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Miranda
tamburellava inquieta con le dita sulla sedia
della sala d’attesa. La sua gamba si muoveva velocemente su e giù come se lei
non ne avesse il controllo. Aveva caldo ma era pieno inverno, e le belle labbra
rosate erano tormentate dai mordicchi nervosi. Quando iniziò a sentire dolore
alla mano che velocemente e rumorosamente sembrava intenzionata a bucare la
sedia di legno sotto i colpi insistenti, decise di alzarsi e iniziò a fare su e
giù per il piccolo corridoio nell’attesa che fosse il suo turno.
L’
irrequietezza e l’ansia provocata dall’attesa le aveva imparate da sua madre;
mentre l’entusiasmo che da lì a poco sarebbe forse esploso e i morbidi e
lucenti capelli castani li aveva presi da suo padre: quello stesso padre che
l’aveva lasciata quando ancora non era capace di parlare, quando ancora
prendeva il latte nel biberon.. Respirò a fondo e afferrò dalla tasca la
lettera che tanto aveva atteso; la possibilità che aspettava da tutta la vita
era lì, nelle sue mani chiusa in una fine busta di carta che le sue dita
tremanti non avevano il coraggio di aprire.
Continuò
a fare su e giù per un altro paio di minuti che sembrarono ore, fin quando la
voce severa ma amorevole di Maddie, la
segretaria/amica che da sempre aveva fatto parte della sua vita, non la esortò
a sedersi: «Santa pace del paradiso Miranda.. Vuoi sederti o no? Mi stai
facendo venire il mal di mare.»
Miranda
alzò gli occhi su di lei, troppo nervosa per risponderle ed iniziare uno di
quei botta e risposta che erano solite fare, ma troppo dolce per non riservarle
comunque uno dei suoi migliori sorrisi: «Scusa! Sono un po’ agitata.»
Maddie
la fissò alzando un sopracciglio perplessa e si tolse i piccoli occhiali per
guardarla in viso: «Questo l’avevo capito da sola. Mi chiedevo solo se potessi
essere così gentile da agitarti seduta.»
La
ragazza annuì e si mise a sedere guardando la lettera mentre la sua gamba
ricominciava a muoversi veloce e nervosa.
Maddie,
che la osservava da dietro la scrivania, respirò a fondo e le si avvicinò
incuriosita dal pezzo di carta che stringeva tra le mani e che sembrava essere
il motivo di tanta agitazione: «Questa è la lettera che aspetti da un mese?»
La
ragazza annuì mentre le sue fragilità si scioglievano come neve al sole sotto
la voce curiosa della donna.
«E
perché non me l’hai detto subito? Ragazza mia qui dentro a questa busta c’è il
tuo futuro.. Perciò hai il sacrosanto diritto di fare su e giù..
Andiamo!!» Le disse Maddie,
e presala per mano la fece alzare iniziando a seguirla impaziente e ansiosa su
e giù per il corridoio.
«Esattamente
cosa state facendo?» La voce di Dave, il migliore
amico di Miranda, attirò la loro attenzione.
Chiuso
nel suo cappotto nero che gli dava un’aria da adulto pieno di responsabilità,
il ragazzo le guardò corrugando la fronte con aria interrogativa. Sapeva per
certo che Miranda faceva su e giù quando era agitata o nervosa per qualcosa,
quello che non capiva era perché Maddie la
accompagnasse nel movimento compulsivo di percorrere avanti e indietro il
rettangolo di pavimento che andava dalla scrivania alla porta dell’ufficio
della madre della ragazza. Quello che comunque era chiaro era che se Dave fosse stato un estraneo piuttosto che un vecchio “cimelio” di
famiglia, come Maddie lo chiamava, le avrebbe prese
per pazze.
Maddie
e Miranda continuarono a camminare su e giù e alzarono gli occhi per guardarlo
«Secondo te cosa stiamo facendo?» Gli chiese la donna.
Dave
scosse il capo perplesso e le fissò per un po’ «Non vorrei sbagliarmi ma credo
che voi stiate andando su e giù per il corridoio.»
Maddie
si fermò e lo fissò con un’espressione a metà tra il divertito e la
perplessità. «Sei divertente..»
«Beh..
grazie, è un dono.»
Miranda
li osservava divertita e, come sempre, si rese conto che il suo migliore amico
era riuscito, solo con la sua presenza ad infonderle quella calma e quella
tranquillità che in quel momento erano seriamente messe alla prova dalla
lettera che stringeva gelosamente tra le mani. Si perse per un attimo nel
piacere che i battibecchi, ormai nella norma, tra Dave
e Maddie, sapevano darle e per qualche secondo si
scordò il motivo della sua agitazione.
«La
vedi la busta nelle mani di Mimi… Quella busta contiene il suo futuro..»
La
voce di Maddie, che la chiamava con quell’assurdo
soprannome, la riportò alla realtà e la lettera che aveva in mano iniziò a
pesare di nuovo come un macigno.
Guardò
il suo amico e con un sorriso falsamente tranquillo, che avrebbe ingannato
chiunque ma non lui, agitò appena la busta mostrandogliela.
«È
la lettera da quel concorso per lo stage di pasticceria a cui hai partecipato?»
Le chiese il ragazzo.
«Si..
Sto aspettando che mia madre finisca col suo cliente e poi entro dentro e
gliela faccio aprire.»
«Perché
non la apri da sola?»
Miranda
scosse il capo decisa, aggrottando la fronte come se il suo amico l’avesse
appena insultata.
Dave
sorrise e le accarezzò i capelli nell’intento di rassicurarla. «Sono sicuro che
ti hanno presa!»
Miranda
sorrise e volse lo sguardo alla madre che salutava il cliente e poi le si
avvicinava per il “momento della verità”.
“Gentilissima Miranda Cooper siamo lieti di
annunciarle che è stata accettata per lo stage della durata di un mese presso la prestigiosa scuola di
pasticceri “Delizie del palato” di Los Angeles.
Inizio stage lunedì 5
gennaio 2009, ore 11:00.”
Quando
la madre finì di leggere le poche righe che rivelavano il suo futuro, Miranda
non riusciva ancora a credere alle parole appena sentite. Maddie,la
madre stessa e Dave la abbracciavano felici e quegli
abbracci sembravano sfiorarla senza toccarla davvero. Sentiva in sottofondo le
parole gioiose di chi le stava intorno e riusciva a vedere le lacrime
orgogliose e felici della madre e di Maddie e
l’espressione sorridente di Dave. Provava a parlare
ma le parole le si bloccavano in gola e in quel momento assaggiò il gusto
dell’incredulità.
I
dolci erano sempre stati la sua passione: una passione nata un po’ per caso. Un
giorno infatti, al secondo anno delle scuole medie si era ritrovata coinvolta
senza volerlo davvero, nell’organizzazione di uno spettacolo di beneficienza. “Tu prepara dei biscotti” le aveva detto la sua insegnante e lei pur
amando i dolci ma non sapendo da dove iniziare, diligente ed educata com’era
sempre stata aveva annuito ed era arrivata a casa disperata. Aveva preso il
vecchio ricettario della mamma e aveva iniziato ad impastare e lavorare fin
quando sporca di farina e profumata di cioccolato aveva infornato la sua teglia
di biscotti pronta a comprare qualcosa di già pronto la mattina dopo prima
della scuola. Li aveva fatti cuocere e poi li aveva adagiati in un vassoio
senza avere il coraggio di assaggiarli.
Poi
la mamma era tornata a casa dal lavoro e ne aveva mangiato uno scoprendo che
era buonissimo. All’inizio Miranda non ci aveva creduto e aveva pensato che lei
in quanto mamma era decisamente di parte.
Ma
il giorno dopo allo spettacolo di beneficenza tutti chiedevano da quale
pasticceria arrivassero i biscotti al cioccolato e Miranda capì che erano
davvero buoni. Intraprendente com’era, mise su una piccola bancarella e
vendette i suoi biscotti racimolando qualche soldo con cui comprò gli strumenti
necessari per sperimentare nuovi dolci.. E pian piano col passare del tempo
imparò a preparare torte e dolcezze di ogni tipo, capendo che quella era la
strada che voleva seguire. Aveva frequentato un corso a New York, la sua città,
e quando le si era presentata l’occasione e si era sentita davvero pronta aveva
fatto domanda per lo stage a cui era stata appena accettata.
«Siete
sicuri che non ci sia un errore?» Chiese
incredula.
«Un
errore? Quale errore? Ragazza mia, ce l’hai fatta!!» La voce allegra di Maddie la risvegliò dal suo stupore.
Miranda
prese la lettera e la lesse, come se avesse l’impressione che leggendola da sé
il contenuto sarebbe cambiato..
“Eh si.. C’è scritto che ce l’ho fatta!”
pensò mentre scorreva velocemente, per la terza volta le righe sul foglio.
Leggeva e rileggeva mentre sul suo viso si stampava un sorriso ebete che
avrebbe fatto tenerezza a chiunque. «Ce l’ho fatta!!» esclamò iniziando a
saltellare per la gioia..
«Sono
fiera di te!» Le disse la madre sorridente.
Miranda
sorrise e guardò Maddie che piangeva ancora per la
felicità continuando a ripetere: “L’uccellino
lascia il nido e impara a volare da solo!”. Per quanto quelle parole
fossero proprie del Maddie style, suonavano strane persino uscendo
dalla sua bocca. Ma, tralasciando il particolare dell’uccellino era tutto vero,
stava lasciando il nido e adesso le sue insicurezze sembravano pronte a
prendere il sopravvento. Diede una rapida occhiata al suo migliore amico che la
osservava in silenzio rispettando i suoi tempi di metabolizzazione della
notizia che le avrebbe probabilmente cambiato la vita per sempre. Negli occhi
del ragazzo leggeva lo stesso terrore che pervadeva anche lei; lasciare chi si
ama è duro, ma Miranda che fino a quel momento credeva di poter prendere e
mollare tutto, si perse negli occhi verdi e lucenti di Dave
e capì che forse non era tanto semplice mollare tutto, soprattutto lui.
«Congratulazioni!»
le disse il ragazzo abbracciandola forte «È l’occasione che aspettavi da tutta
la vita.. Bravissima!»
«Grazie.»
Nella
sua camera nell’attesa che il taxi arrivasse per condurla all’aeroporto,
Miranda fissò ogni particolare della stanza come se avesse paura che partendo
l’avrebbe dimenticato. I suoi poster di Parigi, i suoi libri, per la maggior
parte ricettari di dolci, i suoi pupazzi e il suo angolo rock, con i dischi degli AC/DC, dei Kansan
e di atri gruppi rock anni ottanta che Dave le aveva regalato.
Le
aveva detto che glieli aveva comprati perché non ne poteva più delle sue lagne
smielate. Che ne aveva abbastanza di ascoltare zuccherose canzoni d’amore in
cui la coppia scoppia sempre e uno dei due si ritrova a cantare il loro
passato. Così aveva creato, più per lui che per lei, il cosiddetto angolo rock.
In quell’angolo secondo lui, si nascondevano tutte le energie positive
necessarie a superare un giorno no. E quando andava a trovarla, mentre Miranda
cercava inutilmente di guardare la tv, lui si scatenava su pezzi come Carry on my wayward son dei Kansan oppure
Back in black degli AC/DC.
«Paura
all’idea di partire?»
Miranda
sorrise e guardò la porta da dove il suo migliore amico faceva il suo ingresso
pronto a salutarla. «Direi che è tardi per avere paura, il mio aereo parte tra
due ore.» Chiusa nelle sue fragilità e nelle sue paure cercava di convincere se
stessa che sarebbe andato tutto bene, che Los Angeles sarebbe diventata una
seconda casa e che avrebbe trovato il suo posto velocemente.
Si
sentiva piccola come non si era mai sentita prima nei suoi ventitré anni.
«Andrà
tutto bene.. E Los Angeles ti piacerà. Vedrai!» Dave
abbozzò un mezzo sorriso e le scompigliò i capelli mentre si sedeva accanto a
lei sul letto.
Poi
il suono del taxi e il momento dei saluti. Un abbraccio forte e la promessa di
sentirsi due volte al giorno ogni giorno.
«Ci
vediamo tra un mese.»
Dave
sorrise e annuì mentre la guardava uscire: «Tra un mese!» Esclamò, mentre invece avrebbe voluto dire “Ti amo”.