Titolo:
Di dubbi e
esperimenti
Head Canon:
Non sono
sicura che possa essere considerato un head canon, mi
sa che è più un missing moment da collocarsi tra
l’episodio 6 e l’episodio 7, ovvero dopo il bacio tra Quinn e Logan.
So che è un
argomento molto gettonato, di cui esistono diverse versioni.
Così mi
sono ritrovata a pensare a una mia personale visione di quello che è accaduto
subito dopo, dei loro pensieri e delle loro sensazioni, di come hanno affrontato
la situazione e di come sono arrivati a una conclusione.
Fandom:
Zoey
101
Personaggi
e Pairing: Quinn,
Logan; Quogan♥
Genere:
Introspettivo,
romantico e sentimentale
Rating:
Verde
Avvertimenti:
Missing
moments, What if?
Introduzione:
«Cosa c’è?» le domandò lui, dopo
attimi di silenzio spiacevole.
«Avrei bisogno del tuo aiuto per un
esperimento.»
La sua richiesta risuonava molto
neutra, almeno fino a quando non gli avrebbe illustrato in cosa consistesse.
Il ragazzo fece un’espressione mista
alla paura e al disgusto; la giovane era consapevole che avrebbe reagito in quel
modo a una tale richiesta.
Logan non era sicuro di capire:
perché gli stava chiedendo una cosa del genere? Sapeva che non amava essere il
tester dei suoi pazzi esperimenti, infatti in passato non l’aveva mai assistita,
come invece aveva fatto più di una volta Mark, durante le sue sperimentazioni,
sia per il fatto che non erano esattamente amici e sia perché non glielo aveva
mai chiesto, ma era sicuro che la sua risposta sarebbe stata negativa.
Allora perché farlo ora?
Quinn notò che Logan era ancora molto
diffidente e pensò di rassicurarlo.
Cosa pensava che gli avrebbe mai
fatto?
«Tranquillo, non è nulla di
pericoloso.»
Note
dell'Autore: Questa
one shot partecipa al “Head
Canon Contest – Fin dove si spinge l’Immaginazione” indetto da Maiko_chan sul forum di efp.
Ed ecco qui
una Quogan un po’ più impegnativa rispetto al mio
primo tentativo.
Che posso
dire? Non sono sicura dell’IC dei personaggi (ma quando mai lo sono? XD), ad
ogni modo spero non siano eccessivamente OOC.
Ammetto che
non è stato facile, per me, scrivere dal punto di vista di un ragazzo, o meglio
di immaginarmi i suoi pensieri in determinate circostanze. Mi auguro di non
essere andata troppo fuori strada. O.o
Non so se
il tutto possa essere verosimile.
Questa
shot è nata principalmente dal pensiero che i due
abbiano dovuto arrangiarsi nel capire i propri sentimenti e sul da farsi, senza
chiedere consiglio a nessuno.
Ho letto in
qualche fic che Logan chiede aiuto a Chase. Mi sembra che stona troppo con il canon e poi sia Logan sia Quinn si vergognano di questa
cosa, per cui entrambi hanno deciso di non farne parola con nessuno, seppur
avessero avuto bisogno di un consiglio di un amico.
E poi
vogliamo mettere quando Chase torna dall’Inghilterra e
scopre, insieme ai suoi amici, che Quinn e Logan stanno insieme? Non possiamo
privarci della sua reazione – quasi esagerata – di questa notizia (ma in realtà
non solo per questa, ma per un po’ tutti i cambiamenti) con la sua esclamazione
sorpresa e indignata: «Sono stato via solo un semestre!» XD
So che
Logan può sembrare odioso nella scena con gli amici, quando espone la sua
teoria. Ma non so, me lo sono immaginato così, in fondo è parte del suo
carattere.
Da questa shot sembra che sia Logan il primo ad accettare la
situazione. In realtà, lui accetta il fatto di aver baciato Quinn e ammette che
non gli dispiacerebbe farlo ancora. Ma il suo pensiero non va più in là.
Insomma, è molto pratico, ma non si proietta a quello che potrebbe essere il
futuro.
Perché lui è quello più attaccato
alla propria reputazione, più di quanto non lo sia Quinn con la propria. Basti
pensare al ballo di fine anno, quando lei sembra molto più disposta di lui a
ammettere che sarebbe stato meglio se fossero andati assieme, invece che con
altre persone.
Se voleste lasciare una traccia del
vostro passaggio con consigli, suggerimenti e critiche costruttive mi farebbe
molto piacere. ;)
Grazie per l’attenzione.
Buona lettura! ♥
Di
dubbi e esperimenti
Non
poteva crederci.
Non
avrebbe mai e poi mai fatto una cosa del genere; doveva trattarsi di un sogno o
meglio di un incubo.
Eppure
sapeva che l’inverosimile era accaduto per davvero, ne aveva ancora il sapore come
testimone.
Che
spiegazione poteva mai trovare per
questo?
Da
amante della scienza era abituata a ricercare risposte alle domande più
disparate, che riguardavano la natura e il mondo, ma a questa sarebbe stata in
grado di trovare una spiegazione logica?
Era
risaputo che sentimenti e scienza collidessero fra loro, quindi come avrebbe
risolto il suo problema questa volta?
Era
incredula e scioccata: non riusciva a capacitarsi di aver baciato una delle
persone che meno sopportava, una persona così piena di sé, egoista e arrogante
ovvero il popolare e ricco Logan Reese.
Obbiettivamente
non aveva nessun senso; non potevano definirsi nemmeno amici, l’unica cosa che
li legava era il loro gruppo di amici. Altrimenti i loro cammini non si
sarebbero mai incrociati: erano agli antipodi, non avevano nessun interesse in
comune.
Quindi
come poteva trovare un senso a quello che era appena
accaduto?
Non negava che fosse un bel ragazzo, ma era troppo stupido e si
comportava da idiota, credeva di poter avere tutto quello che desiderava solo
perché possedeva molti soldi, si vantava del proprio aspetto e era convinto di
essere desiderato da tutte le belle ragazze.
Ancora una volta Quinn si domandò
cosa l’avesse spinta nella sua direzione.
Era sconvolta per la rottura con Mark
e per non essere riuscita a convincerlo a tornare assieme; si era vestita in
modo diverso dal solito, più provocante – aveva notato come i ragazzi la
guardavano in modo differente, accorgendosi di lei –, ascoltando le parole di
Lola, ma non aveva funzionato.
Mark le aveva confidato che provava
dei sentimenti per Brooke non a causa del suo modo di
vestire, ma per la sua personalità, perché avevano degli hobby in comune.
Quinn non aveva creduto alle sue
parole, ma aveva capito che aveva fallito nel suo intento.
E così era finita la sua relazione di
due anni.
Era arrabbiata con Mark, con se
stessa e si domandava dove avesse sbagliato.
Aveva ripercorso, con la mente, tutti
i momenti insieme, cercando di intravedere la falla, i piccoli segnali che
l’avrebbero dovuta allarmare sulla possibilità di una loro rottura; se fosse
stata più attenta, forse avrebbe potuto risolvere il tutto in tempo e ora non si
sarebbe sentita così distrutta.
E semplicemente pianse.
E, in quel pessimo stato, le si era
avvicinato Logan che, nonostante i suoi modi bruschi per allontanarlo, era
rimasto e le aveva chiesto cosa avesse.
Sorprendentemente l’aveva consolata e
era rimasta piacevolmente sorpresa da tale gesto insolito da parte del ragazzo.
Era stato particolarmente gentile, le
aveva rivelato che Mark era stato un idiota per aver rotto con lei e le aveva
elencato alcune delle sue qualità.
Quando le aveva chiesto le ragioni
del suo cambiamento nel vestire, lei gli aveva spiegato che voleva competere con
Brooke e lui semplicemente le aveva detto che non era
necessario. Le aveva fatto capire che non doveva essere nessun altro se non se
stessa, perché quella era la Quinn che tutti conoscevano.
Così, le aveva posato delicatamente
gli occhiali sul naso, i loro sguardi si erano incontrati e, senza che se ne
rendessero conto, si erano avvicinati l’uno all’altra sempre più fino a far
incontrare le loro labbra.
Non sapeva se essere grata o meno al
cavallo che era apparso misteriosamente dal nulla e aveva riportato bruscamente
entrambi i teenagers alla realtà, lasciandoli poi ad
affrontare una pesante e scomoda tensione.
Era sconcertata per le proprie
azioni, perché ragionevolmente non era giusto dare tutta la colpa a Logan,
sorpresa dalla gentilezza che le aveva dimostrato, perché di solito con lei si
comportava in maniera molto differente, ma aveva intuito che era stato sincero;
si era comportato da amico – o da
qualcosa in più? – e era tremendamente e terribilmente confusa.
Almeno a se stessa poteva ammettere
che il bacio le era piaciuto e non aveva nessun dubbio nel preferirlo a quelli
che si era scambiata con Mark.
Ma questo non significava che a lei
potesse piacere Logan, cercò di convincersi e
rassicurarsi.
Finalmente aveva raggiunto il
dormitorio femminile e, a passo svelto, accorciò la distanza che la divideva
dalla sicurezza della propria stanza.
Si augurò che fosse vuota, perché era
certa che non sarebbe stata in grado di sostenere le domande delle sue amiche,
le quali non avrebbero faticato ad intuire che le era successo qualcosa: la sua
faccia avrebbe parlato al posto suo.
Una volta raggiunta la sua meta, si
chiuse la porta alle spalle, di scatto, e sospirò
sollevata.
Aveva camminato più veloce che poteva
per allontanarsi il più in fretta possibile da quella panchina, senza mai
voltare lo sguardo indietro, mantenendo gli occhi bassi, sentendosi colpevole,
come se avesse scritto in faccia il crimine che aveva commesso; non avrebbe
sopportato gli sguardi giudicanti degli altri.
Ma finalmente poteva dirsi sana e
salva, lontana da occhi indiscreti.
Realizzò di essere sola e si sentì,
finalmente per la prima volta, al sicuro.
Se aveva risolto momentaneamente un
problema, aveva pur sempre la mente in confusione e sapeva che, presto o tardi,
avrebbe dovuto riordinare quel casino.
Ora, però, era consapevole che la cosa giusta da fare era quella di
cambiarsi d’abito e, dopo essersi calmata, avrebbe raggiunto i suoi amici nel
salone.
***
Era esterrefatto, non credeva
possibile di aver fatto una cosa del genere.
Non l’aveva mai lontanamente neanche
sfiorato il pensiero di una tale possibilità. Ma era successo per davvero, era
senza parole.
Non aveva mai pensato a Quinn in quei
termini e non sarebbe stato difficile trovare una conferma: tutti al campus
potevano affermare che non aveva mai dimostrato nessun tipo di interesse amoroso
verso di lei.
Non era il suo tipo, era troppo
diversa e forse fuori dalla sua
portata. Non che, come già detto,
avesse mai pensato di provarci con lei e non era da lui ammettere che qualche
ragazza potesse essere inarrivabile. Se così fosse stato, era solo per il fatto
che aveva scelto di non prestarle attenzione.
Tornando al suo problema reale, non
sapeva spiegarsi il motivo delle sue azioni.
Non solo aveva baciato Quinn, ma si
era dimostrato gentile e sensibile; aveva desiderato davvero aiutarla, perché
non sopportava vederla triste.
Se doveva pensare a lei, l’aggettivo
triste non le si addiceva, perché Quinn poteva essere molte cose, ma non triste.
Poteva arrabbiarsi e quando capitava
non era mai una buona cosa, perché non si sapeva cosa avrebbe potuto fare; se
aveva a portata di mano il suo orologio laser, era capace di colpire chiunque la
infastidisse senza tanti problemi. Ed era già capitato.
E, doveva ammetterlo, quando era in
collera, poteva essere davvero spaventosa.
Persino lui – che non era così
stupido come tutti credevano – sapeva quando smettere di provocarla; ci teneva
alla propria vita.
Aveva notato che, quando era irritata
– e la maggior parte delle volte era a causa sua –, alzava gli occhi al cielo,
infastidita, come se volesse sottolineare l’irrilevanza del commento che aveva
fatto.
Quando era felice, il suo largo
sorriso era capace di contagiare chi le stava intorno.
I suoi occhi – che solo in quel
momento aveva realizzato quanto fossero belli – brillavano ogni volta che
annunciava una sua nuova invenzione e, con estrema gioia, non vedeva l’ora di
esporla al mondo intero e trovare anche qualche cavia per testarla.
Che cosa mi sta
succedendo?
Non si era mai soffermato a
riflettere così tanto e intensamente su una ragazza e quella stramba di Quinn
non poteva permettersi di occupargli la mente.
Quel bacio mi ha, per caso,
ammattito?
Non poteva negare – ma non lo avrebbe
mai detto a voce alta – che la ragazza ci sapesse fare – e si era domandato come
fosse possibile, perché non pensava che lei e quel perdente di Mark passassero
la maggior parte del loro tempo a scambiarsi numerosi baci: non erano quel tipo
di coppia.
Scosse la testa, come per scacciare
quei pensieri molesti, non preoccupandosi di poter apparire strano agli occhi
degli altri studenti.
In fondo, non aveva ancora trovato la
salvezza della propria stanza, stava ancora camminando per i
corridoi.
Non vedeva l’ora di raggiungere la
stanza centoquarantotto e poter stare solo, cercando di schiarirsi le idee.
Per sua fortuna, una volta varcata la
soglia, notò che né Michael né James si trovavano al suo interno, probabilmente
erano in giro per il campus.
Meglio così.
Prese il proprio Ipod, si sdraiò sul letto e ascoltò un po’ di musica. O
almeno tentò di farlo, perché il suo pensiero andava sempre e costantemente a
quel bacio e alle sensazioni, che gli aveva lasciato.
Era sembrato così giusto, si era perso nel suo sguardo e… poi era semplicemente accaduto.
Era confuso e iniziava a temere il
possibile significato di tutta quella situazione.
Cosa succederà da adesso in
poi?
***
Dopo una buona ora e mezza in cui non
era riuscito a cavare un ragno dal buco, nonostante non avesse intenzione di
riflettere sull’accaduto, tuttavia il suo cervello sembrava non voler
collaborare nel fargli trovare un po’ di relax, decise di incontrare gli amici,
perché aveva seriamente bisogno di una distrazione, anche se non era pienamente
convinto che fosse la soluzione migliore.
Era altamente probabile che ci fosse
anche Quinn e questo sarebbe stato un – anzi il motivo – buon motivo per dare forfait: non
era sicuro di poterla affrontare così presto, anche se sapeva che prima o poi
sarebbe arrivato il momento. Non aveva nessuna idea di cosa avrebbe potuto
dirle.
Ma considerò che sarebbe stato
corretto, altrimenti, se non fosse stato presente, gli amici avrebbero avuto
modo di insospettirsi.
Quindi, con lentezza, si incamminò
verso la hall.
«Guarda chi ci dà l’onore della sua
presenza!»
La sua entrata nella sala ricreativa
venne accolta dal commento acido di Lola Martinez.
Non sapeva spiegarsi perché lei fosse
sempre così dura nei suoi confronti – non che lui si comportasse in maniera
differente con lei – e pensare che in prima superiore aveva addirittura
accarezzato l’idea, per un breve periodo, di poterla conquistare.
Ora era convinto che Lola non era
esattamente il suo tipo: era troppo irritante.
Non che in quel momento avesse voce
in capitolo. Per la prima volta nella sua vita, trovò veritiero e azzeccato il
detto Mai dire mai.
«Sei riuscito a scappare dalle
grinfie dell’ochetta di turno!»
«Lola!» la rimproverò Zoey.
Rimase stupito: sia Lola sia Zoey non approvavano il suo comportamento e non provavano
nessuna stima nei suoi confronti.
Normalmente anche Zoey aveva da ridire, ma probabilmente aveva trovato
particolarmente cattivo il commento dell’amica.
Non ci fece molto caso, ormai era
abituato ai commenti poco carini – che secondo lui erano dettati dall’invidia –
che gli rifilava spesso e volentieri la gente.
«Oh Sparkplug» singhiozzò Michael.
Logan spostò la propria attenzione a
Michael, che sembrava giù di morale, e a James, seduto vicino a lui sul divano
nell’intento di consolarlo.
«Non dirmi che sta piangendo per quel cavallo!» esclamò Logan, incredulo.
James gli rivolse un’occhiata
affermativa.
«Lo sai, vero, che quel cavallo si è
mangiato tutti i miei biscotti, ha
rovinato un possibile appuntamento e -» il bacio con Quinn.
Perché non era sicuro di quello che
avrebbe fatto, se non fosse intervenuto quel cavallo.
Lo stava per dire, ma per fortuna
venne interrotto da Lola.
«Basta pensare a quel cavallo. Ci
sono cose ben più gravi!» disse con stizza, mostrando il suo solito tatto.
Michael era talmente triste che non
aveva la forza per difendere il suo cavallo dalla velata offesa di Lola.
Lui, invece, era proprio curioso di
scoprire che cosa intendesse la giovane aspirante attrice per «cose gravi».
«Chissà come sta Quinn» disse,
diventando tutto ad un tratto pensierosa e preoccupata per le sorti dell’amica.
«Non la vedo da quando si è messa in
testa di riconquistare Mark» commentò, seria, Zoey.
A tale commento, Logan si sentì
sollevato. Questo significava che Quinn non si era confidata con le amiche, non
aveva avuto l’opportunità di raccontare quello che era successo. Anche se non
era sicuro che avrebbe mai rivelato una cosa del genere. Insomma, lui non
l’avrebbe fatto – ed era anche vero che i ragazzi non parlassero così tanto come
facevano tra loro le ragazze – e, dallo sguardo scioccato che le aveva visto in
viso, era certo che nemmeno lei avrebbe mai potuto esporlo ad alta voce.
Solo in quel momento si accorse che
Quinn era assente.
«Ciao.»
Un debole saluto.
Come se avesse sentito che si
parlasse di lei, Quinn Pensky fece la sua comparsa.
Tutti notarono che aveva indossato
nuovamente i suoi abiti comuni, aveva rimesso gli occhiali e, però, i suoi
capelli erano ancora lisci.
«Quinn!»
Lola e Zoey
le corsero incontro e l’abbracciarono, sollevate.
«Come stai?» le chiese una Zoey apprensiva.
«Insomma. Sono stata meglio.»
«Come è andata con Mark?» le domandò
Lola, curiosa di sapere.
«Non bene. Mi ha detto che vuole
stare con Brooke non per il suo aspetto, ma perché
hanno diverse cose in comune» spiegò la scienziata.
E lei non era nemmeno più sicura che
le importasse più; non faceva più così male come prima.
Zoey e Lola parvero dispiaciute, perché
sapevano quanto ci tenesse Quinn.
«Vedo che ti sei tolta quegli abiti»
constatò Zoey, soddisfatta.
Le aveva detto che quello non era
assolutamente il modo migliore per riprendersi Mark, ma lei non aveva sentito
ragioni.
«Sì, ho capito che non vale la pena
competere con Brooke» disse e indirizzò il suo
sguardo, per la prima volta, verso Logan, che le sembrava tranquillo, come se
non fosse successo niente, come se non gli importasse.
Come era possibile che fosse così
calmo, quando lei invece era così confusa e agitata?
Focalizzò nuovamente l’attenzione
alla conversazione.
Logan sorrise, riconoscendo le
proprie parole nella spiegazione della ragazza.
«L’ho sempre detto che non era il tuo
tipo» se ne uscì Lola.
«E poi ha aspettato più di un anno
per baciarti!» le ricordò Lola, ancora incredula e oltraggiata dalla mancanza
del ragazzo.
«Lola!»
Quinn era sicura che non fosse una
cosa da dire in quel momento, anche perché non si sentiva particolarmente pronta
per parlare di baci.
«Davvero?» domandò James.
Lola annuì, non captando i segnali
dell’amica.
«Ora che ci penso: non mi hai mai
detto quando finalmente è accaduto.»
Quinn notò lo sguardo avido di sapere
di Lola e sapeva che, fino a quando non le avesse dato quello che voleva, non
avrebbe potuto cambiare discorso.
Così, seppur non si sentisse a suo
agio a trattare l’argomento, accontentò l’amica e le diede la sua tanto bramata
risposta.
«Ti ricordi quando ho chiesto a Mark
di aiutarci per decidere a chi apparteneva la radio: se a Zoey o a Chase?»
Lola annuì.
Tutti i presenti ad eccezione di
James, che sembrava confuso, ricordavano quell’avvenimento e di come una stupida
radio avesse seriamente minato la loro amicizia.
«Dopo il suo verdetto, l’ho raggiunto
per ringraziarlo del suo aiuto e mi ha baciato.»
Si augurò che quella spiegazione
bastasse per colmare la sete di gossip della amica e non si continuasse
a insistere sullo stesso argomento.
Anche Logan aveva rivissuto quel
particolare momento e la sua mente registrò dei dettagli interessanti.
«Immagino che non fosse stato un buon
bacio» affermò Lola, convinta.
Era consapevole che l’ex di Quinn non
sapeva baciare bene: era un totale imbranato e purtroppo per lei non era ancora
riuscita a dimenticare quell’esperienza – provava disgusto al solo ricordo –;
l’aveva fatto solo per aiutare Quinn, ci teneva a sottolinearlo, perché non le
sarebbe mai venuto in mente di baciare una persona come Mark. Non desiderava
nemmeno baciare Logan, che a quanto aveva sentito in giro era più esperto e, il
solo figurarsi una tale situazione, le saliva un conato di vomito.
Ew, ma a cosa vado a pensare?
Ecco lo sapeva, che Lola avrebbe
fatto un commento del genere, proprio quello che voleva evitare.
Perché quella ragazza non riusciva a
capire quando era il momento giusto per esprimere certi pensieri? Non si
trovavano nella loro stanza, tra loro, ma erano presenti anche i ragazzi, se ne
era forse scordata?
Non riusciva a capire il bisogno di
dire una cosa che l’altra già sapeva, voleva forse una conferma da parte sua?
Quinn era sempre più a disagio. Era
arrabbiata con Lola, perché era colpa sua, se si sentiva così.
Mannaggia a lei e ai suoi commenti
fuori luogo!
Per la prima volta, Logan trovò
interessante una conversazione femminile.
Davvero
interessante.
«Mark era geloso» si aggiunse la voce
ferma di Logan.
Con quell’affermazione, ottenne
l’attenzione di tutti i presenti.
Anche Michael parve dimenticare
momentaneamente la sua tristezza per Sparkplug e
fissò, interrogativo, l’amico.
Logan ricevette sguardi attoniti e
confusi, probabilmente gli amici si stavano chiedendo se avessero sentito bene e
da dove provenisse tutta la sua sicurezza.
Quinn sgranò gli occhi, incredula.
Cosa stava mai farneticando Logan?
Cosa?
«Non dire sciocchezze!»
Lola fu la prima a riprendersi dallo
sconcerto della sua rivelazione.
«No, Lola. Aspetta. Sono proprio
curiosa di vedere come funziona il cervello di Logan Reese» considerò Quinn, mani suoi fianchi, lanciandogli uno
sguardo di sfida.
La sua intenzione era quella di
provocarlo, ma in realtà le sarebbe piaciuto poter studiare i meccanismi del
cervello umano; era sicura che non sarebbe stato per niente un lavoro semplice,
ma intrigante e sarebbe stata soddisfatta dai risultati ottenuti.
Non poteva farci nulla, la sua vena
da scienziata si era fatta sentire.
Con un’occhiata, lo invitò a
proseguire.
Logan ghignò a sua volta, non poteva
non accettare una sfida.
«È ovvio, no? Aveva paura di
perderti» spiegò e si meravigliò che nessuno, tra gli astanti, avesse compreso
quella verità così semplice.
Quinn, come gli amici, non aveva
ancora compreso dove volesse andare a parere il suo discorso e, con lo sguardo,
lo incitò a rendere chiaro anche a loro il suo ragionamento.
Ora era davvero curiosa.
«Ti ricordi che aveva decretato che
la radio apparteneva a Zoey, no?» le domandò Logan,
iniziando a spazientirsi.
«Sì, certo. Era quello che sostenevo
io.»
«E anch’io. E ti ricordi come abbiamo
esultato per questa vittoria?»
Alla ragazza sembrava una strana
domanda, ma non fece nessun commento in tal senso e rispose.
«Ci siamo dati un
cinque.»
Cosa c’era di scandaloso nel battere
il cinque con un ragazzo?
«E ci siamo abbracciati» le ricordò
lui.
Ah.
Ora rammentava, ma non era sicura di
aver compreso fino in fondo quello che Logan stava cercando di spiegare loro.
Era impossibile, non poteva essere come voleva farle credere lui.
Lei non vedeva questo gran problema:
semplicemente, dalla felicità per aver avuto ragione, si era scambiata un
abbraccio con Logan, che stranamente era del suo stesso avviso. Nulla più.
Il loro era stato un gesto
amichevole, cosa diamine voleva insinuare?
Non c’era niente di cui preoccuparsi:
era sicura che anche Mark ne era al corrente.
«Cioè fammi capire: tu pensi che Mark
si sia sentito geloso, perché noi ci siamo abbracciati?» ricapitolò Quinn,
ancora poco convinta.
Logan confermò la sua tesi, annuendo
con il capo.
«Aveva paura di perderti. Per questo
ha pensato che fosse una cosa saggia darti un bacio per ricordarti che eri sua.»
No, non poteva credere a questa
spiegazione.
Ma come ragionano i
ragazzi?
«No, non sono d’accordo con te»
s’infervorò Quinn «Mark non aveva da temere nulla. Io non ave-ho nessun
interesse per te.»
Sperò che nessuno facesse caso al suo
lapsus.
«Magari questo, lui non lo sapeva.
Insomma, quale ragazza potrebbe resistermi?» disse, ammiccando.
Era tornato a comportarsi come al suo
solito, da arrogante e presuntuoso, sicuro di ottenere quello che
desiderava.
Quanto le dava sui nervi il suo
atteggiamento!
«Come è possibile che voi ragazzi
siate così territoriali!»
Lola non poteva non esimersi dal dire
la sua. Non aveva preso seriamente le parole di Logan. Insomma, cosa ne poteva
sapere lui di cosa aveva pensato Mark in quell’occasione?
Non è che tutti fossero uguali, anche
se la maggior parte dei ragazzi si comportava da idiota, quindi voleva dire che
se pensavano, lo facevano poco e male.
Come poteva permettersi di affermare
alcunché appurata la sua poca – nulla
– esperienza in relazioni stabili?
Il suo infierire su Quinn le era
sembrato mirato e particolarmente cattivo – e già di per sé era un gesto
maleducato visto lo stato fragile dell’amica –, quasi che volesse sottolineare
un qualcosa che, però, le sfuggiva.
Per un momento le era apparso che
l’idea di Mark che lo temesse gli piacesse particolarmente, come se covasse
delle intenzioni verso Quinn.
Nah, forse leggo troppo tra le righe.
Infatti l’ultimo suo commento, così
tipico, le diede la conferma che aveva vagato un po’ troppo con la fantasia:
Logan era un idiota patentato e trovava particolarmente divertente tormentare
gli altri, per dimostrare quanto fosse superiore a tutti loro.
Si domandava ancora come facesse a
credere che tutte le ragazze dell’Accademia potessero morire dietro a lui e alla
sua tanto acclamata bellezza.
«E vorrei ricordarti che qui ci sono
ben tre ragazze che non vorrebbero
assolutamente baciarti!» gli ricordò e, per rendere ulteriormente chiaro il
concetto, fece una smorfia disgustata.
Lola si assunse il compito di
riportare alla realtà il ragazzo, sgonfiando il suo ego.
Logan, però, non condivideva affatto
il suo pensiero.
Quinn abbassò la testa, colpevole;
non possedeva la stessa sicurezza di Lola, ma lo avrebbe tanto
desiderato.
Era ancora terribilmente confusa.
Per sua somma fortuna, James cambiò
discorso e passarono il resto del tempo a scommettere sulla squadra di football
che avrebbe vinto il campionato scolastico.
***
Era frustrante.
Erano passati due giorni dall’accaduto e Quinn non sapeva cosa fare,
non poteva parlarne con le amiche, perché si vergognava. Immaginava come
avrebbero reagito Zoey e Lola a una notizia del
genere: non le avrebbero creduto e sarebbero scoppiate a ridere, come se avesse
raccontato loro una barzelletta. E lei, in quel momento, aveva bisogno di un
saggio consiglio.
Un altro motivo per cui non voleva
condividere con nessun quel piccolo segreto era perché, se non avesse dovuto
dirlo a voce, poteva avere ancora una mera illusione di credere che fosse stato
tutto un sogno.
Era l’ultima e l’unica possibilità a
cui aggrapparsi, ma sapeva che si stava arrampicando sugli specchi.
Era consapevole che avrebbe dovuto
parlarne con lui – un consiglio che
sicuramente le avrebbero dato anche le amiche, una volta che avessero compreso
la serietà della situazione.
Era così ovvio, dopotutto affrontava
sempre di petto le difficoltà in campo scientifico, però sembrava che avesse
perso momentaneamente il coraggio.
Negli ultimi due giorni aveva pensato
tanto, ma non era arrivata a una conclusione. Aveva paura di quello che sarebbe
stato e dei suoi sentimenti.
Come poteva fare per rendere tutto
più chiaro?
Forse doveva comportarsi come se si
trattasse di un semplice problema scientifico. Magari così funzionava.
Era grata a Logan, perché non l’aveva
pressata, non aveva mai fatto cenno dell’accaduto, non aveva mai cercato di
metterla in imbarazzo. Si erano scambiati poche parole, neutre; era stato
particolarmente tranquillo, perché non le aveva mai rivolto le sue solite
battutine di scherno.
Con lei si era comportato come se
nulla fosse successo, ma entrambi sentivano lo stallo, l’attesa; sapevano che
era questione solo di tempo, non avrebbero potuto evitare per sempre il loro
confronto.
Si era arrischiata a osservare Logan,
senza farsi scoprire, e non era mai riuscita a capire cosa pensasse di tutta
quella faccenda. Apparentemente sembrava dargli poca importanza, ma aveva notato
che era troppo silenzioso e calmo.
Ad ogni modo, era arrivato il momento
di trovare una soluzione, perché non ne poteva davvero più, di andare avanti
così.
***
In quei giorni aveva avuto modo di
riflettere e, sebbene non fosse ancora abituato all’idea, aveva concluso che
desiderava ancora sentire le labbra di lei sulle proprie. Era così folle, ma
così giusto, perché era quello che voleva davvero.
Non se lo spiegava, ma ogni volta che
pensava a lei o la scorgeva da lontano gli si bloccava il respiro per un breve
istante. Si era scoperto ad osservarla molto attentamente e giurava di non aver
mai visto nulla di più incantevole.
Era stato colpito dai suoi occhi,
irresistibili e avvolgenti, riuscivano a trascinarlo nel suo particolare mondo,
popolato da Scienza e Conoscenza, specchi dei suoi pensieri e della sua
sensibilità.
Forse era stato da sempre affascinato
dalla sua personalità, dalla sua diversità e probabilmente, come era normale,
aveva avuto paura di qualcosa di così diverso e l’aveva mascherata prendendola
di mira.
Ora si sentiva in colpa per essere
stato così duro con lei e, se avesse potuto tornare indietro, non si sarebbe
accanito così tanto.
Era vero, aveva le sue stranezze come
tutti, forse un po’ più marcate, ma c’era da dire che negli anni erano diminuite
o forse aveva imparato a tenerle più per sé.
Si era trovato a domandarsi se non
provasse già da un po’ dei sentimenti per lei e solo ora se ne rendeva
finalmente conto, ma poi negava tutto: non poteva essere e poi lei all’epoca era
impegnata.
Ripensò al loro bacio e si sentì uno
stupido. Aveva agito d’impulso, senza pensare, e realizzò che non era stata una
mossa molto corretta: lei era stata appena mollata e il suo gesto risultava
inadeguato, perché sembrava che avesse approfittato di lei e della sua
vulnerabilità.
Anche se lei aveva contraccambiato.
Tutte quelle riflessioni – che ancora
una volta non lo portarono da nessuna parte – lo facevano diventare pazzo.
Avrebbe aspettato di vedere quello
che sarebbe stato.
***
Eureka.
Aveva trovato un modo per districare
la matassa, che erano i suoi pensieri e le sue sensazioni.
Ora doveva trovare il coraggio per
mettere in pratica la sua idea.
Prima di tutto, doveva trovare Logan.
Era pomeriggio inoltrato e le lezioni
erano concluse già da tempo, quindi era molto probabile che il ragazzo
trascorresse il suo tempo libero nella sua stanza – e sperò che fosse così,
perché avrebbe risolto il tutto in poco tempo – oppure praticando qualche sport
o girovagando per il campus – e in
quel caso sarebbe stato più complicato scovarlo in tempo.
A passo spedito, raggiunse la stanza
centoquarantotto della Maxwell Hall per scoprire che era occupata solo da James.
«Ehilà Quinn. Cosa ti porta qui?» le
domandò con la sua consueta gentilezza.
«Ecco, io» si sentiva a disagio a
dire una cosa così semplice «cercavo Logan.»
Il ragazzo di Zoey la guardò, perplesso.
Non poteva dargli torto; in fondo era
insolito che lei cercasse, di sua spontanea volontà, Logan Reese.
«Gli devo parlare riguardo a un
progetto scolastico» s’inventò una scusa.
Sperò che James se la bevesse e non
facesse ulteriori domande.
«Sai dove posso trovarlo?» gli
chiese, prima che lui potesse dire qualunque cosa.
«Prova al campo da basket» le
consigliò.
Perché non era venuto in mente a lei?
Se fosse andata subito al campo da basket, avrebbe evitato quello spiacevole
inconveniente.
«Grazie!» gli sorrise e, di fretta,
se ne andò, lasciando un James alquanto confuso.
Non aveva ancora imparato a
comprendere tutti i comportamenti dei suoi nuovi amici.
***
Riusciva a vedere il campo e scorse
una figura, si avvicinò di più per avere la conferma che Logan stava praticando
dei lanci.
Si fermò e lo osservò da lontano,
mentre era intento a concludere l’ennesimo canestro.
Era sicura che non aveva più
riscontrato problemi con i suoi tiri liberi e sorrise al ricordo di quando
l’aveva aiutato, costringendolo a fare delle cose inutili per la sua piccola
difficoltà. Lui si era fidato di lei e delle spiegazioni che gli aveva fornito,
finendo per rendersi ridicolo in un vestito arancione e su dei tacchi.
La sua vendetta era stata sofisticata
e se l’era gustata tutta.
Ed era servita, perché da quel
momento in poi Logan non si era più arrischiato ad apostrofarla nevrotica.
Aveva imparato la sua lezione.
Sospirò, per racimolare il coraggio.
Era arrivato il momento.
Gli si avvicinò e gli fece sentire la
propria presenza.
«Ehi» lo salutò, incerta.
«Ehi» rispose al saluto Logan,
confuso.
Si fermò per ascoltarla, tenendo la
palla tra le mani.
«Posso parlarti?» gli chiese con tono
insicuro.
«Certo.»
Logan era visibilmente sorpreso dalla
richiesta della ragazza e, se doveva ammetterlo, l’aveva colto impreparato.
Intuì che volesse parlare dell’accaduto e lui non aveva nessuna
giustificazione per il suo gesto.
La osservò, in attesa.
La ragazza, però, non sembrava
intenzionata a iniziare il discorso, notò che era distratta: il suo sguardo
guizzava da destra a sinistra per accertarsi che non ci fosse nessun altro oltre
a loro.
«Allora?» richiamò la sua attenzione.
Non voleva apparire maleducato, ma
non aveva mai posseduto particolare pazienza.
Quinn sobbalzò nell’udire la sua voce
e, finalmente, incontrò i suoi occhi.
«Non qui» e, con queste parole, lo
prese per mano e lo trascinò via con sé.
Il pallone, libero dalla sua presa,
rimbalzò un paio di volte prima di fermarsi, dimenticato sul campo.
Logan non poté non notare come la sua
mano fosse calda e morbida tra la propria, pensò che non avrebbe mai voluto
lasciarla.
Fu preso dalla sensazione di dejà-vu
e, come allora, rimase sorpreso dalla fermezza del suo gesto.
Una volta che raggiunsero un luogo
più riparato, gli lasciò la mano. Con il disappunto di lui e l’imbarazzo di lei.
«Cosa c’è?» le domandò lui, dopo
attimi di silenzio spiacevole.
«Avrei bisogno del tuo aiuto per un
esperimento.»
La sua richiesta risuonava molto
neutra, almeno fino a quando non gli avrebbe illustrato in cosa consistesse.
Il ragazzo fece un’espressione mista
alla paura e al disgusto; la giovane era consapevole che avrebbe reagito in quel
modo a una tale richiesta.
Logan non era sicuro di capire:
perché gli stava chiedendo una cosa del genere? Sapeva che non amava essere il
tester dei suoi pazzi esperimenti, infatti in passato non l’aveva mai assistita,
come invece aveva fatto più di una volta Mark, durante le sue sperimentazioni,
sia per il fatto che non erano esattamente amici e sia perché non glielo aveva
mai chiesto, ma era sicuro che la sua risposta sarebbe stata negativa.
Allora perché farlo ora?
Quinn notò che Logan era ancora molto
diffidente e pensò di rassicurarlo.
Cosa pensava che gli avrebbe mai
fatto?
«Tranquillo, non è nulla di
pericoloso.»
Logan si fidò delle sue parole,
sebbene non fosse totalmente convinto.
«Quindi, cosa dobbiamo fare?»
Nonostante il timore, era davvero
curioso di sapere cosa si fosse inventata questa volta la geniale Quinn Pensky.
«Ecco, l’esperimento consiste -»esitò
un momento «insomma, dovremmo baciarci per vedere cosa succede» disse infine,
più veloce che poteva, sperando che l’altro non afferrasse il significato delle
sue parole.
Il ragazzo ci mise un attimo a
separarle e, quando capì, rimase sorpreso. Piacevolmente, avrebbe osato dire.
«È un invito alquanto originale da
parte di una ragazza.»
E di più da parte tua.
Ma questo, preferì tenerselo per sé.
«Lo so, di solito sei tu a fare
questa proposta. Ma è per la scienza» disse, decisa, e a lui sembrava che lo
facesse per convincere più se stessa che per altro.
Se questo era quello che desiderava,
lui non si tirava di certo indietro.
«Mi hai battuto sul tempo» si lasciò
sfuggire lui, sottovoce.
Eh?
Quinn non era sicura di aver sentito
bene, ma preferì non indagare oltre.
Era già di per sé imbarazzante, non
poteva interrogarsi su quello che avrebbe potuto o meno dire Logan.
Stavano facendo un esperimento, nulla
di più. Ma allora perché il suo cuore aveva accelerato il battito?
Inconsapevolmente, i loro occhi si
cercarono e si trovarono subito, come se così facendo potessero trovare le forze
per compiere quel gesto.
Pian piano i loro visi si
avvicinarono l’uno all’altro e, prima che potesse ordinargli di fermarsi, sentì
le sue labbra sulle proprie.
Erano così dolci e gentili, proprio
come se le ricordava. Era piacevole, doveva ammetterlo. Desiderava che quel
momento non finisse troppo presto e si riscoprì a contraccambiare il bacio.
In quell’istante, non ebbe il tempo
per gioire del fatto che non era così vulnerabile come aveva pensato per la
rottura con Mark, probabilmente era già da un po’ che non provava più gli stessi
sentimenti, e aveva agito seguendo la sua volontà.
Mente annebbiata, la ragazza si
lasciò trasportare e, quando sentì la lingua del ragazzo chiederle il permesso
di entrare, l’accolse senza esitazioni.
Gli lasciò un po’ di tempo per
ambientarsi, prima di incontrarla timidamente con la
propria.
Percepì le mani di Logan accarezzarle
teneramente il viso, mentre lei si riscoprì ad appoggiare le proprie sul suo
petto.
Mano a mano presero più confidenza,
fino a che il bisogno di aria non divenne necessario e si separarono.
Wow.
Fu il pensiero di entrambi.
Quinn era talmente imbarazzata che
non osava alzare lo sguardo per incontrare i suoi occhi.
«Allora, come sono i risultati?»
domandò, con voce timida, Logan.
«È presto per dare una risposta. Devo
analizzare i dati.»
Se la sua intenzione era stata quella
di avere una risposta definitiva al suo dilemma, rimase delusa, perché quel test
la scombussolò ancora di più.
Logan, dal canto proprio, ebbe la
conferma di quello che già supponeva.
***
Stupida. Stupida.
Stupida.
Era da quando aveva lasciato, di
fretta e di furia, Logan senza nemmeno degnarlo di uno sguardo che si ripeteva
quell’insulto. E normalmente Quinn non denigrava se stessa, conscia della
propria intelligenza.
Si pentì di aver pensato che quell’esperimento avesse potuto darle le
risposte che le mancavano; le aveva fatto nascere nuove domande.
Bell’affare.
Per l’ennesima volta, si ritrovò ad
analizzare scientificamente la propria situazione.
Il secondo bacio era stato anche
meglio del primo e avrebbe mentito, se avesse negato che avrebbe desiderato
altri suoi baci.
Si vergognò: da quando era diventata
così?
Ancora una volta, non sapeva
spiegarsi il motivo di questo loro avvicinamento, da dove era mai spuntata la
scintilla? Perché sì, l’aveva sentita e si domandò come mai non se ne fosse
accorta prima.
Erano tutte solo ipotesi, loro non
avrebbero mai potuto stare assieme.
Era impossibile, folle, ma solo al
pensiero le si scaldava il cuore.
Cosa si sarebbero inventati per farsi
accettare dal mondo?
Quella domanda non doveva nemmeno
porsi – e Quinn si meravigliò di aver osato tanto nelle sue elucubrazioni –,
perché non si trovavano in una tale situazione.
Non c’era nulla di cui preoccuparsi.
Il flusso dei suoi pensieri venne
arrestato dal bip del suo cellulare che
l’avvisava dell’arrivo di un nuovo messaggio. Da parte di
Logan.
Ciao. Ti va di
vederci?
Osservò, pensierosa, lo schermo del
telefonino. Che cosa avrebbe dovuto rispondergli?
La sua compagnia non le dispiaceva e
si convinse che non c’era niente di male nell’incontrarlo.
Digitò la sua risposta, più serena.
Era curiosa di scoprire cosa il
futuro aveva in serbo per lei.
Fine
Questo piccolo angolino non era
previsto, ma spero che possiate sopportarmi ancora un pochino.
^^
Questo spazio serve solo per
ricordare (o per informare chi non lo sapesse) il video che Dan Schneider ha
pubblicato qualche giorno fa, in cui si rivela cosa disse Zoey nel famoso cd per la capsula del tempo riguardo a Chase.
E niente. Questo è quanto. C:
Aloha! ;)