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Autore: lovebirds964    23/09/2015    2 recensioni
Durante le vacanze di Natale, un po’ per noia e un po’ per alleggerire la mente e allontanarsi dalla numerosa famiglia che ogni anno per le feste si riuniva a casa sua, a Lauren viene la fantastica idea di trascorrere le due settimane restanti prima che le lezioni riprendano il proprio corso nella baita in montagna dei nonni ormai defunti da anni. Con la scusa delle abbondanti nevicate sulle montagne canadesi, convince gli amici a seguirla per una rinfrescatina ai polmoni e un po’ di sano sport sulla neve. Le due settimane di vacanza trascorreranno così lentamente che il tempo pare essersi fermato nel resto del mondo. Lauren e i suoi amici trascorreranno giorni indimenticabili, e niente, nemmeno la cosa più banale, andrà come era prevista.
Sperduti sulle montagne innevate, i nostri protagonisti vivranno esperienze da brivido, e non solo a causa della neve.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vacanze innevate

- Incontri e preparativi -

 

 

 

È quasi ora di cena, anche se seno talmente sazia che credo la salterò. Qui di saltare i pasti non se ne parla, o ti becchi una sgridata dalla nonna anche se hai 30 anni. Alla fine sono costretta a sedermi a tavola come tutti, ma mangio molto lentamente e prendo solo qualche verdura, giusto per far vedere che sto mangiando. Dopo due forchettate sembra che io abbia mangiato di nuovo come a pranzo, ciò significa che il mio stomaco impiegherà almeno ventiquattro ore per digerire tutto completamente.

Questo pomeriggio è passato Jason a trovarci, o meglio, a trovare la sua ragazza. Lui e Zoe sono rimasti un po’ a coccolarsi in salotto di fonte al camino scoppiettante, lontani da urletti e bambini che corrono da tutte le parti. Zoe si stanca presto in queste circostanze, e non solo fisicamente. Per quanto mi riguarda, sono stata tutto il pomeriggio coricata come una grassa foca sulla spiaggia sopra il sofà nello studio di mio padre con il portatile sulla pancia. Ho cercato di contattare qualcuno giusto per far qualcosa, ma ovviamente tutti sono più impegnati – e leggeri – di me nel pomeriggio. Navigando un po’ in rete sono finita su siti di ogni tipo, dalla cucina – o mio Dio, basta – alla moda di quest’anno, ai siti che parlassero di benessere e sport, giusto per restare in tema di foche spiaggiate. Quando i piccoli si sono svegliati dal sonnellino pomeridiano hanno assaltato me affinché li portassi in giardino a giocare con la neve. Se mi avessero fatto rotolare sulla neve sarei diventata un pupazzo di neve con le pupille probabilmente. Per fortuna non è successo. Fuori faceva troppo freddo e io non volevo essere la causa delle loro future influenze con tanto di placche nella gola. Li convinsi però a giocare in casa con bambole e costruzioni – cosa non si fa per amore di piccole creature imploranti – promettendo loro che avremmo giocato con la neve la mattina successiva.

Dopo cena ci trasferiamo tutti in salotto, di fronte al camino. I bambini giocano e corrono per la casa. Mamma, la nonna e le zie più grandi sono in cucina a finire le pulizie mentre io, Zoe e tutti gli altri ce ne stiamo di fronte al camino, osservando distrattamente i bimbi più piccoli e parlottando di cose frivole. Edith ci racconta che lei e Oliver hanno scelto la meta in cui trascorreranno le vacanze. Hanno scelto una località di mare, visto che di neve qui ne abbiamo anche troppa. Cavolo come li invidio. Cioè, non che io mi voglia già sposare o fare figli, ma una vacanza magai la farei, e preferibilmente non da sola. Magari con la mia dolce metà, che devo ancora trovare. O forse è talmente dolce che se la sarà presa già qualcuno, e quindi non è più mia. Ma che pensieri stupidi faccio?! È vero che non ho ancora trovato la dolce metà, ma non posso mica arrendermi così, senza neanche averci provato. In passato ho avuto un paio di storie, ma quelle erano storielle da adolescenti. La metà della mela è un’altra cosa, tutta un’altra storia.

Mentre Zoe parla con Edith di parti e bambini, roba che non mi riguarda proprio, mi perdo a fissare il fuoco nel camino. Non so se capita solo a me, ma a volte fisso un oggetto senza neanche vederlo veramente, con le pupille dilatate e lo sguardo perso. Mi succede quando sono concentrata su qualcosa ma allo stesso tempo penso ad altro. L’altro giorno stavo per perdere un dito mentre affettavo un pomodoro, rendiamoci conto.

Improvvisamente mi balena un’idea nella testa. Qualcosa in me si sveglia e spalanco gli occhi.

La baita dei nonni!

Come ho fatto a non pensarci prima, accidenti! Devo muovermi prima che qualcun altro pensi di andare in vacanza senza di me. Mi alzo subito dal divano correndo su per le scale verso la mia stanza, afferro il telefono e cerco freneticamente il nome delle mie compagne di corso nella rubrica. Invio a entrambe un unico messaggio cifrato, tanto per vedere se almeno rispondono.

 

A: Leah; Keira

  Ideona! Baita. Montagna. Neve. Vacanze per noi.

 

Rispondono in fretta per fortuna. Fremo dalla voglia di raccontargli la mia geniale idea, che per il momento resta solo quella.

 

DA: Leah; Keira

  Hai mangiato così tanto che non riesci più a scrivere o blateri cose senza senso?

 

Rispondo anche io molto in fretta, sbagliando a scrivere ogni due per tre per la velocità. Stupidi smartphone.

 

A: Leah; Keira

  No, cioè sì, ho mangiato tanto, ma devo dirvi questa. Mi è venuta un’idea tipo geniale, no? E ho pesato che i prossimi giorni di vacanza li potremmo trascorrere insieme. I miei nonni hanno/avevano una baita in montagna, lontana da ogni forma di civiltà umana. Cosa ne dite?

 

DA: Leah; Keira

  Ma sei matta? Lontani chissà quanto da casa, solo noi tre?

 

A quel punto un’altra idea mi balena nella mente. Leah e Keira hanno ragione, siamo comunque tre ragazze sole nella montagna. Potremo sempre aver bisogno di qualcosa o qualcuno, no?!

 

A: Leah; Keira

  Avete ragione! Possiamo dirlo a Tyler, Isaac e Ben se volete, così non saremo da sole. Allora, che ne dite? Sano sport sulla neve, aria pulita… mh? Mh?

 

DA: Leah; Keira

  Dobbiamo vederci, tutti insieme!

 

 

Non posso che essere d’accordo con loro. Dobbiamo vederci tutti prima di poter decidere cosa fare, e forse dovrei chiedere anche le chiavi di quella casa a papà, visto che apparteneva ai suoi genitori. Intanto che annuisco a me stessa rispondo alle ragazze, confermando quello che ho appena pensato. Parlerò con papà domani mattina, così mi ascolterà meglio.

Intanto scendo di nuovo al piano di sotto, ritrovando tutto esattamente come lo avevo lasciato. Edith e Zoe parlano ancora di maternità, i bambini, ora un po’ stanchi, guardano la televisione sul divano. La mamma e le zie sono nell’altra sala a parlottare tra di loro e gli uomini sono sparsi un po’ in sala da pranzo e un po’ in cucina. Sento che mi annoierò a morte se resterò qui, quindi do la buonanotte a tutti e salgo di nuovo in camera mia. Penso guarderò un film, uno dei tanti che fanno in questo periodo, di quelli che o ti emozioni o perdi la cognizione del tempo e ti addormenti a circa metà film.

E capisco che in effetti mi sono addormentata anche io con la televisione accesa solo quando apro gli occhi improvvisamente per un suono troppo forte e mi accorgo che sono le quattro di mattina e alla televisione danno un film horror tremendo. Mi alzo solo per spegnerla immediatamente e mettermi a letto come una persona normale, riprendendo a dormire molto velocemente.

Il mattino successivo, stranamente, e dico stranamente, vengo svegliata da un insolito silenzio ma con la consapevolezza che tanti piccoli occhietti mi stanno fissando. Quando apro gli occhi, infatti, al mio fianco trovo Mike, il primogenito di Oliver e Edith che ha appena 4 anni, le figlie di zia Eda che sono sedute ai piedi del letto e due cugini di 8 anni. Inizialmente mi preoccupo, perché mi sento tanto Wendy rapita dai bambini sperduti sull’isola che non c’è. Sbatto un paio di volte le palpebre e poi ricordo vagamente la promessa che avevo fatto la sera prima. Devo portare tutti in giardino a giocare con la neve, perché altrimenti si annoiano se non hanno un bersaglio a cui lanciare enormi quantità di neve fin dentro i vestiti. Quindi sorrido, do loro il buongiorno con un bacio sulle loro guance e mi alzo finalmente dal letto, scatenando una serie di risatine sommesse. E sinceramente non capisco se ridono per il mio ridicolo pigiama con Babbo Natale – regalo della nonna – o perché la mia faccia ha i segni del cuscino decorativo ricoperto di paillettes e perline. Cerco di ignorare quelle risatine lanciando loro uno sguardo di rimprovero ma con il sorriso nascosto mentre vado dritta in bagno. Passo prima di fronte al mio comò, per mia fortuna, guardandomi per un solo istante riflessa nello specchio e superandolo. Mi fermo e faccio un passo indietro, soffermandomi di più questa volta a fissare il mio riflesso.

Ok, ora ditemi chi è stato a fare una cosa simile!

I miei capelli sono qualcosa tra il nido di rondine e i fili annodati delle cuffiette dopo essere state lanciate distrattamente nella borsa. Sono completamente annodati, ho qualche treccina tra i nodi che somiglia più a un dread che a una treccia e sono sparati in ogni direzione. E quelli cosa sono, brillantini?

Sbarro gli occhi toccandomi le punte dei capelli con due dita e mi volto in direzione di tutti i bambini sopra il mio letto, che mi fissano divertiti. Ci manca solo che si mettano a rotolare dalle risate.

<< Ok, chi di voi ha fatto questo? >> dico cercando di trattenere al massimo le mie emozioni contrastanti.

Nessuno fiata, ovviamente. Beata omertà, anche tra i più piccoli.

<< Non importa chi sia stato, Len, noi ti troviamo più bella così >> Sophia, la figlia più grande di zia Eda, esprime la sua opinione sorridendo e battendosi un cinque con uno dei cugini più grandi. Adesso mi toccherà fare un altro shampoo in meno di ventiquattro ore, cavolo.

Sospiro, ignorando le altre testoline che annuiscono d’accordo con quello che ha detto Sophia e vado finalmente dritta in bagno. Questa volta in doccia faccio anche lo shampoo con abbondante balsamo, e credo di essermi tirata mezza testa quando li ho pettinati. Mezz’ora dopo sono pronta, di nuovo con la testa in ordine e pulita. I miei capelli sono così morbidi e puliti che addirittura brillano. Ah no, quelli sono i graziosi brillantini argentati che non vanno via nemmeno se scuoti la testa per ore.

Finalmente porto quelle graziose creature a giocare con la neve fino a ora di pranzo, momento in cui il mio stomaco ancora pieno brontola come se non mangiasse da secoli alla vista di quelle buonissime pietanze. Ma è ancora pieno, come fa a brontolare?

 

Il pomeriggio io, le ragazze e i ragazzi ci diamo appuntamento in un bar in centro in cui poter parlare delle nostre vacanze d’avanti una buonissima tazza di cioccolata. Quella non si rifiuta mai. Parto da casa con dieci minuti di anticipo, così arrivo prima di tutti al bar e occupo un po’ di posti per gli altri. Non attendo molto che arrivano Keira e Leah, seguite a ruota da Isaac e Ben.

Ci salutiamo tutti con mille abbracci, perché in effetti siamo abituati a vederci tutti i giorni visto che frequentiamo la stessa università, quindi per noi non vedersi per più di cinque giorni è come non vedersi per settimane o mesi. Quando ci mettiamo a tavola e ordiniamo le nostre cioccolate mi accorgo che manca Tyler, quindi chiedo perché non sia venuto anche lui. All’inizio non ricevo alcuna risposta, poi arriva un sms a Ben e ci comunica che è Tyler e sta arrivando.

Che motivo c’era di non rispondermi allora?

Beh, lo capisco solo un istante dopo, quando nel bar fanno il loro ingresso Tyler e la dolce figura di Evan che con un gesto anche troppo teatrale e costruito di sfila il cappello di lana morbida che indossa. In quel momento la mia schiena si irrigidisce e il mio sguardo si perde – di nuovo – a fissare un punto indefinito oltre il tavolino. Dopo un paio di secondi qualcuno mi sventola una mano d’avanti agli occhi e riprendo a guardare nitidamente.

<< Ti sei incantata Richard? >> sento dire quasi ad un palmo dal mio viso.

Ma tu guarda che presuntuoso. Ovviamente è stato lui a sventolarmi le mani d’avanti agli occhi, perché non riesce proprio a farseli gli affari suoi. Spendiamo due paroline per Evan, giusto per farlo conoscere al mondo più di quanto già non lo sia.

Evan frequenta la nostra stessa università, ma è due anni più grande di me e per fortuna non frequentiamo gli stessi corsi. E’ sempre stato un amico di Tyler, che è stato così gentile da presentarcelo una mattina come tante al campus universitario. Questa graziosa figura maschile – grazioso si fa per dire – ha un ego così smisurato da sminuire sempre tutto e tutti, eppure non si sa come mai, ma lo adorano tutti. Evan è presuntuoso, vanitoso e, mi tocca ammetterlo, anche fottutamente intelligente. Mi chiedo spesso perché non abbia scelto di fare l’attore, visto che nessuno sa recitare meglio di lui, eppure ha scelto la mia stessa università e i suoi voti sono anche alti. Non dico che Evan sia una brutta persona, al di là di quello che ho appena detto. Non sta antipatico alle altre persone e nessuno di loro ha lo stesso atteggiamento che ho io nei suoi confronti. Con questo non voglio dire che a me stia antipatico, ma per come sono fatta io, la gente come lui la trovo molto più da evitare che da avvicinare. Mi fa innervosire quando deve sempre elogiare le sue qualità e sminuire quelle degli altri, non mi sta bene che prenda in giro chiunque gli passi a tiro, non mi piace come tratta le ragazze – e per ragazze non intendo Leah e Keira -, e non mi piace il fatto che molto spesso abbia ragione su ciò che dice. Lo so, l’ultima è una cretinata essenzialmente, ma quando parla ha davvero sempre ragione e questo mi fa innervosire ancor di più in sua presenza. In tutto questo lui si diverte da impazzire; non fa altro che pizzicarmi, provocarmi e insinuare cose non vere. E lo so che lo fa per il gusto di farlo, solo perché sa che io reagisco in un altro modo a differenza degli altri. Spesso lo ignoro e riceve solo silenzi da parte mia, e questo lo fa incavolare. So benissimo che non sa accettare un No e soprattutto l’essere ignorato. Ci sarebbero troppe cosa da dire su di lui, ma perché dargli tanta importanza?

 

Scuoto la testa alla domanda di quel cretino che prende posto proprio di fronte a me.

<< Che ci fa lui qui? >> chiedo a Tyler che invece si è seduto accanto a me.

Tyler è un ragazzo geniale. Ha delle idee davvero pazzesche quando si tratta di scrivere qualche articolo per un progetto, e non capisco come faccia a sopportare uno come Evan, per esempio. Infatti sospira, perché sa cosa penso io e so cosa invece pensa lui.

<< Si è stufato anche lui di starsene con i parenti, come tutti noi infondo >> risponde piano.

<< Ok ma non è invitato nella nostra conversazione, intesi? >> sussurro a mia volta al suo orecchio.

Non vorrei avere un Evan attaccato alle costole anche nella baita in montagna, non serve. E Tyler ridacchia per la mia infantilità.

 

<< Guarda che ti sento, cretina >> sento dire appunto da Evan. Come non detto. Quando mi volto a guardarlo in faccia lo vedo intento a fissarmi con gli occhi semi socchiusi e le labbra leggermente imbronciate in avanti, mentre fa ruotare il suo pacchetto di sigarette sul tavolo.

Non sopporto gli oggetti che ruotano sui tavoli. E poi porta sfiga!

<< Meglio >> rispondo a mia volta << così eviterò di ripetermi. >>

 

Questa volta è lui a non rispondere mentre continua a fissarmi con quello sguardo di smeraldo affilato che si ritrova.

<< Allora, cos’è questa storia della baita dei nonni? >> mi chiede Keira per cambiare discorso.

Cavolo. La baita. Quelle piccole pesti mi hanno fatto completamente dimenticare di chiederlo a papà. E adesso?

<< Si insomma, come dire… i miei nonni paterni ormai defunti da anni e anni avevano una baita in montagna in cui trascorrevano le festività, credo. Non ho idea in che condizioni sia adesso, io ci sono stata da piccola due volte e ricordo che si arriva lì seguendo un sentiero nel bosco che si interrompe dopo un paio di chilometri, poi si percorre un piccolo tratto a piedi e poi il nulla più totale. La casa è completamente immersa nella montagna e non c’è niente tutto intorno, a parte l’eco e il bosco dietro >> racconto, ricordando piccoli particolari che mi vengono in mente.

Tutti mi ascoltano attentamente e mi guardano come se stessi raccontando loro una storia del terrore realmente accaduta. Ricordo perfettamente la strada che si interrompe e a quel punto si è costretti a deviare per una stradina secondaria che porta poi nel bosco e da lì si segue il sentiero perfettamente percorribile in auto. Non so, a dire il vero, se quella casa fu costruita lì ai tempi della guerra o veniva usata come una sorta di rifugio dai miei nonni e in seguito usata come casa da vacanza. Ricordo che mio padre portò me e la mia famiglia solo due volte in quella casa, mai in inverno però. So che cade molta più neve essendo in alta montagna, ma non so realmente quanta visto che non ci sono mai stata in pieno inverno.

<< Cavolo, sembra forte! >> risponde con entusiasmo Keira. I ragazzi annuiscono d’accordo con quello che ha appena detto la mia amica.

<< E secondo te sarà in buone condizioni adesso? >> chiede Leah esitante.

<< Certo che no. Come pretendi che una baracca di legno possa resistere così a lungo a ogni sorta di tempesta senza ricevere alcuna manutenzione! >>

 

Non sono stata io a rispondere alla domanda di Leah, ma quel cretino convinto di sapere sempre tutto. Evan guarda Leah e poi torna a fissare me, e mi innervosisco maggiormente dopo aver sentito ciò che ha detto.

<< Nessuno ha chiesto il tuo parere, smettila di parlare senza sapere le cose >> rispondo fissando a mia volta i miei occhi nei suoi, proprio come sta facendo lui con me.

<< Non ci vuole una laurea per sapere che prima o poi una casa di legno costruita chissà quanti anni fa si rovinerà con il tempo >> risponde piccato lui, con quel ghigno da sapientone che sfodera in queste occasioni. Decido di ignorarlo, così faccio sparire quel sorrisetto strafottente e mi rivolgo di nuovo a Leah per rispondere alla sua domanda.

 

<< Non preoccuparti Leah, la casa è stata costruita anni fa, è vero, ma penso sia stata fatta proprio per resistere alla neve e alle bufere. Non ci resta che vedere con i nostri occhi a questo punto >>

Leah sembra ragionare su ciò che ho detto e poi annuisce. In effetti non credo sia in condizioni pietose, forse sarà un po’ umida e fredda, ma non credo ci crollerà il tetto sopra la testa.

<< Hai già parlato con tuo padre per andarci? >> chiede Isaac.

<< L’ho dimenticato, stamattina le piccole pesti mi hanno combinato qualcosa di indescrivibile ai capelli e ho dimenticato a parlare con mio padre. Vi farò sapere stasera comunque, adesso voglio solo sapere se voi siete d’accordo >>

 

Isaac sorride e guarda tutti i presenti in faccia per scrutarne i volti.

<< Io ci sto! Non abbiamo nulla da perdere infondo, e passare altre due settimane in casa con mia nonna che mi corrompe per giocare a carte non è una bella prospettiva. Allora, voi che dite?>>

Leah e Keira ci stanno, sono entrambe d’accordo per questa piccola avventura in montagna e sono sicura che la loro convinzione sia dovuta al fatto che i ragazzi sono coinvolti in questa cosa tanto quanto loro, quindi non saremo sole. I ragazzi accettano volentieri, perché ognuno di loro non ha voglia di trascorrere le vacanze sui libri chiusi in casa o nel solito locale in città per una birra. Sorrido soddisfatta e felice adesso.

Guardo Evan che adesso non sta più guardando solo me, ma guarda tutti con un sopracciglio alzato e i gomiti sul tavolo. La sua espressione è tra l’incredulo e l’incuriosito. Sembra non essere d’accordo con questa nostra stramba idea ma allo stesso tempo sembra interessato a essere presente anche lui.

<< Tu verrai Evan? >> sento chiedere a qualcuno, forse Tyler. Non lo so, non prestavo attenzione sinceramente, ero troppo impegnata a cercare di capire cosa frullava nella testa del diretto interessato.

<< No >> risponde sicuro << continuo a pensare che sia una follia. Ci sono altri posti in cui andare in vacanza >>

 

Non posso credere che lo abbia detto davvero. Per fortuna i ragazzi non sembrano interessati ad altri luoghi. Sembrano piuttosto incuriositi ed euforici di passare due settimane immersi nella neve lontano da automobili e suoni di città.

<< Quanto sei noioso. Dai, Lauren ti invita e tu rifiuti? >> continua Tyler.

<< Lauren non ha invitato proprio nessuno a parte voi >> rispondo subito io, precedendo la risposta di Evan.

<< Sentito? La principessina non mi vuole nel suo castello >> ribatte lui, questa volta guardando me e sorridendo mostrando i denti perfetti e candidi.

Sto quasi per rispondere a mia volta, ma poi mi blocco. Ho deciso di fare di testa mia e quindi lo ignoro come faccio sempre quando cerca di provocarmi in qualche modo.

 

Continuiamo a parlare tra di noi riguardo questa sorta di vacanza. Ci mettiamo d’accordo tutti insieme per la spesa da portare, con quale auto viaggiare e quanta attrezzatura da neve usare, visto che lì ne serve parecchia. Dopo un po’ i ragazzi iniziano a parlare tra di loro di sport e acrobazie varie sulla neve, mentre io e le ragazze parliamo di quanta roba portarci dietro e quante valigie fare. Si sa che certe cose non cambieranno mai.

Vogliono che racconti loro i ricordi che ho in quella casa e vogliono che la descriva per come la ricordo. In realtà non ricordo molto, ma dico semplicemente che la casa è suddivisa in due pieni, il tetto è a punta, il soffitto non molto alto e il caminetto perfettamente funzionante.

Tra una chiacchiera e l’altra il pomeriggio vola e cala la sera. Il buio arriva presto in pieno inverno, ma senza rendercene conto si è fatta già ora di cena e fuori fa più freddo che mai. Torniamo quindi a casa con la promessa di risentirci più tardi per sapere se papà ci darà le chiavi di casa oppure no.

 

Quando apro la porta il caldo di casa mi invade completamente e sorrido sentendo i muscoli rilassarsi. Ormai è quasi ora di cena, e approfitto del fatto che papà è nel suo studio da solo per parlare con lui.

<< Papà, posso rubarti un minuto? Devo chiederti una cosa >> chiedo esitante.

Papà annuisce e mi invita ad entrare e chiudere la porta, così nessuno disturberà la nostra conversazione. Papà lo fa sempre; se dobbiamo parlare di qualcosa, qualsiasi cosa sia, e guarda caso lui è nel suo studio, la porta deve rimanere chiusa finché ad aprirla non è lui stesso.

<< Pensavo… visto che tra due settimane ricominciano i corsi e siamo tutti un po’ stanchi di stare in casa, non è che per caso potrestidarmilechiavidellabaitadeinonni? >> dico tutto d’un fiato.

Papà mi guarda stranito e si toglie gli occhiali da vista che porta solo quando è al computer.

<< Non ho capito una sola parola di quello che hai detto, tesoro >> mi risponde sorridendomi divertito.

Ok, facciamo un bel respiro.

 

<< Ho pensato che restare a casa con tutta la famiglia per altre due settimane di vacanza, per il mio povero cervello è un po’ deleterio papà. Edith e Oliver partiranno per il mare tra poco, e ho pensato che anche io potrei farmi una piccola vacanza lontano da casa con i miei compagni di corso. Mi è venuta in mente la baita in montagna che avevano i nonni, ricordi? Hai tu le chiavi di quella casa e ho proposto ai ragazzi di passare due settimane lì >>

 

Papà mi guarda e ascolta con attenzione le mie parole. Vorrei davvero che dicesse di sì, ma so che prima mi farà il discorso sulla responsabilità, come fa sempre.

 

<< Nella baita in montagna? Hai idea del freddo che faccia lì in pieno inverno? Per non parlare della casa, non so nemmeno in che condizioni è. E’ da anni che nessuno ci mette piede, potrebbe essere pericoloso tesoro >>

Annuisco, facendogli capire che so perfettamente quello che ha appena detto e lo comprendo.

<< Lo so papà, ma non siamo solo io e le ragazze. Ci saranno anche altri quattro ragazzi con noi. Tre, volevo dire tre ragazzi, quindi saremo in sei e lo spazio non manca. Sarà come andare in una baita qualunque affittandola, solo che questa volta non pagheremo nulla. Fidati papà, siamo grandi abbastanza per una gita fuori porta adesso >> rispondo con voce implorante e convincente.

Papà ci pensa un po’ su, mi raccomanda altre mille cose e mi dice che di sicuro non sarà una gran bella vacanza. Poi però apre un cassetto della sua scrivania e ne estrae il portachiavi a forma di orso bianco con due chiavi un po’ annerite appese al gancio. Sorrido soddisfatta, sono riuscita a convincerlo!

<< Va bene, ma ti ripeto che dovrete cavarvela proprio da soli e non ho idea delle condizioni della casa. Portate molte coperte e vestiti pesanti e fate una spesa abbondante. Ti sto dando molta fiducia Lauren, sappilo. >> dice solenne.

Lo abbraccio di slancio ringraziandolo e gli dico che può fidarsi di me.

 

Dopo cena invio un messaggio alle ragazze e ai ragazzi che sono molto entusiasti e felici per la risposta positiva di mio padre. Invio loro anche la fotografia con le chiavi tra le mie mani e subito dopo una grossa risata con scritto “Adesso siete mie”. Ci mettiamo d’accordo tutti insieme per andare a far la spesa il giorno successivo così da non perdere altro tempo e partire quindi il giorno successivo.

Non vedo l’ora di svegliarmi che sia già domani.

 

 

 

 

 

 

 

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Note autrice:

Ho deciso di aggiornare oggi perché domani non ci sarò tutto il giorno. Avevo intenzione di farlo domani infatti, ma non è detto che lo farò così spesso in futuro. In questo capitolo vi faccio conoscere gli amici di Lauren, ma li conoscerete meglio con il resto dei capitoli visto che saranno presenti in tutta la storia. Come vi sono sembrati a primo impatto? Non vedo l’ora di farveli conoscere meglio :)

Ringrazio ancora chi ha recensito lo scorso capitolo e chi segue questa storia!

Al prossimo capitolo :)

 

 

 

 

   
 
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