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Autore: Eluviel    23/09/2015    3 recensioni
In The Long Run / A Lungo Termine
Francis ha sempre provato un certo tipo di curiosità per Arthur. Stufo di osservare il loro rapporto regredire, decide di giocare le sue carte con l'intenzione di indurre un mutamento nella visione che Inghilterra ha di lui. Nulla di più complesso, ma Francis sa essere paziente e a tratti persuasivo e non ha nessuna intenzione di gettare al vento la sua occasione.
{Cambiamento} se Arthur continua a negare.
{For Good} non importa il trascorrere delle stagioni, degli anni, dei secoli
{Cold Feet} mai si tirerà indietro.
[FrUk]
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Summer
 




"Vi giuro che non ha nulla che non vada".

"Cosa? Romania, non sparare boiate! L'hai controllato bene?"

"Ovvio, mica sono un pivello io, ma non ho trovato nulla".

Antonio, Gilbert e Romania l'avevano praticamente accerchiato, continuandolo a fissare come se fosse un alieno. Come biasimarli, Francis aveva un aspetto orribile.
Non molestava pesantemente qualcuno da troppo tempo, e questo era preoccupante. Non ammiccava nessuno, e questo era ancora più preoccupante. Manco parlava per doppi sensi come al suo solito. Terrorizzante. Solo perché era ancora in grado di soddisfare i suoi bisogni primari non poteva essere classificato come vegetale. Irrecuperabile. Perfino i suoi due migliori amici, Spagna e Prussia per l'appunto, non avevano la minima idea di cosa gli fosse pigliato, anzi, stentavano a riconoscerlo. Che si fosse preso qualche malattia dal nome impronunciabile? Rifiutato da una donna? Sull'orlo del default? Ogni volta che gli si avvicinavano per chiedergli il motivo del suo malessere, Francis mugugnava qualcosa di incapibile sotto i denti e ignorava ogni domanda bevendo del buon vino. Tutto questo suo strano comportamento aveva fatto salire il livello della preoccupazione dei due al massimo, fino a ridurli a pensare che Inghilterra avesse lanciato addosso a Francia un maleficio come prodotto del loro ennesimo litigio. Si sapeva che l'inglese era piuttosto afferrato in materia di pratiche pagane e di stregoneria e che, se esasperato al limite, non esitava a rintanarsi nel suo scantinato ad augurare chissà quali malocchi. Per questo avevano chiamato Romania. Se non ne capiva lui di malefici e cose simili... Si aspettavano come minimo un papiro di sortilegi vari, e invece l'unica cosa che sentirono dire dal rumeno come risposta fu 'questo qui non ha niente addosso'.

"Q-Quello non è Francia. E' un impostore! Impostore! Chi ti ha mandato?! Ti ammazzo! Rivoglio Francia!"

"S'il te plaît Gilbert, non ti agitare. Sono sempre io".

"No che non lo sei! Dov'è? Dovel'hai messa tutta la tua maniacaggine?"

"Dai, lasciami stare. Non ho voglia...di andare a spargere il mio amore per le piazze adesso. E poi non sono maniaco! Sono solo un tipo affettuoso".

"...Non ha voglia." Sottolineò Spagna con voce tremula, fissando poi Prussia, decisamente ancora più sconcertato di lui.

"...N-Non dire cazzate, sono troppo awesome per non accorgermi che stai mentendo! Dai, andiamo a conquistare le regioni vitali di Austria. So che ti va. ...Ti va, vero Francis?"

"Non insistere mon ami, non sono in vena".

Antonio e Gilbert si fissarono ancora una volta increduli. Francia che rifiutava un invito a carattere palesemente sessuale. La fine del mondo doveva essere ormai vicina. Prussia cominciò a strillare e a disperarsi con fare teatrale, aveva sempre l'abitudine di ingigantire tutto. Spagna invece, che da sempre era il più calmo dei tre -quando non si trattava di bambini ovviamente, e in specifico di Romano-, cercò di riordinare le idee e di non farsi venire un attacco di panico.
Poi gli si accese una scintilla.

"Fusosososososo, lo entiendo!"

"Che?"

"Credo di aver capito perché il nostro niño è così giù di morale".

"Sei serio?!"

"Claro que sì! Forse tu non te lo ricordi, perché quando accadde eri ancora un piccoletto carinissimo sotto la protezione di papà Fritz, come lo chiami tu".

"Avanti, non girarci attorno e vai al punto!"

Francia intanto aveva aguzzato l'udito restando in disparte ad ascoltare i due, anche se sapeva dov'è che Antonio voleva andare a parare.

"Mai sentito parlare di una certa Giovanna D'Arco?"

"Ja, ma che diavolo c'entra ora?"

"Solo una volta ho visto Francis nello stesso stato in cui è ora, e fu quando Giovanna venne condannata. Anzi, direi che stava anche peggio. E tu sai che genere di affetto provava nei suoi confronti..."

"Quindi potrebbe essere che...?"

"Si, penso sia così".

"Oh mein Gott".

Entrambi tirarono un sospiro di sollievo e si girarono verso Francis; sorridevano in un modo talmente tanto irritante ed agghiacciante da far drizzare i peli.

"Chi è."

"Chi è cosa?" rispose sotto tono il francese cercando di apparire come l'ingenuo di turno, aveva cominciato a rigirarsi nervosamente i capelli tra le dita. "...già ne siete al corrente, quindi non c'è bisogno che continuiamo questo interrog-"

"INGHILTERRA?! SOPRACCIGLIA DA PROCIONE?!?! KESESESESESE, TI SI E' RALLENTATO IL CERVELLO PER CASO?"

"Smettila, non sei per niente carino!"

"MA ANTONIO! NON E' MANCO PER NULLA FIGO!"

"Per te no, ma a quanto pare per Francia si. Ah, el corazón no se puede controlar! Questa situazione mi ricorda tanto me e il mio adorato Romano! Aaaah, Romano! Te quiero, te quiero muchisimo!"

"Verdammt, Antonio, piantala di tirar sempre fuori quello sciattone spezzabolgia! Io vado a farmi una birra con West, 'sta situazione problematica mi ha fatto venire mal di testa e non ho voglia di sentirti straparlare di Romano".

Ogni volta che Prussia si sentiva a disagio o inopportuno aveva il vizio di uscire sempre di scena con una scusa. Non che non volesse aiutare Francis, ma semplicemente era consapevole di essere pressoché inutile quando si trattava di problemi di cuore o cose simili. Quando Dio distribuiva il romanticismo, lui era in fila per l'egocentrismo; quindi non era la persona più adatta a dare consigli ad uno che si vantava di essere la nazione dell'amore. Del restoun certo nobilotto austriaco non si faceva tanti problemi per la mancanza di dolcezza di Prussia, e ciò contibuiva ad alimentare la sua non curanza verso la romanticheria. Fece l'occhiolino ad Antonio che già aveva intuito che non era esattamente da un birraio dove voleva andare e diede una pacca sulla spalla a Francia, per poi andarsene tutto fiero di sé col suo solito sorrisetto strafottente sulle labbra.



"Ne sei proprio certo, Francis?"

"Non accade dal 1431, sono in grado di capire quando mi innamoro di qualcuno".

"Non sarà facile con Arthur...Non per demoralizzarti, te lo voglio solo far presente".

"Lo so, lo so benissimo, Antonio. Eppure mi piace pensare a noi, a me ed Inghilterra, come ad una coppia felice".

"Si te gusta mucho hay que luchar! Anche io ho combattuto tanto per avere il mio Romanito e ne è valsa la pena, non ti dico quanto...fusososososo"

"Ma io mi trovo in una situazione più complicata! Aaaah, moi misérable! In che faccenda mi sono ficcato..."

"No - no - no hay que ser tan desperado! Lascia che ti dia una mano, in nome dei vecchi tempi... Consideralo come una sorta di ringraziamento per aver perso la guerra e aver rinunciato al dominio di Romano~ E' così carino quando si arrabbia e mi insulta, che quasi mi fa venire le lacrime dall'emozione. Lo dovevi vedere ieri sera, com'era diventato tutto rosso! Come un piccolo pomodoro! Fusososososo, Romano è davvero carino~"

"E basta parlare di Lovino!" sbottò Francia mentre affondava la testa tra le ginocchia. Però Spagna aveva ragione, i fratelli Vargas erano davvero troppo innocenti, teneri e fifoni; ed era impossibile non farci nessun pensierino a proposito. Gli sarebbe piaciuto un mondo poter fare del Sud Italia una sua colonia, ma gli eventi avevano girato a suo sfavore ed Antonio ebbe la fortuna di poter prendere in carica il piccolo Romano. Veneziano invece già era schiavizzato a dovere da Austria, e lui era rimasto a bocca asciutta a pensare quanto fossero fortunate quelle due nazioni a poter usufruire -ed abusare- dei due piccoletti. Vista la circostanza, sentir strippare Spagna di continuo non lo aiutava minimamente a riprendersi, anzi, gli ricordava ancor più quanto si sentisse solo e privo di speranza in quel momento.

"..Oh, si, scusa Francis, mi ero lasciato prendere dall'emozione! Succede sempre così quanto parlo di quel brontolone. Ah, a proposito, Alfred vuole fare un altro party per la fine dell'estate. Potrebbe essere la tua occasione~"

"Dubito che lo sarà...Arthur mi eviterà di certo, dopo quello che è successo a Parigi..."

"Porque? Cos'è successo tra voi due che io ancora non so?"

"Beh... Abbiamo litigato. Ha detto che mi odia e si è messo a piangere".

"Arthur che piange?! Sicuro che fossero lacrime vere?! Non è che eri sotto l'effetto di qualcosa?"

"Je suis sûr! Mi sono stupito anche io della sua reazione... Non l'ho mai visto piangere, manco quando ci riempivamo di botte e tornavamo a casa strisciando doloranti. Conoscendolo cercherà di strangolarmi se ne avrà la possibilità".

"Allora non ci resta che costringerlo a stare con te".

"Come pensi di fare? Quando si impunta è più testardo di un somaro, quel maledetto théinomane!"

"Beh...non ci resta che imbrogliare!"

 


-----



Francis era restato in ansia per tutto il tempo antecedente la serata del party di America.
Spagna aveva preferito fare il misterioso e sghignazzare tra sé e sé, rifiutandosi di informare Francia su quale fosse la sua trovata per costringere Inghilterra a trascorrere un po' di tempo assieme a lui. 'Se te lo dico, non c'è emozione!' diceva. Il problema è che Francis di emozioni ne stava provando troppe: insicurezza, agitazione, euforia, impazienza. Aveva il groppo in gola e faticava a deglutire la sua stessa saliva. Era da troppo tempo che ciò non accadeva; si era totalmente dimenticato cosa significasse avere le farfalle nello stomaco e difficilmente riusciva a riconoscersi: lui, da sempre il più malizioso e audace quando si parlava di amore, ora si stava contorcendo dal mal di stomaco.



L'attesa lo stava facendo a pezzi.



La sera stessa della festa invece aveva recuperato tutto il suo carisma.
O meglio, faceva solo finta.
Dopo vari momenti di riflessione era giunto alla conclusione di non voler mostrare ad Inghilterra tutta l'insicurezza che lo aveva fatto dannare nelle settimane precedenti e di riprendere ad essere il solito flirt di sempre. Non voleva far capire ad Arthur quanta possibilità aveva di incidere sul suo umore e carattere; meglio dire, si sarebbe sotterrato dalla vergogna se l'inglese avesse scoperto quando fosse stato in pena a causa sua.
Cercava di comportarsi normalmente: ammiccava a chiunque gli passasse di fianco, porgeva rose e riempiva di complimenti ogni ragazza presente e  non toccava nulla da
bere se non vino. Ogni tanto si lasciava sfuggire un'occhiata ad Inghilterra per vedere che stava facendo, giusto per pura curiosità. Non per controllare con chi fosse, assolutamente no. Stava parlando con Romania, probabilmente si stavano scambiando opinioni e consigli su qualche strana magia da effettuare. Da lì vicino passò poi Kiku; Arthur gli sorrise e lo invitò a prendere qualcosa da bere assieme a lui, appoggiandogli un braccio attorno alle spalle. Francis sbuffò. Stava odiando la situazione in cui si trovava con tutto il proprio cuore e anche se provava a distrarsi non riusciva a fare a meno di cercarlo e di farsi rodere il fegato nel vedere quanto fosse amichevole nei confronti delle altre nazioni. Nei confronti di tutti a parte lui.

Fortunatamente i suoi pensieri negativi furono interrotti di netto dalla voce squillante di America, sbucato fuori da chissà dove tutto brioso come al solito.

"DUDEEEEEEES, THE HERO IS HEEEEEEEEEERE! LETS PLAY DAH GAME!"

Dietro di lui c'era Antonio con un sacchetto di tela tra le mani, si avvicinò a Francia e gli fece discretamente l'occhiolino.

"AHAHAHAHAH, GIOCHIAMO A SEVEN MINUTES IN HEAVEN!"

"You bloody damn, io non faccio dei giochi così idioti!" rispose subito Inghilterra spazientito, ma America non ne volle sapere di un no, così semplicemente non si curò della sua opinione e lo afferrò per un braccio, trascinandolo mentre rideva come un pazzo nel mezzo del cerchio dei partecipanti che cominciava a delinearsi.

"Chi va per primo?"

"Oh potrei andare io, se mi promettete che Romano sarà assieme a me~"

"BASTARDO MANGIA POMODORI, S-STAI ZITTO!" urlò Romano in preda alla vergogna.

"EHI ARTHUR, PERCHE' NON VAI TU? AHAHAHAHAHAHAHAH!"

"N-no! Non ci voglio andare! Levatelo dalla tua testaccia vuota!"

"NON FARE COSI', POTRAI BACIARE TANTE BELLE DUDETTE!"

"Io non voglio baciare proprio nessuno!"

A nulla servì cercare di opporsi, in men che non si dica si ritrovò chiuso dentro uno stanzino. Imprecava talmente forte che i suoi insulti si riuscivano a sentire nonostante il caos più assoluto che stava regnando in casa in quel momento.

"Bene, ora lasciamo decidere alla sorte! Mettete un vostro oggetto dentro al sacco, quello di Igghy gia gliel'ho messo io~ Ayyy muchacos, gettate e pescate!"

Antonio cominciò a far girare il sacchetto e ognuno vi lasciò scivolare dentro un proprio oggetto personale. Quando ritornò nelle mani di Spagna, quest'utimo, sfruttando la distrazione del momento, estrasse una bustina di thé e la passò senza farsi notare tra le mani di Francia, il quale afferrò l'oggetto d'impulso, guardando Spagna come a chiedergli delle spiegazioni.

"Questo è l'oggetto di Inghilterra. Quando tocca a te pescare, fai finta di estrarlo".

"Ti sono debitore, ma fleur".

"E' a questo che servono gli amici, fusososososo~".

Una volta compiuto il magheggio, il sacchetto venne posato in mezzo al cerchio e ad uno ad uno, tutti cominciarono a tirar fuori un effetto personale a testa. Veneziano estrasse un proiettile e Germania arrossì nel preciso istante in cui dovette ammettere che era suo; America una fiaschetta di vodka e rabbrividì dalla paura nel pensare di dover restar chiuso per sette minuti con Ivan, il quale sorrise con la sua solita faccia da omicidio imminente. Kiku pescò l'oggetto di China, Spagna -guardacaso- scelse proprio quello di Romano, il che lasciò supporre a Francia che non era l'unico ad aver sabotato il gioco. Poi toccò proprio a lui e fece esattamente ciò che gli era stato detto; allungò il pugno chiuso dentro il sacchetto, fece finta di razzolare un po' e ritirò la mano contenente la bustina passatagli pochi istanti prima.

"Oh, ho preso Angleterre..." Dovette impegnarsi per trattenere una risata ed apparire il più non conscio possibile.

Tutti lo fissarono ad occhi sgranati, lo stavano palesemente compatendo. Sapevano che quei due, una volta chiusi assieme, avrebbero fatto faville; ma nel senso che si sarebbero come minimo rotti il setto nasale a vicenda. Non erano invece al corrente del recente sviluppo degli eventi come lo erano Spagna e Prussia, i quali, in disparte, erano su di giri per Francis e continuavano a fare gli scemi mentre quest'ultimo si incamminava verso lo stanzino dove era stato recluso Arthur. Gli altri invece erano semplicemente pronti a chiamare un'ambulanza.
Francia appoggiò la mano sul pomello della porta e fece un lungo sospiro per svuotarsi da tutto lo stress accumulato in precedenza. Questa era la resa dei conti e doveva giocare tutte le sue carte nel miglior modo possibile. Non poteva permettersi nessun errore.
Aprì la porta lentamente e strtisciò di soppiatto dentro la stanza, poi la richiuse dietro di sé. Regnava il buio, non si vedeva assolutamente nulla. Inghilterra poteva anche essere ad una spanna dalle sue gambe che non si sarebbe nemmeno accorto di averlo così accanto.

"Con chi ho il tremendo onore di trascorrere sette minuti della mia vita qui dentro?"

La voce irritata di Arthur spezzò il silenzio. Francia dedusse che doveva essere seduto alla sua sinistra, visto che proveniva da lì.

"Mon chérie, sono Francis".

"...Voglio uscire. AMERICA, YOU FUCKTARD, FAMMI USCIRE!" cominciò a strillare Arthur con tutta la voce che le sue corde vocali erano in grado di fornirgli.

"No, non ti farò nulla, lo giuro! Anche se volessi, è buio, e sono totalmente impossibilitato."

"Grazie al cielo! Io non ci resto chiuso qui con te!"

"Te ne prego, Angleterre...ho bisogno di parlarti..." mormorò, con un tono smielato e supplichevole.

"...Se solo ci provi a toccarmi con quelle tue zampacce, giuro che ti ammazzo di botte".


Francia si accovacciò poco distante da Inghilterra, tastando a terra con le mani per evitare di sedersi sopra qualche aggeggio di America. Poi restò per qualche secondo in silenzio; cercava di visualizzarsi mentalmente un discorso decente. Si arrese poco dopo, quando si rese conto che era troppo emozionato per pensare ad un discorso con un senso compiuto.

"Io...ecco...mi sento strano, da parecchio tempo".

"Tu sei sempre stato strano, mangialumache!"

"Stai zitto e non mi interrompere, sto cercando di fare un discorso serio!"

"Sorry, sorry".

"Ti ricordi quello che è successo l'ultima volta che ci siamo visti?"

"Non me lo ricordare... Non so cosa mi fosse preso quella sera. L'ultima cosa che avrei voluto fare era piangerti addosso".

"E quali sentimenti hai provato quando piangevi, contro al mio petto?"

"C-Che domande sono?! Insomma, n-non lo so...che cosa..provavo.."

"Io invece sì, so che cosa ho provato, perché quei sentimenti li ho avvertiti solo in un'altra occasione nella mia vita. E noi nazioni abbiamo un'esistenza davvero lunga, huh?"

Inghilterra si strinse a sé, imbarazzato. Ringraziò il cielo che Francis non lo potesse vedere in quel momento.

"Successe con Jeanne. La mia Jeanne d'Arc. Lei... Lei è stata l'unica donna di cui io mi sia veramente innamorato. Quando ero assieme a lei mi sentivo libero nonostante avessi mille problemi a cui pensare, e quando mi sorrideva sentivo il cuore cantare. L'unica cosa che volevo era rimanere al suo fianco. Non ho mai voluto legarmi affettivamente a nessun'altro. Non volevo relazioni serie. Pensavo che sarei riuscito ad andare avanti così, supplendo alle carenze d'amore nei modi in cui tutti voi conoscete. Però... Non ce l'ho fatta, non con te".

"...Con me...?"

"Oui, proprio tu, Arthur.

"I-Io non capisco quello che vuoi dirmi..."

"E' così complicato? Mon Dieu... Angleterre, tutti quei sentimenti io li ho provati nuovamente nell'istante in cui ci siamo abbracciati".

Arthur non emise un singolo respiro. Sgranò gli occhi e cercò di dire qualcosa ma non riuscì. Stava esplodendo dentro di sé, come se al posto del cuore avesse una
bomba atomica e di tutto il resto una centrifuga.

"M-Mi sei da sempre piaciuto... Non solo esteticamente, con te mi sono spinto oltre. Cercavo di mantenermi sotto controllo, non ci sono riuscito, ed io..mi sono..."

"...Please, d-don't say that, you bloody idiot..."

"Io mi sono innamorato di te".



Era la prima volta che qualcuno si dichiarava ad Inghilterra.



"You're a pain in the arse. Cosa ti fa pensare che io possa mai ricambiarti, eh?..."

"Nulla. Ma chère, non riuscivo più a tenertelo nascosto... Ma non ti preoccupare, so che mi detesti".

"Esatto, io ti odio. Ti odio, ti odio maledettamente tanto. Ti prenderei a calci tutti i giorni se ne avessi l'occasione, e muoio sempre dalla voglia di infilarmi nel tuo letto mentre dormi e rasarti tutti i capelli. E poi, dopo anni di zuffe, te ne esci fuori tu, mi dici che mi ami."  La voce di Inghilterra stava diventando tremula, e si affievoliva man mano che procedeva a parlare.

"...Mi dici che mi ami, e pensi che io possa starmene qui, con le mani in mano? Pensi che possa fregarmene e continuare a far finta di nulla...? I-Io non ho un cuore di pietra, Francis".

Si alzò sulle ginocchia e cominciò a gattonare nell'oscurità procedendo a tentoni fino a quando non si accorse di essere incappato nel corpo di Francia. Continuò a tastare l'aria fermandosi solamente quando trovò un braccio del francese; lasciò correre la mano sul dorso di quella di Francis e, sempre tremando, se la portò sul petto in prossimità del cuore.
Voleva che sentisse quello che aveva combinato.



"Anche..io....so....sciogliermi".



"Posso baciarti?"



Arthur non rispose.
Chi tace acconsente, gli avevano sempre detto.
Francis si inclinò leggermente in avanti ad occhi chiusi, non aveva bisogno della vista in quel momento.
Le sue dita erano andate all'avanscoperta del viso di Arthur e si erano fermate sulle sue labbra, le accarezzavano ripassandone il contorno; si riscaldavano a contatto col suo respiro leggermente affannato. Poi tutto si fermò all'improvviso e anche se non poteva far uso della vista, Inghilterra comprese che ormai non c'era più distanza in grado di tenerli separati a lungo. Sentiva i capelli di Francia strisciargli sulle guance, quasi gli facevano solletico.
Chi l'avrebbe mai detto.
Avrebbe dato il suo primo bacio proprio all'ultima persona a cui avrebbe pensato.





"YOOOO, I SETTE MINUTI SONO SCADUTI!!!"

America irruppe come un uragano dentro allo stanzino, togliendo ogni possibilità di preavviso ai due, ancora attaccati e a una spanna l'uno dalle labbra dell'altro.

"... What ? Che stavate facendo?"

"N-Non lo vedi? AHAHAHAHAHAHAHAH AMERICA, SEI PROPRIO TONTO! STAVO PER RIEMPIRGLI LA FACCIA DI SCHIAFFONI"

"Ma che vai dic- OHNONONONONON E IO STAVO PER PRENDERLO A GINOCCHIATE NELLE SUE REGIONI VITALI~"

"PERCHE', NON SI NOTA? AHAHAHAHAH!"

Dissero con un'espressione isterica stampata sulla faccia, mentre si allontanavano a spintoni, cercando di rimettersi in piedi.

"Veramente sembrava che stavate amoreggiando-"

"ASSOLUTAMENTE NO, YOU JERK!! IO? CON FACCIA DA RANA MANGIA BAGUETTE? PSSSSSSHT!"

"Okay, dudes, uscite fuori mentre l'eroe va a chiamare i prossimi!"

Entrambi scossarono la testa su e giù e si defilarono ad una velocità persino superiore a quella di Italia quando batte in ritirata, sperando che America se la fosse bevuta e che specialmente non raccontasse a nessuno come li aveva trovati. Perché di idiota come America, c'era soltanto America.
Si fiondarono fuori di casa senza smettere di correre e si lasciarono cadere sul prato nel retro della villa, sporco di stelle filanti e appiccicoso per chissà quale cosa gli fosse caduta sopra: Francis si poggiò l'avambraccio sugli occhi e scoppiò a ridere di gusto, seguito a ruota da Arthur. Non si era mai sentito meglio in tutta la sua vita. Stare sul prato freddo di notte, con l'aria umida che arruffava i capelli e Inghilterra al suo fianco, senziente, non ubriaco.


"Nah, Alfred secondo te ci ha creduto veramente?"

"Figurati, è tanto scemo quanto ingenuo. Quello crede a tutto, pensa pure che esistano gli alieni".

"Disse quello che parla con unicorni, coniglietti color menta volanti e leprecauni!"

"Si da il caso che esistano davvero, a contrario degli alieni".

"Io non ho visto niente di tutto ciò, quindi per me non esistono. Né alieni né creaturine magiche da compagnia".

"Prima o poi ne vedrai anche tu uno, di leprecauno o folletto. A loro piacciono le persone".

"Magari potrai presentarmeli di persona quando verrò a farti visita, ohnonononon..."

Inghilterra storse il naso per un attimo, non capiva se Francia si stava prendendo gioco di lui o meno.

"Però Alfred ha proprio rovinato il momento, eh... Ma non temere, avrò altre mille occasioni per rubarti un bacio, mon amour!"

"Chi ti dice che t-te lo lascerò rifare? For God's sake, hai sprecato la tua occasione, e adesso non sono in vena".

"M-Ma Arthur! Così mi ferisci il cuore! E' come se ti mostri nudo e poi pretendi che nessuno ti tocchi!"

"Che razza di paragoni idioti fai?! Poi non mi sembra di aver detto che ricambio i tuoi sentimenti...psssht. Diciamo che ti detesto solo un po' meno di prima".

"E' comunque un ottimo traguardo!"

Francis rotolò più vicino ad Inghilterra, gli soffiò sulla guancia per sollevare i ciuffi di capelli che la coprivano e la baciò, poi si accoccolò posando la testa sul petto dell'inglese e chiuse gli occhi, felice. Arthur, più impacciato che mai, trattenne un pesante sopriro ed infilò timidamente una mano tra i capelli color biondo sporco di Francia, trovando poi gusto ad arrotolarsi le lunghe e morbide ciocche tra le nocche delle dita.

"Ehi Francis, posso chiederti una cosa?"

Inghilterra restò in attesa di una risposta per un po', ma non ricevette nessun feedback dal suo interlocutore. Francis si era addormentato sopra al suo petto, come un bambino fa col suo peluche preferito. Arthur lo scosse per cercare di svegliarlo ma non riuscì manco a farlo mugugnare; era proprio andato.

"Guarda te in che situazione mi trovo".

Francia sembrava davvero un'altra persona mentre dormiva. Debole, senza difesa. Inghilterra lo fissò, non aveva mai notato prima d'ora che avesse delle occhiaie.
Chissà quante notti in bianco aveva passato per ridursi così, e chissà cosa mai gli avesse impedito di prendere sonno.

"Non posso manco alzarmi senza doverti svegliare prima".


Sarà mica colpa sua?


"Sei davvero una gran noia..."

Francia emise un piccolo lamento e aggrottò le sopracciglia, forse stava sognando qualcosa di non proprio piacevole. Arthur sollevò un braccio e lo passò dietro le spalle del parigino, premendolo ancor più contro di sé, mentre una mano scivolava attorno al suo collo. Non si era mai accorto di quanto potesse essere così sottile e fragile; sentiva chiaramente il sangue pulsargli contro il palmo. Strinse la presa. Bastava davvero così poco, perché non ci aveva mai pensato?
Allentò la stretta.
Francis ancora dormiva beatamente a labbra semichiuse.
Che invito palese, per quanto involontario...

Le sfiorò appena, Arthur, aveva paura che si svegliasse. Si poggiò il dorso della mano sulla bocca, quasi a rinnegare quello che aveva appena fatto.
Anni e anni di guerre li avevano separati.
Lui odiava Francis.
O almeno, era quello che riteneva giusto fare.

"Hey, hey..."


La sua attenzione tornò sul collo del francese, poi sul suo viso addormentato.






"You don't even know what I could do to you..."












Note dell'autrice
Ed eccoci qua col terzo capitolo! Devo ammettere di aver sempre avuto una relazione di amore-odio con questo capitolo, dei giorni mi piace e dei giorni lo vorrei cancellare tutto quanto e riscriverlo daccapo. Ero davvero combattuta dal farlo, ma alla fine la mia pigrizia ha vinto e ho deciso soltanto di correggere qualche dialogo in qua e in là. Spero che voi possiate apprezzarlo, anche solo in una minima parte.
Detto ciò, passo alla roba più seria!
Non fisserò una data di pubblicazione del capitolo 4. Purtroppola prossima settimana ho sempre i pomeriggi e davvero non so quando potrò mettermi alla revisione della storia, quindi abbiate semplicemente molta pazienza. Mi scuso enormemente ;-;
Ed ora i ringraziamenti, che vanno a tutti coloro che hanno lasciato una recensione (siete dei gran beddi adorabili), che hanno inserito la storia tra le seguite, ricordate e/o preferite e infine a chi si è preso due minuti per leggere tutto 'sto popò di roba.

 
Ps: se trovate errori grammaticali, ditemelo. Scrivendo la storia nel blocco note, non sempre mi accorgo di commetterli e talvolta sfuggono anche alla rilettura pre-pubblicazione.
  
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