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Autore: nephylim88    18/09/2015    2 recensioni
Mel. un marito. Un figlio. Un altro figlio in arrivo. Una vita felice, normale. Soprattutto felice. Ed è proprio qui, il problema.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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“Bella signora, stasera ti porto a mangiare fuori!”
Alberto era rientrato tutto allegro. Non l’avevo mai visto così esaltato, neanche quando aspettavo Paolo.
“E dove vorresti andare, a cena?”
“Che ne dici di un sushi-bar?”
“Oh, Alberto, lo sai che non posso mangiare pesce crudo! E ora come ora, l’idea del fritto e del tofu mi dà la nausea!” incalzai, quando lo vidi aprire la bocca come a dirmi che avevo alternative anche al ristorante giapponese. E cavolo, avrebbe dovuto sapere che al giapponese mangio solo sushi!
“D’accordo!” rise lui “Cosa proponi?”
“Pesce?”
“Come la signora desidera!” esclamò, su di giri “ma ad una condizione!”
“Cioè?”
“Lasciamo a casa il nanerottolo! Chiama Elisa! Stasera ti voglio tutta per me!”
Sorrisi e annuii.
Alle 19.30 il campanello di casa suonò. Era arrivata Elisa, la ragazza che, un paio di volte alla settimana, faceva da babysitter a Paolo. Alberto e io la adoravamo. Era quel genere di persona sulla cui affidabilità non avresti scommesso due lire, a vederla. Aveva diciassette anni e una pettinatura che mai avrei permesso ai miei figli: metà testa rasata e l’altra metà ricoperta da rasta castani legati insieme con un nastro. Piercing a una narice, occhi castani rigorosamente truccati con matita nera sempre un po’ sbavata e vestiti comprati sicuramente alle bancarelle di abiti etnici da quattro soldi completavano il quadro.
Tuttavia, a me, come persona, piaceva molto, era più matura di quanto si potesse pensare. Adorava i bambini, e Paolo stravedeva per lei.
“Vieni qui, patato!” strillò Elisa, appena vide Paolo. Lui non era di buon umore, non la accolse con i soliti strilli. Si limitò a buttarsi in avanti perché lo prendesse, cosa che lei fece senza indugi.
Le lasciammo le solite istruzioni di rito, poi uscimmo a cena.
 
Era tutto perfetto. Locale elegante, luci soffuse, Alberto che mi guardava con occhi innamorati, lieve mormorio delle persone attorno a noi…
La zuppa di pesce e l’astice che avevo ordinato erano favolosi. Alberto aveva preso invece un po’ di branzino, e dimostrava di gradirlo ampiamente. La mia fame da gravidanza stava cominciando a farsi sentire (chiamiamola pure “fame da gravidanza” e non “fame da ohmannaggiaquantomipiaceilpescepanciamiafatticapanna”!), tuttavia riuscii a trattenermi. Anche se una fetta di dolce la ordinai. Una fetta di tronchetto al limone, fresco di pasticceria.
Mentre finivo di mangiare, un soffio gelido mi sfiorò la schiena. Guardai attentamente le finestre del ristorante, per essere sicura che fossero chiuse. Lo erano. Che strano. E poi, perché avevo sentito così tanto freddo? Il locale aveva il riscaldamento attivo, e poi eravamo a maggio. Sicuramente fuori non faceva così freddo! Qualcosa non andava. All’improvviso realizzai che avevo la fronte imperlata di sudore e la testa mi girava. Sembrava un sintomo da gravidanza. “Amore?” la voce di Alberto mi giunse come un’eco remota, inframmezzata dai battiti furiosi del mio cuore che rimbombavano violentemente nelle mie orecchie.
“Signora?” la maîtresse mi poso la mano sulla spalla destra. Mi voltai verso di lei, ritrovandomi a fissare il muso di un molosso nero. Strillai e serrai gli occhi. Quando li riaprii, era tornato tutto alla normalità.
“Mel! Tutto bene?” Alberto, nel frattempo, si era alzato e si era accucciato alla mia sinistra.
Mi toccai la faccia, ancora madida di sudore, come se dovessi tenerla ferma. Guardai di nuovo la maîtresse. Era sempre la signora sulla quarantina che ci aveva accolto a inizio serata.
“S-sì… sì… scusate, ho solo avuto un calo di pressione. Mi spiace avervi fatto tanto preoccupare…” mormorai, perplessa.
“Sa, mia moglie è incinta. Magari è stato questo a sconvolgerla un po’.” Spiegò Alberto alla signora.
“Davvero? Oh, congratulazioni!”
Il resto della loro conversazione si perse nei meandri dei miei pensieri. Ero abbastanza sicura che quello che avevo vissuto non fosse poi così legato alla gravidanza. Sì, ok, giramento di testa, sudore, ma il freddo? E quell’allucinazione?
  
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