mi dai una spiegazione?"

Nonostante il tono calmo si capisce che è arrabbiato. Molto arrabbiato. E so che ha ragione lui, mi sono comportata come una stronza scaricandolo in quel modo. Sotto il suo sguardo basito rubo uno dei suoi bicchieri e lo butto giù in pochi sorsi, sentendo il gusto dolciastro che mi invade il palato. Questa roba fa schifo, avrei dovuto ordinare uno scotch. "Il fatto è..." quanto mi costa ammetterlo, "che avevi ragione tu. Ho paura degli impegni e le persone che mi piacciono sono sempre quelle con cui non ho nessuna possibilità di avere un rapporto normale. E tu fai parte di questa categoria, sei uno Stratega, non si può, non può durare." Prendo un attimo fiato e cerco di capire cosa pensa di ciò che ho detto ma lui ha un'aria imperscrutabile. "E mi dispiace perché con te ci stavo bene, nonostante tu sia uno sbruffone egocentrico e borioso che si presenta con una modella con un'autostrada di gambe di cui, lo ammetto, sono gelosa." Forse verso la fine il mio tono si è inacidito un po', pazienza.

Lui, con mio grande stupore, sorride, uno dei suoi sorrisi furbi, poi si volta verso di me con un sopracciglio alzato e l'aria trionfante. "L'ho scelta proprio per farti ingelosire, infatti." Infatti. La mia espressione confusa lo esorta a continuare e ad autocompiacersi. "Sono uno Stratega, Stella. Vedo che sono riuscito nel mio intento di farti uscire dal silenzio in cui ti eri chiusa quindi deduco di essere anche un bravo Stratega."

È così tronfio e gongolante che vorrei schiaffeggiarlo. E poi baciarlo. Ma non posso fare nessuna delle due cose quindi mi limito a rubargli anche l'altro bicchiere e a bere un sorso. "Un ottimo Stratega" mugugno alzando gli occhi su di lui prima di svuotare anche questo. "Ti posso chiamare domani?"

"Vedi di non dimenticartene" risponde con un sorriso di trionfo per poi allontanarsi e sorridermi mentre bacia la guancia della sua accompagnatrice. Ho la vaga impressione che abbia intenzione di continuare così per tutta la sera.

"Scotch" dico al barista "e fammelo doppio."

 

Guardo la sveglia sul comodino con un occhio aperto e l'altro chiuso. Sono già le dieci e io domani mattina devo prendere un treno. Il mio pensiero va alla valigia ancora sfatta in hotel e ai vestiti sparsi sul letto. Mi conviene andare prima che crolli addormentata.

"Perché non ti fermi a dormire?" mi tenta la voce di Seneca mentre lui mi passa un braccio attorno alla vita e sento il profumo del suo dopobarba.

"Ho il treno domani e la valigia ancora da fare..."

"Ti accompagno in hotel domani mattina e ti aiuto, faremo in un attimo."

Ammetto che sono tentata ma temo di svegliarlo nel cuore della notte con un incubo sull'arena dovuto a tutto quello che mi ha fatto passare suo padre e il solo pensiero mi dà la forza di mettermi in piedi. "Meglio di no, preferisco andare" taglio corto mentre mi rivesto e cerco di riavviarmi i capelli come posso. Lui si mette a sedere e mi guarda serio.

"Va bene, qual è il problema?"

Gli lancio un'occhiata attraverso lo specchio mentre mi pettino. "Quale problema?"

"Il tuo. Sono tre mesi che ci frequentiamo e ogni volta che sono da te mi cacci, ogni volta che ti chiedo di fermarti a dormire trovi una scusa, quindi qual è il problema?"

"Non c'è nessuno problema. Solo, io non faccio queste cose. Mi piace dormire da sola, non dormo con la gente."

Lui mi guarda come se stessi dicendo delle assurdità. "Non dormi con la gente? E quando ti sposerai cosa farai, caccerai tuo marito in un'altra camera?" Gli sfugge una risatina e io fisso lo sguardo sulla mia borsa controllando che non manchi nulla.

"Non mi pongo il problema, io non mi sposerò. Non fanno per me queste cose. Se ti va bene è così, se no trovati qualcun'altra." Mi avvio verso la porta senza nemmeno salutarlo, decisa a scappare il prima possibile da questa conversazione scomoda. È la prima volta che mi trovo a dover parlare di come vedo il mio futuro sentimentale e non immaginavo che il momento sarebbe arrivato così presto. Sento Seneca in corridoio così affretto il passo e mi chiudo la porta alle spalle, fiondandomi in ascensore. Non avrei mai dovuto iniziare una relazione con qualcuno così lontano da me, lo sapevo che non sarebbe andata bene, perché sono sempre così stupida?

 

Nel fine settimana l'accademia è chiusa quindi non ho granché da fare e me ne sto sul divano a mangiare il mio yogurt coi cereali e a guardare uno stupido programma sulle case più belle di Capitol City. Beh forse non è poi così stupido, ogni tanto mi dà qualche buona idea. Tipo questo divano zebrato a dieci posti. Chissà se nel mio salotto ci entrerebbe... Oh e guarda quella piscina! Perché non ho mai pensato a far installare una piscina? Cashmere e Gloss ce l'hanno, potrei chiedere a loro chi gliel'ha fatta... Sto quasi per prendere il telefono e chiamarli quando sento suonare il campanello. Sbuffo mentre poso la ciotola vuota sul tavolino e mi avvio verso la porta. Probabilmente sarà Ruby che ha bisogno di qualche ingrediente per la sua torta del giorno. Ultimamente le è presa questa mania di fare dolci e ci rimpinza di biscotti, brownies e cose di questo genere, anche perché al terzo giorno Frank si era già stancato di mangiare dolciumi. Quei due dovrebbero seriamente fare un bambino così lei sarebbe impegnata e la nostra glicemia al sicuro. Apro la porta e sto per dire che non ho più uova ma sono costretta a mordermi la lingua. Davanti a me c'è Seneca Crane e sono abbastanza sicura che non gli serva la farina doppio zero.

Rimango a guardarlo senza sapere che dire finché non è lui ad interrompere il silenzio. "Posso entrare?" mi chiede incerto e io mi faccio da parte per fargli spazio. Muove qualche passo nel corridoio guardandosi intorno e io mi affretto a spegnere la televisione.

"Posso offrirti qualcosa? Stavo facendo il tè" propongo nonostante la situazione mi sembri surreale e lui mi segue in cucina. Si siede mentre io accendo il fuoco e poso sul tavolo un piatto con dei biscotti (fatti da Ruby).

"Mi piace casa tua" dice lui di punto in bianco mentre io prendo i tovaglioli e le tazze di porcellana a fiori che mi ha regalato mia madre la settimana scorsa.

"Grazie" rispondo con mezzo sorriso mentre lui prende un biscotto, "stavo pensando di mettere una piscina."

"A forma di stella magari, quelli di Capitol Houses ci andrebbero a nozze" mi prende in giro lui ridacchiando e risponderei per le rime, se non fosse che il bollitore fischia e devo versare l'acqua nelle tazze. Metto sul tavolo la scatola piena di bustine di tè e lo lascio scegliere per primo. Cannella per lui, frutti di bosco per me. Restiamo in silenzio per qualche minuto e mi accorgo che il fatto che lui sia qui, nel mio rifugio sicuro, non mi dà fastidio. Ma non possiamo restare tutto il pomeriggio in silenzio o a parlare del più e del meno, purtroppo. "Allora... Come mai da queste parti?"

Lui sposta lo sguardo dalla tazza a me. "Dopo averti dato un paio di giorni per chiamarmi ho intuito che non sei il tipo che chiama per scusarsi e così mi sono preso qualche giorno di pausa e sono venuto ad affrontarti di persona."

"È un lungo viaggio, per delle scuse" rispondo cauta lanciandogli un'occhiata di sbieco e tuffando pezzettini di biscotto nel tè.

"In effetti vorrei anche una spiegazione" afferma con quel suo tono che non ammette repliche e io riporto l'attenzione sulla tazza. Credo di non avere via di fuga sta volta. Potrei mentire, ma sinceramente mi sono stancata. Sono a casa mia, nel mio mondo, e non voglio indossare una maschera e recitare una parte, non qui.

"Va bene. Ma quello che ti dirò deve restare tra di noi o io finisco con la lingua mozzata a pulire le stanze dei Tributi al Centro di Addestramento." Lui mi guarda serio e annuisce. "Dopo l'arena nessuno torna come prima. Hai visto e fatto cose così brutte che tornare alla vita normale non è possibile. Non ci sono vincitori, non ce ne sono mai, solo sopravvissuti. E sopravvivere richiede che tu faccia i conti con i ricordi della gente che hai ucciso, delle torture che hai subito. C'è chi si butta sull'alcol, chi sulla morfamina, ognuno cerca di dimenticare la vista del sangue sulle proprie mani, ma non puoi, non a lungo almeno."

Faccio una pausa e bevo qualche sorso per riordinare le idee. Parlare dell'arena con qualcuno che non c'è stato è sempre così difficile. "La notte quelle cose tornano, si insinuano nella tua mente, ti riportano lì, a uccidere, a scappare, ad avere paura... Ti svegli urlando senza sapere dove sei, vedendo il sangue intorno a te, anche se è solo nella tua mente... È per questo che--"

Sento la sua mano che prende la mia e la stringo, tenendo lo sguardo basso e passando un dito sul tavolo, in attesa di una qualunque reazione. "Non credere che io non sappia quello che succede nell'arena. Tu ti sei sporcata le mani di sangue per difenderti, gli Strateghi uccidono quei bambini per la fama, per il divertimento del pubblico... Non sei l'unica ad avere problemi a dormire la notte, Stella, a mettere su un sorriso falso quando sei davanti al pubblico... Non credere che a me piaccia il mio lavoro. Ma quando tuo padre è il Primo Stratega e ha già deciso che dovrai seguire le sue orme non c'è molto che tu possa fare" conclude con una nota di rassegnazione nella voce e io mi trovo a stringere di più la sua mano.

"Hai detto che ti sei preso qualche giorno di pausa dal lavoro... Ti va di restare a dormire?" gli chiedo alzando gli occhi su di lui per la prima volta da quando abbiamo iniziato a parlare. E dal suo sorriso capisco che è un sì.

 

Nonostante sia domenica la sveglia suona alle otto. Ah già, avevo detto che sarei andata a correre. Questo prima che Seneca, che ora mugugna qualche lamento contro di me e contro la sveglia, piombasse in casa mia. Ieri abbiamo parlato tanto. Non solo parlato, ma comunque anche quello, per la maggior parte. Con l'aiuto di un paio di bottiglie di vino, lui mi ha diagnosticato una sindrome di Stoccolma nei confronti degli Hunger Games, un rapporto di amore/odio basato sul fatto che mi hanno distrutto a livello emotivo e psicologico, ma allo stesso tempo mi hanno reso una celebrità, ed essendo io patologicamente vanitosa (sì, ha detto proprio così) gli sono grata per questo e sono, nonostante lo neghi, attratta dai Giochi e dalla loro logica. Aveva un tono così serio e allo stesso tempo così ubriaco mentre lo diceva che ieri sera mi era sembrata una diagnosi anche abbastanza corretta. Ora mi viene solo da ridere. Quando è stato il suo turno (non saprei perché ad un certo punto sia diventata una gara a chi fosse l'analisi a più bravo) gli ho detto che ha fatto ruotare la sua vita attorno al desiderio di compiacere suo padre e vuole imitarlo a tal punto che anche lui è finito per cadere nella spirale di attrazione/disgusto per i Giochi. Il fatto che sia innegabilmente bravo in quello che fa solletica il suo ego a discapito della moralità della sua professione. Sì, ho proprio detto così, ho parlato di morale ed etica con un Capitolino. A mente quasi lucida mi sembra un controsenso, ma comunque.

Il lato positivo è che ero così ebbra di felicità e di vino che ho dormito un sonno senza sogni, o incubi. Magari fosse sempre così. Una piccola parte di me pensa possa essere merito di Seneca e del suo avermi abbracciata per tutta la notte, ma non lo ammetterò mai, non sono un tipo sdolcinato. Bleah. Mi decido ad alzarmi e a fare una doccia che lava via gli ultimi postumi della sbornia mentre Seneca si è riaddormento, senza apparenti ricordi della sveglia di prima.

"Vado a preparare la colazione, tu fatti una doccia che puzzi come una distilleria" lo prendo in giro prima di scendere in cucina, ricevendo in risposta un grugnito infastidito.

Ho apparecchiato e preparato i pancakes e sto gongolando osservando la tavola che sembra uscita da una di quelle riviste di arredamento che mi manda Amarillis, quando suona il campanello. Spero di non aver chiamato quelli per la piscina ieri sera, durante qualche momento particolarmente sbronzo. Mi affretto ad andare ad aprire e tiro un sospiro di sollievo quando scopro che si tratta di Cashmere e Ruby. Le due si fiondano dentro raggiungendo il salotto a passo di marcia.

"Vatti a vestire" mi dice Cash in tono perentorio.

"Basta stare qui a deprimerti per Seneca, non ti fa bene" le fa eco Ruby, assumendo la sua voce da Mentore.

"Ti portiamo a fare shopping."

"Ehm veramente io..." tento, ma loro ormai sono partite in quarta.

"Che c'è, hai altri impegni?" mi rimprovera subito Ruby, lanciandomi una delle sue occhiate stizzite, e io sto per rispondere, ma una voce dalle scale mi precede e tutte e tre ci voltiamo verso Seneca. Sta scendendo le scale con un asciugamano attorno alla vita, i capelli ancora bagnati e le goccioline d'acqua che gli scivolano sul petto. E sul mio pavimento.

"Credo di aver finito l'acqua calda, mi dispiace" mi annuncia prima di alzare la testa e passarsi una mano tra i capelli per portarli indietro. "Oh" esclama sorpreso quando si accorge della nostra presenza in salotto. "Buongiorno, signore" saluta tornando ad assumere il suo tono da playboy e quel sorriso sicuro di sé.

Cashmere e Ruby si prendono qualche secondo per studiarlo spudoratamente e poi quest'ultima si decide a dire qualcosa. "Sì, credo abbia altri impegni, Cash..."

"Forse è meglio se andiamo, ci vediamo nel pomeriggio" aggiunge la bionda e io so che, nonostante sembri un commento casuale, in realtà è una convocazione ufficiale.

Quando restiamo soli Seneca raggiunge la cucina e si versa una tazza di caffè. "Che dici, gli sono piaciuto?" mi chiede cercando di reprimere una risata, con scarsi risultati.

"Sei stato fortunato, poteva essere Sapphire e ora non staresti ridendo" gli rispondo con un ghigno malefico che, per una volta, lo rimette al suo posto.

 

Ce ne stiamo sul divano di Cashmere a guardare Dream Dress, un programma in cui la presentatrice se ne va in giro per i negozi di Capitol City con un vestito target da trovare, mangiando la red velvet che ha fatto Ruby. Nella puntata di oggi devono trovare il vestito perfetto per una cena con un ex e stanno discutendo su come dare un'immagine sicura di sé e allo stesso tempo sexy. Alta cultura, insomma.

"Perché nessuno si pone la vera domanda?" chiede Ruby esasperata, a nessuno in particolare. "Perché andare a cena con un tuo ex? Se l'hai lasciato ci sarà un motivo!"

"Magari per riconquistarlo" ipotizzo io mentre lo schermo viene invaso da un tubino di pelle che sembra più adatto ad un nightclub.

"Perché magari ti ha lasciato lui e vuoi fargli vedere che si è perso" concorda Cash mentre il tubino viene scartato, a favore di un vaporoso vestito rosso.

"Prima ti lascia e poi ti invita a cena? Spiegatemi la logica." Ruby è proprio scatenata e noi desistiamo, limitandoci a ridacchiare per le sue invettive contro i tessuti damascati. Appena parte la pubblicità prendiamo un'altra fettina a testa e parliamo del più e del meno. "Ti devo chiedere una cosa" attacca Ruby col suo tono serio che mi mette un po' di ansia. "Quanto ci mette Seneca ogni giorno a sistemarsi quella barba? No perché Frank ne ha una normale ed è capace di passarci delle ore!"

Scoppiamo tutte a ridere e io prometto di cronometrare Seneca domani mattina. "Secondo voi dovrei convincere Gloss a farsi crescere la barba? Va così di moda in questo periodo!" ci chiede Cashmere mentre io mangio un'altra forchettata di torta.

"Uuuh sì, magari un pizzetto!" risponde subito Ruby.

"O dei baffi!" rincaro io, con un sorriso a trentadue denti.

"O magari facciamo anche no" risponde la voce di Gloss dal corridoio e poco dopo spunta anche lui sulla soglia del salotto. "Guardale, le letali vincitrici del Distretto Uno" ci prende in giro appoggiandosi a una poltrona e guardandoci con la sua aria di rimprovero da Mentore.

"Vuoi un po' di torta?" chiede candidamente Ruby, incurante del velato rimprovero.

"No, grazie, ho già preso un caffè con Seneca" risponde, come se il caffè fosse una merenda, lanciandomi un sorrisetto divertito.

"L'hai conosciuto e torchiato a dovere?" chiede Cashmere ridendo.

"Gli ho casualmente detto che conosco più di cinquanta diversi modi di uccidere e che se fa soffrire la nostra piccolina sarò felice di mostrarglieli tutti" risponde lui compiaciuto mentre a me sfugge un sorriso. Povero Seneca.

"Anche noi l'abbiamo conosciuto..." fa eco Ruby nel suo miglior tono ambiguo cercando di non ridere.

"L'ho saputo" è la stringatissima risposta a cui segue uno sbuffo della bionda accanto a me.

"Non abbiamo guardato. Quasi per niente" risponde incrociando le braccia sul petto e poi alzandosi per andare ad abbracciare Gloss mettendo su la sua migliore espressione angelica. "Però sei così carino quando fai il geloso" aggiunge prendendogli le guance tra le dita mentre noi sul divano ridiamo per il risultato. Lui si sgancia dalla presa ma non nasconde un sorriso rassegnato.

Dopo aver finito la puntata di Dream Dress in compagnia di uno sconvolto Gloss, io e Ruby ci avviamo verso casa, fermandoci qualche minuto sul mio vialetto. "Sai, dovresti parlare con Sapphire, prima che lo scopra entrando in casa tua e trovando Seneca seminudo in salotto" mi fa notare col suo tono da sorella maggiore.

"Sì, dovrei. Ma se poi non è d'accordo? Se non gli piace?" Mi rendo conto di essere un po' in apprensione per il giudizio di Sapphire.

"È la tua vita, Stella, e devi prendere le decisioni che ritieni migliori. Sapphire può darti dei consigli, un parere, ma non può decidere per te. E sai benissimo che qualunque cosa farai ti vorrà sempre bene." Ruby ha questo potere di dire sempre le cose in grado di calmarti. "E poi ti ha fatto passare quel banalissimo cliché che è stato Finnick Odair, può accettare anche Seneca!"

"Siete tutte gelose di Finnick!" rispondo ridendo nonostante cercassi di avere un tono indignato.

"E vuoi darci torto?!" mi risponde per le rime prima di salutarmi con un abbraccio e dirigersi a casa sua. Rimango lì finché non mi saluta con la mano prima di entrare, poi faccio un respiro profondo e mi dirigo verso casa di Sapphire. Quando mi apre scopro che Eve non c'è perché è andata a fare la spesa e un po' mi dispiace perché avrebbe potuto intercedere per me nel caso Sapphire dovesse dare in escandescenze. Raggiungiamo il salotto chiacchierando del più e del meno (Ruby ha portato della torta anche a loro) e ci sediamo sul divano, restando qualche secondo in silenzio. Ho l'impressione che sappia benissimo perché sono qui e questo mi rende ancora più nervosa.

"Lo sai, vero?" chiedo fissandomi le ginocchia e giocherellando con l'angolo di un cuscino.

"Ignorare Seneca Crane che passeggia sulla tua veranda è un po' difficile" mi risponde con un accenno di sorriso mentre si appoggia meglio e io mi tolgo le scarpe e tiro su i piedi, cosa che quando c'è Eve mi è categoricamente vietata.

"E cosa ne pensi?"

Lui rimane un attimo in silenzio. "Tu sei felice? Lui ti fa stare bene?" Annuisco e mi accoccolo contro la sua spalla. "E allora vivitela. Se dovesse andare male pazienza, avrai amato e lottato per quello che sentivi giusto, potrai camminare a testa alta. Se andrà bene hai solo da guadagnarci. Comunque vada io sarò qui."

Sento gli occhi pizzicare e lo abbraccio, rendendomi conto di quanto Sapphire sia diventato importante per me in questi tre anni. Non sono brava con le frasi smielate e con l'esprimere i sentimenti, mi sento sempre in imbarazzo. Così mi limito a dire che gli voglio bene, sperando che capisca tutto il resto. Lui ricambia l'abbraccio e mi scompiglia i capelli e anche se è una cosa che odio lo lascio fare. "Ti voglio bene anche io, pulce. Ma questo non esonera Seneca dall'essere torchiato" mi risponde deciso e io scoppio a ridere.

"Credo lo abbia già fatto Gloss!"

"Una volta in più non può certo fargli male" dice tranquillo strizzandomi l'occhio. Povero, povero Seneca.

 

Il mese che precede la Mietitura dovrebbe essere quello che noi Mentori dedichiamo a mettere a punto una strategia vincente, che gli Strateghi impiegano sistemando gli ultimi dettagli dell'arena, che gli Sponsor occupano sondando il terreno e iniziando a tessere accordi con i Distretti, che le Accompagnatrici passano a decidere il loro look per l'evento. In realtà lo passiamo tutti da Caesar Flickerman a cercare di farci pubblicità e conquistare il pubblico ancor prima che i veri Giochi abbiano inizio. Perché dopotutto i Giochi durano molto più di un paio di settimane, lo sappiamo tutti.

Devo dire che noi del Distretto Uno ci siamo assicurati una buona copertura in questo circo mediatico. Io aprirò questa prima puntata che darà il via al conto alla rovescia per Giochi, la prossima settimana toccherà in coppia a Cashmere e Gloss, i fratelli più amati di Capitol City, e poi a Ruby. Dopo sarà il turno di Lana che farà un dibattito con Brutus per il quale Caesar già prevede uno share altissimo visto che tutti nella Capitale non vedono l'ora di un confronto tra i due Distretti. Nell'ultima settimana, proprio durante la puntata prima delle Mietiture, interverrà Sapphire. Insomma, sfido il pubblico a scordarsi del Distretto Uno.

Intanto sto aspettando dietro le quinte di fare il mio ingresso, strizzata in questo tubino che a malapena mi fa respirare. Secondo Ganymedes mi dà un aspetto maturo da Mentore ormai avviato, secondo me ad un certo punto non mi arriverà più ossigeno al cervello. Le luci si accendono sul palco e Caesar, quest'anno in violetto, saluta il pubblico e snocciola le solite frasi di rito per iniziare questo ciclo di puntate pre-arena. Quando chiama il mio nome il pubblico inizia ad applaudire e io lo raggiungo sul palco sorridendo e cercando di avere un passo sicuro nonostante i tacchi altissimi. Dopo esserci salutati lui manda la pubblicità e ho cinque minuti per riprendermi dal crampo alla mandibola. Nonostante saranno passati una decina di minuti da quando ho lasciato la zona trucco, le truccatrici vengono a ritoccarmi la faccia e i capelli e una addirittura mi spalma del fondotinta leggero sulle gambe. Caesar è circondato dallo stesso stuolo di persone e sta controllando quella che credo sia la scaletta dell'intervista. Quando restiamo da soli alza lo sguardo su di me e mi fa la solita domanda di rito.

"Allora, argomenti tabù? Qualcosa che non vuoi che ti chieda?"

E so già che si aspetta la solita risposta, ha già riabbassato lo sguardo sulla cartelletta pensando di sapere cosa risponderò, ma sta volta avrà una sorpresa. "Nessuna domanda su Seneca Crane."

Rimane un secondo a fissare il foglio ma la mano che stava scrivendo qualcosa si è fermata. Alza gli occhi verso di me e mi fissa basito. "Ma era l'argomento principale dell'intervista, tutti si aspettano che te lo chieda! Non posso fare finta di non sapere che stai con uno Stratega!"

È visibilmente frustrato e io mi accorgo di dover fare pipì ma manca un minuto alla ripresa e con questo vestito mi ci vuole circa un quarto d'ora. "Caesar, ascolta, non sono pronta a parlarne in diretta tv, voglio aspettare. Seneca... è una cosa abbastanza seria, a cui tengo molto, vorrei che rimasse privata per un altro po'." Il tempo stringe e lui è costretto a prendere una decisione in fretta.

"Ah e va bene! Solo perché non so dire di no a quegli occhioni" sbuffa e consegna la cartellina. Ci sediamo e due secondi dopo siamo di nuovo in onda. "Bentornati al Games Countdown, gente! Iniziamo questa puntata in compagnia dell'adorabile Stella Maloney, ultima vincitrice del Distretto Uno durante i Sessantasettesimi Hunger Games! Allora Stella, sono già due anni che il tuo Distretto non vince, esattamente come durante la tua edizione. La storia sta per ripetersi, incoronerai un Vincitore quest'anno?"

"Faremo del nostro meglio, noi Mentori siamo pronti a dare il massimo. La vittoria dipende da tante cose, nei due anni passati siamo arrivati al traguardo e abbiamo perso di poco, purtroppo i Giochi sono tutta una questione di fare la cosa giusta al momento giusto nel posto giusto ed entra anche in gioco un pizzico di fortuna. Io e Cashmere siamo pronte a preparare al meglio i nostri Tributi, speriamo che la buona sorte sia a nostro favore!"

Tutti ridono e io non posso che essere felice. Mi aspettavo questa domanda e avevo preparato una risposta che suonasse sicura, che mettesse in buona luce noi Mentori e che richiamasse la tradizione della Capitale. "Che arena ti aspetti per quest'anno?" Ah-ah Caesar, ci hai provato. Vorrebbe che fossi io a tirare in ballo gli Strateghi in modo da sentirsi autorizzato a parlare di un certo stratega in particolare.

"Non saprei, posso solo fare delle supposizioni. L'anno scorso c'è stato un deserto ardente, quest'anno mi aspetto più natura, qualcosa di più simile alla mia arena. Staremo a vedere." Spero di aver recitato bene la parte del Mentore che ha tutto sotto controllo, non dubito che gli Sponsor non si lasceranno sfuggire una sola parola di queste interviste.

"Ti vedo pronta ad avere un Vincitore!" conclude lui, con uno sguardo ammiccante e io accavallo le gambe e sorrido.

"Io sono nata pronta, Caesar, spero lo siano anche i nostri Tributi!"

"Non posso che augurartelo" risponde prima di alzarci e stringerci la mano. "Signore e signori, Stella Maloney!"

Alza la mia mano mentre il pubblico applaude e io scuoto i capelli e sorrido. Che i Settantesimi Hunger Games abbiano inizio. E possa la buona sorte essere davvero a nostro favore.  

 

 

 

 

 

 

Author's Note.- Buonaseeeeeera a tutti :3 Almeno per questo secondo capitolo riesco a rispettare i tempi di aggiornamento promessi, so proud of me XD

Vi ringrazio davvero tanto per aver letto, è passato un po' da quando avevo pubblicato le altre due storie e non sapevo se qualcuno fosse ancora interessato a leggere di Stella, quindi mi ha fatto piacere vedere che le letture non si fermassero alle mie tre per controllare la formattazione :3

Mi è piaciuto scrivere questo capitolo così tranquillo e con un po' di atmosfera capitolina, ma, come avrete capito dalla fine, col prossimo iniziano i Giochi e l'aria si farà più tesa.

Ho giusto un paio di cose da dire prima di lasciarvi in pace. Lana Langdon è un personaggio creato da Lily e se volete saperne di più potete leggere di lei qui e qui. Grazie per avermela prestata, my friend <3 Poi, la frase di Sapphire sul cammina a testa alta è parafrasata da Grey's Anathomy quindi i crediti vanno alla cara Shonda.

Spero di aver scritto di un Seneca abbastanza credibile, nonostante sia il personaggio che mi viene più difficile. Ho letto varie cose su di lui prima di iniziare a scrivere questa fanfiction e mi ha colpito l'idea che Seneca Crane sapesse esattamente a cosa andava incontro lasciando vincere Katniss e Peeta insieme ma si sia comunque sacrificato per far sì che la rivoluzione potesse avere inizio. Dopotutto se non fosse stato per lui non ci sarebbe mai stata nessuna ghiandaia... Ho voluto che il mio Seneca fosse un personaggio tutto sommato positivo ma che in qualche modo si sentisse attratto dalla logica dei Giochi. Spero di non aver toppato in pieno LOL

Bene, ora mi defilo che già mi starete odiando. Ah quasi dimenticavo, qui e qui ci sono i vestiti di Stella, ormai è un rito. Se volete lasciare qualche commento mi farebbe piacere sapere che pensate della storia :D

Al prossimo capitolo e che la buona sorte sia con voi :D

 

  
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