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Autore: jjk    24/09/2015    3 recensioni
Ne aveva fatte di cavolate nella sua vita, ma probabilmente nessuna così stupida e completamente priva di significato.
Ma cosa gli aveva detto la testa quella sera? E perché invece che ammettere subito il suo errore aveva insistito sul continuare quella strada per tutto quel tempo?
Sperava solo che non fosse troppo tardi per rimediare anche se era certo che le cose non sarebbero state così facile. Era stato via abbastanza tempo da spingere chiunque ad andare avanti con la propria vita.
Era stato via abbastanza a lungo da causare un dolore che non poteva essere perdonato.
Chissà quante cose erano cambiate durante la sua assenza.
Chissà se lui.....
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis, Fortunè Penniman, Yasmine Penniman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quando si svegliò il collo gli faceva un male  terribile, ma non era ancora nulla in confronto al dolore che provò quando si rese conto che ancora una volta non c'era nessuno accanto a lui. 
Si costrinse ad alzarsi dal pavimento e si fece una rapida doccia.
Non aveva nemmeno la forza di farsi la barba o di canticchiare qualcosa.
Se Andy lo avesse visto in quello stato di certo gli avrebbe misurato la febbre e lo avrebbe costretto a prendersi una giornata di riposo.
Si sarebbe preso cura di lui come aveva sempre fatto in quegli anni. 
Ora era solo. 
Riempì una borsa con qualche penna, un quaderno e il vecchio Walkman di quando era ragazzino è uscì di casa. 
Sarebbe dovuto andare a trovare sua madre, però la meta che aveva in mente per quel giorno era completamente diversa.
Se sua madre avesse scoperto che era a Londra ma non era passato da lei appena atterrato di sicuro si sarebbe arrabbiata moltissimo, ma in quel momento a Mika non poteva importare di meno. 
Camminò velocemente nella fredda pioggia londinese fino ad un parco, lo stesso che era stato il suo rifugio da bambino.
Il suo albero era ancora lì, fiero ed un po'più alto di come lo ricordava, però era tanto tempo che non passava a trovarlo. 
Le sue mani corsero sicure verso gli appoggi che aveva trovato da ragazzino. 
Le sue braccia e le sue gambe adesso erano più lunghe quindi arrivare in cima utilizzando quegli stessi appigli risultò più complicato del previsto. 
Quando trovò un ramo che sembrava abbastanza resistente si sedette ed osservò le sue mani, ora piene di graffi. 
Era decisamente fuori allenamento. 
Un goccia di sangue gocciolò sui suoi pantaloni.
Istintivamente portò la mano ferita alla bocca è sentì il sapore del sangue bagnargli le labbra.
Lo stesso sapore che aveva invaso la sua bocca anni prima, in quello stesso parco, sotto lo stesso albero. 
Ricordava ogni singolo dettaglio di quel giorno. 
Ricordava di essere scappato fuggendo dagli ennesimi bulli che avevano deciso che lui era troppo strano perché potesse vivere in pace. Ricordava di come quella fosse l'ennesima volta che provava a scalare quell'albero con scarso successo. 
Quella volta era riuscito ad arrivare fino ad un ramo minore a cui aveva fatto l'errore di appoggiarsi. Quando questo si era rotto Mika aveva provato ad aggrapparsi a qualsiasi altra cosa, ma era comunque rovinosamente caduto a terra.
Tutto ciò che aveva ottenuto erano delle mani martoriate e probabilmente anche una caviglia slogata.
Era così arrabbiato con il mondo e con se stesso che gli veniva da piangere.
Le prime lacrime avevano già cominciato a rigargli silenziose il volto quando aveva sentito qualcuno alle sue spalle.
Si era girato ed aveva trovato un ragazzino biondo che lo guardava sorridendo mentre gli porgeva un fazzoletto di stoffa. Mika si era asciugato velocemente gli occhi con le mani, ottenendo solamente di sporcarsi la faccia con il sangue misto al terriccio. 
“Aspetta, lascia fare a me” aveva sussurrato il biondino bagnando il fazzoletto con un flaconcino che aveva in mano. 
Senza dire altro gli aveva pulito delicatamente le ferite sulle mani e anche alcune sulle gambe di cui Mika non si era nemmeno accorto. 
I graffi bruciavano quando il fazzoletto li sfiorava, anche se il ragazzino aveva cercato di fare più attenzione possibile.
Era bravo, neanche sua madre o sua sorella Paloma, oramai espertissime nell’occuparsi di lui, avevano una mano così gentile.
O forse gli era sembrato così perché era completamente preso dall'osservare i movimenti che quello faceva al punto da dimenticarsi completamente del resto. 
Dopo avergli disinfettato con cura tutte le ferite il biondo aveva preso un altro fazzoletto ed una bottiglietta d'acqua da uno zaino che Mika non aveva notato prima. 
Gli aveva delicatamente pulito la faccia.
Il riccio avrebbe voluto dirgli che era perfettamente in grado di farlo da solo, ma quando si era trovato quei due occhi azzurri fissi nei suoi non era riuscito a dire nulla. 
Era rimasto ad osservare quel volto e la luce che lo incorniciava fino a che il ragazzino non si era allontanato e si era seduto per terra accanto a lui. 
“Suppongo di doverti ringraziare” era riuscito a borbottare dopo qualche secondo. 
“Non devi”
“Beh, grazie comunque per il disinfettante e tutto”
“Non c'è di che. Mi ha fatto piacere”
“Ma come facevi a sapere che..... insomma che io.... Beh, hai capito”
“Credo di si. Comunque ti ho visto.

Passi quasi tutti i giorni da queste parti per provare a scalare l'albero e ogni tanto mi piace osservarti”
“Questo è un po'inquietante sai?”

Il biondino non aveva dato segno di averlo sentito e aveva continuato a parlare.
“Ti stavo osservando dalla finestra di camera mia quando sei caduto” aveva detto indicando il balconcino di una casa dall'altro lato della strada
“Non ti sei rialzato e ho pensato che avessi bisogno di aiuto. A proposito, il tuo piede è apposto?”
“Si, si, tutto perfettamente in ordine. Adesso però devo andare a casa”
aveva borbottato Mika provando ad alzarsi ma dovendo sedersi di nuovo a causa di una fitta alla caviglia.
“Non penso che mentirmi sia una soluzione”
“Non ti sto mentendo. Sto bene e devo andare a casa”
Si era appoggiato all'albero per alzarsi, ma ogni passo sembrava più doloroso.
“Ti voglio solo aiutare” aveva insistito il biondo. 
“Ti ho detto che sto bene!” gli aveva risposto duramente anche se la smorfia sul suo viso diceva tutto il contrario.
Aveva provato ad allungare il passo per allontanarsi velocemente da quel ragazzino, ma era caduto  nuovamente per terra.
Il biondino era accorso ad aiutarlo, ma Mika lo aveva respinto con una mano. 
“Perché non puoi lasciarmi in pace?! Non capisci che io sto meglio da solo?!” le lacrime erano tornate a pungergli gli occhi
“Nessuno sta meglio da solo, è solo una bugia che ci raccontiamo per non ammettere quanto la solitudine ci ferisca” aveva ribattuto argutamente il biondo e solo in quel momento Mika aveva smesso di provare ad allontanarlo. 
Il ragazzino si era avvicinato e lo aveva aiutato ad alzarsi.
Il braccio di Mika aveva circondato le sue spalle esili e per la prima volta dopo tanto tempo Mika non aveva avuto l'istinto di scappare.
“Ti porto a casa mia, poi potrai chiamare i tuoi genitori perché ti vengano a prendere dato che non puoi certo andare a casa da solo con la caviglia ridotta in quel modo”
“Ma non so nemmeno come ti chiami!” aveva provato a protestare, ma il biondino lo aveva guardato sorridendo
“Io sono Andreas, per gli amici Andy, e tu?”
“Michael, ma tu puoi chiamarmi Mika”.

I suoi genitori erano passati a prenderlo a casa di Andy per portarlo in ospedale solo dopo che suo padre era tornato dal lavoro, quindi Mika aveva speso il resto del pomeriggio con il biondino, felice come non si sentiva da tanto. 
La caviglia non aveva nulla di che, ma i dottori del pronto soccorso gli raccomandarono di stare fermo per qualche giorno ed  Andy aveva insistito molto per andarlo a trovare, promettendogli che quando fosse guarito gli avrebbe insegnato a salire su quell'albero.
E lo aveva fatto.
Quell'albero diventò il loro posto segreto, il posto dove potevano essere quello che volevano. 
Dal suo ramo Mika si mise ad osservare la casa che ancora apparteneva ai genitori del ragazzo.
Di sicuro Andy non si era ritrasferito da loro dopo che lui era scappato a Montreal, però Mika sperava che prima o poi sarebbe passato per quella porta.
Si era ben informato sui lavori che il biondo doveva svolgere in quel periodo, per questo aveva la certezza che in quel periodo si trovasse a Londra e non in Grecia, dove oramai passava la maggior parte dell'anno. 
Si mise le cuffiette e premette il pulsante play del Walkman ma non fece nemmeno in tempo a capire quale canzone fosse partita che una slanciata sagoma attraverso il vialetto della casa che stava osservando. Avrebbe riconosciuto quella figura ovunque.
Era andato in quel parco proprio sperando di vederlo, ma adesso che era lì, davanti a lui, adesso che doveva solo scendere da quell'albero per potersi trovare faccia a faccia con quello che era certo essere l'uomo della sua vita, non sapeva cosa fare. 
Non aveva il diritto di piombare a casa dei suoi genitori e distruggere quella vita che stava disperatamente cercando di ricostruire, eppure aveva un bisogno disperato di vederlo.
Eppure poteva mettere ancora una volta i suoi bisogni di fronte a quelli della persona che amava di più? 
Andy era entrato in casa da tempo quando Mika si decise a scendere dall'albero.
Si avvicinò alla casa e aspettò pazientemente che uscisse. 
Dopo un tempo che gli parve infinito finalmente la figura del biondo riapparve.
Mika lo seguì silenziosamente fino a che non lo vide entrare in un altro palazzo, sicuramente quello dove abitava.
Aspettò che fosse entrato e, senza farsi notare lo seguì per le scale.
Andy doveva essersi accorto di qualcosa perché si girò a controllare che non ci fosse nessuno, ma Mika fu molto veloce a nascondersi.
Il biondo aprì quindi la porta ed entrò in quella che ora era casa sua mentre il riccio lo osservava di nascosto.
Qualche lacrima gli solcava il volto mentre cominciava ad incamminarsi verso casa di sua madre.

Nota: Alla fine sono riuscita a pubblicare prima del previsto(ma non ci fate troppo l'abitudine), anche se è un capitolo molto corto.
Questa scena però doveva essere per forza isolata dalla prossima e presto capirete il perchè.
Intanto fatemi sapere cosa ne pensate.
Ringrazio chiunque abbia perso anche solo 5 minuti per leggere o recensire questa storia e......
Niente, ci vediamo al prossimo capitolo.

 
  
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