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Autore: Dragon gio    22/09/2015    1 recensioni
La mia personale visione della storia dopo il cap 699, non tiene conto degli eventi canonici del manga.
Sono trascorsi due anni dalla guerra, Sakura sta iniziando a cambiare, quello che un tempo era amore per Sasuke ora è divenuto semplice affetto. Naruto continua ad amarla in silenzio, senza mai osare mettersi in gioco. E mentre la giovane si interroga sui suoi sentimenti, Sai si fa avanti con coraggio e decide di dichiararsi alla "racchia".
{Naruto/Sakura ♥ Sai/Sakura} Accenni Hinata/Naruto
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sai, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Part 13
Part 13

Quando Shion riprese conoscenza, la prima cosa che vide fu suo fratello, e quasi a due centimetri dal suo naso un pennarello nero.

“Shinachiku… che diavolo combini?”
Colto in fallo, Shinachiku nascose subito il pennarello, era fin troppo chiaro che volesse scarabocchiarli il viso per fargli uno scherzo. Non era la prima volta che gliene combinava una simile.
“N… niente!”
Shion si mise seduto, guardandolo in tralice per un momento per poi scoccargli un sonoro pugno in testa.
“Ahiooo! Nii-san, lo sai che i tuoi pugni fanno un male cane?!”
“E tu lo sai che devi piantarla di farmi questi stupidi scherzi?! Non abbiamo più otto anni, baka!”
“A chi hai dato del baka?! Ti faccio vedere io, fatti sotto, Shannebayo!”
La lite che era esplosa fra i due era talmente rumorosa che dal corridoio, Sakura accompagnata da Shizune poterono sentirli nitidamente.
Quando spalancò con malagrazia la porta Shion e Shinachiku si fermarono, terrorizzati dallo sguardo minaccioso della madre.
“Voi due…”
“M…mamma, scusami!”
Il povero Shinachiku si buscò un altro cazzotto, con tanto di ramanzina per aver fatto agitare suo fratello già così debilitato. Ovviamente poi toccò anche al maggiore, sorbirsi la sua dose di rimproveri.
 
Sakura non avrebbe voluto essere così severa con i figli, ma questa volta aveva davvero temuto per le loro vite. Il solo pensiero di poterli perdere si era fatto strada con crudele lucidità nella sua mente, e questo era bastato per toglierle dieci anni di vita.
“Siete due stupidi…” bisbigliò lei tirando a sé i due ragazzini, in un abbraccio disperato e tanto desiderato. Shion e Shinachiku non reagirono, ben consci che l’amore della loro mamma, era sempre uno dei doni più preziosi di tutti.
“Mi dispiace, mamma…” disse flebile Shion, nascondendo il volto nella spalla di Sakura.
“Anche a me…” ribatté Shinachiku subito dopo, sentiva di nuovo gli occhi pizzicargli ma tentò ugualmente di resistere alla tentazione di piangere.
“Va bene, vi perdono… ma non provate mai più a fare una cosa simile!”
I sorrisi che le restituirono i figli bastò per rincuorare l’animo di Sakura, non avrebbe sopportato altra sofferenza, non ora che Sasuke si trovava di nuovo ad un passo dall’essere condannato a morte.
 
Lasciò la stanza raccomandandosi che Shinachiku rimanesse con suo fratello per fargli compagnia, poi senza perdere tempo si diresse verso la sala segreta degli interrogatori.
Non ci furono problemi a superare il muro di guardie, essendo la compagna dell’Hokage. Entrò silenziosamente nella stanza ma rimase in disparte, non voleva disturbare. Come aveva immaginato, Naruto aveva convocato Ino e Shikamaru, la prima per sondare la mente di Sasuke e il secondo per avere un suo parere. Si sorprese però di non vedere Sai nei paraggi, oltre a loro vi erano solo degli Anbu che tenevano bloccato Sasuke con dei sigilli.
“Sakura…”
“Oh, capitano Yamato…”
“Se cerchi Sai è nell’altra stanza degli interrogatori, si sta occupando di uno dei terroristi con altri membri del clan Yamanaka…”
“Capisco…” tagliò corto lei, era terribilmente in ansia per tutti e tre gli uomini più importanti della sua vita. Ma in questo preciso momento sapeva che ad avere maggior bisogno della sua presenza, era Naruto. Osservava la sua schiena, dritta e rigida nella postura, era parecchio nervoso. Sakura aveva imparato a conoscere i suoi stati d’animo semplicemente guardando la postura che ostentava. Si portò un dito alle labbra iniziando a mordicchiarsi un unghia, aveva perso questa cattiva abitudine però in quel momento di estrema tensione non poteva farne a meno.
 
“Io ho finito…”
La voce di Ino catturò l’attenzione generale su di sé, Naruto puntò lo sguardo sulla donna, quasi con urgenza. Lei comprese bene e iniziò a spiegargli cosa aveva visto nella mente di Sasuke.
 
Aveva scavato a fondo nei suoi ricordi dai meno recenti, fino a quelli attuali ed ora poteva affermare che Sasuke era coinvolto con i terroristi che stavano portando distruzione e morte in tutte e cinque le terre ninja. Ma non nel modo in cui credevano in apparenza, Ino aveva visto chiaramente che Sasuke era stato una sorta di osservatore silenzioso delle loro azioni, non aveva mai partecipato direttamente.
Aveva raccolto molte informazioni su quegli uomini, sui loro nascondigli e sulle persone che li aiutavano ad attuare i loro attentati.
 
“Questo è quanto…”
Naruto rimase in silenzio, scrutando seriamente Sasuke seduto poco distante da lui, teneva gli occhi chiusi e il viso chino, forse stanco per il lungo interrogatorio.
“Ino, ti ringrazio, puoi andare!”
Facendo un lieve cenno di assenso si congedò, passando accanto a Sakura le lanciò uno sguardo di rassicurazione, non ci fu bisogno di proferire parola perché l’amica comprese perfettamente e la ringraziò con un sorriso.
“Shikamaru, ho bisogno di conferire con te in privato…”
“Sì, Hokage-sama!”
“Sakura-chan…”
“Dimmi, Naruto…”
“Rimani con Sasuke, per favore…”
Non riuscì a comprendere immediatamente il perché di tale richiesta, ma in cuor suo ringraziò Naruto per averlo fatto. Naruto dal canto suo pensava, cinicamente, che se non fossero riusciti a dimostrare che Sasuke era innocente, quella poteva essere l’ultima volta che lei e l’Uchiha si parlavano.
 
Sasuke venne spostato nelle celle sotterranee, come sempre era sorvegliato a vista dagli Anbu, Yamato in prima fila fra i suoi compagni. Non era esattamente ciò che si definisce l’ideale per poter fare una conversazione con un amico, ma Sakura doveva accontentarsi.
Al di là delle sbarre d’acciaio, ricoperte di sigilli, Sasuke stava seduto, un poco distante, nascosto nell’ombra più buia dell’angusto luogo. Apparentemente sereno, Sakura si era seduta di fronte a lui, le mani placidamente posate sulle sue gambe e lo sguardo attento puntato su Sasuke.
“Non c’è bisogno che rimani qui a farmi compagnia, Sakura…”
“Lo so, ma Naruto me lo ha chiesto… ed inoltre nemmeno io volevo lasciarti solo in questo momento!”
Il volto algido dell’uomo che un tempo era stato il suo compagno del team sette, si tirò lievemente in una smorfia divertita. Sakura rimase ad osservare attenta, cercando di cogliere ogni emozione che gli passasse sul viso.
“Lui come sta?”
“Lui?”
“Tuo figlio…”
“Shion… sta bene, non temere…” Sakura era sinceramente sorpresa per tale domanda, ma non poté nascondere una certa gioia nel sapere che Sasuke si preoccupava per uno dei suoi bambini.
“Mh…”
In quella singola espressione, a lei così nota, Sakura capì che ora Sasuke era veramente rilassato. Anche lei allora si concesse un sorriso più disteso.
 
Qualche ora dopo, Sakura venne fatta chiamare da Naruto, doveva recarsi nel suo ufficio. La strada che la divideva dal palazzo degli Hokage non le era mai sembrata tanto lunga e tortuosa.
Quando entrò nell’ufficio, percepì una sorta di tensione nell’aria, così densa che si tagliava come la lama di un coltello. Nella stanza c’erano unicamente Shikamaru e Sai, oltre all’Hokage.
Fece un respiro profondo prima di richiudere la porta dietro di sé, avanzò di qualche passo per poi fermarsi davanti la scrivania, altamente disordinata, di Naruto.
“Ho discusso a lungo prima con tutti i miei consiglieri…” La voce di Naruto giunse stanca alle orecchie di Sakura, sembrava che avesse dovuto lottare come un pazzo senza sosta.
“E...” lo esortò a proseguire, l’attesa era peggio di quanto potesse immaginare, la stava torturando deliberatamente senza saperlo.
“Non abbiamo abbastanza prove per dimostrare che Sasuke sia realmente innocente… insomma, per ora deve rimanere in carcere!”
“Capisco…”
“Sakura non temere, mi occuperò personalmente delle indagini di questo caso!”
“Shikamaru… ti ringrazio…”
 
Sai non aveva ancora proferito parola, non che avesse molto da dire in realtà, per ora si era limitato unicamente ad ascoltare. Ma non poteva più ignorare le espressioni cariche di afflizione e dolore di Naruto e Sakura. Si stava maledicendo, sapeva che se ne sarebbe pentito ma, al diavolo, lui non poteva sopportare di vederli così tristi a causa di Sasuke.
“Hokage-sama, mi permetta di unirmi al team di Shikamaru in questa indagine!”
Sakura venne colta da un sussulto piuttosto forte, e anche Naruto non nascose un notevole stupore in tale richiesta così accorata. Sai si sentiva scrutato da capo a piedi e, a ragion veduta pensò.
“Io… lo so che mi sono comportato come un pazzo prima ma…”
Naruto emise un lungo sospiro, quasi liberatorio, Sai rimase interdetto osservandolo di sottecchi.
“Va bene. Ti do il permesso Sai! Mi raccomando, conto su di te!”
 
Il suo sguardo non lasciava spazio a dubbi: voleva dare la possibilità a Sai di farsi perdonare per aver attaccato in maniera così violenta Sasuke. Sai lo capì, strinse gli occhi un momento per poi mettersi sull’attenti, come si conviene a un vero soldato fiero di servire il suo condottiero.
“Sì, non la deluderò!”
Sakura non trattenne un dolce sorriso, il suo cuore si era sentito pervaso da un calore intenso nell’assistere a quella scena. Erano in momenti come questi che si ricordava dei motivi per cui si era innamorata di Sai.
 
 
I giorni ripresero a trascorrere lenti, placidi, ancora una volta Konoha doveva rimboccarsi le mani e risorgere dalle proprie ceneri. Una volta uscito dall’ospedale Shion era tornato in strada a dare una mano ai senpai medic ninja, mentre Shinachiku aiutava gli sfollati assieme a Konohamaru ed altri volontari.
Sai era partito assieme al team di Shikamaru, accompagnati da Kiba e Shino, ormai erano già trascorse due settimane da quando avevano lasciato Konoha.
Sakura era praticamente sempre al campo base ospedaliero con Ino, Tsunade e Shizune. Gli altri compagni si davano da fare per rimuovere le macerie, mentre gran parte del clan Hyuuga, capitanati da Hinata ispezionava le zone distrutte palmo a palmo per rivelare possibili altre bombe inesplose.
 
Naruto, pur passando le sue giornate ad aiutare a ricostruire le case con Yamato, si sentiva ugualmente impotente. Ad ogni maceria che rimuoveva, ad ogni cadavere che dissotterrava, sentiva il peso della colpa dilaniarlo. Pian piano, silenzioso e crudele, il pensiero che lui fosse un pessimo Hokage si insinuò in lui. Sakura si era resa conto del suo turbamento, ma non aveva mai tempo per parlarci seriamente, inoltre la famiglia era sempre sparsa per il villaggio senza rimanere unita nemmeno cinque minuti sotto lo stesso tetto. Tutti si sentivano smarriti, quasi spezzati dentro. I giovani Shion e Shinachiku ancora non erano riusciti a parlare con i rispettivi padri da quando erano fuggiti nel bosco assieme. Ed ora più che mai, sentivano il bisogno di avere il conforto della loro famiglia.
 
 
Una sera capitò qualcosa di insolito, Sakura aveva praticamente ordinato a Shinachiku di rincasare perché aveva assolutamente bisogno di farsi un bagno. Anche se il ragazzino si era rifiutato, non aveva potuto nulla contro la forza bruta della madre. Al secondo Shannaro e al terzo muro in frantumi, il giovane scappò letteralmente verso la propria abitazione. In realtà non comprendeva il motivo di tanta rabbia, come se fosse un problema che lui fosse sporco, anche gli altri amici puzzavano di sudore, ma a loro non aveva detto niente. Ebbe lo strano presentimento che la reale motivazione fosse un'altra, ma lo comprese solo nell’istante in cui varcò la soglia di ingresso.
 
“P… papà?!”
“Shinachiku!”
Padre e figlio si scrutavano immobili, gli occhi cerulei sgranati persi in quelli smeraldo del più giovane. Dopo un tempo assurdamente lungo, Naruto prese la parola.
“Come mai a casa a quest’ora?”
“Mamma mi ha obbligato a venire… dice che puzzo troppo e devo lavarmi!” commentò seccato facendo spallucce, la reazione del padre fu analoga.
“Oh… anche tu ehe?!”
“Che significa?!”
“Sakura-chan mi ha spedito a casa per lo stesso motivo!”
 
L’affermazione di Naruto tolse ogni dubbio a Shinachiku: quella volpe della madre aveva fatto in modo che si incontrassero.
Dopo qualche esitazione, Naruto domandò al figlio se volesse fare il bagno con lui, per risparmiare tempo. Shinachiku accettò, senza dare peso a quello a cui stava andando incontro. Ma una volta che si ritrovò nudo nella vasca, con suo padre seduto davanti a lui, iniziò ad andare nel panico.
Il silenzio era imbarazzante, rotto solo da qualche vago commento su come fosse piacevole lavarsi dopo tanto tempo passato nel fango.
Il giovane non capiva, suo padre aveva un aria davvero strana, sembrava assente, non sorrideva come al solito, nemmeno faceva le sue stupide battute. Si innervosì, era convinto che ce l’avesse con lui per quello che era successo nella foresta. Si era dimostrato un totale incapace facendosi catturare dal nemico, non era riuscito ad essere d’aiuto in battaglia, ed infine, non era stato in grado di curare suo fratello. Se non fossero arrivati loro, Shion sarebbe morto dissanguato. Non c’era da stupirsi se era deluso da lui in fondo. Shinachiku chinò la testa, voleva scomparire, tutto sarebbe stato meglio che essere lì e sentirsi giudicato da suo padre.
 
Naruto dal canto suo sapeva che prima o poi avrebbe dovuto parlare con il figlio di quanto era successo, ma non trovava il coraggio. Che diritto aveva lui di rimproverarlo quando aveva permesso a Konoha di bruciare fra le fiamme? I tanti, troppi, cadaveri che aveva visto nelle ultime settimane, non abbandonavano mai la sua mente. Fra di loro avrebbero potuto esserci anche i suoi figli, Sakura, o ancora Sai e tutti i suoi amici più cari. Che razza di Hokage era diventato? Come aveva potuto permettere che una simile tragedia avvenisse? Questi pensieri lo tormentavano senza sosta, facendolo sentire fragile come non gli capitava da tempo.
 
“Papà…”
Trasalì sentendosi chiamare, nemmeno si era accorto che Shinachiku aveva abbassato il volto, come se volesse nascondersi da lui.
“Dimmi… figliolo…”
“Scusami…”
“Per cosa?”
“Perché io… ti ho deluso… perché ti deludo sempre…”
 
Solo in quel momento Naruto si sentì realmente scosso. Fu come svegliarsi di soprassalto da un brutto sogno. Cosa stava combinando? Suo figlio era lì, e aveva un disperato bisogno di suo padre. L’ultima cosa che poteva permettersi di fare adesso era di frignare, tante, tantissime persone dipendevano da lui, l’Hokage. Non doveva crollare, per il loro bene, ma soprattutto non poteva farlo per il bene della sua famiglia. Spettava a lui raccogliere i cocci e rimetterli assieme, uno per uno.
 
“Shina-chan…”
Tutto quello che doveva fare, non era altro che rapportarsi con lui nel modo più sincero e diretto possibile. Strinse la mano a pugno e lo schiaffò con malagrazia sulla testolina bionda di Shinachiku.
“Ahioo! Papà, ma che fai?!”
“Non voglio più sentirti dire certe sciocchezze, Shina-chan!”
“Eh?”
“Io non sono deluso da te, non lo sarò mai!”
“Ma… io sono così incapace! Non riesco a imparare il Rasengan… e come medic ninja faccio veramente schifo! Tu alla mia età eri così forte invece…”
“E questo che c’entra? Tu sei tu, ed io sono io!”
“Sì ma… ammetterai che non è normale… le persone si aspettano sempre che io faccia qualcosa… qualcosa di eroico, di inaspettato, di incredibile… ma io… li deludo sempre…”
“Shina-chan, ascoltami bene… c’è un luogo e un tempo per ogni cosa! Tu non sei in competizione con me, non devi dimostrarmi nulla!”
“Ma… le altre persone…”
“Lasciali perdere! Io lo so che tu ti impegni sempre, dai il massimo in ogni missione, anche quelle più semplici! E poi, se fossi davvero un incompetente come affermi, non avresti salvato tuo fratello Shion!”
“Io… lo avrei salvato?”
“Certo! Colpendo il loro capo dietro il collo, ricordi?”
“Sì ma… aspetta un momento, e tu come lo sai?!”
“Bé, sono l’Hokage ricordi? Ho strappato questa confessione da Sasuke in persona e non solo! Parlo spesso anche con Konohamaru! Lui è fiero di te e dei progressi che fai…”
“See, come no! Non perde mai occasione per attaccar briga con me!”
“Ha ha! Sei proprio mio figlio!”
 
Concedersi una risata così spontanea dopo tanto, fu liberatorio per Naruto. Per un atroce istante, aveva temuto di essersi dimenticato di come si ride. Ma suo figlio, inconsapevolmente, glielo aveva fatto rammentare.
“Non ridere, Shannebayo!!”
“Scusa! Comunque sia, io ti conosco meglio di chiunque altro e so che hai un futuro fantastico davanti a te!”
“Mh…”
“Non importa se fallisci… l’importante è che tu riesca sempre a rialzarti! Ricordati figliolo, il segreto è nel non arrendersi mai, qualunque cosa accada!”
La mano che prima si era avventata duramente su Shinachiku, ora si posava delicatamente sulla chioma morbida, donando una piacevole carezza al ragazzino.
“Io, credo in te! Non smetterò mai di farlo! E non smetterò mai di amarti, non importa chi o cosa tu diventerai!”
Istantaneamente a Naruto venne in mente della fugace conversazione avuta con Sasuke, ove gli descriveva del tempestivo intervento di Shinachiku per salvare suo fratello. Ammettendo inoltre, con un mezzo sorriso, che gli ricordava molto come erano loro due da giovani.
“So che non te lo dico spesso ma… sono fiero di te, Shinachiku!”
 
Gli occhi del ragazzino tremarono un istante, sinceramente commossi per quelle parole tanto desiderate.
“Grazie… papà…”
Shinachiku si ritrovò a dover abbassare nuovamente il viso, ma stavolta era per nascondere le piccole lacrime che minacciavano di fuoriuscirgli.
Passò rapido il dorso della mano per lavarle via, tornando ad osservare a testa alta l’uomo dinanzi a sè.
Suo padre lo accettava per come era, lo aveva sempre fatto. Si era reso conto tutto un tratto che il solo a pensare il contrario fosse proprio lui stesso.
“Sai papà, a volte è strano quante cose si possano sistemare solo parlandosi!”
Un dolce sorriso piegò le labbra di Naruto, sentir parlare così il suo piccolo, gli fece comprendere quanto fosse realmente cresciuto. Shinachiku, nonostante il temperamento aggressivo, era molto sensibile e intelligente. Gli ricordava come era Sakura alla sua età, e se tanto gli dava tanto, doveva solo proseguire con gli allenamenti. I risultati, presto o tardi, sarebbero arrivati.
“Dai, usciamo dall’acqua prima di diventare delle prugne lessate, ‘tebayo!”
“Parla per te, vecchio!”
“A chi hai dato del vecchio?! Se ti prendo vedi, Dattebayo!!”
“Provaci!”
I due si rincorsero per tutto il bagno, ancora totalmente bagnati e insaponati, lasciando acqua ovunque. Se Sakura li avesse visti, come minimo gli spezzava qualche osso. Però erano talmente felici che potevano pensare a ripulire dopo il loro piccolo disastro. Tutto quello di cui avevano davvero bisogno entrambi, era una pausa per tornare a respirare, a sorridere sul serio dopo tanta morte e sofferenza.
 
“Papà, senti…”
“Uh?”
Naruto stava frizionando i capelli del figlio con un asciugamano, quando Shinachiku tutto un tratto parve essere nuovamente turbato da qualcosa.
“Sono preoccupato per Shion nii-san e papà Sai…” Si voltò verso il padre, con lo sguardo ricolmo di speranza.
“Perché non ci parli tu con papà Sai? Shion è così orgoglioso che non lo farà mai…”
“Shina-chan, capisco che sei in ansia per loro ma… questa è una faccenda che devono affrontare loro due da soli… noi non possiamo aiutarli stavolta!”
“Sì, però… aha! Quello scemo di Shion, si sente così in colpa per come si è comportato ma allo stesso tempo è ancora furioso con papà Sai per come lo ha trattato!”
“Lo so Shina-chan… Shion decisamente ha il temperamento impulsivo di tua madre! E anche la sua stessa tendenza a farsi carico di tutte le colpe…”
 
Sapevano bene quanto fosse vero, di come Shion tentasse sempre ostinatamente di farcela da solo senza chiedere aiuto. Naruto rifletté con attenzione sul da farsi, desiderava veramente aiutare Sai a riappacificarsi con suo figlio, ma prima doveva convincere quest’ultimo a farsi avanti. E lui sapeva bene che c’era solo una persona che poteva aiutare Shion in questo frangente, l’unica a cui desse retta in questi casi.
 
 
“Sakura-chan, hai un momento?”
“Naruto? Come mai sei da queste parti?”
Sakura uscì dalla tendopoli temporanea dove stava curando alcuni feriti, i meno gravi che non potevano trasportare in ospedale per mancanza di posti letto.
“Senti… credo che tu debba parlare con Shion!”
La donna non pose ulteriori domande, era consapevole a cosa alludesse Naruto. Si morse indecisa il labbro inferiore, scostando poi una ciocca di capelli ribelle sfuggita al suo fermaglio.
“In realtà pensavo di farlo quando fosse tornato Sai dalla sua missione ma… credo che tu abbia ragione, Shion non può più aspettare…”
 
Sakura si incupì leggermente, era veramente preoccupata per suo figlio. Da quando era stato dimesso non aveva fatto altro che passare le sue giornate fra i feriti, senza mai parlare con nessuno di loro. Totalmente assorto dal suo lavoro, come se volesse negare a se stesso ogni coinvolgimento emotivo. Decise che gli avrebbe parlato la sera stessa.
 
 
 “Shion…”
“Mamma?”
Nonostante fossero ormai le nove passate, Shion ancora si stava occupando di fare il giro dell’ospedale per cambiare le bende dei feriti ustionati.
“E’ tardi, perché non vieni a casa con me? Hai sempre dormito fuori in questi giorni…”
“Anche tu…” replicò il giovane, non aveva smesso un attimo di sistemare le bende del suo paziente. Non la guardava mai negli occhi.
“Shion, ora basta, devi venire a casa con me!”
Non ricevendo risposta e nemmeno una reazione in lui, si avvicinò e lo afferrò saldamente per le spalle voltandolo violentemente.
“Mi hai sentito?!”
Gli occhi che mostrò fecero tremare Sakura, così come il sorriso falso che fece.
“Ho sentito… arrivo…”
Attese che finisse il suo lavoro, e poi lentamente imboccarono la via principale di Konoha, l’unica agibile al momento. Era già buio ormai, la luna era troppo pallida quella notte perché potesse illuminare il loro silenzioso cammino.
 
Sakura osservava il figlio che camminava davanti lei, turbata per l’espressione di prima. Era fin troppo identica a quella che le rivolgeva Sai quando l’aveva conosciuto.
Quando finalmente varcarono l’agognata soglia di casa, Sakura richiuse dietro se la porta a chiave, come se temesse che Shion potesse scappare di nuovo.
Poi con la scusa di cenare assieme, lo convinse a stare ancora un po’ con lei. Il giovane accettò senza molto entusiasmo, aiutando però la madre a cucinare. Pur avendolo accanto, Sakura poteva percepire sulla propria pelle il muro di ostilità che aveva innalzato attorno a se Shion. Una volta seduti a tavola, Sakura colse l’occasione propizia e iniziò a parlare.
“Shion, penso che tuo padre tornerà fra pochi giorni… così mi ha detto Yamato almeno!”
“Aha sì? Bene.”
Il tono che aveva usato era esageratamente freddo e distaccato, lui non era mai stato così. Le bacchette in mano a Sakura si incrinarono tanto le strinse forte.
“Shion… tu devi parlarci quando rientra…”
“E perché? Non abbiamo niente da dirci io e lui!”
“Sai benissimo che non è vero! Hai una vaga idea di come si sia sentito tuo padre?! Ci hai mai pensato in queste settimane?!”
“Non mi pare abbia sofferto tanto in fondo… se era così preoccupato come affermi, poteva parlarmi prima di partire, no?!”
“Shion…”
 
Il giovane abbassò lo sguardo, ferito, ancora pieno di rabbia e amarezza. Non riusciva davvero a mandare giù le cose che gli aveva detto Sai.
“Ascoltami Shion… lo so che tuo padre è stato duro, ma credimi, lui ti ama più della sua vita stessa!”
“Non ti credo, mamma.”
A Sakura si spezzò il cuore udendo tali parole, chiuse gli occhi un istante e poi quando gli riaprì li puntò alla sedia vuota accanto a sé.
“Quella notte, quando avete litigato, io non sono riuscita a dormire… verso le tre del mattino sono scesa in cucina per prepararmi una tisana e l’ho visto…”
“Chi?!”
“Tuo padre… stava seduto qui e… piangeva…”
 
I ricordi di Sakura erano ancora nitidi, vedeva Sai seduto su quella sedia, mentre si stringeva tremante la mano con cui aveva schiaffeggiato Shion. Piangendo lacrime silenziose, senza pronunciare una parola o lasciarsi sfuggire un lamento. Lei avrebbe tanto voluto corrergli incontro, abbracciarlo e consolarlo ma… non ci era riuscita. Pensò che se Sai era in piedi a quell’ora, al buio, era perché non voleva che nessuno lo vedesse in quello stato. Odiava farsi compatire, lo sapeva. Così lo aveva lasciato solo a sfogarsi, con la timida speranza magari che fosse stato lui stesso a venire da lei il giorno dopo per parlargli. Ma poi il mattino stesso avevano scoperto che i due figli erano fuggiti e non c’era più stato il tempo per affrontare la questione.
Quello sciocco di Sai aveva evitato sia lei che gli altri accuratamente dopo che erano tornati a Konoha, preferendo buttarsi a capofitto nella missione per cui si era proposto. Non tanto diversamente da come stava facendo ora Shion, in fondo.
 
“Papà, piangeva? Mi prendi in giro?”
“No, Shion… solo perché tuo padre ha difficoltà ad esternare le proprie emozioni, non significa che non ne provi!”
Shion sentendosi punto nel vivo, fece roteare nuovamente gli occhi altrove, mostrando stavolta però un espressione più morbida.
“Quindi… dovrei parlarci secondo te?”
“Tu che dici?” Sakura lo sfidò apertamente, sperando di motivare il figlio a reagire. Shion, sebbene riluttante, replicò che se non ci parlava lui, quello stupido di suo padre non ne avrebbe mai avuto il coraggio.
 
La tenue sensazione che forse le cose si sarebbero sistemate, si fece strada nel cuore di Sakura.
  
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