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Autore: _Vi___    23/09/2015    2 recensioni
NOspoiler!LaMutazione || Spoiler!LaRivelazione || FinaleAlternativo||
"«L’ho conosciuto la prima settimana. Era… il primo non immune da mandare nel labirinto. La ricerca era appena iniziata, il virus aveva cominciato a diffondersi in fretta. Siamo stati insieme tutto il tempo in cui è stato in isolamento qui… il tempo di sottoporlo ai test e le analisi di cui avevamo bisogno per avere i dati che ci servivano e poi l’abbiamo chiuso in fretta e furia nel labirinto» concluse con tono di voce che straripava di amarezza. [...]
«Ho passato anni senza potergli parlare. Senza poterlo toccare…» riprese improvvisamente a raccontargli «siamo confinati in quest’angolo d’inferno da talmente tanto tempo… e lui… è come se non ci fosse più» [...]
«Ogni tanto torno nella sala di controllo solo per poterlo guardare per quei pochi minuti al giorno, e allora mi ricordo che lui c’è ancora ed è lì, ad aspettarmi; a ricordarmi a cosa serve a tutto questo»."
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Un piccolo assaggio della mia storia, nella speranza di riempire un po' il vuoto che questa saga mi ha lasciato al posto del cuore.
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STORIA IN FASE DI BETAGGIO. CAPITOLI CORRETTI: CAPITOLO 1
Genere: Angst, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Newt, Thomas
Note: Lemon | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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8.2 Il Labirinto - Parte seconda 

 


I ragazzi erano riusciti ad arrivare davanti alle porte d’ingresso alla Radura, ancora ermeticamente sigillate.
Avevano fatto distendere Ben a terra, ancora privo di sensi, usando lo zaino di Gally come cuscino improvvisato: le punture erano ancora evidentemente infette, segno che il dolosiero iniettatogli non era sufficiente a guarirlo ma, fortunatamente, gli sarebbe bastato per resistere fino al mattino seguente.
Tutti erano seduti lungo le pareti dell’angusto corridoio: non potevano far nient’altro che aspettare che le porte si riaprissero.
Minho, ormai stanco e stremato dalla lunga giornata aveva finito per addormentarsi, abbandonando la testa sulla spalla di Thomas, nonostante gli evidenti sforzi di mantenere gli occhi aperti. Thomas sentiva di star per raggiungerlo da un momento all’altro.
Gally e Newt erano gli unici che sembravano incapaci di addormentarsi e si trovavano palesemente in uno stato di ipervigilanza: era evidente che inconsciamente percepissero – e non a torto – quel luogo come pericoloso ed ostile. Come non sicuro.

«È lui il tuo vero ragazzo, non è vero?» Newt domandò al ragazzo davanti a lui, con la voce strozzata, insita di tristezza. Sembrava che gli fosse costato un enorme sforzo anche solo chiederglielo.
Thomas esitò. «Non proprio…»
«Non mentirmi» gli ordinò Newt, prossimo alle lacrime, ma troppo orgogliose per versarne anche soltanto una. «E’ chiaro come la luce del sole che ci sia qualcosa, tra voi».
Thomas sospirò; non era sicuro di avere la forza di affrontare una discussione del genere in quel momento. «Non ti mentirò più Newt, solo… è complicato».
«È complicato» gli fece eco il biondo, come se stesse assimilando la risposta che gli aveva dato, cercando di dargli un senso. Newt li guardò ancora, sentendo una morsa dolorosa all’altezza del petto che minacciava di soffocarlo. Thomas non aveva negato e probabilmente non esistevano parole tanto brutte e tristi, per poter descrivere quello che Newt stava provando. Aveva vissuto tre anni lì dentro, senza mai vedere posti nuovi o conoscere cose nuove; tre anni incentrati sulla sopravvivenza, sulle regole, sulla preoccupazione e l’incertezza riguardo al futuro: aveva sempre provato una vasta gamma di emozioni, tutte prevalentemente negative, che si erano alternate nel corso del tempo, sempre le stesse e senza mai abituarsi all’ansia che scaturivano in lui, più o meno opprimente a seconda del caso. Ma poi era arrivato quel nuovo ragazzo, bello come il sole e con un sorriso da mozzare il fiato, che lo faceva sentire il ragazzino che non era mai stato. E da un po’ di tempo Newt si sentiva meglio: i cattivi pensieri e le asfissianti preoccupazioni non se n’erano andate, certo che no, ma Thomas era riuscito a far sì che Newt riuscisse a lasciarli da parte, relegati in un angolo lontano della sua mente, facendolo sentire sereno, semplicemente stringendolo tra le braccia. E quando lo baciava, Newt si sentiva come se non ci fosse cosa più bella al mondo di quella: riusciva a dimenticarsi di dove si trovava, arrivava a fregarsene e a credere che avrebbe potuto rimanere là dentro anche per il resto della sua vita, senza mai sapere cosa c’era nel mondo esterno, perché gli bastava guardarlo negli occhi per vedere tutto quello che desiderava e capire che lui, anche se prigioniero in quelle quattro mura, aveva già tutto e non avrebbe desiderato mai nient’altro.
Ma, a quanto pare, per un’infame legge cosmica, più qualcosa è bello e meno sembra destinato a durare.
E proprio quando, la mattina di quella stessa giornata, Newt si era svegliato pensando che le cose sarebbero andate sempre meglio, da quel momento in poi, tutto era precipitato poche ore dopo. Si sentiva come se qualcuno gli avesse tolto la terra da sotto i piedi. In quel momento, però, si costrinse a pensare con razionalità e a mettere da parte i propri sentimenti, per quanto gli riuscisse. «Sei diventato l’unico aiutante e amico stretto dell’Intendente Cuoco, il tuo vero ragazzo è l’Intendente dei Velocisti e l’ Intendente dei Medicali è inspiegabilmente dalla tua parte...» cominciò a elencare Newt, occhieggiando con vaga ostilità anche Gally, che sbuffò scocciato. «E tra l’Intendente degli Squartatori e quello degli Agricoltori, ero di certo io il più facile da abbindolare» concluse amareggiato, come se anche lui fosse arrivato solo in quel momento alla verità. «Dio, ti sei conquistato la maggioranza del Consiglio strisciando e manipolandoci tutti quanti, come un viscido serpente!».
«Newt, sei completamente uscito fuori di testa, faccia di caspio!» gli urlò contro Gally.
Minho si svegliò di soprassalto, all’urlo del ragazzo. Si guardò intorno smarrito, per qualche istante, poi mise a fuoco Thomas e sbadigliò sonoramente «Voi faccie di sploff potreste tenere chiuse le vostre boccacce?!»
Thomas gli passò una mano tra i capelli neri e poi si voltò verso Newt. Lo guardò arrabbiato, forse per la prima volta in vita sua Thomas desiderava prenderlo a pugni. Dimentico della stanchezza decise che era giunto il momento di rispondergli per le rime. «Ho tanti motivi per aver acconsentito a tutto questo - a farmi mandare qui dentro e a dover mentire a così tante persone – ma la prima ragione sei tu, Newt, che tu voglia crederci oppure no» lo freddò il castano «ci conosciamo da anni, io e te. E anche molti altri dei ragazzi qui dentro mi hanno già incontrato, solo che nessuno ricorda niente. Dico bene, Newt? Ricordi qualcosa della tua vita precedente, prima che tu arrivassi in questo posto?»
Newt non lo interruppe: finalmente era riuscito a farlo parlare e cominciava ad avere delle risposte. Fu con il cuore che gli batteva fortissimo nel petto che chiese: «è così, non è vero? Siamo tutti vostri prigionieri?».
Thomas non si aspettava di sentire tanta cattiveria nella sua voce, quando gli rispose. «Non siete prigionieri, siete le nostre cavie da laboratorio».
Newt rabbrividì. «Che vuol dire?»
«Il mondo, là fuori, è sottosopra. Ci sono state delle Eruzioni solari che hanno distrutto quasi tutto il pianeta e i nostri Governanti hanno avuto la geniale idea di liberare un Virus per controllare la popolazione e evitare il panico. La situazione è sfuggita di mano, ovviamente. La gente muore, a causa di questo virus; diventano dei mostri fuori di testa e lentamente la loro pelle marcisce, staccandosi dal corpo pezzo dopo pezzo. Gli Immuni sono al sicuro, loro non si ammalano. Ma tutti gli altri, lo fanno. Si ammalano. La gente muore continuamente…» Thomas tornò a guardarlo dritto negli occhi « Tu non sei uno degli Immuni» lo informò di getto, senza il minimo di tatto o empatia, incurante dell’espressione sempre più spaventata che Newt non si stava preoccupando di nascondere e senza fare alcunché per tranquillizzarlo.
Minho, ormai sveglio e anche incredulo, perché mai e poi mai si sarebbe aspettato che Thomas avrebbe fatto quella chiacchierata rivelatoria a Newt, alla presenza di altre persone.
Anche se lo odiava, Minho si sentì un po’ a disagio e anche un po’ dispiaciuto, per quel ragazzino. E Thomas non stava cercando di tranquillizzarlo in nessun modo. Decise quindi di intervenire in suo aiuto, stupendo anche se stesso. «Respira, Pive. Non stai morendo e non morirai tanto presto» lo rassicurò «Grazie al genio dei sottoscritti» disse indicando sé stesso e Thomas «…e di tutti gli altri dottori della C.A.T.T.I.V.O. l’umanità è salva. Non c’è di che». Non poté fare a meno di colorire la sua voce con un tono apertamente canzonatorio.
«Parleremo di questo domani, con l’intero Consiglio e tutti Radurai» lo interruppe Thomas, senza smettere di guardare Newt. Quello che vuoi sapere è altro, dico bene?»
Minho sbuffò; non aveva la minima intenzione di stare lì ad ascoltare altro: Thomas stava davvero per dire tutto a Newt e di quella storia, della loro storia; e Minho ne aveva sentito parlare abbastanza. E poi sapeva per certo che Thomas avrebbe voluto raccontarglielo in separata sede, lontano da occhi e orecchie indiscrete. Fu per questo motivo che sbottò, nel modo più acido che riuscì a tirar fuori: «andate ad urlarvi contro da un’ altra parte, qui c’è gente che vuole dormire!» e spinse rudemente il castano lontano da lui, mantenendo il contatto visivo. L’altro ragazzo accennò un lieve sorriso: Thomas aveva capito.


 
***


 
I due ragazzi si erano spostati un paio di corridoi più in là, non troppo lontani dal gruppo, ma abbastanza perché potessero parlare senza essere ascoltati. Newt era rimasto in piedi, con le spalle appoggiate alla parete, in attesa.
«Sai, il tuo vero nome è Alexander» se ne uscì il ragazzo in piedi di fronte a lui «Dio, non vedevo l’ora di tornare a chiamarti così…» 
Newt assorbì l’informazione, senza battere ciglio.
«Già…» sospirò Thomas «è proprio questo il problema, in fondo, no?»
Newt emise un suono frustrato «Dio, Tommy. Ti prego, spiegati!» sbottò, maledicendosi per essersi fatto sfuggire il nomignolo.
Thomas annuì, mettendosi a sedere e invitandolo a fare altrettanto. Si torturò un po’ le mani, non sapendo bene da dove iniziare.
«La prima volta che ci siamo incontrati è stato quattro anni fa: avevo diciassette anni e tu ne avevi tredici; ero il tuo psicanalista» «Sei uno strizzacervelli?»
«Psicologo e neuropsichiatra» confermò Thomas. «Avevo dei colloqui con tutti i soggetti che sarebbero stati mandati nel Labirinto; il mio compito era di raccogliere informazioni e tracciare i vostri profili di partenza per consentire lo studio degli sviluppi neurologici nel corso del tempo».
Newt si mosse a disagio «perché proprio noi?»
«Quasi tutti i ragazzi, qui dentro, sono degli orfani. Erano figli di persone che erano state contagiate dal virus; loro, però, sono immuni all’Eruzione».
«Com’è possibile che siano immuni?»
Thomas sorrise «Ottima domanda» si congratulò col minore. «All’inizio, avevamo pensato che fosse una questione di eredità genetica. Ma è un’ipotesi che abbiamo scartato quasi subito: come ti ho già detto, i genitori degli Immuni, non sono a loro volta degli immuni. E allora che cos’è che rende noi Immuni così speciali? È stata la Cancelliera Paige, a scoprirlo».
«Chi è?» gli domandò il biondo, ormai completamente rapito dal racconto.
«E’ la scienziata a capo del progetto della C.A.T.T.I.V.O.» gli rispose immediatamente il castano. «E’ stata lei a scoprire il gene che rende il copro degli Immuni un terreno sterile in cui il Virus non può riprodursi. Non sappiamo perché sia comparso questo gene, all’interno del genere umano… forse è semplicemente evoluzionismo» Thomas strappò un ciuffo d’erba che era cresciuto tra il pavimento rovinato del labirinto e se lo rigirò tra le mani «La Cancelliera Paige è stata uno dei primi scienziati ad ottenere dei risultati sullo studio dell’Eruzione e...» Thomas esitò.
«E…?» lo spronò a continuare.
«Newt, lei è tua madre… il tuo nome completo è Alexander Paige». Il castano lo guardò, temendo che Newt tornasse ad agitarsi ed urlargli contro. Tuttavia, nulla di tutto quello avvenne: il biondino davanti a lui era evidentemente turbato, da quella rivelazione.
Thomas notò che stava tremando. «Io… ho una mamma?»
Il ragazzo più grande gli sorrise e gli si avvicinò, accarezzandogli un braccio «Certo che hai una mamma, Newt. E forse sei anche l’unico, ad averne ancora una» sospirò infine.
L’attimo dopo, l’espressione di Newt tornò cupa, come se solo in quel momento si fosse ricordato di una cosa tanto essenziale quanto spiacevole «Perché ha acconsentito a farmi rinchiudere qua dentro? Perché l’ha fatto, se è lei il capo di tutto quanto?!»
«Te l’ho detto, Newt. Tu non sei un Immune. Ti ha messo qui dentro per evitare che venissi contagiato; per tenerti al sicuro, nell’attesa di trovare una cura».
«Mi ha messo qui dentro, con i Dolenti».
«Hai il tuo chip protettivo…»
Nessuno dei due disse più una parola. Thomas non parlò, dando il tempo all’altro di assimilare quello che gli aveva detto.
«Perché io non ricordo niente e tu, invece ricordi tutto? Qualcun altro ha ancora la memoria oltre a te?»
«Soltanto io e Minho. E Gally… ricorda qualcosa. In realtà, non ricorda nulla… la sua ragazza è una scienziata che lavora per la C.A.T.T.I.V.O. e ha fatto in modo che lui si ricordasse di lei. Si chiama Teresa… Non voleva che, stando qui, finisse tra le braccia di qualcun altro. È stata lei a volerlo mandare qui: serviva un altro non Immune da studiare e lei ha fatto in modo di mandarlo qui, per proteggerlo dal Virus» gli disse amareggiato. «È per questo che Gally si è fidato di me: perché io conosco Teresa».
Il biondo non gli rispose subito, forse troppo impegnato a decidere quale sarebbe stata la domanda successiva che gli avrebbe porto. Thomas continuò. Ormai era arrivato il momento di dire quello che aveva sempre desiderato potergli dire, fin dal primo giorno in cui era arrivato «Sei in questo posto per lo stesso motivo, Alex. Chi ti ama, ha voluto portarti qui… io sono un di quelle persone».
Newt si voltò di scatto. «Che cosa intendi?»
Thomas gli prese le mani tra le sue. «Durante le tue sedute, mi sono innamorato di te. E anche tu mi amavi…» gli confessò infine, finalmente. «Siamo stati insieme per poco tempo, ma te lo giuro Newt, sono state le settimane più belle della mia vita… Un giorno sei arrivato e mi hai detto che volevi fare l’amore con me» gli disse, arrossendo leggermente. «Ti dissi di no. Dio, avevi solo tredici anni, come avrei potuto farti una cosa del genere…» Thomas si girò a guardarlo. «Alla fine, mi hai convinto. Sei davvero bravo a fare il ragazzino capriccioso e a far leva sui sensi di colpa, quando vuoi qualcosa» Thomas ridacchiò, cercando di alleggerire l’atmosfera. Vide le labbra di Newt distendersi in un sorriso, che però non arrivò a contagiargli gli occhi.
Il castano sospirò. « Quella sera, quando sgattaiolasti nella mia stanza, la prima cosa che feci fu prometterti che ti avrei salvato, ad ogni costo. Che avrei passato tutta la mia vita, a cercare un modo per tenerti al sicuro e che poi, una volta trovato, sarei tornato a prenderti. So che tu non puoi ricordarlo, ma devi credermi: sono tornato a prenderti. È finita, Alex» lo chiamò col suo vero nome, portando una mano ancora intrecciata a quella dell’altro a carezzargli una guancia.
Newt sospirò, affranto «Non puoi chiamarmi in quel modo, non voglio che tu lo faccia… è come se tu mi avessi raccontato la storia di qualcun altro… lo capisci, vero?»
Thomas annuì «Con l’arrivo della prossima scatola, arriveranno i macchinari per restituirvi la memoria…»
Newt emise un verso sorpreso «E cosa faremo, dopo?»
Thomas fece spallucce «La C.A.T.T.I.V.O. subisce le pressioni del governo. Quasi tutti i pezzi grossi sono stati infettati; non si faranno scrupoli a sacrificare la vita di tutti, pur di raggiungere il loro obbiettivo. Vogliono una cura, Newt… Ma non c’è cura per questa malattia» gli disse, lapidario «Loro non capirebbero, non lo accetterebbero. Ci sostituirebbero con altri scienziati, che non sanno nulla dell’Eruzione, che dovrebbero ricominciare tutto da capo. Anche se si arrivasse a tanto, non ci sarebbe il tempo. La maggior parte dell’umanità, ormai, è destinata ad estinguersi».
Newt lo fissò, lo smarrimento evidente nel suo sguardo «Come puoi dire questo? Tu sei uno della C.A.T.T.I.V.O.!»
Thomas scosse la testa «Ti ho detto che Teresa è una degli scienziati dell’organizzazione, giusto?» Newt annuì. «Be’, lei è stata la prima a dire che non avremmo mai trovato una cura. All’epoca avevo il sospetto che avesse portato avanti degli studi indipendenti, mentre fingeva di fare il suo lavoro. Quando poco più di tre anni fa mi unii al suo piccolo gruppo clandestino, ne abbi la certezza… Vedi, lei ebbe un’intuizione tanto banale quanto geniale: studiò gli Immuni per anni e capì che non avremmo mai potuto ricavare una cura, da loro. Questo per il semplice fatto che gli immuni non si ammalano: come possiamo trovare una cura, usando un corpo che l’infezione non l’ha mai affrontata? Quando guariamo da un’infezione virale, il nostro corpo produce degli anticorpi che rimangono per sempre nel nostro organismo… Ma gli Immuni questi anticorpi non ce li hanno… Quindi cos’è che ci rende tali? Teresa ha capito prima di tutti che, l’unico traguardo a cui si poteva aspirare, era quello di rendere le persone ancora sane, immuni a loro volta».
Newt a quel punto pendeva dalle sue labbra «E come è possibile? Come fa una persona nata senza l’immunità, a diventare immune a un Virus?»
«Come si fa ad essere immuni al Vaiolo? All’epatite? Alla poliomelite? Alla rabbia?» gli chiese retoricamente Thomas. «E’ molto semplice, Newt. Siamo riusciti a produrre un vaccino».
Newt sembrava di nuovo terrorizzato «Se i Governi vogliono usarci per i loro esperimenti, lo faranno, non credi?»
Thomas si incupì «Già, ma noi fuggiremo» lo rassicurò « L’Europa è un continente disabitato, per lo più inospitale, completamente distrutto dalle eruzioni solari e completamente fuori dalla portata dei Radar… Ci sono delle basi militari a cui possiamo avere accesso; nonostante il sabotaggio, il mio gruppo gode ancora della piena fiducia dei vertici dell’organizzazione… Anzi, alcuni di loro ci appoggiano… Una di queste persone che ci ha aiutato in questi anni, è proprio la Cancelliera, tua madre».
«È follia»
«Siete riusciti a vivere qui, a costruire tutto questo e a sopravvivere! Non sarà diverso… e poi non saremo soli». Gli sorrise Thomas.
«Cosa intendi?»
«C’è un altro labirinto, in cui sono tutte ragazze…» Thomas ridacchiò «Molti Radurai saranno contenti… ».
«Già, alcuni saranno contenti…» concordò Newt. Lo guardò di sfuggita, come stesse cercando di trovare il coraggio per dire qualcosa «Ad altri invece non importerà nulla delle ragazze… A me non importerà…».
Thomas non sapeva come rispondergli, quindi decise di rimanere in silenzio. Paradossalmente, aveva trovato facile raccontare tutto a Newt, fino a quel momento. Era stato facile raccontargli del virus e anche di quanto l’avesse amato; era infinitamente più complicato, invece, riuscire a spiegargli quello che provava adesso.
Non era una cosa che Thomas aveva previsto, né anni prima, quando aveva dovuto dire temporaneamente addio al suo Alex e tanto meno nel momento in cui aveva ceduto, decidendo di stare insieme a Minho. Thomas non se ne era reso conto subito, ma quella sera di tanti mesi prima – più di un anno era ormai passato – aveva cambiato tutto. E ora, doveva spiegarlo a Newt. Inspirò forte, cercando di trovare il coraggio e le parole più adatte per dire al ragazzo al quale aveva appena confidato di averlo amato come non aveva mai amato nessuno prima d’ora, che adesso i suoi sentimenti erano cambiati. Perché quella era la verità: Thomas non sapeva più cosa provava. Quando era arrivato nella Radura, c’era Alex e poi c’era Minho.
Più tardi, Thomas si era reso conto, per quanto avesse provato a negarlo a sé stesso, che quel biondino non era Alex, ma Newt: i due si assomigliavano, erano uguali sotto molti aspetti, ma allo stesso tempo vi erano differenze abissali tra i due. E poi, infine, c’era sempre Minho.
Minho, che gli aveva detto di provare dei sentimenti per lui, che gli aveva urlato contro, arrabbiato, dicendogli che doveva smettere di amare una persona che, sostanzialmente, era solo un ricordo: perché ad averlo accompagnato in quegli anni di ricerche, mentre era solo, nel quartier generale della C.A.T.T.I.V.O., altro non era che il fantasma di un ragazzo che ora non c’era più, che era diventata un’altra persona. Proprio nel momento in cui Minho gli aveva detto che lui sarebbe stato una scelta più sana, più semplice, senza compromessi e senza problemi, più spontanea, Thomas aveva cominciato a prendere in considerazione la possibilità che avesse ragione.
Ma cos’era che Thomas provava? Thomas amava Alex, su questo non aveva il minimo dubbio. E forse, ormai, Thomas provava qualcosa anche per Minho. E Newt? Thomas amava davvero Newt?
La verità era che, ormai, Thomas non sapeva più cosa provava o chi voleva.
Newt sembrò percepire parte dei pensieri di Thomas «Tommy…» lo chiamò piano «tu non sei veramente innamorato di me, non è vero?»
Thomas lo guardò, lo sguardo triste e contrito di una persona che non è in grado di dare la risposta che invece avrebbe voluto dare. «Non lo so, Newt. Ho amato Alex, ma non è lui che è seduto davanti a me, in questo momento. Lo hai detto anche tu» gli confessò, prendendosi le labbra tra i denti.
«È per questo che non hai voluto fare l’amore con me, l’altra notte? È perché volevi un'altra persona, lì con te, non è vero?» gli domandò, con la gola che gli si stringeva, preda di una morsa dolorosa. Thomas abbassò la testa. «Mi dispiace, Newt. Quando sono arrivato qui l’unica cosa a cui riuscivo a pensare è che ti avrei riavuto con me, finalmente, dopo tutti questi anni passati a pensare a te in ogni momento, a desiderarti ogni istante di ogni giorno…»
Newt ormai non riusciva più a trattenere le lacrime, che cominciarono a scivolargli lungo le guance, silenziose.
Thomas continuò «Ma forse Minho ha ragione… forse il ragazzo che amo se n’è andato anni fa, nel momento in cui me l’hanno strappato dalle braccia e me ‘hanno portato via. Forse… forse è il momento di andare avanti» anche Thomas aveva cominciato a piangere. Che senso aveva trattenere le lacrime, ormai?
«E Minho? Lui che ruolo ha, in tutto questo?»
«Lui è uno scienziato dell’organizzazione; credeva così tanto nella scoperta di una cura, che quando ha dovuto arrendersi all’evidenza che non sarebbe mai riuscito a trovarne una, il mondo gli è crollato addosso. Eravamo amici e ci siamo avvicinati ancora di più, quando è entrato a far parte del Gruppo Segretto alla C.A.T.T.I.V.O… Gli ho raccontato la nostra storia, siamo diventati uno il confidente dell’altro…. Lui sapeva di dover venire qui, quando la Scatola sarebbe ripartita per il Labirinto… Una sera, ha avuto un crollo nervoso e mi ha chiesto di… emh… distrarlo». Gli confessò, arrossendo per l’ennesima volta. «La cosa è continuata, finché non se n’è andato anche lui… Mi è mancato, durante quest’ultimo anno…» Thomas esitò, indeciso sul se rivelargli anche quell’ultimo dettaglio. Alla fine, decise che glielo avrebbe detto; in fin dei conti, gli aveva promesso di non mentirgli più. «L’ho incontrato nel bosco la prima notte che sono arrivato qui…».
Newt cercò di non far trasparire quanto tutto quello lo facesse soffrire. L’unica cosa che riusciva a pensare è che, nonostante tutto, lui Thomas l’amava; e adesso che lo stava perdendo, poteva affermare con fermezza che non era mai stato certo di qualcosa nella sua vita, come era certo di amare Thomas. E il pensiero che dovesse ritrovarsi a competere con così tante persone lo demoralizzava in una maniera che non riusciva a spiegare: c’era Minho, c’era Alex e c’era lo stesso Thomas, insicuro e confuso; Newt l’aveva lì, seduto davanti a sé, ma percepiva l’abissale distanza emotiva, che in quel momento li separava. «Thomas, io… io sono io. Sono così. Non posso far finta di essere una persona che non sono…»
Thomas tirò via le proprie mani da quelle dell’altro «Lo so. E non ti chiederei mai di far finta di essere qualcun altro, solo per compiacermi. Non voglio che tu lo faccia» lo rassicurò il castano. «Ma adesso ho bisogno di starmene per conto mio. Mi dispiace di aver sconvolto la tua tranquillità, di essere stato così impulsivo… Avrei dovuto essere più cauto. Mi dispiace Newt, perdonami se puoi…»
Newt non sapeva come rispondergli, aveva solo voglia di urlargli contro, di dirgli che ormai lui l’amava e che delle sue scuse del caspio non se ne faceva niente. Perché ormai lui ci era cascato, con tutte le scarpe… Perché lui, ormai, era innamorato di lui. Ma Thomas no, non lo era. O meglio, non era sicuro e questo logorava Newt dall’interno, perché temeva che quell’insicurezza derivasse dal fatto che Thomas sperasse di trovare in lui il ragazzino che aveva amato anni prima, come se Newt potesse smettere improvvisamente di essere sé stesso e tornasse ad essere quell’Alex.
Adesso, Newt era arrabbiato. In fondo era questo, quello che Thomas stava aspettando, giusto? Che arrivasse la prossima Scatola, che gli portasse qualche diavoleria per restituire la memoria a tutti… per far tornare indietro Alex.
Newt sentiva di odiarlo visceralmente, di essere geloso di lui, più di quanto non lo fosse di Minho, in quel momento. E non gli importava che fosse un mero atto di egoismo: decise in quel momento che Thomas poteva anche dimenticarselo, il suo Alex. Newt non avrebbe acconsentito alla cosa. Non sarebbe sceso a un tale compromesso, per riavere Thomas. Non lo avrebbe fatto, anche a costo di impazzire. «Thomas…» lo chiamò. «Quando il mese prossimo arriveranno i tuoi macchinari, non voglio che tu li usi su di me. Io voglio rimanere me stesso. Non voglio tornare ad essere nessun altro. Non voglio riavere la memoria».






 


Vorrei tanto che tutti leggeste queste note, ma forse chiedo troppo ahahahah
Comunque… eccoci qui di nuovo!
Finalmente è arrivato IL capitolo!!! Il capitolo delle grandi rivelazioni! Chi è contento? :D
Ovviamente ci sono ancora tante cose da scoprire, non pensate che sia finita così! Per esempio: chi è il fratellastro di Minho? (Vabbè, ma se rileggete bene i capitoli precedenti, Minho, pur non dicendo mai apertamente il nome, da degli indizi che sono palesi; cioè, praticamente lo dice, quindi non sarà una grande rivelazione ;)  )
Ma andiamo con ordine.
Dunque… nonostante il mio continuo spronarvi a fare ipotesi sulla soluzione alternativa e il mio ripetervi che era una soluzione banale, nessuno ci ha mai azzecato… anzi, vi siete tutte rifiutate di pensarci ( ç_ç )… Ma comunque! Nel mio dare spiegazioni pseudo-scientifiche, basate sulla mia superficiale conoscenza dell’argomento che ho assimilato studiando biologia al liceo, probabilmente un biologo/microbiologo/virologo/*altro dottore specializzato sull’argomento* è morto ad ogni riga che scrivevo XD Sia chiaro, tutta la filippica sull’immunità data dagli anticorpi a grandi linee è vera, non me la sono inventata, però sono sicura che qualsiasi dottore mi condannerebbe comunque alla ghigliottina. Ah, poi vabbé, altre spiegazioni sul vaccino verranno date in seguito (ma sì, come se non avessi sparso abbastanza ignoranza random! :D ) Ma vabbè! Alla fine nemmeno Dashner da grandi spiegazioni scientifiche nella saga originale, quindi passiamo oltre.. :P
Dunque, anche se ci sono accenni lievi… ma quanto sono dolciosi i Thominho in questo capitolo otto? Sia prima che seconda parte *^*
E poi, il momento che davvero tutti stavate aspettando! Newt sa la verità!!! Ve lo aspettavate che finisse così? Vi aspettavate che Newt cadesse ai piedi di Thomas dichiarandogli amore eterno? So che probabilmente molti si aspettavano questo… però le cose non potevano andare così… non perché io sia una sadica o cose del genere (be’, un po’ si, dai XD ), però non sarebbe stato realistico, se fosse successo diversamente. Pensateci bene: semplicemente non poteva andare bene, una cosa del genere. Non subito, almeno. Non è così semplice, ci sono tante cose ancora da chiarire. Thomas è insicuro, siamo arrivati ad un punto in cui non sa cosa vuole.
E Newt, poi… secondo voi sbaglia a reagire così? Anche qui, non credo che avrei potuto farlo reagire in un modo migliore. Dobbiamo capirlo, nella sua mente, l’unico se stesso che conosce è Newt. L’ostruzione ha completamente cancellato l’io del suo passato. E lui non riesce ad accettare che Thomas ami soltanto quello, il ragazzo che era una volta e che non è più. Pensateci, non vi spaventerebbe una cosa del genere? Che la vostra metà vi ami per qualcosa che non siete?
Questa storia, in fin dei conti, ho iniziato a “pensarla”, diciamo, proprio su questo concetto: all’inizio era spaventata e temevo di non riuscire a portare avanti una cosa così difficile (tanto che lo stesso Dashner ha bellamente evitato di affrontarla: i personaggi dei suoi libri non ritrovano mai la memoria, il passato, infatti). Il punto è: quali disagi mentali porterebbe vivere per qualche anno, senza ricordarsi nulla del proprio passato? Si formerebbe un individuo con una nuova personalità. E quando invece quella “nuova” persona torna a ricordare? Cosa succede? Le due parti trovano il modo di conciliarsi, o rimane una sorta di doppia personalità? Di doppio io?

E come sempre sto divagando.
Prima di scappare, un ultima cosa: ho scritto una One Shot, che non ha nulla a che vedere con questa fan fiction, ma che è comunque Thominho e Newtmas (Ora vi starete chiedendo tutti: “ ‘n che senso???” XD si, proprio così, è entrambe le cose!). A chi va di leggerla e recensirla, la trova qui. http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3262653&i=1


Per ora ho finito J Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo, perché è forse uno dei più importanti e ci tengo tanto tanto tanto tanto!
Un bacio! 



 
Come sempre, davvero un grande grazie a:
 
sgranocchiandotacchino
 
 
 
Per aver commentato lo scorso capitolo!!!
 
 
Un grande grazie ancora a
 
-GRACE_WHITE
sgranocchiandotacchino
nerorchidea
Yumaforever12Kelly
yuki007
LoveFandom22
Writeforyourself
Miss_Felton
Newtmas
__Dreamer97
__somanyfandoms
 
 
per aver messo la mia storia tra le preferite!
 
 
E un altro grazie a
 
LoveFandom22
Dragonite
Drarry_Hufflepuff
Melepatia_2571
Viola95
Lemony
Kikabrescia
Miss_Felton
pickle_
writeforyourself
Estel_Zarry
anita92
Newtmas
Rora Wayland
Sara_grover
 
Per aver messo la mia storia tra le seguite!
   
 
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