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Autore: RobDowney    21/09/2015    2 recensioni
[Cast The Maze Runner]
« Cosa ti preoccupa? »
« La vera domanda è /chi/. La vera domanda è /cosa ho fatto/ e con /chi/. » Disse tutto d'un fiato, il tono di voce era roca quasi come un sussurro, guardando un punto imprecisato della stanza continuando a strofinarsi le mani, in quel momento voleva maledirsi. « Non pensavo di essere capace di fare una cosa del genere, e sopratutto con ... lui. »
« Lui chi? »
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Cast The Maze Runner, Cast The Maze Runner
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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16/09/2015
New York - The Plaza Hotel: Ore 24:00 

L'aria notturna era fresca, le luci dell'albergo regnavano sovrane e le risate dei ragazzi all'After Party si potevano udire fino in Australia. Era una serata fantastica per il cast di Maze Runner festeggiando, finalmente, l'uscita del secondo film: The Scorch Trials. 
Wes Ball, il regista, si alzò in piedi posizionandosi in perfetto equilibrio, sbronzo com'era, su una grossa passerella messa apposta per una piccola band di musicisti intenti a suonare qualcosa di inverosmile per quella sera.  
« Salve, sì. Prova? Okay. Saaaalve! Io sono Wes -poggiando la mano destra sul microfono, mentre con l'altra manteneva il suo bicchiere di champagne- grazie a tutti di essere venuti questa sera! Sono davvero lusingato, emozionato, eccitato per tutto. Per questo, ringrazierò uno alla volta tutti i collaboratori che mi hanno aiutato in questo lungo viaggio e tutti gli attori fantastici che hanno lavorato con me! Inizio? Sì dai!  »

Mentre in lontananza si sentiva udire il regista che nominava i nomi dei suoi ''compagni di viaggio'', Dylan era seduto ad un tavolo con Thomas e Ki Hong che se la ridevano facendo battute pessime su quanto sia ridicolo, in quel momento, Wes. 
L'asiatico fece per alzarsi portandosi con sé un grosso bicchiere di birra urlando, in modo terribilmente stonato, i nomi degli altri membri del cast per riunirsi e prendere in giro il loro povero regista. Sì, stavano divertendo tutti. 
Tutti tranne Dylan. 
« Dyl, qualcosa non va? » 
Il moro distolse l'attenzione dal suo bicchiere vuoto rivolgendo lo sguardo verso quell'accento inglese maledettamente perfetto. Fissò gli occhi del biondo per una manciata di secondi sospirando e donandogli un leggero sorriso lievemente imbarazzato e stanco. « Sono solo stanco, in questi giorni non ho dormito molto. » 
Ed era vero, essere una celebrità è grandioso, ma non è grandioso quando si ha mille cose da fare tra foto e interviste piene di solite domande tutte uguali. 
« L'ho notato, hai una brutta cera Dyl. Sembri uno zombie. »
« Grazie per avermelo ricordato Tom, sei un vero amico. »
«  Dai, non te la prendere. Stavo solo scherzando. » rise l'inglese portandosi sulle labbra il suo bicchiere pieno di champagne, un ottimo Bollinger italiano, quello che ci voleva per quella sera. « Mh, buonissimo. L'hai provato? » rivolgendo nuovamente l'attenzione al ragazzo che gli era difronte, totalmente assente. Sperava, almeno lui, che Dylan lo guardasse con sguardo carico di adrenalina e voglia di scherzare, bere fino allo sfinimento e dormire beati e contenti. 
« No, non ne ho voglia. Grazie. » 
« Neanche un goccetto di birra? »
« Sul serio Tom, non voglio nulla. » detto questo Dylan si alzò dirigendosi verso il bagno, lasciando Thomas da solo al tavolo, alzandosi anche lui ma non lo seguì. 
Si portò indietro quei suoi ciuffi ribelli che ricadevano in continuazione sulla sua fronte, scompigliandoli e sospirando pesantemente. Aveva la gola secca, e il cuore che pompava freneticamente per l'agitazione che stava crescendo al suo interno. 
Si chiuse dietro di sè la porta del bagno beandosi del silenzio, avvicinandosi a uno dei tanti lavelli che splendevano come specchi e profumavano di pulito. 
Un « Che scemo che sono » risuonò come un sussurro in quelle quattro mura, rendendosi conto che finalmente, dopo anni stava, cominciando a capire quali fossero i suoi veri sentimenti. 
Non a caso, dietro alle quinte del secondo film della saga, ci fù un ''secondo bacio'' che rivolse al biondo. Era un gioco, uno scherzo, ma a quanto pare Thomas la pensava diversamente. 
E non a caso, ancora, quel bacio durò più del dovuto. 
Non lo avevano detto a nessuno, era stato un bacio nascosto nel suo camper, e Dylan non riesce ancora a dimenticarlo. Un'immagine impresso nella sua mente. 


Ore: 1:00 

L'albergo era colorato di luci, musica assordante, persone che ballavano e ridevano ignari di tutte le circostanze che riservavano il loro povero begnamino, Dylan; in sottofondo si poteva udire una canzone dubstep che Thomas non conosceva affatto. 

Don't you ever go away
'Cause I'll miss that touch of your hand
Do you know how much inside I've changed?


Aveva voglia di prendersela alla leggera per quella sera, voleva divertirsi, scherzare e ridere insieme a Ki Hong ma ... non era divertimento senza Dylan. 
Cercò, fra i partecipanti a quella festa, il volto del moro senza successo. Non riusciva a trovarlo, e forse non era neanche lì. 
« Ki, vado a cercare Dylan! » 
« Okay, fammi uno squillo quando lo trovi! H-heeey Rosa quello era il mio bicchiere!! »
L'inglese lasciò l'asiatico a battibeccare con Rosa con un leggero sorriso sul volto, oltrepassando la pista da ballo come un piccolo bambino alla ricerca di sua madre in mezzo alla folla. 

I was meant to follow you 
Like a bird when weather changes


Chiese informazioni in giro ma nessuno gli dava una risposta positiva, nessuno aveva visto Dylan dopo la mezzanotte. Dopo che si era alzato dalla tavola lasciandolo da solo e il suo bicchiere di champagne. 
L'unica possibilità era la sua camera, con forza e coraggio prese l'ascensore fermandosi al piano tredici. Sapeva che la sua stanza era lì, conosceva anche il numero. Cate il giorno prima gli aveva gentilmente dato un fogliettino bianco con il numero 250 scarabocchiato dalla fretta. 
Girò la testa più volte verso destra e sinistra non sapendo dove andare, quell'albergo pareva un labirinto senza fine. 

I still miss you, I will never feel again 
The way I feel when I'm with you



Dopo una lunga ricerca finalmente era riuscito a trovare la porta con il numerino impresso nel legno ciliegio. Non era del tutto sicuro che Dylan fosse lì, ma tentar non nuoce. 
Bussò due volte nella speranza che dall'altra parte ci fosse qualcuno pronto ad aprirgli la porta, ma udì solo un ‹ NON CI SONO! › forte e chiaro. Thomas non potè non rilassarsi sapendo che Dylan era ancora vivo e vegeto, ma provò a ribussare più forte tre volte mordicchiandosi l'interno guancia. Dylan aveva tutte le ragioni del mondo per essere stanco e distaccato da lui, l'ultima volta che si erano minimamente sfiorati era stato in quel maledetto camper, soli e un bacio di sfuggita. 
Non sapeva come descrivere ciò che provava, solo le farfalle che danzavano liberamente nel suo stomaco avevano voce in capitolo. « Dylan sono io, apri questa porta. »
La porta si aprì lentamente, e uno strano gioco del destino gli riservò un colpo di scena. 
Gli occhi color cioccolata indugiarono dritti in quelli caramello poiché si ritrovò dinanzi il moro completamente nudo con i boxer colorati di blu e arancio, proprio come i Mets. 
Avrebbe mentito a tutti se non fosse per il fatto che un lieve rossore sugli zigomi di entrambi coloravano i loro visi pallidi. 
Si aspettava di tutto Thomas, ma non il suo partner di lavoro a dorso nudo e i boxer che gli coprivano l'intimità. « Po- posso entrare?  »
Dylan annuì imbarazzato senza dire una parola chiudendosi alle spalle la porta della stanza. 








Nota dell'autrice: 
Okay, ehm, sì. Salve. Io sono Rob eeehh nel primo capitolo avevo dimenticato di fare la nota lol 
Non so cosa dire sinceramente, spero soltanto che questa storia, dalla trama un po' scema, vi incuriosisce in qualche modo. Mi faccio molte pere mentali, i know. 
Buh, saluto il #TeamCulopesche e non mi picchiate che già sto tremando. 

- Rob 


  
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