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Autore: Kurokage    24/09/2015    1 recensioni
[Storia in fase di revisione | Sarà interrotta per un lungo periodo]
Era una calda giornata di sole e Eris Williams stava salvando la vita ad una persona.
Quello sarebbe stato l'errore più grande della sua vita.
Ma Eris si era dimenticata, o forse scordata, che un'invisibile legge aleggia fra la vita di tutti gli esseri umani, dimenticata ma sempre presente.
Sarà questa invisibile legge a trasformare la vista di Eris, e a farle vedere che dove c'è luce c'è ombra, dove c'è bene c'è male, dove c'è vita c'è morte.
Eris non sarà sola in questo viaggio, un viaggio dove sarà soppesata la sua vita e la sua anima.
...Dicci, Eris, ci sono sconti nel luna park della vita?
...E tu, il tuo, lo otterrai?
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8 - Gelosia... diamine, mi stai portando via?!
8. Gelosia... diamine, mi stai portando via?!

«Posso aprire gli occhi, ora?» gli chiesi dopo non so quanto tempo.
«No, non ancora. Siamo appena arrivati» disse Shin in tono furbo.
C'era un forte brusio di
voci, il che significava essere in mezzo a molta gente.
«Si può sapere dove siamo?» gli chiesi di nuovo.
Camminammo ancora per un po', fino a che il brusio di voci non calò.
«Aspetta ancora un po'... solo... un... poco...» mi disse, mentre con le mani mi faceva sedere su qualcosa di freddo.
I miei occhi chiusi captarono un abbassamento della luce.
«Si può sapere dove-»
«Shhh!» mi fece lui piano «Ora... puoi aprirli...»
Mentre aprivo 
gli occhi, che lentamente si stavano adattando al buio della stanza, una voce femminile iniziò a cantare.
«Ma cos-» «Shhh...»
E fu allora che capii: nell'esatto istante in cui comparve il tipico libro in pelle che si aprì ed iniziò la storia.
Senza preavviso, una piccola lacrima mi scese sulla guancia, quando la voce narrante non si accorse di avermi appena detto che ero alla prima visione di "Cenerentola".

Quasi due ore dopo, finì il film e mi voltai a guardare curiosa uno Shin sorridente.
«Ti è piaciuto?» mi chiese dolce.
«Io... Sì, non saprò mai come ringraziarti» gli risposi sorridente.
«Non devi. La mia più grande ricompensa è-»
Giuro di non aver mai odiato così tanto la sveglia come in quel momento.
«Forza, pigrona» disse la voce di Ael «è ora di alzarsi»
«No... altri... altri cinque minuti...»
«Non ti va forse di... vedere Thy?» mi stuzzicò il bastardo.
«No» gli dissi decisa, stroncando qualunque suo attacco.
«Quindi... non ti sei presa una cotta per lui?» chiese confuso.
Lo guardai decisamente peggio che male.
«E questa spavalda ed acuta, nonché decisamente errata deduzione, dove trova fondo, Watson?»
«Solo dalla storia che si ripete, mia cara Sherlock» mi rispose con una risata.
In fretta e furia, mi dileguai dai suoi deliri e mi preparai in bagno.
Dieci minuti dopo ero tranquillamente seduta al tavolo della cucina con i miei genitori, intenta a spazzolare una pila di tre soffici e buonissimi pancakes.
«Forza, a scuola, che sennò fai tardi» mi disse mamma mentre mi pulivo la bocca col tovagliolo.
Una manciata di minuti ed ero già a metà del tragitto.
Con le cuffiette  nelle orecchie, feci un balzo alto cinque centimetri quando una mano mi toccò la spalla.
Mi ci vollero un paio di minuti prima di arrivare alla conclusione che, quello che stavo osservando, non era il volto di un mal intenzionato ma di Thy.
«Ciao!» mi disse lui tutto raggiante.
«C-Ciao...»
«Che c'è? È successo qualcosa?» il tono della sua voce era profondamente preoccupato.
«Ah? No no... Non è successo nulla, davvero...»
«Ne sei sicura, Eris?»
«Sì... Sì, non preoccuparti. Ho solo preso paura»
«Ah! Ti ho fatto paura? Cielo, mi dispiace! Pensavo mi avessi sentito...»
«No... e no, non preoccuparti. Ho rischiato l'infarto ma ora è tutto a posto» gli risposi scherzosa.
Lui, per tutta risposta prese delicatamente una mano nella mia ed incominciò a camminare.
«Forza, andiamo a scuola» mi disse con un felice e luminoso sorriso.
" «Quindi... non ti sei presa una cotta per lui?» "
Stranamente, mi tornò in mente Ael.
Io ero sicura di non provare nulla per Thy, solo... quando ero con lui ero stranamente più felice e... e...
«Tutto ok?»
«Eh?»
«Eris, è tutto ok?» disse la voce preoccupata di Thy.
«Ah, sì sì, non preoccuparti» gli risposi con un sorriso che non convinceva nemmeno un morto.
«Se lo dici tu...» mi rispose lui, infatti, con uno sguardo dubbioso.
«Perché sei... così gentile?» gli chiesi di botto «Cioè... non ci conosciamo da molto tempo, e... ecco...»
«S-Scusa...» mi rispose lui imbarazzato e con una punta di tristezza nella voce, mentre toglieva la mano dalla mia.
«No! Io....» gli dissi istintivamente, mentre riprendevo la sua mano nella mia.
Lui si voltò a guardarmi stupito ed allora, arrivando razionalmente al significato del mio gesto, mollai subito la presa.
«S... Scusa...» dissi a bassa voce, abbassando gli occhi al terreno.
"Divini Dei, che figuraccia..." pensai fra me e me.
Thy ed io tornammo a camminare silenziosi, ma con la coda nell'occhio vidi un sorrisetto spuntare sulle sue labbra.
«È solo che... mi sembra di conoscerti» disse lui continuando a guardare dritto «... da sempre»
Non riuscii ad aggiungere nient'altro a causa dell'arrivo a scuola.
Thy si voltò a farmi un sorrisetto e poi se ne andò per la sua strada, lasciandomi completamente sola a macinare quella che mi aveva detto.

Quella giornata passò talmente tanto veloce che non me ne resi conto ma, nello stesso tempo, così tanto lentamente che ogni secondo sembrava un'ora d'inferno.
«... credi anche tu, Eris?» disse Mary facendomi ritornare alla realtà.
«Eh? Cosa?» diamine, era già ora di pranzo.
«È tutto il giorno che sei per i tuoi, sei sicura di star bene?»
«Sì, non preoccuparti. Cosa mi stavi dicendo?»
«Ti stavo dicendo che, credo che Thy si sia ambientato abbastanza bene, non credi?» mi disse lei, indicandomi con un gesto un angolo della mensa.
Non feci nemmeno in tempo a finire il mio "Perché?" che avevo la bocca già spalancata di almeno cinque centimetri.
Mary si affrettò a chiudermi la bocca e a voltarmi la testa nella sua direzione, prima che Thy si voltasse e ci - mi - scoprisse.
Mary gli fece un cenno di saluto con la mano, ma io non mi voltai a salutarlo.
Non ci riuscivo.
Negli occhi continuavo ad avere l'immagine di Sherley che si sbaciucchiava platealmente Phy - e quello non è che mi interessasse poi più di tanto - e Thy che stava comodamente seduto fra le due oche starnazzanti di cui non ricordavo il nome: il coretto di Sherley.
Io... io sapevo che prima o poi sarebbe successo.
Insomma, lei è tutto sommato una bella ragazza, tutte loro lo sono: col quoziente intellettivo di una rapa marcia, certo, ma sono esteriormente molto attraenti.
Capelli lunghi che sembrano seta, trucco costantemente fatto e mai una sbavatura, sorriso sempre brillante... beh, il meglio che potresti avere dal liceo.
E Thy non era da meno.
Insomma, tutto sommato erano un bel quadro.
Sì, stavano bene inseme.
Avrei anche potuto dire che avrebbero formato una bella coppia se si fosse messo con qualcuna di loro.
Ma allora... perché mi sembrava che mi avessero preso a pugni lo stomaco?
Perché avevo una gran voglia di alzarmi e tirare i capelli a tutto quel dannato gruppetto?
"Calma, Eris, calma" ripetei a me stessa una volta, due volte, tre volte, forse anche dieci volte.
Non avevo nessun motivo per sentirmi così.
Non avevo nessuna pretesa su Thy, non era né mio fratello, né il mio ragazzo.
Allora perché... perché mi sentivo così... così... tradita?
Mi aveva solo stretto la mano lungo il tragitto, non era poi tutta 'sta roba!
Non avevo il più minimo motivo di sentirmi tradita, e lui non doveva essere l'oggetto della mia gelosia!
"Gelo... Gelosia? E perché mai? Perché dovrei essere gelosa di lui?"
La campanella suonò ed io e Mary ci alzammo insieme.
«Eris?» mi chiese leggermente preoccupata, mentre ci dirigevamo verso l'aula.
«Sì. Trovo si sia ambientato magnificamente»
Sapevo di essere stata acida, ma il modo in cui Mary si fermò e mi guardò stralunata, mi fece capire che forse ero stata un tantino troppo acida.
Ad ogni modo, non volevo ragionarci ora, così mi voltai e me ne andai a lezione.
Forse fu la rabbia, ma la lezione finì in un batter d'occhio e io non ci capii un tubo.
In realtà non capii un tubo nemmeno delle seguenti.
«Mary, ecco... ti andrebbe di... prestarmi i tuoi appunti delle lezioni?»
«Sì, certo, ma come mai?»
«Perché, sinceramente, non ho capito niente delle ultime ore» le dissi con un sorriso imbarazzato, mentre ci dirigevamo all'uscita.
Anche quella giornata d'inferno era finita.
«Sì, non ti preo- oh oh, disastro a ore sei! Disastro a ore sei!»
Non feci nemmeno in tempo a capire di cosa diamine stesse parlando che una mano mi afferrò la spalla.
«Eris... ti dispiace se ti accompagno a casa? Credo... Credo che dobbiamo parlare»
Poi, Thy, si rivolse a Mary
«Ti spiace?»
«Io... Eris ha avuto un giornata un po'-»   «Sì. Non ci sono problemi» dissi, interrompendo Mary.
"Calma, Eris, calma. Mantieni un comportamento distaccato. Non è successo nulla, troppi filmini mentali fanno male"
«Andiamo?» mi chiese lui, destandomi dai miei irrequieti pensieri.
Feci un cenno di assenso e incominciammo a camminare.
Vidi Matt, prima di uscire.
Come ci notò, mollò tutto per venire verso di noi, ma  - evidentemente - l'espressione sulla mia faccia lo fece restare di sasso.
Non sapevo se sentirmi uno schifo o esserne onorata.
Nel dubbio, tornai a guardare per terra.

Non mi accorsi nemmeno quando Thy si fermò.
Una valanga di pensieri mi aveva invaso la testa e ci avevo rimuginato così tanto che mi era venuto persino il mal di testa.
«Eccoci» disse semplicemente, incominciando ad inoltrarsi nel piccolo campo in cui mi aveva portato l'altra volta.
Quel giorno vi erano meno fiori, ma era fantastico lo stesso.
«Quindi. Di cosa volevi parlare?» chiesi, distraendomi dal paesaggio.
«Esattamente non so da dove iniziare, quindi... ti irrita se racconto un altro mito?» chiese con un mezzo sorriso di scuse.
«No» gli dissi semplicemente, sedendomi sul prato ad ascoltare.
«Bene» si sedette anche lui sull'erba e cominciò a parlare.
«Nell'era degli Dei dell'Olimpo, Ade era il solitario.
Su scelta di Zeus, era relegato negli Inferi, luogo da cui non poteva - e non amava - spostarsi.
Si spostò solo due volte: per prendere moglie e per esser guarito da una ferita.
Ma, nonostante l'eternità con le anime defunte possa sembrare una noia... mortale, Ade non era solo.
Negli Inferi vi erano altre divinità e fra queste, due che lo interessarono particolarmente.
Quella di cui voglio parlarti era sicura di sé fino alla derisione, perché trascinata dalla gelosia e dall'invidia.
Negli Inferi, vi era un fiume, l'Acheronte, che aveva un affluente chiamato Cocito.
Cocito, fra le tante, aveva una bella figlia: prosperosa e chiara di pelle, con lunghi e lisci capelli color rame pregiato che portava il nome di Myntha.
Ella era una Naiade, una Potameide per meglio dire, la cui bellezza non aveva rivali negli Inferi.
E Ade se ne innamorò perdutamente.
Purtroppo, però, Ade voleva prendere moglie e scelse Persefone, scatenando la tristezza e l'invidia della ninfa.
Ella non si diede per vinta e rimase comunque una concubina di Ade.
Qui, in un moto d'invidia verso Persefone la sposa, Myntha non faceva che vantarsi della propria bravura nelle arti erotiche verso Ade, finché un giorno, Persefone, stanca ed annoiata da queste "umiliazioni", non la prese e la fece a pezzi.
Ade, mosso da compassione per un gesto così deciso e brutale della sposa, decise di concedere a Myntha di diventare una profumata erba in ricordo del loro profumato amore, ma qualcuno era contrario.
Prima di diventare la concubina "ufficiale" di Ade e anche mentre quest'ultimo prendeva sposa, Myntha aveva più volte ricevuto richieste di unione da Zeus che ella aveva prontamente e freddamente rifiutato.
Quindi, Myntha, ora pianta, si vide addosso la punizione di Zeus per il suo orgoglio ferito e la rese una pianta fredda, in quanto freddi erano stati i rifiuti di Myntha.
Ma la sua sfortuna non terminò qui.
L'aver provocato Persefone, aveva avuto conseguenze molto più gravi di quante pensasse: anche Demetra, appreso ciò che aveva fatto, le diede la sua punizione: per aver criticato le doti amorose della figlia Persefone, Demetra la condannò a pianta sterile.
La povera e bellissima ninfa Myntha si ritrovava così ad essere una pianta, fredda e sterile: la Menta»
Appena concluse il racconto, attimi di silenzio ci divisero per un lungo periodo.
«Devo... dedurre qualcosa da questo mito o mi devi dire dell'altro?» chiesi, forse un po' freddamente, ma tentando di mantenere un tono della voce abbastanza neutrale.
«Demetra potrebbe punirti» disse lui, continuando a guardare davanti a sé.
«Cosa, scusa?»
«Demetra potrebbe punirti. Non essere come Myntha»
«Perché, sono... sono come Myntha?» chiesi confusa, dato che non capivo dove volesse arrivare.
«Sì. Stai diventando Myntha, Eris. Non farlo. Gli Dei non sono mai buoni con personaggi del genere»
«Ok, Thy, non ci sto capendo più niente. Che cosa vorrebbe dire?»
«Quello che ti ho appena detto»
«È...È un mito, Thy! Non è mai esistito! Solo perché la menta porta sensazioni fredde, è profumata e sterile, non significa che derivi da una ninfa!»
«Cielo, Eris! Non ti sto dicendo di essere come la menta! Ti sto dicendo di non essere come Myntha!»
«Ma cosa diavolo vuol dire?!» ero ormai al limite e il mio tono di voce non lo mascherava.
Ero stanca, stressata, volevo tornare a casa, non riuscivo a cavarmi dalla mente l'immagine di quella mattina e lui mi faceva fare pure dei giri di parole per esprimere pensieri complicati che avrebbe avuto problemi anche Einstein!
Thy si voltò e mi fissò intensamente, serio come non l'avevo mai visto.
«Ti sto dicendo di non perdere fiducia in te stessa e di non soccombere alla gelosia o l'invidia, Eris»
La sua voce aveva assunto un tono decisamente più dolce, come se avesse sempre saputo che le scene di quella mattina mi avrebbero fatto dare di matto.
«E questo cosa-»
«Myntha era gelosa ed invidiosa di Persefone perché era accanto ad Ade.
Ma non si era mai accorta che, comunque, Ade la teneva in un posto speciale nel suo amore»

Mentre io continuavo a non capire un tubo, Thy alzò una mano e delicatamente mi sfiorò la guancia.
«Non essere gelosa, Eris.
Sì, loro saranno esteriormente attraenti, degne di ogni corona d'argento, ma sarai sempre tu ad avere quella d'oro»
Si fermò un attimo, mentre io tentavo di raccapezzarmi fra la sua mano sulla guancia, i suoi occhi fissi nei miei e i pensieri che mi frullavano in testa.
Mi disse un'ultima frase e come d'incanto tutti i pensieri svanirono, tutto divenne bianco e la confusione che avevo si dissipò completamente.
Si alzò con grazia e mi salutò, dicendomi che aveva degli impegni importanti.
Io dal canto mio mi alzai e, come in tranche, mi diressi a casa.
«Heilà! Com'è andata oggi?» mi chiese un inaspettatamente più gioviale del solito Ael.
«Uhm» mugugnai, tirando dritto per camera mia.
«Hei... tutto... tutto bene?» mi chiese preoccupato.
«Umh»
«"Umh" che significa in gergo umano, scusa?»
«Umh»
«... "Umh"?»
«Umh»
«D'accordo, d'accordo! Ho capito la situazione. Ti faccio un cenno quando è ora di cena» disse, svanendo nel nulla.
«Umh» gli risposi, anche se ormai non c'era più nessuno.
Chiudendomi la porta della mia stanza alle spalle, mi buttai sul letto a pancia in su, mentre la testa si riaffollava col doppio di pensieri.
"
«Sii Persefone, Eris, sii Persefone e falle tutte a pezzi.
Sii la
mia Persefone e le faremo a pezzi insieme»"
«... Ma che situazione di merda...»

/*Citazioni e Riferimenti*/
Ecco la descrizione di alcuni nomi usati in questo capitolo che, forse, non tutti conoscono:
Naiadi: Ninfe (dee minori) che presiedevano le acque dolci della Terra. Avevano anche abilità profetiche e guaritrici. La Naiadi si dividono in: Potameidi, Pegee, Creniadi, Limniadi e Eleadi.
▨  Naiadi Potameidi:  ninfe dei fiumi
▨  
Naiadi Pegee: ninfe delle sorgenti
▨ 
Naiadi Creniadi: dette anche Crenee, erano le ninfe delle fontane
▨ 
Naiadi Limniadi: ninfe dei laghi
▨ Naiadi Eleadi: ninfe delle paludi

Il mito di Myntha qui descritto è l'unione di più miti le cui versioni (sintetizzate) sono le seguenti:
1. Myntha era la concubina di Ade, deridendo Persefone per le sue arti seduttore, ella la fece a pezzi, Ade la trasformò in una pianta profumata che prese il nome di menta
1.1 Variante del mito precedente vuole che, dopo essere divenuta pianta, Myntha venne trovata da Demetra ed ella, il lutto per la perdita della figlia, riconoscendo il tocco di Ade nelle suo essere, la rese sterile come punizione;
2. Concubina di Ade, Myntha aveva deriso Persefone per le sue arti seduttorie, così ella la pestò per farla tacere e trasformò Myntha nella menta;
3. Myntha aveva più volte rifiutato freddamente le avances di Zeus e, come ella diventò una pianta, per punizione la fece diventare fredda.

/*Angolo Autore*/
Eeeeeee, con immenso ritardo annuncio il capitolo 8, ma come si dice: "meglio tardi che mai"!
Godetevi la lettura e spero vi piacci
a!
                                                                        - Kurokage
   
 
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