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Autore: xwilliamseyes    19/09/2015    1 recensioni
Flora si ferma, si guarda alle spalle.
C'è il suo passato, incorniciato da tutte quelle domande rimaste ancora dubbi.
Si gira completamente e non vede altro che Zayn.
Quell'amore che aveva trasformato il suo cuore in ossessione.
Cerca risposte, Flora, nelle sue immagini sbiadite e in quegli odori acri di ortensie.
Ma alla fine solo due domande riecheggiano instancabili nel suo cervello: può un ossessione annullarsi come sabbia al vento? Possono due cuori, un tempo così uniti, dimenticarsi per sempre?
Una storia sugli eccessi, sulla condivisione, sui caratteri difficili, sulle parole non dette e sull'amore fatto di battiti infiniti.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Terzo Capitolo
 
Forse il problema di noi donne è proprio questo: amiamo fantasticare sul nostro cuore. Immaginare che qualcun altro possa strapparcelo dal petto con forza, interesse, improvvisazione e cura. 
Ci piace immaginare quel tipo di felicità che si vive in due. 
Già, il problema sono i romanzetti rosa che ci ostiniamo a leggere, le commedie romantiche che non smettiamo di vedere e i film drammatici su cui non evitiamo mai di versare una lacrima.
Ci ostiniamo a creare un mondo fatto di gioia e certezza, un mondo fatto di cartone. E ci accorgiamo troppo tardi che il cartone sotto la pioggia si frantuma, si sgretola al minimo tocco.
Che non tutto è così facile come sembra, che il detto “gli opposti si attraggono” non è poi così vero, che, alla fine, anche le persone più simili, anche le idee più coordinate hanno sempre qualcosa da polemizzare.
Io e Zayn eravamo diversi da tutti gli altri.
Avevamo qualcosa di simile ma pochissimo in comune, eravamo diversi ma non fino in fondo.
Eravamo quelle vie di mezzo che non accontentano mai nessuno.
Tranne noi, noi ci accontentavamo.
O, forse, facevamo finta di accontentarci.
Lo rividi di nuovo quella sera stessa. 
Ci rincontrammo di nuovo tutti. Si faceva così quando si abitava vicini, non c'erano limiti di tempo, non esisteva la frase “non ci vediamo mai” e neanche quella “ci vediamo sempre” usata come scusa.
Non facevamo caso agli orologi, alle chiacchiere che si ripetevano all'infinito, ai silenzi immensi, al fare sempre le stesse cose.
Ci bastavamo noi; la nostra pelle a contatto, i nostri sguardi su di un unico cammino.
Di quella sera ricordo i profumi. 
Quello delle strade bagnate, quello del pollo di mamma e quello che avevo io addosso.
Avevo rubato un paio di gocce di un profumo costoso che mia mamma conservava gelosamente sul suo comò.
Mi guardai allo specchio e mi sentii più bella.
Mi sorrisi, azzardai qualche posa.
Avevo i capelli nerissimi arricciati dietro le spalle e sul davanti. Gli occhi pesantemente truccati da un ombretto nero e un rossetto rosso ad impiastrarmi le labbra.
Sollevai gli sbuffi della mia gonna a pois e feci un giro su me stessa.
Quella sera mi piacevo.
E mai come allora, mi sentivo speciale.
Lo squillo del mio citofono interruppe le mie risate improvvisate davanti al vetro.
“Vado io!”
Urlai, mentre scivolavo i piedi sul pavimento lucido per fare il più presto possibile.
“Chi è?”
“Sono Adele, scendi”
“Arrivo”
E con un veloce saluto a mia madre scesi in fretta le scale.
Era una strana impazienza la mia.
Un'impazienza che mi sapeva troppo di felicità, di curiosità e di certezza.
Il dubbio non li aveva ancora sfiorati tutti quei miei pensieri.
Ci salutammo e con due espressioni speranzose stampate in faccia ci dimenammo verso le strade deserte della nostra città.
La nostra destinazione era il parco. 
Un luogo di ritrovo per tantissimi ma che per noi era diventato una vera e propria casa.
Avevamo visto e la notte e il giorno, avevamo visto e la pioggia e il sole cocente.
Avevamo visto le foglie ingiallirsi, finire sulla terra e poi rinascere di nuovo.
E quel parco aveva visto noi cadere per poi sorridere, piangere per poi scherzare.
Sorridevo ancora quando le porte arrugginite del parco ci erano davanti.
Le attraversammo per poi imbatterci, dopo pochi passi, in Lucio, Chiara e Massimo, e Zayn.
Rivolsi un veloce sguardo a lui per primo.
Mi incuriosì la sua posizione strana. 
Sedeva ricurvo sull'erba e sembrava star disegnando o scrivendo qualcosa.
Capii, però, che non potevo mettermi ad osservarlo e così distolsi immediatamente il mio sguardo, rigettandolo su quello dei miei amici, che ora mi salutavano calorosi, come sempre.
E lì, in tralice, vidi che anche Zayn si era girato verso la nostra direzione.
Si mise in piedi e pulendosi le mani sul proprio pantalone si fece un po' in avanti.
“Hai il pantalone fradicio Zayn. Cazzo, te lo avevo detto di non metterti seduto sulla terra”
Il ragazzo si guardò dietro, toccando poi il proprio sedere e cercando di ripulire il guaio; ma le mani gli si fecero verdognole. Aveva i polpastrelli pieni di filetti di erba bagnata e fango squamoso.
“Che schifo”
Biascicò per poi guardarsi intorno alla ricerca di qualcosa con cui pulirsi.
“Ci sta una fontanella qui?”
“Si, sta parecchio più in là però. Vabbé, ti accompagniamo, dai”
Massimo avanzò verso il centro del parco, invitandoci tutti a fare altrettanto.
Camminavamo lenti, improvvisando chiacchiere inutili e senza senso.
Quando arrivammo alla fontanella lasciammo Zayn al suo lavoro.
“Sbrigati però”
Gli urlò Massimo.
“Ragazzi, niente spiagge hawaiane quest'anno?”
Alla nostra destra spuntò Beatrice, una nostra compagna di scuola.
I suoi dentoni bianchi le fuoriuscivano quasi dalle gengive e degli zigomi rossastri per via del sole rendevano i suoi occhi chiari ancora più chiari.
Spalancò le braccia nel tentativo di abbracciare tutti.
“Beatrice! E anche tu sei rimasta qua!”
Lucio le scivolò vicino per primo, baciandole affettuosamente le guance.
Questo gesto attirò l'attenzione di tutti. 
Eravamo sul punto di scoppiare a ridere. Sapevamo che a Lucio infondo piaceva un po' Beatrice.
“Cazzo”
Esclamò Zayn. 
Mi voltai nella sua direzione. 
Lo vidi divincolarsi nel tentativo di pulirsi via tutto quel fango dai pantaloni.
Ma per quanto ci provasse proprio non riusciva a toglierne alcune chiazze posizionate più in basso, lì dove le sue mani non potevano arrivare.
“Vuoi una mano?”
Esplosi, presa forse dalla situazione o forse solo dalla voglia di offrirgli un piccolo aiuto.
Spalancò i suoi occhi sul mio viso e con un cenno del capo disse di sì.
Inumidii un fazzoletto e lo lasciai scivolare sul pantalone, stando attenta a non inzupparlo troppo o a rovinarlo.
“Così va bene”
Zayn si guardò indietro di nuovo per poi toccare leggermente le parti che un tempo erano infangate.
“Si, grazie Flora”
Stava continuando a guardarsi quando io gli appiccicai il mio sguardo addosso.
Mi richiamò la sua voce così delicata e allo stesso tempo sicura, e il modo in cui aveva pronunciato il mio nome.
Era del tutto confidenziale, come se mi chiamasse da una vita, come se ci conoscessimo da sempre.
“Di niente”
Replicai più o meno silenziosamente.
Mi guardò un'ennesima volta prima di abbozzare un piccolo sorriso.
Si tese verso di me e afferrando il foglio che aveva in una tasca me lo mostrò.
“Ti piace?”
“Si...è bellissimo. Sei davvero bravo”
Sentenziai estraniata.
Osservai con attenzione quel foglio.
C'era una scritta con migliaia di decorazioni a cerchiarla.
E c'erano anche tantissimi colori.
Non era forse nulla di straordinario, eppure a me piacque molto.
Mi sembrò dire tante cose quel semplice “midnight”, quel semplice celeste che incontrava il nero senza troppe regole e quel bianco che si intraveda dietro ad un giallo.
Puntai i miei occhi su i suoi.
E per quanto vicini fossimo, quella vicinanza, quella estraneità, quell'inconsapevolezza non mi intimidirono per niente.
“Hai degli occhi bellissimi”
Disse.
Sorrisi ancora di più a quelle parole, rispondendo con un chiaro “grazie”.
“Dove hai imparato a disegnare così bene, tu?”
Mi concessi questa curiosità.
Prima di rispondere si abbandonò ad alcuni secondi di silenzio, riempiti da uno sguardo, che io ricambiai senza troppe domande.
Io e Zayn abbiamo sempre parlato con gli sguardi, le parole non ci bastavano mai.
Ci dicevamo le bugie, ci scambiavano la felicità, condividevamo una lacrima.
I silenzi riempiti con gli occhi, i silenzi preferiti alle parole erano i nostri.
Mi perdevo completamente in lui  e lui si perdeva completamente in me.
Eravamo immersi, migliaia e migliaia di metri di acqua sulle nostre spalle.
Sarebbe uscito per primo il più veloce, il più attento, il più vivo.
Io credevo che nessuno di noi due ne sarebbe mai uscito, che nessuno di noi due avrebbe mai trovato lo spiraglio d'aria fuori le onde.
Io credevo e mi sbagliavo.
Zayn era vivo, io soltanto persa.


-SPAZIO AUTRICE
Salve gente! Benvenuti a questo nuovo capitolo!
Qui troviamo nuovo contatto tra i nostri due protagonisti, un contatto che appare semplice, scontato ma intenso. E Zayn non demorde la sua sfacciataggine rivolgendosi a Flora con tono completamente confidenziale e diretto.
Troviamo un paio di riflessioni di Flora e l'ultima preannuncia un po' quello che succederà e che scopriremo man mano.
Un percorso verso quelle verità a cui lei vuole puntare con tutti il suo cuore.
Ok, per il momento probabilmente vi sembrerà tutto molto confuso ma vi garantisco che ogni cosa a tempo debito si farà sempre più chiara.
Voi sarete con lei, vero?
Spero vi piaccia.
Un bacio.
-Manu

#WOMANFF

 
- ZAYN -


 
  
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