Dream of You
Cosi vicini (2 parte)
Si liberò dal suo abbraccio per rimettersi
nuovamente seduta, e strinse le mani nelle sue.
“Sai che io posso far avverare i desideri?” gli
chiese con un misterioso sorriso.
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“Davvero? E come?” stette a
quello che credeva l’ennesimo gioco.
“Bè allora,
innanzitutto devi pensare a ciò che vorresti. Devi averlo fisso nella mente,
immaginando ogni dettaglio che ti riesce. Proprio come se
fosse davvero davanti a te!” continuò lei, cercando di essere più chiara
possibile.
“Bene, allora provo…Devo immaginare
dettagliatamente quello che voglio giusto?
E cosa devo fare? Chiudere gli occhi?” mormorò con un
sorrisetto, lasciandosi trasportare dall’entusiasmo di lei.
“Si, esatto.
Dai, chiudi gli occhi e inizia a descrivermi ciò che vorresti, lentamente. Coraggio, prova” lo invogliò, stringendo di più le sue mani.
Il ragazzo chiuse gli occhi,
concentrandosi sul primo pensiero che gli venne in mente.
Non era bravo a prendere decisioni
improvvise, anche se gli veniva chiesto cosa desiderasse in quel momento.
Che poi, lui non desiderava altro che
loro due insieme proprio come lo erano, e nient’altro.
Ma volle stare al gioco, anche solo
per guastare ancora il suo luminoso sorriso che gli rischiarava l’animo.
“Allora, cosa vuoi?”
“Mmh…voglio…Non
so… ah, si voglio stare da solo con te!”
“Da solo con me? Ma
già siamo soli…”
“Uh? Nono, ma io voglio stare da solo
con te in un altro posto!”
“Quale posto? Prova
a descriverlo!”.
Lei lo guardò, osservando il suo viso
concentrato e gli occhi serrati, provando ad immaginare cosa stesse vedendo.
“Ok..allora..ci
siamo noi due. Ok, ci siamo noi due in una stanza, ovviamente soli. E poi…si, la stanza è debolmente illuminata. C’è un enorme vasca da bagno
incassata nel pavimento. Una vasca di marmo bianco. Le finestre sono oscurate
da tende bianche e il pavimento…oh, è bellissimo! Il pavimento è fatto di tanti
specchi uniti, come un’enorme lastra di cristallo. E ci siamo noi due, dicevo…io
ti tengo la mano e tu sei bellissima con solo quell’ asciugamano
a cingerti il corpo…”
Cosi preso dal suo sogno, continuò a
raccontare perdendo per un attimo il senso della realtà come se qualcuno lo
avesse sollevato dal divano a mò di piuma, per farli fare
un breve volo, quasi impercettibile, e poi riportarlo a terra.
Entrò quasi in uno stato di
dormiveglia, e quando mosse le dita in uno spasimo involontario, si accorse che
lei non gliele stava più stringendo. Allora le sollevò, fendendo l’aria attorno
a sé, gli occhi ancora chiusi.
Ma non trovo nulla.
Quell’amara consapevolezza gli fece perdere il
filo di quel mistico sogno e di colpo gli fece aprire gli occhi.
Ciò che vide lo indusse a credere di
stare ancora sognando. Infatti si passò una mano sul
viso per far passare quell’attimo di stordimento, e tornò a guardasi intorno.
Ma evidentemente non riusciva proprio
a svegliarsi.
Era sdraiato a terra, in una stanza in
penombra: una stanza completamente bianca.
Le parenti erano bianche, le tende che
coprivano le finestre erano di pesante velluto bianco ricamate con sottili fili
d’oro che davano forma a bizzarri fiori dai grandi petali.
La poca luce che riusciva a sfuggire
da quella rete di panno, si andava a rifrangere contro un pavimento lucido,
trasparente, da sembrare quasi bianco se non fosse stato per le incanalature
tra una mattonella e l’altra.
In realtà, realizzò sbigottito lui,
quelli erano proprio specchi.
Vide la propria immagine riflessa, la
sua espressione di perfetto stupore e incredulità.
Com’era possibile tutto questo?
Dov’era la calda stanza con il divano in pelle marrone e il caminetto? Dov’era
il temporale, il gelido vento e la notte?
E soprattutto, dov’era la sua donna?
Quasi come risposta a quel pensiero,
gli giunse alle orecchie un rumore, lo sciabordio dell’acqua quando qualcosa
infrange la sua superficie.
Girò di scatto la testa e ciò che
vide, da un lato gli fece seriamente temere per la sua sanità mentale,
dall’altro gli scombussolò i sensi, acutizzando quella leggera eccitazione che
già in precedenza aveva iniziato ad avvertire.
In un angolo di quella stanza
incantata tra il reale e il metafisico, il pavimento di specchi spariva sotto
il marmo bianco e perfetto di un’enorme vasca da bagno circolare, incassata nel
pavimento.
Sul bordo danzavano le fiamme di tante
candele di ogni colore, creando un’atmosfera cosi
provocatoriamente intima da strappargli un gemito sottovoce. Tra una
candela e l’altra c’erano tanti rubinetti dorati da cui scorreva acqua limpida
e chiara, o leggermente rosata, color madreperla e violetta. Erano cosi tanti i
colori da creare una sorta di arcobaleno acquatico, dove le luci delle candele
si riflettevano a mò di lucciole ballerine.
E come quando un bambino corre
incontro all’arcobaleno per scoprire se le leggende, che narrano di tesori
misteriosi e bellissimi che dovrebbero trovarsi alla sua fine, siano vere lui
si avvicinò , rimanendo a contemplare la sua compagna
seduta sul bordo di marmo.
Le apparve come una
ninfa, avvolta in quel panno di candido
lino, la carnagione lattea che risaltava contro il tessuto e rendeva eterea la
sua figura, sfumandone i contorni.
Sembrava avvolta da quell’
aura di purezza che spesso le attribuiva; aveva i capelli corvini
sciolti ad accarezzarle la schiena, tranne che per uno trattenuto in una delle
sue piccole manine, che lo accarezzavano lascivamente.
Il collo leggermente inclinato di lato, le
gambe per metà immerse nell’acqua, una mano in grembo, e quel panno che
lasciava intravedere lo scollo tra i seni...
Chiuse per un attimo gli occhi, ancora
cercando di capire se quello era un perfido sogno che lo scuoteva da dentro,
facendolo fremere di impazienza ed eccitazione.
Ma l’eco della risatina cristallina di
lei risuonò come un campanello nella sua testa e quando riapri gli occhi, il sorriso languido che
danzava sulle sue labbra, gli fece perdere ogni controllo. Istintivamente si
avvicino al bordo della vasca, si accovacciò e spezzò con un dito l’incanto di
quell’arcobaleno, saggiando l’acqua calda e profumata.
Si sedette sul bordo e scivolo giù, scoprendo
che la vasca era profonda tanto da immergerlo fino alla vita.
L’acqua diede un momentaneo sollievo alla sua
impellente eccitazione, che si diffuse per tutto il corpo.
Scivolò in ginocchio, e si voltò verso di lei.
Solo in quel momento si accorse di
essere completamente nudo.
Il pensiero gli balzò davanti agli occhi
quando vide che l’asciugamano della sua compagna si era leggermente allentato,
rivelando un’altra porzione di seno.
La guardò con l’intenzione di
chiederle spiegazioni, ma fissando i suoi occhi, tutto perse di significato.
Il suo sguardo bruciava, ardeva di una
passione che lo investi, eccitandolo oltre ogni limite.
Lei aveva gettato la maschera, che si
era frantumata cadendo in quella vasca, si era dichiarata sconfitta, ormai
pienamente appagata e con il solo desiderio di darle quello che lui voleva di
più.
Il suo essere.
La recita era cosi
finita, ed erano rimasti solo loro due, senza maschere e senza palcoscenico,
completamente esposti l’uno all’altro, vulnerabili e nudi dinnanzi
all’immensità di quel sentimento.
Anche lui infine gettò la sua maschera
dalle mille sfaccettature, e i suoi pezzi si mischiarono a quelli di lei,
sparendo in quell’arcobaleno brillante.
Si avvicinò alla sua donna, con un
sorriso che le sembrò il più bello che le avesse mai rivolto.
Con una delicatezza infinità scostò i
lembi di quel panno che le fasciava il corpo, e lo lascio cadere.
Poi la bacio con impeto, con tutta la forza di
quella passione trattenuta per troppo tempo.
Le artigliò i fianchi stringendola
contro di sé, lasciando che l’acqua calda avvolgesse i loro corpi e scese
lentamente a coprirla di baci, lambendo con le calde labbra la pelle del collo,
scivolando sul petto e infine su un turgido capezzolo. La senti gemere, fremere
di piacere contro di lui, le sue mani nei capelli, sulle spalle, sulle braccia.
Continuò a torturarla dolcemente, finchè lei non lo
travolse in un altro bacio caldo e appassionato, come i molti che seguirono. Si
accarezzarono, scoprendo i punti erogeni del loro corpi,
gareggiando anche li nel dare più piacere possibile.
Ma adesso che stavano gustando la loro
ricompensa, non
avevano nessuna fretta di fare altro: esistevano solo loro due.
Ancora tornarono a baciarsi, i loro
occhi tornarono a contemplarsi in una dolcezza intrisa di violenta passione.
E quando lui la spinse contro il bordo
della vasca, i loro occhi finalmente si fusero in un solo sguardo, le loro
menti fluirono in una sola mente e i loro cuori batterono dello stesso ritmo.
Con un movimento fluido lui scivolo dentro di lei, dopo essersi scambiati
un’occhiata d’intesa.
La ragazza si aggrappò alle sue spalle e
seppellì il viso nell’incavolo del suo collo,
lasciandosi cullare dai suoi dolci affondi.
Lui cercò le sue labbra, muovendosi come
piaceva a lei, beandosi dei suoi gemiti, portandola a implorarlo di continuare,
mentre sussurrava a mezza voce il suo nome.
Infine entrambi furono colti da
quell’estasi che precede il piacere, e giacquero esausti, l’uno tra le braccia
dell’altro.
Entrambi sfiniti da quel sentimento
che sconvolgeva i loro cuori, rinvigorendoli e sfiancandoli allo stesso tempo.
I loro sguardi si diviserò, le loro menti si sperarono ma i loro cuori rimasero
allacciati saldamente.
Il giovane la strinse forte a sé,
immergendo il viso tra i suoi capelli bagnati “Ti amo, piccola” sussurrò.
Lei lo strinse a sua volta,
emozionata, “Anche io, Matteo.
Più di quanto tu possa immaginare.”
Alle sue parole lui sorrise e
allontanandola un po’ per guardarla in viso le disse “Si può sapere cosa hai
fatto, mia piccola strega?”.
La sua risata gioiosa fu l’unica
risposta che ottenne.
Spazio
autrice:
Ok,
finita! Spero che sia stata di vostro gradimento^^
1
bacio e 1 ringraziamento a tutti quello che hanno avuto la pazienza di leggerla!.
Alla
prossima fan fiction^^
F