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Autore: HachiXHikaru    25/09/2015    0 recensioni
"L'uomo dai capelli castani fece cenno a qualcuno di entrare e la nuova arrivata varcò la porta della classe sotto lo sguardo curioso di tutti; Naruto sobbalzò nel lanciarle una breve occhiata. Quella...
-Piacere, io sono Haruno Sakura-" -Preso dal sesto capitolo-
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Konoha faceva parte di una delle provincie di Tokyo. Non vantava un grande popolazione e tutti coloro che abitavano lì si conoscevano, anche se non era un bene per alcuni, anche perchè ognuno sapeva i fatti degli altri. La maggior parte delle storie era comunque conosciuta in maniera superficiale da molte casalinghe pettegole che non avevano altro da fare nella vita e che discutevano delle sfortune altrui con tanta leggerezza da sembrare crudeli. Inoltre creavano profili che molto spesso non coincidevano con la realtà, ma solo con voci neanche troppo precise. o addirittura infondate, ma a loro importava poco; il problema è che tutto si riversava sui bambini del quartiere e soprattutto con quelli che facevano parte di famiglie sulle quali c'era, probabilmente, anche troppo da dire.
Naruto Uzumaki non aveva neanche un anno quando i suoi genitori, Minato e Kushina, morirono in un incidente stradale; da quel giorno il bambino fu cresciuto da un amico dei due defunti, Jiraiya, che non faceva neanche parte della cerchia familiare, inoltre circolavano voci che fosse un pervertito che scriveva libri inappropriati. Questo fu uno dei tanti motivi per cui Naruto fu escluso dagli altri bambini che erano, inizialmente, costretti dalle madri; in seguito, a causa dei discorsi che sentivano dagli adulti, cominciarono a disprezzarlo e a isolarlo per loro volontà giudicandolo troppo diverso da loro. Il bambino dai corti capelli biondi quando aveva più o meno sei anni fu insultato senza alcun motivo da un gruppo di coetanei; e dire che lui stava buono in disparte sull'altalena del giardinetto a fissarli in silenzio. Non faceva nulla di male, li guardava e basta, eppure questi si avvicinarono guardandolo in malo modo e ordinandogli di andarsene da lì. Quando il biondino chiese confuso il motivo quelli risposero che non volevano giocare in un posto dove ci fosse anche lui, lo sopportavano anche troppo a scuola e desideravano non averlo più tra i piedi mentre loro giocavano. Naruto rimase muto a fissarli e non ubbidì a quell'assurda richiesta rimanendo seduto sull'altalena; quelli persero la pazienza e, prendendolo per la maglietta, lo gettarono a terra sbucciandogli il ginocchio e il gomito sinistro e facendolo sporcare di polvere. Ripeterono l'ordine, questa volta usando un tono di voce più alto e lui li guardò con i suoi bellissimi occhi azzurri; rimase in terra e rispose loro che non se ne sarebbe andato, se non lo sopportavano così tanto potevano andarsene loro. A quel punto il più grande del gruppetto, colui che doveva essere il capetto di turno, gli sputò in faccia cominciando a urlargli contro che uno come lui non doveva neanche nascere, che era solo uno sbaglio e che i suoi genitori meritavano di morire. Naruto sgranò gli occhi.
Nessuno gli aveva mai raccontato la storia dei suoi genitori. Jiraiya era l'unico incaricato di farlo, un giorno, quando fosse maturato di più, quando fosse cresciuto a sufficienza per comprendere meglio la situazione, ma ancora non aveva trovato il momento opportuno, inoltre il bambino gli aveva chiesto raramente dei suoi genitori e Jiraiya aveva risposto alle piccole domande del biondo. Gli aveva donato una foto di Minato e Kushina quando lei era incinta di Naruto e lui l'aveva tenuta gelosamente vicino al comodino del letto; ogni sera, prima di addormentarsi, fissava i volti dei due genitori e delle volte Jiraiya l'aveva udito parlargli.
Oltre a questo, però, Naruto non aveva nient'altro. Non sapeva praticamente niente di loro, non li aveva mai conosciuti; tutte le domande che voleva porre loro le poneva alla foto che gli era stata data, ma non poteva ottenere alcuna risposta. Comunque Jiraiya gli aveva sempre assicurato che i suoi genitori erano state persone eccezionali che avrebbero fatto di tutto per la felicità del proprio figlio, gli aveva detto di essere orgoglioso di loro, ma non gli aveva mai raccontato cosa successe veramente. Naruto sapeva solo che erano morti e che, per questo motivo, lui non avrebbe mai potuto conoscerli o abbracciarli; questo gli causava un'enorme vuoto dentro il petto, questo era anche la causa della sua solitudine.
Quando quel bambino cominciò a dirgli cattiverie su di lui, ma soprattutto su Minato e Kushina, non si trattenne più e, a causa della rabbia, si alzò in piedi mollandogli un pugno sul naso; tutto il gruppetto indietreggiò e qualcuno scoppiò perfino a piangere. Il ferito si mise una mano sul naso, che cominciava a sanguinare, e trattenne a stento le lacrime; Naruto li fissava infuriato. Nessuno aveva il permesso di insultare i suoi genitori, non li conoscevano e non avevano il diritto di dire nulla; il capetto cominciò a controbattere con la voce che cambiava a causa del pianto trattenuto a forza. Rispose al biondo che sua madre li aveva conosciuti e sapeva perfettamente che erano dei poco di buono: Kushina era la figlia di un importante imprenditore e dopo la morte del padre doveva succedergli come legittima erede, avevano persino trovato un fidanzato adatto a lei e non c'era assolutamente nulla che non potesse andare storto. Fu Minato, figlio di mafiosi, che sedusse con l'inganno la donna convincendola a lasciare tutto quello che aveva: l'eredità, il suo fidanzato e l'impresa di famiglia; quei due disgraziati ebbero perfino un figlio al di fuori del matrimonio ed è per questo motivo che vennero puniti.
Le madri dei bambini - probabilmente qualcuno di loro era corso a fare la spia - raggiunsero i loro piccolini intente a riportarli a casa; sapevano che prima o poi il figlio di quel Minato avrebbe combinato qualcosa. Tale padre tale figlio, no? Il piccolo Uzumaki era rimasto immobile al suono di quelle parole, non voleva credere che fosse quella la storia dei suoi genitori, non poteva credere che lo fosse, ma possibile che si sbagliasse del tutto? Le donne guardavano Naruto con disprezzo negli occhi e, tenendo per mano i loro bambini, gli ordinavano a voce non tanto bassa di non avere più niente a che fare con quello là, non dovevano nemmeno rivolgergli la parola; qualcuna commentò tristemente che non dovevano prendersela con lui, era solo un bambino, ma si sa, le colpe dei padri ricadono sui figli e ormai il destino di Naruto era segnato: sarebbe stato per sempre un emarginato.

Tornò a casa tenendo lo sguardo basso e le mani nelle tasche, passava vicino alle case e alle persone sentendo cosa quelli dicessero sul suo conto; probabilmente era sempre successo, ma il biondo se ne rendeva conto solo in quel momento. Fece finta di niente e non si curò di far notare che stava sentendo benissimo di cosa confabulassero, ma forse era proprio quello il loro obiettivo: lo disprezzavano, ormai lo aveva capito. Camminava solo verso casa e la cosa non gli aveva dato più fastidio che in quel momento, ora sapeva perchè tutti lo evitassero e la cosa faceva tremendamente male. Jiraiya gli aveva sempre detto che se i bambini non giocavano con lui era perchè non capivano assolutamente nulla - non capivano il suo valore - e per questo lui doveva fare il superiore ignorandoli e non doveva curarsi di quello che potevano dire. Aveva sempre dato retta al vecchio, ma il dolore che aveva dentro persisteva anche se non era mai esploso come quel giorno. Gli altri lo disprezzavano per un motivo ben preciso che non poteva essere nato da una stupida fantasia e lui questo non lo aveva mai saputo, non aveva mai saputo la verità su se stesso e fu quello a fargli più male. Jiraiya non gli aveva raccontato niente, ma quel giorno doveva farlo, glielo avrebbe imposto lui, Naruto Uzumaki, e sarebbe stato meglio per lui non rifiutare. Dopo aver aperto la porta di casa l'uomo gli andò incontro chiedendogli cosa fosse successo; così la notizia era già arrivata, tipico.
Successivamente Jiraiya gli domandò come mai avesse picchiato quella specie di bulletto e il biondo lo fissò con i suoi occhi azzurri; erano lucidi a causa delle lacrime che volevano rigargli il volto e che presto avrebbero raggiunto il loro scopo. Naruto, però, non rispose alla domanda che gli era stata posta e continuò a fissare l'uomo davanti a sè.
-I miei genitori meritavano davvero di morire?-
Jiraiya rimase spiazzato dalla domanda e guardò confuso il biondo che attendeva pazientemente una risposta; l'uomo si abbassò al livello del bambino rispondendo che Minato e Kushina non meritavano di morire. Poi gli domandò come mai avesse formulato un pensiero tanto stupido e Naruto gli raccontò di quello che era successo con quei bambini; Jiraiya si ammutolì. Non voleva certo che scoprisse la storia in questo modo, soprattutto raccontata da chi non ne sapeva praticamente nulla. Fece sedere il bambino sul divano e cominciò a raccontargli tutto dal principio senza tralasciare nulla.

Era vero, Kushina era la figlia di imprenditore di non tanto basso livello ed era promessa in sposa a un ragazzo che avrebbe dovuto aiutarla a gestire l'impresa di famiglia, ma lei non provava quasi nulla per lui se non affetto; però non lo amava e inoltre non voleva occuparsi dell'impresa del padre una volta che lui fosse venuto a mancare. Un giorno incrociò lo sguardo di Minato e fu amore a prima vista, lui però era l'ultimo figlio di un ex-mafioso e questo gli creava non pochi problemi anche se lui era totalmente contrario a ciò che suo padre aveva fatto; a Kushina però importò poco del ceto sociale del ragazzo e lo accettò per quello che era, non per quello che gli altri dicevano fosse. Minato, però, non voleva crearle problemi e cercò in tutti i modi di farla desistere dal voler stare con lui, ma alla fine lei mollò tutto per l'uomo che amava. Le voci corsero e dilagarono in qualcosa di assurdo; la ciliegina sulla torta fu la nascita improvvisa di Naruto. A loro due importava poco che fosse nato o meno all'interno del matrimonio, era il loro bambino e sarebbe sempre rimasto tale. Alla fine, però, ebbero un tragico incidente d'auto e l'unico che riuscì a scamparne fu il bambino; nessuno meritava niente, fu solo una disgrazia.

Quando Jiraiya finì di raccontare sbirciò l'espressione di Naruto; lo aveva evitato per tutto il tempo avendo paura dei suoi occhi azzurri, sperava non scoppiasse a piangere. Rimase in silenzio per un bel po' prima di sorridere e stupire l'uomo, poi si alzò dal divano.
-Hanno resistito anche se tutto era contro di loro-
Commentò alla fine e Jiraiya si limitò ad annuire debolmente; il bambino lo sorpassò dirigendosi nella sua stanza per poi chiudercisi dentro. Prese la fotografia e la fissò continuando debolmente a sorridere: Jiraiya non gli aveva mai mentito riguardo i suoi genitori, anche se non gli aveva mai raccontato la loro storia. Camminò fino all'unica finestra che aveva nella stanza e che dava una visuale perfetta del vicinato circostante; fuori c'erano ancora dei bambini che giocavano sorridenti. Una porta si aprì e una donna chiamò a gran voce il nome della figlia, altre tre la imitarono dalle rispettive case e i bambini le guardarono sorridenti assicurando che le avrebbero raggiunte presto. La bambina salutò gli amici e corse verso la madre che stava alla porta di casa, la donna si mise le mani sui fianchi e la sgridò per qualcosa; quella abbassò la testolina per poi protendere verso la madre un mazzolino di fior raccolto chissà dove. La donna sembrò raddolcirsi e abbracciò e baciò la figlia per poi entrare in casa assieme a lei sorridente. Naruto fissava la scena con una punta di gelosia e strinse la foto che teneva tra le mani. Aveva sempre osservato le altre famiglie felici, i bambini e i loro genitori, e ogni volta non riusciva a non domandarsi come sarebbe stato avere ancora Minato e Kushina al suo fianco, come sarebbe stato conoscerli, vivere con loro. Le lacrime cominciarono a scorrere libere sul viso del bambino che tirò su col naso; si chiedeva sempre come sarebbe stato avere due genitori al proprio fianco e ogni volta che se lo domandava non poteva fare a meno di piangere, anche perchè lui poteva solo immaginare il calore di un abbraccio materno o il sorriso di un padre fiero di lui.

  
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