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Autore: Kpopfan1610    20/09/2015    1 recensioni
Sei mesi dalla sconfitta di Gea. Sembra che la pace sia finalmente duratura... e invece una brutta sorpresa aspetta Percy ed Annabeth in una tranquilla sera di Febbraio.
Nico è felicemente fidanzato con Will Solace, anche se ha ancora problemi a dichiararlo pubblicamente. Si ritroverà messo in mezzo ad una brutta situazione, in cui sarà obbligato a fare una scelta.
Questa fanfiction segue gli eventi del libro "Il sangue dell'Olimpo" della saga "Eroi dell'Olimpo". Se non lo si ha letto, attenzione ai possibili spoiler!
Genere: Angst, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Nico/Will, Percy Jackson, Percy/Annabeth, Percy/Nico
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Chapter 4

 

La mattina dopo, Nico non si presentò per la colazione. Percy se ne accorse subito, perché voleva ringraziarlo per avergli fatto vedere Annabeth un'ultima volta.

Non sapeva spiegarlo, ma dopo quell'incontro si sentiva come nuovo. Certo, aveva pianto una volta tornato dagli Inferi e tutta la notte, ma adesso si sentiva bene.

Non trovando l'amico nemmeno di pomeriggio, si avvicinò a Will, che si stava dirigendo verso l'infermeria.

“Hey, Will!” lo chiamò, “sai per caso dove sia Nico?”

Il figlio di Apollo lo guardò con lo sguardo pieno d'odio, il che era strano. Will è sempre stato un ragazzo pacifico ed amichevole con tutti.

“Cosa vuoi che ne sappia io? Vallo a cercare in qualche caverna”

“Che stronzo...” disse Percy tra sé e sé, dopo che Will si allontanò, “che cosa gli è preso?”

Chiese a qualche altro ragazzo del campo se avesse visto Nico in giro, ma nessuno gli diede una risposta.

A quel punto, Percy andò a cercarlo alla cabina 13, sperando di trovarlo lì. Bussò alla porta, ma non ebbe nessuna risposta.

“Nico! Sei lì dentro?” ancora niente, “Nico, sto entrando, ok?”

Era la prima volta che Percy entrava in quella cabina. L'ambiente era così buio che i suoi ci misero un po' di tempo ad adattarsi. Nico si trovava lì, ai piedi del letto, con la testa nascosta tra le gambe.

Percy corse da lui, “Hey! Che cosa è successo?”

“Will... mi ha lasciato” la voce di Nico quasi non si sentiva.

“Cosa? Perché?”

Nico gli raccontò tutta la discussione avvenuta la sera prima. Percy era sconvolto, Will non era così. Aiutò Nico a mettersi a letto.

“Aspetta qui, torno subito”

Il figlio di Poseidone uscì di corsa dalla cabina di Ade, diretto in infermeria. Quando arrivò non c'era praticamente nessuno, solo un paio di ragazzi che si erano feriti durante gli allenamenti.

“Mi spieghi che cazzo di problemi hai?” disse a Will. Percy era furioso come non mai.

Will non diede il minimo segno di averlo ascoltato. Percy lo afferrò con entrambe le mani per la maglietta e lo sbatté contro il muro.

“Ce l'ho con te!”

“Sì, lo avevo capito” rispose il ragazzo, “ma non ho niente da dirti”

“E allora stai zitto e ascolta! Lasciare Nico solo perché mi ha portato a vedere Annabeth non ha senso”

Will nascose un sorriso sotto i baffi, “Se pensi che quello sia l'unico motivo, allora non hai capito niente”

Percy riusciva a contenere a stento la rabbia.

“Ora, se vuoi scusarmi” disse Will, mentre staccava le mani di Percy dal suo camice, “ho del lavoro da fare”

“Già...” rispose il figlio di Poseidone. Prima che Solace potesse dare le spalle al ragazzo, Percy gli diede un pugno dritto sull'occhio destro. “Curati questo. E se vedo Nico piangere di nuovo per colpa tua non mi limiterò solo ad un pugno.” e se ne andò di nuovo verso la cabina di Ade.

 

“Dove sei stato?” chiese Nico quando vide spuntare l'amico davanti la porta. Aveva smesso di piangere, ma non si sentiva ancora molto bene.

“Non ti preoccupare” Percy prese la mano di Nico, “dai, andiamo”

“Aspetta! Dove dobbiamo andare?” il ragazzo non se la sentiva proprio di uscire.

Percy guardò l'amico con i suoi occhi color verde acqua. “Ad allenarci. Ricordi? Ci siamo offerti volontari per la missione”

“Ah, vero. Me l'ero scordato”

“Per fortuna ci sono io qua, no?” Percy gli accennò un sorriso.

Nico ricambiò debolmente quel sorriso, “Già. Però, sai... i romani non saranno qui fino a qualche settimana, e noi due siamo sicuramente più allenati di chiunque ragazzo le cabine di Ade ed Atena ci manderanno. Per oggi posso passare gli allenamenti? Non mi va di uscire”

“Proprio per questo non ti sto chiedendo di venire agli allenamenti, ma ti ci sto portando. Non puoi stare qui da solo.”

“Ma...”

“Fidati” lo interruppe Percy, “Io ho pianto per una settimana la morte di Annabeth, e non fa per niente bene. Invece quando tu sei venuto da me per aiutarmi, dopo sì che mi sono sentito meglio. Quindi ora tu vieni con me e ti distrai”

Nico non sapeva come replicare. “Va-va bene”

 

Nei giorni successivi, Percy non lasciava Nico un attimo da solo. Andava a bussare alla porta della cabina di Ade la mattina presto e portava l'amico ad allenarsi fino all'ora di pranzo. Le settimane passavano, e ancora dei semidei romani non si vedeva nemmeno l'ombra. La quarta settimana, i ragazzi del Campo Mezzosangue stavano iniziando a scordarsi della missione. Era l'ora di pranzo quando ai confini del campo apparvero i due semidei in groppa ai loro cavalli alati, accompagnati da Rachel, la ragazza che ospitava lo spirito dell'oracolo di Delfi.

Tutti semidei greci si riunirono per accoglierli.

“Alla buon ora!” disse Leo Valdez quando li vide spuntare, “ce ne avete messo di tempo”

“Scusate” disse il semidio più grande, “abbiamo fatto il più veloce possibile, ma anche coi Pegasi è stata un'impresa”

“Siamo stati attaccati da qualche strige durante il cammino” chiarì Rachel, “non siamo riusciti a sconfiggerle, ma le abbiamo fatte scappare”

“Continuavano a ripetere frasi tipo 'Il cimitero' e 'La grande madre si sta risvegliando'” concluse l'ultimo semidio.

“Comunque è un piacere essere qui. Io sono Alec, figlio di Vulcano...” si presentò il primo semidio che aveva parlato.

“Grande!” esclamò Leo.

“Zitto” Piper lo colpì con una gomitata sul braccio.

“E lui è Henry, figlio di Vittoria” concluse Alec.

Alec ed Henry erano ben diversi l'uno dall'altro. Il primo era alto e corpulento, capelli neri ed occhi marroni, mentre il secondo era più basso di almeno venti centimetri, con pochi muscoli, biondo e con gli occhi verdi.

“Il piacere è nostro” disse Chirone, “peccato che non sia una visita di piacere. Loro sono i ragazzi che vi accompagneranno nella missione”

Il centauro fece un cenno con la mano ai quattro ragazzi scelti per la missione per farli avanzare.

“Loro sono...”

“Percy Jackson e Nico Di Angelo, figli di Poseidone ed Ade!” esclamò Henry, “sì, li conosciamo”

Nico si sentiva imbarazzato. Non pensava di essere conosciuto anche dai nuovi ragazzi del Campo Giove.

“Sì” disse Chirone con calma, “e loro sono Liam, figlio di Ares, e Minho, figlio di Atena”

Liam aveva le caratteristiche tipiche dei figli di Ares. Si poteva benissimo scambiare per il fratello gemello di Clarisse. Minho era di origini coreane, aveva la pelle olivastra, gli occhi a mandorla color nocciola e una massa informe di ricci castani.

I due ragazzi romani non gradivano molto Minho, in quanto figlio di una dea che ha fatto voto di castità. I romani non concepiscono come possano nascere figli da una dea vergine, ma non dissero niente, e si limitarono a salutare con molta educazione.

“Ora, purtroppo non abbiamo molto tempo per riposare. Dovete partire immediatamente” disse Chirone, “ma prima che partiate, ho chiesto ai ragazzi di Efesto di farvi delle armi nuove”

“Che hanno che non vanno le nostre armi?” chiese Liam, scontroso.

“Non sappiamo se le potremmo utilizzare al meglio” spiegò Percy, “se le strigi avessero bevuto sangue umano prima che ci arriviamo noi tanto varrebbe lanciargli addosso delle pietre, avrebbero di sicuro più effetto”

“Esattamente” Leo Valdez si avvicinò ai sei semidei con sei spade nuove, “con queste invece, non correrete rischi”

I ragazzi presero in mano le spade.

“Che hanno di diverso? Sono solo un po' più pesanti” fece notare Henry.

“Hanno di diverso che sono state create su più strati. Quello esterno è fatto di bronzo celeste, come le normali spade greche, dopo c'è uno strato creato con l'oro imperiale e per finire, nel cuore della spada si trova lo strato creato con diverse leghe di metalli normali” spiegò il figlio di Efesto, “con queste o le colpite o le colpite. Non c'è via di scampo”

“Grazie, amico” disse Percy con il sorriso sulle labbra, “sono felice che sei tornato”

“Di niente, amico. Vai a spaccare qualche testa di strige!”

“Ok, allora buona fortuna ragazzi. Tornate sani e salvi” disse Chirone.

Tutti e sei i semidei ringraziarono, ma sapevano benissimo che non sarebbero tornati tutti a casa. Perché la missione con successo possa finire, alcuni mezzosangue lì dovranno perire. Questi erano gli ultimi due versi della profezia. E ogni semidio sapeva cosa succedeva se si provava a cambiare il futuro.

 

Raggiunsero il Calvary Cemetery in cinque minuti, volando sopra la Grande Mela insieme ai loro pegasi. Nico aveva iniziato ad abituarsi a cavalcare un pegaso, ma avrebbe preferito di gran lunga viaggiare nell'ombra. Era un metodo molto più veloce, ed ormai non correva nessun rischio.

“Ok, ragazzi” disse Percy, parlando a bassa voce, “non sappiamo dove siano i mostri, e questo è il cimitero più grande degli Stati Uniti...”

“Io forse lo so” lo interruppe Nico.

“Come?” chiese Minho.

“Questo è un cimitero. Io sono figlio di Ade, ricordi?” chiese ironicamente Nico, “e poi venivo qui in continuazione. C'è un piano sotterraneo, in pochi lo conoscono”

“Dove si trova?” chiese Percy.

“Seguitemi”

Nico si mise in testa alla fila, guidando i cinque ragazzi lungo tutto il cimitero fino ad arrivare davanti una scala di pietra nella zona più vuota del luogo.

“Qui ci sono poche tombe, per questo solo alcuni sanno del piano sotterraneo”

“Ok, andiamo” disse Liam, cercando di mettersi a capo del gruppo.

“Ehm, scusa” Alec era un po' imbarazzato, o forse intimidito da Liam, “ma mi sentirei più sicuro se come leader del gruppo ci fossero Percy e Nico. Nico conosce il luogo, e Percy ha sconfitto sia Crono che Gea”

“Sì, concordo” disse Minho.

“Anche io” si aggiunse Henry.

“O...ok?” Percy non sapeva come reagire, “comunque, non ho sconfitto io Gea. Sono stati Leo, Piper e Jason”

Liam sbuffò. “Come volete”

“Allora, Nico... quanto è grande il piano sotterraneo?”

“Non ti piacerà la risposta” premise Nico, “abbastanza da contenere quattro campi da football”

“Merda!”

Percy si prese un momento, poi sguainò la spada. “Ok, seguiteci. Nico, facci da mappa”

 

Il piano sotterraneo del cimitero era un ammasso di cunicoli stretti e lunghi, completamenti immersi nell'oscurità. L'unica luce proveniva dal bronzo celeste miscelato all'oro imperiale delle loro spade.

“Questo piano è completamente inattivo. Quando fu inaugurato il cimitero, nel 1848, avevano intenzione di ricreare le catacombe cristiane, ma il progetto fu messo da parte... per questo non c'è un impianto di luce” spiegò Nico.

“E tu riesci a ricordarti la strada? Questo posto è un labirinto!” chiese Minho.

“Perlopiù sì, ma quando non ricordo il corridoio da prendere mi basta usare i poteri di mio padre, anche se Hazel è più brava per quanto riguarda i sotterranei”

“Già, Hazel ci sarebbe stata utile anche per creare un diversivo con la Foschia” Percy era subito dietro Nico, e il ragazzo poteva sentire il calore del suo fiato invadergli il collo. Era difficile riuscire a concentrarsi sulle gallerie in quella situazione, ma cercò di ricomporsi e di portare a termine la missione.

“Io ancora non ho capito bene una cosa” disse Liam, “non sappiamo quante strigi ci troveremo davanti. E se fossero centinaia? Le dovremmo sconfiggere una ad una?”

“Forse non è necessario” rispose Alec, “secondo un mito di noi romani, basta uccidere la strige madre, Polifonte, per sconfiggerle tutte”

“Fantastico, non sembra difficile” Minho era speranzoso.

“Il problema è che i figli di Polifonte si dispongono in formazione di difesa per la madre. Sarà alquanto difficile avvicinarsi” aggiunse Henry.

“Ah...”

Dopo quella che sembrò una camminata eterna, i sei ragazzi raggiunsero finalmente uno spazio ampio. A Nico iniziarono a far male gli occhi. Quel posto era sempre stato buio, non c'era mai stata una fonte di luce là sotto, invece adesso c'erano due grandi focolari al centro della stanza di pietra.

Le preoccupazioni di Liam, purtroppo, si erano avverate.

Lì sotto c'erano almeno trecento strigi. La maggior parte di loro dormiva, ma c'erano almeno un centinaio di loro che stavano attorno ai due fuochi, scuoiando i corpi inermi di poveri esseri umani, perlopiù bambini, buttando quello che non potevano (o non volevano) mangiare dentro il fuoco.

SI STA RISVEGLIANDO. NOSTRA MADRE CAMMINERÀ DI NUOVO SU QUESTA TERRA. E NIENTE E NESSUNO POTRÀ PIÙ FERMARCI” la voce della strige che parlò rimbombò lungo tutte le pareti di pietra.

Le altre strigi si unirono in un coro di entusiasmo.

“Ancora non si è svegliata?” chiese Liam.

“Non dirmi che dovremo stare qua sotto in mezzo a centinaia di strigi ad aspettare che...” Alec non fece in tempo a finire la frase che un rumore assordante fece tremare il terreno.

FINALMENTE SONO TORNATA!

“Mi sa che non dovremo aspettare per niente” concluse Percy.

 

I semidei studiarono un piano di attacco contro le strigi per poter arrivare a Polifonte. Nico era colui che fungeva da distrazione, quello che dava il via al piano.

La tensione era alle stelle. Il figlio di Ade si sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla. Si voltò e vide Percy sorridergli.

“Tranquillo. Andrà tutto bene”

“Grazie” Nico ricambiò timidamente il sorriso.

“Ok, ora iniziamo la caccia alle streghe!”

Nico annuì e si mise in posizione, davanti l'entrata della stanza. Chiuse gli occhi e alzò le braccia, cercando di richiamare a sé quanti più scheletri potesse. Il risultato fu strabiliante. Essendo quello il cimitero più grande di tutti gli Stati Uniti, la quantità di morti era innumerevole.

La terrà si squarciò con un rombo simile a quello di mille tuoni che infestano i cieli. Miliardi di scheletri si formarono davanti le strigi.

Henry e Minho urlarono dallo spavento.

“All'attacco!” urlò Nico, e il suo nuovo esercito si scagliò contro i mostri.

All'inizio, l'idea funzionò alla grande. Le strigi, prese dalla sorpresa, non seppero reagire. Gli scheletri si scagliavano contro di loro, sopratutto su quelle addormentate, usando le loro stesse ossa per colpirle e rispedirle nel Tartaro.

Quando però l'effetto sorpresa finì, le strigi si ripresero e contrattaccarono, riducendo gli aiutanti di Nico in polvere.

SEMIDEI!” urlò Polifonte da sopra la roccia sulla quale si trovava, “STERMINATELI TUTTI!

Nel frattempo, però, gli altri ragazzi erano arrivati a circa metà strada. Tirarono fuori le loro spade e si fecero avanti a colpi di spada, eliminando le strigi rimanenti, che erano state decimante parecchio.

Nico passò alla fase due del piano. Lasciò che i restanti scheletri si dessero da fare per eliminare quante più strigi potevano prima che diventassero polvere e si tuffò nell'ombra.

Riapparve alla base della roccia sulla quale si poggiava Polifonte e con un gesto delle mani fece sprofondare nel Tartaro le strigi davanti a lui, che erano troppo concentrate sui suoi compagni per accorgersi di lui.

TU! PICCOLO, INSIGNIFICANTE SEMIDIO! COME OSI FARE QUESTO AI MIEI FIGLI?

“Mi dispiace molto, grande madre dei colibrì assassini” Nico si inchinò con fare molto ironico, “non ho un buon rapporto con le famiglie, io”

TU MORIRAI

Nico sorrise e scomparve di nuovo nell'ombra prima che il lungo becco di Polifonte potesse anche solo sfiorarlo.

Riapparve alle sue spalle e le urlò “Hai sbagliato mira. Sono qui!”

Polifonte attaccò di nuovo, ma ancora una volta Nico scomparve per riapparire in un punto diverso, sfidando la strige a colpirlo.

Il figlio di Ade non si era mai sentito così meglio. Era una liberazione poter usare i suoi poteri illimitatamente.

Mentre Polifonte era impegnata in quella variante di acchiappa-acchiappa con Nico, Percy e gli altri erano ancora in mezzo alla battaglia con le altre strigi.

Henry era spettacolare nella lotta. Come ogni figlio di Nike (o in questo caso Vittoria, il suo alter-ego romano) lui combatteva per vincere. I suoi colpi andavano sempre a segno.

Anche Liam, in quanto figlio di Ares, se la cavava bene nella lotta.

La lotta andò avanti a colpi di spade e becchi, finché un urlo interruppe per un momento il tutto.

Alec si trovava a terra. Aveva mollato la spada, che adesso si trovava accanto a lui, ancora impregnata del sangue delle strigi.

“No!” Henry stava per andargli incontro, quando fu interrotto da Percy.

“Henry, aspetta! È morto. Ricordi l'ultimo verso della profezia?”

Henry si bloccò, con le lacrime agli occhi. “... Scusa, amico” si voltò e tornò insieme agli altri.

Nico interruppe il ritmo dei viaggi nell'ombra solo un momento, per vedere il suo compagno romano a terra, e all'improvviso vide tutto nero.

 

Quando riaprì gli occhi, si ritrovò nell'infermeria del Campo Mezzosangue. Percy stava dormendo seduto, con la testa appoggiata ai piedi del letto. Oltre a lui, non c'erano altri ragazzi che avevano bisogno di cure.

Si portò una mano alla testa e se la ritrovò bendata.

“Ma cosa...?” la sua voce fece svegliare Percy.

“Nico!” il figlio di Poseidone abbracciò il ragazzo, piangendo, “stai bene!”

“Perch... cos'è successo?”

“Sei stato colpito dalla strige e sei rimasto a terra per tutto il resto della battaglia. Quando siamo riusciti a sconfiggere Polifonte non sapevamo se anche tu, come Alec e Liam eri... eri morto, e...”

“Aspetta” lo interruppe Nico, “Liam è morto? Come?”

Percy sospirò, “dopo che tu sei svenuto, quel deficiente ha tentato un attacco da solo per riuscire a portarsi l'onore di aver sconfitto tutti i mostri da solo. Una delle figlie di Polifonte lo ha ucciso prima ancora che si potesse avvicinare troppo. Io, Minho ed Henry ce l'abbiamo messa tutta per riuscire a sconfiggere i mostri e riportarvi tutti al Campo, sperando che vi potessero salvare. Sei stato per due settimane in coma, nessuno sapeva se ti saresti svegliato ancora...”

Nico rimase in silenzio per un po'.

“Scusa. Non sono stato di molto aiuto, da svenuto”

“Hey! Non dirlo neanche per scherzo, ok? È solo grazie a te se siamo riusciti a sconfiggere le strigi. Se non avessi richiamato tutti quegli scheletri e se non avessi distratto Polifonte per tutto quel tempo nessuno di noi sarebbe uscito da lì vivo”

Nico aveva ancora le braccia di Percy attorno al collo, il calore che si diffondeva per tutto il corpo. Riusciva a sentire il battito del suo cuore in gola, e sperò che Percy non riuscisse a sentirlo.

“Senti, Nico... devo dirti una cosa”

“Dimmi” il figlio di Ade si stava sistemando per guardare meglio Percy, ma lui lo bloccò.

“Posso.. posso rimanere ancora così per un po? Dicono che abbracciare è un ottimo metodo per nascondere la faccia”

“Ehm, ok” Nico lasciò che l'amico stesse abbracciato a lui mentre aspettava che gli dicesse quello che doveva dirgli.

“In queste due settimane ho capito una cosa... beh, in verità l'ho capito da molto prima. Comunque, penso di aver capito perché tu hai sognato me ed Annabeth. Ed ho capito anche che io ci tengo a te, molto più che come un semplice amico... non so, non so come spiegarlo. Non ho mai pensato che mi potessero piacere anche i ragazzi.”

“Percy, cosa...”

Il figlio di Poseidone continuò come se non avesse sentito Nico. “Cioè, non è una cosa su cui ho mai riflettuto. Eppure quando il mese scorso ti ho visto in quello stato per colpa di Will, mi si è spezzato il cuore. Volevo fargliela pagare per averti fatto stare male. E volevo solo vederti sorridere di nuovo... e quando poi sei svenuto, in quella grotta, e pensavo che anche tu saresti morto. Lì ho capito che, ho capito...”

Nico non riuscì più a trattenersi. Staccò le braccia di Percy dal suo collo e lo baciò.

 


 

 

~ Nota dell'autore ~


 

Finalmente eccomi qui, con l'ultimo capitolo! Non pensavo che sarei mai riuscito a finirlo per due semplici motivi:

  1. Ho un problema con le conclusioni... non riesco (quasi) mai a finire un lavoro che inizio, non so perché ahahah

  2. La mia prof di italiano mi sta stressando psicologicamente con tutti i temi a piacere che mi da ogni volta che la incontro Dx

Comunque, sono felice di poter dire “L'HO FINITO!” e sopratutto di poterlo postare. Questo è stato il capitolo più impegnativo per me, sia perché era l'ultimo (rileggete il primo punto), sia perché c'era una battaglia da descrivere, ed io con le scene di azione non me la cavo molto bene (non a caso, l'ho tagliata AHAHAHAH) e sia perché è stato il più lungo o.o

Comunque, spero vi sia piaciuto :3 e grazie per averlo letto fino alla fine, nonostante i miei estremi ritardi xD ♥

   
 
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