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Autore: StormLight94    16/09/2015    6 recensioni
Fanfiction AU.
Pasadena, California.
Sheldon ha ventidue anni, è molto affascinante e all'università non passa inosservato. Ha una fila di ragazze che gli cadono ai piedi e che morirebbero pur di avere la sua attenzione. Nonostante ciò non ha nessuna intenzione di avere relazioni serie, anzi preferisce divertirsi e passare da una festa all'altra con i suoi migliori amici Leonard, Howard e Raj. È un genio, ma prende tutto troppo superficialmente.
Amy si è trasferita da lontano per iniziare l'università e insieme alla sua migliore amica, Penny, dovrà ambientarsi in quella città nuova. È introversa e preferisce un buon libro a una festa sfrenata. Il suo unico interesse è quello di studiare e prendere buoni voti.
Ma cosa succederebbe se due persone così diverse si incontrassero? E se iniziassero a passare molto tempo insieme? Potrebbe andare bene o sarebbe un disastro?
Dal primo capitolo:
"« Tu?! » dissero all'unisono Amy, con un'espressione sconvolta e Sheldon con un'aria sorpresa e leggermente divertita.
Doveva essere un incubo, o una specie di scherzo.
Il tizio più irritante che avesse conosciuto era il vicino di casa della sua migliore amica."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Farrah Fowler, Sheldon Cooper, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XV.
Too late.




"C'era qualcosa in lei, qualcosa nel loro modo di rapportarsi che gli aveva fatto perdere la ragione.
In mancanza di una definizione migliore, poteva chiamarla una sensazione di gioia, di spontaneità, di quieto benessere."

Nicholas Sparks





S
tare sotto alle coperte in quel letto comodo per Amy era come essere in paradiso. Se avesse potuto sarebbe rimasta lì sotto per tutto il giorno, o per tutta la vita. Guardò il display del cellulare e l'improvvisa luce l'accecò per un paio di secondi poi, con un occhio mezzo aperto, riuscì a leggere l'ora. Erano solo le otto e mezza, ecco perché era ancora così stanca. Tra l'ora tarda in cui rientrarono e la difficoltà con cui era riuscita a prendere sonno probabilmente aveva dormito solo tre o quattro ore. Si stropicciò entrambi gli occhi, ma invece di scostare le coperte decise di tirarsele ancora più sopra la testa e sistemare meglio il cuscino. Voleva riaddormentarsi e svegliarsi nel pomeriggio. Tanto anche Penny non si sarebbe alzata tanto presto.

Appena richiuse gli occhi però immediatamente le venne in mente quello che era successo con Sheldon soltanto poche ore prima. Aprì gli occhi di scatto ricordandosi della sua dichiarazione, se così si poteva dire. Come avrebbe dovuto agire adesso? Avrebbe potuto far finta di nulla dato che quasi sicuramente non si sarebbe ricordato niente, ma se invece si fosse ricordato? Se le avesse confermato che il "mi piaci" veniva davvero da lui e non dall'alcol sarebbe stata pronta per accettarlo?
Perché era questo che la preoccupava.
Perché se Sheldon si fosse fatto avanti chiedendole addirittura di diventare la sua ragazza Amy non avrebbe saputo cosa rispondere.
Da una parte era proprio quello che voleva, voleva smettere di considerarlo un semplice amico e voleva che lui facesse altrettanto. Voleva che Sheldon guardasse solo lei, toccasse solo lei e baciasse solo lei.
Dall'altra parte però sapeva che sarebbe stato molto difficile. Avrebbe dovuto fare i conti con una persona insicura e difficile da capire nonostante tutte le maschere che indossava per nasconderlo. C'era anche da tenere conto tutte le ragazze avute prima, le sue gare in cui rischiava perennemente la vita e tutto ciò che non aveva mai avuto il coraggio di rivelarle.
Perciò in definitiva, si fidava davvero di lui?
Sarebbe stato il ragazzo giusto per lei? L'avrebbe resa felice?
Non poteva saperlo, non finché non ci avrebbe provato.
Mentre era ancora immersa nei suoi pensieri sentì dei passi strascicati muoversi dietro di lei, l'aprirsi dell'anta del mobile e poi il rumore di un barattolo cadere al suolo seguito da un'imprecazione detta a bassa voce.
Puntò i gomiti sul materasso e si alzò quel tanto che bastava per vedere la scena di fronte a lei. Penny si era appena accovacciata per raccogliere il barattolo e quando diede un'occhiata all'interno lo appoggiò malamente sul mobile facendo altro rumore. Penny si girò appena, con il viso ancora imbronciato, e notò lo sguardo di Amy da dietro il divano-letto.
« Oh, scusa, ti ho svegliata. » mormorò dispiaciuta allacciandosi meglio la vestaglia.
« No tranquilla, ero già sveglia. »
Penny annuì e si passò due dita sugli occhi. « Ieri sera credo di aver bevuto un po' troppo e adesso sono qui con un mal di testa pazzesco. La prossima volta giuro che non bevo una sola goccia di vodka. »
« Come se ne fossi davvero capace. » entrambe si guardarono per due secondi poi scoppiarono a ridere. La bionda si sedette sul letto dopo che Amy si spostò un po' per farle spazio.
« Dobbiamo parlare, Amy. C'è una cosa che devo dirti. »
L'amica seduta al suo fianco sospirò appena. « Anche io devo dirti una cosa. »
Penny la guardò leggermente sorpresa. « Oh, davvero? Che cosa? »
Amy passò una mano sulle lenzuola cercando di prendere un po' di coraggio. Le era sempre stato difficile confidarsi con qualcuno, anche se si trattava della sua più cara amica. « Solo se inizi tu per prima. » disse infine.
Penny incrociò le gambe e portò entrambe le mani nello spazio che si era creato dove iniziò a torturare la stoffa arancione che copriva il materasso.
« Ieri sera sono stata così bene con Leonard che alla fine, quando siamo tornati a casa, l'ho baciato. »
« Lo so vi ho visti. »
Penny abbozzò un sorriso. « Giusto, me ne ero dimenticata. Comunque è stato...è stato davvero bello anche se purtroppo non me lo ricordo molto bene. Mi ricordo solo il modo in cui mi ha guardata quando ci siamo lasciati e ti assicuro che nessuno mi aveva mai guardata così. È stato uno degli sguardi più belli che io abbia mai visto. » il sorriso invece di ingrandirsi si era fatto sempre più ridotto fino a scomparire.
Amy aggrottò leggermente la fronte davanti alla sua espressione. « Non capisco...vi siete baciati e ti è piaciuto, perché allora hai quella faccia? »
Penny girò la testa dall'altra parte e si passò una mano dietro alla nuca. Quando faceva così era perché era tesa per qualcosa, ormai la conosceva bene. Solo non riusciva a capire cosa potesse renderla così.
« È il fatto che mi sia piaciuto che mi spaventa, Amy. Non so come dirlo...è come se avessi paura di innamorarmi di nuovo. »
« Forse ho capito. » Amy si avvicinò un po'. « Credo che tu abbia paura di soffrire ancora come hai sofferto per gli altri ragazzi avuti prima. Hai paura che anche Leonard possa ferirti. »
« Esatto. Credo sia questo il motivo, ma ti assicuro che non penso assolutamente che Leonard possa essere come gli altri. »
« Infatti non lo è. » Amy sorrise cercando di essere confortante. « Sono convinta che lui sia davvero innamorato di te e che farebbe di tutto per renderti felice. »
« Questo lo so anche io. Insomma, ogni volta che mangio da loro mi offre sempre la cena e ogni tanto mi aiuta con le materie scientifiche. » Alzò lo sguardo pensieroso. « Quest'idea deve averla presa da Sheldon. »
« Senza contare quella volta che stava per inciampare dalle scale quando sei uscita con quel mini abito nero. »
Penny rise. « Hai ragione, ci è mancato davvero poco che rotolasse per tutti e quattro i piani! »
« Sheldon mi ha detto che solo con te fa così. Non ha mai offerto la cena a nessuna né si è mai soffermato così tanto a guardare una ragazza come con te. In genere rivolge solo qualche sguardo superficiale e nulla di più, come se nessuna fosse degna della sua attenzione. »
« Davvero? » disse, aggrottando le sopracciglia un po' sorpresa. Era così diverso il Leonard che vedeva tutti i giorni rispetto a quello descritto da Amy. Non si aspettava un atteggiamento tanto freddo e distaccato.
« Sta diventando un tenerone grazie a me! » rise di nuovo Penny prendendo un cuscino e appoggiandoselo sulla pancia. « Poi ci manca solo che mi porti al Luna Park e che mi regali uno di quei mega orsi coccolosi e poi siamo la classica coppia di liceali che si vedono nei film. »
« Stareste comunque benissimo insieme. » disse sinceramente Amy addolcendo lo sguardo. Anche Penny le rivolse un sorriso e le accarezzò il dorso della mano. Dopo una decina di secondi si alzò e si diresse verso i fornelli decisamente più di buon umore rispetto a quando si era appena alzata.
« Tu invece che cosa volevi dirmi? »
Amy aprì e richiuse la bocca un paio di volte, colta alla sprovvista. Accidenti, pensava si sarebbe dimenticata.
« Niente di importante, lascia stare. » disse facendo un gesto evasivo con la mano e dandole la schiena.
Penny si appoggiò al tavolo ed incrociò le braccia al petto. « Amy, tesoro, cosa volevi dirmi? » disse severa senza lasciare alcuna possibilità ad Amy di mantenere la propria privacy. Ma aveva davvero bisogno del parere di qualcuno in questo momento. In più Penny non gliel'avrebbe fatta passare liscia se l'avesse tenuta all'oscuro questa volta. Per cui, con un gesto sovrumano, si girò verso di lei, prese il cuscino che poi strinse al petto ed iniziò a parlare.
« Ieri sera ho portato a casa Sheldon dato che non era in grado nemmeno di reggersi in piedi e l'ho portato in camera sua per metterlo a dormire...»
« Okay...» disse Penny leggermente preoccupata per quello che stava per dire. Le parole alcol e camera da letto di solito non portavano nulla di buono.
« Mi ha preso per i polsi e mi ha tirato verso di sé facendomi sdraiare sopra di lui e—»
« Oddio non mi dire che voi due...» disse portandosi una mano davanti alla bocca per lo shock.
« No no, non abbiamo fatto nulla. Però ha detto che gli piaccio da morire e poi...mi ha baciata. »
mormorò sentendo le guance accaldate. Stava arrossendo al solo pensiero di quello che Sheldon le aveva detto e di come l'aveva baciata.
Penny batté la mano sul tavolo e le rivolse un sorriso entusiasta. « Visto?! Amy che cosa ti avevo detto dal primo momento che vi siete visti? » Amy non disse nulla per cui Penny rispose al posto suo. « Che Sheldon ti aveva notata e che aveva subito mostrato dell'interesse per te. »
Amy sospirò non soddisfatta di quello che Penny le stava dicendo.
« A quanto pare quell'interesse si è trasformato in una cotta, anzi in qualcosa di molto meglio. » i suoi occhi brillavano per l'emozione, ma Amy la guardò confusa.
« Si è innamorato di te. » concluse staccandosi dal tavolo per avvicinarsi a dove stava lei.
« Penny, era ubriaco. Avrebbe anche potuto dire che la Terra è piatta ed esserne fermamente convinto per quanto mi riguarda. Non lo pensava sul serio. »
Penny si passò entrambe le mani nei capelli con un gesto esasperato. « Tesoro, lo hanno capito anche i muri che vi piacete entrambi molto. Possibile che voi due ancora non riusciate a capirlo? »
« Evidentemente i muri capiscono meglio i miei sentimenti. »
Penny ignorò la sua ultima frase. « Quello che non capisci Amy è che non c'è nulla di male se ti sei innamorata di Sheldon. »
Amy si bloccò a quelle parole. Non era sbagliato innamorarsi di qualcuno, era sbagliato innamorarsi della persona che non era giusta per sé.
« Io e lui siamo troppo diversi. Non abbiamo niente in comune, come potrebbe anche solo funzionare? » alzò la voce.
Penny scrollò le spalle con tranquillità. « Non potrai mai saperlo finché non ci provi. »
Touché. Era la stessa cosa che avrebbe voluto dirle riguardo a Leonard.
« Resta comunque il fatto che Sheldon era ubriaco e che quello che ha detto potrebbe benissimo esserselo inventato. »
« Quindi cosa intendi fare? »
« Farò finta che non sia successo niente, che non mi abbia detto niente e che non mi abbia baciato. Lascerò che le cose rimangano come prima. »
Penny si morse il labbro. « Amy, se non ti fai avanti prima o poi arriverà qualcun'altra che te lo porterà via e resterai per sempre con il rimpianto di non essere tu la donna che gli rimarrà accanto. »
Amy avvertì un brivido lungo la schiena. Penny sapeva come mettere in crisi qualcuno e sapeva anche quali tasti toccare. Sapeva quanto rischiava a far passare troppo tempo, ma non poteva rivelargli quello che provava per lui se ancora non aveva nemmeno capito esattamente quali sentimenti provava nei suoi confronti.
« Lascia stare Penny, dico davvero. »
Penny si arrese e tornata in cucina si mise di nuovo alla ricerca del caffè nella dispensa. Ancora non era riuscita a prepararselo ed era già passata un'ora. Si innervosì parecchio. Aprì tutti gli armadietti ed i mobiletti, ma non c'era alcuna traccia di caffè in casa.
« Ho finito il caffè. Vado da Leonard a chiedergli se ne ha un po' da prestarmi. » disse con un tono che lasciava capire tutto il fastidio che provava per la situazione che si era appena venuta a creare, ovvero dover uscire presto da casa ed andare in pigiama dai vicini solo per del caffè.
Aprì la porta con un gesto stizzito, ma invece di uscire si fermò sulla soglia e lanciò un'occhiataccia ad Amy.
« Beh, cosa c'è? » disse quest'ultima non capendo il motivo di quello sguardo.
« Non vuoi venire a vedere come sta Sheldon? »
« Devo proprio? »
Penny sospirò. « Sì, devi proprio. Ora muoviti che ho un disperato bisogno di caffè. »
Lentamente si alzò dal letto e raggiunse l'amica che intanto era già davanti alla porta dell'appartamento di fronte al loro. Bussò un paio di volte, ma non rispose nessuno così girò la maniglia e trovò la aperta. Strano, Leonard era stato l'ultimo ad entrare ed era abbastanza lucido da ricordarsi di chiudere a chiave. Evidentemente qualcuno era già sveglio.
Quando entrarono videro il salotto e la cucina immersa nel buio. Le pesanti tende tirate in modo da non far passare neanche un filo di luce.
Penny cercò l'interruttore che accese illuminando la stanza.
« Ehi, spegni subito quella dannatissima luce! »
Penny sobbalzò spaventata e immediatamente vide uno Sheldon seduto al bancone della cucina che la guardava malissimo.
« Sheldon non ti avevo visto! Che spavento. » disse la bionda portandosi una mano sul petto.
« La luce. Spegnila. » disse con tono grave indicando l'interruttore. Penny, anche se confusa, obbedì. Ora che tornarono al buio riuscivano a distinguere a malapena il suo profilo.
Ci volle un po' prima che gli occhi si abituassero all'oscurità.
« Va...va tutto bene? » chiese Amy un po' titubante. A giudicare dal viso pallido e le occhiaie profonde la risposta era piuttosto scontata.
« Ho una terribile emicrania per questo vi ho detto di spegnere la luce. » mormorò appena, passandosi entrambe le mani sugli occhi. La sbornia non era ancora passata e chissà quanto ci sarebbe voluto ancora prima di riprendersi completamente. Aveva davvero esagerato la sera prima se ne rese conto, ma non aveva potuto farne a meno. Almeno per un paio d'ore gli sembrava che tutto stesse andando bene. Aveva pure rivelato ad Howard dettagli che avrebbe preferito tenere per sé e questo lo faceva arrabbiare. Doveva imparare a controllarsi e smetterla di rivelare tutto quello che provava o pensava non appena beveva un po' più del solito. Non si ricordava esattamente quanto e cosa dei pensieri che lo attanagliavano aveva confidato al suo amico, ma era certo che riguardassero Amy. Chissà cosa gli aveva detto, dannazione.
« Sono solo venuta per chiederti se avevi del caffè da darmi, ma non importa ce ne andiamo. » disse Penny frettolosamente pentendosi di averlo disturbato la mattina presto. Promemoria per i giorni futuri: mai andare da Sheldon il giorno dopo una pesante sbornia.
Sospirando Sheldon si alzò e cercò nel mobiletto in alto se trovava quello che l'amica gli aveva appena chiesto. Dopo aver fatto passare ad uno ad uno i barattoli all'interno, riuscì a distinguere quello rosso contenente il caffè.
« Non è che ne prepareresti un po' anche a me? » chiese porgendole l'oggetto.
Penny lo afferrò ed annuì. « Certo. »
Rigirò il barattolo tra le mani per qualche secondo e si mordicchiò il labbro. « Però non riesco a preparare nulla se stiamo al buio. »
Sheldon la guardò in cagnesco. Questo voleva dire che c'era bisogno di luce e in questo momento odiava la luce con tutto se stesso. Nonostante ciò si fece forza con tutto se stesso ed andò verso la finestra scostando così le tende e lasciando che la stanza si illuminasse di luce naturale.
« Fottuto sole. » borbottò allontanandosi e inciampando quasi nel gradino del rialzo mentre cercava di raggiungere la cucina. Si accomodò di nuovo sullo sgabello mentre con due dita si massaggiava le tempie per far passare il mal di testa.
Dopo qualche minuto che la macchina del caffè era accesa nell'aria si diffuse un piacevole profumo di caffè che fece venire fame ad Amy mentre fece disgustare gli altri due. Ecco perché non beveva mai tanto, perché non voleva ridursi nello stesso stato pietoso in cui si trovavano Sheldon e Penny in questo momento.
Amy si sostituì all'amica dopo che quest'ultima si chiuse in bagno per della nausea improvvisa e versò quanto più caffè possibile nelle tazze dei due ragazzi e quello che avanzava in una tazza più piccola per sé.
Sheldon mescolava lo zucchero con aria pensierosa ed Amy lo fissava curiosa domandosi cosa gli stesse passando per la mente. Forse stava cercando di ricostruire quello accaduto la sera prima, chissà dove si fermavano i suoi ricordi. Se al terzo Long Island al bar, dopo avergli preso le chiavi della macchina o una volta arrivato a casa.
« Ieri sera, dopo che mi hai portato a casa e mi hai messo sul letto...»
Ad Amy quasi andò il caffè di traverso sentendo quelle parole. Allora si ricordava molto più di quanto immaginava.
« Ti ho...ti ho detto qualcosa o...fatto qualcosa? » alzò lo sguardo e la fissò intensamente mentre Amy sentiva lo stomaco contorcersi nella paura di quello che avrebbe potuto dirgli.
Se rivelava le esatte parole che le aveva detto c'era il rischio, anzi, la concreta possibilità che si rimangiasse tutto affermando che la colpa era solo della birra e che non lo pensava affatto. Avrebbe di nuovo avvertito quella stessa delusione avuta per il quasi bacio sul tetto del locale, cosa che si era ripromessa non sarebbe mai accaduta di nuovo.
Se mentiva però non avrebbe mai saputo che cosa pensasse veramente di lei. Se invece avesse detto che sì quelle cose le pensava davvero?
Non aveva idea di cosa fare.
Non sapeva cosa ascoltare, se il suo cervello o il suo cuore.
« Allora? » la spronò a dargli una risposta.
Amy scosse la testa. « No, non hai detto né fatto nulla. Quando ti sei sdraiato ti sei addormentato subito. » disse senza lasciar trasparire alcuna emozione.
Sheldon non sembrava convinto di quello che aveva detto ed Amy ebbe la sensazione che lui in realtà sapesse, che si ricordasse e che stesse solo cercando di avere una conferma da lei.
« D'accordo, meglio così allora. » disse portandosi la tazza alle labbra e sorseggiando lentamente la bevanda.
Amy abbassò gli occhi sul tavolo pentendosi già della bugia che gli aveva detto. Nascondere la verità non sarebbe servito a niente, lo sapeva bene, ma la paura di un altro suo rifiuto fu più forte.
« Quando te lo dirò voglio essere sobrio. »
Amy appoggiò la tazzina sul tavolo non sicura di quello che le aveva appena detto. Gli occhi fissi nei suoi in cerca di una risposta che ovviamente non le avrebbe mai dato, non ora per il momento.
« Cos'è...cos'è che mi dirai? » disse in un sussurro. Sheldon piegò leggermente gli angoli della bocca in una specie di sorriso e quando schiuse la bocca per rispondere Penny entrò nuovamente in salotto, pallida e con una mano appoggiata sullo stomaco.
« Io non mi sento tanto bene...» disse guardando entrambi. « Credo che rimarrò nel letto tutto il giorno. »
Amy annuì e Penny uscì per tornarsene a casa sua. Dopo che chiuse la porta tornò a guardare il ragazzo seduto di fronte a lei, ma lui si era già alzato e aveva appoggiato la tazza mezza vuota nel lavandino. Fremeva dalla curiosità di quello che stava per dirle.
« Vai da Penny adesso? »
Stava sviando il discorso, accidenti.
« Credo di sì, anche se avrei preferito tornamene al campus dato che sta male. »
« Potresti restare qui se vuoi e prenderti cura di me. » disse con un sorrisetto.
Amy incrociò le braccia al petto. « L'alcol deve aver bruciato l'unica parte sana del tuo cervello. »
« Dai, ti prego, fammi compagnia! Non ho voglia di stare qui da solo. » disse abbandonando il sorriso ed Amy pensò che fosse ancora più carino con quello sguardo carico di supplica. Non sarebbe riuscita a dirgli di no e, ovviamente, non aveva nessun motivo né intenzione di rifiutare quell' invito.
« Va bene, ma fammi andare a cambiare almeno. » disse aprendo la porta.
« Perché? Sei tremendamente affascinante anche con il pigiama. » ammiccò con lo sguardo ed Amy alzò gli occhi al cielo.
« Sì, come no, nei tuoi sogni forse. » una volta di spalle sorrise per quel complimento anche se sembrava una mezza presa in giro.
« Ah, Pigeon...» Amy si voltò. « Per quella cosa dovrai aspettare. »



Amy stette tutta mattina e buona parte del pomeriggio a casa con Sheldon. Gli preparò il caffè cercando di farlo il più forte possibile per tirarlo un po' su, lo costrinse a bere molta acqua per fargli smaltire l'alcol che ancora aveva nel corpo e gli portava degli antidolorifici quando si lamentava per il mal di testa. Si accorse che stargli vicino e prendersi cura di lui non le dispiaceva affatto, ma sperò che non si sarebbe mai più ridotto in quelle condizioni.
Avevano parlato a lungo, avevano guardato un film, avevano anche giocato alla playstation. Sheldon si riprese in fretta dalla sbornia e nel pomeriggio sembrava l'avesse smaltita quasi del tutto.
 Amy appoggiò il joystick sul tavolino e si alzò passandosi le mani sui pantaloni.
« Dove vai? » chiese il ragazzo con aria interrogativa.
« Ormai stai benissimo, posso anche tornare al campus adesso. » disse con ovvietà cercando poi la borsa che trovò dietro uno sgabello della cucina e che si mise a tracolla.
« Allora ti accompagno. » affermò prendendo subito le chiavi della macchina.
« No, non ti preoccupare. Non ce n'è bisogno. »
« Sei sicura? »
« Certo...» disse non del tutto convinta. Aveva solo bisogno di stare un momento da sola, lontana da lui per mettere un po' in ordine i pensieri. Però al tempo stesso voleva restare con lui il più possibile, come se non ne avesse ancora abbastanza. « Forse è meglio se resti qui e non usi la macchina. Sembra tu stia bene, ma non sono sicura che ti sia ripreso del tutto. »
Sheldon sorrise appena. « D'accordo, come vuoi. Se la mia infermiera personale dice che è meglio se sto ancora a casa allora farò così. »
Rimase un po' sorpresa. Non si aspettava che l'ascoltasse e facesse quanto gli aveva detto.
« Allora ci vediamo in università? » continuò lui ed Amy annuì.
« Ti aspetto per pranzo domani. E non fare tardi come sempre. » lo rimproverò ridacchiando.
« Solo se non mi addormento durante le lezioni o vengo fermato da qualcuna nei corridoi. »
A quell'ultima affermazione Amy indurì l'espressione del viso e Sheldon si accorse di quello che aveva detto senza pensarci, tant'è che smise immediatamente di ridere e si avvicinò a lei la quale però si limitò a dargli le spalle.
« Beh, a domani. » lo salutò freddamente uscendo dall'appartamento. Ovviamente doveva sempre puntualizzare il suo successo tra il genere femminile dell'università e questo suo modo di atteggiarsi la faceva andare su tutte le furie. Cosa voleva ottenere continuando a rimarcare quel punto restava un mistero.
Prima di tornare al campus passò davanti al bar che si trovava solo a pochi metri dal condominio in cui abitava la sua amica per prendersi un caffè. Non c'era niente di meglio di un po' di caffeina quando era tesa e nervosa per qualcosa.
Una volta entrata si sorprese nel vedere Bernadette seduta al tavolo con una ragazza. Chissà chi era, non l'aveva mai vista. Appena l'amica la vide ferma all'ingresso che le guardava alzò un braccio nella sua direzione e con un grande sorriso la invitò a sedersi con loro. Amy, un po' titubante, accettò l'invito.
« Ciao Amy, che piacere vederti! Se avessi saputo che eri liberi ti avrei invitata prima, stiamo quasi per andare via noi. »
« A dire il vero sono rimasta quasi tutto il giorno a casa con Sheldon. » Notò la ragazza amica di Bernadette aggrottare la fronte e fissarla attentamente.
« E come mai? » indagò Bernadette allungando la sedia con il piede per farla sedere.
« Ieri sera l'ho portato a casa, ti ricordi in che condizioni si ritrovava no? Ecco, così stamattina sono andata a vedere come stava e dato che Penny non si sentiva bene e io non sapevo né come tornare al campus né dove andare, Sheldon mi ha chiesto di rimanere lì e di passare un po' di tempo con lui visto che si annoiava a stare da solo tutto il giorno. » spiegò tranquillamente non accorgendosi che qualcun altro avrebbe potuto trovare ambigue quelle parole. Con la coda dell'occhio vide sempre la misteriosa ragazza squadrarla da capo a piedi con un'espressione che sembrava leggermente infastidita. Ma cosa aveva da guardarla così?
« Sei una delle sue nuove amichette con cui piace divertirsi per qualche ora a letto per poi scaricarle in malomodo il giorno dopo? » chiese la sconosciuta dopo un lungo silenzio ed Amy rimase spiazzata da quella domanda detta con così tanta tranquillità.
Amy ci mise qualche secondo prima di rispondere. « N-no, io non—»
Bernadette si intromise, salvandola. « Amy lei è Alex, Alex lei è Amy. »
Quindi quella ragazza mora, dagli occhi azzurri e molto bella era Alex, la migliore amica di Sheldon. Ma perché la stava guardando con astio e perché aveva insinuato fosse una delle tante che Sheldon si portava a casa?
« Amy è amica di Penny, la loro nuova vicina di casa. Ed è diventata anche molto amica di Sheldon, ma non è quel genere di amica che intendi tu. » spiegò tranquillamente Bernadette rivolta ad Alex e quest'ultima abbandonò l'espressione tesa per assumerne una decisamente più sollevata.
« Oh, scusa io non lo sapevo. Quando hai detto che Sheldon ti aveva chiesto di rimanere perché si annoiava, sai, ho subito pensato fossi una di quelle che non ci pensava un secondo a finire nel letto con lui. »
Amy sorrise appena. « Non fa niente, non preoccuparti. » Improvvisamente si ritrovò a pensare a quante "amichette" avesse avuto nel corso degli anni, a quante si erano fermate da lui o da quante lui si era fermato e sentì accendersi ancora una volta la fiamma della gelosia.
« Stasera io e Howie andiamo a vedere un concerto in un locale dato che il chitarrista è un suo amico, perché non vieni anche tu? Possiamo dirlo anche ai ragazzi. »
« A dire il vero sono già impegnata con Sheldon stasera. Ci sono delle cose che dobbiamo dirci. » rispose finendo di bere la sua cioccolata.
« Certo, immagino che dopo cinque mesi avrete un sacco di cose da raccontarvi. Ma la prossima volta non osare darmi buca, d'accordo? »
Alex rise. « D'accordo, te lo prometto. » Si alzarono entrambe e si abbracciarono a lungo.
« Ora devo andare, sono piuttosto di fretta. È stato un piacere conoscerti, Amy. » disse velocemente mentre prendeva borsa e giacca e si avviava verso la cassa per pagare.
Al tavolo Bernadette si sporse un po' verso Amy ed abbassò la voce. « Alex è sempre stata molto protettiva nei confronti di Sheldon ecco perché ti ha detto quelle cose, non l'ha fatto per cattiveria. »
« Certo, capisco...»
« Il fatto è che non ha mai sopportato l'idea che Sheldon passasse da una donna all'altra con così tanta frequenza. Sai quante volte hanno litigato all'inizio per questa cosa? Alla fine Alex si è arresa e ha smesso di ficcare il naso nelle sue faccende. »
« Non capisco però, infondo a lei cosa importa di quello che lui fa o con chi esce? » E neanche a lei avrebbe dovuto importare quello che lui faceva, si ricordò.
« Credo sia perché non vuole vedere un suo amico lasciarsi andare in questo modo. Forse ha paura che comportandosi così si ritroverà in futuro a soffrire. Oppure chissà, magari è solo gelosa delle altre ragazze. » All'ultima frase Bernadette sorrise ed Amy intuì che l'aveva detto solo per scherzo. E sperò fosse così.
« Che ne dici se ci facciamo un giro? » continuò la bionda ed Amy, con un sorriso, accettò l'invito.


Leonard si recò nell'appartamento di fronte al suo ed entrò senza nemmeno bussare. Penny, seduta sul divano, lo guardò un po' indispettita.
« Ma perché qui nessuno bussa mai? »
« Perché pensavo dormissi e non volevo disturbarti. » disse tranquillamente mentre cercava qualcosa da bere nel frigorifero, il tutto come se fosse stato a casa sua.
« E se mi trovavi a dormire cosa avresti fatto? »
Leonard si portò alle labbra la bottiglia di birra e si fece pensieroso. « Non lo so, avrei guardato la tv probabilmente. »
Penny sospirò ed iniziò a ridere. Quei due vicini di casa erano parecchio strani, doveva ammetterlo. Eppure adorava il fatto che si comportassero in questo modo.
« Fortuna che eri già sveglia altrimenti con il tuo russare non avrei sentito una sola parola. »
Penny aprì la bocca per lo shock. « Leonard! » urlò lanciandogli un cuscino addosso. « Io non russo! »
Lui ridacchiò e le rilanciò il cuscino a sua volta. « Sì che russi. Sheldon voleva persino registrarti e farlo sentire agli altri. »
Penny si sedette sul bracciolo del divano e si passò una mano sulla fronte. « Dimmi che non lo ha fatto davvero. »
« No, sono riuscito a convincerlo a non farlo. Per fortuna. »
« Grazie allora. Te ne sarò per sempre grata. » disse ridendo, lasciando cadere il cuscino per terra ed abbandonando il bracciolo per sedersi accanto a lui.
Per diversi minuti restarono in silenzio, Penny teneva lo sguardo basso e Leonard sorseggiava la sua birra con estrema lentezza.
« Le cose si sono fatte strane tra di noi, eh? » disse all'improvviso il ragazzo mentre teneva lo sguardo fisso davanti a sé.
Penny non disse nulla. Si limitò a torturare la pellicina del pollice confermando mentalmente che aveva perfettamente ragione.
« Si è trattato solo di un bacio tra ubriachi, nulla di più. » mormorò lei dopo un lungo silenzio smettendo di tormentare il dito ed appoggiando entrambe le mani sulle ginocchia.
« Il fatto è che io non ero ubriaco, Penny. » disse con tono fermo girandosi quel tanto che bastava per guardarla negli occhi. « Ero ben consapevole di quello che facevo. Ma tu, invece, non lo eri. Per questo trovo tutto strano, Penny, perché non ho idea di quello che tu stai pensando o...provando. »
« Io...» si alzò e camminò in tondo nella stanza. « Leonard, non voglio prenderti in giro, ma il fatto è che non lo so. Non so cosa penso né cosa provo in questo momento. Non riesco nemmeno a capire se il bacio di ieri mi sia piaciuto o meno! »
« Capisco...» Leonard si alzò a sua volta mettendosi di fronte alla bionda. « Immagino che io ti sia servito soltanto per una pomiciata facile, allora. A questo punto potevi chiedere a Sheldon, no? Lui è esperto di queste cose. » disse duramente.
« Non sto dicendo questo, solo che—»
« E allora cosa? Qual è il problema? » alzò la voce e Penny si sorprese nel sentirlo usare quel tono con lei.
Non voleva dirgli che la sua paura era quella di rimanere ancora delusa da qualcuno, non voleva ferirlo in questo modo. Il suo silenzio portò Leonard ad emettere un lungo sospiro.
« Senti, lascia stare. » sbottò freddamente abbandonando la bottiglia mezza piena sul tavolino ed uscendo da casa sua, sbattendo la porta.
Penny sprofondò sul divano e si passò una mano sulla fronte chiedendosi perché doveva sempre complicarsi tutto quanto.




Sheldon si presentò a casa di Alex alle otto di sera. Bussò e dopo pochi secondi una ragazza alta e dai vivaci occhi azzurri gli aprì la porta, mostrandogli un sorriso.
« Ma guarda chi si vede. E in perfetto orario aggiungerei. » disse squadrandolo dalla cima ai piedi. Il solito sorrisetto strafottente, l'immancabile giubbino in pelle e il suo fascino irresistibile. Non era cambiato affatto in quei cinque mesi.
« Non potevo di certo perdermi questa serata. » affermò spostando il peso sull'altra gamba.
« Solo una birra? » disse indicando la bottiglia che aveva in mano. Sheldon fece spallucce.
« Mi dispiace, ma non ti farò compagnia questa volta. »
« Sei ancora sotto l'effetto di una sbornia o hai paura di perdere ancora in una delle nostre sfide a chi beve di più? »
« Diciamo che sto cercando di smettere. » disse facendosi spazio per entrare. « E poi perché solo l'odore mi fa venire da vomitare. »
Alex rise mentre si richiudeva la porta alle spalle. « Quando capirai che l'alcol non lo reggi? »
Sheldon la guardò torvo poi appoggiò la birra sul tavolino e si sedette sul divano. Era da tanto che non metteva più piede in quella grande casa. I genitori di Alex erano gente benestante e lo si poteva capire dai mobili pregiati e raffinati, dal parquet che rivestiva tutti i pavimenti e dai quadri di qualche pittore famoso che il padre di Alex amava mostrargli con orgoglio, ma che a lui non interessava affatto.
Alex lo raggiunse dopo poco e si accomodo al suo fianco, appoggiando i piedi sul tavolino di cristallo. Sheldon piegò l'angolo della bocca in un mezzo sorriso. Nonostante tutto il lusso in cui era abituata a stare Alex non si era mai vantata per questo, non aveva mai fatto sentire inferiore gli altri solo perché possedeva qualcosa di pregiato.
« Ti prendo qualcosa da bere. » disse la ragazza alzandosi improvvisamente e raggiungendo la grande cucina dove iniziò a cercare nella dispensa mentre Sheldon non le toglieva gli occhi di dosso.
Si conoscevano da un sacco di tempo ormai, era stata la prima che avevano incontrato e con cui avevano stretto amicizia una volta arrivati in città.
« Se non vuoi nulla di alcolico allora dovrai fare senza. » disse chiudendo l'anta dell'armadietto con un colpo secco e ritornando a sedersi accanto a lui.
« Fa niente. » tagliò corto.
Alex bevve dalla sua bottiglia guardando un punto non ben definito davanti a sé con aria persa. Sheldon si chiese a cosa fosse in realtà dovuta questa serata in cui sarebbero rimasti solo loro. Era una cosa piuttosto strana sopratutto se si considera quanto Alex amasse passare il tempo con gli amici. Era sempre stata molto schietta e sfrontata, una ragazza dal carattere forte e talvolta un po' autoritario e vederla ora, con quell'aria apatica, a tratti malinconica faceva uno strano effetto. Sembrava fosse stata prosciugata di tutte le sue energie, della sua esuberanza ed ebbe come la sensazione che questo fosse legato a quanto successo negli ultimi cinque mesi. Solo non aveva idea di cosa potesse essere cambiato.
« Ti ricordi la prima volta che ci siamo conosciuti? » iniziò lei senza distogliere lo sguardo dal punto che stava fissando.
« Ovviamente, come potrei dimenticarmelo? Ero al parco, di notte, quando ti ho sentito piangere su una panchina. Quando mi sono avvicinato hai iniziato ad insultarmi gridando di andarmene e di farmi gli affari miei perché non erano cose che mi riguardavano...»
« E ovviamente da bravo impiccione quale sei non solo non te ne sei andato, ma hai anche insistito per riportarmi a casa. »
« Non potevo lasciarti da sola al parco di notte. Potevi imbatterti in un maniaco. »
Alex rise. « Il maniaco potevi essere benissimo tu. Cristo, sono salita in macchina con te senza nemmeno sapere come ti chiamavi. Hai idea di quanto sono stata stupida? »
Sheldon le diede una pacca sul ginocchio e ghignò divertito. « Ma così non mi avresti mai conosciuto! Sai che vita noiosa e deprimenti avresti avuto senza di me? »
Il sorriso che increspava le labbra della ragazza si affievolì poco alla volta e dopo aver dato una breve occhiata a Sheldon iniziò a fissare la bottiglia che rigirava tra le mani.
« Ancora non mi hai detto cosa ci facevi lì a quell'ora. » disse abbassando la voce. Anche Sheldon divenne serio.
« Nemmeno tu se per questo. »
Alex appoggiò la bottiglia sul tavolino, stanca di averla tra le mani. « Mio padre voleva costringermi a tutti i costi a frequentare l'università di Harvard. Io invece volevo continuare a suonare il basso nella mia band e farci conoscere anche al di fuori della città. Avevamo già pianificato praticamente tutto. »
Alex era la bassista di un gruppo formatosi qualche anno fa, quando aveva appena iniziato a frequentare le superiori. Era l'unica ragazza e per un paio di anni era stata anche la fidanzata del cantante, Brian Barton, ragazzo con una grande passione per il rock e fondatore vero e proprio della band. Si erano lasciati perché lui non sopportava più l'idea di essere vincolato in una relazione e preferiva essere una specie di "spirito libero", in modo che potesse fare tutto quello che voleva.
« C'ero quasi riuscita, Sheldon, mi mancava pochissimo. »
La sua famiglia era sempre stata soffocante, con il bisogno di chiuderla continuamente in una immaginaria bolla protettiva e per questo l'idea di allontanarsi da loro per inseguire il suo sogno era diventato, nel corso degli anni, un bisogno impellente. E loro l'avevano ostacolata, come sempre.
« Ma mio padre non ha mai accettato questa mia scelta, non voleva che sua figlia fosse considerata una perdente, una nullità. Quella sera che ci siamo conosciuti, la mattina stessa, mio padre mi dice che mi ha iscritta ad Harvard, che avrei dovuto frequentarla a tutti i costi e che avrei dovuto smettere di suonare il basso. Dovevo rinunciare al mio sogno solo per uno suo capriccio. » alzò gli occhi con aria mista tra il triste e il malinconico. « All'inizio pensavo di andarmene lo stesso e fregarmi di quello che lui mi aveva detto, poi però ho realizzato che questa è la mia vita e che avrei dovuto accettarla per come era. Mio padre aveva deciso il mio futuro e io dovevo semplicemente accettarlo. »
Sheldon serrò le labbra in una linea dura. Aveva sempre pensato che fosse una ragazza forte, ma in realtà non lo era affatto. Era una debole se aveva permesso a qualcun altro di scegliere la sua vita.
« In più non avrei mai potuto abbandonare il mio fratellino. Se me ne fossi andata non l'avrei più rivisto e so quanto questo lo avrebbe fatto soffrire. »
Anche lui aveva lasciato sua sorella a casa, ma non si era mai chiesto quanto l'avesse fatta soffrire. Preferiva non saperlo.
Alex aveva iniziato a tormentarsi nervosamente il tessuto dei pantaloni. Era una cosa che non aveva mai rivelato a nessuno prima. Tutti erano convinti che avesse smesso di suonare il basso solo perché si era semplicemente stancata come spesso accade ad una passione adolescenziale.
« Eri molto brava me lo ricordo. Credo di averti vista un paio di volte suonare insieme agli altri in qualche locale. »
Alex gli mostrò un sorriso amaro. « Così brava che avevo perfino i miei fan. »
Sheldon appoggiò gli avambracci sulle ginocchia e si fece pensieroso per qualche momento. Voltò appena la testa verso di lei.
« Io avevo avuto una giornata no. Non trovavamo un lavoro, non avevamo un soldo e Leonard aveva detto che era tutta colpa mia se ci trovavamo in quel casino. In più mia sorella mi aveva appena chiamato implorandomi di tornare e quando le ho risposto di no mi ha detto che mi odiava. Sapevo che quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei sentita e infatti così è stato. »
Alex si morse il labbro. « Mi dispiace. » disse solo.
Alzò le spalle. « Le cose però sono migliorate, no? »   
Alex annuì. Infondo non si poteva di certo lamentare di come stavano le cose ora. Si era appena laureata in medicina, anche se era riuscita a convincere suo padre a farle frequentare un'università in città e non in un altro Stato. Aveva svolto un tirocinio in un ospedale a Londra e, ora che era tornata, poteva specializzarsi in chirurgia generale. Esattamente come aveva fatto suo padre. E dato che anche lui era un chirurgo famoso e molto rinomato non avrebbe avuto nessuna difficoltà ad inserirsi in un ospedale e avere un posto di rispetto.
Eppure nonostante i suoi successi molto spesso si chiedeva cosa ne sarebbe stato di lei se avesse continuato testardamente a seguire le proprie scelte invece di farsi condizionare dagli altri. Sarebbe stata più felice? O sarebbe stata una fallita?
Ovviamente non avrebbe mai potuto saperlo.
Restarono in silenzio per qualche minuto. Un silenzio pesante, a cui non erano affatto abituati. Tra di loro si rideva e scherzava, si litigava e ci si confidava. Non c'era posto per il silenzio, ma a quanto pare quella sera era ciò di cui avevano più bisogno entrambi.
« Gli altri non vedevano l'ora di vederti. » ruppe il silenzio Sheldon tornando ad appoggiare la schiena contro il divano. La fissava così intensamente che Alex per la prima volta si sentì a disagio.
« Lo so, ma volevo che fossimo da soli. Dobbiamo parlare. »
Sheldon si chiese come mai fosse diventata così improvvisamente tesa. Chissà di cosa voleva parlare. Immediatamente un'espressione di stupore mista a curiosità si dipinse sul suo volto.
« Non lo stiamo già facendo? »
Alex raccolse i capelli e se li mise su una spalla. Gli occhi che con fatica incrociavano i suoi e i denti che tormentavano il labbro inferiore.
« Alex c'è qualcosa che non va? » chiese lui, abbassando la voce. Non gli piaceva questo suo silenzio , quello sguardo teso e quel modo di mantenere le distanze da lui.
Alex fece cenno di no con la testa, poi increspò le labbra in un sorriso tirato. « Raccontami cos'è successo in questi cinque mesi. Sbaglio o sono cambiate un po' di cose, eh? » Alex era una ragazza intelligente dotata di un ottimo spirito di osservazione e lo Sheldon che si era presentato davanti alla porta anche se sembrava sempre lo stesso era in realtà diverso dal ragazzo che aveva lasciato cinque mesi fa. Lo leggeva negli occhi che qualcosa deve avergli scombussolato l'intera esistenza.
Sheldon scrollò le spalle con tranquillità. « Oh, beh, non è che sia successo poi molto. Io sono sempre il solito ragazzo tremendamente affascinante da cui le donne non riescono a stare lontane...» Alex, con le labbra incollate alla bottiglia, rise. « Leonard si è preso una cotta mostruosa per la nostra nuova vicina di casa e credo stia diventando qualcosa di serio tra di loro da come Leonard mi ha raccontato come si sono slinguati per dieci minuti fuori casa mia . Raj si è appena lasciato con Lucy e Howard e Bernadette vanno avanti come sempre. Direi che ho finito. »
Alex tracannò un generoso sorso di birra poi agitò la bottiglia per vedere quanto liquido fosse rimasto e, constatando che era appena finita, la riappoggiò sul tavolino. « Quindi ti porti a letto una donna diversa ogni volta? Ancora paura delle relazioni serie? »
Sheldon accavallò una gamba sull'altra e smise di guardare la ragazza che aveva in parte a sé. Appoggiò il gomito sul bracciolo del divano e con due dita si passò il mento con aria pensierosa. Era un gesto che faceva sempre quando era indeciso se rivelare o meno una determinata cosa.
« A dire il vero è da parecchio che non passo la notte con una donna rimorchiata da qualche parte. » sussurrò accorgendosi troppo tardi di aver rivelato una cosa che non aveva mai detto a nessuno, nemmeno a Leonard.
Alex sgranò gli occhi allibita da quello che aveva appena sentito. « Perché? Cioè, insomma, è piuttosto strano. È successo qualcosa? » Ad Alex brillarono gli occhi: forse c'era speranza anche per lei, forse avrebbe potuto finalmente dirgli quello che avrebbe dovuto dirgli molto tempo fa.
Sheldon inaspettatamente iniziò a ridere. « Strano vero? Lo dico anche io, solo che...» sospirò passandosi una mano nei capelli. « Ti sembrerà ridicolo quello che sto per dirti, anzi mi prenderai per idiota, ma il fatto è che non mi interessano più le altre donne perché c'è soltanto una ragazza che vorrei avere al mio fianco. » portò finalmente lo sguardo su di lei e immediatamente i loro occhi si incrociarono. Alex avvertì il cuore accelerare per quel contatto visivo. « Alex, credo di essermi innamorato. » disse con un'evidente nota di preoccupazione nella voce così come negli occhi.
La ragazza si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sorrise imbarazzata. Abbassò perfino lo sguardo e si sentì avvampare.
« Può capitare quando...quando incontri la persona giusta. » abbassò la voce e si avvicinò un po' di più a lui. Non poteva credere a quello che aveva appena detto, non poteva credere che lui avesse ammesso di essersi innamorato, e di lei per giunta. Non lo aveva detto, ma il modo in cui la stava guardando non lasciava alcun dubbio. Inoltre erano sempre stati molto legati e più di una volta li avevano scambiati per una coppia.
Iniziò a giocare con la bottiglia vuota che faceva passare da una mano all'altra per allentare un po' la tensione. Sulle labbra si materializzò un grande sorriso. Era felice, felice come non mai. Però non capiva come mai non l'avesse ancora baciata, insomma le aveva appena detto ciò che provava per lei, allora perché non farsi avanti?
Proprio quando Alex era intenzionata finalmente a togliere quella distanza tra di loro Sheldon disse una cosa che la lasciò completamente spiazzata.
« Dovresti conoscerla, è fantastica. »
La bottiglia che aveva in mano si schiantò al suolo e il viso assunse un'espressione indecifrabile. Tutto quello che aveva pensato fino a quel momento si era rivelata solo un'illusione ed era crollato come se fosse stato un castello di carte. Aveva creduto che fosse lei, aveva pensato che fosse lei, era convinta che fosse lei e invece era un'altra. Si diede della stupida mentalmente. Se Sheldon si fosse innamorato era ovvio che non poteva essere lei. Si consideravano come fratelli ormai.
Facendosi forza per mostrarsi indifferente si abbassò per raccogliere i pezzi di vetro sparsi sul parquet sperando che non ci fosse nessun graffio a rovinare il legno pregiato. Guardò una scheggia grande e un paio di righe che segnavano il pavimento. Come se le fosse importato davvero qualcosa di quello stupido parquet in quel momento.
« Aspetta ti aiuto. » disse il ragazzo mettendosi sulle ginocchia e quando afferrò un pezzo di vetro Alex glielo tolse malamente di mano.
« Lascia stare, faccio io. » disse duramente. I capelli lunghi che le ricoprivano metà volto nascondevano i suoi occhi lucidi.
Sheldon si sedette sul pavimento, perplesso per la reazione della ragazza. Prima sorrideva serenamente mentre ora era diventata improvvisamente cupa. La osservava in silenzio mentre prendeva i pezzi della bottiglia e li appoggiava sopra il tavolino.
« Va tutto bene? » chiese con voce grave.
« Benissimo, va tutto benissimo! » sbottò spostandosi con un gesto secco i capelli dalla faccia, dimenticandosi di rivelare così le emozioni che si leggevano sul suo volto e che lei non voleva che lui vedesse.
« A me non sembra invece! C'è qualcosa che ti ha turbato. Cosa? » disse con tono severo. Non poteva cambiare umore così all'improvviso e sopratutto non per colpa sua. Non si sarebbe mai perdonato se avesse fatto del male a quella ragazza.
Alex sospirò smettendo il lavoro di pulizia. Si sedette sui polpacci e voltò il viso dall'altra parte. « Anche se te lo dicessi non cambierebbe nulla...» mormorò con un filo di voce cercando di trattenere a stento il tremolio della voce.
« Cosa? Alex, cos'è che devi dirmi? »
La ragazza chiuse gli occhi e scosse leggermente la testa. Aveva fatto male a farlo venire quella sera lo sapeva bene, ma aveva davvero bisogno di lui. Solo che niente era andato come aveva pianificato.
Vedendo che Alex tardava a parlare Sheldon perse la pazienza. « Dimmelo dannazione! » alzò la voce. « Perché devi essere sempre così—»
« Sono innamorata di te, Sheldon. » disse tutto d'un fiato.
Sheldon boccheggiò incredulo dalle sue parole. Si sarebbe aspettato qualsiasi cosa da lei, qualsiasi tipo di rivelazione, ma mai e poi mai avrebbe immaginato che quelle parole sarebbero uscite proprio dalla sua bocca.
« C-cosa? »
« Hai capito benissimo. »
Sheldon deglutì sonoramente. « Da...da quando? »
Alex si passò una mano nei capelli e si sedette sul divano lentamente, poi appoggiò entrambe le mani sulle ginocchia che iniziò a stringere con forza. « Non lo so, credo da un paio di anni...o forse dal primo momento in cui ti ho visto. »
« Non me ne sono mai accorto...» mormorò sedendosi anche lui e  appoggiandosi completamente al cuscino del divano.
Alex scrollò le spalle. « Forse perché sei sempre stato troppo preso da tutte quelle donne che ti giravano attorno per accorgerti di me. »
« Io ti ho sempre e solo considerato come un'amica, anzi come la mia migliore amica. »
« Io ho smesso di considerarti un amico da un sacco di tempo. Ma se non ti ho mai detto nulla è solo perché, beh, perché avevo paura di perdere la tua amicizia. »
« Io non avrei mai—»
« So come avresti reagito. » lo interruppe. « Avresti detto che non sarebbe cambiato nulla, ma poi avresti iniziato a mostrarti sempre più indifferente, mi avresti a poco a poco allontanata e non mi avresti più trattata come mi hai sempre trattata. E io avevo troppa paura di perderti così. » si morse il labbro e lo guardò negli occhi anche se era difficilissimo farlo. « Volevo dirti stasera ciò che provavo per te, finalmente mi ero decisa e quando hai detto di esserti innamorato ero davvero, ma davvero convinta che fossi io. E invece a quanto pare mi sbagliavo. » Due lacrime sfuggirono al suo controllo rigandole le guance.
Sheldon si passò una mano sulla fronte. « Perché deve sempre essere tutto così complicato? » mormorò chiudendo gli occhi.
« Solo l'amore è complicato. »
 Il silenzio piombò di nuovo nella stanza. L'unico rumore era quello dei vetri gettati nella spazzatura e del passo lento di Alex che si muoveva dalla cucina al salotto.
« Lei lo sa? » domandò freddamente dandogli le spalle mentre gettava gli ultimi resti nell'immondizia.
Sheldon sospirò. « No. Non...non ho ancora avuto modo di dirglielo. »
« Oppure non hai avuto il coraggio, dico bene? »
Si mosse incerto sul posto. « Esatto. »
« Come si chiama? » continuò addolcendo però il tono. Era pur sempre sua amica e se lui era felice doveva esserlo anche lei.
« Amy. Io la chiamo sempre con un nomignolo però perché all'inizio si ostinava a non dirmi come si chiamava. È particolare, con quei cardigan assurdi che solo lei indosserebbe senza vergognarsi e quel suo essere un po' ingenua e infantile. Però è molto intelligente e sai una cosa? Adora Neil Diamond. Cioè, chi lo ascolta alla sua età? Penso sia l'unica. »
Alex vide con la coda dell'occhio il suo sguardo illuminarsi non appena aveva iniziato a parlare di lei. Si ricordava bene di questa ragazza incontrata al bar nel pomeriggio e sorrise impercettibilmente pensando che mai e poi mai avrebbe creduto fosse capace di innamorarsi, sopratutto di una ragazza così diversa da lui.
« Allora dovrai darti una mossa oppure quando ti deciderai potrebbe essere troppo tardi. » disse apatica.
Sheldon sentiva quelle parole ripetersi nella mente come un eco.
Troppo tardi.
Aveva ragione, non poteva aspettare inutilmente. Amy doveva sapere quello che provava per lei, doveva conoscere i suoi sentimenti.
« È meglio se vai adesso. » disse cercando di mostrarsi forte, come se non gli importasse nulla, ma fallì miseramente non appena si mise di fronte a lui.
Sheldon appoggiò entrambe le mani sul divano e fece leva per alzarsi. « Hai ragione, è meglio se torno a casa. »
« Sheldon non è colpa tua okay? È solo che voglio restare da sola adesso. »
« Va bene. » disse semplicemente. Nessuno dei due mosse un passo, come se avessero paura di rovinare per sempre la loro amicizia non appena uno dei due si sarebbe voltato per andarsene. Ma forse ormai le cose non sarebbero più state come prima.
Sheldon la strinse però in un abbraccio. Si sentiva comunque in colpa per averla fatta soffrire, anche se non aveva niente per cui incolparsi. Non poteva obbligare il proprio cuore ad amare un'altra persona né poteva costringerlo ad ignorare i sentimenti che provava per qualcuno.
Alex appoggiò la fronte sulla sua spalla.
« Sei una delle persone più importanti della mia vita, Alex. »
La ragazza chiuse gli occhi. « Così non sei d'aiuto. »
« Lo so, ma volevo dirtelo. » Le prese le spalle e la allontanò leggermente dal suo petto, poi le diede un bacio sulla guancia. Sospirò e si allontanò da lei per raggiungere l'uscita. Prima che si richiudesse la porta alle spalle sentì Alex chiamarlo un'ultima volta.
« Se...se per caso te lo avessi detto prima che tu conoscessi questa Amy...»
« Forse ti avrei detto di sì. » la interruppe capendo cosa stesse per chiedergli.
Alex aprì la bocca un paio di volte prima di mormorare un flebile: « Capisco. »
Alex si girò dall'altra parte e quando Sheldon chiuse la porta si sedette ai piedi del divano portandosi le ginocchia al petto dove affondò la faccia mentre le spalle avevano iniziato ad essere scosse per i singhiozzi.
Aveva aspettato troppo e ora l'aveva perso.
Sheldon riusciva a sentirla da dietro la porta chiusa, anche se era piuttosto flebile. Gli dispiaceva terribilmente per quello che stava provando Alex, ma non poteva farci nulla. Era sicuro però che presto si sarebbe innamorata di un ragazzo che l'avrebbe amata con tutto se stesso, rendendola felice come mai lo era stata.
Iniziò a scendere le scale mentre una leggera pioggerellina aveva iniziato a bagnarlo, ma lui non se ne curò affatto.
Salì in macchina e mise in moto.
Ora sapeva cosa avrebbe dovuto fare con Amy, prima che fosse troppo tardi.



Come promesso ho aggiornato in un tempo decisamente più accettabile, rispetto alla pausa di 5 mesi con il capitolo precedente.
Sheldon a quanto pare, della sera precedente, si ricorda molto più di quanto Amy si fosse aspettata, ma nonostante questo lei fa finta di niente.
Dopo aver parlato con Alex, Sheldon si accorge che non può far passare troppo tempo o potrebbe essere tardi. Quindi come avrà intenzione di agire? Presto lo scoprirete.
Leonard a quanto pare non sopporta tutta questa indecisione da parte di Penny, ma lei ancora non sa se può davvero fidarsi di lui.
Vi ringrazio come sempre, ora corro a rispondere alle vostre bellissime recensioni <3
A presto!
  
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