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Autore: gingersnapped    24/09/2015    1 recensioni
Hiccup Horrendous Haddock III era tutto fuorché orrendo, come invece suggeriva il suo nome
Merida Dunbroch era una ragazza non convenzionale.
Jackson Overland Frost era il tipico adolescente che si nascondeva dietro una maschera
Rapunzel Corona era di una bellezza che rasentava la perfezione.
Questa però, non è una raccolta d’amore. Questa è una raccolta di come questi quattro amici si innamorarono –e alcuni scoprirono più tardi di esserlo già in precedenza. Questa è una raccolta di giorni normali resi speciali da momenti e da parole, oppure da un semplice gesto.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Mericcup
 




Certe volte Hiccup si ritrovava a pensare che qualcuno –perché sicuramente qualche entità superiore esisteva- ce l’avesse a morte con lui per fargli andare tutto così male. Mosso da quel sentimento, aprì la porta della propria camera con talmente tanta forza che, al momento di entrare, questa si richiuse sbattendo rovinosamente sul suo naso. Perfetto, si ritrovò a pensare tuffandosi sul letto con il naso dolorante e fissando il lampadario con le pale che ruotavano incessantemente, io odio la mia vita e questa mi odia di rimando. Chiuse gli occhi verdi, cercando di pensare a qualcosa che lo rilassasse e arrossì quando realizzò che la prima persona a cui aveva pensato era lei. E la sensazione più contrastante era che non lo rilassava affatto. In quel momento Hiccup era, infatti, teso come una corda di violino. Si alzò dal letto, sentendo di dover smaltire quella sensazione, quell’impulso in qualche modo e il suo sguardo si posò su una fotografia che teneva in bella vista sulla scrivania. Erano semplicemente loro quattro. Sorrise, vedendo il volto estremamente felice di Rapunzel che abbracciava sia Jack –alquanto imbarazzato e rosso in viso- che Merida, la quale era girata verso di lui con l’accenno di un sorriso. Ricordava perfettamente quando e dove era stata scattata quella foto: a casa di Rapunzel nel periodo natalizio. La bionda aveva convinto i suoi genitori ad invitarli e poi proprio sua madre aveva scattato la foto, facendo l’occhiolino a Jack. L’albino aveva poi tentato di giustificare il rossore del volto con l’eccessivo calore della casa, dovuto al camino acceso. Non era la migliore foto che avevano tutti e quattro insieme, ma ad Hiccup era sempre piaciuto un particolare: gli occhi di Merida, e non perché guardavano lui –come invece sosteneva Jack-. Erano estremamente belli in quella foto, simili al ghiaccio, ma a lui avevano sempre dato la sensazione del fuoco. Non erano affatto rossi, e neanche particolarmente caldi. Non erano luminosi come quelli di Astrid, incredibilmente azzurri, e nemmeno brillavano come erano soliti fare quelli di Rapunzel quando era entusiasta, ma avevano quello straordinario potere di essere familiari e sorridenti e inoltre erano sempre belli da guardare anche dopo una giornataccia, proprio come il fuoco. Hiccup doveva assolutamente smaltire quella sensazione e così, con un gesto impulsivo –passava davvero troppo tempo con lei e con Jack che non erano certi i migliori modelli di vita-, prese il cellulare in mano e digitò il suo numero.
“Pronto?”, rispose Merida immediatamente, con il suo tipico tono di voce sfacciato e ironico, tono che spesso riusciva ad esasperarlo.
Hiccup sorrise, conscio che in quella giornataccia avrebbe ammirato il fuoco.





 
Jackunzel




 
A volte Jack pensava che la compagnia di Hiccup lo avesse danneggiato in qualche strano e irreversibile modo. Non riusciva a capacitarsi di certi suoi pensieri o comportamenti romantici che –ne era sicurissimo- non avrebbe mai rivolto a nessuno. Beh, si corresse da solo, a nessuno tranne che a Rapunzel. Ed ecco che le guance dell’albino si imporporavano di rosso, le pupille si dilatavano e il cuore si riempiva di sentimento fino a scoppiare. Odiava decisamente questo aspetto e ancor di più odiava il fatto di non odiarlo completamente. Di certo non avrebbe mai iniziato a comportarsi in modo gentile con tutte le ragazze –non avrebbe mai rinunciato a tirare i capelli a Merida, ad esempio- ma con Rapunzel.. era diverso. Lei era diversa. Ai suoi occhi era come un raggio di sole e questo Jack l’aveva capito durante il loro primo incontro. Probabilmente i lunghi capelli biondi, simili a fili d’oro, avevano contribuito a cristallizzare questa idea nella mente dell’albino, ma la ragazza era riuscita a sciogliere in men che non si dica quella sua corazza che lo allontanava dagli altri. Rapunzel era la chiara visione della speranza nel mondo. Ed era bella, come mai nessuno poteva essere. Possedeva quel tipo di bellezza che ti conquistava sorriso dopo sorriso, abbraccio dopo abbraccio e che ti spingeva a fare lo stesso. A Jack ricordava molto Emma. L’albino scosse la testa, sorridendo, come a voler togliersi quei pensieri che lo intristivano ma che allo stesso tempo lo confortavano e prese un libro. Poi, resosi conto dell’errore, lo allontanò stranito, aprendo invece il portatile che era posto sulla sua scrivania. Sì, la compagnia di Hiccup lo aveva danneggiato davvero se si stava mettendo a fare i compiti la sera per distrarsi. Abbozzò un sorriso vedendo le foto che doveva stampare per conto della scuola: l’anno precedente, per non rischiare di perdere l’anno, aveva consentito di fare le foto alla recita studentesca alla quale avevano partecipato sia Rapunzel che Merida. Doveva ammetterlo, se non fosse stato per Hiccup non sarebbe riuscito a fare nessuna foto e si sarebbe seduto a godersi lo spettacolo per eccellenza, Romeo e Giulietta, reso comico dalle scene della rossa -che aveva lottato per interpretare Mercuzio, un ruolo maschile e, a malincuore, era stata davvero brava-. Rapunzel, invece, aveva interpretato magistralmente Giulietta, senza eccedere nella drammatizzazione o nell’ingenuità del personaggio. Era stata semplicemente perfetta. Riguardò tutte le foto, controllando se fossero tutte buone, e si soffermò proprio su una foto della bionda, da cui traspariva la tragicità della scena e del personaggio. Qualcuno bussò.
“Jack?”, lo chiamò Toothiana, aprendo la porta. “Io sto andando a lavorare. Ti ho lasciato il cibo sul tavolo della cucina ma se hai bisogno di aiuto c’è comunque Sandy a casa. Okay?”
Jack annuì, sorridendo. “Grazie Tooth. E buon lavoro.”
“Grazie.. Oh, che carina!”, esclamò, avvicinandosi al computer di Jack e osservando meglio la foto. L’albino arrossì, cercando di essere il più evasivo possibile.
“È una mia amica, è..”
“Rapunzel, no?”
“Sì, è lei.”
“È davvero carina! Perché non le chiedi di uscire?”
“Perché sono suo amico.”
“E..?”
“..e non sono il ragazzo giusto, ecco”, ammise lui, spostando lo sguardo.
“Certo che lo sei!”, esclamò Toothiana. “E se a qualcuno non sta bene, mandalo da me”, disse, facendogli l’occhiolino. Jack rise, leggermente rincuorato di avere quella sorta di famiglia allargata fantastica.
“Oh, si sta facendo tardi”, disse a malincuore la donna, guardando l’orologio. “Ricorda, la cena è..”
“..sul tavolo della cucina, lo so.”
“E se hai bisogno di qualunque cosa c’è..”
“..c’è Sandy, lo so.”
Toothiana lo guardò attentamente con i suoi occhi violetti, scombinandogli i capelli. “Allora ascolti! Glielo devo dire a Bunnymund che non c’è bisogno di urlare con te”, commentò, scambiando uno sguardo complice con l’albino. La donna se ne andò, chiudendo la porta alle sue spalle e lasciando nuovamente solo il ragazzo.  Jack sorrise, guardando ancora una volta quella fotografia. L’avrebbe fatta pagare in qualche modo a Hiccup. 
   
 
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