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Autore: RisinG    19/09/2015    3 recensioni
Liberamente ispirata dalla lettura del manga, la storia si colloca 6 mesi dopo il rientro di Akito Hayama in Giappone.
Deciso ad accorrere in aiuto di Tsuyoshi, Akito impegna sé stesso e le proprie risorse in un importante torneo di arti marziali che sta per svolgersi in Giappone e che rappresenta l'ultima speranza per la famiglia dell'amico. La manifestazione sarà anche un'occasione per confrontarsi con quanto accaduto a Los Angeles durante la permanenza di 2 anni. Sana scoprirà persone ed eventi di cui era all'oscuro e dovrà decidere e trovare la strada giusta per affrontare le conseguenze di quanto accaduto insieme ad Akito.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
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il torneo di arti marziali

Capitolo 3 - Il torneo di arti marziali

 

Ndr 19/09/15 Avrei dovuto intitolare il terzo capitolo “Finalmente Sana”. Ho aspettato a lungo prima di introdurla perché sapevo che sarebbe stato difficile realizzarlo. Sana è il personaggio a cui resto più legato, e la sua psicologia complicata, fatta di un alternarsi continuo tra momenti di gioia e nostalgia, rende difficile scrivere e descrivere bene i suoi mutevoli stati d’animo.
Ho tentato di impreziosire il capitolo con più dialoghi; non a caso, proprio la comparsa della protagonista trasforma il tono dal serio quasi tetro delle pagine precedenti a quello leggero e spensierato tipico del suo modo di essere. Buona lettura, e se doveste avere qualche appunto o suggerimento, non esitate a recensire.

 

***

 

Memore degli “esplosivi” esperimenti precedenti, Misako Kurata[1] avrebbe preferito che non fosse sua figlia ad occuparsi dei preparativi della cena di quella sera, ma Sana aveva insistito al punto da sfinirla, e alla fine l’aveva spuntata. Pertanto, quando sentì aprirsi la consueta danza di urla e viavai di gente che accorreva preoccupata, timorosa che la ragazza avesse nuovamente usato il lievito al posto della farina, decise di ignorarla; e che ciò le servisse da lezione.

Tuttavia la sua vocazione e professione di scrittrice, la rendevano anche una incontenibile curiosa, e non appena Rei[2] fu di passaggio nel corridoio si precipitò a chiedergli cosa stesse accadendo al piano di sotto; lo vide completamente coperto di farina e questo le diede modo di farsi un’idea.

- E dimmi, almeno mia figlia è ancora viva? - chiese con garbo - O forse, sarebbe più opportuno chiederti se esiste ancora una cucina? -

Il manager di Sana allargò le braccia con fare sconsolato e tutto ciò che riuscì a dire fu - C’è voluto un po’ ma sono riuscito a convincerla a lasciarsi aiutare dalla signora Shimura[3], tuttavia temo che il frullatore ci abbia abbandonato per sempre - concluse sconsolato.

Misako san aprì il ventaglio per mascherare il sorrisetto beffardo che le si era stampato in volto.

- Faresti meglio a cambiarti; ma bada bene di non accostarti alla cucina di nuovo prima che sia tutto finito -

L’uomo abbassò la testa, sconfitto, riconoscendo la saggezza di quel consiglio e commiserando il destino di trovarsi in quanto unico uomo della casa, solo nella lotta alla sopravvivenza contro l’imprevedibilità di madre e figlia.

 

 

Sana era in piedi davanti al grande forno nero con lo stesso fuoco negli occhi di un esploratore che approda alla scoperta del suo personale sacro Graal dopo anni di fatiche e ricerche infruttuose.

I capelli color rame raccolti in una coda di cavallo, il viso completamente coperto di farina bianca e un grembiule che pareva sopravvissuto all’esplosione di una bomba, erano i testimoni della lunga battaglia che aveva sostenuto contro i fornelli, e in quel momento delicato esibiva una fanatica espressione di vittoria. Dietro di lei, una impaurita quanto sconfortata signora Shimura, già si accingeva a porre rimedio ai danni ingenti che aveva causato. Il momento della verità era vicino.

Sana puntò il dito contro il dispositivo elettrico - Mi hai procurato dolori e sofferenze oltre ogni immaginazione, adesso sapremo; signora Shimura, quanto manca ancora? -

La donna giunse le mani a mo’ di preghiera.

- Sana chan, ti prego, non devi essere così impaziente; occorre aspettare ancora qualche minuto prima di toglierli dal forno -

La ragazza accolse quella notizia con uno sbuffo sonoro; decisamente, si chiedeva troppo alla sua limitata pazienza.

La frustrazione però non durò a lungo; la gioia che provava per aver preparato il suo primo dango di Hokkaidō[4] soppiantava qualunque altro sentimento. “Li farò assaggiare ad Hayama”, si disse tutta contenta battendo le mani.

Tuttavia, nel compiere questo gesto la sua attenzione ricadde sull’orario indicato dall’orologio, e quel che ne seguì fu un boato che fece immediatamente pensare ad un’altra esplosione.

- Sono in ritardo clamoroso ! Signora Shimura, la prego, provveda lei a togliere i dango dal forno quando saranno pronti -

Sfinita dopo quella estenuante sessione culinaria, alla signora non restò che annuire.

- Certamente, me ne occuperò io, adesso corri a prepararti, gli ospiti saranno qui a…- ma la vide precipitarsi fuori dalla stanza prima di avere avuto modo di concludere la frase. Sospirando di fronte a quelle estreme manifestazioni di eccentricità, tornò ai suoi doveri di domestica.

 

 

 

Il tempo che Sana dedicò alla preparazione e abbellimento della propria persona fu a stento la metà di quanto ne avesse speso per imbandire la cena. Per la verità, in questo le fu di grande aiuto la sua naturale bellezza fisica, la quale non esigeva artifici o cosmetici che ne esaltassero l’avvenenza.

Durante quegli ultimi mesi, il corpo le si era slanciato definitivamente e aveva assunto le fattezze di quello di una giovane donna.

Le gambe, prima semplicemente snelle, apparivano ora ancora lunghe, ma dalle curve più pronunciate e morbide; la bocca aveva assunto la delicata forma di un arco di cupido e i graziosi lineamenti del volto erano divenuti più maturi. Solo il seno, pensò lei con una piccola nota di disappunto, era rimasto immune alle trasformazioni fisiche che avevano interessato il resto del suo corpo. Hayama ne avrebbe sicuramente approfittato alla prima occasione buona per darle il tormento, si disse con aria divertita.

Quando ebbe terminata la toilette, le bastò indossare un delicato abito color crema su cui sciogliere i voluminosi capelli rame per raggiungere quello che a lei parve modestamente un risultato decente.

Il sorriso che elargì allo specchio le venne restituito dalla propria immagine riflessa.

Questo le servì ad allontanare il triste ricordo dei tempi in cui, malata psicologicamente, aveva perduto temporaneamente la capacità di mutare le espressioni facciali. Tormenti che anche a distanza di anni, non l’avevano mai abbandonata del tutto.

Le capitava ancora di sognare di essere diventata una bambola senza mimiche, abbandonata su una sedia al centro di una stanza buia e vuota e condannata a trascorrere il resto dei suoi giorni a cantare sottovoce una triste melodia di aiuto, che nessuno avrebbe però mai udito.

Questo incubo ricorreva con cadenza regolare ogni paio di settimane. Non potendo sopportare di non parlarne con nessuno, alla fine lo aveva rivelato ad Hayama, e lui l’aveva esortata a chiamarlo senza esitazione, a qualunque orario, ogni volta che le fosse accaduto di nuovo. Da quel momento, grazie al suo supporto, le capitava sempre meno spesso.

Molte volte si era domandata quale sarebbe stata la sua fine se Akito non  fosse corso in suo aiuto. Vero, la natura di quel male aveva le sue origini proprio nel trasferimento del ragazzo a Los Angeles; ma all’epoca lei era all’oscuro del fatto che le sole possibilità di guarigione della sua mano destra paralizzata  fossero oltreoceano.

Quando ci pensava, non poteva trattenersi dal provare un moto di sincero orgoglio per come avessero superato, insieme, una prova così difficile come la dolorosa separazione di due anni.

Per fortuna, quei giorni terribili erano passati ed il futuro le appariva, in quel momento, roseo e sgombro da inquietudini.

Dal piano di sotto il suono del campanello la riportò bruscamente alla realtà; si girò con un sorriso verso la porta

- Sono arrivati ! -

Teneva particolarmente a quella cena : Era la prima dall’inizio dell’estate, ma soprattutto la prima dal ritorno in Giappone di Hayama, e nulla avrebbe dovuto comprometterla.

 

 

 

Tutti gli ospiti giunsero pressappoco allo stesso orario e vennero accolti nel grande salotto proprio come in passato. All’appello mancava il solo Hayama, inspiegabilmente in ritardo.

Sana notò subito la sua assenza, e se ne domandò il motivo, ma non ebbe tempo di ragionarci sopra, poiché i doveri di padrona di casa richiesero ben presto tutta la propria attenzione.

Dopo aver offerto da bere un aperitivo a tutti, cominciò a spostarsi da un lato all’altro della stanza intavolando conversazioni coi presenti e mantenendo viva l’atmosfera grazie alla briosità del suo carattere.

Di tutti gli invitati, l’unico che le parve essere stranamente avulso dal contesto, era Tsuyoshi, il quale pur sforzandosi di partecipare attivamente, non riusciva a mascherare un’aria di inquietudine.

Sana si avvicinò ad Aya Sugita[5] e la prese in disparte.

- Va tutto bene? Che cos’ha Tsuyoshi? -

La ragazza scosse tristemente il capo - Oggi ha incontrato suo padre, e credo abbiano avuto una discussione accesa -

Sana conosceva bene la situazione famigliare dell’amico, che sin dalla separazione dei suoi accettava di malavoglia qualunque altro incontro con il genitore che non fosse strettamente indispensabile.

- Ti ha detto di che cosa hanno parlato ? - chiese apprensiva

- Non ha voluto, è tutto il giorno che provo a chiederglielo, ma si ostina a non rivelarmi nulla - rispose Aya calando la testa.

Nella mente di Sana presero forma le idee più contorte, tuttavia cercò di non lasciarle trapelare e tentò di rassicurare l’amica.

- Non devi avere paura Aya, Tsuyoshi è un ragazzo responsabile, e sono sicura che ti rivelerà tutto appena sarà pronto ad affrontare l’argomento, magari questa è solo una reazione temporanea -

Sugita scosse nuovamente la testa - Non credo, finora non mi ha mai taciuto nulla a proposito del padre, questa volta dev’essere accaduto qualcosa di grave -

- Allora ti aiuterò io a farlo parlare - concluse Sana mantenendo la calma - Ti chiedo solo di aspettare che la cena sia conclusa, va bene ? -

Aya annuì riconoscente; in quel momento il campanello suonò di nuovo ed Hayama fece la sua apparizione all’interno della casa.

L’ingresso del ragazzo colse Sana impreparata e la lasciò interdetta perché avrebbe voluto che lui trovasse lei ad accoglierlo alla porta anziché la signora Shimura, ma il suo ritardo e quella conversazione inaspettata l’avevano distratta.

Subito gli si precipitò incontro, indecisa se salutarlo con un bacio o un rimprovero; alla fine optò per entrambe le opzioni; era ancora teneramente ingenua ed inesperta sulla gestione di un rapporto di coppia, tuttavia faceva progressi.

- Sei in ritardo, Hayama-kun - esordì pizzicandolo su una guancia.

- Scusa, ho perso la cognizione del tempo - rispose lui poggiandole appena l’indice sulla pancia e facendola ridere per il solletico.

- Ho preparato un piatto speciale che ti sorprenderà ! -

Akito socchiuse gli occhi, diffidente - Sarebbe? -

Sana mise su un finto broncio - Non devi essere sempre così sospettoso sai? Il mio rapporto con i fornelli è in costante miglioramento -

Una leggera smorfia apparve sul volto del giovane - Sarà…Tu cerca soltanto di non avvelenarmi ok ? Non ho proprio voglia di trascorrere la serata con i mal di pancia -

L’insolenza di quella affermazione gli costò una scoppola affettuosa dietro la nuca, poi lo sguardo della ragazza si fece serio.

- Ho appena parlato con Aya, ci sono dei problemi -

- Che tipo di problemi ? -

- Pare che Tsuyoshi abbia visto il padre, oggi - esordì Sana tormentandosi nervosamente le mani

- Ah sì, quel pelatone… - fece di rimando Hayama che aveva avuto un unico, spiacevole incontro col padre dell’amico ai tempi del divorzio

Sana avrebbe riso se non fosse stata ancora turbata - Sì, proprio lui…Ma non si sa che cosa si siano detti, e Sagita chan mi è sembrata molto preoccupata a riguardo; dice che Tsuyoshi non ha voluto rivelarle nulla; le ho promesso che più tardi mi impegnerò a fargli vuotare il sacco… -

Akito la interruppe schioccandole l’indice contro la fronte. 

- Ahia…ma che ti prende !? - si lamentò lei portandosi le mani alla testa - Perché mi hai colpita? -

- Stai agendo nuovamente di impulso e senza riflettere. Se vuoi davvero aiutarli devi aspettare che siano loro a lasciare un varco; intromettendoti così non farai che peggiorare le cose e alla fine non otterresti nulla -

La maturità di Hayama in quel frangente le risultò fastidiosa, ma dovette riconoscere che aveva ragione.

- Non ti sopporto quando fai l’adulto - rispose sbuffando - ma quello che dici mi sembra giusto, aspetterò un segnale -

Lui la gratificò di un leggero sorriso - Brava Kurata, e adesso che ne diresti di farmi assaggiare queste meraviglie ? Mi sento coraggioso stasera -

- Attento a te - rispose lei con un occhiolino - Potresti pentirtene -

 

 

Nonostante le aspettative non fossero alte, la cena si rivelò ottima, e Sana poté glorificarsi di una serie di inaspettati complimenti.

Fuka[6], in particolare, gradì molto le Takoyaki[7] che l’amica aveva preparato appositamente per lei.

- Sono davvero squisite - disse assaporandole - Non mi sarei mai aspettata tanto da te, allora è vero che sei migliorata ! -

Sana agitò modestamente la mano in segno di risposta - Suvvia non sono poi così buone, posso ancora migliorare -

Nessuno avrebbe mai dovuto sapere che buona parte di quei piatti non erano diventati cenere solo perché una premurosa signora Shimura aveva sacrificato tutto il pomeriggio seguendola passo passo e aiutandola in ogni fase della preparazione.

Akito mangiava silenziosamente i dango di Hokkakido, e questo le fece molto piacere, perché era sicura che fosse un buon segno.

- Che ne pensi, sono di tuo gradimento ? -

- Non mi dispiacciono -

Adorava quel suo modo di rispondere, pertanto la domanda era stata fatta con la precisa intenzione di sentirselo dire. Sorrise compiaciuta.

Ad un certo punto Hisae Kumagai[8] si rivolse direttamente al ragazzo.

- Hayama-Kun, pratichi ancora il karate non è vero ? -

Il ragazzo bevve lungamente dal proprio bicchiere prima di rispondere causticamente - No -

- Ma ti interessa tuttora o sbaglio ? - insisté lei

La scarsa tolleranza di Akito verso le domande incalzanti non era migliorata col passare degli anni - Perché me lo chiedi ? - Il tono era ancora educato, ma prossimo a divenire scontroso.

Sana aveva osservato l’evolversi della situazione con aria timorosa; da quando il suo fidanzato era tornato a Tokyo il discorso Karate era diventato una specie di taboo. Tutto ciò che le aveva confidato era di aver conquistato la cintura nera e di aver praticato la disciplina in una palestra specializzata di nome Wilmington Karate Club fino al giorno del suo rientro in Giappone, e che, da quel momento in poi, aveva deciso di dare la priorità unicamente agli studi.

Questa spiegazione non l’aveva mai pienamente convinta, ma aveva deciso di farsela bastare fino a quando Akito non fosse stato pronto a rivelarle il resto.

D'altronde, dovendo scegliere, preferiva gioire per il suo ritrovato interesse negli studi piuttosto che lamentarsi del superfluo. In quel momento, però, quell'argomento era tornato prepotentemente in gioco, e in modo del tutto inatteso.

Hisae-chan non si lasciò intimidire dall’espressione decisa di Hayama e proseguì con noncuranza - Se sei ancora appassionato, allora ti interesserà sapere del torneo… -

- Il torneo? - fece lui socchiudendo gli occhi

Tutta l’attenzione della tavolata si concentrò sulla ragazza, che parve apprezzare quell’attimo di notorietà.

- Sì, quest’anno si terrà in Giappone un importante torneo internazionale di arti marziali; pare si tratti di una manifestazione imponente e che vi parteciperà il fior fiore degli atleti di mezzo mondo - disse con voce emozionata e pettegola.

Tutti rimasero in apparenza molto colpiti dalla notizia, ad eccezione proprio di Hayama, abile come sempre nel non lasciar trapelare le proprie emozioni.

Sana lo osservò attentamente prima di rendersi conto che non era lui il solo a mantenere un atteggiamento distaccato.

Seduto dall’altra parte del tavolo, Tsuyoshi manteneva la testa bassa e si ostinava a guardare unicamente nel proprio piatto. Accanto a lui, Aya lo osservava con aria triste e comprensiva.

 

Hisae proseguì nel discorso - Credevo che la notizia avrebbe potuto interessarti, Hayama-Kun; infondo, questa era la tua passione… -

- Grazie per l’informazione, ma non mi interessa affatto - rispose lui riprendendo a mangiare e facendole capire che il discorso, almeno per quanto lo riguardava, era concluso.

Fuka invece aveva ancora qualcosa da aggiungere - Wow…ma ci pensate ragazzi? Potrebbe essere un avvenimento unico ! Hisae, quando si terrà il torneo ? -

La ragazza sorrise - Nel prossimo mese di Agosto; visto che sarà durante le vacanze, potremmo anche andare ad assistere -

La proposta riscosse ampi consensi, al punto che, per tutto il resto della cena, non si parlò di altro.

Sana si girò verso Akito - Non ti piacerebbe quantomeno assistere ? -

Lo vide riflettere e considerare l’ipotesi - Non lo so, non ci avevo pensato, onestamente; potrebbe essere un’idea -

Lei annuì convintamente - Potremmo andarci insieme; infondo, anche se hai abbandonato la disciplina non c’è niente di male ad interessartene... Potrebbe anche darsi che ti ritorni la voglia di riprendere - aggiunse con fare malizioso.

Hayama scosse la testa, ma si vedeva come la prospettiva esercitasse una certa presa su di lui.

- Questo lo escluderei; ma ad ogni modo, non hai completamente torto, ci penserò su -

Sana gli accarezzò il braccio e sorrise; era l’unica in grado di piegare la sua volontà inflessibile e l’idea che i suoi consigli gli stessero a cuore la riempivano di gioia.

 

 

Più tardi, terminata la cena e con la maggior parte degli ospiti sulla via del ritorno, Akito, Tsoyoshi e Aya si offersero di aiutare a sistemare e far pulizia.

Infine, si accomodarono sui comodi divani del soggiorno dove decisero di concedersi un’ultima coppa di gelato prima della buonanotte.

Fu allora che Tsuyoshi decise di rivelarsi, e lo fece nell’esatto momento in cui aveva programmato di farlo, sul finire della serata.

Lentamente, deliberatamente, si girò verso Hayama e lo supplicò con una gravità nella voce che mai nessuno aveva sentito fino ad allora.

- Ho bisogno del tuo aiuto -

Il silenzio scese tra i presenti, e lo stesso Akito fu talmente sorpreso da perdere per un istante la sua leggendaria sicurezza.

Tsoyoshi, invece, non tentennò, perché si era preparato ad affrontare quel discorso dalla mattina.

- Devi aiutarmi, e devi anche sapere che se rifiutassi, per me non ci sarebbe più speranza -

Hayama guardò istintivamente Sana e notò la preoccupazione trapelare dai suoi occhi quasi quanto da quelli di Aya.

Si girò verso l’amico, non senza una certa diffidenza.

- Sembra che tu abbia davvero bisogno di aiuto; spiegami che cosa è successo - gli chiese accavallando le gambe com’era solito fare quando c'era di mezzo un discorso serio, e quello aveva tutta l'aria di esserlo.

Il ragazzo sospirò prima di togliersi gli occhiali; appoggiò la testa allo schienale del divano, e cominciò a parlare.

- Questa mattina è venuto a cercarmi mio padre - disse massaggiandosi gli occhi - Non lo vedevo da molto tempo, così sono stato sorpreso di trovarlo fuori casa mia ad aspettarmi; ho persino corso il rischio di non riconoscerlo. Era completamente fuori di sé, puzzava di alcol lontano un miglio e anche quello che diceva non aveva molto senso. Nonostante il mio istinto mi suggerisse di starne alla larga, però, resta pur sempre mio parente e alla fine ho ascoltato quello che aveva da dirmi -

Si interruppe un momento, il tempo di bere un bicchiere di acqua e raccogliere le energie prima di raccontare la parte per lui emotivamente più delicata.

- Per farla breve - riprese - Mi ha detto di non avere più un soldo e che dal prossimo mese non potrà più permettersi di passare a mia madre la quota mensile con la quale siamo sopravvissuti sino ad oggi. C’è dell’altro, mi ha anche detto che probabilmente dovrà chiudere la palestra e che non può sperare di venderla perché sarà la banca ad appropriarsene come forma di risarcimento per il mutuo non onorato -

Aya, che aveva portato la mano alla bocca in segno di apprensione, appariva letteralmente sconvolta dalla gravità della situazione, che era assai peggiore di quanto avesse pronosticato in partenza.

Hayama, che pure aveva ascoltato pazientemente il racconto fino a quel momento, nutriva gli stessi timori per le sorti dell’amico, tuttavia ancora non riusciva ad intuirne le intenzioni.

- Mi dispiace per quello che stai passando - disse alla fine con un tono insolitamente gentile - Ma come potrei mai aiutarti? -

Tsuyoshi lo guardò dritto negli occhi, consapevole di essere sul punto di formulargli la più improbabile delle richieste di aiuto da quando erano amici.

- Akito - sospirò - Ho bisogno che tu mi dia delle lezioni di karate -

Un’espressione di pura meraviglia si dipinse sul volto del biondino e su quello delle altre ragazze; tutti si chiesero se avessero sentito bene.

- Di che diavolo stai parlando ? - ruggì dopo qualche secondo, saltando dal divano - Ti è dato di volta il cervello per caso ? -

- No, sono serissimo - rispose l’altro alzando una mano nel timore che Hayama stesse per aggredirlo - E’ l’ultima possibilità per la mia famiglia di scongiurare il dissesto finanziario, ti prego, lascia che ti spieghi tutto fino in fondo -

A quel punto, Sana decise di intervenire per rasserenare gli animi

- Lascialo finire, Hayama, sono convinta che ci sia una spiegazione più che ragionevole - poi  si rivolse all’amico con fare comprensivo - Perché ritieni che queste lezioni di karate possano aiutarti ? -

Akito si mise nuovamente a sedere, ma la sua espressione appariva adesso decisamente contrariata. Tsuyoshi rivolse uno sguardo di gratitudine all'amica prima di proseguire.

- Ciò che vi ha detto Hisae a proposito del torneo di arti marziali è vero ma incompleto; si terrà qui, a Tokyo, e tutte le palestre della città avranno libero accesso ai gironi eliminatori - disse guardando i presenti ad uno ad uno - …E coloro che accederanno alle finali riceveranno un riconoscimento ufficiale oltre a un premio in denaro commisurato al posizionamento in classifica -

Si alzò in piedi, rivolgendosi poi direttamente ad Akito.

 - Mio padre è venuto da me a supplicarmi. Conosce la tua storia. Sa che siamo amici e che hai ottenuto la cintura nera a Los Angeles. Sperava che io potessi convincerti ad aiutarlo facendoti partecipare al torneo in quanto rappresentante della sua palestra. Gli ho risposto che ciò non sarebbe mai accaduto, e che chiedermi un favore del genere era un insulto e un affronto - tirò un lungo sospiro, guardò fermamente Aya e affermò

- Ma in quanto uomo, spetta a me aiutare la mia famiglia; pertanto ho deciso di partecipare alla competizione, e di chiederti aiuto, perché se riuscissi ad aggiudicarmi una ricompensa, potrei usarla per aiutare i miei; non solo, anche la palestra di mio padre trarrebbe giovamento dalla pubblicità; così lui riprenderebbe a lavorare e a sostenerci di nuovo fintanto che ne avremo bisogno - a quel punto l’emozione lo sopraffece e lacrime di vergogna e disonore gli rigarono il viso. Aya gli si strinse al fianco teneramente e lo abbracciò.

Sana e Akito si rivolsero un intenso sguardo e non poterono nutrire più dubbi sulla sincerità delle parole dell’amico.

Akito cominciò a riflettere attentamente sulla proposta che gli era stata fatta, e avrebbe potuto avanzare subito mille dubbi; pretendere di partecipare ad un torneo così importante come quello e sperare di arrivare alle finali senza aver mai praticato il karate in vita sua, era decisamente un pensiero folle da parte dell'amico. Tuttavia vi era anche qualcosa in quella situazione, che lo affascinava profondamente. Per un attimo Reiko e Gonshiro gli apparvero davanti agli occhi come fantasmi del passato e quella visione lo scosse.

Si rese conto che Sana lo stava osservando nel momento in cui lei gli prese la mano tra le sue sussurrando

- Un amico in difficoltà non può essere abbandonato a sé stesso, abbiamo il dovere di aiutarlo -

Sapeva che lei non avrebbe avuto esitazioni; scritta nel suo DNA, da qualche parte, c’era sempre stata la capacità di prendersi cura degli altri e sostenerli nei momenti duri. Una qualità rara che non aveva mai smarrito. Tuttavia la prospettiva di aiutare una persona così sgradevole come il padre di Tsuyoshi, lo repelleva quasi quanto l’idea di salire, fobico com’era delle altezze, su un grattacielo di oltre cento piani.

Non fece mistero di questi suoi sentimenti.

- Sai bene che tuo padre non mi piace - gli disse

- Sì, non piace neanche a me - rispose l’altro asciugandosi gli occhi - Ma se aiutare lui vuol dire aiutare mia madre e mia sorella, allora lo farò senza esitazione - sostenne convintamente.

Sana volle tentare un’ultima mossa, pur sapendo in anticipo che l’orgolio dell’amico l’avrebbe destinata al fallimento.

- Ascoltami - gli si rivolse con fare risoluto - Io e mia madre potremmo fare qualcosa per sostenervi fintanto che non si sarà ristabilita la situazione, non è necessario che tu combatta -

Aya si girò speranzosa verso il suo ragazzo, il quale però già scuoteva la testa.

- Non posso accettare; sarebbe una soluzione vigliacca e parassita, dobbiamo farcela con le nostre forze -

Colpito dalla sua caparbietà e prima ancora di aver ponderato fino in fondo la situazione, cosa insolita per lui, Hayama si ritrovò a dire, telegraficamente

- Domattina alle 9 presentati sotto casa mia. Da solo. Non portare con te né cibo né acqua. Prima di addormentarti, stanotte, guarda il cielo -

Tsuyoshi sgranò gli occhi - I…Il cielo hai detto? -

- Sì, ti aiuterà a riflettere -

Il ragazzo occhialuto dall’aria smagrita e fragile annuì convinto

- Lo farò, grazie Hayama - disse commosso - Non dimenticherò mai questo debito -

- Mpf - fu l’imbarazzata risposta.

 

 

Rimasti finalmente soli, Akito si abbandonò sul divano con la testa sul grembo di Sana che prese ad accarezzargli i capelli.

- Hayama, voglio che tu sappia che sono molto fiera di te e della tua decisione - gli disse lei guardandolo dolcemente.

- Si farà male. Non ha nessuna speranza di farcela e io non avrei dovuto accettare - rispose lui chiudendo gli occhi.

Sana si interruppe un momento, poi riprese a spettinarlo

- Perché dici questo? Stai aiutando una persona a te cara che vive un momento di difficoltà, dovresti essere contento -

Akito riaprì gli occhi - Tu non capisci - disse spostando lo sguardo verso la finestra - Tsuyoshi ha scelto di lanciarsi in un’impresa al di là delle sue possibilità. Ci sono delle richieste che non andrebbero mai assecondate. Se parteciperà a quel torneo, incontrerà atleti con anni di preparazione alle spalle; si ritroverà sconfitto e senza aver ottenuto nulla, e io dovrò portare il peso di averlo guidato e assecondato nella sua folle idea; dovrebbe cercare altre soluzioni -  

Inaspettatamente, Sana sorrise, e questo lo sorprese. Si aspettava una reazione assolutamente diversa.

- Sei il solito lupo solitario - affermò battendogli affettuosamente il pugno sulla fronte - E delle cose riesci a vedere sempre e solo il lato negativo; invece dovresti essere fiero di stare al suo fianco in quella che appare un’impresa disperata, ma che è anche la sola scelta che ha - concluse poggiandogli una mano sugli occhi - Smettila di guardare al peggio e impegnati al massimo per aiutarlo -

Uno dei rari sorrisi di Hayama gli comparve sul volto - Anche tu non cambi mai -

Si protese verso di lei per baciarla; Sana si piegò leggermente in avanti per rispondere al bacio, appoggiandogli delicatamente le mani sul volto.

Akito si ritrovò a desiderare, in quel momento, di dirle ogni cosa riguardo Los Angeles e il karate, ma l’affetto che nutriva nei suoi confronti gli impedì di correre il rischio di ferirla.


 

Tsuyoshi aveva salutato Aya con un lungo abbraccio carico di significato ed era tornato a casa.

Aveva indossato rapidamente il pigiama, sistemate alcune delle cose che teneva sulla scrivania e rimboccato le lenzuola della sorella che dormiva.

Prima di coricarsi, decise di uscire sulla terrazza come gli era stato detto e rivolgere lo sguardo al cielo. Le stelle splendevano luminose, appena velate da alcune nuvole di passaggio.

 

 

 

 

 

***



[1] Nell’adattamento italiano, Catherine Smith, la madre di Sana

[2] Nell’adattamento italiano, Robby

[3] Nell’adattamento italiano, signora Patricia

[4] Gnocchi di riso giapponesi cotti al forno

[5] Nell’adattamento italiano, Alyssa, la fidanzata di Terence

[6] Nell’adattamento italiano, Fanny

[7] Piatto tipico del Kansai, la regione da cui proviene Fuka, a base di polpettine di polpo molto morbide, condite con fiocchi di tonno essiccato

[8] Nell’adattamento italiano, Margaret

  
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