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Autore: miatersicore23    26/09/2015    5 recensioni
Elena guarda spesso quel ragazzo da lontano. Non gli ha mai parlato e lui non l'ha mai guardata. Sa solo il suo nome.
Elena non pensa più a se stessa da ormai tanto tempo.
Damon è un soldato che non può più combattere, ha un passato che gli fa male e una persona, la più importante della sua vita, che lo aspetta a casa.
AU/AH | Delena! | Forse OOC
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PARTE QUINTA




 
Quando Damon apre gli occhi il mattino seguente, non riesce a credere di aver dormito così tanto. È molto stupito. Forse è ancora più stupito del fatto di aver dormito con Elena.

La ragazza infatti è ancora sdraiata accanto a lui mentre dorme placidamente, appoggiata sul suo petto. Non sa in che modo siano finiti in quella posizione, alla fine il letto è stretto e scomodo, però deve ammettere che dormire con lei gli ha fatto bene. Non ha avuto incubi per tutta la notte e il suono del respiro regolare di Elena lo ha cullato fino a farlo assopire e poi addormentare. Adesso Damon si sente riposato, ancora un po’ indolenzito, ma si sente decisamente meglio rispetto al giorno precedente. Poi è bello poter sentire la mano di Elena poggiata mollemente sul suo fianco, mentre quella sua le circonda le spalle.

Resta fermo e immobile in quella posizione e aspetta che le luci del sole colpiscano il volto della ragazza per poterla risvegliare. Sì, Damon si sente bene.

Quando Elena si risveglia, strofina il suo volto inconsapevolmente contro qualcosa di non eccessivamente morbido, ma decisamente profumato.

Quando solleva lo sguardo, gli occhi di Damon la scrutano allegri e rilassati. Solo in quel momento si ricorda dove ha passato la notte.

Vorrebbe allontanarsi da lui e scappare via da tutte quelle sensazioni che la stanno attanagliando. Ma la tentazione è più forte di tutto il resto. Riposa la testa sul petto di Damon e avvicina il più possibile il naso al corpo di lui. Ama quell’odore di menta forte. Le inebria i sensi e la fa sentire piena di un qualcosa. Quel gesto può sembrare agli occhi di Damon un invito a fare qualcosa e infatti l’uomo avvicina la sua testa a quella di Elena per baciarle i capelli e riempirlo del profumo di lei.

Di risposta la ragazza gli accarezza un fianco, forse senza essersi accorta che questo fa scattare Damon che decide di cambiare posizione. In un attimo, i due si ritrovano stesi su un fianco, uno di fronte all’altra. Damon la stringe il più possibile ed Elena si ritrova a ricambiare l’abbraccio di Damon mentre le labbra premono sulla pelle del suo mento. Non sa se è dovuto dall’eccessiva vicinanza o è voluto da parte sua. Sa solo che a Damon sembra piacere quella sensazione proveniente dalle sue labbra. Perché a Elena quello strato di barba che Damon ha da ormai due giorni le piace, le accarezza le labbra rendendole ancora più sensibili.

Se solo Damon si spostasse di un paio di centimetri, allora lo bacerebbe veramente. Il punto è che ha paura di scoprire quello che proverebbe per lui nel momento in cui le loro labbra si potessero incontrare. Sì, è veramente spaventata, ma alla fine non dovrebbe essere tanto diverso da quello che prova in questo momento. Talmente vicina da potergli sentire il cuore battere. Vicina da poter percepire l’erezione di quell’uomo come la sera precedente. E all’improvviso diventa viola, per l’imbarazzo. Chiude gli occhi per celarne la vergogna e decide di non essere lei ad allontanarsi. Vuole che sia lui il primo a porre una distanza tra loro due. Lei non è ha il coraggio, o la forza, o la voglia.

Dio solo sa cosa le sia preso. Forse lo sa anche Caroline, a questo punto, ma Elena ha smesso di chiedersi come la sua migliore amica possa essere così intuitiva.

 Soprattutto in un momento come questo, Elena non ha proprio voglia di pensare alla sua migliore amica mentre sente una mano di Damon posarsi delicata sulla base della sua schiena. Quella porzione di pelle lasciata scoperta dal maglione che si è alzato.

Ha i brividi, Elena, e non è sicura che sia il forte freddo d’inverno a procurarle quei brividi.

Quando riapre gli occhi, nota che anche Damon gli ha chiusi. Sembra bearsi di quel contatto e lei, spinta dalla calma reazione dell’uomo, sorride d’impulso e gli accarezza il collo con le mani, sfiorando la peluria alla base dei suoi capelli.

Adesso si scosta Elena. Ma non per allontanarsi. Insieme allo sguardo, solleva il volto e lui lo abbassa. Sono soli pochi millimetri a separare le loro labbra, questa volta. Basterebbe davvero così poco. Un gesto involontario, un desiderio incontrollabile da parte di entrambi.

“Buongiorno ragazzina!” le sussurra lui.

“Buongiorno signor Salvatore.”

“Come siamo formali questa mattina.”

Non sa se effettivamente lo ha provocato, Damon, ma successivamente a quelle parole lui si è stretto ancora di più a lei, se è possibile e le ha sussurrato quella frase nell’orecchio, piegando la testa in avanti, appoggiando la sua fronte sul collo di Elena. E se a lui bastasse solo quello, Elena si accontenterebbe di quel contatto. Solo che, Damon forse è solo assonnato (o sicuramente ci dovrà essere una qualsiasi altra scusa), ma non si limita a posare la fronte contro la pelle. In un paio di secondi, le morbide e calde labbra di Damon vanno a creare una lunga scia di baci, dalla clavicola al mento.

Chiude gli occhi e assapora al meglio il sapore della pelle della ragazza. Le piace, Elena, e lei si rende conto che quei baci sono senza dubbio un ottimo risveglio per la giornata.

Non ricorda nemmeno che giorno sia, ma sicuramente è un buon giorno, se iniziato così.

“Lei invece è in cerca di coccole, signor Salvatore.”

Si lascia sfuggire Elena, intorpidita dal calore del corpo accanto al suo che l’abbraccia e la bacia. Soltanto che quelle parole entrambi sembrano risvegliarsi dal loro stato di tepore che sembra quasi cullarli.

Damon si stacca dal collo di Elena e solleva la testa, rendendosi conto di quello che ha appena fatto. Non se ne erano accorti, ma i loro battiti hanno assunto lo stesso ritmo veloce. Lei è arrossita, fin troppo. Lui è rimasto sconvolto, inebriato dal sapore dolce della ragazza.

“Scusami. Io non volevo esagerare.”

“Tranquillo, siamo sulla stessa barca. Anche io mi sono lasciata un po’ andare.” Improvvisamente Elena sente freddo e si stacca completamente da Damon, alzandosi da quel letto quasi incriminato e accarezzandosi le braccia, per abbracciarsi da sola. Come se le sue braccia potessero sostituire quelle di lui. Distoglie lo sguardo da quello di Damon e si volta verso le luci del sole. Guarda gli edifici fuori dalla finestra e solo quella vista la fa pensare, lucidamente.

Si rende conto che è rimasta troppo tempo in ospedale e ha ignorato completamente la sua famiglia, la sua casa. Si è allontana improvvisamente da tutto quello che è stato fondamentale nella sua vita.

Tutto… per restare accanto a quell’uomo.  Ha perso di vista ciò che prima lei era importate. No, ciò che per lei è importate. Solo per dormire tra le braccia di Damon e risvegliarsi accanto a lui. Solo per sentire le sue calda labbra baciarla.

No, non può essersi innamorata di Damon. Non può assolutamente provare qualcosa per lui. Eppure è restata in ospedale, senza pensarci due volte. Senza pensarci proprio.

“Forse dovrei andare. Si preoccuperanno tutti al loro risveglio.”

Damon annuisce, ma quando Elena racimola tutte le sue cose e sta per andarsene, lui la chiama un’ultima volta e lei si volta.

“Elena! Grazie per essere restata.”

Lei si rivolta verso di lui, lo guarda e con gli occhi, gli dice che non c’è nessun bisogno di ringraziarla. Poi qualcosa la ferma, prima di scappare via da lui. Ogni suo proposito va in fumo.

“Il 13 febbraio la mia amica Caroline dà una cena per far conoscere il suo ragazzo e mi vuole come supporto morale. Soltanto che serve anche a me un ‘appoggio’. Tu saresti disposto?” gli chiede titubante, sperando in una risposta affermativa.

Damon, ancora sdraiato, la osserva studiando il suo corpo imbarazzato mentre lei si tortura le mani, ansiosa della risposta.

“Va bene.”

Elena tira un sospiro di sollievo, mentre Damon le sorride fiducioso e la saluta facendole un segno con la mano.

Abbassa la testa, sollevando un’altra volta quel muro di timidezza che probabilmente avrebbe dovuto mettere  dalla sera prima. Forse non sarebbe dovuta andare in ospedale; forse avrebbe dovuto chiamare sua madre e si sarebbe dovuta limitare a chiedere come stesse. Invece, ha sentito a malapena la ragione per dar retta all’istinto ed è corsa da lui. Preoccupata dalla sua situazione e sperando che finalmente quell’uomo stesse dormendo.

Quando era arrivata in ospedale, appena dopo la lezione di danza, aveva già notato qualcosa di strano perché Jane non era venuta e sua zia le aveva poi raccontato tutto, Damon era nel suo letto d’ospedale, addormentato. Non lo aveva ancora viso con gli occhi chiusi, Elena.

Si era avvicinata lentamente e silenziosamente si era seduta sulla poltroncina beige. Lui si era mosso spesso nel sonno e tutte le volte si era tolto le coperte di dosso. Allora Elena si allungava dalla poltrona per ricoprirlo per bene e per accarezzargli il volto, partendo da un ciuffo corto di capelli finito in modo disordinato sulla fronte.

Poi un’infermiera era passata per offrirle gentilmente una coperta, ma lei aveva rifiutato, stringendosi nel suo maglione. In realtà sentiva freddo, dopo di tutto era gennaio, ma il suo fin troppo buon cuore le aveva fatto immaginare che quelle coperte, presto o tardi, sarebbero dovute servire per qualche malato e lei non aveva intenzione di togliere niente a nessuno.

Perciò si era rannicchiata su quella poltrona, accendendo la lampada sul comodino accanto al letto di Damon e sfogliando le pagine di un libro, si era persa nelle sue parole.

È stato bello vedere Damon risvegliarsi.

Adesso Elena è agitata, perché da un lato si pente per aver esser andata in ospedale, dall’altro lato non ha potuto fare a meno di notare quanto sia stato bello dormire con lui e ha immaginato quanto ancor più bello possa essere dormire con lui tutte le notti per il resto della sua vita.

Svolta nel corridoio e quando esce dall’edificio ed entra in macchina nota l’arrivo di tutta la famiglia di Damon, soprattutto di Jane che sfreccia dentro l’entrata dell’ospedale, a stento seguita dalla nonna e dallo zio.

Sorride delicatamente, contenta che Damon abbia quella bambina che lo adora e che si prenderebbe cura di lui oltre le sue possibilità. Lei invece ha Margaret che è solo sua sorella. Chissà come ci si sente ad avere dei figli propri. Ha un tuffo al cuore, mettendosi di fronte a quel pensiero che la incupisce sempre di più. Avere un bambino tutto suo, adesso è al di fuori di lei, eppure allo stesso tempo è riscaldata da quel pensiero. Da un fagottino da tenere nelle proprie braccia e da cullare e da prendersi cura di lui o lei.

Posa la testa sullo schienale e chiude gli occhi, cercando di rilassare i muscoli e pensare lucidamente. Troppi pensieri, troppe forti emozioni che non fanno altro che mandarle in confusione la testa. E questo non va bene. Elena non si può più permettere di sognare.

Forse solo quando chiude gli occhi, ma non quando è sveglia.

Un figlio tutto suo? Che idiozia! A stento con il suo lavoro, manda avanti i suoi fratelli, figuriamoci un bambino e adesso sogna quei momento come un qualcosa di dolce, ma mentalmente non è pronta a tanti sacrifici da fare per un bambino. Sicuramente molti di più rispetto a quelli che già sta facendo per la sua famiglia attuale.

Quasi a malincuore per essersi risvegliata da quei teneri pensieri, mette in moto l’auto e si dirige verso casa. Quando entra dalla porta, nota il silenzio che regna in una casa vuota e, in effetti, si spaventa quando vede sua zia intenta a fare qualcosa sul PC.

“Lavori?” le chiede, facendo finta di nulla. Sperando che lei non le faccia qualche domanda scomoda su dove sia stata e con chi.

“Più o meno. Una mia amica ha preso casa e mi ha chiesto qualche parere su come arredarla.” Le risponde, senza distogliere lo sguardo dal computer.

“Quindi lavori, ma non sarai pagata.”

“Fidati lo ha già fatto. Tutte le volte che ho rubato dalla cantina dei genitori un vino pregiato e si è beccata una ramanzina al posto mio.” Sorride Jenna, presa da ricordi divertenti di qualche anno prima.

Quando non aveva ancora alle spalle tre nipoti a cui badare. Le piace, stare con loro e prendersi cura di loro, ma da quando sua sorella e suo marito sono venuti a mancare si è autoimposta di non fare più bravate.

Il tempo dei giochi è veramente finito.

Sospira malinconicamente, cercando di nascondere alla maggiore dei suoi nipoti la sua velata tristezza.

“Hai passato una bella nottata con Damon?” si volta costatando che Elena ha gli stessi indumenti del giorno prima ed è troppo silenziosa, quasi cercasse di nascondere qualcosa.

Si rigira sulla sedia in sala da pranzo, Jenna, e vede sua nipote dalla cucina, intenta a lavare dei piatti lasciati nel lavello, rabbrividire e raddrizzare la schiena. Quando si gira anche lei, Elena prega che la zia non la stia guardando con quello sguardo di provocazione e malizia che ultimamente viene fuori ogni volta che se ne esce con l’argomento “Damon.”

“È stata una bella nottata. Se si può definire così una passata in ospedale, mentre lui cerca di riposarsi sotto l’effetto dei sonniferi.”

“Mi dispiace per lui. L’ho visto spesso stanco e privo di forze ma non avrei mai immaginato che lui stesse così male.” afferma Jenna, alzandosi dalla sedia e stiracchiandosi per prendersi una pausa dal suo lavoro.

“Io lo sapevo.” Farfuglia Elena a bassa voce, ritornando a lavorare.

Non osa guardare in faccia la zia e vedere il suo sguardo stupito.

“Tu lo sapevi?”

“Sì, ma solo da qualche giorno. Ero preoccupata per lui, ma ho voluto aspettare un altro po’prima di dare l’allarme. Invece ho fatto male i conti ed è accaduto il peggio. Povera Jane! Assistere al padre che sviene mentre lei sta giocando.”

Jenna le si avvicina alle spalle e l’abbraccia da dietro cercando di consolarla. Sa benissimo che sua nipote ormai ha preso a cuore Damon e probabilmente tutta la famiglia Salvatore.

“Lui adesso come sta?” le chiede, sinceramente preoccupata. Probabilmente con Alaric sarebbe passata quello stesso pomeriggio a fargli visita.

“Un po’ meglio.  Ha praticamente dormito per un giorno intero e stamattina era particolarmente sveglio.” Risponde, allungando un leggero sorriso e arrossendo visibilmente. Le piace ancora pensare alle coccole di quella mattina, ma la imbarazza anche tanto farlo.

“Oh mio Dio! Che cosa è successo? Non avete per caso fatto… in un ospedale, poi.”

“Zia che ti viene in testa. Ho solo dormito con lui.”

Jenna evidentemente stava scherzando, ma alle parole della nipote rimane completamente sbalordita e prima che possa dire una sola parola,  Elena la ferma e le chiede di poter cambiare argomento.

Per fortuna l’argomento cade e spostano la loro attenzione sul matrimonio. Quello stesso pomeriggio sarebbero passate al negozio di abiti da sposa e Elena è entusiasta. Non solo perché potrà vedere la zia, in uno splendido abito bianco, ma dentro al suo cuore sta già pensando al quel suo appuntamento il tredici febbraio, a casa di Caroline.



 
§§§



Quello stesso mattino Percy Jackson è dell’umore adatto per preparare la colazione alla sua famiglia. Si alza molto presto, perché sa che la sua Annabeth non è molto dormigliona e si potrebbe svegliare facilmente e prepara un abbondante porzione di pancake e toast imburrati. Quando tutto è pronto, si reca nella cameretta di sua figlia, Bianca, e la travolge delicatamente con un suo abbraccio, mentre la bambina, ancora addormentata, è riscaldata dalle calde coperte.

Tanti riccioli biondi le coprono il volto e Percy si intenerisce nell’osservare quel dolce visetto imbronciato attraverso la debole luce che filtra dalle tapparelle. Le sposta qualche ciocca dalla fronte mentre le posa qualche bacio sulla guancia. Quando gli occhi verdi, come i suoi, si spalancano, Bianca Jackson sbuffa indispettita nel vedere il suo papà che ha deciso di torturarla.

Come se fosse Annabeth in persona, che spesso si arrabbia con lui e decide di ignorarlo, la piccola si volta dall’altro lato e tenta un’altra volta di addormentarsi.

“Bianca.”

“Papà lasciami dormire.” Lo supplica con quella vocina così tenera che Percy è veramente tentato di lasciarla stare, ma lui s’intestardisce (vera indole della famiglia Jackson).

“Ma ho preparato la colazione! Ci sono i pancake e il pane tostato con burro e marmellata.”

 Già a quella parole la bambina si struscia contro il cuscino e rivolge al padre un’occhiata indagatrice.

“Quella alle fragole?”

“Sì, quella alle fragole. E indovina un po’? Ho messo tutto quanto in un vassoio così possiamo fare una sorpresa alla mamma e tu potrai venire nel lettone.” A quella parole Bianca si riprende completamente e si mette inginocchio sul suo letto, guardando il papà con aria felice.

Percy le sorride di rimando e la prende in braccio per portarla nella sua camera da letto. Fortunatamente Annabeth sembra continuar a riposare. Fa sdraiare la bimba al suo posto e si dirige in cucina per prendere il vassoio pieno di prelibatezze.

Quando ritorna in camera, la piccola Bianca tenta di fare il meno rumore possibile per non svegliare la sua mamma, ma mentre Percy le si siede accanto e posa il vassoio sul comodino vicino anche lei le si avvicina per abbracciarla e per svegliarla con qualche bacio.

Anche Annabeth si sveglia e i suoi occhi grigio tempesta guardano curiosi la figlia e il marito che tentano di farle le coccole di prima mattina.

“Buongiorno mamma!” grida Bianca, non appena la ragazza socchiude gli occhi.

“Ehi. Ma che ora è?” gli domanda, mentre Percy si fa più vicino sdraiandosi vicino a lei.

“Le sette di mattina.”

“Mmh, tra due ore dovrei andare a lezione e poi ho da fare qualche servizio con mia madre.”

“Io invece devo vedermi con mio padre.”

“Quindi ci conviene non vederci per niente durante la giornata. Sai quanto quei due si detestino.”

“Sono d’accordo.” Le dona un altro bacio prima di porgerle la colazione e la giovane donna sorride anche se storce un po’ il naso quando sente l’odore del caffè. Decisamente troppo forte.

“Peccato.” Ammette lei dispiaciuta. “Avrei voluto pranzare con te. Ho una notizia molto importante da darti.” Ma Annabeth sembra cambiare idea. Perciò si volta verso la sua bambina che intanto si è sporcata tutta la faccia con la marmellata di fragole. “Tesoro, va’ in bagno a lavarti le mani e la faccia.”

Quando la bambina annuisce e si allontana, Annabeth si volta verso il suo nuovo marito e lo abbraccia più di prima. Percy affonda la testa nei suoi capelli biondi che sanno di pioggia e limone allo stesso tempo. Ama infinitamente quell’odore e con Annabeth si sente sempre a casa.

“Qualcosa mi dice che vuoi dirmi cosa è successo adesso.”

“Aspetto un altro bambino.” Gli sussurra all’orecchio, confidandogli come se fosse nulla, quella grandiosa notizia e Percy deve ammetterlo, ama sua figlia e spesso gli è passato per la testa di avere altri bambini. Alle parole della sua donna ha sentito il suo cuore fermarsi solo per un attimo, chiedendo a se stesso se quello che ha sentito lo abbia compreso realmente. Poi tutto diventa più lucido e solleva il suo sguardo per posarlo in quello di Annabeth.

Quello che le ha detto è la verità e lo capisce dal sorriso radioso che pian piano si allarga sul volto di lei.

“Stai dicendo la verità.” Non è una domanda, è un affermazione e quando lei annuisce, lui le stringe i fianchi e si sporge su di lei per baciarla. Ha le labbra un po’ screpolate, ma, sinceramente, a lui non interessa niente. L’ha vista mentre ha dato alla luce sua figlia, quindi in situazioni ben peggiori, eppure quel corpo stanco e affaticato che tentava di spingere per far nascere la piccola Bianca, Percy ritiene che sia un’immagina meravigliosa e non vede l’ora di rivederla.


 
§§§



 
“Quindi diventerai per la seconda volta papà. Congratulazioni!” gli trilla attraverso il telefono Elena, mentre sente il ragazzo ridere contento di quella notizia.

“Già. Chi l’avrebbe mai detto. Due figli in soli vent’anni di vita. Quando lo dirò a mio padre, penso che sverrà. Al contrario di mia suocera. Lei mi ucciderà.”

“Esagerato.” Gli dice Elena mentre, mentre apre l’armadio per decidere cosa mettersi. Finalmente il 13 febbraio sembra essere arrivato. “Alla fine è la madre di tua moglie, non ti vuole per niente bene?”
Sente Percy sbuffare dall’altra parte del telefono.

“Non è che lei odi me. Odia mio padre.”

“Cosa le ha fatto di tanto terribile per guadagnarsi tale disprezzo?”

“Storia vecchia quanto gli dei della Grecia.* Ti annoieresti a morte.”  Brontola, quasi innervosito da quella strana situazione. “Tu, invece? Stasera ti divertirai, non è vero?” Di’ un po’, aspetterete la mezzanotte per augurarvi Buon San Valentino?” le sussurra malizioso mentre la ragazza, guardandosi allo specchio, si vede arrossire come un peperone.

“Sei uno scemo. Quante idiozie vai farneticando?”

“Andiamo ‘Lena, tu non mi inganni. Sono giorni che stai pensando a questa serata e non dirmi perché sei curiosa del nuovo ragazzo di Caroline.”

Deve ammettere almeno a se stessa, Elena, che Percy ha ragione. Non va a quelle cena perché non vede l’ora di conosce il nuovo compagno di Caroline, ma perché è contenta di essere accompagnata da Damon. Non era entusiasta al pensiero di dover conoscere i fidanzati delle sue migliori amiche, ma in fin dei conti, se Damon è pronto a farle compagnia, non c’è nulla di male. E la serata potrebbe risultare piuttosto leggera. Interessante.

“… tanto lo so che è per quel motivo che ci vai!”

 E lei non ha ascoltato più le parole del suo amico.

“Cosa? Puoi ripetere quello che hai detto? Non ho sentito.”

“Ho detto che secondo me tu hai invitato Damon solo per San Valentino. Di tutto il resto non te ne importa niente.”

“Ancora con questa storia?” eppure il solo pensiero di aspettare la festa degli innamorati con lui, la fa agitare. Non è affatto un bene.

Eppure queste strane sensazioni, vanno e vengono spesso quando si parla di Damon.

Quando va al piano di sotto, la televisione è accesa e Jenna guarda con interesse la televisione mentre al telegiornale confermano l’allerta meteo annunciata nei giorni precedenti. In effetti, fuori ha già iniziato a piovere e spera vivamente che la situazione non peggiori più di tanto. Tra casa sua e quella di Caroline ci vogliono due minuti a piedi, ma Damon abita praticamente in campagna, quasi fuori Mystic Falls e non vorrebbe che con tutta quella pioggia avesse un incidente.

“Stai vedendo il telegiornale?” le arriva la voce di Percy dall’altra parte del telefono. “Sembra una cosa abbastanza seria.”

“Lo credo anche io. Spero solo che non ci siano troppe conseguenze. E poi dicono che durerà almeno fino a domani.”

“ Lo so. Infatti per domani avevo preparato una cena romantica in un ristorante di Richmond, ma ho disdetto tutto quanto per non correre rischi. Vuol dire che passeremo la serata tutti e tre insieme e cercheremo di dire a Bianca che avrà un fratellino o una sorellina… adesso devo andare, Bambi. Mia moglie mi reclama per preparare la merenda alla bambina. Passa una bella serata in compagni del tuo Damon.”

“E di tutti gli altri.” Continua lei la frase, mentre sente Percy borbottare un “Certo, sì, come no.” Per poi prenderla in giro e chiudendo poi la chiamata.

A volte Elena si chiede come posa esser diventata amica di quel tipo. Percy è praticamente il suo opposto. Lui è solare, allegro, divertente, diretto e schietto. Se ha da dire qualcosa a qualcuno, niente e nessuno lo ferma. Eppure non complesso non è un vero e proprio idiota. A volte fa delle considerazioni intelligenti o ha delle idee brillanti, che spesso spiazzano Elena.

Quando getta il cellullare sul divano, Elena si gira preoccupata verso la finestra. Sono giorni che i notiziari, dicono di starsi riparati dentro le proprie case. Sono giorni che qualche goccia di pioggia cade da cielo di Mystic Falls ma questa sera sembra essere arrivata una vera e propria tempesta. Forse dovrebbe starsene veramente a casa. Ma, sinceramente, la spaventa di più Caroline che la pioggia.

 Alle otto meno un quarto della serata mancano quindici minuti all’arrivo di Damon con la sua amata Camaro. Da quello che ha capito, l’uomo ci tiene veramente a quella macchina.

Elena indossa un abito blu notte, corto fino alle ginocchia, con una scollatura a cuore che mette in evidenza il suo seno e le scarpe nere semplici con il tacco. Appena sopra la scollatura una catenella semplice dorata abbinata agli orecchini dello stesso colore. Le spalle si proteggono da freddo con un semplice copri spalle di lana nera. Prende la borsa e si dirige al piano inferiore, dopo essersi fissata un altro po’ allo specchio. Sorride soddisfatta dei boccoli ai capelli che la zia le ha fatto.

Quando si trova ai piedi delle scale, Margaret le corre incontro strofinando la guancia contro la gonna morbida.

“Sei bellissima stasera, ‘Lena.” Le sorride contenta, forse anche per il fatto che la sua famiglia le abbia concesso di lasciar dormire a casa Jane Salvatore.

“Tu invece sei bella ogni volta che ti vedo!” le sussurra la ragazza, piegandosi su di lei e baciandole le fronte.

E proprio mentre sta strofinando il naso contro quello della sorellina, in casa entra Alaric seguito da Damon e da sua figlia, già pronta a dormire con la sua migliore amica, abbracciando il suo coniglietto di peluche.  I due uomini si scrollano da dosso l’acqua che gli ha bagnati, nonostante fossero al riparo con gli ombrelli. Quando Damon guarda Elena, si perde completamente nel fissarla dalla testa ai piedi.

Elena lo nota. Si imbarazza quando si sente osservata da lui, più di qualsiasi altra persona.

Ma anche Damon non è da meno. È vestito semplicemente con una camicia bianca e una giacca nera con pantaloni abbinati. La cravatta e annodata elegantemente ma è proprio quello lo scopo della serata. Caroline quando ha scoperto che sarebbe venuto anche Damon ha urlato come una pazza, ritornando ad essere un po’ quella ragazzina quattordicenne che si eccita per ogni ragazzo che la nota.

Perciò ha deciso di creare un tema per la sua cena, nonostante sia solo una cena.

Eleganza. È stata la sua parola chiave quando un paio d’ore dopo la notizia di Elena è ripiombata a casa sua, travolgendo ancora una volta la famiglia della sua migliore amica.

Non sa a cosa sarebbe servito, ma a Caroline piace organizzare le cose e anche per una piccola cenetta può trasformarsi in un evento glamour e scintillante anche per una decina di persone.

“Sei splendida.” Si lascia sfuggire lui, incurante di tutti i presenti che curiosi, ascoltano attentamente gli sviluppi tra i due.

“Anche tu stai molto bene.” Si avvicina timorosa Elena, guardando negli occhi dell’uomo.

Al contrario sua sorella si mostra molto audace e si avvicina pericolosamente ai due e fa una domanda che li spiazza.

“Adesso state insieme?” e lei arrossisce, mentre Damon scoppia a ridere, non per prendere in giro la bambina (anzi, le bambine, visto che anche Jane si sta mostrando interessata), ma perché quella curiosità genuina lo diverte e lo fa stare bene. Aveva già detto, tra sé e sé, che quella bambina è un portento.

“No, piccolina. Io e tua sorella siamo solo molto amici e ci vogliamo molto bene, ma non stiamo insieme. Non in quel senso.” Si piega verso di lei e le sussurra quelle parole con fare un po’ malinconico.

“Adesso vuoi due, mettetevi il vostro pigiamino e andate a divertirvi. Ma non fate troppo tardi e andate a dormire, al massimo alle dieci. Chiamerò per quell’ora per assicurarmi che voi starete già nel letto.” Si allunga verso la piccola Jane e le posa un bacio sulla fronte, mentre la bambina chiude gli occhi per assaporare le labbra del suo papà e la barba che le dà fastidio, ma allo stesso tempo è piacevole.

“Elena, possiamo dormire in camera tua?” Le supplica Margaret, facendo gli occhi dolci. “Il letto mio e di Jane sono separati e il tuo è più grande. Così possiamo dormire insieme.”

“Va bene. Ma non combinate troppi casini.”

La piccola sorride contenta e si lascia baciare sia da Elena che da Damon. Quando i due lasciano la casa e salutano tutti, si chiudono la porta d’ingresso alle spalle e tirano un sospiro di sollievo, avviandosi con la macchina verso casa di Caroline.

Parcheggiata l’auto, lui le offre un braccio piegato per far posare la mano di lei nell’incavo del suo gomito. Elena si sente lusingata e gli sorride mentre l’uomo le accarezza con l’altra mano quella sua. Sembrano stare bene, nonostante la lotta continua contro la pioggia con l’ombrello.

Il suono del campanello risuona dolce anche fuori di casa e i due attendono che la padrona di casa venga loro ad aprire.

Una sorprendentemente incantevole Liz Forbes, si mostra sull’uscio della porta, in un abito verde scuro semplice che le fascia il corpo, non troppo invecchiato, grazie anche al lavoro che la donna intraprende.

“Buonasera sceriffo. La vedo ancora in ottima forma.” La saluta cordialmente Damon, ma allo stesso tempo con un cipiglio di strafottenza negli occhi.

“Damon Salvatore, il teppista più teppista di Mystic Falls. Non potevo crederci quando qualche anno fa mi hanno detto che eri entrano nell’esercito.” La donna si sporge e abbraccia l’uomo accanto ad Elena.
La ragazza sorride, felice, visto che anche Damon sembra sorridere sinceramente all’abbraccio della donna.

“Elena, cara. Sono contenta che tu sia venuta qui.” le dice, ancora con una gioiosa luce negli occhi, lo sceriffo.

“Anche io sono contenta di essere qui, Liz.” Risponde all’abbraccio Elena. In fin dei conti Liz Forbes è una di quelle donne che conosce fin da quando era bambina. È quasi come una seconda mamma per Elena.

Quando gli invita ad entrare, Elena non si sorprende più di tanto per lo sfarzo degli arredi della casa, decorati  direttamente da Caroline. Un po’ le sembra di rivivere l’home-coming, un po’ la notte degli oscar, un po’ una notte di passione con un bel fusto (ma forse quello a causa delle candele profumante che la sua amica bionda si sarà ostinata ad accendere per tutta la casa).

“Avresti dovuto dirmi che la tua amica stava organizzando qualcosa di più di una festa.” Le bisbiglia Damon, malizioso all’orecchio, mentre le toglie il copri spalle di dosso e lo appoggia su un bracciolo del divano.

“È la stessa cosa che ho pensato anche io.” Proviene da dietro di loro una voce sconosciuta. Quando si voltano un ragazzo con in mano un bicchiere di vino li guarda con un sorrisetto strafottente. “Ad un certo punto ho pensato che Caroline volesse mettere in scena in filmino un po’ osé.”

“Kai!” sbuca fuori Bonnie per rimproverarlo.

“Guarda che ti ho sentito benissimo.” Lo rimbecca Caroline ritornando dalla cucina con un vassoio d’argento in mano per dirigersi verso Damon ed Elena. “Tartina?”

Dopo aver concluso le presentazioni e dopo aver capito che quel Kai è il famoso ragazzo di Bonnie, Elena nota che all’appello manca ancora un’altra persona: il compagno di Caroline.

“Lui abita vicino al Whitmore e con questa pioggia sta procedendo lentamente. Quindi farà un po’ di ritardo.” Le ha confidato Caroline, prima di correre in cucina per andare a prendere qualche bevanda fresca.

Sono tutti seduti sui divanetti e le poltrone del soggiorno e mentre Liz Forbes parla amichevolmente con Damon, Elena è intenta a parlare e conoscere il nuovo ragazzo della sua migliore amica. Intanto nota che il suo accompagnatore stende e piega continuamente la gamba ferita. Probabilmente non riesce a trovare una posizione che lo faccia stare comodo.

Involontariamente, allunga una mano verso il suo ginocchio e lo accarezza delicatamente, in un modo talmente affettuoso che spinge Damon a sorridere spontaneamente e a sfiorare la sua mano a sua volta, per poi stringerla tra le sue dita. Solo in quel momento Elena si rende conto del gesto che ha fatto. Vorrebbe discostarsi da lui, più che altro per far capire agli altri che tra lui e Damon non c’è niente di niente. Be’… proprio niente di niente, no. C’è sicuramente qualcosa tra loro due e ormai entrambi lo hanno capito. Il punto è che è difficile ammetterlo.

Così resta con la mano impigliata tra la sua, per non spostarsi bruscamente e per non dare troppo nell’occhio. Anche se alla fine tutti sembrano interessati ai gesti quasi affettuosi dei due.

Elena tenta in tutti i modi di non pensare alle loro mani che si stringono, ma ciò provocherebbe  un utilizzo delle forze troppo grande. Specialmente quando lui, senza neanche pensarci probabilmente, inizia una lunga e lenta carezza con il pollice sul dorso della mano. Lei si arrende in quel momento. Si abbandona con la schiena sullo schienale e si lascia cullare dal suo amico, se così alla fine si può chiamare.
Senza farlo volontariamente, si perde nei contorni di quell’uomo, quando si volta verso di lui e avrebbe voglia di avvicinarsi un po’ di più, ma quello che si limita a fare e continuare ad osservarlo indisturbata, consapevole del fatto che Caroline mai avrebbe il coraggio di dire qualcosa di fronte ad ospiti. E non ascolta più le conversazioni, le parole degli altri. Continua a gettare occhiate a Damon e lui a volte ricambia quei sguardi, sorridendole, per poi ritornare alla conversazione.

Ad un certo punto, si è anche allungato con la mano ancora intrecciata alla sua verso la gamba di Elena per sfiorarle con l’indice e il medio una piccola frazione di pelle appena sopra il ginocchio. In quel momento Elena ha quasi perso completamente il controllo.

Per fortuna a distrarla è stato il campanello che l’ha fatta rinvenire. È tentata di spostarsi qualche centimetro più lontana da lui, ma la presa di Damon è forte e lui non vuole allontanarla.

Quando Caroline va ad aprire la porta, al suo ritorno al suo fianco c’è non un ragazzo, ma un uomo, probabilmente della stessa età di Damon che si presenta a tutti con il nome di Klaus.

La faccia sorpresa di Liz Forbes (e non solo sua, ma anche di Elena e Bonnie) è piuttosto divertente agli occhi degli altri, ma Caroline forse è consapevole che quello che un cattivo presagio.

Dopo le dovute presentazione, tutti gli invitati vengono invitati a tavola e ironia, mentre Caroline e sua madre si siedono ai due capotavola, da un lato si accomodano Klaus, Bonnie e Kai, mentre Elena è costretta a sedersi da sola con Damon da un lato del tavolo. Sinceramente, ha paura di quello che possa succedere.

Solo la sua amica bionda la salva, chiedendo a lei e Bonnie di aiutarle con il portare i piatti in tavola. Preghiera implicita che supplica alle ragazze di ritirarsi in cucina per discutere.

“Caroline ma quanti anni ha il tuo Klaus?” le chiede Bonnie, non appena le tre si sono chiuse la porta alle spalle.

“Trenta.” Risponde tranquillamente la bionda, come se fosse qualcosa da niente.

“Non sono un po’ troppo?”

“Ah, tu non puoi parlare!” la rimbecca, abbassando sempre di più la voce. “Sbaglio o il tuo Damon ha più o meno la stessa età?”

“Ma io e Damon non stiamo insieme.”

“E che cos’era ‘quello’ prima in salotto?” le chiede quasi accusandola.

“Niente di ché. Ho notato che gli faceva male la gamba e allora…”

“… e allora gli hai dato la mano. Ma quei sguardi hanno una motivazione?”

Come al solito Elena non è capace di rispondere. È un po’ stufa di ritrovarsi in quella situazione e nonostante sappia che le sue amiche le vogliano bene, lei si ritrova a detestare quei momenti insieme in cui parlano di Damon. Sì, le danno fastidio.

“Tu invece? Chi è Klaus?” mormora a Caroline cambiando subito argomento. E la bionda sembra bloccarsi, per la prima volta non sa come rispondere ed è timorosa nel dire la verità alle sue amiche.

“Te lo dico io chi è Klaus.” Interviene Bonnie. “È il mio insegnante di arte medievale. Caroline che ti è presto? Uscire con un professore!”

“Non è un mio professore.” Interviene la bionda. “Quindi non è nemmeno illegale.”

“Non credo che sia come la pensi tu.” Le sussurra Elena, girandosi verso la porta, sperando che nessuno si avvicini per sentirle.

In effetti non riesce a capire come la sua amica possa essere così avventata. Può capirla di essersi innamorata di un uomo più grande di lei, capita a molte. Forse anche a lei stessa. Ma un professore… Elena crede che Caroline non abbia ragionato a sufficienza.

Nel bel mezzo di una discussione il lampo di un fulmine si intravede dalla finestra, seguito prontamente da un forte tuono. La pioggia si è trasformata in un temporale e adesso Elena non è certa di aver fatto la scelta giusta e di essere uscita di casa. Infondo quando si dà l’allerta meteo è sempre per una ragione giusta. Ad un tratto le luci della casa si spengono  e la cucina viene illuminata solo dai lampi che provengono dal cielo. Probabilmente il temporale deve aver fatto saltare la luce.

Quando le ragazze ritornano in sala da pranzo, notato che i presenti stanno continuando a cenare a lume di candela. Per fortuna l’idea di Caroline ha portato ad effetti positivi. L’unico assente è Damon ed Elena scorge un ombra vicino alle scale. Decide di raggiungerlo.

Quando è abbastanza vicina da riuscire a vederlo in volto nota che sta litigando con il telefono.

“Stai bene?” gli chiede avvicinandosi mentre l’uomo, sorretto dal bastone, cerca ancora di far funzionare quel maledetto aggeggio infernale.

“Più o meno. Jane ha paura del temporale e ho pensato di chiamarla al telefono di Jenna per tranquillizzarla, ma mentre la stavo calmando la comunicazione si è interrotta.”

“Probabilmente con questo tempo non ci sarà per niente campo in tutta la Virginia.” Tenta di tranquillizzarlo, Elena. “Vedrai che starà bene. Ha Margaret che gli fa compagnia e poi ci sono Jenna e Alaric. Si prenderanno cura di lei, ne sono sicura.”

Si avvicina ancora di più e cautamente avvicina la sua mano a quella che Damon sta usando per pestare il cellulare con le dita.

Al tocco leggero delle sue, di dita, lui sembra tranquillizzarsi e abbandonare il telefono sul tavolino dove Caroline di solito lascia le sue chiavi. Quella mano poi ritorna su quella di Elena e la stringe senza accorgersi che effetto stia facendo sulla ragazza. Le manca un battito, poi un altro ancora. E Damon è ancora così vicino a lei.

Non dovrebbero essere così vicine eppure a Elena piace. Che si stia veramente innamorando di lui? Non le sembra possibile. Eppure quell’uomo è riuscito a farla cambiare come non era mai successo dalla morte dei suoi genitori. Gli si avvicina, ancora un po’, fino a riuscire a sentirne il forte odore che Elena ha iniziato ad apprezzare.

Sono stati anche più vicini di così, ma lei sente questo bisogno di rimanere con lui in questo modo per sempre.

“Ho voglia di baciarti.” Si lascia sfuggire lui, mentre lei nella penombra arrossisce, reagendo a quelle parole. “Lo so che è strano ed è anche fuori luogo, ma…”

E la loro conversazione viene interrotta da Liz che ha iniziato a parlare con una specie di Walkie Talkie della polizia. Quando ritornano al tavolo, lei sta avvertendo i commensali che sta uscendo.

“Un albero è caduto vicino al Wickery Bridge e un auto ha fatto un incidente. Per fortuna niente di grave, ma devo andare a controllare. Intanto è stata data l’ordinanza di non uscire di casa, la situazione sta peggiorando. Quindi probabilmente passerete la notte qui, ragazzi.”

“Ma se è stata data l’ordinanza, perché tu stai uscendo?” le chiede preoccupata Caroline. “Tesoro, questo è il mio lavoro. Vedrai non mi succederà niente. Ma voi non potete uscire di casa. A quanto pare anche le altre città vicine sono nella nostra stessa situazione e si pensa che il temporale potrebbe estendersi fino al Withmore.”

Quando Liz Forbes esce di casa, Klaus si avvicina cauto a Caroline e l’abbraccia dalle spalle per poi circondarla completamente. I presenti restano tutti zittiti. Tutti preoccupati per i loro familiari, immagina Elena. Chissà perché solo lei si sente abbastanza tranquilla. Si fida di sua zia e di Alaric e sa che Jane e Margaret sono al sicuro con loro. Come lei si sente al sicuro con Damon.

Forse è questo il punto con Damon si sente veramente al sicuro, nonostante le parole che lui ha detto prima l’abbiano turbata parecchio.

“Si è fatto tardi.” Interrompe alla fine il silenzio Caroline. “Credo che dovremmo prepararci per la notte. Klaus può dormire in camera con me, poi abbiamo due stanze degli ospiti. Una al primo piano e una su questo. Poi posso prestarvi dei pigiami. Non penso che a mia madre dispiaccia se do a voi qualche roba di mio padre anche se è un po’ vecchia.”

Ed è così che finisce la serata. Tra la preoccupazione che questo temporale possa portare a qualche terribile conseguenza. Elena non va più d’accordo con i disastri metereologici da un anno ormai, alla fine i suoi genitori sono morti per il ghiaccio formatosi dalla neve. Ma non ci vuole pensare. Non in questo momento.

Perciò direzione i suoi pensieri da tutt’altra parte ma mentre fa qualche calcolo si rende conto di una cosa. Ci sono solo tre stanze disponibili. E sono tutti quanto accoppiati. Ciò vuol dire che dormirà con Damon, un’altra volta.


 
“Io non mi metto quel coso Caroline?”

“Che cos’ha che non va il mio pigiama?”

“Prima di tutto questo non è un pigiama. E poi non hai qualcosa di più normale?”

“Ho una maglia larga, ma se vuoi fare colpo su Damon, te la sconsiglio.”

“Piantala!”




 
Guardandosi allo specchio, Elena si rende conto che non c’è molta differenza tra la maglietta larga e nera che indossa adesso e quel pezzo piccolo di pizzo rosso –osceno– che Caroline le stava dando. Entrambi superano a mala pena il fondoschiena, entrambi mostrano le sue gambe in tutta la loro lunghezza e per lo meno con quella maglia si sente più al caldo e più coperta, visto che non si intravede nessun reggiseno e nessuna mutandina.

Però dopo quella frase, non sa cosa fare. Ovviamente le sue amiche hanno voluto dormire con i rispettivi fidanzati e pensa che non si limiteranno solo a dormire. E lei era tentata di passare la notte sul divano, ma alla fine non ha più parlato. Non sa nemmeno perché. Si è solo bloccata. O forse in realtà vuole stare ancora con lui.

Quando Damon esce dal bagno lei si sente in imbarazzo. Ha le gambe completamente scoperte e invano tenta di allungarsi la maglia con le mani. Di certo non aiuta Damon rimasto con il petto completamente nudo.

“Le robe del padre di Caroline sono troppo piccole per me.  I pantaloni mi vanno abbastanza bene, ma il maglione è troppo stretto.” Sorride, quasi timidamente mentre con studiata lentezza si avvicina al letto.

“Immagino che con tutto quell’allenamento nelle esercito, tu abbia dei bei muscoli.” Si lascia sfuggire Elena, per poi darsi mentalmente della stupida.

Lei è ancora vicina allo specchio, timorosa nell’entrare sotto le lenzuola. Eppure è esposta anche in questo modo, mentre a Damon è concesso vedere le sue gambe. Almeno sotto le lenzuola si potrebbe nascondere, ma ha paura che, come quella mattina, lei non sarà in grado di trattenersi

“Non ti toccherò se non lo vorrai.” Interviene lui, ben consapevole dei pensieri della ragazza. “Lo so che ho detto che voglio baciarti, poco fa, ma non lo farò. Non solo per rispetto per te, ma anche perché io non posso innamorarmi un'altra volta.”

E mentre Damon pronuncia quelle parole, un altro tuono quasi assordante sembra entrare dentro la stanza e separare per davvero loro due.

Quelle parole viaggiano continuamente nella sua testa, sembra che Damon le abbia dette indifferentemente, come se a lui non facessero nessun effetto. È stato tanto triste ascoltarle. Sì, a lei hanno anche fatto un po’ male, ma Damon è quello che soffre di più.

“Io credevo di amarla, Katherine. Nonostante, non la conoscessi, affatto. Ma credevo di amarla. E quando ha lasciato me e abbandonato Jane, ho visto tutto quello a cui credevo crollare come castelli di carta. Nessuna donna deve più farmi star male. Devo essere forte per mia figlia, anche se lei vorrebbe noi due insieme.” Accenna un sorriso, mentre si siede sul bordo del letto e si mette di spalle, in modo che Elena non possa vederlo.

“Di certo non aiuta vederti senza un indumento sotto.”

Tentennando, Elena si siede in ginocchio sul letto e cautamente gli appoggia le mani sulle spalle.

“Di certo tu non aiuti.” Afferma, buttando quelle parole con un sospiro, mentre tutta la concentrazione che ha, va via via dissolvendosi.

“Non devi amare me, ad ogni costo, Damon. Ma non puoi privarti dell’amore, non puoi rinunciare a qualcosa che potrebbe salvarti la vita stessa.”

Poi all’improvviso Damon si sdraia sul materasso, trascinando con sé, Elena, che finisce prontamente su di lui.

“Non credi che tutti stiano lì, a dirti quello che devi fare, chi devi amare e anche quando devi amare? C’è mia madre che a volte pensa che io sia innamorato di te, poi c’è Alaric che mi fa discorsi che io non sto nemmeno a seguire e anche sentirlo da mia figlia. È strano. A furia di ascoltare le cose degli altri non so se quello che provo per te sia l’influenza di ciò che mi dicono loro o sia un qualcosa di mio.”

“È la stessa cosa che penso io. Non so cosa sei tu per me. Ormai abbiamo superato da un bel po’ l’amicizia. Ma non è amore.”

“Forse sì, forse no.” E piano le mani di lui percorrono un breve tratto di schiena fino ad arrestarsi, non andando oltre.

“Tu mi confondi, Damon Salvatore.” E la sua testa si va ad appoggiare sulla spalla di quell’uomo.

“Invece quando sono con te le cose si fanno più chiare, solo che sono diverse dai miei obiettivi. Cambi continuamente le mie direzioni. Tutto ciò che voglio fare con te, è diverso. E ho ancora voglia di baciarti.”

Le inibizioni sembrano volar via e Elena stringe tra le sue braccia il collo di Damon, rendendosi conto che il quel momento Damon potrebbe fare di lei tutto quello che vuole. Lei non lo impedirebbe. Non ora. Forse per sempre.

Quando volta la testa verso la radio sveglia, vede la mezzanotte che è ormai passata da un bel po’.

“Damon. Buon San Valentino.” Gli sussurra contro l’orecchio, chiedendosi quasi se ha il permesso di fargli quei auguri.

“Anche a te, piccola Elena.”

E poi, quando la luce dei lampi sembra illuminare a giorno la camera, Elena e Damon si stanno baciando. Sono solo labbra che si sfiorano, ma per entrambi non c’è niente di più liberatorio, di stupendo.
Non si è resa conto, che alcune lacrime sono scese dal suo volto e sono cadute sulle guance di Damon.

Ha tentato di reprimere tutto quello che prova, ma all’improvviso il suo cuore è scoppiato e una fiamma viva la sta circondando insieme a Damon. Si sente viva Elena, perché questo bacio è stupendo per lei. Sa di liberazione, di vita, ma sa anche di un preannuncio. Se Damon non sa quali sentimenti prova per lei, allora sa che per un po’, Elena dovrà dirgli addio.








 
*Piccolo, anzi, piccolissimo chiarimento. Nei libri di Percy Jackson lui è figlio di Poseidone (che per altro nel film è interpretato da Kevin McKidd… Owen Hunt, bello mio fatti abbracciare. Sei asdsdgfsadg) e Annabeth è figlia d’Atena. Allora… la storia del rapporto di questi due dei è veramente lungo. In poche parole entrambi pretendevano Atene, ma gli ateniesi ovviamente hanno scelto lei. In particolar modo nei libri di PJ fanno vedere i due dei sempre arrabbiato. E niente… l’ho aggiunto come particolare alla storia, mi sembrava d’obbligo specificarlo.

 
Note finali: Salve ragazze/i. Ben ritornati.
Ho fatto leggermente tardi questo mese, ma sta iniziando l’università per me and i’m very happy! Perciò ci ho messo più tempo per scrivere il capitolo e per giunta è il più corto dopo il prologo. So… i’m very very sorry.
Il bacio alla fine del capitolo non lo avevo programmato, mi sono sola resa conto che a questo punto era inevitabile, ma secondo i miei programmi (sempre che non cambi completamente idea), le cose dovrebbero peggiorare anche perché alla fine del prossimo capitolo dovrebbe capitare un cosa abbastanza negativa. Basta adesso non spoilero niente, perché sarebbe inutile. Tanto dovrete aspettare un po’.
Vi prego, fatemi sapere cosa ne pensate,
Mia.
PS. Ringrazio le quattro splendide ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo. ;)
   
 
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