Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: FreDrachen    24/09/2015    2 recensioni
Cosa potrebbe mai accadere se un Angelo si innamorasse di un Demone? E se il Demone ricambiasse?
Non è impossibile.
A Gabriele e Lilith è successo. E sono disposti a tutto per proteggere il loro amore proibito.
Anche a costo della vita.
Saranno messi a dura prova dagli Inferi e il Paradiso.
Il loro amore riuscirà a scalfire le avversità e perdurare in eterno? O sarà sconfitto condannandoli a un'eterna divisione?
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heaven & Hell'
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Capitolo 59

 
Giugnemmo al piè d'un nobile castello,
sette volte cerchiato d'alte mura,
difeso intorno d'un bel fiumicello.
Canto IV vs.106-108
Genti v'eran con occhi tardi e gravi,
di grande autorità ne'lor sembianti:
parlavan rado, con voci soavi.
Canto IV vs.112-114
 
Poco a poco l'eco delle altre anime arrivò ovattato alle sue orecchie, fino a spegnersi definitivamente lasciandolo nel silenzio più tombale.
Gabe camminò spedito, incurante del vuoto che pareva avvolgerlo. La luce alla fine della strada si faceva sempre più nitida e forte.
E si ritrovò nel primo Cerchio dell''Inferno:il Limbo.
Si trattava di una valle idilliaca, un angolo di Paradiso nell'Inferno, che contornava un castello magnifico candido.
Gabe si era aspettato anche qui pianti e imprecazioni, ma ciò che gli si parò di fronte non era esattamente ciò che si aspettava. Qui l'eternità era carica di sospiri, ma senza pianto, di dolore senza sofferenze fisiche. La gente lì presente, bambini, donne e uomini, si struggevano come si fa per un desiderio irrealizzabile, un malessere che partiva dal profondo del cuore. E allora si ricordò chi erano. Erano le anime di coloro che si erano comportate bene in vita, ma che però non avevano creduto nel Dio dei cristiani. Per questo limite, non per altro errore, si trovavano lì divorati da un desiderio senza speranza:nostalgia del divino, brama inappagata dell'assoluto. Secoli e secoli prima il figlio del Suo Signore scese in quel luogo per liberare le anime di coloro che poi diventarono i primi beati.
Le prime anime che lo videro assunsero espressioni di puro terrore. Gabe non capì inizialmente la loro reazione, ma ben presto gli fu chiaro il loro comportamento.
La sua somiglianza con Asmodeus, l'Originario che governava quel Cerchio era incredibile. In fondo il suo predecessore, a cui somigliava come una goccia d'acqua, era suo fratello gemello.
Dovevano averlo senz'altro scambiato per lui. Portò le mani avanti in segno di resa, interpretato però dalla maggior parte dei presenti come una posizione d'attacco.
«Non sono qui per farvi male»scandì, cercando in un modo o nell'altro di calmare quelle anime.
«È inutile che ti sforzi. Conosciamo tutti la tua scarsa misericordia»disse una voce.
Gabe si voltò verso il suo interlocutore. Era certo di averlo già visto da qualche parte. Era vestito come un greco antico, avvolto in una morbida tunica beige e calzava morbidi sandali. Aveva i capelli castano chiaro riccioluti, che creavano piccole onde attorno alla fronte, e due occhi scuri pieni di saggezza.
Lo stava fissando con cipiglio serio, con le mani intrecciate attorno all'elsa di una magnifica spada, dal taglio semplice eppure dalla lama tagliente come il rasoio.
«Non capisco»balbettò a disagio Gabe. Di fronte a lui si ergeva un mito, il famosissimo poeta che aveva cantato le odi del grande eroeEnea.
A fissarlo con aria bellicosa stava Publio Virgilio Marone.
Gli occhi del poeta si strinsero a due fessure, studiandolo con occhio critico. Alla fine, le sue spalle si rilassarono, la mano si allontanò dall'elsa, e un sorriso si aprì sulla sua bocca.
«No, non sei Asmodeus. Non vedo le tenebre nel tuo volto, ma solo la luce. Chi sei giovane straniero?»
«Mi chiamo Gabriele. Gabriele Cortés Altamirano». Era raro che usasse il suo nome per esteso dato che gli ricordava troppo suo padre, ma quella era davvero un'occasione unica.
Virgilio annuì.«Sei stato dislocato qui?»
Gabe scosse la testa, intuendo cosa intendesse.«Non è come sembra. Io sono qui in missione».
Questo parve accendere l'interesse del poeta.«Spiegati meglio. Conosco il luogo adatto dove potremo stare tranquilli. Seguimi».
Virgilio lo condusse verso un magnifico castello luminoso, circondato da sette cinto per sette volte da alte mura, al cui interno, stando alle spiegazioni didattiche del poeta, era situato il vero e proprio Limbo.
L'interno assomigliava in modo impressionante alla descrizione dei Campi Elisi pagani, un piccolo Paradiso circondato dal male. Virgilio lo condusse all'ombra di una grande quercia, dal tronco enorme. Qui si sedettero sull'erba soffice che faceva il solletico sotto i palmi delle mani. Molti notarono la loro presenza, e li salutarono con un cenno della mano. Gabriele rispose impacciato, con l'eccitazione alle stelle. Era circondato da miti viventi. Virgilio invece si limitava a qualche cenno del capo. Tra i presenti il sommo poeta gli indicò brevemente i più famosi:Ettore con sua moglie Andromaca, Deifobo,uno dei fratelli vdi Ettorr,Elettra, Enea con Creusa e Lavinia, Cesare, Aristotele, Democrito, Platone.
«Bene, mio giovane amico. Comincia a raccontare».
E Gabriele partì dall'inizio, fino ad arrivare alla sua disperata idea di sfidare l'Inferno per salvare la sua Beth.
«è un'azione suicida»fece notare Virgilio assolto.
«è la mia unica possibilità di salvarla»replicò di tutta risposta Gabe.«Non posso vivere senza di lei. Mi sento perduto, ed è come se avessi un vuoto qui». Si portò la mano al petto.«Nel cuore».
Virgilio sorrise compassionevole.«Hai tanto amore dentro di te ragazzo. Sei così determinato a tal punto di sfidare una cosa ben più grande di te, ne sei consapevole?»
Gabe annuì.«Si. Lo so da molto tempo».
Virgilio parve soddisfatto dalle sue parole.
«E dove si troverebbe la tua ragazza? Anche lei è un Arcangelo?»
Gabe annuì. «Nel Settimo Cerchio. Sono sicuro che Jake la tenga prigioniera lì».
Virgilio lo fissò assolto.«Senza un permesso superiore da Tu Sai Chi, non posso lasciare il Limbo come ho fatto per aiutare Dante, pena una bella gita senza ritorno nella Fossa. Credo che la Divina Commedia possa aiutarti a compiere parte del tuo viaggio. Ma devi stare attento. Un Arcangelo all'Inferno deve fare attenzione a ogni cosa. Tutto può trasformarsi in un pericolo».
Il discorso di Virgilio fu interrotto da un vociare più forte del normale.
Dal portone che conduceva nel Campo, così si chiamava, sbucarono due Demoni nelle loro forme originali, che trascinavano un'anima che scalciava nel tentativo di liberarsi.
Virgilio scosse la testa metà tra il divertito e l'esasperato.«Orfeo ha tentato di nuovo la fuga».
Gabe allargò gli occhi dallo stupore.
«Quell'Orfeo? Quello del mito?»
Virgilio annuì.
«Tenta tutti i modi possibili e immaginabili di raggiungere la sua Euridice».
«Ma, insomma, lei è…ancora…»
Virgilio scosse la testa, e Gabe sentì salire un moto di compassione nei confronti del povero Orfeo, che fiacco si lasciò cadere in ginocchio, non appena i Demoni lasciarono la presa.
Colse frammenti delle parole dei Demoni:"La prossima volta…Fossa…intesi…"
«Se n'è andata ormai tanti anni fa. E da quel giorno Orfeo non è più lo stesso».
Gabriele si sentì vicino a quel grande cantore consumato dal dolore,che non aveva ancora abbandonato la speranza di trovare la sua amata.
Se non fosse riuscito a salvare Beth, si sarebbe ridotto anche lui in quello stato? Avrebbe sopportato un simile vuoto che la sua morte avrebbe lasciato dietro di sé?
«Spero che tu riesca ad arrivare in tempo per salvarla».
Le parole di Virgilio erano venate di tristezza.
«Grazie»riuscì solo a dire.
Fece per andarsene, ma continuava a sentire una tristezza non sua, un'arrendevolezza che non gli apparteneva. Erano i pensieri e lo stato d'animo di Virgilio.
Voleva vederci chiaro. Il poeta era stato davvero gentile con lui, non poteva non aiutarlo.
«Come passate il tempo qui?»domandò, sicuro che la malinconia fosse legata alla sua vita in quel luogo.
Virgilio si accigliò.
«Perché ti interessa?»
«Mi hai offerto il tuo aiuto»disse prontamente Gabe.«Vorrei fare lo stesso con te».
«Impossibile».
«Fammi almeno provare».
«è inutile Gabriele. Quello che provo è solo colpa di…»Si bloccò, temendo di aver parlato troppo.
«Di chi?»
Virgilio abbassò il capo.«Asmodeus».
«Vi tortura?»volle sapere Gabe, cercando di reprimere la rabbia nei confronti dell'Originario.
Il poeta scosse la testa.«No. Sfrutta noi poeti, parlo per la mia categoria ma il risultato è simile per quasi tutti, per scrivere nuovi libri. Senza interruzione. Manco avessimo un'immaginazione infinita».
Gabe fece notare che in quel momento era in sua presenza e a non scontare la sua "pena". A quelle parole Virgilio sorrise.«Sentivo nell'aria un cambiamento, e sono venuto a indagare. E ho incontrato te».
«E se Asmodeus scoprisse che…»
«Mi getterebbe nella Fossa, si».
Gabe rimase a bocca aperta. Era disposto a mettersi contro un Originario per aiutarlo.
«Non è giusto che voi dobbiate scontare una doppia pena»disse.«Se vi ribellaste tutti, nessuno escluso vi starebbe a sentire, no?»
«Stai parlando di Asmodeus ragazzo. Non conosce il verbo "dialogare". Non gli importerà di condannarci alla Fossa, o peggio. Farci diventare tutti Senz'Anima».
«Ma non può continuare così all'infinito Virgilio, e lo sai bene»replicò una voce alle loro spalle.
Gabe si ritrovò di fronte un vecchio vigoroso che si affidava però a un bastone. Il nuovo arrivato puntò i suoi occhi ciechi sull'Arcangelo.
«È quello che penso io Virgilio?»
Virgilio alzò gli occhi al cielo.«Omero, non ti ci mettere proprio adesso, per favore».
«No, stammi bene a sentire tu»lo bloccò Omero serio.«Un Arcangelo che discende qui da noi è un segno del Fato».
«Eh?»domandò confuso Gabe.
Virgilio si affrettò a spiegare al suo nuovo amico.«Secondo Omero sarebbe arrivato uno della tua specie per liberarci da Asmodeus. Ma sono passati secoli e secoli, e nessuno è mai arrivato».
«Fino adesso»aggiunse Omero con un sorriso.
Virgilio represse una smorfia.«Scusa se sono scettico, ma guarda in faccia la realtà. Credi sul serio che lui possa far qualcosa contro Asmodeus?»
Notando il turbamento sul volto di Gabe si affrettò ad rassicurarlo:«Non che non abbia fiducia nelle tue capacità, anzi, mi sembri in gamba. Ma non puoi aiutare sia noi che la tua ragazza. Asmodeus non perdona chi lo sfida, e nessuno è mai riuscito a sopravvivere dopo uno scontro con lui. Non per questo è il Capo qui».
«Lo è diventato solo perché è un Originario, un alleato fedele di Lucifero»replicò Gabe.
«Non nominare il Suo nome»l'ammonì Virgilio.
«D'accordo, d'accordo. Ma non posso lasciarvi qui nel momento del bisogno»disse Gabe.
Al suo fianco Omero sorrise.«Sagge parole Arcangelo. Vado a radunare gli altri».
«Tutti?»domandò Virgilio strabuzzando gli occhi.
«Si, tutti. Più siamo meglio è no?»
«Se proprio vuoi dare retta a questa follia, raduna solo i migliori guerrieri»replicó alla fine arrendevole.
Omero scrollò le spalle, e con passo più baldanzoso di prima si allontanò.
«Sei sicuro di quello che vuoi fare? Dopo che avrai ingaggiato una lotta con Asmodeus, per uscirne vivo dovrai ucciderlo».
Gabe inclinò la testa di lato. Avrebbe fatto di tutto per rimanere vivo.
«Ci proverò».
«Pregherò i miei dei, affinché tu possa sopravvivere»mormorò Virgilio, lasciandolo solo.
Dopo pochi minuti una folla di anime si radunò intorno a lui. Erano tutti uomini vigorosi, e tra loro scorse Ettore, Enea e il giovane Deifobo.
«Qual è il piano?»domandò un giovane vestito come un guerriero Acheo.
«Non lo so»ammise Gabe.
«Omero, è un a follia»disse Ettore.«Non si può combattere senza un piano».
«Lui si scontrerà contro Asmodeus, mentre noi terremo occupati i Demoni».
«Sembra un'impresa suicida»fece notare Enea. «Abbiamo possibilità di vittoria?»
«Vuoi forse continuare la tua esistenza sotto la tirannia di Asmodeus?»replicò Omero.
Enea abbassò lo sguardo.
«Suppongo di no»rispose per lui il poeta greco.
«E allora cosa stiamo aspettando? Facciamoli neri questi Demoni!»urlò Ettore alzando la sua lancia. Molti si unirono al grido di guerra, esaltati e anche loro con le armi spianate.
«Che cosa succede qui?»
La voce giovanile scocciata parve acquietare improvvisamente tutte le anime presenti. Sembrava si fosse alzato un vento gelido che sembrava aver spento l'ardore dei guerrieri che si ritrassero.
Gabriele capì immediatamente a chi apparteneva quella voce.
Asmodeus.
L'Originario varcò la soglia della porta che conduceva fuori dal Campo con in mano un voluminoso libro dalla copertina nera opaca e borchie in metallo. Sulle spalle aveva un lungo mantello nero che gli ricopriva parte dei vestiti che indossava, anche se Gabe riuscì a scorgerne qualche frammento, tutto interamente nero.
I suoi occhi vermigli pieni di sorpresa si posarono su Gabriele, che cercò di mantenere un certo contegno. Non bisognava mai mostrare la propria debolezza all' avversario.
La tensione era cosí densa che si sarebbe potuta tagliare con in coltello.
Ma l'Originario si riprese in fretta, assumendo un'espressione scocciata e al tempo steso divertita, ignorando volutamente le anime intorno, come se non fossero altro che delle nullità al suo cospetto.
«Bene, bene, bene. Un Arcangelo ha deciso di farmi una visitina»disse in tono beffardo.«E non uno qualsiasi. L'Arcangelo a metà»continuò con uno sguardo di perfidia pura.
Gabe trattenne a stento un moto di rabbia. Quel luogo sembrava capace di risvegliare i sentimenti più oscuri e feroci nascosti nel cuore dei suoi abitanti.
«E chissà di chi è la colpa»replicò invece aspro.
Asmodeus lo squadrò divertito.«Hai chiesto a Uriel la verità?»
Gabriele serrò la mascella, ma annuì.
«E allora sai anche che non ci metto molto a porre fine per sempre alla tua insulsa vita».
Gabe raccolse tutto il coraggio che possedeva.
«Non ho paura di te».
Asmodeus lo fissò sbigottito, non aspettandosi tanto ardire da parte dell'avversario. Si avvicinò pericolosamente a Gabe posando i suoi occhi feroci e spietati su quelli fermi di lui.
«Stai scherzando con il fuoco Arcangelo»gli sibilò furioso Asmodeus.
Gabe non si mosse di un millimetro continuando a fissare con la stessa determinazione iniziale l'Originario, che inaspettatamente scoppiò a ridere.
«Sei pazzo Arcangelo, ecco la verità. Nessuno, e ti ripeto nessuno, ha mai avuto il coraggio di sfidarmi così apertamente». Lo fissò negli occhi.«Sei diverso dal mio caro fratellino, Gabriele. Quasi quasi penserei di aver fatto bene a evitare che vi riuniste».
Gabe ingoiò l'ennesimo rospo.«A che gioco stai giocando Demone? Perché non la facciamo finita? Yanto so che brami la mia morte»domandò invece.
Il sorriso di Asmodeus si allargò.«Rispetto la tua audacia. E per questo ti offro una possibilità».
Gabe si mise sulla difensiva, sorpreso dalla facilità con cui l'Originario si stava arrendendo.«Che genere di opportunità?»
Asmodeus lo fissó con in sorriso sinistro.«Da quando hai scoperto di essere un Arcangelo a metà, ti sei sentito fuoriposto. Già non é stato facile per te accettare di diventare un guerriero celeste, e adesso ti senti più confuso di prima».
Gabe rimase a bocca aperta. Come faceva a sapere che...?
Solo allora si accorse di non aver schermato a dovere la mente. Tentó di rimediare, ma il danno era fatto.
Asmodeus lo fissó crudelmente.«Di dà cosí tanto fastidio che qualcuno ti legga la mente Angioletto?»lo apostrofó con una punta di scherno nella voce.«Mmm...carino questo soprannome. Lilith si che sapeva come far saltare i nervi alla gente. Non sei d'accordo con me?»
Gabe lo fissòtruce. Quanto odiava quel soprannome. Gli ricordava terribilmenteBeth quando ancora era uno spietato Originario e lui un Angelo imbranato e pessimista.
«Falla breve Demone. Cos'hai in mente?»
Asmodeus sospiró.
«Ti daró la possibilità di recuperare e legarti all'essenza del tuopredecessore».
Gabe lo fissó a bocca spalancata. Aveva sentito bene?
«Cosa?»boccheggió, a corto di parole.
«Hai capito perfettamente. Ti offro la possibilità di legarti al quell'insulso di mio fratello, e diventare così un Arcangelo completo».
«Dove sta il trucco?»
Asmodeus sorrise misteriosamente.
«Lo scoprirai presto Gabriele Cortés. Adesso seguimi».
 
La tenuta di Asmodeus di trovava poco scostata da quella degli Spiriti Magni, poco fuori le mura di cinta, ma nel lato opposto da cui Gabe era arrivato. Nera come la notte, la sua struttura ricordava tantissimo Neuschwanstein, il famoso castello di Ludovico II fuori Monaco di Baviera. Solo che nella facciata principale non veniva rappresentato San Giorgio che uccideva il drago, bensì un Arcangelo e un Originario in una lotta all'ultimo sangue e respiro.
Asmodeus parve percepire il suo sbigottimento, perché sorrise.«Credimi Gabriele se ti dico che l'interno é senz'altromeglio».
Si fermarono di fronte a una pesante porta d'Ebano con un pesante chiavistello in oro su cui era inciso ripetutamente un simbolo.
Asmodeus estrasse da sotto il mantello una chiave nera dai motivi d'oro, gli stessi del chiavistello.
«Questa»spiegó Asmodeus in tono didattico indicando il simbolo«é la runa Mortis, comunemente conosciuta, soprattutto nella cultura nordica, come Yr. Cosí come l'Algiz é la runa del Paradiso che vi rappresenta, la Mortis é la sua anti. É nata  dopo la nostra Caduta. É il nostro emblema».
«A cosa devo tutte queste spiegazioni?»volle sapere Gabe con sospetto.
Asmodeus scrollòlespalle.«Ehi, volevo solo essere gentile. Sei tutto preso dalla tua paura che non te ne sei neanchereso conto».
«Non ho paura».
L'Originario scoppió in una risata stridula.«Mentire non é nella tua natura Gabriele. Sento la paura che germisce il tuo cuore. Noi Demoni siamo in grado di captarla e, eh si, anche nutrircene in caso di necessità».
«Vuoi davvero la verità Asmodeus?»esplose Gabe, chiamando per la prima volta l'Originario per nome.«Si ho paura, lo ammetto. Ho paura di non riuscire a salvare Beth, ma di certo non temo te!»
Asmodeus sorrise beffardamente.«Ah, e cosí sei qui per lei. L'amore é sempre stato il tuo...il vostro punto debole Gabriele. Per il tuo predecessore,cosa, constato, anche per te».
«Ti sbaglisull'amore»mormorò Gabe con un filo di voce.«È per amore che sono qui».
Asmodeus scoppiò a ridere.«Sei venuto a morire, ecco la verità. L'amore ti ha sempre rovinato. È l'amore per la tua Guardiana Protettrice che il mio caro fratello é finito nelle mie mani e vi ho impedito cosí di unirvi».
Gabe represse un moto di rabbia, ma non rispose.
Asmodeus lo fissó beffardamente un'ultima volta prima di aprire il portone.
L'interno della stanza che si paró loro di fronte, lasciò Gabe senza fiato. Enormi scaffali traboccanti di libri troneggiavano su loro. Pergamene antiche, libri di varie epoche e generi riposavano in librerie in legno d'ebano.
Gabe ruotó su se stesso con il naso all'insú e gli occhi che gli brillavano. Come poteva esserci un posto similenell'Inferno?
«Oh, vedo che sei rimnasto incantato dalla mia piccola collezione»disse Asmodeus con un sorriso divertito.
Piccola? Con tutti quei libri disposti a mo' di muraglia, avrebbero potuto circondare per moltissime volte tutto ilglobo terrestre.
«E li hai letti tutti?»
«Ovvio che si»fu la risposta piccata dell'Originario. «Adesso seguimi. La prova che ti aspetta è nell'altra stanza»disse indicando un portone nel lato opposto a dove erano sbucati loro.
Con tristezza Gabe seguì Asmodeus in mezzo a tutti quei libri che non poteva neanche toccare.
Un'ingiustizia bella e buona.
Asmodeus si fermò ed estrasse una seconda chiave, stavolta candida come la neve che sembrava fuori luogo in quel luogo lugubre.
«E questa, perché è bianca?»
Asmodeus gli sorrise misteriosamente.«Lo scoprirai presto»rispose aprendo con una mano il portone.
E Gabriele rimase senza fiato.
La stanza era simile a quella che avevano appena oltrepassato, ma stavolta a riempire gli scaffali era piccoli cilindri in vetro, collegati a un tappo metallico, alcuni chiusi, altri collegati a tubi, che contenevano un fumo bianco lattescente che si contorceva al loro interno. Alcuni erano vuoti, e parevano ansiosi di ricevere anch'essi un'anima. Infatti ecco che un leggero filo lattescente entrò in un cilindro collegato a un tubo, e si sentì un clack, segno che il tappo si era chiuso, imprigionando l'essenza al suo interno.
«La biblioteca è solo un mio hobby. Questo è il mio servizio per l'Inferno». Lo fissò con aria maligna.«Sono il Custode delle Essenze».
Gabe trattenne il respiro. Dentro quei cilindri erano prigioniere le essenze dei Senz'Anima di tutto l'Inferno, e quelle delle anime condannate alla Fossa.
«Ti vedo turbato Gabrieluccio. Prima ancora della tua sfida?»lo derise Asmodeus in tono canzonario.
Gabe ingoiò una risposta sprezzante. Meglio fare buon viso a cattivo gioco, soprattutto nel suo territorio.
«In cosa consiste la prova?»
Asmodeus si accigliò un attimo prima di rispondere.
«Dovrai trovare l'essenza che cerchi in questa stanza. La riconoscerai subito»precisò, bloccando sul nascere la domanda di Gabe.«Ma nel frattempo dovrai combattere contro un mio Senz'Anima, e credimi non sarà clemente nei tuoi confronti».
Una strana sensazione cominciò a serpeggiare nel cuore di Gabriele.
«Di chi si tratta?»domandò con voce flebile, temendo la sua risposta.
Asmodeus inclinò la testa di lato, studiandolo pensoso. Infine chiuse gli occhi, come ogni Originario faceva per richiamare i suoi servi.
Il Senz'Anima arrivò dopo pochi secondi, apparendo in una nebbia argentea e inchinandosi di fronte al suo capo.
Infine alzò lo sguardo vacuo e lattescente su Gabe che rimase raggelato.
A fissarlo stava se stesso.








Angolino dell'autrice:
Eccomi qui finalmente ad aggiornare. Ancora mi chiedo come abbia fatto con tutto ciò che ho da studiare ^^
In questo capitolo ha fatto la sua comparsa Asmodeus, e con lui un nuovo personaggio che nel prossimo capitolo cambierà Gabriele ^^
Ringrazio i 44 preferiti, 15 ricordati, 71 seguiti e i recensori che seguono questa story ^^

A presto ;)

Drachen
   
 
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