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Autore: AnimeChan97    19/09/2015    3 recensioni
SPOILER
Transformers Armada così come nella serie ma raccontato attraverso gli occhi di Jade Aaron, una persona molto speciale per un certo autobot. Specificamente lei è la figlia di Optimus Prime, una tecnoorganica che è stata inviata sulla Terra alla nascita dallo stesso padre per risparmiarle la guerra, ma comunque si tiene in contatto con lei molto spesso. quello che Jade non sa è che grazie alla scoperta di Rad, Optimus e i suoi Autobot, così come i Decepticons arriveranno sulla Terra. da quel momento vivrà insieme a Rad, Carlos, Alexis e più avanti Billy e Fred, tutte le avventure narrate nella serie animata. (Mi sono ispirata a una storia che avevo letto su fanfiction.net che era simile, ma la serie in questione era Transformers Prime)
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Autobot, Decepticon, Nuovo personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Transformers Animated
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A/N: ok, mi dispiace tanto per il ritardo... la scuola sta cominciando a rubarmi minuti su minuti..... ma finalmente è fuori un altro capitolo... non so perchè sono particolarmente entusiasta di questo capitolo quiiiindi spero vi piacerà. :) Buona letura



"Ma che… che accidenti è!"

 

Jade P.O.V.

--

La grotta che ci si presentava era molto particolare: parti metalliche enormi sembravano come incastonate nella roccia e questo anfratto ne era pieno, pendevano cavi, pezzi di metallo… sembrava il luogo di schianto di…. Un'astronave! Che sia proprio quella dei…

"Sembra che non siamo stati i primi ad entrar qui…" commentò Rad puntando la luce della fiamma contro i resti metallici nella pietra.

"Guarda questi oggetti… -Seguitò Carlos- non hanno un aspetto terrestre…" concluse guardandosi attorno

"Ma la cosa davvero incredibile è che probabilmente si trovano qui da chissà quanto tempo!" esclamai con finto stupore, si, finto. Rad e Carlos non sapevano nulla della mia vita all'infuori della Terra e sicuramente non dovevano sospettare che io potessi sapere qualcosa di quei rottami incastonati, quindi dovevo stare al gioco e sperare che non mi cogliessero in fallo.

"Già… " rispose Rad assente, mentre continuava a spostare il fascio di luce per vedere ogni minimo particolare

Io sapevo, il mio istinto mi suggeriva che quella era proprio la mitica astronave dei Minicon di cui mio padre mi raccontava fin dalla nascita e che stava cercando da tempo ignoto. Mi avvicinai alla parete, sfiorando appena il metallo. Chiusi gli occhi come se potessi figurarmi l'intero viaggio compiuto da questa astronave, dall'inizio della sua costruzione fino a qui, sulla terra….

"Forse dovrei mandare delle foto a papà… lui saprebbe sicuramente se si tratta o meno di quello che penso" mormorai prendendo il cellulare.

"Jade, che fai?" chiese Carlos avvicinandomisi cautamente (sapete, nel caso succeda un'altra volta il piccolo trambusto che abbiamo avuto qualche minuto fa)

"Hm? Volevo solo fare delle foto, questa faccenda è troppo forte!" esclamai, cercando ancora di nascondere la mia conoscenza a riguardo

"Credete che ci viva qualcuno?" interruppe Rad rivolgendosi a noi

"Beh c'è solo un modo per saperlo: ehi!! Se c'è qualcuno qui si faccia sentire adesso o taccia per sempre!" -gridò Carlos. Io mi portai una mano alla fronte, scuotendo lievemente la testa mentre il ragazzo sudamericano mi fece spallucce.

--

Continuammo a esplorare quella conca, scoprendo sempre di più quello che a quest'ora era lo "scheletro" dell'astronave. Si riuscivano a vedere tutte le strutture portanti, e alcuni interni erano ancora visibili, seppur molto danneggiati.

"Accidenti… qui deve essere accaduto qualcosa di veramente strano!" commentò ancora Rad continuando a guardarsi intorno, camminando a filo della nave che diventa via, via sempre più ingombrante e che quindi ci costringeva a passare rasenti il muro.

"Già! Guardate queste rocce; sembrano liquefatte…" disse Carlos continuando a camminare dietro di me

"Rad, Carlos! Guardate c'è una scala!" feci notare indicando verso la suddetta a pochi metri di distanza da noi

"La questione si fa sempre più interessante… Forza, ragazzi: andiamo a vedere!" Incoraggiò Rad

Mentre Rad ispeziona la roccia per cercare di capirci di più Carlos chiese: "Hai una pallida idea di cosa possa essere successo qui?"

Rad scosse la testa "Magari ce l'avessi… Jade tu ne sai qualcosa?" mi domandò Rad, domanda alla quale feci spallucce scuotendo la testa "Ne so quanto voi ragazzi…" come ho già detto non posso rivelare quello che so.

"Io invece si!" esclamò Carlos dopo qualche minuto di riflessione.

 Al che sgranai gli occhi "cosa? Sa? Come è possibile? Ma no, starà facendo una supposizione…"

"Sembra il luogo di impatto di un astronave!" continuò Carlos.

"Non scherzare!" rispose incredulo Rad "Rad, Carlos… non immaginate quanto siete vicino alla realtà… sono convintissima che questa sia l'astronave dei Minicon… " pensai.

"Ehi ragazzi; saranno sicuri questi gradini?" chiesi cominciando a scendere dalla scala

"Non ci giurerei, fa' attenzione!" rispose Rad, con un tono di voce a metà tra il preoccupato e il diffidente ma comunque non si fece pregare e dopo alcuni secondi scese le scale insieme a Carlos. Davanti a noi si aprì una parte della grotta precedentemente celata ai nostri occhi. Era una piccola conca complessivamente spoglia dal metallo fuso nella roccia come tutto il resto della grotta ma al centro di questa apertura c'era per terra una sorta di "scudo" pentagonale che emanava una luminescenza verde. Io sgranai gli occhi "Quella piastra… -riflettei- l'ho già vista da qualche parte…. Ma si! È un Minicon! Abbiamo trovato un Minicon!".

I miei compagni d'avventura erano stupiti quanto me, ovviamente per una ragione differente, quale: era la prima volta che vedevano una cosa del genere sulla Terra: "Carlos, Jade! Guardate lì!" disse Rad indicando la piastra verde con la luce prodotta dal cannello

Subito incuriosito spense il fornelletto e si avvicinò correndo verso l'oggetto misterioso (misterioso per lui, s'intende) mettendosi poi in ginocchio per osservarlo meglio

"Non toccarlo! -avvertì Carlos- può essere pericoloso!" io mi guardai in giro e mi accorsi di un'altra luminescenza: "Ce n'è un altro! Incastonato nella roccia!" mi avvicinai anch'io per osservarlo meglio, anche se sapevo cosa fosse, grazie a mio padre che mi ha inviato delle fotografie, non ne avevo mai visto uno di persona. "Ragazzi ne ho trovato un altro!!" chiamai

"Accidenti -esclamò Rad- ma che cos'è?" si chiese ad alta voce con gli occhi sbarrati per lo stupore

"Non lo so… ma dall'aspetto sembra radioattivo…" rispose insicuro l'amico

Io e Rad toccammo insieme le due piastre le quali emisero una nota il cui suono assomigliava al "la" emesso dal diapason quando viene fatto vibrare, forse di una tonalità più bassa; il centro del pentagono emise luce a onde continue finchè non si illuminò di una luce abbagliante. Io e Rad gridammo, momentaneamente accecati dal quel bagliore potentissimo che durò relativamente poco

"RAD! JADE! NOO!!" gridò preoccupato Carlos.

Dopo che la luce pervase tutto l'anfratto si sentì una scossa di terremoto che non dava cenno di attenuarsi. Quando poi la luce cominciò a diminuire io e Rad ci guardammo ritrovandoci entrambi con una piastra verde in mano che adesso emetteva la luminescenza verde di prima.

Carlos più che preoccupato esclamò: "Forza! Dobbiamo scappare immediatamente da qui!!" non facemmo neanche in tempo a muoverci che ogni centimetro della grotta si mise ad "accendere" luci variopinte come se fossero tanti pixel di un computer. Confusi ci guardammo attorno non sapendo bene come comportarci ma una cosa era certa: dovevamo andarcene

"Ehi! E adesso che sta succedendo??" Chiese Carlos avendo notato i milioni di piccoli bagliori che andavano accendendosi uno a uno. "Avanti Rad, Jade, dobbiamo andarcene, sta per crollare tutto!!" gridò ancora cominciando a strattonarci per farci muovere dal nostro stato attonito. Finalmente ci "risvegliammo" e cominciammo a correre avendo io e Rad in mano le due piastre.

Corremmo il più veloce possibile ma di nuovo le  piccole luci aumentarono il loro bagliore finchè non diventò tutto bianco. Quella luce ci inglobò, non vedemmo più niente.

 

--All'esterno, 3rd P.O.V.

Il terremoto era causato dall'astronave stessa che si stava riattivando. La luce abbagliante in realtà era solo il risultato del caricamento di una sorta di cannone che, non appena carico, inviò un segnale sotto forma di 3 raggi colorati: uno viola, uno verde e uno rosso; tutto questo processo però, causò un black-out totale in tutte le aree circostanti.

Il raggio verde, viaggiando alla velocità della luce raggiunse la Luna in pochi secondi, più precisamente la parte di astronave che era rimasta sul suo suolo, la quale rispose illuminandosi dello stesso verde, inviando dei raggi luminosi alla sorgente del primo; il fascio di luce viola e rosso invece, raggiunsero Cybertron. Nel percorrere gli anni luce che distavano tra la Terra e il pianeta natale dei Transformers, sembravano fare a gara per chi sarebbe arrivato primo alla base designata, come se lo stesso astio di una fazione nei confronti dell'altra fosse vivo in quei raggi. Nella base Autobot, così come in quella Decepticon suonò una sirena, l'allarme Minicon: era stato confermato che i Minicon erano effettivamente atterrati sulla Terra e si stavano risvegliando.

Perché dico confermato? Semplice, eoni fa era arrivata la soffiata, in entrambe le fazioni, che i Minicon si trovavano su questo pianeta formatosi da poco più di 2 miliardi di anni (terrestri). Quando però Optimus Prime e Megatron, saputò ciò, hanno riportato la notizia ai propri superiori, questi ultimi non credendoci hanno proibito ai loro sottoposti di intraprendere quel viaggio verso un pianeta lontano anni luce solo per verificare l'arrivo dei Minicon su quel pianeta; lo ritenevano un inutile spreco di tempo, anche perché nessun tipo di allarme era suonato.

Ma adesso la situazione era ben diversa: l'allarme è suonato e in più ha fornito a entrambe le basi delle coordinate geografiche estremamente precise mediante quei raggi arrivati a esse.

Finalmente i superiori di Optimus e quelli di Megatron diedero il via alle operazioni di recupero e inviarono i due capi con i loro più valenti soldati (scelti da Optimus e Megatron stessi) sulla Terra, ognuno con lo scopo di battere sul tempo la fazione avversaria e recuperare tutti i piccoli robot.

Dopo che i raggi erano stati recapitati al destinatario, la sorgente si spense, permettendo all'elettricità di tornare nelle zone colpite dal black-out

Intanto Alexis, avendo avvertito il terremoto, preoccupata per gli amici che erano andati proprio dove poi era stato individuato l'epicentro del suddetto, decise di raggiungere Carlos, Jade e Rad per accertarsi che stessero tutti bene.

 

--Da Rad, Carlos e Jade. JADE P.O.V.

Corremmo a perdifiato per numerosi minuti, nel remoto tentativo di trovare la via d'uscita, io e Rad con in braccio gli "scudi" che avevamo trovato quando Carlos, che correva davanti a noi, imprecò: "Accidenti… ho perso l'orientamento!"

"Non importa, continua a correre!" Ammonì Rad, cominciando a sentire la fatica della corsa.

Io che per tutto il tempo avevo guardato per terra per cercare di non inciampare su nessun "sasso nascosto" finalmente alzai la testa e cominciai a riconoscere dove mi trovavo "Ehi aspettate un momento, questo punto mi sembra di riconoscerlo!" esclamai, ed effettivamente avevo ragione visto che uscimmo dal bivio nel quale ci eravamo addentrati all'inizio di questa rocambolesca avventura. Infatti: "Guardate ragazzi! Abbiamo ritrovato la corda!" dissi ansimante ma con un tono decisamente più sollevato adesso che eravamo vicini alla via d'uscita.

Con un sorriso di sollievo stampato sul suo viso Rad disse, anche lui sollevato: "Sei unica!"

--

Finalmente fuori, ansimanti, mi misi a baciare la terra mentre Carlos era carponi, cercando di riprendere fiato dopo quell'estenuante corsa alla ricerca dell'uscita: "Aria fresca…" ansimò ma Rad ci incoraggiò a rimetterci in piedi

"Avanti non fermatevi, questo posto potrebbe ancora saltare in aria!" disse riprendendo a correre

Anch'io mi alzai e scesi verso la bici di Rad, posto dove avevo i miei rollers: "Coraggio!" spronai rivolgendomi a Carlos ma lui rispose, forze ridotte al minimo: "Si… vai avanti tu però…"

Stavamo per riprendere i nostri mezzi di trasporto quando per un decimo di secondo ci fu una luce strana che rese i dintorni in negativo, finita la quale dei puntini di luce viola si "alzarono" per andarsi a raggruppare in un punto specifico a mezz'aria: "Qualcosa mi dice che ricominciano i guai!" constatai guardando quella fonte di luce.

Le piccole luci formarono un cerchio che si abbassò notevolmente: l'interno di questo cerchio purpureo pareva liquido, aveva le stesse increspature che il sole forma sul fondo di una piscina o del mare stesso quando i suoi raggi incontrano la superficie d'acqua.

Sgranammo gli occhi e Rad era stato l'unico ad avere il coraggio di chiedersi cosa diamine fosse quel coso

Il cerchio iniziò a dissolversi, lasciando dietro di se una figura enorme, immobile, completamente nera, sospesa a mezz'aria. Atterrò dolcemente ma quando la forma ebbe contatto col suolo, un tonfo che faceva rendere conto della stazza della figura davanti a noi si fece sentire, e nello stesso istante la figura prese colore. I colori predominanti erano il viola e il verde, ma ancora facevamo fatica a capire di cosa si trattava. Si mosse, alzò quella che mi pareva una testa e ci fissò con i suoi sensori ottici rossi come il sangue prima di mettersi in piedi, facendo scendere le braccia, prima conserte, lungo i fianchi. Era un robot, un robot terribilmente enorme che soltanto a guardarlo faceva gelare il sangue nelle vene a chiunque avesse la fortuna… o nel nostro caso la sfortuna di trovarvisi davanti.

Questo robot antropomorfo mi pareva estremamente familiare, eppure non sapevo dove e come collocarlo nei miei ricordi, ma mi è comunque familiare visto che il mio corpo, quasi in automatico, mi trasmise una scossa che avvertiva di scappare il più lontano possibile. La mia mente invece mi fece vedere un immagine sfocata tramite gli "occhi della memoria": il luogo era diverso ma la figura, la sagoma era identica. Si… decisamente io avevo già visto questo titano.

Nonostante fosse lontano (secondo il mio punto di vista) una quindicina di metri o poco più da noi, la sua ombra bastava per inglobarci completamente.

Stavamo per scappare quando una voce femminile richiamò la nostra attenzione: "Ascoltatemi ragazzi!! -"Alexis? Che diamine ci faceva qui??"- Qualsiasi cosa succeda, mantenete la calma!" ci girammo verso di lei e cominciammo a intimarle di scappare il più lontano possibile e di mettersi in salvo; Rad corse verso di lei. "Non muoverti Rad!" ammonì in vano la ragazza.

Appena Rad si mosse anche il gigante lo fece, uno sguardo sprezzante rivolto verso di noi: ancora una volta il sangue mi si gelò nelle vene, volevo correre ma il mio corpo si rifiutava di muoversi.

"…Potrebbe attaccarti se lo fai!!" continuò Alexis, ma Rad la ignorò, raggiungendola "Ti ho detto di restare fermo!" lo rimproverò

"Ma che cosa ci fai tu qui!!" "grazie per aver dato voce alla mia domanda Rad…" domandò il ragazzo, ma all'ultimo mise il piede su un sasso smosso e perdendo l'equilibrio fece cadere la piastra verde che aveva tra le braccia

Vidi il titano digrignare i denti, fissando lo scudo che cadeva: "Brutto segno… graaaan brutto segno…" pensai, sempre più terrorizzata

Appena Rad si riprese dalla perdita di equilibrio, corse a riprendere ciò che aveva fatto cadere, e fissando il volto del robot davanti a noi farsi sempre più innervosito e sentendolo ringhiare,  gridai: "Lascia perdere Rad! Andiamo via di qui!!"

Dopo aver ripreso in mano quello che sapevo che sarebbe stato un Minicon finalmente ci mettemmo a correre, guardai dietro di me in tempo per vedere il tiranno allungare una mano verso la bicicletta di Rad lanciandola in aria, nella nostra direzione: "ATTENZIONE!!" gridai, appena in tempo per vedere Rad inchiodare nella sua corsa, la bicicletta che per pochi millimetri non gli era caduta in testa. Ci voltammo tutti, spaventati, verso il robot il quale emise nuovamente un ringhio, con il volume più alto, i nostri poveri timpani che in quei secondi interminabili gridavano "pietà".

Mosse un passo…. Poi un altro… poi un terzo… non riuscivamo a muoverci, lo fissavamo impauriti, terrorizzati, senza riuscire a fare niente. Seguì un quarto passo che fece tremare il terreno… un quinto… e la distanza tra noi e lui che andava scemando di diversi metri ad ogni suo passo; poi un sesto…. Un settimo…. Finalmente si fermò; le piastre che io e Rad avevamo in mano si illuminarono di una luce bluastra e ri-emisero quella nota, quel "la" che era risuonato la pima volta che le toccammo : si vedeva chiaramente un simbolo a forma di M, al centro e un segno romboidale attorno a esso che erano le uniche parti rimaste illuminate. Davanti a quella "accensione" improvvisa il gigante fu costretto a fare un passo indietro, perplesso. Io e Rad lasciammo andare le due piastre, ugualmente perplessi e ci allontanammo di qualche passo da esse.

Un raggio di luce dei colori dell'arcobaleno venne emesso dal centro della piastra che poi andò estendendosi lentamente su tutta la sua superficie. Il titano non doveva essere molto contento di questo visto che emise un altro ringhio.

Dopo pochi secondi le due piastre sparirono, e al loro posto comparvero due robot, alti come noi (grazie al cielo) uno grigio-blu e l'altro bianco; tutti noi li fissammo attoniti, non sapendo che reazione avere davanti a tutto ciò.

Nelle orbite "spente" che presumemmo dovevano essere per gli occhi si accesero delle luci che prima erano rotonde, poi diventarono delle linee e infine ellissoidali, fermandosi: era il segno che adesso i loro occhi funzionavano perfettamente e non appena i due robottini ci notarono subito si misero a emettere una serie di suoni simili a quelli di un cicalino, guardando prima me, poi Rad e infine il titano il quale smise di digrignare i denti e guardò i due esserini meccanici interessato. I due robot fecero spallucce e poi cominciarono a far girare la propria testa vorticosamente, per un motivo a me ignoto ma l'essere enorme doveva saperlo visto che un angolo della sua bocca si rivolse all'in su in un sorriso beffardo che subito sparì.

Improvvisamente la bici di Rad e il mio zaino si illuminarono dal niente; le teste di entrambi finalmente rallentarono e dove prima c'erano gli occhi adesso c'era uno schema degli oggetti che si erano illuminati. Poi tornarono le luci dei sensori ottici e in un lampo avevano cambiato aspetto. Quello che prima era grigio blu diventò ceruleo mentre quello bianco, rimase tale con alcune parti del suo corpo di un blu elettrico acceso. Si presero un secondo per poi trasformarsi: il primo diventò una bicicletta elettrica, e il secondo si posò sulle mie spalle a forma di zaino, ai lati del quale spuntavano due parti metalliche che assomigliavano a delle ali "Che cos'è, uno zaino Jet o qualcosa del genere?" pensai incredula

La bicicletta prima si impennò poi si avvicinò ai ragazzi, indicandoli col manubrio. "Sta cercando di dirci qualcosa…" constatò Carlos

"Vuole che saliate a bordo!" dissi e fu lì che mi accorsi del mio errore, si io lo avevo capito perfettamente ma non dovevo far si che gli altri se ne accorgessero; stavo già cercando un modo per salvarmi in corner quando Alexis mi guardò scettica: "Certo, come se tu potessi capirlo…" internamente tirai un sospiro di sollievo poi le risposi: "So che può sembrare strano, ma io credo che abbia detto proprio quello…" mi guardò con sufficienza ma poi Carlos tagliò corto: "Su in sella ragazzi, potrebbe essere l'unico modo per andarcene da qui!"

Mentre Alexis, Carlos e Rad stavano salendo in sella al Minicon, lo zaino-razzo che avevo sulla schiena, o meglio i suoi reattori, si accesero, facendomi librare in aria: all'inizio non ero molto stabile ma il robottino mi aiutò ad assumere la posizione corretta così che potessi volare tranquillamente, senza starmi a preoccupare della sensazione di cadere.

Il Minicon mi fece volare raso-terra, per motivi di sicurezza, a fianco al compagno trasformato "a metà" che correva sulle due ruote

"Che belloooo!!!" esultò Carlos ridendo, il robottino che lo teneva forte con un braccio

"Speriamo solo che il nostro amico, qui, non si faccia raggiungere da quel mostro di metallo!" esclamò diffidente Alexis, che si reggeva alle spalle del suddetto mentre Rad era tenuto dall'altro braccio

"AHH, scommetto che "Testa di Ferro" se ne sta tornando a casa sua! Pensateci, secondo voi che motivo avrebbe di seguirci??" disse Carlos che, a quanto pare, si stava divertendo parecchio- "Il solito…" -pensai.

Ma il caro "Testa di Ferro" non se ne stava affatto andando, ci stava seguendo. "le ultime parole famose"….. Volevo picchiarlo. Alexis, quasi anticipando il mio pensiero, commentò acidamente: "Che stavi dicendo, Carlos??"

Sentii il titano ridacchiare, mentre Alexis pregava che il robottino andasse più veloce, mi voltai solo un attimo verso il mostro di metallo per vedere che sorrideva in modo sinistro e aveva qualcosa in mano. Mi accorsi troppo tardi che era un sasso e che con una semplice spinta del pollice l'aveva lanciato a quella che per noi era una velocità inaudita, verso di noi. Non feci in tempo ad avvertire gli altri che il sasso ci cadde davanti: il jetpack che avevo sulla schiena si ritrasformò dopo aver inchiodato, facendomi cadere; mentre l'altro per cercare di evitare il masso cercò di virare ma perse l'equilibrio facendo cadere i ragazzi

I due robottini una volta toccato il suolo si spensero, come se fossero svenuti.

Senza che ci potessimo riprendere dalla caduta, il titano parlò con una voce tonante: "Avete qualcosa che mi appartiene!"

"Giuro che questa voce la conosco… so di averla sentita… di chi è… ?"  la mia mente cercava freneticamente di ricordarsi chi fosse ma al momento non voleva saperne di sputare fuori un nome.

 "Abbiamo cosa?!" gridò Alexis incredula

"Consegnatemeli subito, oppure ne subirete le conseguenze!" continuò il titano…. "Me…. Meda…."

"Oh magnifico!" sbuffai per poi fissarlo

Appena parlai, anche lui mi fissò e nel scrutarmi sorrise sempre più sinistro: "Tu… mi ricordo di te, piccola peste…"

Rad, Carlos e Alexis mi guardarono a bocca spalancata: "Ti conosce??" chiese Carlos, basito

Non feci in tempo a rispondere che il titano riprese il discorso di prima, chiedendoci di nuovo di consegnargli i Minicon. A un mio "no" deciso, non chiedetemi quale scarica di adrenalina ho avuto per rispondergli così bruscamente…perchè NON. LO. SO, il suo volto si fece più cupo: "Avete avuto una possibilità, piccoli terrestri! Prenderò anche te" affermò, rivolgendosi a me con l'ultima parte della frase, cominciando ad allungare una mano per afferrarci. "Mega….to…n"

"Fermo dove sei, Megatron!" ammonì improvvisamente una voce potente ma meno "invasiva" per le nostre orecchie; potente e auoritaria. "Questo! Era Megatron il nome…. O mio dio il leader dei Dec--- chi ha parlato..? Quella voce…. Papà?"

Si! Era lui, era mio padre con uno dei suoi mitici salvataggi in extremis (e fidatevi se vi dico che sono proprio "in extremis")

"Optimus Prime!!!" ruggì Megatron con sprezzo

"Optimus-- chi??" chiesero basiti i miei compagni. Io rimasi zitta ringraziandolo in silenzio con un sorriso a 32 denti sul volto, finalmente dopo tanti anni lo rivedevo… certo... la situazione non era delle migliori ma... oh, sputaci sopra!

Megatron perse interesse per noi, per me e i Minicon soprattutto e si concentrò sul leader della fazione opposta alla sua. In mezzo secondo iniziarono a fronteggiarsi, spostandosi lateralmente ma rimanendo sempre uno di fronte all'altro, i loro passi risuonavano in tutto il suolo circostante, era una cosa terrificante se non ci eri abituato

Poi Megatron decide di optare per l'affronto diretto e subito carica contro Optimus, ma quest'ultimo avendolo previsto caricò anche lui contro l'avversario: i loro pugni si intrecciarono, una pura dimostrazione di forza inaudita contenuta in questi esseri. Era una lotta a chi buttava a terra chi, sembravano alla pari. I miei occhi erano fissati su Optimus il quale per un attimo mi è sembrato ricambiare il mio sguardo ma poi si riconcentrò sulla battaglia.

"Jade! Scappa!"

   
 
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