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Autore: Gelidha Oleron    20/09/2015    1 recensioni
"Le principesse non stanno con i pirati, Bibi" si abbassò la visiera del cappello sugli occhi, non riuscendo però a mascherare l'amarezza di un sorriso sghembo "Accade soltanto nelle fiabe, questo dovresti saperlo"
"Ma tu sei molto più di un pirata!" ribattei con le lacrime agli occhi, ostinata "Chi si ferma alle apparenze è soltanto uno sciocco che non ti conosce bene!"
"Tu hai tutto" si fece serio "Servitù, palazzi sfavillanti, gioielli costosi... l'ultima cosa di cui hai bisogno è un fuorilegge squattrinato che oscuri la tua popolarità"
"Credi davvero che m'importi di tali futilità?"
"Il punto è che io non merito i tuoi sospiri d'amore, principessa. Sono sporco dentro. E nemmeno le tue lacrime possono curarmi"
Perché Ace, sfuggente, era oceano: andava e tornava come le onde del mare, indecise, traportate dal vento, come la risacca che non appena tocca sabbia viene immediatamente risucchiata dalla marea, così lui era impaziente di tornare al largo.
Kosa, impetuoso, era deserto indomabile: impossibile controllarlo, impossibile sfuggirgli. Diventava, così, un'oasi di terra sicura in mezzo al tempestoso mare d'incertezza.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kosa, Nefertari Bibi, Portuguese D. Ace
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo
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"Verae amicitiae sempiternae sunt "
 
(Cicerone) 
 
 
 
 
 
 
 
 
Una notte tranquilla e stellata, nel bel mezzo del deserto, in viaggio verso Yuba con i ragazzi...
Ci eravamo seduti attorno al fuoco e avevamo cenato insieme, qualcuno lamentandosi del freddo, qualcun altro canticchiando; non c'erano pregiudizi né cattiveria: ciò che era loro, era anche mio.
Ace era seduto accanto al fuoco, con le spalle appoggiate alla tenda e guardava le stelle.
"Immagino che tu sia un po' sorpreso" gli rivolsi la parola, dopotutto noi due eravamo accomunati dal fatto di non far parte della ciurma.
"Mh?" alzò lo sguardo verso me con aria interrogativa. Aveva gli occhi scuri come i capelli e delle deliziose lentiggini ad adornargli il viso.
Indossava un lungo abito tipico come tutti noi, per proteggersi dal freddo e dalle insolazioni: il suo era blu e sugli orli aveva delle fiamme rossastre ricamate, perfettamente nel suo stile.
"Rufy ti ha stupito, vero?" incalzai "Anche a me ha fatto lo stesso effetto quando l'ho conosciuto... insomma, quello che voglio dire è che non è un pirata come gli altri"
Osservammo entrambi, divertiti, il ragazzo di gomma in questione e i suoi compagni che avevano iniziato a bisticciare.
"Generalmente, il capitano di una nave pirata viene rispettato e persino temuto dai suoi compagni di viaggio" gli spiegai, a metà tra l'incredula e l'ammirata "Oggi pomeriggio ha fatto tutta quella questione dell'acqua come un bambino! Malgrado tutto, sai una cosa?"
Mi accorsi del suo sorriso affettuoso nel sentir parlare in quel modo del suo fratellino "Man mano che sto con lui, lo capisco e lo apprezzo sempre di più"
"Sì, certo, Rufy è davvero un tipo speciale" parlò finalmente lui, lasciandomi sorpresa "Non è cambiato per niente da quand'era bambino... lui è scontroso e un po' egocentrico, ma riesce sempre a farsi voler bene"
E gli occhi gli brillavano più delle stelle: l'immensità di quest'affetto fraterno bruciava nelle sue parole quanto il fuoco nei suoi occhi.
"Evidentemente, è in grado di trasmettere il suo lato migliore" aggiunse con amarezza, quasi con invidia.
Criptico, eppure s'intravedeva qualcosa tra i suoi sospiri al cielo e i suoi sguardi malinconici: sempre in disparte e silenzioso, era un piacevole mistero da interpretare, personalità difficile da decifrare completamente diversa da quella di suo fratello, come se, a differenza sua, a lui costasse uno sforzo immane mostrare la sua parte migliore.
"Oh, quasi dimenticavo che sei suo fratello!" la buttai lì sullo scherzo quando, invece, avrei voluto chiedergli di più.
"Per me è facile... sai, lo conosco da quand'è nato" replicò, come se fosse ovvio "Comunque, sei molto gentile" aggiunse improvvisamente, spiazzandomi "Sono contento che lo apprezzi, temevo lo reputassi uno sciocco"
"No, ma figurati" lo rassicurai "Io lo trovo così sensibile!"
Ridemmo entrambi e tornammo a guardare le stelle: erano meravigliose e terribilmente luminose.
Non tremate, piccole ma immense stelle simili ai miei pensieri in subbuglio, per il freddo della notte... c'è  un fuoco che vi sta già scaldando, con delicatezza, senza farvene accorgere.
Non pensate, lucenti ma preoccupate stelle, al vento che imperversa nel deserto e che vi sconvolge con i suoi turbini violenti... lasciate che il suono vi accarezzi i timpani e vi culli, sognando giorni migliori.
Mi sedetti accanto ad Ace e appoggiai la testa sulla sua spalla sinistra. Lui mi cinse con il braccio e, immediatamente, fui pervasa da un piacevole e confortante calore.
 
 
 
 
 
 
"Come mai hai voluto portarmi alle rovine di Alubarna?" chiesi a Kosa, stringendolo ancora mentre tirava le redini al suo cavallo.
"Non ci arrivi proprio, eh?" ridacchiò lui, seduto davanti a me.
Gli feci una linguaccia, mentre scendevo "Era il ritrovo del clan che fondammo da bambini!"
Mi sorrise "Allora se lo ricorda, vicecapo"
Voci infantili echeggiare tra i massi, le risate, la spensieratezza: come se la sua vicinanza azzerasse il tempo e permeasse tutto il mio essere, rendendo futile la concezione del passare degli anni.
Camminammo in giro tra gli edifici crollati, nostalgici ma anche inteneriti. Lo presi per mano.
"Ricordo tutto perfettamente, capo" ammisi con tono malinconico "È stato qui che mi hai salvato la vita"
Ci fu un momento di silenzio in cui entrambi ci lasciammo invadere dalle folate di vento provenienti dal deserto, dopodiché lui parlò "La nostra non è mai stata amicizia, Bibi. Era già qualcosa di più, ma qualcosa che a cinque e otto anni non eravamo in grado di capire"
Sgranai gli occhi, non riuscendo ad evitare un moto di sorpresa.
"Quando quei rapitori volevano prenderti..." digrignò i denti, strinse gli occhi "Partì qualcosa in me ma, oggi lo so, non l'avrei fatto per chiunque"
Gli rivolsi un sorriso dolce, sfiorandogli il viso con la mano "Invece sì, Kosa" ci fissammo "Ti conosco. L'avresti fatto a prescindere, anche se ci fosse stato un tuo nemico al posto mio... sei fatto così"
Scosse la testa "Sono impulsivo"
"Sì" mi avvicinai al suo volto "Ma sei anche coraggioso e altruista. E io ti apprezzo per questo"
Morbide le sue labbra sulle mie, si modellavano dolcemente come sabbia spostata dal vento del deserto: luogo simbolico e significativo, tra le rovine sbocciava una rosa.
Ed era proprio nel deserto che eravamo nati, tra le difficoltà che esso comporta, che avevamo imparato a fidarci: come la sua esistenza è eterna ed immutabile, così era il nostro rapporto, che da sempre ci aveva legati e per sempre ci avrebbe accompagnati.
Immenso. Puro. Bellissimo.
Accarezzai la cicatrice che recava appena sopra l'occhio sinistro "Non devi mai più sacrificarti per me, hai capito?"
Abbassò lo sguardo, non riuscendo a nascondere un eloquente sorriso "Sì, questa l'ho già sentita"
Impresso sul suo corpo, l'amore per me: un patto sancito col sangue, un segno inconfutabile del suo coraggio. Oh, quante, troppe volte all'indugiare lo sguardo su quella cicatrice, mi riscoprivo debole, senza difese. 
Avevo bisogno di lui come della mia stessa pelle: baciando quel marchio maledetto, baciavo l'altruismo, baciavo la prontezza, baciavo il sacrificio di qualcuno che sarebbe stato disposto a morire per me.
Qualcuno senza il quale, ahimè, mi sentivo incompleta. 
 
 
 
 
 
"Ciao, Karl" Kosa accarezzò il mio migliore amico con tenerezza, l'altro ricambiando l'affetto con mille moine "Vedo che te la passi piuttosto bene"
"Certamente" confermai, guardandolo con orgoglio "È diventato leader della squadra speciale delle anatre combattenti"
Karl arrossì, ma poi si lasciò accarezzare di nuovo "Però!" si complimentò Kosa "Saprò chi chiamare, allora, se avrò un problema" gli fece un occhiolino.
L'anatra si portò l'ala alla fronte, mettendosi al servizio del suo vecchio amico. Ci fece sorridere.
Io e Kosa ci guardammo, poi gli chiesi "Quando tornerai?"
"Presto" mi rispose, felice della mia domanda "Devo sistemare delle cose all'oasi con mio padre, dopodiché potremo stare insieme tutto il tempo che vorrai"
"Non vedo l'ora" lo abbracciai.
"Siamo in due" mi baciò.
Karl, invece, soffocò a malapena un moto di disgusto.©
 
 
 
 
 
 
 Note dell'autrice:
 
"Le vere amicizie sono eterne" (Cicerone).
 
Terzo Capitolo di "Terra Marique" e primo flashback su Ace! Il dialogo è ripreso da un episodio filler in cui si stanno dirigendo verso Yuba e decidono di accamparsi nel deserto per una notte, Bibi ed Ace parlano un po' di più e ho ripreso esattamente tutte le parole... ma non è ancora finita qui, ovviamente ; )
Nel secondo paragrafo, ho rimarcato il forte legame tra Bibi e Kosa; infine, una piccola particina anche a Karl, che se la merita!
 
Ringrazio tutti coloro che leggono e seguono la mia storia! Un grazie speciale a chi deciderà di recensire <3
  
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