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Autore: Layla    26/09/2015    0 recensioni
Oggi è una giornata speciale per me: mio padre è a casa.
Per molti potrebbe sembrare una cosa normale, ma lui non è mai stato a casa per i primi dodici anni della mia vita. Sono Sarada Uchiha e mio padre è il celebre Sasuke Uchiha, che per anni è stato via dal villaggio per indagare su una minaccia che poi si è rivelata reale: quella di Shin.

Il racconto di una giornata che Sasuke trascorre con la famiglia in cui Sarada può finalmente apprezzare la compagnia di un padre che è stato decisamente troppo assente.
Sarada-centric.
Accenni di sasusaku e suika
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Karin/Suigetsu, Sasuke/Sakura
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie, Contesto generale/vago
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Una giornata con papà.

Oggi è una giornata speciale per me: mio padre è a casa.
Per molti potrebbe sembrare una cosa normale, ma lui non è mai stato a casa per i primi dodici anni della mia vita. Sono Sarada Uchiha e mio padre è il celebre Sasuke Uchiha, che per anni è stato via dal villaggio per indagare su una minaccia che poi si è rivelata reale: quella di Shin.
Scendo dal letto e mi faccio subito una doccia, poi scendo in cucina. Mia madre è già sveglia e sta preparando la colazione.
“Buongiorno, Sarada.”
“Ciao, mamma.
Papà è già sveglio?”
“No, ma c’è un pacchetto per te.”
In effetti all’ingresso c’è un pacchettino rosso, lo apro e mi rigiro tra le mano un nuovo paio di occhiali rossi, dentro c’è un biglietto che recita.

“Ciao, Sarada,
sono Karin. Spero che questo nuovo paio di occhiali ti piaccia, ho pensato che fosse arrivato il momento di mandartene un nuovo.
So che sei stata al rifugio e hai parlato con quell’idiota di Suigetsu. Dimentica quello che ti ha detto, non sei mia figlia anche se mi piacerebbe. Lo so che il DNA ti ha fatto credere questo, ma Suigetsu ha fatto un errore nelle analisi. Precisamente ha analizzato il tuo cordone ombelicale, il mio DNA si trovava lì perché ho aiutato Sakura a partorire.
Stava seguendo Sasuke durante una missione ed era incinta,quando è stato il momento di partorire siamo andati al rifugio e l’ho aiutata grazie al mio potere di rigenerazione. Sei figlia di Sakura e Sasuke.
Spero tu stia bene.
Con affetto.

 
Karin."

 
Io stringo la lettera al petto e sorrido, poi torno in cucina. Al mio posto ci sono già una scodella di latte e dei biscotti.
“Allora, cosa c’era nel misterioso pacchetto?”
“Un paio di occhiali e una lettera di Karin, mi ha spiegato l’equivoco.”
“L’avrei fatto anche io se me l’avessi permesso.”
“Mamma, ti ho detto che non mi importava ed ero sincera. Se anche Karin mi avesse scritto che era la mia madre biologica tu saresti rimasta comunque la mia mamma.”
Lei si asciuga un paio di lacrime e mi abbraccia.
“Ho preparato la colazione a papà, cosa ne dici se gliela portiamo insieme?”
“Penso sia un’ottima idea!”
Saliamo insieme al piano di sopra e spalanchiamo la porta della camera dei miei, mio padre si sveglia per il rumore.
“Che suc…?”
“Buongiorno!”
Urliamo insieme.
“Ti abbiamo portato la colazione in camera!”
“Oh, grazie.
Wow! Sakura, hai preparato i miei cibi preferiti! Brioche e cappuccino.”
Lui sorride a mia madre, che arrossisce e si gratta la testa ridacchiando.
“Volevamo festeggiare il tuo ritorno. Le ho cucinate io personalmente, sono alla marmellata di fragelino di bosco, quella che ti piace tanto.”
“Mamma, a che ora ti sei alzata?”
“Molto presto!”
Facciamo compagnia a mio padre mentre mangia, poi lui si va a fare una doccia e io aiuto mamma a lavare i piatti.
Lui scende un quarto d’ora dopo indossando una semplice maglia nera e dei pantaloni dello stesso colore.
“Sarada, fa fare un giro a tuo padre. Io devo cucinare.”
“Non vuoi che ti dia una mano?”
“No, andate.”
Con un gesto ci allontana dalla cucina, io e mio padre ci scambiamo un’occhiata e sorridiamo. Ci mettiamo i sandali e usciamo. Il primo posto in cui mi viene in mente di portarlo è l'accademia, anche se oggi è chiusa essendo domenica.
“Beh, papà. Questa è l’accademia ninja dove studio.”
Mi sento un’idiota, probabilmente ci ha studiato anche lui.
Lui stropiccia gli  occhi e guarda l’edificio con una sorta di nostalgia.
“Ah, ci ho passato dei bei momenti qui grazie a tua madre e a zio Naruto. All’epoca ci detestavamo cordialmente e non facevamo altro che insultarci a vicenda. Io ero l’alunno migliore, con un sacco di ammiratrici e lui era l’alunno peggiore che non faceva altro che fare scherzi. E poi c’era tua madre…
Naruto aveva una cotta per lei e lei non faceva che picchiarlo e cercava di essere gentile con me, ma io la scansavo.”
“Come mai?"
"Ero arrabbiato con tuo zio Itachi per avere sterminato il clan e non pensavo che alla vendetta e a diventare più forte, ma in fondo mi piacevano le sue attenzioni.”
Dopo il ritorno a casa dalla missione contro Shin mia madre mi ha raccontato la storia del clan Uchiha e non posso fare a meno di pensare che siano un po’ matti.
“Ah, capito.
Ci hai messo un po’ a capire che mamma era quella giusta.”
“Diciamo di sì.”
Continuiamo il nostro giro e lui mi porta al cimitero, all’ingresso incontriamo Hinata e Himawari che stanno uscendo.
“Ciao, Sarada. Ciao, Sasuke.
Non sapevo fossi al villaggio.”
“Penso di starci qualche giorno, sei venuta a trovare Neji?”
Lei annuisce, io guardo Himawari.
“Lui è il tuo papà?”
“Sì, hai visto?
È finalmente tornato!”
Le dico felice.
“È bello quasi come il mio. Sono tanto felice per te!
Oggi ho portato girasoli sulla tomba dello zio Neji, tu chi vai a trovare?”
“Non so. Forse i nonni, forse mio zio Itachi.”
I grandi hanno finito di parlare e mio padre mi porta davanti alle tombe dei miei nonni, Fubaku ha un’aria severa e due solchi scavati vicino al naso, Mikoto somiglia a mio padre. Ha gli occhi neri e i capelli dello stesso colore, sorride.
Io e papà diciamo insieme una preghiera per loro e poi una per lo zio. Lui somiglia al nonno, ha la stessa aria un po’severa e i solchi.
“Tuo zio era una brava persona in fondo, molto complicata, ma buona.”
“Capisco.”
Lui guarda l’ora.
“È ora di andare a casa, ma prima dobbiamo fermarci in un posto.”
Usciamo dal cimitero e ci dirigiamo al negozio di fiori Yamanaka, oggi c’è quella bionda che ha salutato papà quando è arrivato al villaggio dopo la missione.
“Buongiorno, Sasuke!
Sono felice di vederti.”
Io la squadro, ma chi è?
“Ma tu chi sei?”
Le chiedo un po’brusca.
“Oh, sei gelosa di tuo padre! Come somigli a Sakura! Sono una vecchia amica di tuo padre.”
Io le lancio un’occhiata scettica.
“Oh, ok. Avevo una cotta per lui all’accademia, ma lui aveva già scelto tua madre e poi io sono sposata con Sai. Sono la mamma di Inojin, lo conosci, vero?”
Inojin è un biondino che frequenta la mia stessa classe, ma è più amico di Chouchou che mio.
“Sì, lo conosco.”
“Ino, per favore, preparami un mazzo di rose rosse.”
“Subito, Sasuke!”
Lei gli prepara un bel mazzo e poi lui lo paga, dopo di che torniamo a casa. Non appena entriamo sentiamo profumo di cibo.
“Ben arrivati, sedetevi a tavola che è pronto!”
Mio padre invece si dirige verso la cucina e  porge il mazzo a mia madre che indossa il suo grembiule a fantasia di fiori di ciliegio.
“Oh, Sasuke! Non dovevi!”
Lo abbraccia piano e poi prende i fiori e li annusa.
“Oh, sono così belli!
Grazie mille, amore!”
“È il minimo per essere stato via così tanto.”
Lei mette i fiori in un vaso.
“Su, su. A tavola, adesso!”
Le diamo retta e mamma inizia subito a servire la zuppa alle uova.
“Uhm, buona!”
Dico io.
“Grazie, tesoro.”
Iniziamo a mangiarla in silenzio, mamma ha superato sé stessa: questa è la migliore zuppa che abbia mai cucinato!
“Sakura, è ottima. Sai davvero cucinare bene, me l’ero quasi dimenticato.”
“Grazie, Sasuke.”
Ammiro come lei non gli faccia mai pesare il fatto che sia stata una sua decisione stare così tanto lontano da casa, sembra quasi abituata al fatto che lui non ci sia.
È vero che papà non ha passato l’adolescenza al villaggio e forse è questo che l’ha abituata e l’ha resa forte, forse la chiave è lottare per chi ami per tirarlo fuori dalle tenebre.
Una volta finita la zuppa, mamma sparecchia e arriva con piatti di riso al curry. Questo non è un pranzo, è un banchetto.
Le facciamo i complimenti anche per questo e lei sembra al settimo cielo, una volta mi ha detto che la rende felice cucinare per chi ama, soprattutto per papà. Quanto vorrei che potesse stare di più al villaggio, ma domani dovrà già ripartire, anche se ci ha assicurato che non sarà una missione lunga e che dopo mi insegnerà a usare il chidori.
Dopo aver finito anche il riso ci serve del katsudon, ossia una cotoletta di maiale impanata e fritta sopra del riso e con sopra delle uova, di solito viene servita prima di occasioni molto importanti.
“L’hai cucinata perché oggi c’è papà a casa?”
Chiedo a mia madre.
“Non solo, tesoro.”
Io la guardo senza capire.
“Oggi tuo padre ti insegnerà una tecnica molto importante degli Uchiha.”
“Il chidori?”
Mio padre scuote la testa.
“Un’altra. Beh, ti spiegherò dopo, non vorremmo fare raffreddare i piatti cucinati dalla mamma?”
Ok, non sto più nella pelle.
Mangio il katsudon, chiedendomi quale tecnica sarà, il susanoo? Amaterasu?
Ma i miei occhi non hanno ancora raggiunto lo stadio necessario.
Come ciliegina sulla torta mamma porta in tavola del budino alla menta, anche quello buonissimo, non ho mai mangiato così bene!
La aiuto a sparecchiare e poi io e papà le diamo una mano a lavare i piatti e sistemare la cucina.

 

Verso le tre mio padre viene a bussare in camera mia.
“Sarada, è arrivato il momento di imparare quella tecnica.”
“Sì, papà.”
Smetto di compiti che ci ha dato Shino-sensei e lo seguo fuori casa, dopo essermi messa i sandali ninja.
Lui mi porta al lago fino a un vecchio pontile.
“Eccoci qui. Anche a me l’hanno insegnata qui, è stato mio padre.”
I suoi occhi sembrano perdersi in lontani ricordi.
“All’epoca ero così felice che dedicasse un po’ di attenzioni a me oltre che a Itachi.
Torniamo a noi, la tecnica si chiama Tecnica della palla di fuoco suprema. È una tecnica in cui il chakra viene impastato e si trasforma in fuoco e successivamente viene espulso dalla bocca. La forza dell’attacco dipende dalla quantità di chakra che usi ed è molto utile in combattimento, ma non solo.”
Si abbassa alla mia altezza e mi appoggia le mani sulle spalle.
“Questa tecnica è anche un rito di passaggio all’età adulta, insegnandotela riconosco che sei diventata una kunoichi abbastanza brava per poterla imparare.”
Io annuisco con lo sguardo serio, sono felice che mio padre abbia riconosciuto la mia bravura.
Mi mostra la sequenza delle mani che devo eseguire e poi sputa una palla di fuoco gigantesca.
Wow! Figo!
Voglio impararla anche io, soprattutto perché alla mia età lui la sapeva già eseguire.
Decisa a fargli vedere di che pasta sono fatta eseguo la sequenza e poi mi preparo a sputare fuoco, ma dalla mia bocca esce solo un misero sbuffo di fumo.
Emetto un sospiro di frustrazione, ma lui non sembra prendersela e mi piega pazientemente dove ho sbagliato.
“Non prendertela, Sarada. Non mi aspettavo che ci riuscissi subito, non è una tecnica da genin.”
“Ci devo riuscire, papà.”
Rifaccio la sequenza e cerco di impastare meglio il chakra concentrandomi su quello e non su altro, questa volta esce un filo di fuoco.
Ci riprovo una terza volta, perché è così difficile?
Di solito riesco a controllare perfettamente il chakra grazie agli insegnamenti della mamma,  da lei ho imparato il controllo perfetto.
La palla non mi esce nemmeno questa volta e mi chiedo se la presenza di mio padre non influenzi tutto quanto, forse sono nervosa perché c’è lui ed è per questo che continuo a sbagliare come una pivellina.
Mi siedo sul pontile per riposarmi e sento due persone che urlano il mio nome: sono i due Uzumaki, Naruto e Karin. All’inizio non si sopportavano, ma dopo aver scoperto di essere parte dello stesso clan hanno iniziato ad andare d’accordo e si trattano come due fratelli o cugini.
“Ciao, Sasuke.
Ciao, Sarada-chan! Hai ricevuto i miei occhiali?”
“Sì, grazie, Karin. Sono perfetti.
Buongiorno, settimo hokage.”
“Chiamami Naruto, cosa ci fate qui?”
“Gli sto insegnando la tecnica della palla di fuoco suprema.”
“Ma io non sono molto brava, continuo a sbagliare.”
Naruto dà un pugno in testa al suo amico.
“Baka, è troppo giovane per una tecnica del genere!”
Karin invece si siede accanto a me.
“Io ho capito perché non ti riesce.”
“Sì?”
“È perché c’è tuo padre, Sakura mi ha scritto che sai perfettamente controllare il chakra e che hai anche iniziato a sviluppare lo sharingan.”
Io mi guardo le punte dei piedi.
“Sì, hai ragione. Ho paura di deluderlo, alla mia età sapeva già utilizzarla, io continuo a fare errori cretini.”
“Io e Naruto crediamo in te e sono certa che anche tua madre ha piena fiducia in te o non avrebbe permesso a tuo padre di insegnarti questa tecnica.
Adesso concentrati, respira profondamente e butta fuori tutta la paura.
Ce la puoi fare, Sarada-chan.”
“Karin, a te piace ancora mio padre?”
Lei ride.
“Un po’ mi piacerà sempre, ma lui è felice con Sakura e con te e se lui è felice lo sono anche io.
Un giorno troverò il ragazzo che fa per me.”
Si alza in piedi e mi tende una mano.
“Forza, Sarada!”
Io la afferro e poi chiudo gli occhi concentrandomi, sento solo il rumore delle onde del lago che si infrangono contro la riva e poi sul mio chakra. Scorre dentro di me come se fosse sangue, ma a differenza del sangue posso manipolarlo come voglio. Ne ho la capacità.
Mentre compongo ancora una volta la sequenza cerco di visualizzare il mio chakra come se fosse una sfera gigantesca all’altezza del mio stomaco.
Soffio e questa volta esce un’enorme fiammata che illumina il lago e sorprende mio padre e Naruto che stanno litigando.
“Brava, Sarada-chan! Ce l’hai fatta!”
Urla Karin abbracciandomi, poi mi abbraccia anche Naruto e infine mio padre.
“Scusa, se mentre tu eseguivi alla perfezione la tecnica stavo litigando con lo zio. Ti va di rifarla per me?”
Io annuisco e mi concentro come prima.
Esce di nuovo una perfetta sfera di fuoco che fa sorridere mio padre, che mi appoggia una mano sulla spalla.
“Ottimo lavoro, Sarada-chan!
Sono fiero di te!”
Io sorrido entusiasta.
“Ragazzi, stasera c’è una festa. Che ne dite di andare tutti all’Ichiraku Ramen e poi alla festa?”
Chiede Naruto.
“Dirò anche alla mia famiglia di venire.”
“E io a Suigetsu.”
Alza gli occhi al nome del ragazzo dai capelli bianchi, ma non mi sfugge il luccichio.
“Zia Karin, non è che ti piace Suigetsu?”
“Sei una ragazza sveglia.”
Mi dice sorridendo, senza confermaresmentire.
“Va bene, Naruto. Sakura sarà felice di non cucinare, oggi ha spadellato tutta la mattina.”
“Perfetto, ci vediamo alle sette all’Ichiraku.”
Io e mio padre ci dirigiamo verso casa nostra, Karin e Naruto al palazzo dell’hokage. Mamma è molto felice di sapere che sono riuscita a imparare la tecnica e accetta molto volentieri la proposta di Naruto.
Ci facciamo un bagno tutti insieme e poi io vado a vestirmi, mamma ha tirato fuori il mio chimono rosso con decorazioni color rosa chiaro. Amo quel chimono, è il contrario del suo che è rosa con i fiori rossi.
Mi pettino e poi scendo, i miei sono già nell’ingresso, mia madre indossa il chimono che ho detto e papà un severo chimono blu.
Mettiamo i sandali e poi raggiungiamo l’Ichiraku Ramen facendoci largo tra la folla, finalmente vediamo Naruto e il suo chimono nero, Hinata che indossa un kimono lilla a fantasia di onde blu, Boruto indossa un chimono nero come il padre, Himawari un chimono giallo e arancione. In quanto a Karin indossa un chimono viola e Suigetsu uno azzurro. Non fanno altro che scambiarsi occhiate in tralice, ma per me tra quei due c’è qualcosa.
Entriamo nel locale e prendiamo posto, all’ultimo minuto ci raggiungono anche il maestro Konohamaru e mia zia Hanabi.
“Papà mi ha detto che tuo padre ti ha insegnato una nuova tecnica.”
Esordisce Boruto.
“Sì, adesso sono ufficialmente un’Uchiha adulta.”
Rispondo orgogliosa.
“Un giorno convincerò tuo padre a darmi lezioni, voglio superare il mio.”
“Non provare a fregarmi il mio o ti faccio a pezzi, Boruto.”
“Che carattere di merda che hai! Non te lo voglio fregare, lo voglio solo come maestro, può insegnare a tutti e due.”
“Vedremo.”
Mangiamo il nostro ramen mentre Naruto, Sasuke, Konohamaru e Suigetsu chiacchierano sulla situazione del villaggio e dell’alleanza con Orochimaru e mamma, Karin, Hinata e Hanabi parlano di faccende domestiche, ragazzi e mariti ed esperimenti scientifici. Una meravigliosa macedonia, ma sia mia madre che Karin sono scienziate.
“Ehi, Boruto. Secondo te c’è qualcosa tra Karin e Suigetsu?”
“Che ne so? Quando sono insieme non fanno altro che picchiarsi.”
Io alzo gli occhi al cielo. Maschi, ciechi come talpe!
“Secondo me Sarada-chan ha ragione.”
“Grazie, Himawari.”
“Ma perché voi ragazze dovete essere così pettegole?
Che ti importa se c’è o no una storia tra di loro?”
Io non rispondo nemmeno a Boruto e mangio il mio ramen.
Finito, paghiamo e poi usciamo e ci buttiamo nella folla, ci sono persino le bancarelle e io e Boruto ci sfidiamo su chi riesce a prendere più pesci.
“Ti farò perdere, Uchiha!”
“Sogna, Uzumaki, sogna!”
“Vedo che lo spirito di competizione non c’è solo in classe.”
Una voce maschile profonda e pacata interrompe per cinque secondi la nostra gara: è Mitsuki.
Solo quando io ho vinto torniamo a dargli attenzione.
“Sì, Mitsuki. Deve capire che io sono una kunoichi più forte di lui.
Sei qui alla festa?”
“Sì, ho deciso di farci un giro e poi ho visto in giro zia Karin e zio Suigetsu.
Mi chiedo cosa aspettino a dichiararsi.”
“Un punto per me, Boruto.
Un altro.”
Dico io con voce flautata mentre il proprietario della bancarella mi consegna un pesce rosso in un sacchetto di plastica.
“Pff! Ti ho lasciato vincere, non hai vinto perché sei più brava di me.”
“See! Credici!”
Mitsuki se la ride.
“Ragazzi!”
La voce di Hinata richiama la nostra attenzione.
“Andiamo a vedere i fuochi d’artificio al lago!”
“Sì, mamma!”
Urla Boruto.
Noi seguiamo il gruppetto e raggiungiamo le rive del lago, finisco per trovarmi tra mio padre e mia madre quando il primo fuoco viene sparato. Io sorrido, mamma armeggia con la sua borsa e poi estrae il cellulare.
“Tutti vicini che ci facciamo un selfie!”
Ci avviciniamo tutti e sorridiamo, non ho mai visto un sorriso più autentico sulle labbra di mio padre, è felice e sono felice anche io.
Questa è stata una delle giornate più belle della mia vita!
I fuochi ci illuminano, domani papà partirà ancora, ma a me non importa.
So che tornerà.
So che si saranno altri giorni come questi.
So che ci sarà altra felicità.
Ne sono certa.

   
 
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