Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Segui la storia  |       
Autore: A_GleekOfHouseStark    20/09/2015    1 recensioni
AU ambientata in una Westeros dove il tiranno Aerys Targaryen ha deciso di adottare gli Hunger Games, basandosi sul modello della nazione di Panem, per punire la popolazione che quindici anni fa, seguendo Robert Baratheon, Jon Arryn e Ned Stark, si ribellò al suo potere. Ogni anno otto tributi vengono spediti in un'arena per combattere l'uno contro l'altro, ad uccidersi a vicenda sotto gli occhi delle famiglie impotenti che possono solo seguire le vicende dagli schermi nelle proprie case.
Otto tributi partono.
Uno solo però è destinato a tornare indietro.
Genere: Angst, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Joffrey Baratheon, Jon Snow, Shireen Baratheon, Un po' tutti, Ygritte
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La Famiglia
 
Loras aveva preso il braccio di Margaery e l'aveva condotta nel bosco, abbastanza lontano da Joffrey e le altre possibili minacce. Era evidente che la morte di Shireen l'aveva sconvolta, i suoi occhi erano ancora come vuoti e lo sguardo perso ma almeno non era rimasta ferma davanti al cadavere. Egli si sentiva tremendamente responsabile per la presenza della sorella in quell'arena perché era sicuro che il suo folle gesto di offrirsi volontaria era stato dettato dal suo istinto di doverlo proteggere ad ogni costo.
Avevano corso per centinaia di metri e una volta trovato uno spiazzo vicino un piccolo laghetto si fermarono.
"Va bene qui?" chiese lui "C'è abbastanza legna per accendere un fuoco e posso andare a vedere se trovo qualche animale in giro."
"D'accordo." Rispose. La determinazione stava tornando parte di lei. Prima che il fratello le voltasse le spalle, ella esclamò sottovoce:
"Loras..."
"Sì?"
"Temo di aver commesso un terribile errore. “
A quel punto lasciò perdere la caccia e si sedette accanto a lei, attendendo in silenzio che iniziasse a parlare.
"Ho sempre odiato la violenza, specie quella sui deboli, sugli indifesi, ma tutto ciò a cui pensavo mentre ti vedevo offrirti come tributo era che non potevo permetterti di andare al macello senza nemmeno una spiegazione. Volevo sapere cosa ti aveva spinto, ma soprattutto volevo proteggerti."
Loras sentì i sensi di colpa invaderlo e annullare ogni altra emozione, come una mareggiata che cancella tutto ciò che trova sul suo percorso lasciando soltanto desolazione.
"È per questo che mi sono offerta con te. Non ho riflettuto nemmeno un secondo al fatto che per proteggerti avrei sacrificato addirittura me stessa, ma non avevo paura di morire se tu fossi rimasto in vita. Adesso però capisco che se voglio aiutarti a vincere non basta morire, dovrò iniziare ad attuare la violenza che ho sempre odiato. È questa la parte peggiore dei giochi: perdere una parte di te stesso. Se per caso hai la fortuna di uscirne vivo, non c’è modo di tornare ad essere la persona che eri prima. Questa maledetta arena ti cambia."
La voce di Margaery era diventata glaciale. Il suo vero scopo era proteggere Loras, la persona a cui teneva di più al mondo, a scapito della sua stessa vita e questo la rendeva più pericolosa di quanto gli altri avessero mai potuto pensare perché era addirittura pronta a rinnegare la sua natura pur di permettergli di sopravvivere. Il ragazzo non aveva idea di come replicare, il discorso della sorella lo aveva sconvolto, quindi rimase in silenzio e la cinse con un braccio. La serata trascorse in una strana bolla di normalità, ma di certo egli non era pronto a quello che Margaery avrebbe fatto il giorno dopo.
 
 
Arya e Gendry avevano deciso fin dal secondo giorno di addestramento che si sarebbero alleati.
Uno grande e forte, l'altra agile e veloce.
Uno abile nello scontro corpo a corpo, l'altra con quasi ogni tipo di lama.
Formavano una squadra molto equilibrata anche se spesso e volentieri discutevano animatamente e battibeccavano per delle sciocchezze. Il loro ultimo litigio avvenne subito dopo essere sfuggiti alla mischia riguardo il posto dove insediarsi. Arya avrebbe continuato a cercare ancora ma Gendry, dopo circa due ore di cammino senza aver trovato una zona in pianura e una fonte d'acqua, aveva deciso di stabilirsi presso un laghetto circondato da un bosco. La ragazza sosteneva che qualcuno li avrebbe trovati subito perché erano troppo esposti ma alla fine i suoi tentativi per convincerlo a spostarsi furono vani e la discussione archiviata. In realtà ogni loro discussione finiva come se non fosse mai esistita: nessuno dei due si scusava perché entrambi troppo orgogliosi ma allo stesso tempi bastava poco tempo per calmare le acque.
I due cenarono mangiando un coniglio che avevano preso nel bosco e decisero di tenere la pagnotta trovata nello zaino di Gendry per la colazione del giorno dopo. Quando calò la sera, Arya si stese lasciando al ragazzo il primo turno di guardia, ma il sonno non accennava ad arrivare. La sua mente continuava a rivolgersi a Shireen Baratheon, al suo corpo senza vita riverso sul prato accanto alla cornucopia e inevitabilmente pensò anche alla famiglia di quella bambina che sembrava troppo innocente per aver meritato quella fine, per essere stata assassinata così vigliaccamente.
"Ti conviene dormire finché hai tempo." esclamò Gendry.
"Non ci riesco." Rispose lei mettendosi a sedere "Continuo a pensare a Shireen, al fatto che la sua famiglia a Capo Tempesta sperava in un suo ritorno."
Il ragazzo rimase in silenzio per un po', osservando il fuoco spegnersi per lasciare spazio alle braci incandescenti.
"Com'è?" Chiese poi all'improvviso.
"Com'è cosa?"
"Avere una famiglia."
Ora era Arya quella senza parole.
“È passato troppo tempo da quando c’era ancora qualcuno che si prendeva cura di me, qualcuno a cui importava della mia esistenza.” Continuò il ragazzo “Tu sei stata decisamente fortunata.”
Non l’aveva mai vista in quei termini, infatti credeva che dopo la morte di suo padre tutto sarebbe stato succhiato in un vortice infinito di tristezza e sciagure. Non si era mai fermata per riflettere che da qualche parte c’erano ragazzi che avrebbero desiderato più di ogni altra cosa avere almeno una madre e dei fratelli ancora vivi. Quando finalmente riuscì a trovare le parole disse:
“La famiglia è quel gruppo di persone a cui vuoi bene incondizionatamente, che ti mancano da morire quando sei lontano ma non vorresti fare altro che scappare quando ti assillano. Sono persone che possono essere completamente diverse da te nonostante condividiate lo stesso sangue però alla fine sai che potrai contare sempre su di loro, nella buona e nella cattiva sorte.” la sua voce si era incrinata, ma Arya Stark si sforzò di non piangere “Quando hanno impiccato mio padre sembrava che la mia famiglia potesse frantumarsi in mille pezzi da un momento all’altro ma non è mai successo. Eravamo costantemente sul ciglio di un burrone ma non siamo mai caduti. Mia madre si è dimostrata una delle donne più forti che abbia mai conosciuto e io e i miei fratelli siamo stati costretti a crescere troppo in fretta per evitare di cedere alla disperazione.”
“Questo si vede. I tuoi discorsi non sono esattamente tipici per una bambina di dodici anni.” La interruppe lui.
“Il dolore ci ha cambiati." disse con fermezza "Per questo voglio vincere: per poter riportare un minimo di speranza. Non sopporterei di essere per loro fonte di altra sofferenza, ne abbiamo passate troppe e non ce lo meritiamo.”
“Wow… è davvero un bell’obiettivo. Tornare a casa per loro e non per te. Non so se riuscirei ad essere mai così altruista.” Disse il ragazzo. Arya non replicò e provò di nuovo ad addormentarsi, seguita poco dopo da Gendry.
“Dovesti fare da guardia.” Sussurrò la ragazza quando si anche lui coricò.
“Credo che stanotte nessuno verrà a cercarci, la morte di Shireen è stata abbastanza cruenta per placare gli animi almeno la prima notte.”
“Spero che tu abbia ragione.” Esclamò Arya poco convinta.
 
La mattina dopo la Stark si svegliò e accanto a lei, nello spazio dove la sera prima si era coricato Gendry, trovò il vuoto. Il panico s’impossessò di lei e iniziò ad imprecare contro la sua testardaggine e la troppa fiducia nei confronti degli altri tributi. Inspirò ed espirò un paio di volte poi, dopo essersi calmata, prese la spada e si mise alla sua ricerca, facendo attenzione a non fare rumore.
“Dove diavolo sei?” sussurrò quando dopo svariati minuti non lo aveva ancora trovato “Possibile che non abbia sentito il cannone? E se è ancora vivo dove diamine è andato?”
Dopo circa un quarto d’ora di ricerca lo trovò accanto ad un cespuglio, non troppo lontano dal luogo dove si erano accampati.
“Ma sei idiota?” urlò avventandosi contro di lui.
“Whoa! Calmati! Stavo raccogliendo qualcosa da mangiare.”
“Mi hai lasciata sola alla mercé degli altri?” Arya era incredula “Sai che lo scopo primario di questa alleanza è proteggerci a vicenda?”
“E anche mantenerci in vita, il che è impossibile se non mangiamo qualcosa.” Esclamò sventolando una manciata di frutti di bosco.
“Torniamo indietro per favore. Mi hai spaventata, credevo fossi morto!”
“Sono vivo e vegeto per fortuna.” Disse con un sorriso “Dai, vuoi le fragole o i mirtilli?”
“Fragole.” Rispose lei con stizza.
“D’accordo. Questi li lascio vicino all’albero, ricordiamo di prenderli in caso dovessimo spostarci.”
 
Anche quella mattina l’arena fu tranquilla. I cannoni non emisero alcun suono e nel palazzo presidenziale Aerys Targaryen e i suoi figli maschi, Rhaegar e Viserys, iniziavano a perdere la pazienza.
“Perché non si scontrano ancora?” Sbraitò l’uomo davanti allo schermo
“Aspetta fino a stasera.” Rispose il figlio maggiore “Se non succede nulla fino ad allora avvisa gli strateghi e lasciali intervenire.”
Ma sfortunatamente bastò attendere soltanto fino ad ora di pranzo.
 
 
“Vuoi qualche mirtillo?” Chiese Gendry.
“Okay…” rispose Arya. Il ragazzo si alzò e prese il mucchietto che aveva lasciato la mattina stessa ai piedi di un albero. Ne diede una manciata alla ragazza e poi iniziò a mangiare, ma dopo averne ingoiato soltanto uno iniziò a sentirsi male. Gendry iniziò ad avere spasmi alle braccia e poco dopo arrivarono anche le convulsioni; dalle sua labbra fuoriusciva una bava biancastra. Arya imprecò e non mise in bocca nemmeno il primo frutto, poi si avvicinò a lui con le lacrime agli occhi e cercò di calmarlo. Non provò neanche a rianimarlo perché sapeva di non esserne in grado dato che quelli erano palesi sintomi di un avvelenamento, Theon Greyjoy glielo aveva spiegato il secondo giorno di addestramento, ed ella non sapeva da che parte iniziare a cercare un antidoto.
“Non puoi già abbandonarmi!” gridò lei “Non puoi! Per favore Gendry, non puoi morire!” Si mostrò finalmente come una bambina di dodici anni. Era dannatamente spaventata perché era rimasta da sola ed era consapevole di essere considerata un bersaglio facile. Prima che l’artiglio scendesse per prelevare il corpo, prese i suoi averi e si allontanò. Nel suo cuore c'era solo la rabbia per essersi sentita così impotente, per non aver fatto nulla per salvarlo. S'incamminò verso gli alti alberi nonostante non avesse la minima idea di dove andare, ma aveva deciso che si sarebbe nascosta bene perché chiunque lo aveva avvelenato voleva uccidere anche lei.
Il cannone suonò quando Arya era già entrata nel bosco.
Era solo il secondo giorno.
Gendry era già morto.

Note dell'autrice :3
Voi non avete idea di quanto mi sia dispiaciuto uccidere Gendry già adesso, ma giuro che a tutto c'è un motivo e Arya non resterà con le mani in mano... Sono felice di aver avuto la possibilità di aggiornare anche questa settimana, speriamo che la scuola sia clemente ancora per un po' dato che siamo quasi a metà della storia.
Comunque mi auguro abbiate apprezzato anche questo capitolo!
Kisses -A_GleekOfHouseStark
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: A_GleekOfHouseStark