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Autore: LadyFel    11/02/2009    0 recensioni
"Mio fratello. Edward." Angel è sicura che la sua famiglia sia morta per la spagnola, ma ancora non sa che suo fratello è ancora vivo, seppure non più umano. In un momento di profonda rabbia e tristezza urla il suo nome e a Forks, Penisola Olimpica, un giovane vampiro si sveglia piangendo, tormentato da strani incubi.
Se vi piace fatemelo sapere! Baciotti ;)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Voci dal passato - Vampiro e Lupo
Voci dal passato

Capitolo 21. Vampiro e Lupo

Le ore divennero giorni, i giorni settimane, le settimane mesi.
Il ventre di Angel si gonfiava a vista d'occhio, tanto che ormai per lei camminare era quasi impossibile. Passava quasi tutto il suo tempo sdraiata nel letto in camera sua, a canticchiare canzoni o a parlare con Embry dei progetti per il futuro, tra cui il loro matrimonio.
Verso la fine del settimo mese, riuscirono finalmente a fare un esame sommario per sapere se fosse maschio o femmina. E qui la prima sorpresa. Era due gemelli, sani e forti. Il sesso fu però impossibile stabilirlo.
Embry non la lasciava mai, nè di giorno, nè di notte.
Una mattina si arrischiarono a venire a trovarla anche Sam e Jake. La loro presenza la confortava, era quasi una seconda famiglia.
Man mano che il pancione cresceva, sentiva le sue forze scemare pian piano, come se i due piccoli che portava in grembo le succhiassero via la vita, la forza.
"Non ce la faccio più! Carlisle, quei due mostri la stanno uccidendo, di nuovo!!"
"Edward, sai bene che non ci permette più di avvicinarci, da quando ha letto nella tua mente quello che pensavi veramente. Sei stato troppo impulsivo, adesso non ci permetterà di aiutarla!" gli rispose il padre, con un mezzo moto di stizza.
Edward abbassò la testa: era vero, non era riuscito a controllarsi e lei ora lo odiava.

Piano di sopra

"Embry...ho fame..." gli disse sussurando, appena sveglia. Aveva dormito poco quella notte, per via dei movimenti dei piccoli, che ormai si facevano sentire costantemente, con calci e spinte. Per fortuna che il suo fisico sopportava perfettamente questi colpi, o le sue ossa sarebbero già ridotte in briciole.
"Scendo a prenderti qualcosa da mettere sotto i denti, amore. Tienimi il posto, mi raccomando!" rispose il ragazzo, scendendo dal letto e incamminandosi al piano di sotto, in cucina.
Dormivano insieme da quando gli era stato concesso di tornare, ed erano passati quasi otto mesi. Ormai doveva mancare poco al momento fatidico. Stava per diventare padre per la prima volta, ed era così felice che riusciva ad esprimersi solo nei suoi pensieri, cosa che certo non impediva a Angel di saperlo lo stesso. Facevano lunghissime chiacchierate mute, parlando di tutto e anche di più.
Appena Embry se ne fu andato, Angel decise di alzarsi: non ne poteva più di quella posizione supina, l'impossibilità di muoversi era un cruccio della maternità che a lei proprio non andava giù.
Una fitta la colpì all'improvviso. Mise una mano sul ventre, cercando il punto in cui sentiva più alto il volume del battito cardiaco dei piccoli. Chiuse gli occhi e liberò la mente.

"Mamma...mammina...fa caldo, voglio uscire..."
"Chi sei?"
"Sono tuo figlio...fammi uscire...ho caldo..."

"Mamma...sto stretto qui dentro...fammi uscire...mammina....fammi uscire..."

"E tu chi sei?"
"Sono tuo figlio...l'altro..."

Riaprì gli occhi, piangendo. I suoi piccoli la chiamavano, volevano uscire..."E così sarà, piccoli miei! Andiamo, qui non è il posto adatto..."
Aprì la finestra, e si arrampicò fuori, sull'albero. Scivolò giù il più piano possibile, evitando di farsi male con la corteccia. A terra, prese la via della foresta, per salire al lago.
Correva a fatica, e ogni passo era accompagnato da una piccola fitta al basso ventre, segno che i piccoli non volevano aspettare oltre.
Per fortuna arrivò al lago in pochi minuti, e si cercò un posto tranquillo dove partorire. Embry le aveva raccontato molto sul comportamento dei lupi, e questo rientrava in pieno nel comportamento della femmina che si appresta a dare alla luce i suoi piccoli: allontanarsi dal branco e cercarsi un posto tranquillo, riparato e difficilmente accessibile per mettere al mondo la prole.
Tra due massi si era formata una conca naturale, che Angel si premurò di riempire di foglie, erba e rami di pino. Era un luogo caldo e pulito, non certo accogliente come casa, ma sicuramente adatto ad un lupo.
"Un momento, ma io non sono un lupo! Eppure sento che questo è il modo giusto di agire..." si riscoprì a pensare la ragazza, mentre chiudeva l'entrata con un piccolo masso, abbastanza grande da non far passare intrusi e abbastanza piccolo da far passare l'aria. Inoltre la presenza di un così pericoloso predatore aveva già da tempo scoraggiato gli animali del bosco ad avvicinarsi al lago, se non per pochi minuti al giorno.
I minuti passavano senza che ci fossero cambiamenti. Poi Angel cominciò a sentire violente fitte al ventre e capì che era arrivato il momento. Il parto fu lungo e sofferto, ma alla fine ce la fece.
Tagliò con i denti il cordone ombelicale dei due figli e si sdraiò, spossata, con i due corpicini sul petto. I due piccoli, dopo il primo pianto, si zittirono, scrutando il viso della madre con due paia di occhietti neri.
Il respiro di Angel, prima affannoso, ora si era fatto calmo e regolare, segno che il più era fatto. Ora doveva dar da mangiare ai figli, ripulirsi, e tornare indietro. Embry, Edward e il resto delle due famiglie sicuramente la stavano cercando in lungo e in largo, spaventati a morte della sua improvvisa scomparsa.
Un movimento strano la sorprese, così spostò lo sguardo verso il basso. I due piccoli si erano attaccati al suo seno, e succhiavano avidamente, non seppe bene che cosa.
"Ehi, ragazzi...piano..." sussurrò con un mezzo sorriso stampato in volto.
Quando i piccoli ebbero finito, si lasciarono scivolare giù, accoccolandosi sul tappeto di foglie, nudi e sazi. Si addormentarono subito, testa contro testa.
Così Angel riuscì a capire tutta una serie di cose. Guardandosi il seno, notò un segno rosso a mezza luna appena sopra il capezzolo destro. Quindi uno dei due figli era sicuramente un vampiro, probabilmente un diurno come lei e come Marius.
L'altro seno invece era sano, segno che sicuramente l'altro non lo era. Si sdraiò nuovamente, appoggiandosi col gomito a terra a guardare i due figli dormire. Uno dei due era piccolo e pallido, mentre l'altro era più grosso, con la pelle più scura del fratello, e un ciuffo di capelli corvini che gli spuntavano sulla testolina.
"Un vampiro e un lupo...a Embry verrà un colpo...Ora che hanno mangiato, posso andare a lavarmi...mi serve proprio un bagno...e anche freddo va bene..."
Lasciò ai piccoli un bacino sulla testa e rimosse il masso dall'ingresso, per poi rimetterlo quando fu uscita.
Si diresse al lago, si spogliò del vestito che aveva indosso, ormai larghissimo, e si buttò in acqua. Non era così fredda come credeva, anzi era leggermente tiepida, perfetta. Si lavò con cura, e poi si fece una nuotata, notando con estremo piacere che le forze le stavano tornando. Ma doveva mangiare e soprattutto bere. La fame era gestibile, ma la sete la divorava. Perciò uscì dall'acqua per asciugarsi.
Manteneva un contatto strettissimo con le menti dei due figli nella grotta, e monitorava i dintorni alla ricerca di possibili pericoli. I bambini dormivano ancora, meno male.
Decise di non allontanarsi troppo, anche per non perdere il contatto: avrebbe mangiato quello che trovava.
Appena entrata nel folt, con indosso lo stesso vestito di prima, fiutò la presenza di alcuni scoiattoli e di qualche lepre. Li catturò tutti, calmando la sete e riempiendosi la pancia. Riportò alla grotta un paio di conigli, uno vivo e tremante, l'altro già morto. Sarebbero serviti come pasto appena i figli si fossero svegliati, cosa che avvenne appena lei smosse la peitra che chiudeva la grotta. I bambini, sentendola, cominciarono a piangere, reclamando cibo e compagnia.
Angel entrò, richiudendo l'apertura. Prese in braccio il più grosso, liberando al contempo il coniglio vivo, che si accucciò tremante a pochi passi da lei.
"Ora vediamo se tuo fratello è un vero vampiro. Anche se piccolo, dovrebbe già essere in grado di nutrirsi da solo. E se non ce la fà, lo aiutiamo..." si rivolse al piccolo che aveva in braccio, mentre questo osservava famelico il coniglio morto che Angel teneva nell'altra mano.
Il piccolo vampiro, stentando a tirarsi su, gattonò fino al coniglio e con un colpo lo stese, spezzandogli il collo. Poi vi si gettò sopra avidamente, dissanguandolo in pochi minuti. Si vedeva che stava decisamente meglio, perchè la sua pelle prese la sfumatura color marmo uguale a quella di sua madre.
Finito di nutrirsi, gattonò fino all'entrata della grotta da sua madre, che lo guardava con sguardo complice ed entusiasta. Angel fece il cambiò, lasciando scendere il più grosso e raccolse il più piccolo, pulendogli la boccuccia con il bordo del vestito, pettinandogli i pochi capelli biondicci.
Erano nati da poche ore, e già erano cresciuti. Angel stessa si stupì profondamente di questa rapidità, e si ripromise di chiederne spiegazioni a Carlisle appena tornata a casa.
Intanto che rifletteva su questo, il più grosso dei due figli si era già spazzolato il coniglio morto, e ora puntava a quello del fratello. Ma questo, sgusciando via dalla presa materna, lo aveva raggiunto e ora gli ringhiava contro, impedendogli di fregarsi il coniglio.
Angel se ne accorse appena in tempo, prima che tra i due la questione sfociasse in una rissa. Si accucciò e ringhiò ad entrambi, sommessamente. I piccoli si ritrassero spaventati, mugolando.
"Ragazzi, non mi sembra il caso di litigare, vi pare?"
Dopo un primo momento di confusione i due bambini si buttarono tra le braccia della madre, che li accolse con un sorriso e un bacio sulla guancia.
"Sarà il caso di darvi dei nomi....Fatemi pensare....uhm.....che ne dite di Ryan" - indicando quello alla sua destra, il vampiro - "e Quil?" disse rivolta all'altro sulla sinistra.
Sui visini spuntò un sorriso felice, e Angel si commosse, abbranciandoli di più, sempre attentissima a non far loro del male.
"È ora di dormire...finite di mangiare e poi a nanna, subito!" li rimbeccò dolcemente, lasciandoli scendere e sdraiandosi su un fianco, mentre li guardava far sparire anche il secondo coniglio. Finito che ebbero, si accoccolarono accanto a Angel che li coprì con un po' di frasche e con una copertina improvvisata con la parte bassa del vestito.

"Buonanotte mamma...dormi bene..."
"Notte mamma, buon riposo..."
"Notte piccoli tesori miei...."

Lo scambio di saluti mentali terminò con Quil e Ryan che dormivano già, al caldo sotto la coperta, con il corpo della madre a mascherarli dal freddo.
"Buona notte angioletti...Domani si torna a casa...da vostro padre..."
In quello stesso momento, dall'altra parte del bosco, un ragazzo dai capelli corvini scrutava le fronde, cercando un qualsiasi segno dell'amata, scomparsa quel pomeriggio. Lo faceva con poca voglia in realtà, poichè sapeva bene il motivo della sua lontananza. E ne era infinitamente felice.
  
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