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Autore: Kirito93    18/09/2015    2 recensioni
Nei primi anni del XVIII secolo, la pirateria domina il mar dei Caraibi, favorita dalle continue guerre fra i grandi imperi europei.
Tuttavia, dietro tutto questo, si celano poteri antichi quanto il Mito. Fra i rabbiosi flutti del mare, i Marine, cavalieri di Poseidone, combattono un antico nemico, che abita gli Abissi da molto prima del Dio del Mare ...
A fare la differenza saranno la volontà di John, un giovane marinaio, e il destino di Anne, una bella piratessa, che resteranno coinvolti e intrecciati in una guerra mitologica ...
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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CAPITOLO XV

BARBANERA IL TERRIBILE

Libertà: la capacità di determinare il proprio destino e scegliere senza limiti o costrizioni la strada da seguire. Incarnazione di questo ideale è la Libera Repubblica dei Pirati di Nassau; tuttavia, il piccolo centro portuale appariva all’equipaggio della Queen Anne’s Revenge, e al suo mesto capitano, come un cimitero. Sulle stradine di terra battuta, prima popolate da tutte le tipologie di gente che hanno a che fare con il mare, adesso c’erano soltanto morti, malati e un’infinità di barelle abbozzate con stracci cuciti alla meno peggio. Le grida di dolore delle madri che stringevano al petto i figli emaciati, i padri che giacevano in ginocchio impotenti davanti alle loro famiglie, costruite su quel suolo libero che per molti marinai, pescatori e tanta altra gente in fuga dalla povertà, era stata come una terra promessa.

 

<< Nassau … la mia Nassau … >> - mormorò Barbanera, camminando a passi lenti e gravi in quell’inferno. Intorno a lui quattro uomini con degli scrigni blu costituivano una sorta di guardia personale. Il temibile capitano si sforzava con tutto sé stesso di non sfuggire agli sguardi disperati della gente, rivolta con ansia verso la sua imponente figura che svettava nel gruppetto. I pirati che seguivano i Marine e il capitano erano visibilmente preoccupati da quei corpi che giacevano ovunque, temendo il contagio.

La ciurma della nave pirata più temuta dei Caraibi si fermò infine di fronte ad una taverna, la cui insegna quasi risentiva della disperazione circostante: “Old Avery’s”.

Barbanera guardò quella scritta rossa, sul consunto sfondo bianco, che aveva visto centinaia di volte: fu li che lui, Benjamin e James formularono l’idea della Repubblica dei Pirati, alla quale ben presto si associarono i meno ragionevoli e spericolati Charles Vane e Jack Rackham, e una miriade di altri capitani meno famosi, in cerca di libertà e scorrerie.

Stringendo i pugni, il capitano varcò la soglia, aprendo la porta scricchiolante con insolita delicatezza.

<< Capitano Teach! >> - lo salutò l’oste, rivedendo il volto di uno dei fondatori della città, dopo tanto tempo. Con un cenno piuttosto dimesso gli indicò come il locale fosse pressoché vuoto, a causa della pestilenza. I pirati, i Marine e infine il capitano presero posto sulle seggiole di legno, attendendo la lesta cameriera, che quasi si era disabituata a servire così tanta gente.

<< Camilla! >> - uno dei quattro Marine della guardia di Barbanera si alzò d’istinto al vedere la giovane dai capelli biondi a caschetto. Lei lo abbracciò brevemente, ma un cenno dell’oste, e del capitano, le diedero il permesso di prolungare quella dolce riunione per qualche secondo in più.

<< Porta rum per tutti >> - ordinò secco Barbanera, sollevando a stento lo sguardo verso la giovane.

<< La situazione è terrificante >> - commentò il capitano, scuotendo il capo - << Nassau non resisterà un altro mese, e Rogers non dovrà aspettarne altri due per prendersela … >> - continuò, passando in rassegna con lo sguardo i suoi uomini, anch’essi smarriti, eccetto uno, il cui sguardo ancora rifletteva una qualche fiamma.

<< Capitano >> - si fece forza il giovane Marine Blu dai capelli e gli occhi neri ossidiana - << Abbiamo una possibilità >> - si limitò a dire. Molti pirati lo guardarono attoniti, intuendo, chi più chi meno, a cosa si riferisse.

<< Ben non me lo perdonerebbe mai, ma non penso di avere molta scelta: si tratta della mia città! Della nostra città! >> - ruggì frustrato Barbanera, sbattendo un pugno sul tavolo. Il legno spesso, ma fradicio, scricchiolò all’impatto. Di norma l’oste avrebbe preso letteralmente a calci qualunque marinaio avesse osato compiere un gesto simile nella più nota taverna di Nassau, ma sapeva che al minimo torto, avrebbe conosciuto la furia di Edward Teach.

<< Ben detto capitano! >> - << Siamo con voi! >> - << Dobbiamo salvare Nassau! >> - << È la nostra Repubblica! >> - fecero in coro alcuni dei pirati, chi per pura sete di avventura, chi per dare un taglio a quella fastidiosa apatia che da tempo caratterizzava quella ciurma. Fra questi c’era quel giovane Marine Blu.

<< Avete ragione, dannati calamari! Basta rammollirci e frignare! Abbiamo rifiutato la proposta di Ben di tendere a quei cani una trappola … solo perché li schiacceremo senza bisogno di alcun piano! >> - Teach si lasciò prendere dall’entusiasmo e trangugiò la sua mezza pinta di rum non appena la bella cameriera glielo servì, lasciandola come sempre stupita dalla sua sovrumana resistenza all’alcool.

<< Credi che incoraggiarlo sia stata una buona idea? >> - sussurrò Camilla al suo fidanzato. Il moro sorrise.

<< Non lo so, ma vederlo così giù faceva star male tutti: siamo pirati, e andiamo sempre dietro a un obiettivo. Senza di esso, siamo perduti >> - spiegò il giovane Marine Blu, mentre tutti gli altri membri della ciurma si scaldavano, complice l’esagerata quantità di rum che iniziava a penetrare nel loro sangue.

<< Qualunque cosa pensi Ben, noi prenderemo le nostre medicine direttamente dalla fabbrica! >> - Barbanera si alzò bruscamente, innalzando il boccale pieno di un pirata accanto a lui.

<< Domani, noi prenderemo Charles-Towne con la forza! >> - ruggì il capitano, mostrando nuovamente il suo folle sorriso sadico, seguito da una serie di esultanze e applausi.

Quell’ardita proposta fece sobbalzare un altro cliente, un uomo vestito con stracci da marinaio, scalzo, che osservava con discrezione Barbanera, da quando il leggendario capitano aveva messo piede nel bar. Portava i capelli neri lunghi e arruffati, a malapena coperti da una bandana gialla sbiadita.

<< Larry, la prossima volta che ci vedremo, servirai quell’elisir inglese nei boccali! Sta certo che te ne porteremo diversi galloni! >> - annunciò Barbanera, avviandosi verso l’uscita, seguito dalla sua ciurma. Per pagare il conto, lanciò due dobloni d’oro alla cieca dietro le sue spalle: una somma di gran lunga superiore al necessario, ma di certo l’ultimo suo problema era il denaro.

L’ultimo a lasciare il locale fu il giovane Marine dai capelli ossidiana, che ne approfittò per baciare la sua amata prima di lasciarla nuovamente per sfidare l’ennesimo pericolo. Fermatosi un istante sulla soglia della taverna, lanciò un’occhiata sospetta al marinaio seduto all’angolo, stravaccato sul tavolo come fosse ubriaco, ma qualcosa diceva al Marine che era perfettamente lucido. Considerando il problema secondario, Neil, con il fidato scrigno alla mano, seguì il suo capitano.

Diverse ore dopo, il marinaio straccione era tornato alla taverna, cosa non inusuale per gente come lui. Solo che adesso non era da solo.

<< Bene, bene, vecchio mio … >> - biascicò il marinaio vestito di stracci, sollevando pigramente la bandana gialla che quasi gli copriva gli occhi. La figura elusiva cui si rivolgeva era un uomo alto con lunghi capelli biondi raccolti in una coda. Disarmato e vestito come un marinaio, era lo stesso uomo che aveva visitato Anne nella sua cella. Fuochi fatui si materializzavano accanto a lui, ma nessuno poteva vederli ...

<< Vecchio mio? Ci conosciamo solo da tre mesi >> - rispose il biondo, con una netta aria di superiorità. Mentre l’uomo si avvicinava distintamente al vecchio tavolo di legno, rigirava con esasperante lentezza un bizzarro anello rosso quasi traslucido, contornato da bordi di oro purissimo.

<< Uh, vedo che oggi sei a caccia … >> - fece malizioso il marinaio, puntando con gli occhi eterocromatici, uno castano e l’altro verde, l’anello al dito dell’altro. I suoi baffi neri lunghi si inarcarono in un sorriso.

<< Dimmi le novità del nostro pescatore >> - ordinò il biondo, sedendosi davanti al trasandato lupo di mare.

<< Ah già … va bene, va bene … il nostro amico intende andare a pesca stasera >> - benché sembrasse ubriaco, l’uomo evitava accortamente di fare nomi o di esprimere chiaramente il soggetto del discorso, conscio che l’oste e la cameriera avrebbero riferito eventuali comportamenti sospetti a Barbanera, e sarebbe stato un grosso problema trovarsi di fronte al flagello del mar dei Caraibi.

<< Pesce spada … immagino, nelle acque dell’est: li si fa pesca grossa … >> - continuò il marinaio, bevendo avidamente rum, che sembrava non intaccare minimamente la sua lucidità, nonostante si comportasse da ubriaco. Teneva sempre d’occhio, così come il suo interlocutore, la cameriera bionda, che si aggirava con la pezza alla mano per ripulire i tavoli. Abbassava anche la voce con estrema precisione quando Camilla si apprestava a pulire i tavoli vicini a loro.

<< Dolcezza, porta da bere anche a me >> - ordinò l’uomo biondo, con un sorriso accattivante. Camilla annuì e rispose al sorriso, avviandosi verso il bancone.

<< Ho parlato con la seconda fra le più letali donne dei sette mari, giusto ieri >> - continuò l’uomo, incuriosendo l’altro al punto da fargli mettere da parte il boccale - << E le ho detto la stessa cosa che sto per dire a te >> - aggiunse, senza trattenere un sorriso tronfio.

<< Una tempesta è in arrivo … >> - sussurrò il marinaio - << Sei fissato con queste parole … però ancora il cielo, io lo vedo sereno … >> - commentò acido. Il biondo scosse il capo, con aria di sufficienza.

<< Ti consiglio di ascoltare la prossima ciurma che metterà piede qui … avrà interessanti notizie e commenti riguardo questa … tempesta >> - disse, senza turbare più di tanto il trasandato interlocutore - << Anzi, mi sa che presto ne parleranno proprio tutti >> - concluse, con gli occhi azzurri che si proiettavano nel futuro.

 

Nel tardo pomeriggio, la Queen Anne’s Revenge salpò da Nassau, facendo vela per le acque dell’est. Neil e gli altri membri della ciurma sapevano che era necessario questo attacco per sbloccare quella disperata situazione a Nassau, ma solo in parte erano consci che non sarebbero più tornati indietro, dopo un simile passo. L’assedio di Charles-Towne avrebbe dato inizio alla fine.

La nave più temuta dei Caraibi percorse un mare limpido col vento a favore per quasi un giorno, prima di arrivare, la sera successiva alla pianificazione di quel folle assedio, vicino ai piccoli atolli disabitati che circondano la baia di Charles-Towne. La vedetta della Queen Anne, uno stridulo pirata di nome Gill, gracchiò eccitato alla vista dei lampioni della cittadina, le cui fioche luci risplendevano debolmente in lontananza. Ben presto il quartiermastro della nave, un Marine di Corallo dalla corporatura esile ma lo sguardo penetrante di nome Noah, mandò il nostromo ad avvisare gli artiglieri di caricare i cannoni di bordata. Fu lo stesso Noah a tuonare ai marinai sul ponte di armare i ben dodici cannoni in coperta per lato.

<< Noah, vorrei che Ray fosse con noi adesso … imparerebbe un mucchio di cose >> - mormorò compiaciuto il capitano Teach, osservando con un cannocchiale il porto della città.

<< Basteranno un paio di bordate per farlo cedere … e poi, il governatore Eden uscirà da li supplicandomi di non radere al suolo la sua ridicola cittadina … e a quel punto sarà disposto anche a darmi tutte le sue figlie pur di vivere! >> - continuò con tono sadico.

<< Cederà le medicine che ci servono senza protestare, o annienteremo fino all’ultimo dei suoi uomini. E come dite sempre, capitano … >> -

<< Un tiranno non può regnare senza soldati. E lui di certo non è amato: se dovessimo impiccare ognuno dei suoi scagnozzi, la popolazione farebbe lo stesso con lui >> - completò la frase Barbanera, abbassando il cannocchiale.

Il nostromo raggiunse la vara per comunicare qualcosa a Noah, poi ad un cenno del quartiermastro tornò sul ponte.

<< Serventi ai posti, compresi quelli ai mortai: abbiamo ventuno bocche pronte a ruggire, capitano, e a far piovere fuoco sul nemico >> - disse risoluto il Marine di Corallo.

<< Inizieremo con un piccolo … avvertimento … >> - fece Barbanera.

Qualche istante dopo, una pioggia di fuoco si riversò impietosa su una delle golette ormeggiate, che esplose in un tripudio di scintille, prima di affondare nelle acque basse e scure. La prua della piccola nave restò fuori dall’acqua, troppo bassa per inghiottire tutto il relitto. Come previsto dalla ciurma della Queen Anne, ogni sentinella sobria della città sobbalzò e cadde nel panico, chiamando rinforzi a destra e a manca.

<< Bene, sembra che li abbiamo svegliati! Facciamo capire loro chi siamo! Fuoco!!! >> - continuò a ruggire Barbanera, seguito dal rombo assordante dei suoi ventuno cannoni per lato, un vero primato per una nave pirata.

La bordata si abbattè come un uragano sul porto della cittadina, distruggendone una parte e affondando qualche peschereccio ormeggiato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Tuttavia anche i bastioni di Charles-Towne non si fecero attendere e la milizia del governatore Eden tentò una controffensiva.

<< Tutti ai posti! Prepararsi all’impatto! >> - gridò Noah, non appena udì il tuono di cannoni che non riconosceva come suoi. La ciurma prese le posizioni di emergenza, ma servì a poco, perché il colpo che più si avvicinò a colpire la Queen Anne era arrivato a poco più di sei piedi dal bompresso della nave, la quale rimediò solo un grosso schizzo d’acqua.

Di colpo tutta la ciurma prese ad esultare euforica, accortasi ormai che i cannoni da diciotto libbre del bastione non arrivavano nemmeno vicini alla gittata delle terrificanti bocche da ventidue libbre della nave pirata.

<< Non possono colpirci, devono scendere a patti. Non mi stupirei se vedessimo arrivare una lancia, a momenti >> - commentò soddisfatto il quartiermastro, scrutando le luci dei bastioni.

<< Correggete l’angolazione di sessanta gradi a tribordo e aggiustate il tiro di quaranta gradi in alto! >> - ordinò Edward, puntando dritto sulle difese della cittadina - << Fuoco!!! >> - ruggì. La bordata centrò con incredibile precisione vari punti della possente barricata di legno, spezzando e frantumando le travi come fa un leone con le ossa della sua preda. Se la Queen Anne’s Revenge fosse stata più vicina a quell’inferno, anche solo di un miglio, la ciurma avrebbe udito le urla strazianti delle guardie, i cui corpi finivano lacerati e schiacciati dal crollo, senza contare le esplosioni dei barili di polvere nera, posti accanto alle bocche da fuoco che stavano ricaricando, sebbene inutili a quella distanza.

<< Adesso non hanno più difese, potremmo persino invadere la città >> - constatò Noah. Il capitano lo ignorò, assorto nei suoi pensieri. Il suo volto, i cui occhi ossidiana brillavano della luce infuocata degli Inferi, pareva voler dire “ne avete avuto abbastanza?!”.

<< Sei ore >> - disse secco Barbanera, chiudendo il cannocchiale e avviandosi verso la cabina del capitano.

<< È poco tempo. Dovresti dar loro il tempo di riunirsi e decidere della resa. Non hanno comunque altra scelta >> - consigliò il quartiermastro. Il capitano si fermò a metà del ponte, voltandosi appena.

<< Hai ragione: potremmo entrare li e farli tutti a pezzi. È bene che lo capiscano in fretta, e mandino una lancia con le scorte di elisir, entro domattina >> - rispose, ritirandosi in cabina.

 

Poche ore prima …

Del possente forte Cormillos, un tempo baluardo della marina reale spagnola nelle acque a sud di Hispaniola, non erano rimaste che macerie, divorate da enormi cristalli di ghiaccio e colme di cadaveri e armi, che giacevano al suolo come testimoni della cruenta battaglia che era appena giunta alla sua amara conclusione. Grazie ad un compassionevole gesto di Anne, il corpo di Basilio fu sepolto in una tomba di acqua e ghiaccio, giù negli abissi. Gli uomini della ciurma della Kraken, notevolmente diminuita, tornarono a bordo portando il proprio capitano in spalla, così come John, Clymene e Kaitos, quasi annegati con l’allagamento improvviso delle segrete. Anche Seth e Raymond erano pesantemente provati, ma riuscivano a camminare, così anche Elizabeth, la cui mente ancora non aveva assimilato tutti quegli eventi che erano successi in così poco tempo. Primo fra tutti, il fatto che la giovane piratessa Anne Bonney non fosse altri che la Dea del Mare Amphitrite, comandante di tutti i Marine e signora delle acque. In cuor suo, nemmeno Anne se ne rendeva conto completamente: una parte di lei era conscia di essere la Dea, ma un’altra era indissolubilmente legata alla libertà della sua vita marinaresca.

La Kraken salpò dal molo devastato del forte, con capitano provvisorio Seth, che era diventato il quartiermastro dopo aver lasciato la ciurma della Queen Anne in modo da aiutare la ben più ridotta ciurma di Benjamin Hornigold. Insieme a lui, numerosi Marine si erano uniti da Inagua, e quasi la metà di loro aveva perso la vita nel durissimo scontro del forte. Tuttavia, in mezzo a quella triste desolazione, una tenera nota fu l’agognata riunione fra i due fratelli Saint, che mostrò ai Marine il lato protettivo del possente Kaitos. Clymene fu presto rassicurato che il veleno che aveva contaminato il fratello sarebbe stato guarito al più presto, non appena tornati a Inagua.

L’unico di cui nessuno aveva più notizie era Motya della Torpedine, investito dal Pacific Pillar di Anne insieme a John, Elizabeth, Clymene e Kaitos, ma a differenza di loro, non più riemerso. Nemmeno John, che aveva giurato di batterlo, pensava al suo destino, turbato com’era dalla fine di Basilio, e furioso con chiunque lo avesse usato e poi ammazzato come un animale, senza mostrare alcuna pietà.

 

Il canale di scolo del forte era completamente distrutto, a causa della pressione violenta dell’acqua, che lo aveva sfondato, creando una vera e propria breccia alla base di un torrione, a est del molo. Una piccola fetta di spiaggia a ciottoli segnava il confine fra i mattoni e la bassa scogliera a picco sul mare. In mezzo a quelle pietruzze, una figura stesa al suolo arrancava a fatica, ansimando e sputando acqua …

<< Avevi … previsto anche questo?! >> - ringhiò, avanzando almeno fino a voltarsi e stendersi sulla schiena, per riprendere fiato. La sua Nautile era fradicia e l’elmo era stato inghiottito dalla corrente. Tuttavia era ancora vivo, seppur con una preoccupante quantità d’acqua nei polmoni. I capelli biondi inzuppati si stavano lentamente asciugando sotto il sole del pomeriggio che volgeva al termine, lasciando spazio ad una gradevole brezza marina. I suoi occhi azzurro cielo, normalmente freddi come il ghiaccio, guardavano il cielo che s’imbruniva come fosse uno spettacolo, tanto era il sollievo di essere riuscito a scampare nuovamente alla morte.

<< Anche quella volta … mi salvai da solo dalle acque … avrei dovuto imparare, a non contare mai su di te … >> - mormorò amareggiato, trattenendo sia la tristezza che la rabbia, per mantenersi sempre freddo e lucido, pronto ad ogni emergenza.

<< John McReiss, eh …? >> - disse sardonico, traendo un profondo respiro prima di tentare nuovamente di alzarsi …

 

<< Vele!!! >> - le prime luci dell’alba furono accompagnate dalla stridula voce di Gill, che avvertiva la ciurma, ancora assonnata, dell’incombere di una nave. Noah dormì sotto l’albero maestro quella notte, insieme ai marinai del turno di guardia.

<< Cannocchiale! >> - ordinò il quartiermastro, afferrando lo strumento dalle mani del nostromo. Quindi lo aprì per osservare i nuovi arrivati.

<< La Venture? Capisco, chiama il capitano >> - fece pensieroso Noah, chiudendo il cannocchiale e mandando il nostromo a bussare alla cabina del capitano. Edward Teach fu in coperta dopo cinque minuti.

<< Chi è? >> - chiese - << La Venture. Bonnet ha saputo della nostra impresa >> - rispose il quartiermastro.

<< Se è venuto a farmi la predica, puoi anche mandargli una lancia a dissuaderlo, prima che entri nella linea di fuoco nemica >> - disse secco il capitano.

<< Movimento sulle mura della città! >> - gracchiò nuovamente la vedetta. In pochi istanti, il capitano e il suo quartiermastro furono a prua, cannocchiale alla mano, pronti a rispondere a qualsiasi tentativo di contrattacco.

<< Issano bandiera bianca?! >> - fece stupito Noah, privo però del cannocchiale, che era in mano a Ed. Con il volto cupo e furente, come raramente lo aveva mai visto, il capitano gli porse lo strumento, con la mano tremante dall’ira. Preoccupato, il quartiermastro portò il cannocchiale all’occhio e vide ciò che aveva scambiato per una bandiera bianca: una gabbia per pirati appesa all’asta della bandiera, con all’interno un corpo emaciato dalla fame e cotto dal sole.

<< Per Poseidone … >> - commentò furibondo, abbassando lentamente lo strumento.

<< Era uno dei miei uomini … lo hanno fatto morire di fame e ci hanno ornato quella finta bandiera bianca. Giuro che chiuderò Eden in una di quelle gabbie e ci ornerò il trinchetto! >> - ruggì feroce Barbanera, non trattenendo più il suo Cosmo elettrico.

<< Capitano?! >> - fece allarmato Noah, conscio che il Generale Marine era sull’orlo di esplodere.

<< Serventi ai posti!!! Fuoco!!! >> - tuonò il capitano. Dopo appena un minuto partì una bordata che arrecò ulteriore distruzione a quel porto già in rovina, arrivando a colpire di striscio anche le abitazioni. Un sorriso sadico iniziò a disegnarsi sul volto rude di Edward.

<< Correggete l’angolazione di dieci gradi a babordo e aggiustate il tiro di venti gradi in alto … >> - ringhiò, puntando stavolta a ben altro che le difese ormai già rase al suolo.

<< Capitano … sono bersagli civili, non dovremmo arrivare a tanto! >> - cercò di correggerlo il quartiermastro, ma bastò un’occhiata mortifera del capitano per farlo zittire.

<< Fuoco!!! >> - ruggì ancora Barbanera. Questa volta, la bordata si abbattè in pieno sulle case che costeggiavano il porto, squassando le semplici casupole di legno come uno stivale sulle foglie secche.

<< Fuoco!!! Distruggete tutto!!! >> - continuava imperterrito il capitano, perpetrando un feroce massacro sulla cittadina.

<< Lancia in arrivo a tribordo, capitano!!! >> - gridò la vedetta, cercando di trovare un momento fra i continui boati dei cannoni.

<< Chi diavolo è?! >> - ringhiò Edward - << È il capitano Bonnet >> - rispose Noah, andando a gettare personalmente la fune a quel manipolo di pirati.

<< Benvenuto a bordo, Stede >> - lo salutò calorosamente Noah, seppur coperto dal fragore degli spari, che non accennava a diminuire.

<< Che succede qui, Noah?! Edward è forse impazzito?! >> - chiese allarmato il capitano della goletta Venture, nonché Marine di Corallo, a giudicare dallo scrigno che portava con sé. A differenza del terrificante Barbanera, lui era vestito con una distinta uniforme della marina mercantile inglese e un cappello da ufficiale, e il suo volto era anche troppo bonaccione per un capitano pirata. I capelli corti biondi ordinati e gli occhi azzurri quieti davano di lui l’impressione di un ricco mercante delle Indie Occidentali.

<< Il governatore Eden ha esposto i resti di un nostro marinaio accanto ad una falsa dichiarazione di resa, e il capitano non sembra averla presa bene >> - spiegò il quartiermastro, indicando la figura smaniosa e furente di Barbanera.

<< Per Poseidone, così si macchierà di strage! >> - commentò esterrefatto Bonnet, osservando il fumo e le fiamme che salivano da Charles-Towne.

 

Lo studio del governatore era relativamente stretto per essere la base operativa di una carica così importante. Più larga e spaziosa era la sala prospiciente ad esso, dove attendevano i suoi ospiti. Fra questi il neo-governatore di Nassau Woodes Rogers. Dopo quindici irrispettosi minuti di attesa, il maggiordomo di Charles Eden diede all’Ammiraglio degli Abissi il permesso di entrare.

<< Governatore Eden, non mi avevate mai fatto stare così tanto dietro la porta >> - lo salutò ironico Rogers.

<< Quasi-governatore Rogers … accomodatevi prego >> - lo invitò altrettanto acido quello. A differenza del suo ospite, che vantava un fisico possente e dei lunghi capelli e acuti occhi castani, il governatore di Charles-Towne era un uomo basso e magro, con guance scavate, due fessure verdi per occhi e un’eterna parrucca banca sul capo. Mostrava molto di più degli anni che aveva realmente. Rogers ipotizzò che fosse colpa dello stress e sperò di non ridursi come il collega, quando avrebbe governato Nassau.

<< Ho sentito che avete dato un ridicolo ultimatum ai pirati … si può sapere perché non vi decidete a distruggerli una volta per tutte?! Per colpa della vostra negligenza ad agire, adesso io ho Edward Teach e la sua banda di bifolchi alle mie porte! >> - lo rimproverò duramente Eden, ma il più giovane collega non mostrò alcun turbamento.

<< E adesso venite qui a dirmi cosa?! >> -

<< Semplice: vi propongo un’uscita da questa incresciosa situazione: un accordo >> -

<< Intendete sottobanco? Non mi interessa >> -

<< Calmatevi per favore, non avete ancora sentito i termini >> -

<< Siate celere! Devo approntare una difesa, non perdere tempo appresso a voi! >> -

<< Lo sarò: di recente il forte Cormillos è stato assediato e distrutto da un gruppo di pirati comandati da Benjmain Hornigold >> - iniziò l’Ammiraglio, Mantenendo le mani giunte sul tavolo e restando immobile per focalizzare l’attenzione dell’interlocutore sulle sue parole.

<< Penso non sappiate che quel forte, sebbene di bandiera spagnola, era solo di facciata fedele a re Filippo >> -

<< Non vedo come intrighi interni agli spagnoli possano riguardare le nostre forze coloniali >> -

<< Ma non riguardano mica quello: quel forte era controllato, e forniva da base operativa segreta, da un gruppo di uomini di cui io rappresento uno dei capi. Il nostro nome è Abissali >> -

<< Mi state prendendo per un idiota, Rogers? >> - lo interruppe il governatore, convinto di star parlando con un pazzo - << E magari mi direte che siete al servizio di Davy Jones, lo spirito che divora i relitti! Ma fatemi il piacere! >> - lo derise l’uomo, ma l’espressione dell’Ammiraglio era più seria che mai.

<< Siamo un’armata di guerrieri capaci di servirsi del Cosmo. Ne avrete sentito parlare in antiche leggende. Ebbene, questo stesso potere è posseduto anche da molti dei capitani pirata che affliggono queste acque, e contro i quali voi e le vostre truppe non avete la minima possibilità di vittoria >> - spiegò Rogers, intuendo che stava pian piano facendo effetto sulla mente dell’interlocutore.

<< A breve sarò governatore di Nassau, ma come sapete bene la gente odia chi si è appena insediato a loro capo, quindi temo per la sicurezza dei miei affari come Abissale. Ecco perché vi chiederò di rendere Charles-Towne, la quale profondamente aborrisce la pirateria, la base operativa segreta delle mie forze >> -

<< Dovrei fare della mia città il ricettacolo dei vostri … Abissali?! E in cambio di cosa?! >> -

<< Interverremo seduta stante contro Teach e lo scacceremo dalla baia. Io stesso guiderò la resistenza, anche a bordo di una delle vostre navi. Un brigantino sarà sufficiente, poi sarà il Cosmo a decidere >> - propose Rogers. Il governatore sapeva bene che non poteva rifiutare, e lo sapeva altrettanto bene anche l’Ammiraglio degli Abissi.

<< Governatore Eden! >> - irruppe il maggiordomo, trafelato e visibilmente scosso.

<< Che diavolo succede, per gli Dei! >> -

<< Governatore, Barbanera ha appena attaccato le nostre abitazioni sul molo! Vuole massacrarci! >> -

<< Governatore Eden! Adesso non avete scelta: chiedete il nostro aiuto, o l’intera città verrà divorata da quel mostro! >> - lo esortò Rogers, alzando la voce e rendendo il suo tono appassionato: sapeva bene di essere vicino alla vittoria di quel duello verbale.

<< Capitano Rogers … >> - iniziò frustrato Eden, conscio di non avere alcuna scelta ormai.

 

  
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