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Autore: Wendy96    24/09/2015    1 recensioni
C'è chi paragona l'amore all'amicizia considerandoli quasi dei pari, come fossero un'unica entità.
Perché no? Certo, si possono confondere, ma credetemi se vi dico che questi si trovano su due universi paralleli, due strisce di terra tenute insieme soltanto da un ponte che solo gli amici più intrepidi, quegli amanti sventurati legati ad una persona accanto a loro da sempre, tentano di attraversare fianco a fianco.
E Darcy aspetta su quel ponte da tutta la vita; avanza silenziosa lungo la via in cui amore e amicizia si fondono certa di essersi lasciata tutto alle spalle, di essere finalmente riuscita a dimenticare LUI.
Ma sarà proprio vero che il tempo cura le ferite e lenisce ogni pena di un cuore innamorato? E se quel fulmine a ciel sereno che ha squarciato le sue giornate felici fosse la scintilla capace di riunire due anime rimaste distanti troppo a lungo?
Nulla accade per caso, e Darcy lo capirà prima ancora che possa realizzarlo.
Questa è la storia di un'amicizia e una novità che cambierà per sempre due vite parallele.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Okay, non si vede niente, posso mettermi un vestito” pensai tra me e me prima di annuire in cenno d’assenso osservando il mio riflesso in intimo sulla superficie dello specchio in camera di Melanie.
Odiavo farlo, guardarmi era un’accettazione di tutto quello che mi era successo, compresa la mia stupidità nell’essermi fidata troppo delle persone sbagliate.
Per quanto qualcosa ci stia scomoda, il passato non si cambia.
“Rassegnati, Gray, è andata così.”
Io e Harry avevamo passato una giornata intera in giro per Liverpool dove lo avevo portato in tutti i posti a me più cari, e lui era rimasto stupito nel sentire alcune delle storie di quei luoghi, delle mie trasgressioni.
Quando ci eravamo separati ero una ragazzina timida e tranquilla, ma quel cambio improvviso di vita mi aveva portata a crescere in fretta per tirare fuori un po’ di grinta. È difficile essere la ragazza nuova a scuola, se non impari a cavartela non ne sopravvivi.
E ora ero di nuovo nel mio vecchio appartamento, pronta a preparami per l’imminente serata. Melanie era uscita prima che noi arrivassimo, ma ci aveva dato appuntamento nel nostro locale preferito.
Indossai un abito nero dalle maniche a tre quarti in pizzo lungo fino a metà coscia e con un profondo scollo a U sulla schiena, semplice ma elegante, e scelsi delle decolté beige che tra tacco alto e plateau color mogano mi sollevavano di parecchio in altezza, poi passai ai capelli che legai sulla nuca in una specie di chignon spettinato, infine mi dedicai al trucco limitandomi a passare una linea di eyeliner, uno spesso strato di mascara, un velo di blush sugli zigomi poco pronunciati per darmi un po’ di colore e, per finire, il mio immancabile rossetto rosso acceso che faceva contrasto con la carnagione nivea.
Guardandomi nello specchio mi ritrovai faccia a faccia con quella che ero stata, con quel passato che stavo cercando di dimenticare.
Tornai nel salone e mi resi conto di essere ancora sola. Harry non c’era, era uscito per fare benzina mentre mi stavo cambiando.
Polly, la cagnolina di Melanie, scodinzolò vedendomi lì e abbaiò per attirare la mia attenzione, e mi sedetti sul divano accanto a lei
«Che dici, Polly, la prenderà bene? Come glielo dico?» dissi prendendo a farle dei grattini sulla schiena. «No, non glielo dico. Però se poi lo scopre…»
Abbassai lo guardo su di lei appagata dalle mie carezze, e mai desiderai tanto fare a cambio con lei come in quel momento.
Sentii il suono prolungato di un clacson provenire dalla strada che mi fece sobbalzare, e nello scatto anche la povera Polly si spaventò tanto da scappare via veloce guaendo lamentosamente.
«Scusami, piccola!» le urlai avvicinandomi alla finestra per guardare cosa fosse successo. Non appena scostai le tendine vidi l’auto nera di Harry parcheggiata sotto casa e lui che mi salutava scuotendo una mano dal finestrino aperto.
«Quel deficiente, nemmeno il decoro di suonare il campanello …»
Presi il trench beige come le scarpe dall’appendiabiti accanto alla porta, la borsetta ed uscii in strada chiudendo la porta di casa.
«Scusami, ci ho messo un po’ più del previsto.»
«E così per non perdere tempo hai deciso di far prendere un colpo a tutto il palazzo suonando il clacson invece che suonare il citofono come le persone normali?» risposi tenendo il capo basso intenta ad allacciare la cintura di sicurezza. «Ti perdono solo perché so come sei fatto.»
«Sei molto carina stasera, dovrei portarti fuori più spesso.»
«Devo ringraziare Mel per l’outfit. Ti sarebbe piaciuto vivere qui con me, con le mie amiche era sempre così.»
«Cosa stiamo aspettando ancora qui?»
Premette il piede sull’acceleratore e partì a razzo.
Avevamo già fatto un lungo viaggio da Holmes Chapel a lì, ma non avevo fatto caso a quanto andasse veloce, ed era così serio mentre guidava. Non mi sembrava nemmeno di avere lui al mio fianco, ed era dura ammettere quanto fosse diventato grande, quanto lo fossimo entrambi.
«Qual è la prossima tappa del tour, Darcy di Liverpool?» domandò dopo un po’.
«Conoscere i miei amici» dissi con semplicità facendo spallucce.
«Mi devo preoccupare?»
«Sei Harry Styles, di cose strane ne hai già viste abbastanza in questi anni, niente dovrebbe più spaventarti ormai.»
«Forse» rispose sorridendomi mantenendo lo sguardo fisso davanti a sé.
Quando realizzai che stavamo davvero andando a conoscere i miei amici cominciai a sentire l’ansia crescere. Andare a Coco Shore poteva avere solo due esiti: potevamo passare una bella serata oppure potevamo incontrare le persone sbagliate.
In un modo o nell’altro ormai eravamo lì, avrebbe scoperto ogni cosa quella sera, e mi spaventava l’idea che potesse lasciarmi da sola.
Non avrei sopportato l’idea di perderlo un’altra volta.
«Dove devo andare ora?» mi chiese abbassando la radio.
«Destra, poi va’ sempre dritto fino all’incrocio.»
«Poi?»
«Sinistra.»
Più procedevamo lungo quella strada che avrei potuto descrivere anche tenendo gli occhi chiusi, più sentivo quell’orribile sensazione di nausea farsi sempre più forte.
«Ancora a destra. All’insegna blu in fondo alla strada siamo arrivati.»
La nausea aumentò ancora, sentii che avrei potuto vomitare da un momento all’altro. Mi sentivo lo stomaco in gola.
Appena accostò l’auto sul marciapiedi, spalancai la portiera tenendomi una mano premuta sulle labbra e uscii di corsa, ma l’unica cosa che fuoriuscì dalla mia bocca fu solo un verso prodotto da uno spasmo allo stomaco. Per fortuna prima di uscire non avevo mangiato.
Harry corse fuori dalla macchina e si precipitò verso di me allarmato.
«Darcy! Tutto bene?» disse appoggiandomi una mano sulla schiena massaggiandola con lenti movimenti lungo tutta la lunghezza mentre ero ancora piegata in avanti.
«Sì, sì, non preoccuparti, devo aver patito la macchina» mentii rimettendomi dritta e sorridendogli.
«Potevi dirmelo se andavo troppo veloce, avrei rallentato!» Mi guardò con sguardo torvo lasciando emergere la graziosa piega tra le sopracciglia che gli compare ogni volta che aggrotta la fronte.
«Non sei tu, probabilmente mi è rimasto qualcosa sullo stomaco. Non eri impaziente di entrare?»
«Sicura che non vuoi prendere un po’ d’aria prima?»
«Non mi serve che qualcuno mi faccia da mamma anche adesso.»
Dallo sguardo che mi lanciò capii di aver sbagliato i toni. Voleva solo essere carino, l’avevo fatto preoccupare.
«Scusami, Harry. Sei un tesoro, non volevo aggredirti.»
Lo presi per mano con un sorriso rassicurante e lo portai dentro al locale.
Le luci soffuse, la musica ad alto volume con i bassi che ti scoppiano nelle orecchie, i drink con colori quasi fluorescenti per via dei led e tutte quelle persone accalcate le une sulle altre ci resero invisibili, e sentii Harry rilassarsi.
«Gray?!»
Mi sentii chiamare, e prima che potesse riconoscere la voce venni strattonata in un abbraccio dalla mia amica Melanie.
«Mel!» Ricambiai l’abbraccio lasciando la mano del mio amico che rimase in silenzio a guardarci. «Hai visto? Ti avevo promesso che sarei venuta!»
«Quando ho letto il tuo messaggio oggi pomeriggio non potevo credere ai miei occhi! Scusa, ma quello non è mio?» disse indicando l’abito.
«È il mio grande ritorno, non potevo venire in jeans e maglione» mi giustificai.
«La solita scroccona… Comunque, vedo che non sei sola.» Mi fece un cenno alle mie spalle.
«Oh, scusate! Harry, lei è Mel, la mia migliore amica. Melanie, Harry.»
Notai gli occhi ambrati di lei illuminarsi mentre stringeva la mano al mio amico, e poi spostò lo sguardo su di me come a dirmi “Che ti avevo detto? Lo sapevo che sarebbe finita così”.
«Posso offrirvi da bere?» ci chiese cortesemente Harry urlando per sovrastare la musica.
«Per me un sex on the beach, per Day è meglio lasciar stare per un po’, eh» disse Melanie abbracciandomi da dietro.
Mi pietrificai. Davvero l’aveva detto?!
“E adesso cosa dico?! Harry mi sta guardando!”
«Ehm… Mel sa che non reggo molto bene. Sai, ci sono stati imbarazzanti precedenti causati dall’abuso di jack e cola…» cercai di giustificarmi, poi aspettai che fosse andato verso al bancone per girami furiosa verso di lei. «Che cosa ti è saltato in mente?!»
«Cerco di prendermi cura di voi? Oh, aspetta… non lo sa?!»
«N-non ancora…» balbettai lanciando un’occhiata in direzione del bar.
«Non gliel’hai ancora detto!»
«Non ho avuto l’occasione.»
«Cosa vuol dire che non hai avuto occasione di farlo? Non credo che sia tanto difficile! Lo guardi è dici “Harry, sono…”»
«Cosa sei?» domandò lui ridacchiando arrivandomi alle spalle e passando il drink a Melanie che lo guardava con gli occhi sbarrati.
«Sono… molto contenta di averti conosciuto, Darcy mi ha parlato così tanto di te» buttò lì prima d’infilarsi le due spesse cannucce nere tra le labbra e prendendo una lunga sorsata del cocktail.
«Fa piacere anche a me» rispose il riccio sorridendo e lanciandomi un’occhiata carica di sospetto.
“Merda, Mel! Perché non stai mai zitta?”
«Darcy, vieni, di là ci sono gli altri.» Melanie mi fece un cenno di seguirla e, non appena si girò cominciando a farsi largo tra la folla, mi aggrappai al braccio di Harry. Il momento si stava avvicinando…
Ed eccoci lì, davanti al tavolino di vetro circondato da un lungo divanetto ad angolo in lucida pelle bianca sul quale sedevano i miei ex compagni di baldoria notturna. Tutti e sei ci guardarono sorpresi, ma non so se per la mia apparizione o per la presenza di Harry al mio fianco; fatto sta che ci vollero una manciata di secondi prima che Ruby si alzasse e mi stringesse in un abbraccio.
«Darcy! Ma che cavolo ci fai tu qui?»
«Pensavate di esservi liberati di me?»
«Grazie a Dior no!»
Mi abbracciò ancora più forte, e dopo di lei anche tutti gli altri si apprestarono a salutarmi.
«Come stai, mammina
«Rob! Mettimi giù!» Scalciai ridendo obbligando il ragazzo moro a rimettermi con i piedi per terra. Quasi dimenticai quello che aveva appena appena detto. Non era la prima volta che mi chiamava così, ma il fatto che ci fosse Harry complicava tutto.
«Hai preso una decisione finalmente?» continuò accarezzandomi entrambe le guance.
Sentii una mano appoggiarmisi sulla spalla sinistra seguita da un rapido strattone che mi costrinse a voltarmi.
«Di che cosa sta parlando? C’è qualcosa che dovresti dirmi, Darcy?» disse Harry inchiodandomi con lo sguardo. Non era uno stupido, ero certa che l’avesse capito.
«Harry, c’è una cosa che…»
Proprio quando stavo per confessargli tutto, vidi una sagoma alle sue spalle che attirò la mia mente altrove.
Come potevo non notarlo in mezzo a tutti gli altri? Jason, il ragazzo che mi aveva fatta innamorare e poi mi aveva gettata via come un clinex usato alla minima difficoltà, si era fatto largo tra la folla per raggiungerci, e ora mi guardava con la solita aria menefreghista di sempre. Era quel tipo di persona arrogante e fondamentalmente strafottente, chi gli avrebbe impedito di farsi scappare l’occasione di avermi a tiro ora che ero in compagnia?
«Ma guarda un po’ chi si fa viva dopo essere sparita! La mia cara Darcy!» Sottolineo per bene il “mia cara” in modo ironico, sapeva di aver toccato un nervo ancora scoperto.
«Ciao, Jason» risposi abbassando lo sguardo. Non riuscivo più a guardare quei suoi occhi gelidi come l’acciaio, così incredibilmente chiari che vi avresti potuto vedere il tuo stesso riflesso ma non i suoi pensieri.
«Hai deciso di tornare per raccontare ancora un po’ di cazzate in giro? Non ti è bastata?» ghignò.
«Jason, qui non sei il benvenuto, vattene» disse in tono minaccioso Alex, un altro ragazzo del mio gruppo, affiancandomi e portando un braccio davanti al mio corpo in un gesto protettivo. Cominciai a sudare freddo e strinsi maggiormente l’avambraccio di Harry al quale ero aggrappata.
«Perché? Non posso più parlare con una mia ex ora che non è più un mio problema?» Scoppiò a ridere guardandomi dritto in faccia.
Il braccio di Harry s’irrigidì. Aveva serrato il pugno, e la cosa non prometteva bene.
«Buona fortuna, riccio, ora sono tutti tuoi» aggiunse dandogli due buffetti sulla guancia prima di allontanarsi.
«Andiamo, Harry, voglio uscire» dissi tirandogli il braccio.
«Sì, andiamocene.»
Cominciammo a camminare in direzione della porta e Harry non perse occasione di passare accanto a Jason tirandogli una spallata piuttosto violenta. Era furioso, e non l’avevo mai visto così, mi spaventava l’idea di parlarci.
Accelerò il passo facendosi largo tra la folla trascinandomi dietro di sé desideroso sia di allontanarsi da Jason sia di fare luce su tutta questa storia.
«Allora? Vuoi spiegarmi cosa succede?!» disse alterato una volta lontani dal locale. «Chi era quello?»
«Il mio ex.» Mi appoggiai con la schiena contro la fredda parete in mattoni dell’edificio di fronte al locale. Tenevo il capo abbassato perché incapace di sostenere il suo sguardo
«E tu mi avresti portato fino a qui solo per farti insultare? Avanti, Darcy, dimmelo.»
Il tono della sua voce era imperativo, duro.
«Cosa vuoi che ti dica?»
«Perché dovresti essere “un mio problema”.»
«Non penso che ci sia bisogno di dire altro» dissi guardando altrove.
«Voglio sentirtelo dire.» Mi si avvicinò inchiodandomi con lo sguardo. «Dillo.»
«Harry, io sono… Jason mi ha lasciata perché…» inceppai nelle parole, temporeggiai.
«Darcy!»
«Sono incinta!»
Sospirò pesantemente chiudendo gli occhi come in cerca della calma che in quel momento l’aveva completamente abbandonato, poi si guardò un po’ intorno prima di tornare con gli occhi nei miei.
«È lui il padre?»
«È l’unico che ho frequentato negli ultimi due anni, ma non vuole credermi.»
Serrò la mascella creando due righe dure ai lati del mento e mi guardò carico d’odio, gli occhi scuri per la collera.
«Io lo ammazzo.»
Si voltò di scatto lasciandomi andare e si diresse verso il locale con passo spedito costringendomi a togliermi le scarpe per cercare di stargli dietro, ma quando realmente lo raggiunsi aveva già tirato un pugno in faccia a Jason dando inizio a una vera e propria rissa.
Cosa potevo fare? Potevo solo sperare che non si facesse troppo male, ma non era mai stato un tipo da risse e si vedeva dal modo in cui Jason l’aveva sottomesso mettendolo con la schiena al pavimento colpendolo da sopra di lui che, nonostante tutto, cercava di difendersi al meglio.
Intervennero entrambi i buttafuori per separarli e quando riuscii a trascinare Harry in auto aveva uno zigomo gonfio, le nocche delle mani escoriate e il labbro spaccato oltre a chissà quanti lividi brandiva sul resto del corpo.
«Perché cazzo non me l’hai detto subito?!» mi urlò una volta dentro l’abitacolo della macchina.
«Per evitare tutto questo!»
«Vedo che l’hai evitato bene» fece critico.
«Non sapevo cosa fare, okay? Secondo te perché sono scappata da tutto e tutti?»
«Io ti avrei aiutata!» mi urlò addosso facendo uno scatto verso di me.
Sussultai indietro ritrovandomi contro al finestrino, arrabbiata da quell’affermazione vacua.
«E come? Prendendo una macchina del tempo e cancellando tutto? Non credo sia ancora possibile o l’avrei già fatto!»
Non potei trattenere le lacrime che cominciarono a scendermi dagli occhi.
Mi strinse a sé in un abbraccio e mi lasciai totalmente andare a quel pianto che reprimevo da mesi.
«Scusami, Darcy, non avrei dovuto reagire in quel modo…» disse quando la collera l’ebbe abbandonato facendo posto alla compassione nel vedermi sprofondare nel suo petto tra le lacrime.
Quando mi sentì meno scossa dai singhiozzi riprese a parlare.
«Da quant’è che lo sai?»
«Tre mesi quasi. Sono così spaventata…» ammisi asciugandomi l’occhio destro ritrovandomi il dito nero per il rimmel.
«Non dovresti, lo sai che non ti lascerò sola.»
«Tu non ci sarai per sempre» risposi scostandomi dal suo corpo. «Tra quanto tornerai in giro per il mondo? Due settimane? Un mese?»
«Ti prometto che non ti lascerò mai sola, ma devi promettermi che lo terrai.»
«Come possiamo fare un patto del genere? Tu stesso sai che non è possibile!»
«Darcy…»
Quello sguardo… Sapevo di potermi fidare di lui, non mi avrebbe abbandonata perché era una persona migliore di Jason, forse una delle migliori che tutt’ora conosca.
«Prometto.»
Mi sorrise e mi baciò la fronte con le labbra umide di sangue abbracciandomi ancora, poi misi in moto e mi tornammo ad Holmes Chapel, a casa.
 
E da qui, la nostra storia ha finalmente inizio.
  
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