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Autore: Jordan Hemingway    22/09/2015    0 recensioni
Raccolta di storie Merthur scritte per gli event del gruppo We are out for prompt. Attenzione: livelli di demenzialità alle stelle.
Finora hai cercato di essere accomodante, paziente, tollerante…
“VOGLIO DIVENTAR PRESTO UN REEE!”
... Ma tutto ha un limite.
“Lo uccido.” Annunci al drago di pelouche che ti guarda sarcastico dal comodino. “Dico sul serio.”
Afferri il cuscino, quel morbido cuscino dove pensavi di poter dormire almeno altre due ore, e fai quello che avresti dovuto fare due mesi fa: spalanchi la porta e marci verso l’interno 5/A, con quella che speri sia un’espressione da serial killer.
“HAKUNA MATATA!”
Non ti limiti a bussare educatamente: inizi ad attaccare il portone con calci e pugni, tentando di sovrastare il volume della musica.
Genere: Angst, Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Scritta per l’event del gruppo FB We are out for prompt, credit del prompt a Hiromi_chan (#merthur 1il mio vicino di casa mi sveglia tutte le mattine alle sei con la colonna sonora del re Leone, ora gli busso alla porta armato di cuscino per soffocarlo, ma.... oh. Nessuno mi aveva detto che ha gli occhi blu)
 
 
“AAAAAAAZIBEGNAAAAAAA!”
Non. Di. Nuovo.
“SCIBABI’ SCIBABA’!”
Non hai bisogno di guardare la sveglia (anche perché le tue palpebre si rifiutano di alzarsi per più di qualche millimetro) per sapere che sono le sei del mattino e la testa di fagiolo che occupa l’appartamento accanto al tuo ha di nuovo alzato al massimo il volume del suo stereo per darsi la carica.
Premi il cuscino contro le orecchie, ma è inutile.
“INGONYAMA NENGW’ENAMABALA!”
Ora, ti ritieni una persona paziente e comprensiva (o almeno così dicono in laboratorio, dato che sei in grado di sopportare le infinite liste di esperimenti e controlli che ti assegna Gaius senza battere ciglio), tuttavia due mesi di levatacce all’alba, sabati e domeniche compresi, minerebbero il carattere di Gandhi, figuriamoci il tuo.
Oltretutto, a parte alle sei del mattino, la testa di fagiolo non sembra essere mai in casa quando tu bussi alla sua porta per esprimere le tue sacrosante lamentele, e a giudicare dalle risate e dallo sgommare della Porsche che hai intravisto ieri notte (degna conclusione di una giornata dove lo studio pratico delle molteplici combinazioni di acido nucleico ti ha costretto a saltare pranzo e cena) dubiti che il motivo dell’assenza sia la dedizione al lavoro.
“INGONYAMA NENGW’ENAMABALA!”
A dire il vero, non credi proprio che quell’asino lavori per vivere. Giusto una sensazione.
Finora hai cercato di essere accomodante,  paziente, tollerante… 
“VOGLIO DIVENTAR PRESTO UN REEE!”
... Ma tutto ha un limite.
“Lo uccido.” Annunci al drago di pelouche che ti guarda sarcastico dal comodino. “Dico sul serio.”
Afferri il cuscino, quel morbido cuscino dove pensavi di poter dormire almeno altre due ore, e fai quello che avresti dovuto fare due mesi fa: spalanchi la porta e marci verso l’interno 5/A, con quella che speri sia un’espressione da serial killer.
“HAKUNA MATATA!”
Non ti limiti a bussare educatamente: inizi ad attaccare il portone con calci e pugni, tentando di sovrastare il volume della musica.
“SENZA PENSIERIIIIII….”
“Apri, testa d’asino!”
“LA TUA VITA SARAAAAAA’….”
E, incredibilmente, la tua voce deve aver sforato i limiti di decibel consentiti, dato che le assi di legno retrocedono e ti ritrovi sbilanciato in avanti per i pugni dati al nulla.
“Qualche problema?” Mulinando le braccia riesci a mantenere l’equilibro quel tanto che basta a rimetterti in posizione eretta. Magnifico.
“Sì: la tua radio…” E poi alzi lo sguardo e ti ritrovi a fissare gli occhi più blu che esistano al mondo, del tipo che credevi esistessero in natura due iridi così.
“E L’AMORE AVVOLGERAAA’… I SOGNI E LA REALTAAA’!”
Ti riscuoti, cercando di non sembrare il cretino che senti di essere.
“La mia radio?” L’asino dagli occhi color cielo non pare minimamente scosso dalla tua irruzione: anzi, è pure infastidito, come se non capisse il problema evidente a chiunque dotato di orecchie.
La cosa ti riporta alla tua giusta rabbia. “Il volume, si sente fino alle fondamenta.” Sbotti, aggrappandoti al cuscino stropicciato.
“Non è poi così alto.” Il biondo alza le spalle, e si prepara a richiudere la porta.
Infili il cuscino nella soglia. “Sono mesi che mi sveglio alle sei del mattino…”
“Perché dovrebbe interessarmi?” Sta per tornare dentro, così decidi di passare alle maniere forti.
“Oltre che sordo, sei pure idiota, testa d’asino?”
“Come mi hai chiamato?” La porta si riapre: non capisci bene il perché, ma il suo sguardo per nulla raccomandabile ti riempie di sollievo.
“Testa d’asino.”
“E LUI NON HA CHE LEI ORMAI NEI PENSIERI SUOOOOOIIII!”
  
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