Capitolo 3 - Il torneo di arti marziali
Ndr
19/09/15 Avrei dovuto intitolare il terzo capitolo
“Finalmente Sana”. Ho aspettato a lungo prima di introdurla perché sapevo che sarebbe
stato difficile realizzarlo. Sana è il personaggio a cui resto più legato, e la
sua psicologia complicata, fatta di un alternarsi continuo tra momenti di gioia
e nostalgia, rende difficile scrivere e descrivere bene i suoi mutevoli stati
d’animo.
Ho tentato di impreziosire il capitolo con più dialoghi; non a caso, proprio la
comparsa della protagonista trasforma il tono dal serio quasi tetro delle
pagine precedenti a quello leggero e spensierato tipico del suo modo di essere.
Buona lettura, e se doveste avere qualche appunto o suggerimento, non esitate a
recensire.
***
Memore degli
“esplosivi” esperimenti precedenti, Misako Kurata[1] avrebbe preferito
che non fosse sua figlia ad occuparsi dei preparativi della cena di quella
sera, ma Sana aveva insistito al punto da sfinirla, e alla fine l’aveva
spuntata. Pertanto, quando sentì aprirsi la consueta danza di urla e viavai di
gente che accorreva preoccupata, timorosa che la ragazza avesse nuovamente
usato il lievito al posto della farina, decise di ignorarla; e che ciò le servisse
da lezione.
Tuttavia la sua
vocazione e professione di scrittrice, la rendevano anche una incontenibile curiosa,
e non appena Rei[2] fu di passaggio
nel corridoio si precipitò a chiedergli cosa stesse accadendo al piano di
sotto; lo vide completamente coperto di farina e questo le diede modo di farsi
un’idea.
- E dimmi, almeno
mia figlia è ancora viva? - chiese con garbo - O forse, sarebbe più opportuno
chiederti se esiste ancora una cucina? -
Il manager di Sana
allargò le braccia con fare sconsolato e tutto ciò che riuscì a dire fu - C’è
voluto un po’ ma sono riuscito a convincerla a lasciarsi aiutare dalla signora
Shimura[3], tuttavia temo che
il frullatore ci abbia abbandonato per sempre - concluse sconsolato.
Misako san aprì il
ventaglio per mascherare il sorrisetto beffardo che le si era stampato in volto.
- Faresti meglio a
cambiarti; ma bada bene di non accostarti alla cucina di nuovo prima che sia
tutto finito -
L’uomo abbassò la
testa, sconfitto, riconoscendo la saggezza di quel consiglio e commiserando il
destino di trovarsi in quanto unico uomo della casa, solo nella lotta alla
sopravvivenza contro l’imprevedibilità di madre e figlia.
Sana era in piedi
davanti al grande forno nero con lo stesso fuoco negli occhi di un esploratore
che approda alla scoperta del suo personale sacro Graal dopo anni di fatiche e
ricerche infruttuose.
I capelli color
rame raccolti in una coda di cavallo, il viso completamente coperto di farina
bianca e un grembiule che pareva sopravvissuto all’esplosione di una bomba,
erano i testimoni della lunga battaglia che aveva sostenuto contro i fornelli,
e in quel momento delicato esibiva una fanatica espressione di vittoria. Dietro
di lei, una impaurita quanto sconfortata signora Shimura, già si accingeva a
porre rimedio ai danni ingenti che aveva causato. Il momento della verità era
vicino.
Sana puntò il dito
contro il dispositivo elettrico - Mi hai procurato dolori e sofferenze oltre
ogni immaginazione, adesso sapremo; signora Shimura, quanto manca ancora? -
La donna giunse le
mani a mo’ di preghiera.
- Sana chan, ti
prego, non devi essere così impaziente; occorre aspettare ancora qualche minuto
prima di toglierli dal forno -
La ragazza accolse
quella notizia con uno sbuffo sonoro; decisamente, si chiedeva troppo alla sua
limitata pazienza.
La frustrazione
però non durò a lungo; la gioia che provava per aver preparato il suo primo dango di Hokkaidō[4] soppiantava qualunque altro sentimento. “Li
farò assaggiare ad Hayama”, si disse tutta contenta battendo le mani.
Tuttavia, nel compiere questo gesto la sua
attenzione ricadde sull’orario indicato dall’orologio, e quel che ne seguì fu
un boato che fece immediatamente pensare ad un’altra esplosione.
- Sono in ritardo clamoroso ! Signora
Shimura, la prego, provveda lei a togliere i dango dal forno quando saranno
pronti -
Sfinita dopo quella estenuante sessione
culinaria, alla signora non restò che annuire.
- Certamente, me ne occuperò io, adesso corri
a prepararti, gli ospiti saranno qui a…- ma la vide precipitarsi fuori dalla
stanza prima di avere avuto modo di concludere la frase. Sospirando di fronte a
quelle estreme manifestazioni di eccentricità, tornò ai suoi doveri di
domestica.
Il tempo che Sana dedicò alla preparazione e
abbellimento della propria persona fu a stento la metà di quanto ne avesse
speso per imbandire la cena. Per la verità, in questo le fu di grande aiuto la
sua naturale bellezza fisica, la quale non esigeva artifici o cosmetici che ne
esaltassero l’avvenenza.
Durante quegli ultimi mesi, il corpo le si
era slanciato definitivamente e aveva assunto le fattezze di quello di una
giovane donna.
Le gambe, prima semplicemente snelle,
apparivano ora ancora lunghe, ma dalle curve più pronunciate e morbide; la
bocca aveva assunto la delicata forma di un arco di cupido e i graziosi
lineamenti del volto erano divenuti più maturi. Solo il seno, pensò lei con una
piccola nota di disappunto, era rimasto immune alle trasformazioni fisiche che
avevano interessato il resto del suo corpo. Hayama ne avrebbe sicuramente
approfittato alla prima occasione buona per darle il tormento, si disse con
aria divertita.
Quando ebbe terminata la toilette, le bastò
indossare un delicato abito color crema su cui sciogliere i voluminosi capelli
rame per raggiungere quello che a lei parve modestamente un risultato decente.
Il sorriso che elargì allo specchio le venne
restituito dalla propria immagine riflessa.
Questo le servì ad allontanare il triste ricordo
dei tempi in cui, malata psicologicamente, aveva perduto temporaneamente la
capacità di mutare le espressioni facciali. Tormenti che anche a distanza di
anni, non l’avevano mai abbandonata del tutto.
Le capitava ancora di sognare di essere
diventata una bambola senza mimiche, abbandonata su una sedia al centro di una
stanza buia e vuota e condannata a trascorrere il resto dei suoi giorni a
cantare sottovoce una triste melodia di aiuto, che nessuno avrebbe però mai
udito.
Questo incubo ricorreva con cadenza regolare
ogni paio di settimane. Non potendo sopportare di non parlarne con nessuno,
alla fine lo aveva rivelato ad Hayama, e lui l’aveva esortata a chiamarlo senza
esitazione, a qualunque orario, ogni volta che le fosse accaduto di nuovo. Da
quel momento, grazie al suo supporto, le capitava sempre meno spesso.
Molte volte si era domandata quale sarebbe stata
la sua fine se Akito non fosse corso in suo
aiuto. Vero, la natura di quel male aveva le sue origini proprio nel trasferimento
del ragazzo a Los Angeles; ma all’epoca lei era all’oscuro del fatto che le
sole possibilità di guarigione della sua mano destra paralizzata
fossero oltreoceano.
Quando ci pensava, non poteva trattenersi dal
provare un moto di sincero orgoglio per come avessero superato, insieme, una
prova così difficile come la dolorosa separazione di due anni.
Per fortuna, quei giorni terribili erano passati
ed il futuro le appariva, in quel momento, roseo e sgombro da inquietudini.
Dal piano di sotto il suono del campanello la
riportò bruscamente alla realtà; si girò con un sorriso verso la porta
- Sono arrivati ! -
Teneva particolarmente a quella cena : Era la
prima dall’inizio dell’estate, ma soprattutto la prima dal ritorno in Giappone
di Hayama, e nulla avrebbe dovuto comprometterla.
Tutti gli ospiti giunsero pressappoco allo
stesso orario e vennero accolti nel grande salotto proprio come in passato.
All’appello mancava il solo Hayama, inspiegabilmente in ritardo.
Sana notò subito la sua assenza, e se ne
domandò il motivo, ma non ebbe tempo di ragionarci sopra, poiché i doveri di padrona
di casa richiesero ben presto tutta la propria attenzione.
Dopo aver offerto da bere un aperitivo a
tutti, cominciò a spostarsi da un lato all’altro della stanza intavolando
conversazioni coi presenti e mantenendo viva l’atmosfera grazie alla briosità del suo
carattere.
Di tutti gli invitati, l’unico che le parve
essere stranamente avulso dal contesto, era Tsuyoshi, il quale pur sforzandosi
di partecipare attivamente, non riusciva a mascherare un’aria di inquietudine.
Sana si avvicinò ad Aya Sugita[5] e la prese in disparte.
- Va tutto bene? Che cos’ha Tsuyoshi? -
La ragazza scosse tristemente il capo - Oggi
ha incontrato suo padre, e credo abbiano avuto una discussione accesa -
Sana conosceva bene la situazione famigliare
dell’amico, che sin dalla separazione dei suoi accettava di malavoglia qualunque
altro incontro con il genitore che non fosse strettamente indispensabile.
- Ti ha detto di che cosa hanno parlato ? -
chiese apprensiva
- Non ha voluto, è tutto il giorno che provo
a chiederglielo, ma si ostina a non rivelarmi nulla - rispose Aya calando la
testa.
Nella mente di Sana presero forma le idee più
contorte, tuttavia cercò di non lasciarle trapelare e tentò di rassicurare
l’amica.
- Non devi avere paura Aya, Tsuyoshi è un
ragazzo responsabile, e sono sicura che ti rivelerà tutto appena sarà pronto ad
affrontare l’argomento, magari questa è solo una reazione temporanea -
Sugita scosse nuovamente la testa - Non
credo, finora non mi ha mai taciuto nulla a proposito del padre, questa volta
dev’essere accaduto qualcosa di grave -
- Allora ti aiuterò io a farlo parlare -
concluse Sana mantenendo la calma - Ti chiedo solo di aspettare che la cena sia
conclusa, va bene ? -
Aya annuì riconoscente; in quel momento il
campanello suonò di nuovo ed Hayama fece la sua apparizione all’interno della
casa.
L’ingresso del
ragazzo colse Sana impreparata e la lasciò interdetta perché avrebbe voluto che
lui trovasse lei ad accoglierlo alla porta anziché la signora Shimura, ma il
suo ritardo e quella conversazione inaspettata l’avevano distratta.
Subito gli si
precipitò incontro, indecisa se salutarlo con un bacio o un rimprovero; alla
fine optò per entrambe le opzioni; era ancora teneramente ingenua ed inesperta
sulla gestione di un rapporto di coppia, tuttavia faceva progressi.
- Sei in ritardo,
Hayama-kun - esordì pizzicandolo su una guancia.
- Scusa, ho perso
la cognizione del tempo - rispose lui poggiandole appena l’indice sulla pancia
e facendola ridere per il solletico.
- Ho preparato un
piatto speciale che ti sorprenderà ! -
Akito socchiuse gli
occhi, diffidente - Sarebbe? -
Sana mise su un
finto broncio - Non devi essere sempre così sospettoso sai? Il mio rapporto con
i fornelli è in costante miglioramento -
Una leggera smorfia
apparve sul volto del giovane - Sarà…Tu cerca soltanto di non avvelenarmi ok ? Non
ho proprio voglia di trascorrere la serata con i mal di pancia -
L’insolenza di
quella affermazione gli costò una scoppola affettuosa dietro la nuca, poi lo
sguardo della ragazza si fece serio.
- Ho appena parlato con
Aya, ci sono dei problemi -
- Che tipo di
problemi ? -
- Pare che Tsuyoshi
abbia visto il padre, oggi - esordì Sana tormentandosi nervosamente le mani
- Ah sì, quel
pelatone… - fece di rimando Hayama che aveva avuto un unico, spiacevole
incontro col padre dell’amico ai tempi del divorzio
Sana avrebbe riso
se non fosse stata ancora turbata - Sì, proprio lui…Ma non si sa che cosa si
siano detti, e Sagita chan mi è sembrata molto preoccupata a riguardo; dice che
Tsuyoshi non ha voluto rivelarle nulla; le ho promesso che più tardi mi
impegnerò a fargli vuotare il sacco… -
Akito la interruppe
schioccandole l’indice contro la fronte.
- Ahia…ma che ti
prende !? - si lamentò lei portandosi le mani alla testa - Perché mi hai
colpita? -
- Stai agendo
nuovamente di impulso e senza riflettere. Se vuoi davvero aiutarli devi
aspettare che siano loro a lasciare un varco; intromettendoti così non farai
che peggiorare le cose e alla fine non otterresti nulla -
La maturità di
Hayama in quel frangente le risultò fastidiosa, ma dovette riconoscere che
aveva ragione.
- Non ti sopporto
quando fai l’adulto - rispose sbuffando - ma quello che dici mi sembra giusto,
aspetterò un segnale -
Lui la gratificò di
un leggero sorriso - Brava Kurata, e adesso che ne diresti di farmi assaggiare
queste meraviglie ? Mi sento coraggioso stasera -
- Attento a te -
rispose lei con un occhiolino - Potresti pentirtene -
Nonostante le
aspettative non fossero alte, la cena si rivelò ottima, e Sana poté
glorificarsi di una serie di inaspettati complimenti.
Fuka[6], in particolare,
gradì molto le Takoyaki[7] che l’amica aveva
preparato appositamente per lei.
- Sono davvero squisite - disse assaporandole - Non mi sarei mai aspettata tanto da te, allora è vero
che sei migliorata ! -
Sana agitò
modestamente la mano in segno di risposta - Suvvia non sono poi così buone,
posso ancora migliorare -
Nessuno avrebbe mai
dovuto sapere che buona parte di quei piatti non erano diventati cenere solo
perché una premurosa signora Shimura aveva sacrificato tutto il pomeriggio
seguendola passo passo e aiutandola in ogni fase della preparazione.
Akito mangiava
silenziosamente i dango di Hokkakido, e questo le fece molto piacere, perché
era sicura che fosse un buon segno.
- Che ne pensi,
sono di tuo gradimento ? -
- Non mi
dispiacciono -
Adorava quel suo
modo di rispondere, pertanto la domanda era stata fatta con la precisa
intenzione di sentirselo dire. Sorrise compiaciuta.
Ad un certo punto
Hisae Kumagai[8] si rivolse
direttamente al ragazzo.
- Hayama-Kun,
pratichi ancora il karate non è vero ? -
Il ragazzo bevve
lungamente dal proprio bicchiere prima di rispondere causticamente - No -
- Ma ti interessa
tuttora o sbaglio ? - insisté lei
La scarsa
tolleranza di Akito verso le domande incalzanti non era migliorata col passare
degli anni - Perché me lo chiedi ? - Il tono era ancora educato, ma prossimo a divenire scontroso.
Sana aveva osservato
l’evolversi della situazione con aria timorosa; da quando il suo fidanzato era
tornato a Tokyo il discorso Karate era diventato una specie di taboo. Tutto ciò
che le aveva confidato era di aver conquistato la cintura nera e di aver
praticato la disciplina in una palestra specializzata di nome Wilmington Karate
Club fino al giorno del suo rientro in Giappone, e che, da quel momento in poi,
aveva deciso di dare la priorità unicamente agli studi.
Questa spiegazione
non l’aveva mai pienamente convinta, ma aveva deciso di farsela bastare fino a
quando Akito non fosse stato pronto a rivelarle il resto.
D'altronde, dovendo
scegliere, preferiva gioire per il suo ritrovato interesse negli studi
piuttosto che lamentarsi del superfluo. In quel momento, però, quell'argomento era
tornato prepotentemente in gioco, e in modo del tutto inatteso.
Hisae-chan non si
lasciò intimidire dall’espressione decisa di Hayama e proseguì con
noncuranza - Se sei ancora
appassionato, allora ti interesserà sapere del torneo… -
- Il torneo? - fece lui socchiudendo gli occhi
Tutta l’attenzione
della tavolata si concentrò sulla ragazza, che parve apprezzare quell’attimo di
notorietà.
- Sì, quest’anno si
terrà in Giappone un importante torneo internazionale di arti marziali; pare si
tratti di una manifestazione imponente e che vi parteciperà il fior fiore degli
atleti di mezzo mondo - disse con voce emozionata e pettegola.
Tutti rimasero in
apparenza molto colpiti dalla notizia, ad eccezione proprio di Hayama, abile
come sempre nel non lasciar trapelare le proprie emozioni.
Sana lo osservò
attentamente prima di rendersi conto che non era lui il solo a mantenere un
atteggiamento distaccato.
Seduto dall’altra
parte del tavolo, Tsuyoshi manteneva la testa bassa e si ostinava a guardare
unicamente nel proprio piatto. Accanto a lui, Aya lo osservava con aria triste
e comprensiva.
Hisae proseguì nel
discorso - Credevo che la notizia avrebbe potuto interessarti, Hayama-Kun;
infondo, questa era la tua passione… -
- Grazie per
l’informazione, ma non mi interessa affatto - rispose lui riprendendo a
mangiare e facendole capire che il discorso, almeno per quanto lo riguardava,
era concluso.
Fuka invece aveva
ancora qualcosa da aggiungere - Wow…ma ci pensate ragazzi? Potrebbe essere un
avvenimento unico ! Hisae, quando si terrà il torneo ? -
La ragazza sorrise
- Nel prossimo mese di Agosto; visto che sarà durante le vacanze, potremmo
anche andare ad assistere -
La proposta
riscosse ampi consensi, al punto che, per tutto il resto della cena, non si parlò
di altro.
Sana si girò verso
Akito - Non ti piacerebbe quantomeno assistere ? -
Lo vide riflettere
e considerare l’ipotesi - Non lo so, non ci avevo pensato, onestamente;
potrebbe essere un’idea -
Lei annuì
convintamente - Potremmo andarci insieme; infondo, anche se hai abbandonato la
disciplina non c’è niente di male ad interessartene... Potrebbe anche darsi che
ti ritorni la voglia di riprendere - aggiunse con fare malizioso.
Hayama scosse la
testa, ma si vedeva come la prospettiva esercitasse una certa presa su di lui.
- Questo lo
escluderei; ma ad ogni modo, non hai completamente torto, ci penserò su -
Sana gli accarezzò
il braccio e sorrise; era l’unica in grado di piegare la sua volontà inflessibile
e l’idea che i suoi consigli gli stessero a cuore la riempivano di gioia.
Più tardi, terminata
la cena e con la maggior parte degli ospiti sulla via del ritorno, Akito, Tsoyoshi
e Aya si offersero di aiutare a sistemare e far pulizia.
Infine, si accomodarono
sui comodi divani del soggiorno dove decisero di concedersi un’ultima coppa di
gelato prima della buonanotte.
Fu allora che
Tsuyoshi decise di rivelarsi, e lo fece nell’esatto momento in cui aveva
programmato di farlo, sul finire della serata.
Lentamente,
deliberatamente, si girò verso Hayama e lo supplicò con una gravità nella voce
che mai nessuno aveva sentito fino ad allora.
- Ho bisogno del
tuo aiuto -
Il silenzio scese
tra i presenti, e lo stesso Akito fu talmente sorpreso da perdere per un
istante la sua leggendaria sicurezza.
Tsoyoshi, invece,
non tentennò, perché si era preparato ad affrontare quel discorso dalla mattina.
- Devi aiutarmi, e
devi anche sapere che se rifiutassi, per me non ci sarebbe più speranza -
Hayama guardò
istintivamente Sana e notò la preoccupazione trapelare dai suoi occhi quasi
quanto da quelli di Aya.
Si girò verso
l’amico, non senza una certa diffidenza.
- Sembra che tu
abbia davvero bisogno di aiuto; spiegami che cosa è successo - gli chiese
accavallando le gambe com’era solito fare quando c'era di mezzo un discorso serio, e quello aveva tutta l'aria di esserlo.
Il ragazzo sospirò
prima di togliersi gli occhiali; appoggiò la testa allo schienale del divano, e
cominciò a parlare.
- Questa mattina è
venuto a cercarmi mio padre - disse massaggiandosi gli occhi - Non lo vedevo da
molto tempo, così sono stato sorpreso di trovarlo fuori casa mia ad aspettarmi;
ho persino corso il rischio di non riconoscerlo. Era completamente fuori di sé,
puzzava di alcol lontano un miglio e anche quello che diceva non aveva molto
senso. Nonostante il mio istinto mi suggerisse di starne alla larga, però, resta
pur sempre mio parente e alla fine ho ascoltato quello che aveva da dirmi -
Si interruppe un
momento, il tempo di bere un bicchiere di acqua e raccogliere le energie prima
di raccontare la parte per lui emotivamente più delicata.
- Per farla breve -
riprese - Mi ha detto di non avere più un soldo e che dal prossimo mese non
potrà più permettersi di passare a mia madre la quota mensile con la quale
siamo sopravvissuti sino ad oggi. C’è dell’altro, mi ha anche detto che
probabilmente dovrà chiudere la palestra e che non può sperare di venderla
perché sarà la banca ad appropriarsene come forma di risarcimento per il mutuo
non onorato -
Aya, che aveva
portato la mano alla bocca in segno di apprensione, appariva letteralmente
sconvolta dalla gravità della situazione, che era assai peggiore di quanto
avesse pronosticato in partenza.
Hayama, che pure
aveva ascoltato pazientemente il racconto fino a quel momento, nutriva gli
stessi timori per le sorti dell’amico, tuttavia ancora non riusciva ad intuirne
le intenzioni.
- Mi dispiace per
quello che stai passando - disse alla fine con un tono insolitamente gentile -
Ma come potrei mai aiutarti? -
Tsuyoshi lo guardò
dritto negli occhi, consapevole di essere sul punto di formulargli la più
improbabile delle richieste di aiuto da quando erano amici.
- Akito - sospirò -
Ho bisogno che tu mi dia delle lezioni di karate -
Un’espressione di
pura meraviglia si dipinse sul volto del biondino e su quello delle altre
ragazze; tutti si chiesero se avessero sentito bene.
-
Di che diavolo stai parlando ? - ruggì dopo qualche secondo, saltando dal divano - Ti è dato di volta
il cervello per caso ? -
- No, sono
serissimo - rispose l’altro alzando una mano nel timore che Hayama stesse per
aggredirlo - E’ l’ultima possibilità per la mia famiglia di scongiurare il dissesto
finanziario, ti prego, lascia che ti spieghi tutto fino in fondo -
A quel punto, Sana
decise di intervenire per rasserenare gli animi
- Lascialo finire, Hayama,
sono convinta che ci sia una spiegazione più che ragionevole - poi si rivolse all’amico con fare comprensivo -
Perché ritieni che queste lezioni di karate possano aiutarti ? -
Akito si mise
nuovamente a sedere, ma la sua espressione appariva adesso decisamente
contrariata. Tsuyoshi rivolse uno sguardo di gratitudine all'amica prima di proseguire.
- Ciò che vi ha
detto Hisae a proposito del torneo di arti marziali è vero ma incompleto; si
terrà qui, a Tokyo, e tutte le palestre della città avranno libero accesso ai
gironi eliminatori - disse guardando i presenti ad uno ad uno - …E coloro che
accederanno alle finali riceveranno un riconoscimento ufficiale oltre a un
premio in denaro commisurato al posizionamento in classifica -
Si alzò in piedi, rivolgendosi poi direttamente ad Akito.
- Mio padre è venuto da me a supplicarmi.
Conosce la tua storia. Sa che siamo amici e che hai ottenuto la cintura nera a
Los Angeles. Sperava che io potessi convincerti ad aiutarlo facendoti
partecipare al torneo in quanto rappresentante della sua palestra. Gli ho
risposto che ciò non sarebbe mai accaduto, e che chiedermi un favore del genere
era un insulto e un affronto - tirò un lungo sospiro, guardò fermamente Aya e affermò
- Ma in quanto
uomo, spetta a me aiutare la mia famiglia; pertanto ho deciso di partecipare alla
competizione, e di chiederti aiuto, perché se riuscissi ad aggiudicarmi una
ricompensa, potrei usarla per aiutare i miei; non solo, anche la palestra di
mio padre trarrebbe giovamento dalla pubblicità; così lui riprenderebbe a
lavorare e a sostenerci di nuovo fintanto che ne avremo bisogno - a quel punto
l’emozione lo sopraffece e lacrime di vergogna e disonore gli rigarono il viso.
Aya gli si strinse al fianco teneramente e lo abbracciò.
Sana e Akito si
rivolsero un intenso sguardo e non poterono nutrire più dubbi sulla sincerità
delle parole dell’amico.
Akito cominciò a
riflettere attentamente sulla proposta che gli era stata fatta, e avrebbe
potuto avanzare subito mille dubbi; pretendere di partecipare ad un torneo così
importante come quello e sperare di arrivare alle finali senza aver mai
praticato il karate in vita sua, era decisamente un pensiero folle da parte dell'amico. Tuttavia vi
era anche qualcosa in quella situazione, che lo affascinava profondamente. Per
un attimo Reiko e Gonshiro gli apparvero davanti agli occhi come fantasmi del
passato e quella visione lo scosse.
Si rese conto che
Sana lo stava osservando nel momento in cui lei gli prese la mano tra le sue
sussurrando
- Un amico in
difficoltà non può essere abbandonato a sé stesso, abbiamo il dovere di
aiutarlo -
Sapeva che lei non
avrebbe avuto esitazioni; scritta nel suo DNA, da qualche parte, c’era sempre
stata la capacità di prendersi cura degli altri e sostenerli nei momenti duri.
Una qualità rara che non aveva mai smarrito. Tuttavia la prospettiva di aiutare
una persona così sgradevole come il padre di Tsuyoshi, lo repelleva quasi
quanto l’idea di salire, fobico com’era delle altezze, su un grattacielo di
oltre cento piani.
Non fece mistero di
questi suoi sentimenti.
- Sai bene che tuo
padre non mi piace - gli disse
- Sì, non piace
neanche a me - rispose l’altro asciugandosi gli occhi
Sana volle tentare
un’ultima mossa, pur sapendo in anticipo che l’orgolio dell’amico l’avrebbe destinata
al fallimento.
- Ascoltami - gli
si rivolse con fare risoluto - Io e mia madre potremmo fare qualcosa per
sostenervi fintanto che non si sarà ristabilita la situazione, non è necessario
che tu combatta -
Aya si girò
speranzosa verso il suo ragazzo, il quale però già scuoteva la testa.
- Non posso
accettare; sarebbe una soluzione vigliacca e parassita, dobbiamo farcela con le
nostre forze -
Colpito dalla sua
caparbietà e prima ancora di aver ponderato fino in fondo la situazione, cosa insolita per lui, Hayama
si ritrovò a dire, telegraficamente
- Domattina alle 9
presentati sotto casa mia. Da solo. Non portare con te né cibo né acqua. Prima
di addormentarti, stanotte, guarda il cielo -
Tsuyoshi sgranò gli
occhi - I…Il cielo hai detto? -
- Sì, ti aiuterà a
riflettere -
Il ragazzo
occhialuto dall’aria smagrita e fragile annuì convinto
- Lo farò, grazie
Hayama - disse commosso - Non dimenticherò mai questo debito -
- Mpf - fu
l’imbarazzata risposta.
Rimasti finalmente
soli, Akito si abbandonò sul divano con la testa sul grembo di Sana che prese
ad accarezzargli i capelli.
- Hayama, voglio
che tu sappia che sono molto fiera di te e della tua decisione - gli disse lei
guardandolo dolcemente.
- Si farà male. Non ha nessuna speranza di farcela e io non avrei dovuto accettare - rispose lui
chiudendo gli occhi.
Sana si interruppe
un momento, poi riprese a spettinarlo
- Perché dici
questo? Stai aiutando una persona a te cara che vive un momento di difficoltà,
dovresti essere contento -
Akito riaprì gli
occhi - Tu non capisci - disse spostando lo sguardo verso la finestra -
Tsuyoshi ha scelto di lanciarsi in un’impresa al di là delle sue possibilità.
Ci sono delle richieste che non andrebbero mai assecondate. Se parteciperà a
quel torneo, incontrerà atleti con anni di preparazione alle spalle; si
ritroverà sconfitto e senza aver ottenuto nulla, e io dovrò portare il peso di
averlo guidato e assecondato nella sua folle idea; dovrebbe cercare altre
soluzioni -
Inaspettatamente,
Sana sorrise, e questo lo sorprese. Si aspettava una reazione assolutamente diversa.
- Sei il solito
lupo solitario - affermò battendogli affettuosamente il pugno sulla fronte - E
delle cose riesci a vedere sempre e solo il lato negativo; invece dovresti
essere fiero di stare al suo fianco in quella che appare un’impresa disperata,
ma che è anche la sola scelta che ha - concluse poggiandogli una mano sugli
occhi - Smettila di guardare al peggio e impegnati al massimo per aiutarlo -
Uno dei rari
sorrisi di Hayama gli comparve sul volto - Anche tu non cambi mai -
Si
protese verso di
lei per baciarla; Sana si piegò leggermente in avanti per
rispondere al bacio, appoggiandogli delicatamente le mani sul volto.
Akito si ritrovò a
desiderare, in quel momento, di dirle ogni cosa riguardo Los Angeles e il
karate, ma l’affetto che nutriva nei suoi confronti gli impedì di correre il
rischio di ferirla.
Tsuyoshi aveva
salutato Aya con un lungo abbraccio carico di significato ed era tornato a
casa.
Aveva indossato
rapidamente il pigiama, sistemate alcune delle cose che teneva sulla scrivania
e rimboccato le lenzuola della sorella che dormiva.
Prima di coricarsi,
decise di uscire sulla terrazza come gli era stato detto e rivolgere lo sguardo
al cielo. Le stelle splendevano luminose, appena velate da alcune nuvole di
passaggio.
***
[1]
Nell’adattamento italiano, Catherine Smith, la madre di Sana
[2]
Nell’adattamento italiano, Robby
[3]
Nell’adattamento italiano, signora Patricia
[4]
Gnocchi di riso giapponesi cotti al forno
[5]
Nell’adattamento italiano, Alyssa, la fidanzata di Terence
[6]
Nell’adattamento italiano, Fanny
[7]
Piatto tipico del Kansai, la regione da cui proviene Fuka, a base di polpettine
di polpo molto morbide, condite con fiocchi di tonno essiccato
[8]
Nell’adattamento italiano, Margaret