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Autore: namelessfedah    25/09/2015    2 recensioni
Harry Styles è solito essere spintonato e deriso dalla squadra di football della scuola, quindi non si aspetta niente dal nuovo arrivato, Louis Tomlinson, che sembra essere un atleta. Riuscirà Harry ad imparare che non tutti sono uguali, che chiunque ha dei segreti, e che a volte c'è molto di più in una persona di quello che l'occhio riesce a notare?
O dove Harry e Louis stanno attraversando entrambi situazioni estremamente difficili, ed imparano a farsi forza l'un l'altro.

Harry/Louis | Highschool!AU, Athlete!Louis | Note: Menzione di violenza fisica/verbale/psicologica e maltrattamenti strettamente legati al tema dell'omofobia | Conteggio parole: 79k
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, OOC, Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
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XVIII



 

Harry rimase in salotto, sperando che sua madre riuscisse a far ragionare Louis, prima di vederla tornare indietro correndo.

"È sparito!" Gridò Anne.

Harry scattò in piedi e fissò gli occhi colmi di panico di sua madre.

"Cosa? Che significa che è sparito?"

"Quando sono andata a parlargli ho sentito l'acqua scorrere, quindi ho bussato ma non ho ricevuto alcuna risposta. Ho aperto la porta per controllare che fosse tutto okay ma non c'era. Se n'è andato!" Sproloquiò.

"Dannazione!" imprecò Harry, girandosi per poi fissare la porta d'ingresso, domandandosi come avesse fatto a non notare il ragazzo andarsene.

"La finestra del bagno era spalancata." Spiegò Anne. "Penso sia scappato dalla dannata finestra."

Harry si passò le dita tra i capelli nervosamente andando nel panico. "P-perché se ne sarebbe andato?"

"Non ne ho idea." Sussurrò Anne. "Doveva essere parecchio spaventato."

"Ma era al sicuro qui!"        

Anne non rispose, si limitò ad osservare suo figlio con occhi tristi e preoccupati. Harry prese un respiro profondo per poi scattare improvvisamente verso la porta d'ingresso. Afferrò la sua giacca di jeans e le chiavi della macchina precedentemente poggiate su un gancio al muro.

"Dove stai andando?" Chiese Anne.

"Sto per riportarlo indietro. Devo riportarlo indietro."

Anne annuì. "Sii prudente. Io rimarrò qui in caso tornasse indietro. Assicurati di avere il telefono sempre acceso."

Harry le rivolse un cenno affermativo col capo prima di girarsi ed aprire la porta.

"Ed Harry," Disse ancora Anne, portando Harry a voltarsi nuovamente verso di lei. "Riportalo a casa."

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Harry percorse in macchina l'intero isolato innumerevoli volte, gli occhi attenti ad osservare ogni minimo movimento al di fuori dei finestrini alla ricerca del ragazzo.

Il riccio sospirò arrivando alla conclusione che Louis fosse stato terribilmente veloce a scappare nonostante le ferite.

Decise così di ampliare la sua ricerca. Fece un ultimo giro di ricognizione attraverso il vicinato prima di passare al prossimo isolato. Controllò tutte le fermate dei bus, alcuni café, ogni vicolo e persino un parco; ma di Louis non c'era alcuna traccia.

Dove diavolo potrà mai essere?

"Casa sua." Sussurrò a se stesso, la paura a prendere possesso del suo corpo. Non era possibile che Louis fosse riuscito a camminare fin lì, giusto? Harry si strofinò un amano sul viso frustrato.

Perché saresti tornato lì, Lou?

Cercando di tornare concentrato, Harry fece inversione e si diresse vero la casa dalla facciata bianca. Era completamente certo di aver infranto qualsiasi limite di velocità o legge del traffico mentre raggiungeva quel posto; ma doveva arrivare lì il più presto possibile.

Dopo un periodo di tempo estremamente breve, Harry si ritrovò a parcheggiare di fronte alla villetta curata che apparteneva a Louis Tomlinson. Prese un respiro profondo prima di scendere dalla sua macchina e marciare a passo spedito verso la porta. Non esitò nemmeno per un secondo prima di suonare il campanello.

Niente.

Harry aspettò alcuni minuti nel silenzio più totale prima di premere ancora il pulsante.

Niente.

Il cuore di Harry si spense un po' di più mentre fissava la porta chiusa. Fece un ultimo, disperato tentativo suonando il campanello. Strofinò nervosamente le dita contro i jeans, pregando che Louis aprisse quella dannata porta, magari privo di nuove contusioni. Ma ciò non successe; Harry rimase lì a fissare la porta chiusa.

Stava per girarsi e tornare alla sua macchina quando sentì il chiaro rumore di una porta venire sbloccata dall'interno. Si aprì con uno scatto rivelando un'anziana signora con uno sguardo torvo ad incattivirle i lineamenti.

"Qualsiasi cosa tu venda, non compro niente." Sputò e fece per richiudere la porta.

Harry la bloccò piazzando un piede tra lo stipite e la porta. "N-no. non sto cercando di venderle niente. Sto cercando qualcuno, suo figlio?"

La donna lo squadrò accigliandosi. "Conosci mio figlio?"

"Si, sono un suo amico e ho bisogno di vederlo. È qui?" Harry cercò di forzare leggermente la porta ed entrare, ma fu spinto via da una mano piccola ma potente.

"Guarda, ragazzino, non so a che gioco stai giocando ma non ti lascerò entrare in casa mia."

"M-ma lui è ferito." Si lasciò scappare Harry, la disperazione ad impregnare le sue parole.

Quella frase scatenò qualcosa nella donna, che apparve improvvisamente spaventata. "Ferito? Oh no, è stato coinvolto in qualche incidente?"

Harry fu momentaneamente confuso dal fatto che quella donna non era a conoscenza del fatto che suo figlio potesse essere ferito, specialmente perché era giunto alla conclusione che fosse suo padre, l'artefice di tutto. Tuttavia spinse fuori dalla sua mente quei pensieri.

"Si, era ferito abbastanza gravemente. Mi stavo prendendo cura di lui ma poi è scappato ed ho bisogno di sapere che stia bene. È qui?"

La donna si portò una mano alla bocca, lasciando uscire un piccolo singhiozzo. "No, non il mio bambino. Sapevo che sarebbe rimasto ferito in un incendio."

"Un incendio?" chiese Harry confuso.

"Avevo detto a Joseph di non diventare un pompiere, sapevo..."

"Aspetti," Disse Harry interrompendo la donna isterica. "Io sto parlando di Louis... Tomlinson? Lui vive qui."

"No," Disse la donna scuotendo la testa. "Non so chi sia. Vivo qui da sola. Mio figlio si chiama Joseph Mattews ed è un vigile del fuoco."

"Oh mio dio." Harry si portò una mano alla bocca scioccato e fece alcuni passi indietro, lasciandosi colpire dalle parole di quella donna.

Questa non è casa di Louis? Questa non è sua madre? Louis ha mentito su dove vive?

"Quindi mio figlio non è ferito?"

Harry percepì delle lacrime formarglisi agli angoli degli occhi, scatenate dal terrore di non riuscire più a ritrovare il ragazzo ferito. "M-mi dispiace c-così tanto."

Harry non aspettò una risposta che corse via verso la sua macchina immettendosi velocemente nel traffico. Riusciva ancora a sentire le lacrime impregnargli le guance. Era devastato dal fatto di aver cercato Louis per ore e non aver ottenuto niente se non aver spaventato una povera donna.

Si diresse verso casa sia, continuando ad osservare le strade alla ricerca di Louis. una volta varcata la soglia Anne saltò su dal divano, ponendogli quella domanda con gli occhi.

Harry scosse semplicemente la testa.

"Cosa faremo?" Chiese il riccio debolmente.

"Non lo so tesoro," Pianse. "Non lo so."

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Harry si sedette sul suo letto, cercando di escogitare un piano per trovare Louis. sapeva che non sarebbe stato in grado di andare avanti se prima non avesse avuto il piccolo ragazzo al sicuro tra le sue braccia. mentre era seduto lì, non riusciva proprio a fermare la sua mente dal riprodurre ogni singolo evento accaduto nell'ultimo periodo. Ogni lamento o grugnito di dolore emesso da Louis, le ferite che decoravano il suo corpo e lo sguardo di puro terrore stampato sul volto non appena Harry aveva menzionato i suoi genitori.

Il senso di colpa si fece strada nel corpo di Harry.

Come ho fatto ad essere così cieco? Tutti i segnali erano lì. Perché non ho realizzato cosa gli stesse accadendo?

Percepì una nuova ondata di rabbia prendere possesso di se stesso, tanto che strinse le coperte tra i pugni serrati.

Che razza di uomo farebbe del male al suo stesso figlio?

No, non un uomo; un mostro.

Tutto ciò che Harry sapeva era che non appena avesse riavuto indietro Louis, non avrebbe permesso in nessun modo che si riavvicinasse a quel mostro malato che lo aveva ferito. Avrebbe ospitato Louis in casa sua. Avrebbe potuto anche occupare camera sua finché era al sicuro.

Harry osservò l'orologio posizionato sul comodino; le tre in punto. Le lezioni erano appena finite.

La scuola, non ho controllato lì!

Harry sapeva fosse improbabile che il ragazzo si trovasse a scuola, ma era una possibilità. Specialmente dopo che il Coach Jones aveva mostrato gentilezza e fiducia quel giorno agli allenamenti. Forse il Coach avrebbe potuto aiutarlo. Riordinando le idee, Harry decise di parlargli, sperando che le sue parole lo avrebbero portato da qualche parte.

Si diresse velocemente verso l'edificio scolastico e camminò attraverso i corridoi vuoti, i suoi passi a rimbombare sul pavimento duro. Andò spedito verso la palestra, diretto all'ufficio del Coach. Era quasi giunto a destinazione quando una voce attirò la sua attenzione, lasciandolo immobile.

"Cosa ci fai qui, frocio?"

Harry sospirò.

Grande, l'unica persona che volevo evitare mi ha trovato.

Harry lo ignorò e continuò a camminare, finché una mano non afferrò una sua spalla fermandolo ancora.

"Dov'è il tuo piccolo fidanzato? Non lo avremmo per caso spaventato!"

Harry non percepì l'usuale paura alle parole di Liam. Al contrario, sentì la rabbia incombere nel suo corpo. Si girò velocemente verso Liam e lo spinse con tutta la forza posseduta, spedendolo a terra. Gli occhi del castano erano spalancati.

"Non parlare mai più di Louis." sputò Harry sporgendosi verso il ragazzo.

Liam saltò su e restituì lo sguardo carico d'odio. "Non l'hai fatto davvero."

"Penso di averlo fatto, invece." Disse Harry non indietreggiando di un passo quando il giocatore di football gli si avvicinò pericolosamente. "Mi colpirai adesso?"

Liam alzò un pugno con fare minaccioso.

"Vai avanti. Colpiscimi. Non cambierà chi sono, non cambierà chi è Louis. Non puoi farci smettere di essere gay a suon di pugni, come noi non possiamo tirar via l'ignoranza dal tuo corpo allo stesso modo, purtroppo."

Il volto di Liam divenne rosso di rabbia, le parole di Harry avevano chiaramente sortito un effetto in lui. "Togliti dai piedi."

"Vuoi sapere dov'è Louis?" Ringhiò Harry, avvicinandoglisi.

Il ragazzo sbuffò ma non rispose. Aveva un cipiglio stampato in volto mentre osservava Harry, come a sfidarlo.

È stato incosciente per un giorno!" Gridò Harry arrabbiato. "Sarebbe potuto morire!"

Liam stette immobile, ed Harry notò i suoi occhi spalancarsi alle parole pregne di odio.

"Spero tu sia felice ora, Liam. Spero tu ti senta un vero uomo."

Harry decise di non tirare ulteriormente la corda. Dopo aver indirizzato un altro sguardo carico d'odio verso il ragazzo, si girò e si diresse verso l'ufficio del Coach.

Sentendo la porta aprirsi, il Coach Jones alzò il capo dal suo lavoro. "Signor Styles, come posso aiutarti?"

"H-ho bisogno di parlarle." Mugugnò Harry.

"Beh, okay, perché non ti siedi?"

Harry annuì ed entrò nell'ufficio prendendo posto sul confortevole divanetto di pelle.

Dopo un lungo momento di silenzio, il Coach parlò. "Quindi.. di cosa dovevi parlarmi? Stai bene?"

"Sto bene." disse piano. "Sono preoccupato per Louis."

Il Coach Jones  annuì incitandolo a continuare, restando però in silenzio.

"Ricorda quel giorno agli allenamenti? Era abbastanza incasinato." Spiegò Harry.

Il Coach si lasciò scappare un cipiglio ricordando le condizioni di Louis quando aveva lasciato gli allenamenti. "Mi disse che sua madre lo avrebbe portato in ospedale per fare un controllo."

"Non ci è mai andato, ed è peggiorato tantissimo da allora."

"Merda." Mormorò sommessamente.

"Era a casa mia, ma ha avuto una specie di esaurimento ed è scappato. Non riesco a trovarlo da nessuna parte. Sono davvero spaventato."

Jones  guardò Harry con occhi tristi. "Cosa posso fare per aiutarti?"

Harry esitò. Sapeva che ciò che stava per chiedere andava contro le regole, ma era disposto a rischiare. Quella era la sua ultima possibilità per trovarlo.

"Ho bisogno che lei entri negli archivi scolastici e trovi il suo indirizzo per me."

Il Coach Jones  si passò stancamente una mano sul viso prima di rispondere. "Lo farò."

Harry spalancò gli occhi sorpreso. Non riusciva davvero a credere che il Coach avrebbe davvero violato le regole rubando un'informazione privata dall'archivio per lui.

"Mettiti comodo, sarò di ritorno tra pochi minuti."

Harry non riuscì nemmeno a trovare le parole per ringraziarlo a dovere prima che il Coach lasciasse la stanza.

Ritornò dopo alcuni minuti passando ad Harry un post-it giallo con su scritto l'indirizzo con una calligrafia disordinata.

"Per favore, non dire niente a nessuno di tutto questo." Disse colpevole. "Potrei avere serie complicazioni."

Harry sorrise. "Non lo farò, glielo prometto. Grazie mille, Coach."

L'uomo ricambiò il sorriso per poi posare una mano sulla spalla del riccio. "Vai e trovalo."

Harry corse fuori dalla scuola dritto verso il parcheggio. Stava per salire in macchina quando una voce familiare richiamò la sua attenzione.

"Harry? Cosa ci fai qui?"

Harry si girò così da trovarsi faccia a faccia con il suo amico biondo. "Niall! Grazie a dio sei qui. Il tuo aiuto mi sarà indispensabile."

Niall gli si avvicinò. "Cosa c'è che non va? Si tratta di Louis?"

Harry annuì e lasciò uscire un respiro tremolante. "Stamattina è impazzito ed è scappato. Non riesco a trovarlo."

"Oh no." sussultò Niall. "Non credi sia davvero tornato a casa, no?"

"Credo di si. Sto andando lì adesso, per riportarlo al sicuro."

"Vengo con te." lo informò Niall, saltando al lato del passeggero ed allacciandosi la cintura di sicurezza. Harry saltò su a sua volta, il post-it giallo stretto nel pugno serrato. Inserì la chiave per poi ruotarla e sentire l'inconfondibile ruggito del motore.

Stiamo arrivando, Louis. Tieni duro, stiamo arrivando.
 


Hola!
Innanzitutto scusate per il ritardo nell'aggiornare, ma la scuola non è nemmeno iniziata che già mi sommergono di compiti e non respiro.
Poi volevo ringraziarvi ancora una volta per le stupende recensioni che lasciate, poichè anche se spesso (per mancanza di tempo) non rispondo le leggo tutte e le apprezzo tantissimo.

Bene, al prossimo capitolo!
 
Love you all.
-fedah
 
  
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