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Autore: Karyon    26/09/2015    1 recensioni
White lie|Bugia bianca: Nel gergo comune è chiamata "bugia bianca" una bugia detta a fin di bene, il cui scopo è proteggere qualcuno dalla verità [Urban dictionary - Dizionario di strada].
Spesso però, il risultato di una bugia bianca è peggiore della verità stessa.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: James Potter/Sirius Black, James/Lily, Remus/Sirius
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Capitolo III
 
Tutti gli studenti dal terzo anno in poi possono, previo permesso scritto e firmato dai genitori, partecipare alle gite nel villaggio vicino di Hogsmeade.
Queste si terranno in weekend stabiliti, a partire dalle 08:00 in punto.
Il Sig. Gazza sarà responsabile del controllo studenti all’uscita e all’entrata di Hogwarts.
È severamente vietato introdurre oggetti illegali nella scuola, così come prodotti provenienti dall’emporio di scherzi Zonko.
Prof.ssa McGranitt
Vicepreside di Hogwarts
 
«Io amo quella donna, sul serio, ma dovrebbe rilassarsi un attimo».
«Pad, fai schifo».
«Non è umanamente possibile, Wormtail. Io sono bellissimo».
Remus roteò lo sguardo in cielo, mentre il solito dialogo della domenica mattina si consumava drammaticamente sotto al naso di una ventina di studenti più piccoli che aspettavano che si togliessero di mezzo.
«Ehm, la fila…» provò a dire, ma tanto quelli erano partiti per la tangente.
«Allora, questo piano traforo illegale?» Fece all’improvviso James, fendendo la folla con la sua sola presenza. Certe volte Remus invidiava la sua capacità di affascinare tutti senza dire o fare praticamente nulla.
«Prongs!» Avvisò Peter, indicando Gazza poco lontano che stava ispezionando due matricole. James fece un gesto veloce con la mano come a dire che non era importante e Remus sbuffò: ormai non facevano manco finta di nascondere la loro imprudenza.
Ovviamente James dimenticava sempre il misero dettaglio che era un Caposcuola, ma fortunatamente c’era qualcuno che glielo faceva notare. Lily Evans fendeva la folla come James, ma nel suo caso era più il timore che incuteva; arrivò veloce e impettita come al solito, gettò un’occhiata tutt’intorno e notò subito il solito gruppetto scansafatiche che ciondolava davanti al manifesto «E ti pareva: la smettete di creare ingorghi?» Sbottò, con le mani sui fianchi e gli occhi ridotte a fessure. James ghignò automaticamente e tutti gli altri gemettero come a un copione recitato fin troppe volte.
«Eccoli che ricominciano» grugnì Sirius e neanche troppo velatamente, mentre si passava una mano in fronte; sembrava troppo bello aver iniziato una giornata senza il mal di testa feroce a serragli le tempie. «Evans, ti prego, risparmiaci almeno di Domenica mattina…»
Lily fece qualche passo e lo fissò «Se voi la smetteste di rompere le scatole, volentieri!»
James la guardò con la solita espressione da triglia «Oh, Evans, già che sei qui: andiamo a fare la ronda a Hogsmeade insieme?» propose e lei ghignò: eccolo l’invito delle otto, in perfetto orario.
«La sai già la risposta, vero? “Non verrei a Hogsmeade con te, nemmeno se…”»
«… “dovessi scegliere tra te e la piovra del lago”, lo so Evans, lo so. Però devi ammettere che la piovra ha un suo fascino marinaresco» continuò James, che ormai le conosceva tutte a memoria le invettive di Lily.
La ragazza rise e scosse la testa «Incredibile come riesci ad arrampicarti in qualsiasi modo. La risposta è comunque no, Potter».
«Oh, grazie a Godric! Possiamo andare ora?» S’intromise speranzoso Sirius e furono in due a guardarlo male, mentre Lily scuoteva di nuovo la testa. Sirius notò il suo sguardo strano, a metà tra l’arrabbiato e l’avvilito, ma non fece in tempo a dire niente che lei se ne andò senza una parola e James gli rifilò un pugno a una spalla.
«Ahia, che ho detto?!»
«Sei incredibile, Padfoot» sospirò Remus, un passo dietro di loro.
«Ehi, Remus!» Severus Piton spuntò fuori dalla fila che Gazza aveva appena controllato e gli andò incontro con la solita aria pallida di un ragno. In realtà era da un bel po’ di tempo che sembrava stare meglio: il colorito più sano denotava che stava cominciando a consumare qualche pasto decente e a dormire di più, mentre la sua aria più curata lo rendeva anche meno tetro. Ovviamente nessuna di queste cose interessava agli altri Marauders che continuavano a trattarlo peggio di un troll delle montagne.
Remus avvertì uno scalpitante Sirius al suo fianco, ma fece del suo meglio per ignorarlo «Ciao Severus, come stai?» Gli fece gentilmente e Sirius gemette «Per Merlino ma che cos’è oggi, abbiamo una calamita per i piantagrane?»
«Bene grazie! Black, ingoiati la lingua» replicò Severus e l’altro gli rivolse un gestaccio. «Molto elegante, complimenti».
«Mocciosus, parla ancora e te lo faccio vedere io cos’è elegante o no…» avvertì minaccioso Sirius, ma Peter pensò bene d’inserirsi prima della solita rissa: non gli andava di rimanere chiuso nel castello in punizione con quella bella giornata di sole.
«Ok, time out! Sirius, James ti vuole, andiamo. Ciao a dopo» fece frettolosamente, tirandosi via Sirius per un braccio. «Ciao, ciao Mocciosus» cinguettò quello, prima di finire quasi in braccio a James che si era fermato sulla soglia ad aspettarli. «Che palle oggi, ci mancava Micciosus…»
«Morgana, Sirius, che diavolo hai? Ti ha morso una tarantola?» Mugugnò James che intanto non aveva assistito alla scena perché impegnato a scrutare il parco con il binocolo che gli aveva regalato un Natale la madre di Remus. Strano aggeggio babbano, quello, ma si era rivelato davvero utile.
Sirius sbuffò: altro che tarantola! Non avevano più parlato di cosa era successo il giorno prima, così tutti facevano finta di niente e tutto sembrava tornato alla normalità. Peccato che lui e Remus si fossero scambiati si e no due parole, legate perlopiù ai compiti, e con James beh… non si discuteva mai sul serio con Prongs, ma qualcosa gli diceva che prima o poi avrebbero raggiunto un limite. Insomma, ufficialmente non c’era niente ma quella omertà lo stava uccidendo: lui non era abituato a fare finta di niente, mentre agli altri sembrava andare bene così. Tipo a Remus, pensò subito dopo, girandosi a lanciare un’occhiata di sbieco a quei due che continuavano a cianciare.
«Niente, lascia stare. Allora che stai combinando?» Chiese dopo un’eternità, ma tanto James sembrava in altre faccende affaccendato. Infatti ghignò sinistramente, fermandosi col binocolo su un punto preciso «Bingo! Cosa vedi là, Pad?» Gli fece, porgendogli il binocolo.
«Uhm, casa di Hagrid?»
«Guarda meglio… campo delle zucche a Est».
Sirius seguì la direzione e dovette guardare tre volte prima di capire cosa stava guardando «Ma quello è… uno spaventapasseri?!»
James annuì soddisfatto «Quasi: è uno spaventapasseri di Halloween! L’ho costruito ieri sera, dopo la ronda per i corridoi. A Hagrid è pure piaciuto!»
Sirius lo guardò male «Hai costruito un Jack senza di me?!»
«Scusa Pad, ero di ronda con la Evans ed era l’unica occasione per andare da Hagrid senza destare sospetti…» provò a scusarsi James, poi sospirò e gli passò un braccio sulle spalle. «Dai, la mia idea mi farà perdonare: ho intenzione di prendere alcune “Micce Esplodi Tutto” da Zonko…»
«E?»
«E… domani è Halloween, no?» Sibilò James con aria cospiratrice. Peter e Sirius si lanciarono un’occhiata, poi cominciarono a ridere all’unisono.
«Lo spaventapasseri ha la testa di zucca, vero?» Chiese Peter e James annuì, contento che avessero capito «E non è tutto…» mormorò, ripassandogli il binocolo: a guardare bene, lo spaventapasseri aveva due belle J.P. impresse sulla fronte.
«Sei un presuntuoso del cazzo, te l’hanno mai detto?» Esalò con sentimento Sirius e James rise «Tutti i geni firmano le proprie opere! Il nostro Jack perderà la testa in modo fenomenale, faremo venire un infarto a tutti!»
Sirius scosse la testa «Come programmi di infilare le micce nel campo?»
«Già organizzato tutto: Hagrid ci aspetta per il tè dopo la gita…»
Peter aggrottò la fronte «Ma così non lo mettiamo nei casini?»
James scosse la testa «Ma no, Hagrid lo sa già che organizziamo uno scherzo ai danni di qualcuno ogni Halloween. Lo sanno tutti! Silente non darà mai la colpa a lui».
Sirius ghignò «E se mai troveranno la testa esplosa e riconosceranno le iniziali ci aspetteranno le solite coppe da lucidare, che sarà mai!»
«Parlate per voi, io le odio quelle coppe» grugnì Peter, ma si vedeva che era d’accordo.
Poco lontano, i sensi da lupo di Remus si attivarono contemporaneamente come se ormai fosse diventato una specie di supereroe capta-problemi: c’era Hogsmeade, c’era Halloween, c’era James con un binocolo sospetto e una combriccola cospiratoria… una combinazione troppo ambigua per non destare preoccupazioni.
«Allora, ci vediamo dopo e ne parliamo ok?» Gli stava dicendo Severus e Remus annuì «Ok! Ora vado che mi aspettano…» fece, indicando vagamente i suoi amici.
Severus annuì «Stai attento ai casini che hanno sicuramente in mente» fece, con una smorfia acida e una capacità intuitiva quantomeno bizzarra. O forse era dovuto al fatto che, di solito, il bersaglio preferito di quei due idioti era proprio lui.
«Ma no!» Gli venne comunque da replicare, in automatico e più per abitudine.
«Eccomi, ho finito il giro! Allora andiamo? Devo fare delle commissioni importanti!» Fece una allegra Lily, apparendo accanto a loro con una piroetta; aveva sciolto i capelli e la bella giornata di sole le illuminava gli occhi verdissimi.
Severus annuì e Remus la fissò un attimo «Ehi, come stiamo bene oggi!»
Lily annuì «Sì! Domani è il compleanno di Pet, ho intenzione di farle un bel regalo così la smetterà di avercela con me perché sono una strega!» Spiegò felice, mentre Severus gemeva e lei gli rifilava una gomitata.
«Petunia è tua sorella?» S’informò Remus e Severus sbuffò «Quella stupida…»
«Sev!»
«Beh, è vero! Ricordi l’ultima volta che ci siamo visti cosa ha fatto? È stata tutto il tempo con una bottiglia in mano e mi lanciava acqua ogni volta che provavo a parlare!»
«Te l’ho già detto, era acqua santa ed era per la storia dei vampiri… oh, lascia perdere!» Ribatté la rossa, fissando Remus come a sfidarlo a ridere. Quello scosse la testa, ma la verità era che si stava limitando solo per non ferire i suoi sentimenti.
«Conosce poco di questo mondo, ma può sempre recuperare!»
«Vampiri!» Mimò Severus con aria incredula e Remus lo fissò con una risata «Comunque non avrebbe tutti i torti, sei così pallido da passare per vampiro!»
«Grazie, Remus! Visto?» Esalò Lily e Severus lo guardò così male che Remus alzò le mani con un sorriso «Scusa, non parlo più. Anzi me ne vado!» Esclamò, mentre cominciava il suo lavoro di routine con gli studenti più piccoli.
Lily rise di rimando «Vado anch’io… ci vediamo ai Tre Manici di Scopa per pranzo, ok? Non fare danni nel frattempo…»
Severus sbuffò «Lo sai che non sono mai io a iniziare, semmai mi difendo da quei due idioti…»
Lily roteò lo sguardo al cielo «Andiamo, siete quanto meno allo stesso livello!»
«Ma-»
«E non voglio discussioni Severus, davvero. Almeno farlo per me e per Remus che così ci evitiamo il solito correre su e giù per il villaggio…» fece, con voce quasi supplice.
«E dillo anche a loro, allora!» Esplose lui, cocciuto.
«Beh, glielo avrà già detto Remus!» Ribatté lei, ma Severus fece un ghignetto sardonico «Sì, come no. Lo avranno ascoltato come fanno sempre…» borbottò, ma lei gli prese le mani «Almeno prova a contenerti! Non dico tanto, conta fino a dieci prima di fare qualcosa che non approverei. Ok?»
Severus la fissò e sorrise «Va bene, tenterò».
«Grazie. Ora, cosa hai intenzione di fare oggi?» Gli chiese con sguardo così tanto allusivo che lui si staccò da lei come bruciato «Ah no, non incominciare!»
«Andiamo, non puoi non dirmelo!» Rimbeccò lei, ma dal suo sguardo colpevole capì al volo. «Non mi dire che hai intenzione di ciondolare tutto il tempo con quei buoni a nulla di Avery, Rosier e company!» Sbottò, battendo un piede a terra.
«Non sono affari tuoi» grugnì l’altro, senza guardarla.
«Sev, avete intenzione di fare qualche scherzo cattivo?!»
«In quante lingue devo dirtelo che non sono affari tuoi?» frecciò sarcastico lui, allora Lily si rizzò tutta impettita «Bene. Non sono affari miei. Benissimo. Ti dirò solo che è nelle mie facoltà avvisare il professore di Casata o addirittura il Preside se vedo accadere qualcosa di grave tra gli studenti, soprattutto se si tratta di maledizioni o cose del genere…»
«Ah, mi faresti espellere? Grazie tante!»
«Severus, quella roba non è uno scherzo e prima lo capirai, meglio è. Poi non devo ricordarti che questo comportamento non ti aiuterà ad andare da nessuna parte con una certa persona, vero?» Concluse, piantandolo in asso col naso per aria. Merlino, era così altezzosa quando voleva!
Severus sbuffò, poi però pensò di avviarsi velocemente verso l’uscita prima di beccare i suoi compagni di Casata e i loro caotici piani. Da un po’ di tempo a quella parte sentiva di avere voglia di stare un po’ da solo e non unicamente per via delle parole di Lily; era qualcosa di più profondo, qualcosa che riguardava la sua persona e basta.
Qualcosa che a ben pensarci non avrebbe voluto sapere.
 
«Eddai, avete davvero voglia di chiudervi nella Stamberga Strillante?» Si stava lamentando Peter, mentre aspettavano fuori da Mondomago.
«No, Warmtail! Dobbiamo solo nasconderci delle cose e già che siamo qui…» replicò James, chiudendo lo zaino.
«Quelli sono i fuochi d’artificio Zonko?» Gli chiese, ma l’altro lo colpì in testa «Peter, shh! Vedo che non hai ancora imparato niente sulla discrezione, eh?»
«Scusa…» borbottò il biondo, mentre gli altri due uscivano dal negozio.
«Moony, non hai bisogno di altre piume!» Si stava lamentando Sirius, mentre riponeva il suo nuovo fiammante set di gobbiglie.
«Invece sì, fatti gli affaracci tuoi una volta tanto» rimbeccò Remus, girandosi in direzione di Scrivenshaft sotto lo sguardo bellicoso di Sirius.
«Ah, time out!» Esclamò James, afferrando Remus per il colletto. «Io vi voglio bene, ma questo comportamento da ragazzine offese comincia a rompere e abbiamo cose più importanti da fare insieme!»
Remus si staccò da lui, sistemandosi la camicia «Oh e sarebbe, di grazia?»
«Organizzare lo scherzo di Halloween!» Ribatté l’altro entusiasta e Remus scosse la testa «Ah, ecco. Io me ne vado a comprare un nuovo set di piume…»
«Ti pareva» grugnì Sirius, ma quella volta James non aveva intenzione di demordere; li prese entrambi per un polso, quasi facendoli scontrare testa e testa, e li fissò «Statemi a sentire…» grugnì, sul piede di guerra. «Non mi interessano le vostre beghe al momento, perché Halloween è una nostra tradizione, quindi lo facciamo insieme. E non sarà un vostro litigio a rompere la tradizione, chiaro?»
«Chiaro» borbottarono gli altri due all’unisono, guardandosi in cagnesco.
«Ottimo, andiamo alla Stamberga che devo nascondere delle cose!» Esclamò, rinfrancato dal fatto di aver ottenuto almeno che non si separassero. Visto che la pace era appena stata ristabilita, Peter pensò non fosse il caso di fargli notare come avesse appena praticamente urlato una cosa illegale nonostante lo avesse sgridato poco prima. Dopotutto James non brillava in coerenza e poi... era James! Quante volte quell’unica cosa gli permetteva di fare tutto quello che voleva?
«Peeeter, ti muovi?»
Il caldo e allegro sole di Maggio rimbalzava sulle tetre pareti inchiodate della Stamberga, rendendola ancora più cupa; sembrava una macchia nera persa nei colori chiari della Primavera.
«Deprimente, davvero» ironizzò Sirius, prima di prendersi una gomitata nelle costole da Peter «Non è carino da dire!» Sbottò, indicando Remus che, invece, scosse le spalle con nonchalance «Almeno di notte sembra meno, come era?, deprimente» sibilò, andando a raggiungere James.
«Oh per le mutande di Merlino, non si può dire niente oggi!» Si lamentò Sirius, mentre James già si affaccendava a spostare le assi che avevano scardinato in precedenza «Piantatela di fare i bambini voi due…» li redarguì senza particolare interesse, entrando. «Piuttosto, fate da palo. Devo cercare una cosa anche».
«Moviamoci però, lì dentro è pieno di polvere come sempre» grugnì Peter, seguendolo.
«Volevo solo dire che qualunque cosa dico sembra non essere apprezzato» continuò a dire Sirius a Remus, mentre rimettevano le assi al loro posto in modo che non si notasse il buco se per caso qualcuno si perdeva da quelle parti.
«Hai detto bene: quello che tu dici. Faresti bene a non parlare più e se in futuro non te la sentissi di venire in un posto così “deprimente” fai pure, nessuno sentirà la tua mancanza» rimbeccò Remus.
«Oh, andiamo!» Fece incazzato l’altro ma, prima di poter aggiungere qualcosa, una voce arrivò di soppiatto a fargli perdere dieci anni di vita.
«Che diavolo ci fate qui?» Severus Piton li stava guardando con una falsissima espressione disinteressata sul volto. In realtà lui era lì semplicemente per farsi un giro con i suoi pensieri senza timore che qualcuno lo vedesse; la Stamberga Strillante era nascosta in una strada sterrata prima dell’ingresso al villaggio, quindi era quasi certo di non incontrare nessuno. Nessuno a parte i ficcanaso per eccellenza, ovviamente.
«Mocciosus, vuoi farci venire un infarto per caso?» Sbottò Sirius, ma l’altro stava fissando l’asse che aveva ancora in mano. Per fortuna il buco dell’ingresso non si notava più, però non era comunque saggio far capire a Severus Piton che c’era qualcosa che bolliva in pentola. «Cos’hai da guardare, vuoi provare?» Continuò aggressivamente e Remus scosse la testa «Scusalo, è il caldo».
«Non trattarmi con condiscendenza» brontolò l’altro, alzando un po’ troppo la voce. Entrambi riuscirono a sentire dei rumori attutiti arrestarsi, come se qualcuno all’interno della Stamberga si fosse fermato. Ovviamente sperarono che Severus non avesse sentito nulla.
Severus che, in quel momento, era indeciso se scoppiare a ridere in faccia a quell’arrogante borioso che si faceva grosso con un bastone di legno marcio o mandargli una fattura robusta alle ginocchia. «Dove è il resto della gang?»
«Già ti manca James dopo così poco tempo? Glielo farò sapere sicuramente!» Ribatté Sirius e Severus si trattenne davvero dal prenderlo a bastonate su quella zucca vuota che si ritrovava. Chissà perché, la voce di Lily continuava a rimbalzargli nella testa a mo’ di grillo parlante.
«Black, ti hanno mai detto che hai un problema con la rabbia? Fatti curare» replicò con voce calma, ma gelida.
«Mocciosus, a te ti hanno mai detto di avere un grave problema con i fatti che non ti riguardano? Eravamo impegnati qui!» Sbottò in replica l’altro, indicando Remus.
«Oh, capisco».
C’era qualcosa in quel tono che Remus non riuscì a definire ma non gli piaceva per niente, così scattò «Ah, no. Dubito seriamente che tu capisca di che si tratta ma, come ti ho già detto, Sirius ha qualche problema oggi, quindi è meglio che ci lasci soli» fece con una, sperava invisibile, nota di urgenza. E ora lo stavano pure guardando entrambi, che bello.
«D’accordo. Ci vediamo» fece semplicemente, e incredibilmente, Severus.
Sirius aspettò che fosse in fondo alla strada per il villaggio, poi tornò a fissare Remus con tanta intensità che quell’altro poteva quasi sentire bruciargli le spalle. Tuttavia fece del suo meglio per ignorarlo e liberare l’uscita per gli altri che, intanto, se la ridevano per il pericolo scampato.
«Bene, abbiamo fatto tutto! Pensavamo di passare per Melandia e fare riserva per la settimana, che dite?» Chiese retoricamente James, prima di avviarsi.
Gli altri due seguirono in silenzio, ma all’ennesima occhiata nervosa Remus sospirò «Per l’amor di Godric, Sirius, che c’è?»
«Cos’era quello?»
«Quello cosa?»
«Quello! Quella specie di… di…» balbettò Sirius, guardandosi intorno alla ricerca d’ispirazione. «Quella specie di smentita stizzita alle allusioni di quell’idiota! Cos’è, ti dà fastidio che Severuccio pensi chissà cosa?»
Adesso Remus lo stava guardando come se gli fosse spuntata una seconda testa su una spalla «Che cos- ma sei serio?»
«E cos’è tutto questo scherzare su di me? Mi hai trattato da idiota, davanti a lui!» Sbottò ancora, cominciando ad alzare la voce. Pochi passi più avanti Peter si girò, ma James continuò provvidenzialmente a camminare verso Melandia, trascinandoselo dietro.
«Beh, un po’ idiota sei stato, che bisogno c’era di essere così aggressivo?» Mugugnò Remus, sapendo perfettamente di aver toccato un nervo scoperto. Sirius infatti scattò istantaneamente «Certo… ”Che diavolo ci fate qui” e poi sarei io l’aggressivo!» Ribatté facendo il verso a Severus.
Remus contò fino a duemila «Ti giuro che non ho capito perché stiamo litigando. È un modo per vendicarti del fatto che ero io a non parlare con te fino a pochi minuti fa?»
«Tu ti sei arrabbiato per una frase a cui tu hai voluto dare un significato esagerato a cui io non pensavo ed eravamo soli, tu mi hai trattato con sufficienza davanti a una persona che odio!» Sbottò Sirius, cercando di dimostrargli quanto la situazione fra i due casi fosse diversa.
Remus quella volta sentì che, se non si fosse sbrigato ad andarsene, avrebbe davvero rotto gli argini e chissà cosa poteva venirne fuori; s’impose di ricordarsi che quello era sempre il solito agitato e sconsiderato Sirius, quello che per capire le cose dovevi ripetergliele almeno dieci volte.
«Sirius, Sirius… punto primo, non puoi sempre uscirtene con la storia che non pensi a quello che dici! Non puoi lamentarti poi se la gente ti dà dello stupido o dello sconsiderato! Quella frase aveva un senso e tu, pronunciandola, le hai dato proprio quel senso e basta. Puoi dirmi che sei dispiaciuto e va bene, ma non ritrattarla come se non l’avessi detta. Non funziona così. Secondo, il fatto che odi Severus Piton è tutto dire visto che manco ci hai mai parlato in modo normale e lo odi per partito preso. Non puoi avercela con me perché mi sta simpatico e ci parlo in forma civile. Terzo, dovrai pure ammettere che, quando si parla di determinati argomenti, tu vedi rosso e non ragioni più!» Tirò, ma sapeva già che quando Sirius partiva per la tangente non c’era niente che potesse fargli cambiare idea. Infatti si limitò a scuotere la testa «Ma non è vero! Tipo?»
Remus sospirò per la milionesima volta «Non farmelo dire, davvero».
«No, ma prego! Sentiti pure libero di esprimerti» ironizzò l’altro, con un tono che quella volta lo punzecchiò sul vivo; sembrava fare di tutto per farti perdere la pazienza.
«Severus Piton, sangue Slytherin e famiglia Black, lealtà, James…» cominciò a elencare, ma Sirius quasi gli tolse il naso puntandogli l’indice contro.
«Ah! Qua ti volevo!» Esclamò Sirius, interrompendolo con un’espressione di vittoria.
«Cosa?!»
«Dovrai ammettere pure tu che qualcosa ti fa scomporre la tua bella chioma, signor perfettino… e uno di questi è proprio James e la mia lealtà nei suoi confronti» replicò, mentre Remus tremava interiormente. Ed eccolo lì, l’argomento principe che sperava non dovesse mai uscire fuori dai loro discorsi. Sirius non poteva neanche immaginare quanto ci fosse arrivato vicino.
«Fino a prova contraria sei stato tu a scattare quando si è sfiorato l’argomento. È proprio per questo che stavamo litigando».
«Ah che idiota! E io che credevo che stessimo litigando perché ti avevo dato della femminuccia piagnucolante!» Sbottò Sirius.
Remus sospirò «Senti, io non volevo neanche iniziare questo discorso, stai facendo tutto tu» borbottò, passandosi una mano nei capelli arruffati.
«Quello che voglio dire è che se devi dirmi qualcosa faresti meglio a farlo, piuttosto che tenerti tutto per te…» alluse Sirius, senza guardarlo.
Lo sapeva da tempo che c’era qualcosa che si muoveva tra loro, era una sorta di sensazione latente che creava una tensione infinita. Solo che Remus non era James e questo lo aveva capito da tempo: se loro due riuscivano a soprassedere su qualsiasi cosa a patto di non rovinare l’equilibro che c’era nel gruppo, Remus non ci riusciva. A Sirius dispiaceva l’idea di incasinare tutto, ma se parlarne poteva risolvere qualcosa, avrebbe preferito farlo; odiava l’idea della rassegnazione e, anche se in toni bruschi, aveva cercato di farglielo capire.
Remus sentiva il cuore battergli alla sola idea di confessare a Sirius ciò che provava «Non ho niente da dirti» replicò, in tono un po’ troppo tagliente per essere davvero lui.
Sirius sospirò, un po’ di dispiacere un po’ di sollievo «D’accordo. Allora è inutile litigare non credi?»
Dopotutto non aveva senso discutere per qualcosa che entrambi sapevano essere solo la punta di un iceberg troppo ingombrante. Il problema era che ignorarlo avrebbe significato anche avere ben poco da dirsi, almeno per il momento. Infatti, per la prima volta nell’’arco di sei anni, si guardarono come fossero due completi estranei.
«Vado a comprare delle piume» annunciò Remus. Non gli chiese di andare con lui perché tanto non avrebbe accettato.
«Io cerco James e Peter» replicò Sirius, senza che ce ne fosse davvero bisogno.
Si separarono senza salutarsi con una stretta strana allo stomaco.
 
Severus Piton cominciò a pensare di averne davvero abbastanza di tutta quella storia. Lanciò un’occhiata all’interno del negozio, sbuffando sonoramente senza che nessuno ovviamente lo ascoltasse. Ogni volta si illudeva che nella sua casata ci fosse qualcuno che possedesse almeno un briciolo di cervello e, come ogni volta, finiva per ricredersi.
In quel momento si ritrovava a fare da palo in una delle sudicie stradine di quel insignificante villaggio solo perché aveva perso una scommessa – che, per inciso, era pure decisamente al limite dell’intelligenza umana.
«Oh, andiamo» sibilò tra sé, prima di notare un certo ragazzo arruffato e frettoloso che se ne andava in giro col naso per aria.
Severus fece un breve, istintivo, sorriso e lanciò un’altra occhiata nel negozio: quando giudicò che i suoi compagni fossero abbastanza distratti da notarlo, sgusciò via fino a raggiungere la strada principale notevolmente più luminosa e arieggiata. 
Nonostante quello che tutti, e soprattutto i due sommi idioti, dicevano di lui, non impazziva per il buio e l’umidità.
«Ehi, Remus!» Gridò e si stupì un istante di non riconoscere la sua stessa voce che urlava in una strada affollata.
Remus si girò con un duro cipiglio sul volto, ma si distese non appena lo riconobbe «Oh, ciao Severus. Stai andando da Lily?»
L’altro lanciò un’occhiata all’orologio babbano consunto che aveva al braccio, residuo di un regalo materno, e scosse la testa «No, è ancora presto. Io stavo… ero… uhm, tu dove vai?» Ovviamente non poteva dirgli che stava facendo da palo ai suoi “amici” razzisti in attesa che rubassero in un negozio.
Remus si batté un dito sul mento con aria pensosa «Mi servono delle piume nuove e forse anche dei quaderni… roba noiosa insomma» aggiunse, quasi a giustificarsi.
«Sempre meglio di quello che facevo io…» borbottò Severus, poi continuò a voce più alta. «Posso venire con te? Così dopo cerchiamo Lily!» Aggiunse anche lui, come per moderare tanta sfrontatezza. Tuttavia Remus sorrise e Severus sentì qualcosa sciogliersi dalle parti dello stomaco; sapeva che, se lo avessero visto in compagnia di un sanguesporco, l’avrebbe pagata a suon di scherzetti idioti e battutine salaci, ma oramai ci era abituato per via di Lily. Lucius continuava a scrivergli di non fare resistenza, di accettare pienamente quelle nuove idee che circolavano nella sua casata, ma come poteva? Si parlava di esseri inferiori e impuri, di sangue sporco e melmoso, di feccia. Per quanto lui odiasse suo padre, era quello il sangue che gli scorreva nelle vene e non poteva rinnegarlo.
«Allora, dove sono i tuoi compari?» Chiese aspramente, prima di darsi del completo idiota. Non voleva dimostrare id essere un ossessionato che riusciva a pensare solo allo scontro.
Remus non si scompose particolarmente «In giro a fare scherzi, suppongo» ribatté, entrando nel negozio.
Severus annuì ma preferì non commentare oltre; doveva smetterla di comportarsi da deficiente, Lily aveva ragione. Aveva cominciato a osservare Remus l’anno precedente, in biblioteca. All’inizio era solo curioso di capire come uno dotato di cervello come lui fosse capitato con Potter e Black, poi però aveva cominciato a guardarlo sotto una nuova luce, scoprendo e notando cose senza neanche accorgersene. Tipo che arrivava in biblioteca per prendersi il primo posto dell’ultimo tavolo a destra, l’unico che fosse inondato di luce fino al tramonto; o che commetteva anche lui piccole infrazioni, mangiando biscotti tutto il tempo.
Aveva cominciato a osservarlo anche in compagnia degli altri e aveva capito cosa ci trovavano in lui, ovviamente anche cosa lui ci trovava in loro. Soprattutto aveva capito cosa potesse trovarci in Black e come tra loro ci fosse un rapporto totalmente diverso, quasi privato. 
E aveva cominciato a esserne geloso.
Patetico, lui che si metteva a spiare i suoi più odiati nemici come un guardone e si era ritrovato geloso di un belloccio senza cervello come Black per uno che avrebbe dovuto odiare già solo per il fatto di esistere.
«Severus?»
Severus batté le palpebre e mise a fuoco le inarcate sopracciglia di Remus che lo osservava con aria perplessa «Tutto bene? Sembravi perso».
«Avrò battuto la testa contro lo scaffale» ribatté caustico contro se stesso, facendolo incredibilmente ridere. E chi l’’avrebbe mai detto.
«No, quelle non prenderle: non assorbono bene l’inchiostro e sbavano tutto» aggiunse poi, quando vide le pergamene che aveva preso Remus. «Quelle sono decisamente migliori» aggiunse indicandone un paio sullo scaffale più basso, lustre come appena essiccate.
Remus seguì il suo sguardò e arrossì in zona orecchie, mentre sentiva una sensazione sgradevole risalirgli lo stomaco «No, non vanno bene» ribatté velocemente, prima di avviarsi nell’angolo delle piume.
Severus batté nuovamente le palpebre poi, a un veloce calcolo tra i due oggetti, capì perfettamente dove stesse il problema e sbuffò, girandosi a fissarli la schiena rigida.
«Tieni» grugnì bruscamente, quando furono di nuovo fuori, strapieni di oggetti per i compiti.
Remus lo guardò senza capire, poi notò le pergamene che aveva tra le mani e arrossì di nuovo «Non le voglio, non mi servono» fece, mentre si rendeva conto anche da solo che il suo tono diventava sempre più brusco, così si impose di inspirare e calmarsi: dopotutto non era colpa sua se non poteva permettersi le cose. «Grazie davvero, ma non posso accettare».
Severus sbuffò «Quante storie Lupin, non ti sto donando un rene, sono solo due pergamene!» Esclamò, praticamente lanciandogliele addosso.
«Ma ho già comprato le altre…» provò a dire l’altro, balbettando.
Severus scrollò le spalle «Usale per scriverci le tue memorie» frecciò sarcastico e Remus fece un timido sorrisino «Va bene, accetto».
«Finalmente…»
«Oh, chi non muore si rivede!» Fece una voce decisamente incazzata.
Furono ben quattro le persone a gemere e, per una volta, si poteva dire che James Potter e Severus Piton ebbero lo stesso identico momento di illuminazione.
Infatti il primo pensava che, dopo circa un’ora di mugugni offesi e arie corrucciate, avrebbe volentieri abbattuto Sirius nonostante fosse suo amico. Il secondo pensava, con ovvie varianti, praticamente la stessa cosa.
«Beh, dobbiamo andare» fece frettolosamente James, cercando di tirare Sirius per una manica. Sfortuna voleva che Sirius avesse uno sguardo d’aquila e fosse riuscito a intercettare le lustre pergamene di Remus anche se quello aveva cercato stupidamente di nasconderle alla vista.
Ovviamente era anche bravo a fare due più due.
«Tu non hai tanti soldi per quelle pergamene» commentò aggressivamente e non ce l’aveva con Remus. Il suo bello sguardo era inchiodato su Severus che, contro alla sua aria bellicosa, non aveva mai smesso di sorridere «Non sono affari tuoi Black».
«Quanto ti pagano i tuoi razzisti amici purosangue per le informazioni che prendi nel Castello?» Ribatté l’altro e, quella volta, Remus lo capì dallo sguardo di Severus che se non avesse fatto qualcosa si sarebbero uccisi.
«Ok, dobbiamo andare a cercare Lily. Severus?»
Severus si avvicinò di qualche passo a Sirius «Mi guarderei le spalle se fossi in te, Black» soffiò.
«Lo faccio sempre, Mocciosus» ribatté l’altro, quasi ringhiando.
«Andiamo!» Sbottò James, riuscendo finalmente a portarlo via. Tanto lo sapeva che bastava attendere tre secondi e, infatti, Sirius non lo deluse neanche quella volta.
«Allora, cosa diavolo ti è preso?» Scoppiò, fermandosi di botto a fissarlo.
«Cosa vuoi dire?» Rimbrottò James avvilito, sapendo perfettamente dove sarebbe andato a parare il discorso.
«Cosa voglio dire?! Da quando in qua non si spalleggiano gli amici in casi come quello di poco fa?»
«Volevi solo istigarlo e te la stavi cavando benissimo da solo…»
«E da quando l’istigazione non va più bene?!» Urlò Sirius e il silenzio di James fu piuttosto illuminante. Peter pensò bene di sedersi sullo steccato lì vicino, cercando il più possibile di mimetizzarsi con l’ambiente.
«L’ultima volta sei stato tu a colpirlo solo “perché esisteva” o mi sbaglio? E io ti ho appoggiato, perché è questo che fanno gli amici!»
«Era una cosa idiota…» replicò James, distogliendo lo sguardo.
«Oh, davvero? E quando lo diceva Remus non contava vero? Te lo dico io cosa c’è, Prongs, queste sono le parole che Lily Evans ti sta ficcando a forza nel cervello!» Sbottò Sirius e James si girò di scatto a fissarlo «Non parlare di lei in quel modo!»
«In quale modo ne starei parlando? Come un’ammaliatrice che ti ha fottuto il cervello? È quello che è, affronta la realtà dei fatti una buona volta! È lei che ti costringe a essere gentile con Mocciosus ed è lei che ti convince a essere meno malandrino per-»
«E allora?» Esplose James, zittendolo. «Se anche fosse? Io sono innamorato di Lily e se devo fare piccoli cambiamenti come questi mi sta bene! Non colpire Moc-Severus ogni tre secondi non mi ucciderà! E neanche fare meno scherzi di un tempo, cresci una buona volta».
Quella frase colpi Sirius come un pugno e il silenzio si frappose tra loro come un macigno. 
Dopo qualche secondo, Sirius scosse la testa «Supponiamo per un momento di fare finta che tu non stia progettando il solito scherzo deficiente di Halloween, scherzo in cui io ti sto appoggiando come al solito tra parentesi, ti ascolti davvero quando parli?»
James serrò i pugni e lo affrontò a viso aperto «E tu?! Ma dico, con quale coraggio parli a me di cervello annebbiato?»
Sirius fece qualche passò indietro, lanciando un’occhiata che voleva essere casuale su Peter «Cosa vuoi dire?»
James fece un sorriso amaro «Prima hai quasi dato di matto per due pergamene, Pads, pergamene. E poco fa chi è che ha tirato su un fenomenale show per una parolina detta da Remus?» Fece con molto buon senso, ma Sirius era sordo da quell’orecchio.
«Non capisco cosa vuoi dire…» mormorò, ma James sapeva di averlo inchiodato; lanciò anche lui un rapido sguardo a Peter ma sapeva che non avrebbe capito, piccolo ingenuo Peter.
«Invece sai benissimo di cosa parlo. Ti conviene deciderti e cominciare a fare chiarezza nella tua testa perché è molto confusa al momento».
Sirius quasi gli ringhiò addosso «Io non sono affatto confuso!» Sbottò, ma James continuò imperterrito «Io ho fatto quello che dovevo e ti ho dato tutto il tempo e la pazienza del mondo, ma tu non hai fatto la tua parte Sirius. Me l’avevi promesso, ricordi?» Fece, mentre Peter si accigliava nel dubbio di essersi perso qualche pezzo.
Sirius sussultò «Non vale rinfacciarmi questa cosa, Prongs, sei ingiusto!»
«Sì, invece. Perché tutto nasce da qui. E se dovremo parlarne più approfonditamente e scornarci per risolvere, lo faremo. Aspetto solo una tua parola» su quella frase la fine sembrò definitiva e Sirius si limitò a fissarlo con aria furiosa e impotente.
«Ti conviene pensarci seriamente» concluse James, prima di andarsene con aria altezzosa verso il Castello. Sirius aspettò qualche secondo, poi proruppe in un mezzo grido e pestò duramente a terra «James Potter, sei un maledetto testardo!» Sbottò, prima di girarsi verso Peter che aveva scavalcato lo steccato ma se ne stava ancora in palato ad aspettare.
«Hai qualcosa da dire?» Grugnì il primo e Peter quasi sussultò «N-no».
«Me lo immaginavo» ribatté sferzante, mentre Peter seguiva James sulla strada per il Castello.
«Solo…» cominciò il biondo, richiamandolo. «Se stai male per Remus, forse sarebbe più facile dirglielo» commentò, facendolo sussultare.
Forse il vecchio Peter non era così sprovveduto e ingenuo come amava far credere a tutti loro.
Comunque in mancanza di meglio anche lui si avvio verso il Castello, ma a distanza di “sicurezza offesa” per non dovergli parlare.
 
Lily entrò di corsa nel pub e strizzò gli occhi nella penombra fino a trovarli in un angolo della sala strapiena.
«Oh, eccovi qui!» Esclamò allegramente, lanciandosi praticamente addosso a Severus; poi notò i loro sguardi cupi «Che succede?»
i ragazzi si scambiarono uno sguardo e borbottarono un “niente” che non convinse ovviamente nessuno, ma Lily decise che era un’occasione troppo bella e lei era troppo felice per permettere alle solite fisime di prendere il loro tempo.
«Per adesso soprassiederò… guardate!» Esclamò, tirando fuori da una borsa una piccola scatola quadrata di vetro. Al suo interno c’erano delle sfere di varie dimensioni e colore che fluttuavano per magia; ogni sfera, a sua volta, aveva della neve che vorticava incessantemente.
«Bellissimo!» Esclamò Remus, mentre Lily sorrideva «È il regalo perfetto per Petunia! Dopo questo si dimenticherà persino che abbiamo litigato».
Severus sbuffò incredulo «Quello che non capisco è perché vuoi a tutti i costi ricucire questo rapporto…»
Lily gli lanciò un’occhiata gelida «Perché è mia sorella! Non si può litigare con la famiglia!»
Remus e Severus si lanciarono un’involontaria occhiata d’intesa; Remus non poteva capire davvero quali pensieri attraversavano la mente di Severus, ma lui pensava a Sirius e alla sua famiglia… a come i rapporti di sangue spesso non volevano dire praticamente nulla e “famiglia” era solo un nome come un altro.
Lily sembrò capire il silenzio che la sua affermazione aveva prodotto – dopotutto conosceva benissimo le vicissitudini di Severus – ma non volle demordere, perché lei ci credeva in quel rapporto e nella loro riappacificazione.
«Se tu ci credi» cominciò Remus con voce flebile, quasi leggendole nella mente. «Allora ci riuscirai» affermò, stringendole la mano. 
Severus si alzò, facendo del suo meglio per non sembrare brusco «Io devo andare… ho dimenticato di dove fare una cosa importante» spiegò, sotto lo sguardo perplesso dei due.
Lily si alzò con lui e lo seguì alla porta «Sev… io…» mormorò, ma lui alzò una mano a interromperla «Davvero, non è per quello che hai detto. Devo davvero fare delle cose».
«Quali cose?» Grugnì Lily e Severus ebbe un flash di Crabbe e gli altri che uscivano dal negozio e non lo trovavano. Stranamente solo in quel momento si era ricordato di loro e, soprattutto per Lily, non era un bel ricordo.
«Meglio che non te lo dico. Salutami Remus, a domani».
«Ho detto qualcosa di sbagliato?» Chiese Remus quando Lily riitornò al tavolo sospirando, ma la ragazza scosse la testa «No, no… è solo che Severus è un po’ suscettibile alle questioni di famiglia, avrei dovuto essere più sensibile…»
«Vedrai che gli passerà…» replicò Remus, guardando fuori dalla finestra.
«E tu che mi dici? Dove sono gli altri?»
Remus la guardo per un attimo, poi sorrise amaramente «Come hai fatto a capire che c’è qualcosa che non va?»
Lily sbuffò «Oh, ti prego! Tu che nelle settimane prima di Halloween non corri dietro a James per scoprire quale scherzo ha in mente? O che non picchi Sirius per le sue idee folli?»
«Già, hai ragione… niente, non voglio parlare sempre delle stesse cose. Ovviamente le cose non stanno andando bene».
«Io ti voglio bene Remus e, mi spiace, non riesco a esimermi da non dirti tutte le volte quello che penso…»
«Come al solito, ma ti prego fa’ pure» ironizzò lui e Lily lo guardò male «Tu devi fare qualche passo indietro prima di farti davvero male».
«Troppo tardi!»
«Beh, allora dovresti correre ai ripari!» Esclamò lei, cocciuta.
L’altro si mosse a disagio sulla sedia «Te l’ho già detto, non potrei mai allontanarmi dal gruppo, anche se le cose peggiorassero. È troppo importante per me».
Lily scosse veementemente la testa «Non intendevo questo, lo sai anche tu che alla fine gli voglio bene anch’io… solo che non puoi continuare a chiuderti in attesa che quello scemo capisca qualcosa o decida di, non lo so, battere la testa da qualche parte e rinsavire» borbottò, facendolo perfino ridere.
«Lily Evans, mi stai consigliando di uscire con qualcuno?» Replicò lui, arrossendo leggermente.
Lily gli sorrise e alzò le mani in segno di resa «Ti sto solo dicendo di guardarti intorno… chi lo sa, magari il cambiamento è molto più vicino di quel che pensi…» fece ambiguamente, spingendolo a chiedersi se non avesse qualcosa di particolare in mente.
«Tu non mi convinci!» Esclamò, puntandole drammaticamente contro una forchetta.
Lily rise, mentre prendeva la sua per cominciare a pranzare «Chi lo sa… però devi volerlo, devi volerla la felicità per raggiungerla!»
 
 
Sirius alzò la testa dal libro che stava leggendo solo quando fu sicuro che la Sala Comune fosse del tutto vuota. Il resto della giornata era stata davvero strana, considerando che in generale non era abituato a stare senza gli altri: Peter e James erano andati insieme nel parco, mentre lui si era messo a studiare per disperazione; a cena avevano mangiato separati, ma fortunatamente Nick-quasi-senza-testa gli aveva fatto compagina con le sue storie assurde. Un sacco di persone gli avevano chiesto cos’era successo, ma non aveva voluto sollevare problemi e si era limitato a borbottare qualche scusa; in tutto quello Remus non si era visto e, poiché anche la rossa era stata lontana da loro tutti il giorno, pensò che fosse stato con lei tutto il tempo. E adesso, dopo un’intera serata passata a concentrarsi su un barboso libro di Remus, cercando di ignorare le occhiate penetranti di James, era finalmente libero di respirare un po’.
«Oh» la voce di Remus gli arrivò alle spalle e Sirius involontariamente sussultò un attimo: aveva il naso arrossato e i capelli arruffati, l’aria di qualcuno che era stato nel parco fino a tardi. Sirius si stupì di essere davvero curioso di sapere dov’era stato; dopotutto era davvero strano per tutti avere tanto tempo da soli.
«Ti sei divertito oggi?» Gli chiese, più bruscamente di quello che aveva in mente.
Remus scrollò le spalle «Abbastanza».
Avrebbe voluto chiedere a Sirius dov’era stato e con chi, ma non voleva riprendere quel discorso né ricordare la litigata; non aveva voglia, era stanco.
«Vado a dormire» disse solo, dopo troppo silenzio.
«Moony!» Esclamò l’altro, facendo qualche passo contro di lui.
«Cosa?»
Sirius lo fissò a lungo, poi sospirò. Quell’unico giorno gli aveva fatto capire che non era capace di stare solo, che stare senza i suoi amici lo faceva stare male fisicamente. Era sempre stato orgoglioso e impulsivo, spesso non rifletteva quando parlava e non sempre gli altri potevano accettare quel lato del suo carattere. Forse chiedere scusa non era poi una cosa così terribile.
«Io… volevo chiederti scusa. Non so neanche io cosa volevo dire oggi, sono stato troppo irriflessivo» mormorò poggiandogli una mano sulla spalla, mentre Remus inarcava le sopracciglia come faceva sempre quando stava riflettendo. Era sempre il solito istintivo Sirius, ma quella volta non era sicuro di voler accettare quella spiegazione; forse un po’ era stato il discorso maledettamente giusto di Lily, un po’ era stata la bella giornata passata con Severus Piton, un po’ erano i suoi sentimenti arrabbiati che lo corrodevano dall’interno… stava di fatto che non era più disposto a chiudere un occhio. Non avrebbe sfasciato il gruppo parlando di quel che provava o sapeva, ma neanche avrebbe più accettato di mettere da parte la sua felicità.
«Sapevi benissimo di cosa parlavi, invece. Mi dispiace, ma non ti credo. Buonanotte» ribatté rigidamente, allontanandosi verso i dormitori. Dovette fare violenza su se stesso per non correre a rannicchiarsi sotto le coperte, ma quella volta doveva farsi forza e essere irremovibile.
Lo doveva almeno a se stesso.
Sirius si guardò la mano con una strana sensazione, qualcosa che non aveva provato neanche litigando con James o stando da solo tutto il giorno; era uno strano miscuglio tra rimpianto e dispiacere. Possibile che c’entrasse Remus?
 
 
Note autrice:
Non mi scuserò per il ritardo, perché ormai s’è capito che va così XD
No, non è vero: mi scuso tantissimo, ma vi avverto pure che sarà spesso così. Sono appena approdata in Erasmus e sono strapiena di cose da fare, sorry!
Il capitolo è verboso e un po’ melo-drammatico, ma è andata così! Spero non sia troppo male!
Questa storia va un po’ per i cavoli suoi e ho deciso di assecondarla; mi rendo conto che la cosa potrebbe evolvere è diventare darker (and red, conoscendomi) e spero non vi spiaccia neanche questa XD
Nel prossimo capitolo si scopriranno un po’ di cose, ma immagino che molte cose siano chiare.
Bon, alla prossima (spero non tra tre anni!) e fatemi sapere <3
 
   
 
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