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Autore: Robigna88    19/09/2015    0 recensioni
Miranda ama fare i dolci, così quando la ammettono ad una delle più prestigiose scuole di pasticceria parte piena di speranze ma anche di paure. Una volta lontana però si renderà conto che forse c'è una cosa che ama più dei dolci e che è sempre stata ad un passo da lei.
(Storia scritta anni fa)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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-2-

 

 

 

«Ciao Los Angeles.» Miranda, appena atterrata a Los Angeles chiuse gli occhi perdendosi nel dolce e metropolitano profumo della California. Con la consapevolezza che non sarebbe stato semplice e la speranza che sarebbe stato straordinario, si fece largo tra la folla per uscire dall’aeroporto, il luogo dove tutto iniziava.

Si guardò intorno nella speranza di trovare un taxi e dopo qualche minuto di intensissimo traffico e gente che correva freneticamente da una parte e dall’altra, si rese davvero conto di dove si trovava: era a Los Angeles, capitale del cinema e dei sogni. La città dove tutto era possibile, dove non pioveva quasi mai, ma quando lo faceva sembrava che le case venissero giù, la città che da sempre aveva sognato. Ora che ci si ritrovava buttata dentro, Los Angeles in tutta la sua immensità la faceva sentire inerme e piccola.

Fece un respiro profondo e si avvicinò ad un tassista che tranquillo e sereno se ne stava fuori dall’auto, poggiato allo sportello ad osservare la folla umana che li circondava. Sembrava totalmente a suo agio e per nulla confuso dal ronzio e dal via vai di gente che c’era e Miranda pensò per un attimo che avrebbe voluto sentirsi come lui: pronta e preparata, senza paure o senza dubbi. Avrebbe voluto semplicemente prendere il suo sogno e portarselo dietro fino al posto in cui probabilmente l’avrebbe realizzato. Sorrise tra sé e sé e si rese conto che se non avesse avuto paura, se fosse stata del tutto serena in quella nuova città, non avrebbe sentito lo stesso brivido che adesso le pervadeva la schiena da cima a fondo e l’emozione, il divertimento e l’entusiasmo di realizzare il proprio sogno sarebbero scemati rendendo le cose decisamente più semplici ma per nulla divertenti.

A passo svelto si incamminò verso “mister tranquillità”, era questo il nomignolo che nella sua mente gli aveva dato e poggiò la sua valigia a terra: «Mi scusi..» Disse.

Il tassista rimase immobile a guardare davanti a sé come se non l’avesse sentita e per un attimo Miranda si convinse che forse non aveva parlato davvero.. “E se avessi solo immaginato di parlare?” pensò.

Scosse decisa il capo e si schiarì la voce nell’intento di attirare l’attenzione dell’uomo. «Salve..»

L’uomo girò appena la testa e la osservò un attimo con sguardo interrogativo e poi tornò nella sua posizione per nulla intenzionato a risponderle.

Miranda lasciò cedere le braccia lungo i fianchi e sospirò perplessa e sconsolata: come inizio non sembrava davvero il massimo.

Dopo qualche minuto di silenzio, il tassista la guardò. «Posso aiutare te?»

La ragazza corrugò la fronte: non era decisamente americano. «Si.. grazie.. Devo andare qui!» Rispose mostrandogli la lettera con l’indirizzo.

L’uomo lesse e sorrise: « Ah ah.. Tu pasticcera!»

Miranda sorrise appena, il suo modo di parlare e l’intonazione che dava alle parole erano davvero buffi: «Beh ci provo.. Ad ogni modo, puoi accompagnarmi?»

L’uomo annuì deciso e le prese la valigia per sistemarla sul sedile posteriore: «Io tassista, quindi si, io accompagno te a scuola di dolci.. Ma tu siedi avanti con me..»

Miranda lo fissò perplessa alzando un sopracciglio: voleva che si sedesse avanti, che fosse un maniaco?

«Tu non preoccupa.. Io no maniaco o assassino.. Ma tu bella ragazza e seduta dietro tu spreco.. Meglio avanti cosi che possano vedere te.» L’uomo si spiegò come se le avesse letto nel pensiero, e sorrise mentre le apriva lo sportello e la faceva accomodare.

Miranda sorrise un po’ preoccupata e salì in auto.

«Io Malic.. E vengo da Giamaica.»

«Io sono Miranda e vengo da New York.»

«Tu piace musica giamaicana?»

Miranda lo fissò e fece spallucce «Dipende! Bob Marley era forte.» L’uomo annuì con aria triste come se stessero parlando del suo defunto padre «Già.. Bob era grande della musica giamaicana.»

«Si hai ragione.»

Malic annuì e poi iniziò a battere il dito a ritmo di “No woman no cry sul volante.

«No woman no cry, no woman no cry.. Said, said, said I remember when we used to sit in the government yard in Trench- town..» Miranda lo accompagnò con le poche parole della canzone che conosceva.

Malic rise appena e iniziò a cantare a sua volta.. Continuarono così fin quando non arrivarono a destinazione.

«Noi arrivati! Quella scuola di pasticceria.»

Miranda si guardò intorno e i suoi occhi da allegri e spensierati diventarono spaventati e confusi.

«Tu spaventata?» Le chiese Malic mentre scendevano dall’auto.

Miranda piegò appena la testa e rimase immobile  a fissare il grande edificio davanti a lei: un posto grandissimo, con una bellissima facciata color crema e l’aspetto professionale di una scuola di grande prestigio, quale in effetti era.«Hey Malic.. Mi riaccompagni all’aeroporto? Non credo di voler restare qui.»

Malic la guardò e sorrise. «Tu rimane. E tu bravissima.»

Miranda sorrise appena e prese la sua valigia. «Grazie Malic.. A presto!»

«A presto Miranda di New York!»

 

 

Una volta sola Miranda ebbe l’impulso per due o tre volte di fuggire e tornarsene a casa. Davanti a quell’immensa porta che le stava di fronte non si ricordava più neppure la ricetta dei bignè alla crema. Come se il suo movimento fosse automatico afferrò il telefono e chiamò la sua fonte personale di tranquillità: Dave.

«Pronto?»

«La porta è gigantesca e sormontata da una maestosa scritta che mi mette un’ansia terribile.» Furono queste le parole con cui Miranda salutò il suo amico.

«Anche io sono felice di sentirti..»

Miranda scosse il capo sorridendo appena, il tono sarcastico dell’amico in quel momento era davvero quello che le serviva. «E se prendessi un aereo e tornassi a casa oggi stesso?»

«E se invece facessi un bel respiro profondo e oltrepassassi la “porta del terrore”?»

«Sono davanti alla porta di una delle più prestigiose scuole di cucina di Los Angeles.. Sai quante persone più brave di me ci saranno lì dentro? Promettenti pasticceri che mi guarderanno e penseranno che sono un’imbranata.»

Dave rimase in silenzio per alcuni minuti scuotendo leggermente il capo per la paranoia della sua amica: «Non dovresti stare fuori a fissare la porta troppo a lungo.. Potrebbero chiamare la polizia e denunciarti come un soggetto sospetto che si aggira furtivamente davanti alla prestigiosa scuola di dolci..»

Miranda sembrò riflettere un attimo e si chiese come quelle assurde parole potessero aiutarla. Tuttavia si sentiva già meglio e le sue insicurezze sembrarono svanire sotto il tono sarcastico e divertente di Dave.

Quel sentimento di calma che solo la voce del suo amico era capace di darle, non era cosa nuova. D’altronde Miranda l’aveva capito subito, non appena l’aveva incontrato il primo anno del liceo, che lui sarebbe diventato una persona importante. Ricordava esattamente che l’aveva visto aprire il suo armadietto e lanciare dentro i libri, come se fossero un sacco di patate, l’aveva osservato un po’ e aveva deciso dal modo in cui sorrideva che voleva saperne di più. Allora, aitante e simpatico com’era, era riuscito con un solo sguardo a farla sentire bene..

Si erano trovati subito a proprio agio e con il passare del tempo si raccontavano tutto l’uno dell’altra finendo con l’essere gli inseparabili amici che erano adesso. Qualcuno avrebbe potuto pensare che tra loro ci fosse di più di semplice amicizia, ed in effetti non era tanto sbagliato pensarla così; tra loro c’era complicità, rispetto, profondo affetto e una leggera forma di dedizione che rendeva piacevoli anche quei  silenzi che per molti, di solito, diventano imbarazzanti.

Fece un respiro profondo e colse il messaggio tra le righe che il suo amico le stava lanciando. «Mi hanno chiamato loro.. Dovrò pur contare qualcosa in fondo.»

Dave dall’altro capo del telefono sorrise e annuì fiero del rinnovato coraggio della ragazza.

«Rimani in linea fin quando non varco la soglia?»

«Certo.. ma sappi che sono al lavoro e rischio di essere licenziato se passo troppo tempo al telefono.»

«Ma smettila.. il tuo datore di  lavoro è tuo fratello.» Replicò Miranda facendo qualche passo verso la porta.

«E allora? Le macchine non si riparano comunque da sole.»

Miranda annuì mentre varcava la “spaventosa” porta e in sottofondo le parole dell’amico scorrevano veloci. «Sono dentro!!» Esclamò guardandosi intorno confusa ma felice.

Dopo aver parlato ancora qualche secondo col suo amico, Miranda riattaccò e si diresse allo sportello che presumeva fosse la “segreteria”. Continuando ancora a guardarsi intorno si ritrovò a sorridere da sola nel grande atrio.

Ogni cosa dentro l’edificio le sembrava meravigliosa.. Persino l’uomo delle pulizie che posava gli attrezzi nel suo stanzino personale le sembrava l’uomo più bello del mondo. Toccava le pareti ed ogni cosa intorno a lei come per accertarsi che fosse tutto vero.  E nell’attesa che arrivasse il suo turno ebbe modo di riflettere su tante cose. Aveva migliaia di domande e tutte sembravano in quel momento prive di risposta.

Cosa avrebbe fatto dopo lo stage?  Di sicuro avrebbe ampliato le sue conoscenze e questo era già abbastanza. Avrebbe aperto una pasticceria tutta sua? E se si, l’avrebbe aperta lì a Los Angeles o sarebbe tornata all’ovile, a New York?

Le domande erano tantissime e le risposte ancora troppo poche.

«Signorina è il suo turno!»

Miranda scosse il capo per tornare alla realtà e si avvicinò alla segretaria. Prese la lettera e gliela mostrò mentre continuava ad osservare ogni cosa.

«Questo è il programma.. La sua stanza è la prima a sinistra al piano di sopra.» Le disse la signora dandole il programma settimanale e indicandole la via per raggiungere la sua stanza «Benvenuta!»

Miranda annuì e ringraziò mentre si apprestava a salire di sopra.  Si fermò ancora un momento nel grande atrio e diede una rapida occhiata al programma della prima settimana che sembrava parecchio intenso:

 

Prima settimana: Le basi della pasticceria (1° parte)

Impasti:

 

Pasta frolla

Pasta sfoglia

Pasta brisée

Pasta a bignè

Pan di spagna

 

Creme:

 

Crema pasticcera e sue varianti

Crema inglese

Crème diplomate

Crema al cioccolato

Crema alla frutta

 

 

Richiuse il foglietto e iniziò a percorrere la grande scala per raggiungere la sua camera. Contò i gradini che la separavano dal piano di sopra; erano venti e dopo la scala, altri venti passi di media lunghezza la separavano dalla sua camera: la numero due.

Arrivata aprì la porta e si ritrovò davanti ad una semplicissima ma accogliente camera: una grande finestra, una libreria, una scrivania, due lettini e due comodini; probabilmente avrebbe avuto una compagna o un compagno di stanza. Entrò e poggiò le sue cose su uno dei due letti, si mise a sedere e respirò a fondo mentre le tensioni svanivano e quell’edificio che  da fuori le sembrava spaventoso, non le faceva più così paura.

 

 

 

   
 
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