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Autore: Veni Vidi Jackie    21/09/2015    1 recensioni
Matilde, amica (o qualcosa di più?) da più di un anno di Jack, ha da tempo dimostrato con lui atteggiamenti aggressivi. Quando lei troverà l'amore in Frank, Jack verrà prima relegato in secondo piano e poi abbandonato dalla ragazza. Ormai libero, la fine del "regime tirannico" di Matilde dovrebbe farlo stare meglio, ma la gelosia lo dilanierà e ben presto lo farà arrivare sull'orlo della pazzia.
In questa situazione, saranno personaggi assai strani a farlo tornare su di morale!
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Non ce la faccio. Non ce la faccio. -

E' questa la frase che non posso fare a meno di ripetermi davanti allo specchio. Non ce la faccio. Sono in bagno, a schiarirmi le idee. Tra pochi minuti devo tornare in “aula”, che in realtà è il mio soggiorno, per riprendere la causa.

Il ragazzo che vedo allo specchio non sono io, ma è ciò che resta di me. Ho la barba, gli occhi spenti, i capelli spettinati...Oggi non è una casualità: ormai è diventata la normalità. Sono solo la brutta copia di ciò che ero un tempo. Non che fossi particolarmente bello, ma di certo mi curavo di più.

- Veloce, Jack . -

Urlo di paura: Cicerone è appena apparso dietro di me, facendomi quasi prendere un infarto. Avevo chiuso a chiave, non capisco come possa essere entrato. In realtà, però, non c'è da stupirsi. Negli ultimi mesi niente è andato come logicamente sarebbe dovuto andare.

- Fra poco dobbiamo tornare – continua, mentre io ancora ansimo per lo spavento. Poi si accorge della presenza del water ed esclama un “ohh!” di meraviglia. Ma perché sono tutti affascinati da un oggetto come quello? Avevo già sorpreso Alessandro nella stessa situazione. - Non ci riesco, Marco – dico. Lui prende il mio spazzolino da denti, lo guarda e poi lo getta nel water.

- Credo fosse quello il suo posto...che dicevi, scusa? -

Normalmente gli avrei tirato un pugno in faccia, ma adesso lascio cadere la cosa. Mi sembra che ogni parola da dire mi porti via energia, così da esserne esausto. Decido di lasciar parlare il mio volto, che molto spesso è assai eloquente. Marco mi guarda, comprende il mio stato d'animo e assume un'espressione consolatoria. Devo riconoscere che è una brava persona, ho avuto questa sensazione dall'inizio e continuo ad averla ora. Non so perché.

- Andiamo, Jack! Che cosa ti turba? -

Il mio sguardo triste dice chiaramente “tutto”.

- Tutto? Tu devi dire solo cosa provi, ovvero la verità. Non succede nulla se perdiamo questa causa, capito? Devi solo capire che quanto è successo con Matilde non poteva andare diversamente. Tu hai fatto tutto quanto hai potuto per mantenerla vicino a te, è stata una sua scelta abbandonarti. Posso chiederti una cosa? -

Annuisco.

- Che cos'è un “reggiseno”? -

Sgrano gli occhi, di fronte all'ennesima cosa insensata che mi dice.

- Ti spiego: ieri ho sentito parlare delle donne per strada di questo “reggiseno”, sembravano felici. Dicevano “più grosso è più bello”, ma non capivo a cosa si riferivano. Alloro ho chiesto a loro informazioni e mi hanno detto di andarmene a comprare uno – continua.

- Poi te lo dico – gli rispondo. Mi asciugo le lacrime ed esco dal bagno, seguito da lui.

- Chi è il difensore di Matilde? - chiedo.

Cicerone si fa scuro in viso, come se avessi appena bestemmiato. Ho detto qualcosa di sbagliato?

- Annibale - mi risponde veloce.

Marco si gira e torna veloce in aula, senza neppure aspettarmi. Torno al mio posto, poi Virgilio riapre la causa appena sospesa. Annibale prende subito la parola, rivolgendosi a me.

- Caro Jack, non hai pensato di aver aspettato un po' troppo per dichiarare i tuoi sentimenti a Matilde? Che colpa ha avuto lei di rifiutarti? Tu hai temporeggiato, perdendo così la tua occasione. E' un crimine rifiutare una persona che non si fa avanti? Io non credo, signori della giuria. Quest'uomo, colpito da un'infantile paura, non si è fatto avanti. Ha lasciato che Cupido colpisse col suo dardo Frank, il quale ha, invece, subito colto la sua chance. Ora ditemi: cosa può pretendere costui da Matilde? Niente, signori giudici. -

I componenti della giuria si guardano tra loro: alcuni bisbigliano, altri annuiscono, altri restano impassibili. Ancora non capisco quali possano essere le conseguenze di una sentenza a mio favore o peggio, a mio sfavore. Cicerone dice di tranquillizzarmi, ma io non ci riesco. Ho un mucchio di occhi puntati su di me proprio ora, mi impediscono di concentrarmi.

- Tu, infame venditore di fumo! Tu, ingannatore! - esclama con violenza Marco, rivolto ad Annibale. Quest'ultimo finge di spaventarsi e rivolge un'occhiata a Virgilio, il quale riporta la calma:

- Ordine, ordine! Avvocato Cicerone, moderi il linguaggio o la farò espellere da questo tribunale. -

Cicerone biascica qualcosa come: “D'accordo, ciccione” e poi si ricompone. Si passa le mani sui capelli, pensando a cosa dire, e rimane in questa posizione per alcuni secondi. Poi si avvicina ad Attico.

- Per l'amor del cielo, dì la verità! - esclama – Fino a quando dunque, Matilde, abuserai della nostra pazienza? Non vedi che tutti sono a conoscenza della tua congiura, che la tengono sotto controllo? Signori giurati, ora vi spiegherò bene cosa ha fatto Matilde nei confronti del mio cliente. -

Guardo Cicerone: ho già sentito quelle frasi, ma non ricordo in che contesto. A scuola, sicuramente, ma non ricordo in quale testo letterario. Adesso cosa ha in mente Marco? Cosa vuole dire? Mi metterà nei guai? Sono sempre più teso.

- Ella lo ha traviato! - esclama Cicerone, accompagnando il suo discorso con gesti delle mani. Poi si avvicina ai giurati e prosegue il suo sermone, ispirato da chissà chi o che cosa.

- Lo ha usato! Lo ha usato in quanto era sola e triste, poiché la sua mente era rivolta ad Olivier! Jack si è quindi affezionato a lei, sono diventati una cosa unica. Tra di loro si sono scambiati messaggi affettuosi, in cui si promettevano di rimanere sempre insieme. Non da fidanzati, ma da migliori amici. Forse Jack ha creduto di poter essere qualcosa di più, ma poi vi ha rinunciato pur di rimanere sempre con lei? E cosa fa Matilde? Dopo essersi assicurata la sua fedeltà, lo travia! E come, signori giudici? Come? Ella mette in scena una congiura: fa credere a Jack cose che non sono vere, solo per divertirsi con lui. Gli fa credere di averci ripensato, di poter credere che insieme sarebbero stati insieme. Jack, accecato dall'amore, ci è cascato. E' forse una colpa? Come colui che, per diletto e compagnia, accompagna il cane a fare una passeggiata, tale era questa ragazza con Jack. Forse è stato ingenuo, è vero, ma come può essere una colpa? Chi di voi, signori giurati, ha mai avuto la mente lucida quando è stato innamorato?

E poi, quando Matilde ha avuto l'occasione di conoscere il suo vero amore, non si è fatta scrupoli ad abbandonarlo. Ora immaginate il percorso di dolore che inizia per questo ragazzo, provate a farlo! -

Marco fa una pausa per riprendere fiato, mentre io resto in silenzio. Ha completamente catturato la mia attenzione, così come quella del pubblico e dei giudici. Annibale lo guarda in cagnesco, mentre Virgilio osserva la scena con distacco.

- Immaginate un ragazzo – continua Cicerone – che ha passato mesi a frequentare la sua migliore amica. Migliore amica? Non rende l'idea. Spesso Jack dice “era il mio punto di riferimento”, avete idea dell'importanza di questa frase? Siete mai stati il punto di riferimento di una persona? Oppure ne avete avuto uno? Non voglio assolutamente innalzarlo come vittima sacrificale, ma mi sento in dovere di difenderlo. Ha fatto degli errori con Matilde, ma sempre a fin di bene.

Ebbene, essere il punto di riferimento di qualcuno significa avere conquistato del tutto la sua fiducia, essere diventato come parte della sua famiglia. Non a caso Jack, inoltre, mi dice anche: “la consideravo come una sorella”. Ora ditemi: che colpa può avere una persona che vede crollare il suo punto di riferimento? Dite che ha perso l'occasione? E quale occasione? Non è mai stato fidanzato con Matilde, ma ha continuato ad esserle vicino. Non importava quanto lei lo avesse oppresso o insultato: lui c'è sempre stato. Lui è crollato nel momento stesso in cui Matilde lo ha abbandonato, da quel giorno non si è più ripreso. Il tempo si è per lui congelato: non esiste più il futuro, non esiste più il presente. Il suo sguardo è sempre rivolto al passato. Ora, io ritengo anche un'altra cosa... -

Cicerone tossisce e interrompe il suo discorso, in quanto ha appena ingoiato una mosca. Ne sono contento, perché anche io ho bisogno di un paio di secondi di pausa. Marco mi sta mettendo a nudo, sta raccontando a tutti ciò che ho vissuto. Non so giudicare se questo mi faccia sentire meglio o no, perché in questo momento sto solo cercando di non piangere di nuovo. Tra la giuria vedo già spuntare i venditori di fazzoletti, che si alzano sulle punte dei piedi per vedere se qualcuno è sul punto di versare qualche lacrima.

- Come stavo dicendo – ricomincia Marco – ho un'altra cosa da dire. Jack ha tutto il diritto di incolpare Matilde, ma la cosa migliore è che non lo faccia. Questa, però, è un'altra storia. Che venga deciso per il meglio. -

Detto questo, Marco Tullio Cicerone esce dalla sala con un passo sicuro e deciso. Annibale esita, così come Virgilio, mentre la giuria mormora a bassa voce.

Mi alzo e seguo Cicerone.

- Cosa intendevi quando...-

Volevo avere chiarimenti sulla sua ultima affermazione, ma mi interrompo subito.

Cicerone è sparito.

 

  
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