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Autore: HachiXHikaru    02/10/2015    0 recensioni
"L'uomo dai capelli castani fece cenno a qualcuno di entrare e la nuova arrivata varcò la porta della classe sotto lo sguardo curioso di tutti; Naruto sobbalzò nel lanciarle una breve occhiata. Quella...
-Piacere, io sono Haruno Sakura-" -Preso dal sesto capitolo-
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Iruka Umino era uno dei pochi insegnanti delle elementari di Konoha. Si trovava bene coi bambini e il suo lavoro gli piaceva. Non trattava nessuno dei suoi alunni con riguardo, non aveva preferiti e non prestava molta importanza ai pettegolezzi; inoltre non demordeva nemmeno davanti all'alunno più problematico. Continuava a provare e riprovare con lui - o con lei - finchè non aveva raggiunto il risultato sperato e quindi aver compiuto a pieno il proprio lavoro. Ma...
-Naruto, potresti svegliarti?-
Il bambino alzò la testa dal banco e si stropicciò gli occhi, per poi guardare interrogativo l'uomo che stava dietro la cattedra. Alcuni bambini cominciarono a parlare tra loro, commentando il comportamento dell'Uzumaki, e il maestro sospirò. Si era addormentato anche quella volta... Il biondo sbattè le mani sul banco guardando i suoi compagni di classe.
-Io non... Non stavo dormendo!-
L'uomo dai capelli castani lo fissò, come poteva fare a lavorare con un bambino del genere? Era l'ultimo della sua classe e molto spesso tornava in classe mezzo sporco e con il labbro sanguinante, perchè aveva fatto a botte con qualcuno. Iruka non voleva diventare come tutte le casalinghe di Konoha, ma doveva ammettere che non considerava quel Jiraiya un degno tutore del bambino - anzi, non lo considerava degno per nessuno - non era affidabile, a parer suo, e non poteva dare al biondo una degna istruzione come fanno due genitori. A dispetto di tutto, però, Naruto cresceva sano e forte e sembrava volesse davvero bene a Jiraiya, quindi Iruka teneva i suoi dubbi per sé e non cercava di metter bocca nella vita altrui; in fondo non era affar suo. Lui doveva solo renderlo un buon alunno e dargli un'istruzione scolastica adeguata, era questo il suo compito.
-Allora Naruto, ripetimi la tabellina del nove-
Disse poi il maestro posando gli occhi sul suo registro. La tabellina del nove l'avevano ripassata proprio quella mattina e Iruka l'aveva data da studiare il giorno prima ai suoi alunni, quindi Naruto doveva saperla per forza. Il biondo deglutì alzandosi in piedi e si mise a fissare il banco.
-Dunque... Uno per nove... Nove-
E andò avanti a fatica fino al numero cinque, dove sembrò bloccarsi di colpo. Alzò la testa al cielo e cominciò a toccarsi le dita farfugliando qualcosa di incomprensibile; il maestro a questo punto alzò gli occhi sul bambino.
-Non la sai, Naruto?-
Scosse la testa guardandolo.
-No, ora continuo... Solo un... Un momento...-
Iruka sospirò e guardò un altro dei suoi alunni.
-Sasuke, continui tu?-
Il bambino dai corti capelli corvini si alzò in piedi e disse perfettamente e velocemente la tabellina al maestro ricevendo un sorriso dall'uomo e un “Bravo”. Sbuffando lanciò un'occhiata all'Uzumaki e si risedette; il bambino abbassò i suoi occhi azzurri e si fece ricadere sulla sedia amareggiato. Si morse il labbro inferiore dandosi dello stupido, possibile che non riuscisse in niente? E dire che provava e riprovava. Poggiò la fronte al banco. Probabilmente era inutile, non sarebbe mai stato bravo come gli altri. Voltò la testa alla sua sinistra; a un banco di distanza c'era Sasuke Uchiha che guardava scocciato fuori dalla finestra. Strinse i pugni continuando a fissarlo. Era il migliore della classe e lo faceva sempre innervosire, voleva superarlo, ma non ci riusciva mai, Sasuke era sempre un passo avanti a lui. Era fastidioso! Tutti lo lodavano sempre e lo trattavano diversamente da lui, anzi, proprio l'opposto. Il moro era un idolo per tutti, tranne che per il bambino dagli occhi azzurri, che lo trovava a tutti gli effetti qualcuno da superare.
Infatti, anche se Naruto Uzumaki non aveva nessun amico si era trovato un rivale da sconfiggere su tutti i fronti e la sorte aveva voluto che fosse proprio Sasuke Uchiha a ricoprire quel ruolo.
Certo, i due bambini si rivolgevano a malapena la parola ed entrambi non si sopportavano, ma il bambino dagli occhi scuri non aveva mai trattato Naruto in modo diverso dagli altri; gli importava poco delle voci di corridoio, per lui era semplicemente un baka che non riusciva a imparare mezza tabellina del nove e che gli lanciava stupide sfide durante l'ora di ginnastica. Non che tutto quello facesse piacere o irritasse l'Uchiha, lui lo trovava semplicemente indifferente e accettava solo perchè voleva farlo - quando voleva farlo - e non perchè il biondo lo obbligasse. Tutte le volte che, tornando a casa, lo aveva notato da solo sull'altalena non aveva mai pensato di schernirlo o andargli a tendere una mano. Tutto ciò non gli interessava, ma non perchè il biondo fosse un escluso, semplicemente non voleva avere amici, gli sembrava inutile e da stupidi, anche perchè lui doveva concentrarsi per diventare bravo quanto suo fratello maggiore Itachi, se non di più.
Era questo lo scopo di Sasuke Uchiha e nessuno gli avrebbe mai fatto cambiare idea, per questo non gli importava avere nessun amico, per questo non gli importava se quello che dicevano sul suo compagno di classe Uzumaki fosse vero o meno; lui doveva preoccuparsi del suo obiettivo e basta.
La famiglia Uchiha era a capo dell'unica stazione di polizia di tutta Konoha. I genitori del moro, Fugaku e Mikoto, erano due brave persone che tenevano alla pace del villaggio e facevano in modo che tutti i criminali ottenessero quello che meritavano. Mikoto era una madre amorevole che voleva bene ai suoi figli e li trattava allo stesso modo; Fugaku, invece era solito trattare il maggiore dei fratelli Uchiha in modo diverso dal minore, perchè in lui aveva tante aspettative. Per Itachi Uchiha infatti, unico fratello di Sasuke e più grande di questo di cinque anni, il destino era ormai segnato; lui doveva sostituire il padre e prendere il comando della stazione di polizia quando sarebbe stato il momento.
Il ragazzino dai lunghi capelli neri legati in una coda bassa era il più bravo della sua classe, eccelleva in tutto ed era considerato come un talento naturale; per questo Fugaku sembrava prediligerlo a Sasuke che pian piano cresceva all'ombra di suo fratello maggiore, ma a Itachi non interessava essere il preferito dei genitori o succedere al padre in un prossimo futuro. Lui, probabilmente, avrebbe voluto fare altro nella vita, però sapeva di non poter opporsi al volere del capofamiglia. Sasuke, d'altro canto, ammirava molto il fratello maggiore, che era una persona buona, compassionevole, affettuosa e che di tanto in tanto gli insegnava qualcosa in più o l'aiutava coi compiti a casa, ma allo stesso tempo era geloso di Itachi, perchè Fugaku non si accorgeva neanche di lui. Tutto quello che Sasuke faceva era per compiacere il padre, per far sì che si accorgesse che anche lui era bravo quanto il fratello, anzi, che poteva essere migliore, ma la mente del capofamiglia Uchiha era oscurata dai piani che questo aveva per il figlio maggiore, quindi ogni tentativo del piccolo moro si rivelava inutile e la madre era costretta a consolarlo.

Quando la scuola finì Sasuke dovette sbrigare alcune faccende a scuola prima di dirigersi verso casa; non si fermò né a sentire cosa quelle ochette delle sue compagne volessero da lui, né quello che gli stavano chiedendo i compagni. Passò vicino all'unico giardinetto di Konoha a testa bassa; sentiva le voci di bambini che giocavano animatamente e alcune madri che parlavano tra loro. Tirò a dritto senza nemmeno lanciare loro uno sguardo e si ritrovò sulla strada sterrata accanto al fiume. Questo si trovava qualche metro più in basso della strada e sull'erba agli argini non c'era quasi mai nessuno, se non qualche bambino che si divertiva a tirare pietre nell'acqua. L'Uchiha si voltò alla sua destra e scorse il biondo inginocchiato sull'erba che fissava davanti a sé; il moro rallentò il passo continuando a guardarlo di sottecchi chiedendosi a cosa stesse pensando l'Uzumaki. Scorgendo una piccola lacrima che gli stava rigando il volto, sbuffò accelerando il passo e raggiungendo finalmente casa sua. Entrato, fece sapere che era tornato e poi si diresse nella sua stanza per posare i libri scolastici.
-Ehilà Sas'ke, com'è andata la giornata?-
Chiese sorridendo il fratello facendo capolino dalla porta; il moro scrollò le spalle.
-Come sempre-
Itachi lo guardava senza smettere di sorridere, un sorriso caldo e affettuoso; sapeva bene che Sas'ke - come lo chiamava lui - non sarebbe mai andato a giocare coi bambini della sua età e, sfortunatamente, sapeva anche per quale motivo preferiva stare chiuso in casa a studiare. Eppure lui avrebbe voluto fare qualcosa, infatti ogni volta cercava di distogliere il fratellino dai libri facendolo uscire in giardino, ma Sasuke rimaneva solo con lui, quindi il problema non veniva affatto risolto. Sospirò quando, alla sua proposta di andare a giocare al giardinetto, il moro rispose con un segno di diniego.
-Non vorrai dirmi che continuerai a studiare? Sei appena uscito da scuola...-
Sasuke guardò il fratello; lo conosceva bene e aveva capito da un po' di tempo che Itachi cercava in tutti i modi di farlo interagire coi suoi coetanei, però il moretto non ne aveva la minima intenzione. Non c'era solo il desiderio di far capire al padre quanto valesse, ma anche il fatto che non si trovava proprio a suo agio coi compagni di classe, non sopportava il loro modo di fare e molte bambine le reputava noiose. L'unica persona con cui si trovasse bene era il fratello maggiore. Lanciò un'ultima occhiata ai libri prima di andare incontro a Itachi e fissarlo negli occhi.
-No, voglio stare con te-
Quello lo guardò un po' confuso, per poi sorridere e prenderlo in braccio mettendoselo sulle spalle; Sasuke lo adorava.
-Attento a non sbattere la testa-
Disse ridendo e il fratellino rise con lui. I due Uchiha si volevano davvero bene, così come amavano Mikoto e Fugaku, anche se delle volte era fin troppo severo; erano felici stando tutti insieme.

  
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