Una giornata con papà.
Oggi è una giornata
speciale per me: mio padre è a casa.
Per molti potrebbe sembrare una cosa normale, ma lui non
è mai stato a casa per i primi dodici anni della mia vita.
Sono Sarada Uchiha e mio
padre è il celebre Sasuke Uchiha, che per anni è
stato via dal villaggio per
indagare su una minaccia che poi si è rivelata reale: quella
di Shin.
Scendo dal letto e mi faccio subito una doccia, poi
scendo in cucina. Mia madre è già sveglia e sta
preparando la colazione.
“Buongiorno, Sarada.”
“Ciao, mamma.
Papà è già sveglio?”
“No, ma c’è un pacchetto per
te.”
In effetti all’ingresso c’è un
pacchettino rosso, lo apro
e mi rigiro tra le mano un nuovo paio di occhiali rossi, dentro
c’è un
biglietto che recita.
“Ciao,
Sarada,
sono Karin. Spero che questo nuovo paio di occhiali ti
piaccia, ho pensato che fosse arrivato il momento di mandartene un
nuovo.
So che sei stata al rifugio e hai parlato con
quell’idiota di Suigetsu. Dimentica quello che ti ha detto,
non sei mia figlia
anche se mi piacerebbe. Lo so che il DNA ti ha fatto credere questo, ma
Suigetsu ha fatto un errore nelle analisi. Precisamente ha analizzato
il tuo
cordone ombelicale, il mio DNA si trovava lì
perché ho aiutato Sakura a
partorire.
Stava seguendo Sasuke durante una missione ed era incinta,quando
è stato il momento di partorire siamo andati al rifugio e
l’ho aiutata
grazie al mio potere di rigenerazione. Sei figlia di Sakura e Sasuke.
Spero tu stia bene.
Con affetto.
Karin."
Io stringo la lettera al petto e sorrido, poi torno in
cucina. Al mio posto ci sono già una scodella di latte e dei
biscotti.
“Allora, cosa c’era nel misterioso
pacchetto?”
“Un paio di occhiali e una lettera di Karin, mi ha spiegato
l’equivoco.”
“L’avrei fatto anche io se me l’avessi
permesso.”
“Mamma, ti ho detto che non mi importava ed ero sincera. Se
anche Karin mi
avesse scritto che era la mia madre biologica tu saresti rimasta
comunque la
mia mamma.”
Lei si asciuga un paio di lacrime e mi abbraccia.
“Ho preparato la colazione a papà, cosa ne dici se
gliela
portiamo insieme?”
“Penso sia un’ottima idea!”
Saliamo insieme al piano di sopra e spalanchiamo la porta
della camera dei miei, mio padre si sveglia per il rumore.
“Che suc…?”
“Buongiorno!”
Urliamo insieme.
“Ti abbiamo portato la colazione in camera!”
“Oh, grazie.
Wow! Sakura, hai preparato i miei cibi preferiti! Brioche
e cappuccino.”
Lui sorride a mia madre, che arrossisce e si gratta la
testa ridacchiando.
“Volevamo festeggiare il tuo ritorno. Le ho cucinate io
personalmente, sono alla marmellata di fragelino di bosco, quella che
ti piace
tanto.”
“Mamma, a che ora ti sei alzata?”
“Molto presto!”
Facciamo compagnia a mio padre mentre mangia, poi lui si
va a fare una doccia e io aiuto mamma a lavare i piatti.
Lui scende un quarto d’ora dopo indossando una semplice
maglia nera e dei pantaloni dello stesso colore.
“Sarada, fa fare un giro a tuo padre. Io devo
cucinare.”
“Non vuoi che ti dia una mano?”
“No, andate.”
Con un gesto ci allontana dalla cucina, io e mio padre ci scambiamo
un’occhiata
e sorridiamo. Ci mettiamo i sandali e usciamo. Il primo posto in cui mi
viene
in mente di portarlo è l'accademia, anche se oggi
è chiusa essendo domenica.
“Beh, papà. Questa è
l’accademia ninja dove studio.”
Mi sento un’idiota, probabilmente ci ha studiato anche lui.
Lui stropiccia gli
occhi e guarda l’edificio con una sorta di
nostalgia.
“Ah, ci ho passato dei bei momenti qui grazie a tua madre
e a zio Naruto. All’epoca ci detestavamo cordialmente e non
facevamo altro che
insultarci a vicenda. Io ero l’alunno migliore, con un sacco
di ammiratrici e
lui era l’alunno peggiore che non faceva altro che fare
scherzi. E poi c’era
tua madre…
Naruto aveva una cotta per lei e lei non faceva che
picchiarlo e cercava di essere gentile con me, ma io la
scansavo.”
“Come mai?"
"Ero arrabbiato con tuo zio Itachi per avere sterminato il
clan e non pensavo che alla vendetta e a diventare più
forte, ma in fondo mi
piacevano le sue attenzioni.”
Dopo il ritorno a casa dalla missione contro Shin mia
madre mi ha raccontato la storia del clan Uchiha e non posso fare a
meno di
pensare che siano un po’ matti.
“Ah, capito.
Ci hai messo un po’ a capire che mamma era quella
giusta.”
“Diciamo di sì.”
Continuiamo il nostro giro e lui mi porta al cimitero,
all’ingresso incontriamo
Hinata e Himawari che stanno uscendo.
“Ciao, Sarada. Ciao, Sasuke.
Non sapevo fossi al villaggio.”
“Penso di starci qualche giorno, sei venuta a trovare
Neji?”
Lei annuisce, io guardo Himawari.
“Lui è il tuo papà?”
“Sì, hai visto?
È finalmente tornato!”
Le dico felice.
“È bello quasi come il mio. Sono tanto felice per
te!
Oggi ho portato girasoli sulla tomba dello zio Neji, tu chi vai a
trovare?”
“Non so. Forse i nonni, forse mio zio Itachi.”
I grandi hanno finito di parlare e mio padre mi porta davanti alle
tombe dei
miei nonni, Fubaku ha un’aria severa e due solchi scavati
vicino al naso,
Mikoto somiglia a mio padre. Ha gli occhi neri e i capelli dello stesso
colore,
sorride.
Io e papà diciamo insieme una preghiera per loro e poi
una per lo zio. Lui somiglia al nonno, ha la stessa aria un
po’severa e i
solchi.
“Tuo zio era una brava persona in fondo, molto
complicata, ma buona.”
“Capisco.”
Lui guarda l’ora.
“È ora di andare a casa, ma prima dobbiamo
fermarci in un
posto.”
Usciamo dal cimitero e ci dirigiamo al negozio di fiori
Yamanaka, oggi c’è quella bionda che ha salutato
papà quando è arrivato al
villaggio dopo la missione.
“Buongiorno, Sasuke!
Sono felice di vederti.”
Io la squadro, ma chi è?
“Ma tu chi sei?”
Le chiedo un po’brusca.
“Oh, sei gelosa di tuo padre! Come somigli a Sakura! Sono
una vecchia amica di tuo padre.”
Io le lancio un’occhiata scettica.
“Oh, ok. Avevo una cotta per lui all’accademia, ma
lui
aveva già scelto tua madre e poi io sono sposata con Sai.
Sono la mamma di
Inojin, lo conosci, vero?”
Inojin è un biondino che frequenta la mia stessa classe,
ma è più amico di Chouchou che mio.
“Sì, lo conosco.”
“Ino, per favore, preparami un mazzo di rose rosse.”
“Subito, Sasuke!”
Lei gli prepara un bel mazzo e poi lui lo paga, dopo di
che torniamo a casa. Non appena entriamo sentiamo profumo di cibo.
“Ben arrivati, sedetevi a tavola che è
pronto!”
Mio padre invece si dirige verso la cucina e
porge il mazzo a mia madre che indossa il suo grembiule a
fantasia di fiori
di ciliegio.
“Oh, Sasuke! Non dovevi!”
Lo abbraccia piano e poi prende i fiori e li annusa.
“Oh, sono così belli!
Grazie mille, amore!”
“È il minimo per essere stato via così
tanto.”
Lei mette i fiori in un vaso.
“Su, su. A tavola, adesso!”
Le diamo retta e mamma inizia subito a servire la zuppa
alle uova.
“Uhm, buona!”
Dico io.
“Grazie, tesoro.”
Iniziamo a mangiarla in silenzio, mamma ha superato sé
stessa: questa è la
migliore zuppa che abbia mai cucinato!
“Sakura, è ottima. Sai davvero cucinare bene, me
l’ero
quasi dimenticato.”
“Grazie, Sasuke.”
Ammiro come lei non gli faccia mai pesare il fatto che sia stata una
sua decisione stare
così tanto lontano da casa, sembra quasi abituata al fatto
che lui non ci sia.
È vero che papà non ha passato
l’adolescenza al villaggio
e forse è questo che l’ha abituata e
l’ha resa forte, forse la chiave è lottare
per chi ami per tirarlo fuori dalle tenebre.
Una volta finita la zuppa, mamma sparecchia e arriva con
piatti di riso al curry. Questo non è un pranzo,
è un banchetto.
Le facciamo i complimenti anche per questo e lei sembra
al settimo cielo, una volta mi ha detto che la rende felice cucinare
per chi
ama, soprattutto per papà. Quanto vorrei che potesse stare
di più al villaggio,
ma domani dovrà già ripartire, anche se ci ha
assicurato che non sarà una
missione lunga e che dopo mi insegnerà a usare il chidori.
Dopo aver finito anche il riso ci serve del katsudon,
ossia una cotoletta di maiale impanata e fritta sopra del riso e con
sopra
delle uova, di solito viene servita prima di occasioni molto importanti.
“L’hai cucinata perché oggi
c’è papà a casa?”
Chiedo a mia madre.
“Non solo, tesoro.”
Io la guardo senza capire.
“Oggi tuo padre ti insegnerà una tecnica molto
importante
degli Uchiha.”
“Il chidori?”
Mio padre scuote la testa.
“Un’altra. Beh, ti spiegherò dopo, non
vorremmo fare
raffreddare i piatti cucinati dalla mamma?”
Ok, non sto più nella pelle.
Mangio il katsudon, chiedendomi quale tecnica sarà, il
susanoo? Amaterasu?
Ma i miei occhi non hanno ancora raggiunto lo stadio
necessario.
Come ciliegina sulla torta mamma porta in tavola del
budino alla menta, anche quello buonissimo, non ho mai mangiato
così bene!
La aiuto a sparecchiare e poi io e papà le diamo una mano a
lavare i piatti e
sistemare la cucina.
Verso le tre mio padre viene a
bussare in camera mia.
“Sarada, è arrivato il momento di imparare quella
tecnica.”
“Sì, papà.”
Smetto di compiti che ci ha dato Shino-sensei e lo seguo fuori casa,
dopo
essermi messa i sandali ninja.
Lui mi porta al lago fino a un vecchio pontile.
“Eccoci qui. Anche a me l’hanno insegnata qui,
è stato
mio padre.”
I suoi occhi sembrano perdersi in lontani ricordi.
“All’epoca ero così felice che dedicasse
un po’ di
attenzioni a me oltre che a Itachi.
Torniamo a noi, la tecnica si chiama Tecnica della palla
di fuoco suprema. È una tecnica in cui il chakra viene
impastato e si trasforma
in fuoco e successivamente viene espulso dalla bocca. La forza
dell’attacco
dipende dalla quantità di chakra che usi ed è
molto utile in combattimento, ma
non solo.”
Si abbassa alla mia altezza e mi appoggia le mani sulle spalle.
“Questa tecnica è anche un rito di passaggio
all’età
adulta, insegnandotela riconosco che sei diventata una kunoichi
abbastanza
brava per poterla imparare.”
Io annuisco con lo sguardo serio, sono felice che mio padre abbia
riconosciuto
la mia bravura.
Mi mostra la sequenza delle mani che devo eseguire e poi
sputa una palla di fuoco gigantesca.
Wow! Figo!
Voglio impararla anche io, soprattutto perché alla mia
età lui la sapeva già eseguire.
Decisa a fargli vedere di che pasta sono fatta eseguo la
sequenza e poi mi preparo a sputare fuoco, ma dalla mia bocca esce solo
un
misero sbuffo di fumo.
Emetto un sospiro di frustrazione, ma lui non sembra
prendersela e mi piega pazientemente dove ho sbagliato.
“Non prendertela, Sarada. Non mi aspettavo che ci
riuscissi subito, non è una tecnica da genin.”
“Ci devo riuscire, papà.”
Rifaccio la sequenza e cerco di impastare meglio il
chakra concentrandomi su quello e non su altro, questa volta esce un
filo di
fuoco.
Ci riprovo una terza volta, perché è
così difficile?
Di solito riesco a controllare perfettamente il chakra
grazie agli insegnamenti della mamma,
da
lei ho imparato il controllo perfetto.
La palla non mi esce nemmeno questa volta e mi chiedo se
la presenza di mio padre non influenzi tutto quanto, forse sono nervosa
perché
c’è lui ed è per questo che continuo a
sbagliare come una pivellina.
Mi siedo sul pontile per riposarmi e sento due persone
che urlano il mio nome: sono i due Uzumaki, Naruto e Karin.
All’inizio non si
sopportavano, ma dopo aver scoperto di essere parte dello stesso clan
hanno
iniziato ad andare d’accordo e si trattano come due fratelli
o cugini.
“Ciao, Sasuke.
Ciao, Sarada-chan! Hai ricevuto i miei occhiali?”
“Sì, grazie, Karin. Sono perfetti.
Buongiorno, settimo hokage.”
“Chiamami Naruto, cosa ci fate qui?”
“Gli sto insegnando la tecnica della palla di fuoco
suprema.”
“Ma io non sono molto brava, continuo a sbagliare.”
Naruto dà un pugno in testa al suo amico.
“Baka, è troppo giovane per una tecnica del
genere!”
Karin invece si siede accanto a me.
“Io ho capito perché non ti riesce.”
“Sì?”
“È perché c’è tuo
padre, Sakura mi ha scritto che sai
perfettamente controllare il chakra e che hai anche iniziato a
sviluppare lo sharingan.”
Io mi guardo le punte dei piedi.
“Sì, hai ragione. Ho paura di deluderlo, alla mia
età
sapeva già utilizzarla, io continuo a fare errori
cretini.”
“Io e Naruto crediamo in te e sono certa che anche tua madre
ha piena fiducia
in te o non avrebbe permesso a tuo padre di insegnarti questa tecnica.
Adesso concentrati, respira profondamente e butta fuori
tutta la paura.
Ce la puoi fare, Sarada-chan.”
“Karin, a te piace ancora mio padre?”
Lei ride.
“Un po’ mi piacerà sempre, ma lui
è felice con Sakura e
con te e se lui è felice lo sono anche io.
Un giorno troverò il ragazzo che fa per me.”
Si alza in piedi e mi tende una mano.
“Forza, Sarada!”
Io la afferro e poi chiudo gli occhi concentrandomi,
sento solo il rumore delle onde del lago che si infrangono contro la
riva e poi
sul mio chakra. Scorre dentro di me come se fosse sangue, ma a
differenza del
sangue posso manipolarlo come voglio. Ne ho la capacità.
Mentre compongo ancora una volta la sequenza cerco di
visualizzare il mio chakra come se fosse una sfera gigantesca
all’altezza del
mio stomaco.
Soffio e questa volta esce un’enorme fiammata che
illumina il lago e sorprende mio padre e Naruto che stanno litigando.
“Brava, Sarada-chan! Ce l’hai fatta!”
Urla Karin abbracciandomi, poi mi abbraccia anche Naruto e infine mio
padre.
“Scusa, se mentre tu eseguivi alla perfezione la tecnica
stavo litigando con lo zio. Ti va di rifarla per me?”
Io annuisco e mi concentro come prima.
Esce di nuovo una perfetta sfera di fuoco che fa
sorridere mio padre, che mi appoggia una mano sulla spalla.
“Ottimo lavoro, Sarada-chan!
Sono fiero di te!”
Io sorrido entusiasta.
“Ragazzi, stasera c’è una festa. Che ne
dite di andare
tutti all’Ichiraku Ramen e poi alla festa?”
Chiede Naruto.
“Dirò anche alla mia famiglia di venire.”
“E io a Suigetsu.”
Alza gli occhi al nome del ragazzo dai capelli bianchi, ma non mi
sfugge il
luccichio.
“Zia Karin, non è che ti piace Suigetsu?”
“Sei una ragazza sveglia.”
Mi dice sorridendo, senza confermare
né
smentire.
“Va bene, Naruto. Sakura sarà felice di non
cucinare,
oggi ha spadellato tutta la mattina.”
“Perfetto, ci vediamo alle sette
all’Ichiraku.”
Io e mio padre ci dirigiamo verso casa nostra, Karin e
Naruto al palazzo dell’hokage. Mamma è molto
felice di sapere che sono riuscita
a imparare la tecnica e accetta molto volentieri la proposta di Naruto.
Ci facciamo un bagno tutti insieme e poi io vado a
vestirmi, mamma ha tirato fuori il mio chimono rosso con decorazioni
color rosa
chiaro. Amo quel chimono, è il contrario del suo che
è rosa con i fiori rossi.
Mi pettino e poi scendo, i miei sono già
nell’ingresso,
mia madre indossa il chimono che ho detto e papà un severo
chimono blu.
Mettiamo i sandali e poi raggiungiamo l’Ichiraku Ramen
facendoci largo tra la folla, finalmente vediamo Naruto e il suo
chimono nero,
Hinata che indossa un kimono lilla a fantasia di onde blu, Boruto
indossa un
chimono nero come il padre, Himawari un chimono giallo e arancione. In
quanto a
Karin indossa un chimono viola e Suigetsu uno azzurro. Non fanno altro
che
scambiarsi occhiate in tralice, ma per me tra quei due
c’è qualcosa.
Entriamo nel locale e prendiamo posto, all’ultimo minuto
ci raggiungono anche il maestro Konohamaru e mia zia Hanabi.
“Papà mi ha detto che tuo padre ti ha insegnato
una nuova
tecnica.”
Esordisce Boruto.
“Sì, adesso sono ufficialmente un’Uchiha
adulta.”
Rispondo orgogliosa.
“Un giorno convincerò tuo padre a darmi lezioni,
voglio
superare il mio.”
“Non provare a fregarmi il mio o ti faccio a pezzi,
Boruto.”
“Che carattere di merda che hai! Non te lo voglio fregare, lo
voglio solo come
maestro, può insegnare a tutti e due.”
“Vedremo.”
Mangiamo il nostro ramen mentre Naruto, Sasuke, Konohamaru e Suigetsu
chiacchierano sulla situazione del villaggio e dell’alleanza
con Orochimaru e
mamma, Karin, Hinata e Hanabi parlano di faccende domestiche, ragazzi e
mariti
ed esperimenti scientifici. Una meravigliosa macedonia, ma sia mia
madre che Karin
sono scienziate.
“Ehi, Boruto. Secondo te c’è qualcosa
tra Karin e
Suigetsu?”
“Che ne so? Quando sono insieme non fanno altro che
picchiarsi.”
Io alzo gli occhi al cielo. Maschi, ciechi come talpe!
“Secondo me Sarada-chan ha ragione.”
“Grazie, Himawari.”
“Ma perché voi ragazze dovete essere
così pettegole?
Che ti importa se c’è o no una storia tra di
loro?”
Io non rispondo nemmeno a
Boruto e
mangio il mio ramen.
Finito, paghiamo e poi usciamo e ci buttiamo nella folla,
ci sono persino le bancarelle e io e Boruto ci sfidiamo su chi riesce a
prendere più pesci.
“Ti farò perdere, Uchiha!”
“Sogna, Uzumaki, sogna!”
“Vedo che lo spirito di competizione non
c’è solo in
classe.”
Una voce maschile profonda e pacata interrompe per cinque
secondi la nostra gara: è Mitsuki.
Solo quando io ho vinto torniamo a dargli attenzione.
“Sì, Mitsuki. Deve capire che io sono una kunoichi
più forte
di lui.
Sei qui alla festa?”
“Sì, ho deciso di farci un giro e poi ho visto in
giro
zia Karin e zio Suigetsu.
Mi chiedo cosa aspettino a dichiararsi.”
“Un punto per me, Boruto.
Un altro.”
Dico io con voce flautata mentre il proprietario della bancarella mi
consegna
un pesce rosso in un sacchetto di plastica.
“Pff! Ti ho lasciato vincere, non hai vinto perché
sei
più brava di me.”
“See! Credici!”
Mitsuki se la ride.
“Ragazzi!”
La voce di Hinata richiama la nostra attenzione.
“Andiamo a vedere i fuochi d’artificio al
lago!”
“Sì, mamma!”
Urla Boruto.
Noi seguiamo il gruppetto e raggiungiamo le rive del
lago, finisco per trovarmi tra mio padre e mia madre quando il primo
fuoco
viene sparato. Io sorrido, mamma armeggia con la sua borsa e poi estrae
il
cellulare.
“Tutti vicini che ci facciamo un selfie!”
Ci avviciniamo tutti e sorridiamo, non ho mai visto un sorriso
più autentico
sulle labbra di mio padre, è felice e sono felice anche io.
Questa è stata una delle giornate più belle della
mia
vita!
I fuochi ci illuminano, domani papà partirà
ancora, ma a me non importa.
So che tornerà.
So che si saranno altri giorni come questi.
So che ci sarà altra felicità.
Ne sono certa.