Storie originali > Horror
Segui la storia  |       
Autore: nephylim88    23/09/2015    3 recensioni
Mel. un marito. Un figlio. Un altro figlio in arrivo. Una vita felice, normale. Soprattutto felice. Ed è proprio qui, il problema.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Vagavo in un corridoio oscuro. Ciononostante riuscivo a distinguere le cose intorno a me. Il posto sembrava la cripta di una chiesa gotica, con le pareti in pietra e le volte a crociera che incombevano su di me. Ogni tanto l’oscurità opprimente veniva intervallata da piccole nicchie in cui rilucevano lanterne. Paradossalmente, le zone illuminate non contribuivano a rendermi più tranquilla. Anzi, aumentavano l’atmosfera cupa che si respirava. Inciampai su uno scheletro riverso a terra e caddi. Ero convinta di essere seguita, ma non c’era nessuno e non riuscivo a correre per togliermi da lì. Incedevo con passo lento e stremato, ansimando in preda al panico. Il mio respiro si condensava in sbuffi di vapore davanti al mio viso. Di fronte a me, in fondo al corridoio, si materializzò una luce fioca. Mi strinsi nel mantello nero che indossavo, tremando infreddolita. Poggiai la mano sulla mia pancia, dove sapevo esserci il mio bambino che (almeno speravo) riposava tranquillo. Il tocco non contribuì a calmarmi come speravo, ma mi diede comunque la forza di andare avanti. Raggiunsi la luce fioca in un tempo che mi sembrò infinito. Mi ritrovai in una grande stanza illuminata dal furioso fuoco che rombava in un enorme camino. In mezzo alla stanza, in cerchio, stavano cinque persone avvolte da pesanti cappe nere, ognuna posta sulla punta di un’enorme stella nera disegnata sul pavimento, con in mano una candela nera spenta. Cercai di aguzzare la vista, e vidi che la stella non era completa, mancava il lato orizzontale, ed era inscritta in un cerchio. Negli spazi vuoti del pentacolo c’erano degli strani fregi, forse delle croci.
Al centro del pentacolo stava un fagotto coperto da un telo nero. Non ne ero sicura, ma il fagotto sembrava muoversi e lamentarsi debolmente.
“Dove sono?” mi rivolsi alle persone che stavano in cerchio. Nessuna risposta.
“Cosa sta succedendo?” ancora niente. Una forza misteriosa cominciò a spostare il telo da sopra il fagotto. Come ipnotizzata, fissai il telo che si muoveva fino a che non rivelò il piedino di un neonato. Scossi la testa, indietreggiando fino a scontrarmi contro qualcosa. Mi voltai e mi ritrovai a fissare in faccia un enorme cane nero, lo stesso che avevo visto al ristorante. Al garrese era grande almeno quanto me. Andai quasi in iperventilazione vedendo che la sua pelliccia era mezza mangiata da larve. La sua carne era divorata dai vermi, ma, nonostante questo, quella bestia era chiaramente muscolosa e possente. Sotto la pelle erano visibili delle… cose … che si muovevano. A intuito si sarebbero detti scarafaggi. Qui e lì si intravedevano le ossa della bestia. Vacillai in preda al disgusto, aumentando la presa sulla mia pancia, quasi a proteggere mio figlio da una visione tanto orribile.
Il cane mi fissò, poi andò con incedere solenne verso il centro del pentacolo. Adesso il neonato era del tutto scoperto. Un maschietto. Era così carino, così dolce e innocente… mi guardò e sorrise, addirittura, i ciuffetti rossi sulla sua testolina evidenziati dal fuoco del camino. Non avevo idea di chi fosse, quel bambino, né del perché fosse lì, ma il mio istinto mi diceva che avrei dovuto provare a prenderlo in braccio e a portarlo via da lì. Tuttavia non riuscivo a muovermi. Vidi la bestia guardarlo e leccarsi i baffi. In quel momento le candele in mano alle persone si accesero. A quel punto il bambino cominciò a piangere. Nella mia testa riecheggiava un infinito eco di “no, no, per favore, no!”. Il cane mi fissò con aria di sfida, come a dirmi di andarmi a prendere il bambino. Ma non riuscivo a muovermi e la bestia lo sapeva. Ero terrorizzata, ormai avevo capito cosa stava per succedere. Non volevo che succedesse. Per favore, no!
Sono sicura che il cane mi sentì. Tuttavia mi ignorò e fissò il bimbo con aria famelica. Il piccolino strillò istericamente. Fu l’ultimo suono che emise, prima che la bestia si avventasse su di lui, sbranandolo.
Io urlai. Urlai. E urlai.

Caddi dal letto, singhiozzando violentemente. Poi mi ritrovai china sul water a vomitare la cena della sera prima. Non ricordavo nemmeno come ci ero arrivata. Quando ebbi finito, Mi sentivo gli occhi gonfi e un sapore orribile in bocca. Mi guardai allo specchio. Lo sforzo del vomito mi aveva riempito la faccia di puntini rossi. Sembravo un cadavere. Camminai a passettini strascicati fino alla mia camera. Il letto matrimoniale era vuoto. Secondo la sveglia erano le nove passate. Ma certo. Visto il mio calo di pressione della sera prima, Alberto aveva preferito occuparsi di Paolo, lasciandomi dormire. Me ne aveva anche parlato, ma ero abbastanza confusa, quindi mi era passato di mente. Andai al tavolo in cucina, lasciandomi cadere pesantemente su una sedia.
Buon Dio, che sogno orribile! Lo sapevo, era solo un incubo, ma sembrava così reale… Speravo fosse una piccola intossicazione ad avermelo provocato. Per buona misura, avrei tolto i dolci dalla mia alimentazione. E avrei cercato di contenermi ulteriormente, nel mangiare, anche se, per quello, avrei dovuto consultare il dottor Righi. Non volevo rischiare di mettermi a seguire una dieta sconsiderata e far nascere il mio cucciolo denutrito. Ma intanto, magari, quel libro di racconti dell’orrore di Ambrose Bierce avrebbe atteso il parto, prima di essere terminato. Così, giusto per ulteriore precauzione.
In verità, per chissà quale motivo, non ero così sicura che la cosa avrebbe aiutato granché. Ma un tentativo lo potevo fare.
Il mio cellulare squillò, distogliendomi dai miei cupi pensieri. Era mio padre.
“Ciao, papà!” risposi “Come mai a casa?”
“Ciao Mel. Sono appena stato dal medico per la gastroscopia.” Qualcosa non andava. Perché quel tono così serio?
“Cosa succede, papà?”
“Pare che ci sia qualcosa che non funziona.”
“Che cosa?” sentii il mio stomaco farsi di piombo.
“Non si sa ancora nulla, mi consegneranno i risultati la settimana prossima. Ma potrebbe essere qualcosa di più serio di un semplice mal di stomaco.”
Restai in silenzio ad assimilare la notizia.
“Mel?”
“Potrebbe essere una semplice ulcera, no?” mormorai, speranzosa.
“Può darsi, tesoro mio, può darsi.” Non mi sembrava molto convinto. “Cerca di stare serena, d’accordo? Non so neanche perché ti ho chiamato, alla fine. Dopotutto non ho notizie certe della cosa, magari è una sciocchezza.”
Annuii, anche se sapevo che non poteva vedermi. “Riguardati, papà, d’accordo?”
“Certo, tesoro. Anche tu. Non ti sento molto tranquilla.”
“Oh, nulla di che, ho solo avuto una notte alquanto agitata.”
“D’accordo, allora. Riposati, va bene? Ne hai bisogno.”
“Certo, papà. Un bacio.”
“Un bacio, tesoro.”

Appoggiai il telefono sul tavolo, poi mi alzai per prepararmi una tisana, cercando di non pensare a niente.







Angolo autrice: Eccomi qua! Spero che, finora, il mio racconto vi stia piacendo! Qualora voleste lasciare recensioni, sappiate che saranno molto gradite!
Ringrazio Knetgummi e La Luna Nera, che hanno messo questa storia tra le seguite. Ringrazio sempre La Luna Nera, che ha recensito regolarmente la storia. Ringrazio anche Vale The Wolf/The Killer per la recensione che ha rilasciato all’inizio di questo parto della mia fantasia.
Un grazie va anche a Namary, che, conoscendomi personalmente, recensisce le storie direttamente alla fonte!
Dunque, per quanto riguarda questo capitolo, volevo chiarire un paio di cose.
Innanzitutto un piccolo glossario: il garrese, per chi non lo sapesse, è il punto più alto della schiena di un animale a quattro zampe (non dove inizia il collo, sia chiaro).
Poi,  non sono un’esperta di simbologia satanica, ho semplicemente sfruttato la superstizione cristiana per descrivere quel simbolo (le croci che Mel vede nel suo sogno, sono croci da interpretarsi come rovesciate). Tra l’altro, giusto per togliere un po’ di pregiudizi, in realtà il pentacolo non è un simbolo malefico. Ha varie funzioni, ma per lo più è un simbolo di protezione. Infatti ho fatto in modo che il pentacolo fosse incompleto per rispetto alla sacralità del simbolo (oltre al fatto che, secondo le superstizioni cristiane più radicate, i simboli incompleti sono legati a Satana).
Ciò non toglie che i pazzi posso prendere i simboli e usarli a loro piacimento, dissacrando loro e traviando i loro seguaci (il nazismo con la svastica ne è un esempio lampante, visto che la svastica è il simbolo orientale del sole).
Scusate la piccola lezioncina.
Dunque, da quello che potete intuire, le cose adesso cominciano a mettersi male per Mel. Già quest’incubo non è stato facile da descrivere (niente spoiler), da adesso in poi le cose andranno peggiorando.
Ecco a voi il simbolo nell’incubo di Mel. Abbiate pazienza, l’ho buttato giù abbastanza in fretta. Fatemi sapere se riuscite a visualizzarlo, per favore.

Image and video hosting by TinyPic
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: nephylim88