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Autore: FairySweet    23/09/2015    1 recensioni
Cos'è l'amore Gomez Addams? Forse è una rosa senza colore, un fiocco nero su una culla, forse è la pelle di ghiaccio che tutte le notti sfiori e baci.
Cos'è l'amore ....
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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                Ammalato d'Amore




“Papà non sta bene” “Lo so” mormorò Mercoledì continuando a leggere il suo libro “Lo sai?” “Credi davvero che nostro padre sia in grado di nascondermi qualcosa? È da quando siamo tornati dall'Europa che non sta molto bene. Sono quasi sicura che sia il cuore ma ancora non ne ho la certezza” “Il cuore?” domandò confusa Ofelia ma la giovane sorrise annuendo appena “Papà è malato d'amore” “Ed è grave?” “Né più né meno delle altre malattie” “E come si guarisce?” “Non si guarisce” chiuse il libro concentrandosi sul visetto della sorella “Non si guarisce mai, non si può. Papà è così concentrato sul dimenticare la mamma da non accorgersi che assieme a lei dimentica anche sé stesso. Quel sé stesso che dovrebbe curarsi della sua anima e del suo corpo. Dimentica la mamma per dimenticare il dolore ma non funziona” “Non puoi dimenticare l'amore?” Mercoledì sorrise appena prendendo in braccio la sorellina “Si può dimenticare tutto in questa vita Ofelia. Si dimentica il dolore, la paura, la rabbia, l'amore. Tutto può essere dimenticato, perfino la mamma” “Perché io non ci riesco?” “Perché è giusto così. Nessuno dovrebbe mai dimenticare le persone amate” “Ma papà vuole farlo” “Perché nostra madre era il suo mondo. Viveva esclusivamente per lei, per il suo sorriso, per il suo amore, per il suo corpo. Quell'amore violento che li legava è ancora qui, in questa casa, in noi, in ogni cosa che è rimasta di lei” “Per questo ha chiuso a chiave l'ala est?” la giovane annuì leggermente giocando con una ciocca di capelli di Ofelia “Nell'ala est c'è la loro camera da letto, la serra che mamma amava tanto e la sua libreria. Il salotto con i muri tappezzati di arazzi dove per la prima volta i nonni l'hanno incontrata. La camera dei giochi e quella dove riposa ancora la tua culla” “Non l'ho mai vista” “Non credo la vedrai finché papà non si decide a cambiare” “E se poi sta male?” “Sta già male” la porta si aprì lentamente e il volto sorridente di Gomez apparve in penombra “Eccole qui le mie ragazze. Come state?” “Da dove vieni padre?” “Sono stato con tuo zio a mangiare qualcosa fuori, c'è un bel posticino tetro, se vi va uno di questi giorni vi ci porto” “Posso portare anche Oblio?” “Non vedo perché no” esclamò divertito mentre Ofelia saltava giù dalle gambe della sorella “Andiamo a giocare papà?” “Non posso” posò una mano sulla testa della figlia sorridendole “Ho degli affari molto importanti” “Ma papà tu non …” “Non insistere Ofelia” “Ma è …” “Vieni …” sussurrò Mercoledì tendendo una mano verso di lei “ … giocherò io con te”.


La luce della mattina, il profumo della pioggia, un incubo meraviglioso, ormai tutto aveva lo stesso colore.
Non gli importava niente del nuovo giorno, niente di quello vecchio, del futuro, della sua vita, niente di niente, tutto quello che riusciva a fare era respirare.
Continuava a respirare cercando di trovare un modo per andare avanti, non bastavano più i sorrisi dei suoi figli, non servivano i loro baci, gli abbracci.
Non c'era più niente di quel mondo che lo attirava, niente che potesse regalargli lo stesso calore che tempo prima aveva provato “Papà?” “Dimmi” sussurrò continuando a sfogliare quel libro senza senso, aveva sempre amato l'arte, il calore e la bellezza che traspariva da quei disegni eppure ora, i suoi occhi sfioravano quellel inee scure senza trovarvi alcun senso “Non hai fatto colazione” “Sto bene” mormorò “Va tutto bene” “Non è vero” “Di cos'hai bisogno Mercoledì?” “Solo di sapere come mai ti comporti così” “Così come?” domandò confuso ma le mani della ragazza si chiusero attorno alle sue sfilandogli il libro di mano “Non angi, a malapena dormi, lasci che il mondo ti passi davanti agli occhi. La tua vita èpiena di meraviglie, hai una famiglia, perché permetti al dolore di giocare con te?” “Sei ancora una ragazza, non puoi capire” “No è vero, ma vedo il tuo dolore, lo sento nel profondo dell'anima e questo mi fa stare male, fa star male tutti noi!” era fredda, arrabbiata, forse perfino spaventata perché non era abituata a vederlo così.
Quello non era il suo papà, non era lo stesso uomo di cui era innamorata fin da bambina. Era debole, stanco, abbandonato a sé stesso e alle ingiurie del mondo.
Suo padre non era così, suo padre lottava, amava la vita con tutto sé stesso. Suo padre era un uomo forte, pieno di coraggio, un uomo che tutto il mondo invidiava e di cui era sempre stata orgogliosa perché nessun bambino poteva chiamare padre un uomo così.
Fece un bel respiro cercando di riordinare i pensieri “D'accordo, d'accordo se non vuoi parlarne va bene ma sappi che non me ne starò a guardare mentre ti distruggi davanti ai miei occhi. Ofelia non ha bisogno di questo” “Mercoledì, forse dovresti preoccuparti di altre cose, io sto bene, sto bene davvero. Smettila di starmi attorno, smettila di seguirmi ogni volta che vado nelle mie stanza e smettila di usare tua sorella per farmi venire i sensi di colpa chiaro?” quello sguardo di fuoco si piantò di colpo nei suoi occhi costringendolo a sorridere “Sono stato chiaro?” “Chiarissimo” sbottò gelida alzandosi di colpo “Sei stato chiarissimo padre” e di nuovo silenzio, di nuovo quello stato catatonico da cui non riusciva più ad uscire.



 
  
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