Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Iliveonlyforthemanga    23/09/2015    1 recensioni
Piccoli spezzoni di vita quotidiana tra Sebastian e Ciel, perché in fondo ci meritiamo tutti il nostro good end, che non esiste solo nelle fiabe...
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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~Go away~
 
Ciel finisce di chiudere il trolley, e poi ammira piuttosto soddisfatto il proprio operato.
Cioè, più o meno soddisfatto, in quanto la camera è immersa nel caos più totale che avviene durante la preparazione delle valigie.
Trattiene a stento un urlo di disperazione.
Vestiti ancora fuori, sparsi sulla sedia o sull'enorme letto matrimoniale di cui Ciel non ha mai capito la necessità, in quanto troppo grosso per poter stare in una camera come la loro, ma ora sa per cosa può essere utile.
Si scosta un ciuffo davanti agli occhi, poi chiama Sebastian a gran voce, rialzandosi in piedi e sento le sue gambe chiedergli un po' di pietà.
Il consorte arriva in meno di un minuto, e insieme danno un ultimo sguardo di verifica alla stanza - che per Ciel significa controllare ossessivamente ogni angolo della stanza almeno 5 volte- prima di avviarsi, carichi come dei muli, nell'ingresso,che li accoglie con ancora più valigie e scatoloni.
Ciel sospira, ricordando come, prima che si sposassero, avesse aiutato Sebastian a portare tutta la sua roba lì da lui e a trasformare il suo squallido monolocale in un piccolo nido d'amore* .
Anche Sebastian ha la stessa reazione, e per un momento ha la tentazione di disdire tutto, per restare lì a crogiolarsi nei ricordi.
Ma non può, non ora che ha ricevuto un così importante impiego.
Cinge in un affettuoso abbraccio il più piccolo, poggiandogli il mento su una spalla,e lo culla così, godendo semplicemente del suo calore.
All'improvviso sentono dei passetti leggeri lungo il corridoio, e poi la testolina bruna di Marcus ** farne capolino.
Il piccolo sgrana gli occhi a vedere i suoi due papà così tristi, e così, con un fil di voce, chiede "papà, perché siete tristi? Non volete andare via? Vi capisco,c'è zio Grell, Undertaker... Io voglio stare qua" piagnucola, strofinandosi gli occhi.
Ciel sorride intenerito. 
Allungandosi a cingere il figlio, scuote la testa e non dice nulla, e così Marcus, a 4 anni di vita,  durante i quali non si fa domande, scrolla la testa e si rassegna ad avere una possibile risposta.
Dopo un silenzio interminabile, è Sebastian a prendere la parola, schiarendosi la gola.
"Bene, é ora di andare" dice, un tono sicuro, ma con un leggero tremolio che tuttavia nasconde bene dietro a un finto colpo di tosse.
Un ultimo sguardo alla stanza, poi, presi per mano Ciel e Marcus, esce a passo un po' incerto, e con mano tremante prende per l'ultima volta  la chiave di casa e da i soliti giri.
Marcus allora scoppia in un pianto dirotto, e Ciel è subito lesto a prenderlo in braccio e consolarlo, che gli dà la possibilità  di nascondere anche le sue lacrime.
Per fortuna, la macchina è vicina, fanno presto a raggiungerla e a infilarvisi dentro, soffiandosi sulle mani intirizzite per il freddo mattutino.
Alitando sul finestrino, Ciel riesce a scorgere ancora una volta la visione un po' distorta del suo appartamento, poi volge gli occhi altrove,  poiché prossimo alle lacrime.
Sebastian mette in moto, e la vettura parte con un rombo un poco gracchiante, unico suono all'alba di quel giorno.
Marcus si è addormentato, meno male, perché Ciel non sarebbe stato in grado di sostenere il suo sguardo puro ma tuttavia curioso e tutte le domande, che inevitabilmente, sarebbero seguite al perché andarsene in una mattina di fine gennaio alle prime luci dell'alba e in tutta fretta.
Mentre sfrecciano per le vie della città, Ciel sente un groppo amaro in gola, ma lo ricaccia coraggiosamente giù, asciugandosi i begli occhi con un lembo del maglione che indossa.
"Ho lasciato loro un messaggio, se è questo che mi stavi per chiedere" irrompe Sebastian, gli occhi fissi sulla strada e un motivetto in bocca.
Suo marito tace, chinando la testa.
"Si arrabbieranno, quando verranno a sapere che non ci hanno potuto salutare..."
"Sarebbe stato troppo doloroso" taglia corto l'altro, mettendo fine alla discussione.
Il silenzio torna di nuovo padrone dell'abitacolo, fino a quando Ciel, voltando parzialmente la testa verso Sebastian, sussurra " e quando potremo tornare?"
Lui tace, traendo un profondo sospiro "Non lo so, Ciel, non lo so..."
E al diretto interessato cale un velo di lacrime amare sugli occhi, che si infrangono come macigni sul grembo, portatori di un dolore troppo misterioso per essere compreso.
 
 
Eccoci all'ultima, definita one- shot.
Che dire?
Mi sono enormente divertita a scriverle tutte, e grazie, grazie di cuore a tutti i poveri santi che hanno sempre recensito le mie schifezze.
Ho già in mente di fare un sequel, una storia "vera" e non one-shot, ma per ora è tutto ancora nella mia mente.
Con la speranza di accompagnarvi con altre mie storie, vi do un enorme bacio e vi saluto.
~Marta💙
   
 
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