Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Armand_    19/09/2015    3 recensioni
" Si decise a ingerire solo acqua per quella giornata e no, non si sarebbe dato pace finché non avesse ricordato cosa diavolo era successo la scorsa notte per ridurlo così."
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 
Ad Harry piaceva quel Caffè. 
Lo frequentava da qualche tempo ed era divenuto un posto stranamente familiare in cui rifugiarsi. Il locale era luminoso grazie alle ampie vetrate che ne percorrevano l’intero perimetro e che lo facevano apparire più grande di quanto non fosse. I toni caldi dominavano l’arredamento del locale che del resto era molto essenziale e moderno. 
Ma quello che Harry preferiva era l’esterno, in cui si trovano due file di tavolini poco distanti l’uno dall’altro. Rimanevano per lo più vuoti, con poche eccezioni, ed Harry ne era piuttosto soddisfatto. Non era mai molto affollato ed i suoi frequentatori, del resto, sembravano volersene stare in santa pace tanto quanto lui. 
Il posto a cui era solito sedersi era l’ultimo tavolino sulla destra, piuttosto lontano dall’entrata, ed in parte nascosto per via della sua posizione così defilata rispetto al resto del locale. 
Almeno una volta a settimana si sedeva lì, sorseggiava il suo caffè bollente, e si perdeva in sé stesso.
 
A cosa pensava? 
 
Forse anche la cameriera, che era solito servirlo, se lo domandava. 
O forse era solo un’impressione di Harry.  
Alle volte se ne stava semplicemente lì per qualche ora, si sentiva rilassato e la sua mente leggera si concentrava in pensieri del tutto casuali e sconnessi per il semplice gusto di tenersi occupata.
 
Altre volte non poteva fare a meno di essere tormentato da altri pensieri. Spesso erano ricordi legati alla guerra.Visi di persone care che riaffioravano dal suo inconscio come flashback di un film che veniva proiettato davanti ai suoi occhi per l’ennesima volta. Come se non fosse stato mai abbastanza.
Era normale che di tanto in tanto alcuni ricordi, sopratutto se dolorosi, potessero riemergere. Eppure, ultimamente, gli capitava molto spesso di rimuginarci sopra. Non poteva fare a meno di sentirsi inadeguato.  
Perché dopo tutto quello che era successo non poteva essere semplicemente felice? 
La guerra era finita da molto ormai. Aveva fatto la sua parte. Perché stare lì a torturarsi? Perché dover essere costretto a ricordare contro il proprio volere?
 
Non c'era una risposta a quelle domande ma solo l'amarezza di molte altre. 
 
Essere felice? Stava realmente pensando quella roba da adolescente depresso? 
Di cosa si lamentava? In fondo, si trattava solo di indossare la solita maschera. Tutti ne avevano e le indossavano costantemente, che ne fossero coscienti o meno.
Si trattava di maschere comuni. Di quelle che danno l’illusione agli altri ed a noi stessi che stiamo bene, che la sofferenza si può dimenticare, che quello che abbiamo nel presente è tutto ciò che avremmo sempre voluto.
 
Ormai era da diversi mesi che Harry non si sentiva in forma. Eppure non ne comprendeva la ragione. Credeva di essere sereno adesso, aveva una carriera da Auror, i suoi amici, una vita avanti a sé! Ed anche se avrebbe davvero voluto avere qualcuno accanto..Non era la fine del mondo. C'era tempo, si ripeteva.
Eppure tutta una vita si dispiegava dinanzi a lui ed Harry sentiva che era lì a portata di mano, ed era fatta di infinite possibilità, di scelte che stavolta spettavano esclusivamente a lui. Spesso, quando fantasticava su quelle infinite possibilità diventava ancora più triste e cupo. Credeva di aver sempre saputo quello che voleva, come aveva creduto che il suo destino fosse stato scritto e che quello che aveva compiuto era ciò per cui lui stesso era nato. Eppure, alle volte, non poteva fare a meno di pensare a chi sarebbe stato se la vita non lo avesse plasmato allo scopo a cui lui stesso,infine, si era votato: eliminare Voldermort.
 
Alle volte era stufo di tenersi tutto dentro. 
 
Tutto quello a cui pensava e su cui rimuginava, tutte le insoddisfazioni e le incertezze erano come detriti, minuscoli, eppure troppo pesanti perchè la corrente potesse semplicemente spazzarli via. 
Harry odiava quel malessere strisciante e quei pensieri che, in ultimo, lo facevano sentire patetico ed ingrato. Se avesse avuto senso si sarebbe tirato un pugno, così, tanto per darsi una svegliata e ricordarsi che l’autocommiserazione imponeva dei limiti. 
 
Forse soffriva di solitudine?  
 
Era stato lui il primo a tirarsi indietro da una relazione ormai consolidata e davvero non era stato facile chiudere la relazione con Ginny. Lui l’aveva amata. Davvero. Eppure si era aggrappato a quella sicurezza che lei sapeva dargli troppo a lungo prima di accorgersi che il loro rapporto non funzionava. Ed era stato doloroso dirsi addio perché sapeva che avrebbe sempre tenuto a lei. Che cosa voleva allora? Bella domanda. Forse, a volte, gli sarebbe bastato solo non pensare.
 
C'erano altri giorni, i suoi preferiti a dir il vero, in cui Harry riusciva a sentirsi quasi spensierato mentre se ne stava lì, seduto a quel tavolo. 
Si guardava intorno ed era come se d’un tratto divenisse parte di un realtà diversa, alternativa, in cui non era costretto a sentire il peso di chi era. 
Non vi era nulla pronto a ricordargli che lui era Harry Potter. Il Salvatore Del Mondo Magico. Colui che - qualunque cosa facesse - aveva un articolo sulla Gazzetta pronto a snocciolarne i dettagli al grande pubblico. No.
Per quelle persone poteva essere solo un tipo un po' strambo, seduto in un caffè nella periferia di Londra, in un fresco pomeriggio primaverile. Era un perfetto nessuno. Ed era libero di sentirsi bene. 
   
 
*
 
 
Il sole stava per tramontare ed Harry si era quasi deciso a rientrare.
Gli ultimi raggi solari stavano pigramente scomparendo all’orizzonte, inghiottiti  tra gli edifici babbani. 
Decise di godersi quegli ultimi istanti di pace e lasciare che la sua mente fosse inebriata da quella sensazione di leggerezza.
Un vento leggero gli accarezzava il volto su cui un velo di barba era da poco apparso. 
 
Rabbrividì.
 
Indossava solo una t-shirt blu - che avrebbe potuto essere un vecchio cimelio di Dudley a giudicare dalla taglia-  ed un paio di vecchi jeans. Doveva sembrare un teenager fuggito di casa conciato così. Rise fra sé a quel pensiero. Non aveva nessuna importanza. Sarebbe passato a casa a cambiarsi prima di uscire quella sera.
La serata che lo attendeva si preannunciava movimentata. 
L’avrebbe trascorsa con Ron ed Hermione che lo avevano incastrato con la promessa di “andare a divertirsi”.
Come se lui non fosse un tipo che sapeva divertirsi. Puah.
 
 
*
 
 
 
Quella sera finirono in un pub piuttosto affollato e fu un bene. 
Era davvero difficile sostenere un discorso che contenesse più di tre frasi in quel trambusto. 
 
“Beviamo alla nostra, che ne dite?” pronunciò Ron con un gran sorriso mentre portava in alto il bicchiere ricolmo di quello che a prima vista sembrava essere del comune Whisky.
 
“Vacci piano, ti ricordo che domani mattina dobbiamo essere al Ministero” disse Hermione, fingendo di rimproverarlo, mentre si sistemava meglio il vestito e poggiava la borsetta ordinatamente alla testata della sedia.
 
Ron appoggiò lentamente il bicchiere sul tavolo, risentito. Il suo spirito conviviale era stato stroncato sul nascere. Si sporse verso Harry e con tono dimesso gli disse all'orecchio  “Amico, ora capisci perché dico che ci vogliono più serata fra uomini nella nostra vita” Harry gli rivolse un cenno ed un mezzo sorriso.
 
Non che avesse tutti i torti.
 
Hermione, ormai perfettamente accomodata sulla sua sedia, non perse tempo e piantò la punta della sua décolleté nello stinco di Ron, prima di volgere la sua completa attenzione su Harry che, a dirla tutta, sapeva che un commento sgradevole non sarebbe sfuggito alle sue orecchie fine. Il colpo colse Ron in pieno e dall’espressione dolorante sul suo volto Harry intuì che la scarpa doveva essere ben appuntita. 
 
“Harry, ieri sono passata nel tuo ufficio. Non sapevo che ti fossi preso un periodo di pausa… Io.. Beh, ero preoccupata per te ” lo sguardo fisso di Hermione mise immediatamente Harry a disagio. 
Doveva rispondere qualcosa di convincente. E troncare il discorso. Subito.
 
“ Niente di cui preoccuparti, davvero. E’ solo una settimana di pausa. Ne avevo bisogno. Sai di… un pò di tempo per me” si sforzò di pronunciare quelle parole con un tono convincente.
 
“Odio quando fa quello sguardo indagatore” esclamò Ron ancora risentito dal trattamento riservatogli poco prima.
 
Hermione fulminò Ron con lo sguardo prima di concentrarsi nuovamente su Harry.
 
“ Va bene Harry. Posso capire se tu non ne vuoi ancora parlare” 
 
Gli sembrò strano che mollasse l'osso così facilmente. Forse aveva intuito che nemmeno Harry sapeva cosa diavolo gli prendeva e che pretendere delle spiegazioni  da lui sarebbe stato impossibile.
 
“Direi che abbiamo un brindisi in sospeso da fare” intervenne nuovamente Ron.
 
“E sia… Alla nostra allora” concesse Hermione, alzando il proprio cocktail analcolico.
 
“Assolutamente. Alla nostra”. Harry alzò il bicchiere di Whisky e rivolse ad entrambi un sorriso aperto e sincero. Non sapeva bene il perchè ma si sentiva già un po' meglio. 
 
 
*
 
 
 
Tre whisky più tardi Harry si sentiva decisamente più allegro.  
Peccato che la serata in compagnia dei suoi amici volgesse al termine e Ron fosse quasi andato del tutto.
 
Hermione era riuscita a trascinare Ron fuori dal pub dopo che era quasi scivolato dalla sedia. Harry stava per distendersi sul pavimento per le risate prima che l’amica gli facesse notare che era decisamente ora di congedarsi. 
 
“Harry credo sia meglio se ci salutiamo qui” 
 
“Ce la fai a riportartelo a casa da sola?” sembrava un compito piuttosto improbo.
 
“Certo, ho… i miei metodi” disse Hermione con un’aria piuttosto risoluta. 
 
Harry non aveva intenzione di porsi domande sui suoi metodi.
 
“ Sii prudente, Harry” 
 
Per un momento Harry si domandò se si stesse riferendo a qualcos’altro. 
 
“Stai tranquilla, starò bene” le disse con un sorriso.
 
 
 
*
 
 
 
Con la testa leggera e l’alcol che ancora scorreva rapido nelle sue vene Harry si avviò verso Grimmauld Place. 
 
Guardò pigramente l’orologio.
 
1:23
 
Sbuffò.
 
Non era così entusiasta di tornare a casa. Sapeva che nel momento in cui avesse varcato quella soglia sarebbe stato assalito da mille pensieri. 
Non si sentiva né abbastanza stanco né sufficientemente ubriaco per crollare nel proprio letto e farsi una bella dormita. Teneva le mani saldamente in tasca mentre svoltava l’angolo e nonostante fosse preso dai suoi pensieri la sua attenzione si spostò sul marciapiede all’altro lato della strada. 
 
Una discreta folla di persone si era riunita intorno a quello che ad Harry sembrò un locale aperto da poco. Le luci soffuse, i cui toni andavano dal blu al viola, davano al locale un’aria attraente che lo spinse a valutare la possibilità di sedersi al bancone per un drink. In fondo,si disse, che alternativa aveva?
 
Decise di attraversare la strada e avvicinarsi.
 
Alla fine entrò nel locale con passo rapido e si accomodò al bancone. C’era solo un’altra persona seduta al bancone, poco più in là, ed Harry non vi badò con particolare attenzione. Del resto la sua visuale era occupata da una tipo che gli stava proprio di fronte, intento a parlare animatamente alla persona seduta di fianco a lui. 
 
Harry udì solo uno dei due parlare, poco prima di uscire.
 
“Chiamami se ci ripensi, ci conto” disse una voce insistente prima di sparire dal locale.
 
Harry si rivolse al barista per un doppio Whisky. 
 
Londra era piena di tipi strani, pensò. 
 
Il barista gli porse il bicchiere ed Harry lo afferrò portandolo lentamente alle labbra. Anche lui, dopotutto, era un tipo strano. 
Il suo sguardo vagò per qualche secondo perso in quell’atmosfera soffice e cupa finché non fu attirato nuovamente verso l’altro cliente seduto al bancone. 
Ora che la sua visuale era libera una chioma di capelli biondi risaltava in quel gioco di luci fredde. 
Le morbide ciocche risplendevano più brillanti che mai sotto quelle luci artificiali. Il profilo elegante, le dita affusolate, certo attiravano l’attenzione..
Quando Harry mise maggiormente a fuoco la figura in questione sentì il suo stomaco contorcersi. Perché quella persona aveva un’aria familiare?
 
Non poteva essere, pensò Harry. Doveva trattarsi di uno scambio di persona.
Sicuro. Una volta aveva sentito Neville blaterare a proposito di una teoria secondo cui ogni persona ha almeno sette sosia sparsi sulla faccia della Terra.
Una teoria interessante dal momento che ne aveva uno biondissimo identico a Malfoy di fronte ai suoi occhi, proprio in quel momento.
Quella coincidenza era così strana che gli fece bruciare lo stomaco più del Whisky che finì tutto d’un fiato. Alla fine si decise a spiare il presunto sosia di Malfoy nella maniera più discreta possibile, giusto per togliersi ogni dubbio.  
 
Prese ad osservare il profilo elegante dell’altro mentre sedeva in maniera composta, tenendo le braccia poggiate lungo il bancone. 
C'era qualcosa di attraente nel modo in cui i capelli gli ricadevano sul viso e altrettanto nel gesto incurante con cui li scostava. 
Il suo abbigliamento era curato, impeccabile per gli standard di Harry, che sfoggiava una camicia blu notte e dei pantaloni scuri quella sera ( ogni tanto usciva qualcosa di buono anche dal suo armadio ). 
Le dita affusolate e pallide stringevano un bicchiere basso e largo, ormai quasi vuoto. Lo sguardo di Harry risalì lentamente lungo il braccio dell’uomo e si soffermò sul profondo scollo a V del suo pullover. Intravide la pelle candida del petto, le pieghe dei muscoli disegnati appena evidenti nella luce opaca del locale.
Forse il suo sguardo indugiò qualche istante di troppo in quella visione perché l’uomo sembrò accorgersene. 
Il suo corpo d’un tratto si irrigidì, la sua espressione prima indifferente si fece tesa. I suoi occhi brillarono più intensamente in quella vaga oscurità ed Harry sentì un brivido corrergli lungo la schiena quando la figura si alzò di scatto e, fluida e sinuosa, si diresse verso l’uscita senza degnarlo di uno sguardo.
 
In pochi attimi Harry si rese conto di essere già verso la porta.
 
Lo stava seguendo.  
 
Quando si ritrovò in strada non lo vide subito e pensò che avesse già svoltato l’angolo. Si affrettò più che poté, sforzandosi di non avere un’aria sospetta.
Svoltò l’angolo e non vide nessuno. Non si diede per vinto e continuò lungo quella strada, svoltò poco dopo a sinistra. Sapeva che l’altra strada era un vicolo cieco. 
 
Fu in quel momento che sentì una presenza alle sue spalle. Si voltò di scatto.
 
Una figura alta e snella si avventò su di lui in pochi secondi ed Harry non fece in tempo a ritrarsi dalla sua presa; si ritrovò sbattuto con poca grazia contro il muro di freddi mattoni. L’umidità che gli penetrava le ossa lo fece rabbrividire.
Era già pronto a reagire quando vide il suo assalitore che se ne stava lì immobile di fronte a lui, le braccia incrociate sul petto. Sì, pensò Harry, si trattava proprio di Malfoy. L’espressione compiaciuta sul suo volto e il ghigno malevolo stampato sulle sue labbra sottili spazzarono via ogni dubbio.
 
“ Potter… Vedo che non hai perso il gusto di pedinarmi” disse d’un tratto, oltremodo divertito mentre lo fissava intensamente negli occhi.
Tutte le implicazioni di quella frase lo colpirono come uno schiaffo in pieno viso. Sentì le sue guance iniziare a colorirsi. 
 
Non bastava l’umiliazione di essere stato colto sul fatto?!
 
Avrebbe dovuto sopportare anche il suo sarcasmo?!
  
“Malfoy… Cosa diavolo ci fai qui?” chiese Harry con rabbia.
 
“ Vedi Potter, so che sei un tipo piuttosto nostalgico, ma mi duole informarti che non siamo più ad Hogwarts. Io vado dove cazzo mi pare e piace. E non devo darne conto a nessuno. Tantomeno a te. Anche se è evidente che tu creda che il tuo ruolo di Salvatore Del Mondo Magico ti dia il diritto di sentirti onnipotente.” 
 
La voce del biondo era controllata mentre pronunciava quelle parole col suo tono strascicato, lasciando trasparire solo il suo disprezzo. 
 
Una luce oscura agitava i suoi occhi color ghiaccio, così vivi e brillanti in quell’atmosfera notturna e per la prima volta Harry pensò che non erano così freddi come gli erano sempre sembrati.
 
Malfoy fece un passo deciso verso di lui. Harry pensò che avrebbero potuto finire per picchiarsi a questo punto. Magari una bella scazzottata l’avrebbe fatto sentire meglio dopo. Era forse quello che Malfoy si aspettava da lui?… No, doveva controllarsi. Non era una buona idea attirare l’attenzione con una rissa tra maghi nel bel mezzo di una strada dove qualsiasi babbano avrebbe potuto notarli e chiamare la polizia. Era un adulto ormai. Dovevo comportarsi come tale. Scosso da quel pensiero Harry si decise finalmente a parlare:
 
“Erm… Ascolta Malfoy, io non mi sento in diritto di nulla. Ti sbagli. Ti ho seguito perché non ero certo che fossi tu e forse ero solo curioso… Insomma questo era l'ultimo posto in cui potevo immaginare di incontrarti. Sai, non credevo che sarei vissuto abbastanza per cogliere i primi segnali della Fine del Mondo” disse Harry, cercando di tenere testa al sarcasmo del biondo.
 
“Divertente, Potter. Non pensavo conoscessi l’ironia. Temo, però, di non poter soddisfare la tua curiosità al momento. Sai, ciò comporterebbe conoscere i miei affari personali e tu non credo che possa rientrare in una sfera così intima… Tuttavia mi lusinga suscitare tutto questo interesse da parte tua.”
 
Lo sguardo malizioso che Malfoy gli gettò con quell’ultima frase gli fece contorcere lo stomaco per l’ennesima volta. Si sentì pervadere dall’imbarazzo da capo a piedi. Era tutta colpa sua: come diavolo gli era venuto in mente di seguirlo? 
 
Maledì la sua totale di mancanza di buon senso.
 
Il suo imbarazzo dovette essere piuttosto evidente perché Malfoy lo guardò negli occhi e sbottò in una risata cristallina pochi istanti dopo.
 
“Cosa diavolo hai da ridere, Malfoy?” 
 
“Nulla, Potter. Lascia stare. E’ solo che.. Sei più divertente di quanto ricordassi” 
il tono del biondo era disinvolto, come se quella conversazione fosse la cosa più normale del mondo. 
 
Harry si chiese se quello sulle labbra di Malfoy fosse un mezzo sorriso.
 
“Che diavolo vorrebbe dire che mi trovi divertente, Malfoy?” chiese Harry, riprendendo a fatica il controllo della situazione.
 
“Senti Potter, per quanto mi senta onorato di ricevere le attenzioni del - e correggimi, se sbaglio - “più desiderato scapolo del mondo magico”, al momento avrei di meglio da fare che starmene in questo vicolo umido”
 
Il sarcasmo del biondo lo fece quasi pentire di non aver optato per una bella 
scazzotata in nome dei vecchi tempi.
 
“Anche io ho di meglio da fare, Malfoy. Puoi sparire per quanto mi riguarda” disse Harry, deciso più che mai a tirarsi fuori da quella situazione.
 
“Siamo permalosi stasera. Ti ricordo che sono io quello che è stato ingiustamente pedinato come un criminale qualsiasi.. Piuttosto dimmi cosa, di grazia, avresti di meglio da fare? A questo punto sono io ad essere.. curioso” disse il biondo, deciso a spingersi oltre pur di godersi la reazione di Harry.
 
“Perchè dovrei dirtelo, Malfoy?” disse Harry.
 
Gli ribolliva il sangue al pensiero di lasciare che Malfoy si prendesse gioco di lui ancora. Quanto avrebbe voluto togliergli quel sorrisetto compiaciuto dal volto.
 
“Perché so benissimo che stai mentendo… In ogni caso, io sto andando all’ Heaven e nel caso non mi credessi, puoi seguirmi. Sempre che i tuoi impegni non siano così... Impellenti”
 
Era il suono delle trombe dell’Apocalisse quello che Harry udiva o Malfoy gli aveva appena avanzato un invito? Harry rimase per qualche secondo in silenzio, irritato e sconcertato al tempo stesso dalle parole del biondo.  
 
“E’ un invito il tuo? Perché non sarebbe da te.. Sei sicuro di sentirti bene, Malfoy? Magari hai bisogno che ti riaccompagni a casa” lo provocò Harry.
  
“Pensala come vuoi, Potter. Ti saluto”.  In un batter d’occhio Harry vide Malfoy girare sui tacchi, pronto ad andarsene senza avergli dato la minima soddisfazione. Dannato Malfoy. 
 
“Verrò con te” disse d'impulso.
 
Qualsiasi cosa facesse lì, doveva esserci sotto qualcosa di losco. Harry ne era certo. A questo punto non poteva fare altro che tenere gli occhi aperti e cercare di scoprire qualcosa.. Del resto che altra spiegazione poteva mai esserci alla presenza di Malfoy? Quel suo atteggiamento era così sospetto, non era il Malfoy che conosceva.
 
Non che gliene importasse per qualche ragione in particolare. No, decisamente.
Era una questione di principio. E poi era suo dovere di Auror approfondire la questione se nutriva dei sospetti.
 
Malfoy lo guardò con gli occhi grigi rilucenti, cercando di mascherare lo stupore per un risvolto così inaspettato. Eppure sembrava compiaciuto da quella nuova prospettiva ed Harry si maledì nuovamente al pensiero di avergli dato nuovo materiale per il suo irritante sarcasmo.
Malfoy si sforzò di mantenere un’espressione neutra quando gli disse: “Seguimi” in tono perentorio.
 
 
 
*
 
 
Harry si risvegliò nel primo pomeriggio.
La luce che filtrava pallida tra le finestre della sua camera in Grimmauld Place sembrava annunciare un’altra giornata umida e nuvolosa. 
Fu tentato dal pensiero di restarsene a letto, ignorando ogni possibile pensiero coerente, magari avrebbe potuto svegliarsi direttamente lunedì e tornare a lavoro come se nulla fosse. Come se quella pausa gli fosse servita davvero a qualcosa.
 
Si rigirò nel letto rotolando su stesso, un potente mal di testa gli faceva pulsare le tempie. E come se non bastasse una forte sensazione di nausea gli preannunciava i tormenti che avrebbe sopportato se non avesse bevuto una pozione contro la sbornia al più presto.
 
Si sforzò di credere che ne avesse ancora in casa. Voleva davvero che ci fosse..
 
Si alzò dal letto e barcollò fino al bagno. Aprì con cautela il mobile a specchio del bagno e per un attimo pensò che la pozione fosse proprio lì dietro la schiuma da barba.. Ma era vuota. 
Perchè conservava quella maledetta ampolla vuota? 
 
Chiuse poco garbatamente lo sportello e si lanciò uno sguardo frustrato attraverso lo specchio.
 
“Che idiota” disse fra sè.
  
Poteva andare peggio di così? 
 
Gli venne in mente la Gazzetta ed immaginò l'articolo che ne sarebbe venuto fuori se avesse saputo che Harry Potter si insultava di fronte allo specchio dopo una notte passata a sbronzarsi.. Ed al suo risveglio non era nemmeno in grado di trovare una dannata pozione anti-sbornia.
Che fossero maledetti. Stava diventando paranoico per colpa di quegli avvoltoi.
 
Decise che prima di qualsiasi cosa ci sarebbe voluta una doccia gelata.
Si tolse barcollante i boxer ed aprì l’acqua. 
Rimase immobile per alcuni minuti con l’acqua che gli scorreva copiosa sul viso e la mente che lentamente tornava lucida. 
Si massaggiò lo shampoo rapidamente fra i capelli e si bloccò quando avvertì un dolore acuto provenire da un bitorzolo pulsante dietro la testa. 
 
“Cosa diavolo..”
 
Lo toccò con delicatezza, come per studiarne la forma e la grandezza. 
 
Era bello grosso. Come se l’era procurato?
 
Si sforzò di ripercorrere gli eventi della notte precedente.
 
Dopo l’appuntamento con Ron ed Hermione, era andato con Malfoy in quel locale, sì.. Lui gli aveva offerto da bere in quel suo ridicolo privé. Sì, tanto per darsi le sue solite arie.
 
E poi? Aveva dei ricordi confusi…
 
Nella sua mente vorticavano le immagini di quel locale affollato, visi sconosciuti, la musica martellante, gli occhi grigi di Malfoy..
Uscì dalla doccia rapido e prese ad asciugarsi, era totalmente sconvolto dalla sensazione di vuoto allo stomaco che stava provando al pensiero dell’immagine del biondo.
 
Poco prima di uscire dal bagno notò qualcosa. Si avvicinò allo specchio, incredulo, il battito che accelerava rapidamente.
Sul suo collo, in bella vista, c’erano degli evidenti segni violacei. Erano diversi e arrivavano quasi fino a sfiorargli il petto muscoloso. 
 
Cazzo, pensò stordito.
 
Quando scese in cucina era entrato ufficialmente nel panico.
Si decise a ingerire solo acqua per quella giornata e no, non si sarebbe dato pace finché non avesse ricordato cosa diavolo era successo la scorsa notte per ridurlo così.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Armand_