Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: thesoulofthewind    20/09/2015    1 recensioni
"Cara Mamma
non l'avrei mai potuto immaginare, ma sono dannatamente felice. Sto bene. Le mie spalle si stanno raddrizzando, il peso che portano sta svanendo. Hai presente la sensazione di appartenere a qualcuno, Mà? La provo. Ogni giorno. Guardando il suo viso, con la colonna sonora delle sue risate. Gli appartengo, e lui a me. Sento che sto bene, ora. non scappo più. E paradossalmente, il primo ricordo che ho di tutto questo sono le sue parole:
-quando tutto questo sarà finito, mi odierai molto più di quanto fai ora, Jude.-
Cazzate."
Il percorso di una vita, parallela a molte altre, che si evolve nel noioso scenario dell'adolescenza. Di casini, menti stressate, fratellastri maledettamente stronzi e sigarette. Di parcheggi desolati, genitori pessimi e sorelle incapaci di farsi amare. Di letti troppo stretti e odore di freddo, pioggia e fumo.
Di adolescenti sballati dai loro casini, tutto trascritto nella mente di Jude, il ragazzo più incasinato di tutti.
Mia prima storia originale con una coppia yaoi, anche se saranno presenti anche coppie etero.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Un ringraziamento speciale a Elena,
che mi ha ricordato che i Broken Iris esistono,
motivo per qui ho subito un'ondata di ispirazione.


Nota: 
il capitolo è venuto più lungo del solito, e ho scritto una scena che probabilmente sarebbe da quadratino rosso, che potrebbe infastidire qualcuno. Se questo accadesse per favore fatemelo presente così io possa cambiare la storia da arancione a rosso, senza essere bannata. ù.ù
buona lettura!


Parte 4.

‘I sogni sono veri mentre hanno luogo. E non viviamo forse in un sogno?’Alfred, Lord Tennyson. 



Sento il suo odore. È così forte. Da uomo. 
Ha le labbra chiare, quasi quanto le mie. Sono tutte frastagliate, sul labbro inferiore c’è un taglio notevole. Le tiene socchiuse, fa uscire il respiro che mi arriva sulla nuca. Quando mi ha abbracciato così? Le mie guancie pizzicano d’imbarazzo. Sono quasi sicuro che, quando questa cosa sarà finita, annuserò il cuscino. Il suo odore è così forte. Illuminati così dal sole i suoi capelli sono ancora più neri, e mi piacerebbe vedere che colore sarebbero, in questa angolazione, i suoi occhi. Magari azzurri. Durante la notte si è tolto la giacca, ora indossa solo una maglia e un paio di jeans. Solo io sono in pigiama. Come ci siamo finiti così? Percorro con gli occhi tutto il suo corpo, poi la coperta. Inizio a guardarmi un po’ in giro per la stanza, abituandomi al sole che filtra dalla finestra, colpisce noi, la mia scrivania e anche l’orologio appeso sul muro. 
Oh. Cazzo. 
Mi alzo dal letto di scatto, dando una testata ad Aidan che si alza bestemmiando. 
Oh, cazzo. 
-che cazz..-
-sono le dieci, porca puttana.- 
-e tu hai scuola.- 
Dice, tornando a sdraiarsi. 
-gia!- 
Urlo, per poi maledire la mia sveglia, il sonno pesante e la lavatrice per non aver ancora finito di lavare i vestiti. Inizio a spogliarmi, frenetico. 
-appunto. TU. Perché cazzo hai svegliato anche..-
Si blocca, e sinceramente non mi importa del motivo. Ora che sono vestito, devo solo capire dove cazzo ho messo il cellulare e l’abbonamento della corriera, dato che Davis sarà a scuola. 
Mi giro, e noto che Aidan mi sta fissando. Aspetta, cosa? i suoi occhi saettano lontano dalla mia figura, inaspettatamente. 
-che cosa c’è? ho qualcosa in faccia?- 
Lui sembra strozzarsi. Dio, che ragazzo complicato. Sbuffo, per poi prendere la tracolla e il cellulare. 
-che stai cercando?- 
-l’abbonamento.- 
Dico, piuttosto infastidito. Lui fa un sonoro sbadiglio. 
-se mi dai dieci minuti ti porto io, qualcuno deve pur firmare il tuo ritardo e se finisci nei guai con Mà poi ci vado anche io.- 
Sta biascicando, tiene un braccio a coprirsi gli occhi. 
-davvero? Perfetto!- 
Mi ravvivo i capelli e faccio per scendere, poi mi rendo conto che lui si è riaddormentato. 
-Aidan!- 
-avevo detto dieci minuti porca troia!- 
-beh, io dieci minuti non li ho!-
***
-Ritardo per problemi famigliari, Seen?- 
-lei non ha idea di che problemi, prof.-
***

Cara mamma,
è possibile non sapere come ci si sente? Mi sento un po’ una macchina. Le cose succedono, e io non so cosa mi fanno provare. Aidan è strano, ultimamente. È una settimana che dopo cena entra in camera mia, mentre ci sono anche io, e si siede sul letto. Io sto leggendo o studiando, e lui sembra non interessarsene. Osserva la stanza, osserva me, legge, fa alcune domande. Ieri sera mi ero ridotto alle dieci a studiare scienze, e lui era seduto sul mio letto a gambe incrociate. Ha dato un’occhiata hai libri che tengo sulla scrivania, e poi a citato un verso. 
Ha detto: ‘ volevo solo cercare di vivere ciò che spontaneamente veniva da me. Perché fu tanto difficile?’ 
Sorrisi, senza farmi vedere. Era una delle mie citazioni preferite, quella. Mi chiedo se lui lo sappia. Non aggiunse nient’altro, e io andai a dormire. Subito dopo, lui se ne andò. Non ho ancora capito cosa ci trova in quei piccoli pezzetti di tempo. Credo che il nostro piccolo litigio abbia sigillato in noi uno strano contratto. Non saprei dirti di che natura. Denis, dal canto suo, sta alla grande. Forse doveva solo parlare con qualcuno della sua situazione, forse no. Ma sta meglio. Non ho indagato. A scuola va abbastanza bene, ma è normale. Non ho più  nulla da dirti, ti aspetto. Nonostante tutto. 
Jude. 





Rileggo la lettera, la rigiro un paio di volte tra le mani. Aidan sta sul mio letto, la guarda. 
-sei troppo…vorrei dire strano. Sei.. non lo so. Troppo qualcosa.- 
Non capisco cosa intende, ma non importa. Si alza, mi lancia la giacca. 
-datti una mossa.- 
E esce. Raccatto la mia roba, lettera compresa, e lo seguo giù dalle scale. 
Il viaggio in auto è come al solito silenzioso. La musica della radio quasi non la sento. Penso, con tutti i sensi possibili. 
-perché?-
Lui sta zitto, poi mi guarda di sfuggita. 
-cosa?-
-perché fai.. come se ti importasse?- 
Fa una faccia strana, un cipiglio sul volto. Non risponde. Sembra sia la cosa che gli riesce meglio. 
Inizia a piovere, e i tergicristalli si azionano. Sento l’impellente bisogno di parlare. 
-cosa hai pensato quando mi hai visto?- 
Non so perché lo dico. Io non lo so. 
Lui sembra a disagio, anche se è difficile dirlo. Lui è una maschera. 
-ti ho odiato. –
E la conversazione finisce così. Senza i perché, i come, le scuse o altro. Lui è sincero con me. Io lo sono con lui. Non c’è nulla da dire. Entrambi sappiamo che le risposte arriveranno da se, senza fretta. 
Imbuco la lettera, torno in auto. Ho i capelli bagnati, e ho freddo. Accende il riscaldamento dell’auto costosa. Gli sono grato. Lui lo sa, non devo dirlo. 




-cosa sta succedendo?- Denis indica con lo sguardo l’auto di Aidan che se ne va. Mi ha portato a scuola. 
-di che parli?- 
-ti guarda in modo strano. Che è successo? Cosa hai..-
-lascia stare, non è davvero successo nulla. È lui che è strano.- 
La storia finisce li. Mi guarda, sento che sta per aggiungere qualcosa. Si blocca, probabilmente capisce che le cose sono dannatamente strane. 
-senti, ma sul serio non ci sarai per il mio compleanno?-
Sospiro, abbastanza stizzito. –già, insomma, sai.. non posso evitarlo.- -Diobono, faccio una mega festa di compleanno e il mio migliore amico non c’è-
Sbuffa, portandosi una mano tra i ciuffi rossicci. –che poi, sarà una palla mortale anche per te. No?- -assolutamente. Non conosco nessuno, tra l’altro. Solo alcuni, ma poco.- 
Già. Non penso di essere pronto per una piccola vacanza invernale dai miei parenti acquisiti. 
-eehi!- Mia ci sta correndo incontro, con la lunga e solita treccia rossa che le ricade su una spalla. 
-Jude, sono appena entrata in classe, e mi hanno detto che il professore delle prime due ore è assente. Se ce ne andiamo subito, possiamo salare scuola con questa scusa.- la sua faccia è buffamente convinta, neanche stesse architettando un piano diabolico. Sorrido. 
-va bene, tu che fai?- -diamine- ride il rosso –ovvio che vi seguo a ruota. Biologia può farsi fottere.- 
Quando poi siamo fuori dal cancello, si gratta il collo come se stesse pensando. 
-in fondo, in quella materia sono così insufficiente da non poter più sperare in una sufficienza.- 
Mi schiaffo una mano sul viso, e lui mi mette un braccio sulle spalle. Mia se n’è andata con un paio di amiche, allora ci dirigiamo verso la sua auto. 








-non puoi fare sul serio!- mi sto sgolando per farmi sentire da Davis, che pare impazzito.
Muove la bocca per dire qualcosa ma, a causa della musica al massimo e i tutti i finestrini abbassati non sento nulla. 
-cosa hai detto?!- 
Si gira, mi fa un sorriso da Satana in piena regola, e schiaccia maggiormente sull’acceleratore. 
Stiamo andando fin troppo veloce, anche se la strada è completamente deserta e solitamente non utilizzata. Il vento mi fa fischiare le orecchie e il rumore dell’asfalto sotto le ruote si confonde con la musica. 
-ho detto,- dice, mentre tiene le mani salde sul volante, spingendo l’acceleratore più forte che può. –che sei invitato a lasciarti andare, coglione!- 
E ride. Una risata cristallina, come i suoi occhi. Sono così vivaci da sembrare cristalli, mandano luce propria, niente a che vedere con quelli che ero ormai abituato a vedere. Mi fanno star bene anche a me. Ci stiamo guardando negli occhi, ma poi lui si gira di scatto, ritornando a guardare la strada davanti a se. Senza rendermene conto sto urlando. Il vento mi arriva dritto in faccia, facendo male, sento i capelli sferragliare in tutte le direzioni, sento una sensazione che proviene da fuori arrivarmi dentro. Mi sento così bene. Non so neppure cosa sto urlando. Le parole escono da me in autonomia, io non centro nulla. È tutto stupendo. 






La macchina del ragazzo di Mia è arrivata, l’ho sentita. È più tardi del solito, comunque. Vabbè. A cena stasera è stato strano, Rose era tesa, e anche Sean. È probabile che sia per questo che ora stanno litigando. Comunque non sento un gran che, ho chiuso la porta. Sto per mettere le cuffiette, così da non sentire. Mi hanno sempre spaventato un po’, i litigi. Eppure mi danno una strana sensazione di stabilità. Insomma, non significa che entrambe le due persone vogliono risolvere un problema, invece di ignorarlo? È naturale, credo che faccia quasi bene ad una coppia. Aidan non si è presentato a cena, non mi sorprende. È due giorni che non si fa vedere a casa, ma nessuno mi dice che sta succedendo. Evidentemente non vogliono turbarmi. Dovrei essere un po’ arrabbiato? Io sono solo grato. È probabile che mi stiano allontanando da brutte sensazioni. Cavolo, ho appena realizzato che è abbastanza tardi. Di solito a quest’ora inizio a girarmi nel letto cercando il sonno. Beh, comunque sia ora proprio non ho voglia. Sto ascoltando Forevermore dei Broken Iris. Piacciono molto a   Maddie. 

Da Davis Weasley:
ho un’idea.
1.00pm. 
Da Davis Weasley:
so che sei sveglio, dai. È super importante
1.00pm. 
A Davis Weasley:
cosa c’è? Le tue idée super importanti non mi piacciono. 
1.01pm.
Da Davis Weasley:
questa ti piacerà! So come farti venire alla mia super festa di compleanno. Il doppio senso è intenzionale ;)
1.01pm. 
A Davis Weasley:
oh mio dio, ti sparo. 
1.01pm.
Da Davis Weasley: 
dico davvero! Basta che faccio la festa prima che parti. In fondo, se la faccio venerdì sera invece di sabato, dato che la festa finirà piuttosto tardi, sarà come se parte di essa sia sabato! Ho una mente geniale. 
1.02pm.
A Davis Weasley:
beh, geniale, se non fosse che ci arriverebbe una bimba di cinque anni. Il locale può spostare a venerdì?
1.03pm.
Da Davis Weasley:
beh, no. Per questo la faremo a casa tua!
1.03pm. 
A Davis Weasley:
ovvio. Perché io sono d’accordo a tutto quello che dice la mia mogliettina rossa, giusto?
1.03pm.
Da Davis Weasley: 
ma tu hai la piscina! E la casa è enorme. Susu! Rose sarà sicuramente d’accordo. Guarda che se mi deludi divorzio. 
1.04pm. 
Ridacchio, mettendo via il cellulare. Porre resistenza non servirebbe a nulla. Mi si illumina lo schermo, con la buonanotte del mio migliore amico. 





-cioè, mi stai dicendo si?!- Davis saltella per i corridoi e la mensa da tutto il giorno, dopo che gli ho detto che per Rose va bene. Infondo, lei e suo marito saranno via, e se c’è almeno un adulto consenziente alcuni potrebbero fermarsi a dormire. Immagino rimarrà chi sarà così ubriaco da non poter neppure camminare, anche se questo non l’ho detto a lei. –certo, ma l’organizzazione è compito tuo.- -i tuoi?- chiede Samuel, intento a finire le sue patatine con aria assonnata. Non me la sento di correggere quel ‘tuoi’. –dicono che se c’è un adulto mi lasciano.- -…..e quell’adulto è un ragazzo alto 1.80 con occhi omicidi?- sospiro. 
-esatto.- 
-e chiamano quel futuro detenuto consenziente?!- 
Ridacchio mentre finisco la mia coca-cola. Davis ha una faccia stralunata. –Aidan Groove.- pensa ad alta voce. Ed e Sam sorridono. –dici che potremo chiedergli consigli sulla lacrosse?- 
Alzo le spalle. È improbabile che Aidan si faccia vedere. 
-oh, Jude.- Davis richiama la mia attenzione sventolandomi una patatina fritta con super-olio della mensa in faccia. –mi vieni ad aiutare a comprare la roba? Pensavo di avere tutto ieri per preparare tutto, ma se è domani sera dobbiamo comprare un sacco di roba.- -si. Okay- così ti prendo pure il regalo.



Davis sta impilando un sacco di alcolici nel carrello che sto tirando. Potremmo sfamare una mandria di alcolisti anonimi dopo i loro quaranta giorni di sobrietà imposta. La gente ci sta prendendo per depravati, a giudicare dalle occhiate minacciose di certe vecchiette. 
-vodka alla fragola?- chiedo, realmente sorpreso. –l’hai mai bevuta?- -si, e fa schifo, ma magari a qualcuno piace. – alzo gli occhi al celo dopo questa frase, ma sto zitto. Almeno non mi tocca pagare. Quando siamo in coda alla cassa, vedo una cosa che attira la mia attenzione. Perché non ci ho pensato prima? 
Con una scusa mi dirigo quasi subito nel reparto sport del centro commerciale, pregando internamente di trovare quello che cerco. 
Alla fine, eccole. C’è un intero scomparto per articoli da lacrosse, dove trovo delle racchette. Ci sono di mille misure, alla fine trovo quelle che cerco. Si trovano all’interno di una custodia, sono tre. Esattamente come nel disegno dell’esposizione alla cassa. Afferro il tutto, più qualche capo d’abbigliamento per questo tipo di sport. Ho abbastanza soldi con me, quindi vado alla cassa opposta a quella dove mi aspetta Davis, pago il tutto e gli scrivo che lo aspetto alla macchina. Quando esco attento a non farmi notare da lui, il vento freddo dell’inverno mi invade il corpo, e mi scuoto tutto in un brivido. Apro l’auto, nascondo i sacchetti sotto la mia roba di scuola e accendo il riscaldamento. Con la fila che c’era, Davis ci metterà un po’. Sulla strada che mi sta davanti un sacco di macchine passano senza fermarsi, tutte illuminate nel buio. Beh, non esattamente buio. Sono le sette, ci è venuto un po’ tardi. Sono quasi sicuro che se mi concentro posso sentire il rumore delle ruote sull’asfalto. Sorrido, perché dopo quella volta con Davis quel rumore ce l’avrò sempre nelle orecchie, è il nostro suono. In quel momento, mi sono sentito in grado di prendere la mia vita per le redini. Mi rilasso sullo schienale. Quando siamo quasi a casa il tono di Davis diventa un po’ duro. –come va con Aidan? Non lo sento più nominare.- -non lo so, credo vada.- lui mi guarda di sfuggita. Capisce che quel ragazzo mi accende una nube assurda dentro, che vortica, e vortica. Sa che mi fa male, a volte, il suo sguardo duro. Il suo modo di fare distaccato, come se mi facesse un piacere a vivere. Mi fa sentire a disagio, sbagliato, ma anche apposto. Con lui mi sento apposto. Se son senza la sua presenza, la nube turbina. A volte anche forte. A volte si scarica nel mio petto quando si avvicina lui, per poi calmarsi e appagarmi. Non lo so. 
-davvero, non lo so.- 


Cara Mamma, stavo pensando ad una cosa. le persone ci seguono sempre, ovunque andiamo. Giusto? Stavo studiando biologia. La biogenesi è la legge che dice che ogni essere vivente nasce da un altro essere vivente, mamma. Ed è vero. Tutti nasciamo per persone, con persone. Cresciamo come persone, con altre di esse, e ovunque andiamo ci sono anche loro. Forse quando una persona dice ‘io sono una persona’ ha ragione, ma solo in parte. Io direi, ‘io sono delle persone.’ Perché, ovunque vado, loro ci sono. Qualunque cosa faccia. Sempre. Sempre. Veniamo irrimediabilmente influenzati da esse, impariamo le loro abitudini, siamo una piccola percentuale di molte persone che conosciamo. Condividiamo con loro anche dei ricordi, siamo tutti così legati… mamma. Ho capito cosa significa essere un’altra persona. Sono Jude. Sono una parte di te, sono una parte di Aidan, di Davis, anche di papà. Di Rose, di Sean, di tutti i bambini della casa famiglia. Dei miei insegnanti.. forse sono solo un po’ matto. Comunque, stasera ci sarà la festa di Davis, e spero davvero gli piaccia, è importante per lui. Volevo dirti che non fa  nulla se non rispondi, non preoccuparti. Ho appena realizzato che, se leggi e non rispondi, stai sicuramente male, oppure sei impossibilitata. Credo che ti sentiresti in colpa, se mi spettassi un qualche cosa da te. Quindi, tranquilla. 
Jude. 


Chiudo la lettera e la infilo nella busta che metto nel mio comodino. Davis ha sistemato tutto per stasera, e ora è a casa sua a farsi una doccia credo. Beh, io mi sto decidendo su cosa mettermi. Alla fine infilo un paio di jeans  con due taglietti alle ginocchia, un maglione celeste. I miei capelli cadono disordinatamente con un ciuffo al lato del viso, ma va bene. Ormai ho smesso di cercare di dagli un senso. Infilo un paio di converse e mi butto sul letto. Sto scrivendo il biglietto per Davis. 
urlalo. 
N.B: buon compleanno.’

Chissà se capirà quel ‘urlalo’. Spero lo faccia. 




-non credi che la musica sia un po’ troppo alta?! I vicini mi denunciano.- 
Davis sta ridacchiando, portandosi per l’ennesima volta il bicchiere con l’alcol alla bocca, mentre mi rassicura. –tranquillo, li avevo avvisati!- sembra un po’ brillo. Come il resto della gente, da altr’onde. Corpi ammassati per la casa ballano, anche se il termine dimenarsi è più adatto. C’è gente pure in cortile, alcuni si sono pure appropriati della piscina. Cerco di non notare le coppiette che fanno avanti e indietro verso le camere da letto, mentre alcune optano per i pomicia menti sparsi. È abbastanza tardi, saranno quasi tutti mezzi ubriachi. Io no. Sorseggio un pochino una birra ogni tanto, ma non amo l’alcol. Tutti i miei amici scherzano sul divano, e fin’ora sono rimasto anche io con loro. Ora mi alzo, voglio controllare come vanno le cose in cortile. Rimango spiazzato dalla strana sensazione che mi congela le gambe, quando vedo Aidan in giardino circondato da un paio di ragazze. Scherza con dei ragazzi, inoltre. Sembra un’altra persona. Sto ancora immobile li a guardarlo, quando sento Samuel dietro di me che mi incita a spostarmi. Tiene sulle spalle Davis, e appena lascio la libera uscita, corre per il giardino urlando qualcosa. Forse lui è più che mezzo ubriaco. Rido, perché tutti sembrano stare bene. Cavolo, sto bene anche io. 


Il grosso della festa è andata. Così si può dire. Ora ci sono davvero meno persone, la musica è un po’ più bassa. Alcuni chiacchierano in giardino, altri sul divano, ma nessuno balla o altro. Immagino siano tutti stanchi. L’effetto dell’alcol sta svanendo sulla maggior parte delle persone, alcune vedendo quanto è tardi si congedano amichevolmente. Dopo neppure un’ora, siamo rimasi in pochi. Io, Davis, Mia, Sabrina –un’amica di Mia, Samuel, Ed., Maddie, Danielle –una ragazza oggettivamente molto carina, con la quale Davis sembra provarci spudoratamente, suo fratello, Jean, e poi due o tre ragazze di cui non so esattamente il nome, ma so per certo che si sono portate una dopo l’altra in camera Aidan, che per la cronaca sta seduto in terra in un angolo del salotto, tracannando vodka con sguardo torvo. Ha la faccia strana, cioè, più strana del solito. Non beve come gli altri. Beve per svuotarsi la testa, desidera stare bene almeno un po’, accettando la condizione di aver un enorme mal di testa il giorno dopo. Come me, da altronde, quando l’ho visto andare disopra con quelle due. Io.. non lo so. È tutto un casino. È un casino anche quando Danielle accompagnata da Mia urla a squarcia gola che vuole giocare al gioco della bottiglia, ed è ancora più un casino quando tutti accettano entusiasti. Immagino di non potermi opporre. Lo vorrei. 



-Sabrina!- urla Jean, quando la bottiglia finita di liquore va a indicare la ragazza che deve baciare. Lei ridacchia un po’, arrossendo, per poi sporgersi e baciandolo. Quando i due si lasciano un po’ andare, tutti assieme iniziamo a fare versi da film pornografico, e i due capiscono che non è il caso. Aidan sta seduto vicino alla ragazza che ho potuto appurare si chiama Clarissa, e ci parla fitto, mentre tracanna una birra. Non so di cosa stanno parlando, ma a lei sembra piacere. Mi vene la nausea. 
-okay, okay. Ora giro io.- Davis afferra la bottiglia, facendole fare un giro sul pavimento. Quella sta girando inmezzo a tutti noi, riflette degli sprazzi di luce, ci fa trepidare d’attesa. È anche un gioco abbastanza stupido, ma infondo, chi se ne frega? 
Deciso che me ne frego io, quando la bottiglia decide che devo baciare Mia. Che senso. –con la lingua, Jude!regolamento!- urla Samuel. ‘oddio non sta succedendo che schifo oddio’ sembra invece essere diventato il nuovo mantra di Davis. 
Lei si avvicina, le metto una mano sulla spalla e la bacio. Uno sfioramento di lingue veloce, sotto il controllo di due occhi dal colore imprecisato che mi scavano. 
Faccio appena in tempo a staccarmi per vedere Aidan che prende di sorpresa Clarissa e la bacia con trasporto. 
Il gioco va avanti per un bel po’ di tempo, tutti abbiamo parcamente quasi baciato tutti,dal momento che siamo pochi. Il momento in cui Davis mi ha baciato lo ricorderò per sempre, giusto qualcosa per qui morire dalle risate. Mi ha pure starnutito in faccia. 
-okay, dai. Universitario, tocca a te. Penultimo giro.- annuncia Mia, guadagnandosi un’occhiataccia da Aidan al nomignolo. Anche se di malavoglia, inizia a far girare la  bottiglia. Immagino che se non fosse così ubriaco non avrebbe neppure partecipato, fin dall’inizio. 


-oh mio dio! Incesto!- urla estasiata Mia, ridendo con le altre ragazze. Io sto fissando la bottiglia, inerme. 

Le labbra di Aidan sono calde. Le avevo immaginate fredde, in verità. Chissà, sarà merito dell’alcol. Sono calde e umide, la lingua pure, e mentre mi bacia la sento passare sui miei denti. Prima che me ne accorga le mie mani sono ancorate alle sue spalle, le gambe scosse da fremiti. Scopro che i suoi denti sono appuntiti, più a fondo, ed è piacevole passarci sopra la lingua. Ritiro la lingua quando prende a mordermi il labbro inferiore, e sorrido un po’. Lui si accorge che sto sorridendo, e apre gli occhi. Lo faccio anche io, e lui mi spinge via. Si scosta, e in poco tempo si è riseduto accanto a Clarissa. Io mi risiedo, e mentre il gioco va avanti e lui riprende a baciare disperatamente le labbra della ragazza accanto, forse per togliersi il mio sapore, io cerco in tutti i modi di trattenerlo sulle labbra. 

Denis, Danielle, Samuel e Mandie decidono di rimanere a dormire. L’atmosfera è rilassata, e ormai si sta solo chiacchierando tranquillamente. Ho portato dei sacchi a pelo per tutti, mentre io dormirò in camera mia. Aidan è fuori, ha accompagnato a casa Clarissa e poi si è messo a fumare. È fuori, seduto da qualche parte probabilmente. 
-ehi.- Denis mi guarda, stando sulla porta della cucina, mentre io prendo un bicchiere d’acqua. 
-ehi- dico, sorridendo di rimando. 
-comunque, sei un deficiente. Si può sapere quanto hai speso?-
-ha importanza?- 
Lui ridacchia, poi mi lancia il bigliettino. 
-lo farò. Credo. Di urlare..dico.- 
Sorrido. Ha capito. 
-sicuro.- 
Lui sorride, imbarazzato. Lo capisco dal suo spostarsi da un piede all’altro. 
-grazie per la festa. Insomma.. grazie. Mi è davvero piaciuta.- 
-beh, era l’intento.- lui si guarda nervosamente attorno, poi torcendosi le mani si avvicina un po’. 
-come era?- sorrido ancora, ma stavolta verso nessuno in generale. –cosa?- lui mi schiaccia un piede. 
-sai, cosa.- 
-come posso esserne sicuro? Magari invece vuoi sapere se ho apprezzato il nostro sbaciucchiamento.- ridiamo entrambi, poi sospiro. 
-bello.- dico, e lui sembra preoccupato. –la storia non mi piace.- già. Neanche a me. 
Fa per andarsene, ma io lo chiamo indietro. 
-vedi non fare nulla con Danielle, sennò ti faccio pagare l’impresa d’igiene. – 
Esce facendomi il dito medio, ridendo. 


È abbastanza tardi quando decido che dovrei andare a dormire. Abbiamo guardato un film, e mentre mettevano il secondo mi sono reso conto di essere il quinto in comodo, dal momento che Davis e Danielle copulano come conigli e lo stesso Maddie e Samuel. Così gli do la buonanotte, e mi tolgo dalle scene. Ho addosso odore di alcol, e sono anche sudato, quindi decido di farmi una doccia calda. Mentre sto sotto il getto non posso fare a meno che mordermi le labbra. Perché il suo sapore non va via? A me Aidan non è mai piaciuto. O forse si? Che sia il motivo dell’agitazione, del fatto che le sue parole possono rompermi in due come nulla? Forse mi sto solo stressando, e in realtà non significava nulla. Dopotutto, domani sarà già tutto dimenticato. Mi ritrovo a fissare il vetro che s’appanna di vapore, e penso, penso, penso..
Quando sono asciutto e vestito mi lavo i denti, per poi chinarmi per sputare nel lavandino. Quando vado in camera, salto in aria nel vedere Aidan, con addosso ancora i vestiti, -non era andato a dormire?, Che mi aspetta. Ha uno sguardo glaciale, e puzza d’alcol. 
-cosa..-
-perché cazzo esisti?- 
Mi chiede, dall’angolo della stanza in cui sta. Sembra quasi stia ringhiando. Mi hai aspettato per questo?
-cosa stai..- 
-stai zitto! Cazzo. Odio pure la tua voce. – adesso si sta avvicinando. Inizio a sentirmi male. 
-ma che cazzo hai? Sei impazzito?- 
-no, cazzo. Sto benissimo. – 
Il calcio che lancia al mio letto prima di sedersi e prendersi il volto tra le mani la dice lunga. 
Sono ammutolito.
-io sto bene. Cazzo. Non pensare che io non stia bene. Sono stato bene fin ora. Posso continuare.- 
La sua voce è grondante di rabbia, di frustrazione. 
Non capisco quello che dice, sono troppo spaventato. 
-tu.. okay. Stai bene.- 
-ti ho detto di stare zitto.- ringhia. Non so cosa fare. Sto quasi per uscire, quando lo sento alzarsi e venirmi contro velocemente a grandi falcate. 
-tu….devi stare zitto.- la sua voce è un sussurro rabbioso. Ora ho paura. Con la sua altezza è dominante, e mi sento schiacciato contro la porta. Non mi sento, in realtà. Mi ci ha gettato lui contro. 
-Aidan che cazzo..- 
-sta zitto.- 
Dice, e poi mi torce i polsi contro il muro, e io mugolo di dolore. 
-mi fai male… Aidan, ehi. Sei ubriaco.. mi fai male.- 
Lui si blocca subito. Mi fissa, poi fissa le proprie mani. 
-scusa.- 
È decisamente ubriaco. 
Lo fisso, e lui adesso sta guardando me. I suoi occhi ora sono lilla, visti da qui. 
Ci fissiamo a lungo, poi piano lascia i miei polsi. Piano passa le dita sopra di essi, come una carezza, facendola salire fin sopra il braccio. 
-sono…sempre stato abbastanza forte da stare bene.- 
Sussurra, afferrandomi i fianchi con forza. 
Il modo in cui mi bacia è violento, mi morde il labbro inferiore per farsi spazio, va in profondità, scava nella mia bocca in cerca di dominio. Lo trova, quasi subito. Il suo sapore è così buono che mi ci perdo immediatamente, senza tenergli testa. Quando sento un rivolo di sangue scendermi dalle labbra, capisco che mi sta baciando con disperazione. Il sapore metallico intasa le mie papille gustative, e sporca le sue. Piano scende a baciarmi il collo, leccando via la scia rossa. Succhia, morde in più parti. Mi sento urlare per il piacere e ora per il dolore, sento i suoi denti e le sue labbra su di me. Mi prende in braccio quasi subito, quando capisce che non posso più reggermi in piedi. 
-cazzo- 
Ringhia, quando la mia testa si impiglia nel maglione, facendogli impiegare più tempo per levarmelo. Inizia a baciarmi il petto, sfiorandomi ovunque, lasciando i segni del suo passaggio quasi come volesse strapparmi via da quella pelle. 
Le mie mani vanno per riflesso al cavallo dei suoi pantaloni, slacciandoli. Ora i miei jeans sono allacciati, ora sono calati fino alle mie ginocchia. 

E mi prende lì. Con tutta la forza che ha. Si aggrappa al mio corpo, io mi tengo al suo, come avessi paura di cadere. Di sottofondo ai nostri versi c’è il rumore della mia schiena che sbatte contro la porta. Mi fa poggiare la testa sul suo incavo della spalla, e finalmente, sotto tutto quel odore di alcol lo sento. 
L’odore di freddo, pioggia e fumo. 
L’odore di Aidan. 


angolo autrice: Okay *scappa in un angolo imbarazzata per aver scritto una scena erotica* allora, non sono brava a scrivere questo genere di scene, sul serio. Sono ancora alle prime volte, ma abbiate pietà. Per il resto spero davvero di aver fatto un buon lavoro, anche se il testo è un pò troppo lungo (?) e ho mandato a un bel paese il bollino arancio. vabbeh. sono molto contenta delle persone che leggono e le recensioni mi fanno sempre sorridere! grazie a tutti e in particolare a Some Stay, che recensisce sempre e non manca mai di farmi sapere che ne pensa tramite messaggi privati! commentate, fatemi sapere che ne pensate e se avete bisogno di chiarmenti o conisgli da darmi tutto è ben accetto! 
-TheSoulOfTheWind. 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: thesoulofthewind