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Autore: ChelseaH    22/09/2015    3 recensioni
Dove Harry e Louis pensano di non poter essere più incompatibili di così, finché Louis non riesce a trascinare Harry nei proprio guai.
“Non rispondere. Dimenticati dell’erba. Aspetta, ho un’idea... ricominciamo da capo.”
Così dicendo uscì dal negozio, lasciò passare due minuti esatti di orologio e rientrò.
“Buongiorno, sono Louis Tomlinson, sono qui per un colloquio,” disse allungando una mano verso Harry dall’altra parte del bancone.
“Tu sei pazzo,” disse Harry guardandolo come se fosse un alieno. “E comunque da dove vieni con quell’accento così marcato?”
“Donny.”
Harry lo fissò interrogativo.
“Doncaster,” ripeté usando il nome completo della cittadina dalla quale veniva. “Non l’hai letto sul mio curriculum? Sono abbastanza sicuro di averci scritto ‘Doncaster, patria dei gloriosi Rovers’.”

[Harry/Louis]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DANCE INSIDE

What makes the one to shake you down?
Each touch belongs to each new sound
Say now you want to shake me too
Move down to me, slip into you


5. In cui Louis si sente mamma chioccia e Harry capisce molte cose
“Colazioneeeeeeeee!”
A quel grido Harry si trascinò mezzo addormentato fuori dalla sua stanza, giusto in tempo per vedere Liam e Zayn appoggiare due buste di Starbucks sul tavolino di fronte al divano e Niall buttarsi a pesce su una delle due estraendone un muffin mentre Louis ficcava senza ritegno la testa nella seconda busta per vedere che cosa contenesse.
“Tommo, questa roba deve bastare per cinque persone,” lo sgridò Zayn togliendoli il sacchetto di carta dalle mani e tirandone fuori un muffin che porse a Harry, che nel mentre si era accomodato di fianco a Niall.
Era passato quasi un mese da quando lui e Louis erano stati assunti nella stessa agenzia in cui lavorava Liam e in questo lasso di tempo Liam e Louis erano diventati pressoché inseparabili, sembravano quasi due amici d’infanzia che si erano ritrovati dopo anni e che non avevano più intenzione di perdersi di vista per nessuna ragione al mondo. Allo stesso tempo lui e Louis, e perfino Louis e Niall, avevano iniziato a uscire insieme, legando con Zayn che era praticamente l’ombra di Louis, e finendo col formare tutti insieme un bel gruppo di cinque amici affiatati.
Il lavoro non era male, un po’ stancante a volte, ma fattibile. In sostanza non doveva far altro che pitturarsi la faccia di bianco, mettersi un enorme nasone rosso e intrattenere i bimbi alle loro feste di compleanno. Louis aveva un talento innato in questo – sono il primo di sette figli Styles, gli aveva detto come se questo spiegasse perfettamente perché sapesse creare cani con i palloncini gonfiabili e conoscesse a memoria ogni singola filastrocca esistente sulla faccia della terra – e Harry aveva scoperto che al ragazzo piacevano tantissimo i bambini e be’, non l’avrebbe mai detto. Anche a lui piacevano molto i bambini e doveva ammettere che a volte si divertiva proprio tanto a cantare e giocare con loro che volevano a tutti i costi toccargli il nasone rosso, e si divertiva ancora di più a fare lo scemo e tornare un po’ bambino insieme a Louis e Liam, perché i tre finora avevano sempre lavorato insieme – complice il fatto che fosse proprio Liam a stilare i programmi. L’unica cosa negativa era la paga, venivano pagati a ingaggio ovvero prendevano un tot per ogni festa e le feste non erano poi così tante... Liam se la passava bene solo perché aveva una sorta di ruolo da ‘responsabile’ all’interno dell’agenzia, ma lui e Louis erano riusciti ad arrivare a fine mese solo perché Niall aveva dato sfoggio della sua immensa generosità e invece di dividere l’affitto per tre, l’aveva diviso per due lasciando Louis e Harry smezzarsi a loro volta quella metà – santo Niall l’irlandese, come aveva preso a chiamarlo Louis dopo avergli schioccato un sonoro bacio sulla fronte ignorando il fatto che l’altro avesse specificato che lo faceva solo per aiutare Harry.
“Lasciami mangiare Malik, se arrivo in ritardo El mi lascia di nuovo,” si oppose Louis togliendo il muffin dalle mani di Harry e addentandolo mentre si sistemava meglio i pantaloni, per poi uscire di casa correndo senza salutare nessuno.
“Non ho ancora capito perché stiano insieme,” rise Liam sedendosi fra Harry e Niall e dividendo gli ultimi tre muffin rimasti fra lui, Harry e Zayn.
“Sesso immagino,” fece spallucce Zayn. “Da quando Louis si è trasferito a Londra si saranno lasciati almeno sei volte, e Lou abita a Londra da meno di un anno... la prima volta lei l’ha lasciato perché lui si era rifiutato di andare a convivere con lei dicendole che è troppo giovane per fare il pantofolaio.”
Scoppiarono tutti a ridere. Nell’ultimo mese Harry aveva scoperto un sacco di cose nuove su Louis, compreso il fatto che in realtà lui e Zayn si conoscevano dalle medie perché all’epoca il padre di Zayn aveva accettato un lavoro a Doncaster e la sua famiglia aveva vissuto per un periodo lì. Quando poi si erano trasferiti a Londra, i due avevano mantenuto i contatti e Zayn aveva passato quasi tutte le sue estati a Donny con Louis, il che spiegava perché il più delle volte i due riuscissero a leggersi letteralmente nel pensiero.
“A quanto pare c’è gente che trova Tomlinson irresistibile,” fu il commento di Niall e Harry scrollò le spalle facendo finta di non notare l’occhiata che l’amico gli stava riservando. Lui non trovava Tomlinson irresistibile e Niall doveva smettere con quella storia perché stava iniziando seriamente a infastidirlo.
Finirono di fare colazione, poi Niall andò a vestirsi per prepararsi al suo turno al country club e Zayn, Liam e Harry andarono a fare due tiri al campetto di basket che c’era poco distante dall’appartamento, dal momento che nessuno dei tre aveva particolari programmi per la mattinata.
 
“Harry, ho bisogno di te ora.”
Era la voce disperata di Niall che probabilmente lo stava chiamando dal telefono del country club visto che Harry non aveva riconosciuto il numero fisso che gli era comparso sul display.
“Che succede?”
“Non posso parlare ora, corri al country club, ti aspetto,” così dicendo riappese, lasciandolo a fissare lo schermo del cellulare confuso.
“Allora?” Louis lo guardava interrogativo, erano al minimarket sotto casa a tentare di trovare qualcosa di non troppo costoso per riempire il frigorifero. Harry gli raccontò del contenuto criptico della telefonata. “Be’, allora devi correre,” gli disse poi, come se fosse l’unica cosa ovvia da fare. Louis poteva anche essere una specie di tornado disgraziato e disagiato ma c’era da dargli atto sul fatto che per lui gli amici fossero sacri. Harry non aveva mai sentito Niall così agitato ma non era mai stato al country club dove lavorava e onestamente non aveva nemmeno la minima idea di come arrivarci. Aprì l’applicazione dei mezzi londinesi e iniziò a cercare un autobus.
“L’Hurlingham Club? Seriamente Harry? In autobus? Arriverai fra tre giorni,” Louis gli si era avvicinato e si era alzato sulle punte per sbirciare oltre la sua spalla.
“Pensi che possa permettermi un taxi?” sbuffò Harry.
“La metropolitana Harry, metropolitana. Guarda, Putney Bridge è a due passi e indovina? È sulla District!”
Harry veramente non capiva l’amore che Louis provava nei confronti di quella stupida linea della metropolitana, ma sapeva per certo che non era per nulla ansioso di scoprirlo. Non aveva più messo piede nella metropolitana dal giorno in cui era arrivato a Londra e il solo pensiero gli faceva salire l’ansia... qualunque cosa Niall avesse, poteva aspettare che lui arrivasse sano e salvo trasportato da un autobus.
“Andiamo,” Louis lo afferrò per il polso e iniziò a trascinarlo fuori dal minimarket, lasciando il carrello con la loro spesa mezzo pieno in mezzo a una corsia, e con suo sommo orrore Harry si accorse che il ragazzo lo stava trascinando verso la fermata della metro. “La metropolitana non ha mai mangiato nessuno Harold, e poi ci sono io.”
Considerati i guai in cui era in grado di cacciarsi o che era in grado di provocare Louis, Harry non era molto sicuro che quell’affermazione fosse in grado di calmarlo. Poi si accorse che Louis ora lo stava tenendo proprio per mano e non più per il polso. Per mano. Perché doveva essere sempre così invadente e rubare lo spazio personale a tutti quelli che lo circondavano? Perché ogni tanto non poteva starsene nel suo e lasciar vivere la gente?
Fu così che Harry si addentrò nella metropolitana londinese per la seconda volta nella sua vita, con Louis che lo accompagnava per mano indicandogli da che parte andare e assicurandosi che non perdesse l’equilibrio sul treno in corsa, anche se Harry non era proprio sicuro che l’amico – piccolo e gracilino com’era rispetto a lui – potesse veramente impedirgli di cadere.
Venti minuti dopo erano all’Hurlingham Club a chiedere di Niall a una specie di portiere che non voleva saperne di farli entrare a curiosare in giro come gli aveva detto Louis, ma che al nome dell’amico si illuminò di consapevolezza.
“Quindi uno di voi due deve essere Harry, l’amico di Horan. Non mi aveva detto che sareste stati in due... Comunque mi ha chiesto di farvi entrare e di farlo chiamare, una volta dentro prendete le scale sulla sinistra e scendete di mezza rampa, sulla destra ci sono gli spogliatoi del personale, potete aspettarlo lì.”
I due seguirono le indicazioni e due minuti dopo erano seduti su una panca ad aspettare l’amico, in un locale che era quasi identico agli spogliatoi della palestra della vecchia scuola di Harry, con la differenza che qui gli armadietti erano grandi il doppio.
“Grazie al cielo, iniziavo a pensare che ti fossi perso,” Niall arrivò correndo e si fiondò su Harry abbracciandolo come se ne dipendesse la sua vita.
“Sì, pensa se avesse preso davvero l’autobus,” commentò Louis per sottolineare il suo punto di vista.
“Lui cosa ci fa qui?”
Per un attimo Harry temette che Louis si mettesse a raccontare di come l’aveva accompagnato mano nella mano per tutto il tragitto in metropolitana, ma Louis si limitò a ridacchiare fra sé e sé senza rispondergli.
“Non importa, non mi interessa. Harry, ora cosa faccio? Se lo scopre mi ucciderà!!! Anzi, l’ha già scoperto e io sto per morire!!!”
“Temo di non seguirti...”
“Hai presente Juliet?”
Sì, Harry ce l’aveva presente. Juliet era la ragazza – o per meglio dire, la donna, visto che aveva trentasette anni – con cui Niall aveva avuto una specie di storia durata due settimane. Aveva iniziato a frequentare il country club circa un mesetto prima e non si sa come era finita nel letto di Niall... o per meglio dire, Niall era finito nel suo, più e più volte.
“Oggi Mark è venuto a giocare a golf con alcuni amici e ha chiesto espressamente che fossi io ad accompagnarli e questo di per sé non è strano insomma tutti sanno che sono il migliore da queste parti e che i miei consigli-“
“Niall, respira,” lo interruppe Harry rendendosi conto che l’amico stava diventando cianotico a furia di parlare a macchinetta senza pause.
“Chi sarebbe Mark?” si intromise Louis.
“Mark è uno dei clienti più abbienti del club, porta un sacco di gente e fa tantissima pubblicità in giro, quindi vige una regola da queste parti... mai, e dico mai, far rimanere insoddisfatto Mark.”
“E cosa hai fatto, gli hai consigliato la mazza sbagliata e ha fatto brutte figure a una buca? O si tratta di un pompino andato male? Nialler, chiunque è in grado di fare un pompino.”
“Harry, seriamente, perché te lo sei portato dietro?”
Niall era ancora aggrappato a lui e non sembrava intenzionato a mollare la presa tanto presto.
“Parla per favore, mi stai facendo agitare,” lo pregò Harry ignorando Louis, visto che gli stava effettivamente salendo l’ansia. Niall non poteva averlo chiamato d’urgenza per una mazza sbagliata, giusto?
“Dicevo, loro stavano giocando e io mi stavo godendo la partita quando dal nulla è comparsa Juliet e ha fatto finta di non avermi mai visto in vita sua e sulle prime ho pensato fosse perché comunque è meglio non farci vedere insieme da queste parti visto che lei è socia e io sono il ragazzo del golf ma poi mi sono chiesto che cavolo ci facesse sul campo da golf visto che credo che il golf non le piaccia nemmeno e-“
“Niall!” Harry prese l’amico quasi di peso e lo costrinse a sedersi e prendere fiato. Iniziava a temere che non avrebbe mai saputo quale fosse l’emergenza perché Niall sarebbe morto prima per asfissia.
“Oh-mio-dio,” esclamò Louis fissando Niall. “È la moglie di Mark! Ti prego dimmi che non è la moglie di Mark! Santissimo cielo Horan, è già abbastanza perverso che tu te la faccia con le quasi quarantenni, ma sposate con l’uomo da cui dipende la tua carriera? Poi sono io quello che combina casini! Ti prego, ti prego, ti prego, dimmi che mi sto sbagliando e che sei solo un’incapace in materia di pompini.”
Harry sgranò gli occhi alle parole di Louis e si concentrò su Niall che ora si stava mordendo il labbro nervosamente. Non poteva essere vero, Louis non poteva avere ragione.
“È la moglie di Mark,” sospirò Niall lasciandosi lentamente scivolare a terra, probabilmente sperando che il pavimento si aprisse e lo inghiottisse. “E non avete ancora sentito il meglio... avevamo due golf kart e a un certo punto io e lui ci siamo ritrovati da soli su uno di questi... e mi ha fatto tutto un discorso sulla gelosia e su quanto sia geloso di sua moglie e che spera che il ragazzo delle mazze sappia tenere la propria di mazza al suo posto perché lui è poco incline a perdonare.”
“Sei proprio fottuto,” commentò Louis ridendo e Harry si chiese cosa avesse da ridere, non c’era proprio niente di divertente, soprattutto perché Niall pareva sull’orlo del suicidio.
“Non è divertente,” disse ad alta voce lanciando un’occhiataccia a Louis.
“Oh sì che lo è, e vorrei ricordare al nostro amico Niall che entro il primo del mese deve avere i soldi dell’affitto o potremmo sbatterlo fuori casa.”
Louis lo disse mimando perfettamente l’accento irlandese dell’amico ed era così buffamente serio mentre lo diceva che perfino Niall scoppiò a ridere.
 
***
 
Louis stava provando per la prima volta in vita sua l’ebbrezza di non essere lui quello a combinare casini, e dal suo punto di vista portarsi a letto la moglie di uno degli uomini d’affari più influenti di Londra – che aveva pure quindici e passa anni più di lui – batteva a mani basse l’andare in giro con un po’ di erba nello zaino. Quelle di Louis erano più che altro bravate da ragazzini, ma Niall... wow, avrebbe quasi voluto stringergli la mano e congratularsi con lui e l’avrebbe fatto se non fosse che Harry gli aveva intimato di fare la persona seria quando Niall era nei dintorni. Si dava però il caso che Niall al momento non fosse presente, e quindi poteva dare libero sfogo alla propria ilarità mentre raccontava tutto a Eleanor, che però non sembrava cogliere il punto del discorso, ovvero che in fondo lui fosse un bravo ragazzo.
Erano seduti da Costa ed era una strana fissazione che aveva Harry da qualche settimana, ovvero da quando un pomeriggio erano alla cassa di Starbucks e lui non riusciva a decidere cosa volesse, guadagnandosi gli insulti di un paio di persone che erano in pausa caffè e non avevano tutto il pomeriggio da perdere in coda. Harry ci era rimasto così male che aveva messo una croce su Starbucks, decidendo che Costa – che aveva la metà della clientela, se non un terzo – fosse una scelta molto meno stressante. Un giorno Louis sarebbe andato in pellegrinaggio ad Holmes Chapel, voleva proprio capire dove fosse cresciuto Harry per rimanere traumatizzato da ogni situazione tipica londinese che gli si parava di fronte.
“Louis, volevo parlare con Harry, non ti ho nemmeno invitato e stai monopolizzando la conversazione,” gli fece notare Eleanor con un pizzico di irritazione nella voce. Perché doveva essere sempre così pragmatica?
“Parlate allora,” commentò lasciandosi ricadere sullo schienale della sedia e portandosi alla bocca la tazza piena di cioccolata fumante.
“Harry, cosa ne pensi di Yves Saint Laurent?” chiese Eleanor rivolgendosi al ricciolino.
“Cosa ne pensa? Due giorni fa ha speso 80 fottute sterline per comprarsi quello stupido paio di stivali che ha ai piedi solo perché sembravano di Saint Laurent. Come dire che abbiamo così tanti soldi da spendere, c’è gente che fa fatica ad arrivare a fine mese, Harold.”
In realtà era stato piuttosto divertente, stavano tornando da una festa alla quale avevano lavorato e Harry quando aveva visto questi stivaletti in vetrina si era fiondato dentro al negozio incurante del fatto che avesse residui di bianco fra i capelli e segni di pennarello sul collo. La signora a cui aveva chiesto di poterli provare l’aveva guardato come se fosse un pazzo, soprattutto quando Harry si era lanciato in un monologo sul perché doveva-assolutamente-comprarli e su come li avrebbe tenuti bene e amati e coccolati, manco stesse parlando di un gatto.
“Scherzi? Adoro Saint Laurent!” rispose Harry facendo finta di non sentirlo.
“Ottimo! Non che fosse un requisito indispensabile, ma secondo me per certi lavori ci vuole anche un minimo di passione... il fatto è che c’è questo collega di Max, un modello, che è finito in ospedale stamattina, niente di grave è un’appendicite ma devono operarlo. E domani lui e Max avevano questo servizio fotografico per Saint Laurent, niente di grosso eh, le foto non finiranno esattamente su Vogue, ma pagano bene e ora hanno bisogno di un sostituto. Ho pensato che tu saresti perfetto, hai il fisico, hai il bel faccino e in più sai di cosa si sta parlando!”
Fisico? Faccino? Louis prese a scrutare Harry seminascosto dalla tazza che aveva in mano e sì, effettivamente Harry aveva entrambe le cose, sicuramente vestito in maniera appropriata avrebbe fatto la sua bella figura su una passerella o anche semplicemente dietro a una macchina fotografica. Ma...
“Non se ne parla proprio,” disse ancor prima che il suo cervello elaborasse il pensiero.
“Prego?” Eleanor si voltò verso di lui, evidentemente non gradiva quell’intrusione.
“Harry e Max? Mi hai sentito El, non se ne parla proprio.”
Per Louis la questione era chiusa, non avrebbe certo lasciato che Max si avvicinasse a Harry. Max non gli era mai piaciuto e Harry era lo stesso piccolo pulcino sperduto che si era fatto raggirare da lui qualche mese prima, con la differenza che lui aveva buone intenzioni e Max no.
“È solo un servizio fotografico, Louis.”
“No Eleanor, il servizio fotografico è solo l’inizio... chissà poi cosa vorrà Max da lui.”
“Oh, per cortesia.”
“Harry, Max è gay ed è pure frustrato perché con il carattere di merda che ha nessuno lo vuole, quindi vedrai quanto ci impiegherà a puntarti con quel faccino che ti ritrovi... trenta secondi al massimo.”
“Louis, nessuno ti ha invitato, vattene.”
Louis notò che le guance di Eleanor si erano improvvisamente arrossate, cosa che capitava quando si arrabbiava. Che si arrabbiasse pure, non avrebbe lasciato che Max mettesse le sue mani su Harry, negli ultimi tempi era diventato molto protettivo nei confronti dell’amico e ora si sentiva in dovere di proteggerlo dal mondo intero. Soprattutto da Max.
“Contami pure Eleanor,” disse invece Harry, entusiasta, facendogli quasi sputare il sorso di cioccolata che aveva in bocca.
“Grazie al cielo, ti chiamo dopo per i dettagli perché come vedi è impossibile parlare con lui nei paraggi,” fece un cenno verso Louis esasperata, poi li salutò e se ne andò.
“Ti ho detto di no, Harold.”
“È uno stupido servizio fotografico Louis, non ho intenzione di farmi sedurre da nessuno,” Harry roteò gli occhi ma a differenza di Eleanor non sembrava poi così infastidito dalle sue preoccupazioni da mamma chioccia.
Louis lo lasciò parlare, tanto era già riuscito a chiuderlo in camera sua una volta, nessuno gli impediva di replicare.
 
Quando tornarono a casa Niall corse loro incontro tutto allegro, bloccandoli entrambi ancor prima che riuscissero ad aprire bocca, lui per lamentarsi del fatto che Harry avesse accettato e Harry probabilmente per lamentarsi di lui.
“Harry, è venuto a trovarti un tuo amico, non mi avevi detto che aspettavi visite da casa!”
Louis capì subito dall’espressione confusa di Harry che no, il ragazzo non aspettava nessuna visita. Poi lo vide impallidire e seguì il suo sguardo fino al divano sul quale era accomodato un ragazzo alto più o meno come Harry, capelli corti neri, occhi neri e uno strano sorriso sulle labbra.
“Hey Haz, come va?”
Haz?
Il ragazzo si alzò e andò loro incontro.
“Sapevo che eri a Londra e io sono a Londra per un paio di giorni, così ho pensato... perché non andare a trovare il caro, vecchio Hazza? Niall qui, dice che potrei perfino dormire qui.”
C’era qualcosa di decisamente sbagliato in quella scena ma Louis non riusciva a capire cosa. Harry sembrava ghiacciato sul posto, non si muoveva e non parlava.
“Ogni amico di Harry è il benvenuto!” esclamò gioiosamente Niall, che evidentemente non si era accorto di niente.
“S-sì... ce-certo,” balbettò Harry, che poi passò oltre e andò dritto in camera.
 
***
 
Tesoro, credo che Charles sia a Londra. Ho pensato volessi saperlo, ma non disperare... Londra è una grande città dopotutto :)
Harry stava rileggendo per la centesima volta il messaggio della madre e tante grazie. Si era accorto anche lui che Charles era a Londra e Londra avrebbe anche potuto essere una grande città ma evidentemente Holmes Chapel era piccola quanto bastava da fare in modo che con due telefonate Charles scoprisse l’esatto indirizzo di Harry. Sulle prime si era nascosto in camera sua con la scusa di doversi assolutamente cambiare, poi Niall aveva avuto la brillantissima idea di andare a festeggiare il servizio fotografico di Harry e la riunione con Charles e lui non se l’era sentita di smorzare l’entusiasmo dell’amico. Niall sapeva della sua storia con Charles, solo non sapeva che Charles si chiamasse per l’appunto Charles, per cui non poteva nemmeno biasimarlo.
Erano in un disco pub, Charles era andato a ballare in mezzo alla piccola pista insieme a Niall, lasciandolo al tavolo con Louis, Liam che si era unito a loro e Sophia – la ragazza di Liam. Louis non sapeva nulla di Charles, non gli aveva mai raccontato del motivo per il quale fosse scappato da Holmes Chapel, ma Louis era per l’appunto Louis, quindi ovviamente si era accorto che qualcosa non andava e aveva preso a subissarlo di domande nell’istante stesso in cui Charles e Niall si erano alzati dal tavolo.
“Vado a farmi una sigaretta,” disse alla fine afferrando il pacchetto che Liam aveva appoggiato sul tavolo, aveva un bisogno assurdo di uscire e quando l’aria fredda della notte lo investì in pieno volto, si sentì subito meglio.
Era tutto così strano.
Sulle prime era rimasto sconvolto alla vista di Charles nel suo appartamento, ma non era il tipo di sconvolgimento che si sarebbe aspettato di avere. In quei mesi aveva sempre pensato che se avesse rivisto Charles sarebbe corso sotto alle coperte a piangere disperatamente, oppure si sarebbe scavato un buco bello profondo nel quale seppellirsi vivo. Invece era rimasto sconvolto sì, ma era più il tipo di emozione che si provava a ritrovarsi di fronte una persona che in teoria non dovrebbe essere lì e invece c’è... sorpresa? Poi questa emozione, qualunque fosse il suo nome, aveva lasciato il posto a una strana consapevolezza. Era scappato da Holmes Chapel per scappare da Charles e mai avrebbe pensato che quella fuga l’avrebbe portato a una nuova vita e a nuovi amici. Non ci aveva mai pensato prima di quel momento, ma lui a Londra si stava a tutti gli effetti rifacendo una vita: non viveva più sotto il tetto materno, aveva un lavoro – per quanto pagasse poco – ed era completamente autonomo. In più si era fatto dei nuovi amici, perché Niall, Zayn, Liam e Louis potevano ormai essere considerati amici a tutti gli effetti. Soprattutto Louis, per quanto fosse assurdo ripensare alle vicende che li avevano portati ad avvicinarsi così tanto. Infine, la consapevolezza aveva lasciato prepotentemente il posto all’irritazione, perché Charles non solo non aveva nessun diritto di presentarsi sullo zerbino di casa sua, ma a maggior ragione non aveva nessun diritto di infiltrarsi fra i suoi amici. Non aveva avuto il cuore di cacciarlo a calci come si sarebbe meritato, più per non abbattere l’entusiasmo di Niall che per altro. Ma gli dava fastidio, gli dava estremamente fastidio la sua presenza in mezzo a loro, così come gli aveva dato molto più che estremamente fastidio vederlo prendere sotto braccio Louis in un tentativo di socializzazione finito male - che il cielo benedicesse la lingua lunga e senza filtri di quel disagiato dello Yorkshire che gli aveva spostato il braccio dicendogli che gli ricordava vagamente Max e che per questo non era sicuro di voler avere a che fare con lui, senza offesa.
“Visto che non mi sembri intenzionato a servirti, ne prendo una io.”
Harry sobbalzò, non si era minimamente accorto della presenza di Louis, che ora gli stava sfilando dalle mani il pacchetto di sigarette di Liam. Il ragazzo si sedette sul marciapiede e si accese una sigaretta e Harry rimase per qualche minuto a fissarlo, prima di sedersi di fianco a lui aspettandosi da un momento all’altro di essere investito da un fiume di parole e invece niente, Louis rimase zitto, l’attenzione concentrata sulla sigaretta.
Harry sospirò.
“Charles mi ha dato un pugno in faccia quando gli ho detto che secondo me qualcosa era cambiato fra noi. Non mi ero reso conto di quanto fosse ubriaco, ci puoi credere? Ma qualcosa era cambiato, lui diceva che è ovvio che dopo un anno e mezzo le cose non siano più rose e fiori, ma io penso che se fosse vero amore... insomma, se ti basta un anno e mezzo per iniziare a ignorare una persona perché... non lo so, evidentemente non era vero amore. Ci credi che fino a due ore fa lo consideravo l’amore della mia vita?”
Louis ebbe un fremito.
“Due ore fa?”
“No... Sì... Non lo so, Louis. Sono venuto qui mesi fa pensando fosse l’amore della mia vita ma due ore fa quando l’ho rivisto mi sono reso conto che non lo consideravo più tale. Non so esattamente quando sia successo.”
Louis sorrise leggermente.
Harry si aspettava che a questo punto avrebbe commentato, che gli avrebbe dato dello stupido per essersi fatto prendere a pugni in faccia o che gli avrebbe dato del coglione per non averlo sbattuto fuori casa a calci nell’esatto istante in cui l’aveva visto seduto sul loro divano. Invece Louis buttò a terra il mozzicone della sigaretta e si alzò.
“Vai a casa Styles, domani è un grande giorno per te,” gli disse prima di sparire di nuovo all’interno del locale.
 
Era passata circa un’ora e mezza da quando Harry era tornato a casa decidendo di ascoltare il consiglio di Louis, ma invece di mettersi a letto come sarebbe stato consigliabile, si era sdraiato sul pavimento completamente vestito e si era messo a giocare con il nintendo di Louis. Non riusciva a togliersi dalla testa la strana reazione di Louis, così diversa da quella che si sarebbe aspettato, e per di più non aveva sonno. Era scoppiato a ridere quando accendendo il nintendo era partito Cooking Mama, Louis a volte era così random che ormai non avrebbe dovuto stupirsi più di nulla con lui. Era sicuro che se avesse provato a prenderlo in giro, Louis si sarebbe inventato qualche strana storia su uno scambio di cartucce con qualche gioco delle sue sorelle, per poi uscirsene scocciato con un’affermazione tipo mi piace giocare a Cooking Mama, e allora? Fammi arrestare per questo.
Stava tentando di capire come evitare di salare troppo e far arrabbiare Mama, quando sentì la porta d’ingresso aprirsi e dal casino capì subito che si trattava di Louis. Quando sentì imprecare contro la serratura che non voleva entrare nella chiave ne fu sicuro e infatti qualche istante dopo il ragazzo entrò nella stanza.
“Dove sono gli altri?” gli chiese alzandosi dal pavimento. Non che gli importasse di Charles, ma Niall?
“Non ne ho idea, al pronto soccorso credo.”
Da come biascicava le parole, Harry si rese conto che Louis era leggermente alticcio.
“Pronto soccorso?”
“Non ti preoccupare Harry, si è meritato tutto,” sogghignò e Harry si accorse che si stava tenendo una mano che... sanguinava?
“Louis, cosa è successo?”
Ora era decisamente preoccupato e gli si avvicinò afferrandogli la mano per guardare più da vicino.
“È solo un graffio, tesoro. Lui in compenso ha il naso rotto. Spero.”
Harry improvvisamente capì.
Louis aveva fatto a pugni con Charles.
Louis aveva fatto a pugni con Charles... per lui?
Per una sorta di vendetta?
E... tesoro?
“Louis cosa-“
Ma non ebbe il tempo di finire la frase.
Louis con uno scatto aveva colmato lo spazio fra loro e aveva posato le proprie labbra sulle sue.
Louis... lo stava baciando?
Harry perse di botto la lucidità.
Louis sapeva di birra e di fumo ma le sue labbra avevano un retrogusto dolce che non aveva idea da dove provenisse.
“Dannato Styles, non ti bastava essere più alto di me, dovevi pure metterti questi dannati stivali che ti fanno ancora più alto,” sospirò afferrandolo per il collo della camicia e costringendolo ad abbassarsi.
Harry era talmente sorpreso che non si era nemmeno reso conto che per raggiungerlo, Louis si era alzato sulle punte. Gli venne da sorridere ma Louis non gli concesse nemmeno quello perché riprese a baciarlo. Stavolta non fu un semplice sfiorarsi di labbra, stavolta Louis non fu contento finché le loro lingue non si toccarono e finché entrambi non esaurirono completamente l’aria a loro disposizione.
Harry si sentiva il viso in fiamme.
Riprese fiato e poi fu lui ad attirare Louis a sé, una mano sul collo, l’altra sui suoi fianchi.
Louis gemette impaziente e si aggrappò alla sua camicia.
Harry non aveva idea di cosa stesse succedendo, sapeva solo che ogni fibra del suo corpo ora stava urlando il nome di Louis, e non era nemmeno ubriaco lui.
Era completamente sobrio e mentre le loro labbra continuavano ad esplorarsi, lo assalì la consapevolezza che magari era Louis la ragione per la quale Charles aveva smesso di essere un problema.
Si staccarono di nuovo, di nuovo a corto di aria.
Entrambi avevano il respiro accelerato e Harry era sicuro che gli stesse per scoppiare il cuore da tanto batteva velocemente.
“Sarà meglio disinfettarti la mano,” disse allontanandosi, non aveva mai avuto più bisogno di aria che in quel momento.
Con la coda dell’occhio vide Louis annuire e sedersi sul suo letto.
Quando tornò un minuto dopo con disinfettante, cotone e cerotti, Louis si era addormentato.

NOTE.
Non avete idea dello stato emotivo in cui mi ritrovo in questo momento, perché ho iniziato a tentare di postare il capitolo cinque minuti prima che quelle quattro disgrazie rilasciassero Infinity e be', hanno deciso che devono levarmi la vita a ogni costo, ormai è appurato ;___;
Comunque, è martedì ed eccovi qui un nuovo capitolo in cui le cose prendono strane pieghe :P
Come sempre ringrazio tantissimo tutti quelli che stanno seguendo e apprezzando la storia, non avete idea di quanto significhi per me <3
E buon Apple Music Festival a tutti!

 
   
 
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