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Autore: SabrinaSala    21/09/2015    9 recensioni
"...Sdraiato supino sul letto, un braccio dietro la nuca e l’altro appoggiato sul ventre piatto, pantaloni e calzari ancora indosso, Johannes accolse così, sfacciatamente seducente, le prime, impertinenti luci dell’alba. «Proteggere una donna, salvaguardare la sua persona, è il compito più difficile e più importante al quale un uomo possa essere chiamato. Ne sarai all’altezza?»"
***
Sacro Romano Impero Germanico. Città di Rosenburg. Anno Domini 1365
Quando Johannes, altero e affascinante capitano delle guardie cittadine, riceve l’incarico di proteggere Madonna Lena, pupilla del Vescovo di Rosenburg, solo Justus, l’amico di sempre, può trovare le parole per chetare il suo animo inquieto.
Pedine inconsapevoli di un gioco iniziato quando ancora erano in tenera età, Justus, Johannes e Lena si troveranno loro malgrado coinvolti in un ordito di peccati e di colpe… Sarà sufficiente lo stretto legame con il Vescovo-conte, reggente della città, loro padrino e benefattore, a salvare le loro anime?
***
"Miserere mei Deus secundum magnam misericordiam tuam" ("Pietà di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia") – dal Salmo 51
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo, Inquisizione
Capitoli:
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Capitolo 10 - Castigo





«Una serata piacevole, non trovate? »
La voce delicata del marchese scivolò attraverso i pensieri di Johannes che, come il giovane Edelbert, attendeva nel chiostro che Lena terminasse l’incontro giornaliero con Justus.
A quelle parole, un flebile sospiro sfuggì dalle labbra socchiuse dell’armigero, che tutto avrebbe pensato, tranne che a una piacevole serata.
Le braccia incrociate sul petto, le spalle appoggiate a una delle colonne del porticato, Johannes abbassò lo sguardo sul marchese che occupava la panchina di pietra al suo fianco. Posizione, quella, che gli garantiva la possibilità di indugiare in quella sua muta contemplazione senza che l’altro ne avesse coscienza.
Giovane, forse più del previsto, pallido ed emaciato come appariva nel ritratto, Edelbert aveva un sorriso gentile e un’espressione, seppur vacua, innocente.
Il capitano represse un moto di rabbia istintiva, a quella constatazione,  e si chiese cos’altro avrebbe dovuto sopportare.
«Sono contento di questa mia visita» proruppe l’altro, ignaro di tutto, lo sguardo rivolto alla gradevole figura di Lena che emergeva a tratti, dall’altra parte del chiostro, tra una colonna e l’altra. «Non mi sarei perdonato di partire per il confine senza averla potuta incontrare» mormorò in un sorriso sbiadito.
Johannes corrugò la fronte in silenzio.
«Non fraintendete, capitano» riprese Edelbert con calma. «Non sapevo nemmeno chi fosse, fino a quando non mi hanno comunicato il suo nome e la decisione di mio padre» ridacchiò schernendosi. Poi fece una leggera torsione e sollevò lo sguardo sull’armigero. «Converrete con me che non sono esattamente il tipo d’uomo di cui una giovane potrebbe innamorarsi a prima vista…» mormorò.
Johannes avvertì un leggero e innegabile imbarazzo, ma l’altro continuò imperterrito.
«Ho un patrimonio e una posizione sociale. Questo è quanto»
«Quanto basta» sostenne il capitano in evidente disagio. Cercando di chiudere così quell’assurda conversazione.
Edelbert stese le labbra sottili e pallide in un sorriso divertito.
«Siete arguto… non mi sorprende!» osservò. Poi lasciò gli occhi inquieti di Johannes, che non chiedevano di meglio, per tornare a cercare madonna Lena. «Maddalena Aicardo è una fanciulla deliziosa e bellissima» disse e un guizzo d’orgoglio gli accese lo sguardo celeste imporporandogli le gote altrimenti emaciate «Ed è mia, nonostante tutto, vedete?» mormorò con la voce rotta dall’emozione. Forse dall’eccitazione.
Johannes serrò la mascella e ingoiò una serie di improperi.
Edelbert si volse nuovamente a guardarlo.
«Non credete che sia un uomo fortunato? » sorrise con quella sua aria innocente e disarmante «Sempre che torni illeso dal fronte».
Il capitano si irrigidì.
 
***
 
Maddalena Aicardo tirò delicatamente in avanti il bordo del cappuccio che le copriva la nuca e soprattutto il volto. Decisa a nascondere allo sguardo sempre troppo attento di Justus gli occhi lucidi e arrossati. Accanto a lei, il chierico non aveva modo di dissimulare, invece, una piccola ruga tra le sopracciglia chiare. Dalla parte opposta del chiostro, due uomini ad attenderla.
Uno era il capitano delle guardie cittadine, Johannes. Prestante, taciturno e altero. L’altro, un giovane emaciato e sottile, il giovane marchese suo promesso sposo.
Un groppo alla gola impediva alla ragazza di beneficiare serenamente dell’ incontro giornaliero con la sua guida spirituale. Il ricordo fin troppo nitido di labbra tanto diverse tra loro rischiava di portarla alla soglia della follia. Quelle agognate di Johannes, dure fino a far male e quelle delicate e tremule di Edelbert che sfioravano la sua mano un attimo dopo le presentazioni di rito.
«C’è qualcosa che volete dirmi, Maddalena?» la interrogò Justus, rompendo il filo dei suoi peccaminosi pensieri.
Arrossendo, Lena scosse lievemente il capo e il chierico continuò:
«Avete dissolto i vostri dubbi, quindi? »
Dal fondo del cappuccio, la voce della ragazza emerse atona.
«Edelbert è la miglior soluzione che mi potesse essere offerta…» asserì asciutta, senza dar peso al concetto appena espresso.
Justus trasalì e la ruga in mezzo agli occhi si fece più profonda.
«Parliamo di un uomo, Maddalena… del vostro futuro marito» la corresse garbatamente.
Lena distolse finalmente lo sguardo dalle due figure maschili intente in una qualche conversazione e lo portò in quello turchese di Justus, avvampando di nuovo.
«Perdonatemi… Ero sovrappensiero. Ho usato parole indegne»
Il giovane si fermò e quando anche lei ebbe arrestato il proprio passo, cercò e strinse le sue mani, allacciate in grembo. Erano gelate.
«Sinceratevi della situazione e dei vostri sentimenti» disse cercando i suoi occhi stanchi. «Non è scritto nel Vangelo che dobbiate soffrire, se la soluzione ai vostri tormenti è a portata di mano, libera e giusta» continuò.
Lena trasalì, poi inspirò profondamente. Chinò repentinamente il capo e sfiorò le mani del chierico con un bacio leggero.
«Voi siete il mio unico conforto…» mormorò, su quelle nocche colte inaspettatamente dal suo fiato caldo.
Justus avvertì un incomprensibile istinto a ritrarsi, un doloroso tremore ai polsi. Ricacciò indietro quella sgradevole sensazione e strinse maggiormente le mani della ragazza.
«Desidero solo il vostro bene, sorella…» disse, sorprendendosi lui stesso dell’ultima parola pronunciata.
Lena cercò finalmente il suo sguardo e lo sostenne. Dimentica delle lacrime e delle notti insonni.
 
***
 
La presenza di Edelbert e delle sue guardie, sollevò momentaneamente Johannes dall’impegno assunto nei confronti di Maddalena Aicardo. Il giovane e irrequieto capitano poté così permettersi qualche giorno di solitario ritiro e contemplazione, lontano dagli sguardi inquisitori di Erasmus. Ma quando decise di parlare, approfittando dell’ultima occasione ufficiale, prima della partenza del marchese per il confine, quegli occhi neri e acrimoniosi furono i primi a sfiorarlo con diffidenza.
Nell’ampio salone dove il Vescovo aveva deciso di raccogliere i propri ospiti e commensali, dopo la ricca cena di commiato, calò un repentino silenzio. Johannes abbandonò il proprio posto, alle spalle dello scranno vescovile, e si prostrò profondamente dinnanziall’uomo che lo occupava, cercando di cancellare dal proprio campo visivo Justus, in piedi alla sua destra, e Lena, dalla parte opposta.
Si umettò le labbra, e ricacciando indietro il groppo che gli stringeva la gola come la mano di un assassino, prima sollevò lo sguardo sul Vescovo, poi lo abbassò, socchiudendo le palpebre.
«Vogliate perdonare il mio ardire e concedermi la possibilità di servirvi come non ho potuto fare finora, Eminenza…» iniziò.
Konstantin Winkel si mosse sulla sedia e si sporse leggermente in avanti, la mano sinistra stretta al bracciolo di legno intarsiato, lo sguardo sorpreso, la mascella serrata.  
Johannes percepì quel movimento e prima che l’uomo potesse parlare, continuò:
«Prego il mio Vescovo di benedirmi. Ora e sempre. E di accettare la mia decisione» esitò, per meglio scandire le parole successive «Chiedo umilmente che mi venga concesso di unirmi agli uomini della scorta del Marchese Edelbert  di Thuringia, diretto al confine, e così all’esercito imperiale»
Edelbert trasalì, sorpreso ma contento. Eccitato come un bambino da quell’inaspettata richiesta.
A Maddalena Aicardo e Justus mancò il respiro, invece.
Il chierico si irrigidì, accennando un passo avanti. Poi dischiuse le labbra come per protestare ma non uscì un fiato.
Lena, al contrario, strinse le dita attorno la stoffa rossa dell’abito, mentre contemporaneamente si cingeva lo stomaco. Serrò le labbra, gli occhi sgranati rivolti all’impiantito.
Il fruscio di una veste scosse Johannes dallo stato di torpore irreale nel quale era caduto.
«Voi…» la voce aspra di Erasmus sferzò l’aria, subito zittita da un cenno del vescovo.
«Ho ascoltato attentamente le tue parole, ragazzo» esordì questi con tono grave «E sebbene sia sorpreso dalla tua impertinenza, riconosco nella tua accorata richiesta il profondo desiderio di servire il tuo Vescovo e il nostro Impero» continuò. «Non posso ignorare le tue parole… Non al cospetto del nostro giovane marchese, pronto a raggiungere il confine» allentò la tensione concedendosi un mezzo sorriso magnanimo «Il marchese non avrà che da trarre giovamento, dalla tua presenza, e così la nostra Maddalena, sapendolo in mani più che sicure» proseguì, sollevando il mento e abbassando lo sguardo sul proprio capitano.  «Hai la mia benedizione, ragazzo. E sono certo che non ti allontanerai da Rosenburg senza aver predisposto al meglio  la nostra milizia».
Il Vescovo aveva parlato.
Johannes fece un cenno d’assenso, e senza sollevare lo sguardo allungò una mano verso quella dell’ecclesiastico così da poterla stringere e sfiorare con un bacio riconoscente. Nonostante il fastidioso pizzicore alle labbra seguito a quelle parole, balsamo per il suo cuore malato ma al tempo stesso calate come una scure sul suo futuro.
«Saprò ripagare la vostra fiducia» mormorò, grato.
Rimettendosi in piedi, senza volgere lo sguardo attorno, Johannes si allontanò in direzione della porta, seguito dagli uomini della scorta del marchese con i quali avrebbe preso accordi per l’indomani.
Justus si morse le labbra, reprimendo l’impulso di corrergli dietro. Cercò lo sguardo di madonna Lena, sempre rivolto all’impiantito, vitreo e immobile, e non poté evitare di notare il pallore diffuso sul suo volto e la stretta spasmodica della mano alla stoffa rossa. In netto contrasto, l’accenno di sorriso che le piegava un angolo della bocca.
 
***
 
Maddalena Aicardo ringraziò con un cenno del capo la giovane sentinella che l’aveva accompagnata al piano superiore e aveva bussato alla porta per lei.
La risposta a quel bussare la fece trasalire.
Con un sorriso rivolto alla guardia che l’aveva assecondata,  accogliendola in caserma perché si riparasse dalla pioggia fitta e silenziosa di quella notte, dissimulò quello sciocco sussulto pregandolo poi di lasciarla sola sull’uscio, inzuppata dalla testa ai piedi, appesantita da un mantello  fradicio.
Allo schiudersi della porta, due occhi grigi la passarono da parte a parte, prima sorpresi poi carichi di rabbia.
«Voi?!» ringhiò Johannes, raggiungendola e cercando nel corridoio una scorta che non trovò, prima di tornare ad occuparsi di lei. Insensata creatura capace di rodergli l’anima. La fissò tra il furente e l’incredulo: possibile si fosse allontanata da sola dal palazzo del vescovo?  
Indifferente alla reazione dell’armigero, madonna Lena avanzò di un passo, superando la soglia e guardandosi attorno nella stanza spoglia,  dove il capitano era tornato quella sera stessa per disporre gli ordini di servizio e meglio prepararsi alla partenza.
Johannes l’afferrò sgarbatamente per un braccio, costringendola a voltarsi, la mano che affondò nella stoffa bagnata,  abbracciato dal suo caldo sguardo nocciola. Pregò affinché riuscisse a controllarsi.
«Vi riaccompagno a palazzo» disse con un tono che non ammetteva repliche. Non aveva intenzione di ascoltarla. Né di restare con lei in quella stanza.
Cogliendo un fremito di esitazione, Lena si liberò dalla stretta, continuando a sostenere il suo sguardo.
«Non sono arrivata fin qui perché mi riportiate a casa… » si ribellò. «Vorrei che mi diceste il perché, prima! » lo provocò.
Alla luce tremula di una candela che irradiava un bagliore giallastro, Johannes sogguardò quel volto pallido, che l’acqua di quella notte doveva aver reso gelido, e le ciglia scure alle quali minuscole gocce di pioggia erano rimaste impigliate. Le labbra spiccavano più vivide che mai, quella notte, e i capelli bagnati conferivano a quella giovane donna irragionevole un aspetto così fragile e seducente da torcergli lo stomaco.
Le volse le spalle, perché non si accorgesse della trasfigurazione che la sua sola presenza aveva  operato sul suo giovane e irrequieto corpo.
«Non dovreste essere qui» ribatté con voce roca.
«E voi non dovreste partire» replicò lei, quasi accavallandosi alle sue parole, aggrappandosi alle gonne umide e, con gli occhi scuri, a quelle ampie spalle coperte da una semplice camiciola grezza.
«Togliete quel mantello inzuppato e indossate il mio» rispose il soldato, afferrando dall’unica sedia la cappa di stoffa scura e porgendogliela senza voltarsi. «Vi accompagno a casa e farò in modo che nessuno si accorga della vostra assenza»
Lena sorrise. Slacciò il nastro che le assicurava mantello sulle spalle e lasciò che cadesse ai suoi piedi. Pesante. La sua figura emerse prorompente, stagliandosi contro le pareti disadorne della stanza. Una figura che Johannes non poteva vedere con gli occhi ma che avvertiva chiaramente con tutti gli altri sensi.
Un fruscio di gonne e Lena lo superò con passo spedito. Decisa, avanzò verso la porta e la chiuse, appoggiandosi di schiena al pannello di legno, fissandolo, provocatoria.
«Potrebbe essere troppo tardi» disse, piegando le labbra frementi in un cinico sorriso.
Johannes inspirò profondamente, con le labbra serrate. Maledicendo una situazione che non sarebbe potuta essere peggiore. Rivestendo madonna Lena con uno sguardo che non riusciva più a tenere a freno. Avanzò fino a raggiungerla. Afferrò il suo polso sinistro, staccando dalla porta di legno il palmo di quella mano gelida.
«Ve lo ripeto… Non dovreste essere qui! » le ringhiò a denti stretti, a un soffio dal suo orecchio. Tanto vicino da farle avvertire ogni più recondita sfumatura di quella voce profonda.
Il respiro di Lena accelerò, facendosi più corto.
«Qual è il problema, capitano…» mormorò, sadica. «Di cosa avete paura..? » lo sfidò, liberandosi il polso e afferrandogli rabbiosamente la mano, portandosela poi sul seno che affiorava candido dall’abito bagnato, irrorato di pioggia.
«Di questo? » chiese alludendo al battito veloce del proprio cuore «O di questo?! » terminò assecondando lo spasmo di Johannes e il suo ritrarsi ma solo perché la mano di lui si appoggiasse questa volta al suo petto in fiamme. Mettendolo per la seconda volta in pochi giorni di fronte a una realtà dalla quale, l’armigero,  aveva finalmente deciso di scappare…
Il capitano dilatò lo sguardo, schiudendo le labbra, per poi lasciarsi sfuggire un sorriso crudele.
Sciocca! Pensò divorandola con lo sguardo. Che bisogno c’era di mettergli la mano sul cuore? Pensava davvero che non avvertisse l’assordante battito che gli squassava il petto, raggiungendo dirompente la gola, pulsante fino a far male?
Con la mano libera afferrò quel polso sottile e questa volta lo strinse più forte, costringendola a lasciarlo andare.
«Vi riporto a casa» disse, esitando un attimo di troppo su quella mano che avrebbe voluto accarezzare. Baciare fino a consumarla.
La scostò, liberando la porta.
«Johannes…» mormorò Lena mordendosi le labbra, il mento che fremeva di astio e vergogna. Rifiutata per la seconda volta.
L’armigero dischiuse la porta, fermandosi  sulla soglia un attimo dopo.
«Non abbiamo più niente da dirci» mugugnò, e senza degnarla di uno sguardo, lasciò la stanza precedendola nel lungo corridoio avvolto dal silenzio bagnato di pioggia…




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IL CONFESSIONALE (ossia, l'angolo dell'autrice)

Eccoci alla fine di un capitolo un po' sofferto, per quanto mi riguarda... Credo che sia evidente l'amore che provo per Johannes e più andiamo avanti, più faccio fatica a mettere nero su bianco certi passaggi. Alcne cose mi consolano nell'affrontare i capitoli successivi, ma tante altre mi turbano... Chissà se avrete le mie stesse sensazioni! Per ora, senza anticiparvi nulla, vi rimando al prossimo aggiornamento.

A presto e il solito grazie a tutti i lettori... Alle mie care e preziosissime "commentatrici" (che con le loro parole e le loro analisi profonde mi spronano ogni capitolo un po' di più) e a tutti quelli che ancora non conosco, Ma mai dire mai, giusto?

Sabrina 

 
   
 
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