Anime & Manga > Alice Academy/Gakuen Alice
Ricorda la storia  |      
Autore: Alebluerose91    17/09/2015    2 recensioni
SPOILER.
Natsume si sveglia, dopo essere stato portato in ospedale in seguito all'atto altruistico di Hotaru grazie al quale è riuscito a recuperare la vita. Come avrà preso il fatto che Mikan sia stata costretta ad abbandonare l'Accademia e dimenticare tutto quanto inerente ad essa?
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mikan Sakura, Natsume Hyuuga
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'You, my brightness'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note autrice: Salve! Questa song fiction mi è stata ispirata dalla canzone "Say something, I'm giving up on you". E' stupenda, vi consiglio caldamente di leggere la storia ascoltandola. Ho pensato che l'atmosfera creata dalla canzone fosse perfetta, e mi ha davvero guidata nella stesura del testo. Spero che vi piaccia :)



                                                                                            Say Something




Say something, I'm giving up on you
I'll be the one, if you want me to
Anywhere, I would've followed you
Say something, I'm giving up on you


 

 

Aprii gli occhi e a salutarmi fu un'oscurità completa, senza fine. Per un attimo non riuscii a comprendere dove mi trovassi, mi sentii perso. Smarrito.

Un timido raggio di luna bagnava la stanza in cui mi trovavo, mentre la tenda della finestra ondeggiava morbidamente, lasciando che un filo d'aria si insinuasse tra di essa. Come a voler spazzare tutta quella tristezza.

Mi posai una mano sulla testa e mi accorsi che avevo numerose fasciature. Esplorai con il tatto il resto del mio volto e notai che avevo numerosi tagli e cerotti. Socchiusi gli occhi – non ricordavo nulla, ma ciò che era certo è che in quell'esatto istante mi ero svegliato nell'ospedale interno dell'Accademia.

Ciò che non capivo era quello strano senso di angoscia che mi stava divorando il petto; Cosa c'era che non andava? Poteva, forse, essere dovuto al terribile mal di testa, o a qualche ferita non medicata correttamente?

No…

All'improvviso mi apparve il suo viso che, come un bagliore accecante, invase tutto e mi rese incapace di respirare.

Cosa avrei dato per perdermi, ancora una volta, nei suoi caldi occhi color cioccolato. Ci potevo intravedere la mia anima, in quel mare sconfinato.

I suoi capelli, color miele, legati in due buffi codini. «Lasciateli sciolti» le dissi, una volta, «Stai meglio così». Invece ora sarebbe stato splendido poter respirare il profumo alla pesca che sprigionavano ogni volta che lei mi era vicina.

Emisi un gemito, quando ripensai al suo sorriso così radioso che illuminava tutto ciò che la circondava.

Mikan.

Il suo nome esplose nella mia mente, ma fui incapace di urlarlo, nonostante avessi voluto poterlo fare. Sarei stato capace di cercarla, sarei andato ovunque.

I ricordi mi affollarono improvvisamente la mente confusa e la frase che Narumi mi disse quello stesso pomeriggio rimbombava dolorosamente.

«É inutile, Natsume» lo sguardo di Narumi era affranto. Mi strinse la mano, una stretta che io non ricambiai. «Mikan se n'è andata. Ha perso il suo Alice, e con esso tutti i ricordi legati all'Accademia» Non me lo disse esplicitamente, ma sapevo che intendeva dire che aveva dimenticato anche me. Il mio sguardo si fece duro e lui capì cosa mi stesse passando per la mente.

«Non puoi andare a cercarla. Non sapresti dove andare, la sua città è protetta da una barriera e non saresti mai in grado di vederla» il suo tono era deciso, mentre mi guardava dritto negli occhi. La sua stretta si fece più vigorosa e io abbassai lo sguardo. «So che è difficile, sei quasi morto nel tentativo di uccidere il preside del dipartimento elementare e ora devi provare a metterti in sesto. Devi provare a vivere senza di lei» la sua voce mi parve molto irritante ora, così gentile e melliflua, e di scatto allontanai la mano dalla sua stretta. Il dolore che quelle parole mi inflissero parve attraversare ognuno dei presenti.

Come potevo vivere senza d lei?

 

 

 

And I am feeling so small
It was over my head
I know nothing at all

And I will stumble and fall
I'm still learning to love
Just starting to crawl


Quando Mikan era arrivata all'Accademia io stavo correndo. Correndo in un tunnel pieno di oscurità, mi bagnava i vestiti, circondava i miei occhi e mi divorava. Più i giorni passavano e io tentavo di scappare, più essa mi ghermiva e i miei passi si facevano lenti, pesanti.

Poi un giorno come un altro, mentre indossavo la mia maschera da gatto nero e tentavo di scappare dalla scuola, la vidi.

Piccola, indifesa, con i suoi buffi codini e gli occhi colmi di stupore. Mi guardò, e fu come se il sole fosse esploso all'interno del tunnel. Era così… così… luminoso. Non credevo di aver mai visto il sole, prima di allora. Mi sentivo attratto da lei, avevo bisogno del suo calore. Riscaldava il gelo che si era insidiato dentro le mie ossa, nei miei occhi.

Il suo sorriso era diventato qualcosa da proteggere. Non sapevo cosa provassi, non sapevo cosa volesse dire amare qualcuno e cercavo di allontanarla perché – per me, il suo brillare era quasi accecante, fastidioso.

 

Mikan…

Avrei voluto gridare il suo nome, avrei voluto alzarmi dal quel dannato letto e cercarla. Anche in capo al mondo, se fosse stato necessario. Come avrei potuto crescere, vivere o anche solo respirare senza il mio sole?

L'oscurità mi avrebbe inghiottito di nuovo, ne ero certo. Avrei avuto necessità del suo straordinario sorriso, del suo calore così vivo e presente, così accecante.

Mikan…

Strinsi gli occhi, cercando di non piangere. Ero così ferocemente orgoglioso, a cosa sarebbe servito? Ormai lo squarcio che si era creato nel mio petto non accennava a diminuire. Si allargava, man mano che mi sentivo trascinato negli abissi.

La sua voce proruppe con prepotenza nei miei ricordi.

«Bingo! Come avevo intuito!» Mi sorrise quella volta, durante il gioco delle pietre Alice. Mi stringeva il braccio e io la guardavo, confuso, mentre il mio cuore cominciava a battere velocemente. «Non conosco nessuno che potrebbe volere la mia pietra Alice» mi disse, «Ma ecco!» mi mise una minuscola pietra sul palmo aperto della mia mano «So che mi hai detto di darla a Ruka soltanto, però non si tratta dello scambio romantico. Ci ho messo tutta me stessa per crearla!» continuava a mostrarmi il suo intramontabile sorriso, mentre con l'indice alzato mi spiegava le sue intenzioni, altruistiche come sempre. Non molto tempo prima le avrei senza dubbio trovate irritanti. «Questa pietra è come il mio nome» proseguì, «È arancione, ma non chiedermi perché sia così piccola» sembrava come volersi scusare. Osservai la piccola pietra arancione e la strinsi in un pugno, senza dire nulla. Sapevo che l'avrei custodita preziosamente.
 

A quel ricordo scattai a sedere sul letto e accesi una piccolissima palla di fuoco che volteggiava sul palmo della mia mano aperta, era molto piccola e illuminava debolmente la stanza, tuttavia era tutto ciò che potevo fare date le mie condizioni precarie.

Mi avevano spiegato che le pietre Alice che ci eravamo scambiati quel giorno durante la notte di Natale erano andate perdute, ma io non avevo mai lasciato andare quella buffa e piccolissima che lei mi fece durante il gioco in classe.

Abbracciai la stanza con lo sguardo, nel disperato tentativo di trovarla. Non poteva essere andata perduta durante lo scontro… non me lo sarei mai perdonato.

Allontanai le coperte che mi avvolgevano e posai i piedi per terra. Gemetti, ero davvero ridotto male, ma cercai in ogni caso di alzarmi. Dovevo controllare dove potesse essere.

All'improvviso qualcosa attirò la mia attenzione.

Nel comodino vicino al letto era appoggiato un sacchetto chiuso con un fiocco rosso all'estremità. Conobbi immediatamente quel fiocco: era uno dei nastrini con cui Mikan era solita legarsi i capelli.

Il cuore cominciò a battermi velocemente, quasi come se lei fosse lì con me.

Afferrai il sacchetto di velluto e sciolsi il nastro. Rovesciai il contenuto sul palmo della mia mano e la piccola pietra arancione si mostrò in tutta la sua bellezza.

Mi sentii immediatamente meglio, e poi di nuovo triste. Immensamente triste.

 

«Dimmi che mi ami. Voglio sentirlo chiaramente e voglio che provenga dalle tue labbra»

«Ti amo… Ti amo, tu… stupido Natsume, egoista e deficiente...» Come potevo dimenticare il suo volto rosso per l'imbarazzo e i suoi occhi colmi di lacrime?

«Anche io. Mikan, ti amo. Ora e per sempre, più di chiunque altro»

 


...And I'm sorry that I couldn't get to you
And anywhere, I would have followed you

 


 

...Say something, I'm giving up on you
Say something...

 

 

 

Tutti quei ricordi erano così dolorosi… Strinsi la pietra ancora più forte, come se volessi assorbire l'essenza di Mikan dentro di me. Chiusi gli occhi.

Un giorno, con quella pietra piccolissima ma così importante, l'avrei trovata e le avrei fatto ricordare chi fossi.

Ne ero certo.

Avrei combattuto giorno dopo giorno perché non importa quanto siamo distanti o quanto tempo ci vorrà. Io ti troverò, e ti porterò via da questo posto.

Aprii gli occhi e volsi lo sguardo alla luna, che mi si parò davanti in tutta la sua candida interezza.

La luna è nostra testimone, ricordi?

 

 

 

«Con questo, per l'eternità, tu sei mia.»

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Alice Academy/Gakuen Alice / Vai alla pagina dell'autore: Alebluerose91