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Autore: Lucrecia    11/02/2009    1 recensioni
I sogni sono i nostri più profondi desideri dell'inconscio e sono spesso associati a sensazioni, rumori o immagini che abbiamo recepito prima di addormentarci. Non vi è mai capitato di sognare qualcosa di talmente reale che quando vi siete svegliati vi siete chiesti se è stato davvero solo un sogno? Bè, è proprio quello che succede alla protagonista di questa storia (che sono io xD, anche se non mi piace particolarmente scrivere in prima persona mi sono adattata all'evenienza), nata grazie ad un compito assegnatomi dalla mia insegnante di inglese, che poi si è rivelata qualcosa di più per me^^ Chissà... sogno o son desta? si domanda (mi domando!) la protagonista davanti a ciò che le accade e ancora incredula da ciò che è successo è come se stesse raccontando questa fantastica avventura a chi ha la voglia di ascoltarla. Buona lettura^^ P.s: decisamente non è una storia nel mio stile. Personalmente mi piacciono i romanzi psicologici dove le descrizioni sono approfonditissime e alla fine si conoscono talmente bene i personaggi che ce ne affezioniamo e questo non è proprio uno di quelli, ma per averlo scritto in un genere che non mi si addice quasi per nulla (almeno nello scrivere), è passabile XD.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sogno o son desta?

Ero sulla spiaggia, il sole splendeva basso nel cielo e il rumore delle onde accompagnava i miei pensieri scandendone il ritmo. Tutto era innaturalmente tranquillo e mi trasmetteva un inspiegabile benessere. Stavo guardando inebetita l'arancione del tramonto che, espandendosi con il passare dei minuti, stava prendendo il posto dell'azzurro per essere a sua volta scacciato, poi, dal blu della notte, disegnava forme irregolari come pennellate distratte e in continuo movimento nel mare. Ma, improvvisamente, qualcosa nello scenario cambiò: un gigantesco veliero pirata, come quelli che vedevo tanto spesso nei film che più adoravo, comparve sulla linea dell'orizzonte e navigando a vele spiegate si avvicinava a velocità impressionante verso la riva, verso di me! Una bandiera nera con con un teschio bianco era issata e sventolava fiera dall'albero maestro. Fantasticamente maestoso mi lasciò semplicemente a bocca aperta. Era il mio più grande sogno materializzatosi davanti ai miei occhi, non potevo crederci!
Le acque, finora quiete, avevano cominciato a gorgogliare come in ebollizione fino a diventar tempesta. Il cielo stava scurendosi con una velocità impressionate e, presto, fu notte. Inaspettatamente, accanto alla nave, apparve un mostro gigantlopico, come amo definirli, che identificai immediatamente come un polipo gigante. Dovetti ammettere a me stessa che avevo paura, molta, e una parte di me avrebbe voluto scappare via, lontano da quel mostro, fino a casa. Ma la magnificenza della scena, le mie gambe come paralizzata alla sabbia, e il fatto che non non avessi la minima idea ne di come fossi arrivata in quel luogo, ne di come poter tornare a casa, mi costrinsero a restare immobile a fissare davanti a me.
Il polipo gigante e il galeone presero a combattere, il primo con i suoi viscidi tentacoli, mentre il secondo con i suoi potenti cannoni. La piovra abbatteva con pochi colpi gli alberi e le assi del vascello, e, questo a sua volta, lo feriva con potenti spari mirando al gelatinoso cranio.
"Aspetta un attimo... io questa scena l'ho già vista!"
Me ne ricordai solo in quel momento, ma non riuscivo a rammentare con precisione la circostanza in cui l'avessi vista. Distolsi lo sguardo ai miei piedi nudi, avevo la mente come offuscata e, non sapevo perché, non riuscivo a ragionare lucidamente.
"Sveglia dormigliona!"
Sgranai gli occhi e alzai la testa sorpresa di aver sentito quella voce di donna. Ma ancora più stupita rimasi quando mi accorsi che a parlare era stato il polipo!
"Fai tardi a scuola."
Non ebbi il tempo di capire cosa stesse succedendo che una forza misteriosa mi spinse indietro e caddì sulla sabbia soffice.
Quando riaprii gli occhi ero nel mio letto. Sbattei più volte le palpebre nel tentativo di mettere a fuoco ciò che mi circondava e sentii ancora le grida di mia madre che m'incitava a sbrigarmi. Tentennando mi misi in piedi e posando lo sguardo sul comodino vidi il mio libro di pirati aperto alla pagina che stavo leggendo la sera prima.
"Ecco! Dev'essere stato questo a farmi sognare."
Un sorriso, misto tra sollievo e felicità nel rammentare l'accaduto, comparve sul mio volto. Sentivo ancora l'odore di salsedine impregnarmi le narici, ma senza badarci mi diressi in cucina per la colazione, lagnandomi della sabbia che avevo attaccata ai piedi.
"Ecco perché dovrei sempre portarmi le ciabatte dietro... uff!"


  
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