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Autore: RisinG    26/09/2015    1 recensioni
Liberamente ispirata dalla lettura del manga, la storia si colloca 6 mesi dopo il rientro di Akito Hayama in Giappone.
Deciso ad accorrere in aiuto di Tsuyoshi, Akito impegna sé stesso e le proprie risorse in un importante torneo di arti marziali che sta per svolgersi in Giappone e che rappresenta l'ultima speranza per la famiglia dell'amico. La manifestazione sarà anche un'occasione per confrontarsi con quanto accaduto a Los Angeles durante la permanenza di 2 anni. Sana scoprirà persone ed eventi di cui era all'oscuro e dovrà decidere e trovare la strada giusta per affrontare le conseguenze di quanto accaduto insieme ad Akito.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
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Il pian

Capitolo 4 - Il piano

 

Ndr 26/09/15 Cominciamo ad entrare nella sezione portante della storia.
Il capitolo è stato scritto quasi interamente di notte, e forse proprio per questo, molto più arduo da realizzare. Spero di non aver commesso ingenuità e che la storia abbia mantenuto una sua integrità, nonostante l’alternarsi di situazioni e personaggi diversi.
Auguro a tutti una buona lettura, e rinnovo la mia disponibilità ad ascoltare qualunque consiglio o critica vorrete gentilmente prestarmi.

 

***

 

Junichi entrò di corsa nella enorme palestra; stretto nella mano, portava con sé un foglio bianco ripiegato.

La sua voce riecheggiò profonda nell’atrio.

 - Sensei[1], finalmente l’ho trovato! -

L’uomo a cui si rivolgeva però, non poté prestargli attenzione, preso com’era dal tempestare di colpi lo sventurato sparring partner di turno.

Il povero disgraziato realizzò ben presto come la sua unica speranza di sopravvivenza, quel giorno, fosse rintanarsi in un angolo del ring e cessare subito ogni resistenza, confidando che la furia omicida del suo carnefice si placasse quanto prima.

Il suo atteggiamento remissivo alla fine pagò, regalandogli la gioia di scendere dal quadrato sulle proprie gambe anziché in barella come i malcapitati che lo avevano preceduto.

Junichi conosceva bene il temperamento aggressivo del proprio maestro, e di norma si sarebbe guardato bene dal rivolgergli la parola alla fine di un incontro, tuttavia l’importanza della notizia che recava era tale da fargli correre il rischio.

Si avvicinò prudentemente e sussurrò con tono di abnegazione.

- Ryota-sama[2]… -

Dall’alto della sua imponente statura, che ben si addiceva al fisico muscoloso e possente, il maestro lo fulminò con uno sguardo ancora carico di adrenalina e furore agonistico.

- Sai bene che non voglio essere disturbato quando combatto - disse brutale, dopodiché gli voltò le spalle, immergendo il capo in una tinozza di acqua.

Il contatto con il liquido freddo placò il suo spirito almeno in parte.

- Avanti, parla - borbottò coprendosi il volto con un asciugamano.

Junichi abbassò la testa - Perdonami sensei, ma una ragione urgente mi giustifica…Sono infine riuscito a rintracciare Hayama-kun -

Il volto dell’uomo riemerse di scatto da sotto il tessuto umido come se avesse avvertito il fragore di una violenta esplosione. Per un attimo fissò il ragazzo come se gli avesse udito pronunciare qualche sordida bestialità, poi lo assalì con foga.

- Ripetilo! - ruggì afferrandolo per un braccio - Stai dicendo la verità? Ne sei proprio sicuro? -

- Ne sono certo - gli fece eco lui - La sua supposizione era fondata, dopotutto, il suo nome era tra gli iscritti, tuttavia…-

Ma già Ryota non lo ascoltava più - Come immaginavo… Sospettavo che non ne sarebbe rimasto alla larga, e avevo ragione di farlo; le persone prevedibili agiscono sempre come ti aspetti, e Hayama dimostra ancora una volta di esserlo - disse serrando i pugni.

Approfittando del momento favorevole, Junichi riuscì ad inserirsi in quel soliloquio.

- Quel che dice è vero, ma… C’è dell’altro - proseguì aprendo il foglio che stringeva ancora nella mano e leggendo a voce alta le informazioni che aveva annotato - Da quanto mi risulta, Hayama non parteciperà al torneo in qualità di atleta, bensì con il ruolo di secondo -

Così com’era giunta, l’euforia di Ryota svanì in un lampo.
- Cosa significa? - domandò sconvolto - Quello che dici non ha senso… Perché dovrebbe fare una cosa del genere? -

- E’ quanto riportato nella lista dei partecipanti che ho trovato su internet - gli spiegò il ragazzo indicando la carta - Ogni campione dovrà presentare la richiesta di ammissione accompagnata dalla firma di un secondo, che avrà le funzioni di manager durante gli incontri, e Hayama figura in quanto tale -

Sempre più sconvolto, Ryota proprio non riusciva a capacitarsi di quella assurda decisione, la quale oltretutto lo feriva nell’orgoglio di allenatore.

- Quel bastardo si è forse messo in testa di essere alla pari di un sensei? - urlò indignato - Voglio sapere il nome dell’atleta che seguirà al torneo! -

- Un certo Tsuyoshi Sasaki[3], un compagno del liceo - replicò prontamente Junichi, con l’aria dello scolaretto che aveva preparato bene la sua interrogazione di quel giorno.

A quel punto Ryota abbassò la testa.

- Stando così le cose, non c’è modo di realizzare quanto avevo sperato… - lamentò con voce deformata dalla rabbia - Allora non è solo prevedibile; è anche un vigliacco - aggiunse sferrando un violento pugno contro uno dei sacchi di sabbia di allenamento.

Tuttavia, l’allievo aveva ancora qualcosa in serbo per il suo maestro.

- Sembrerebbe di sì; nondimeno, sensei, potrebbe esserci un’altra soluzione… - disse trattenendo il respiro.

- Sarebbe a dire ? - chiese Ryota fissandolo negli occhi.

- Quando ho scoperto che Hayama non avrebbe partecipato, ho avuto anch’io una reazione simile alla vostra - esordì - Ma leggendo bene le regole della manifestazione, mi è venuta un’idea -

Ryota ascoltò quanto il discepolo ebbe da dirgli; dopo averne appreso il progetto, dovette riconoscerne l’ingegnosità.

- Molto bene, Junichi - approvò sorridendo malignamente - Il tuo piano poggia molto sulla prevedibilità del soggetto in questione; proprio per questo sono convinto che funzionerà e che valga la pena provare; in caso contrario, otterremmo comunque la soddisfazione di ferirlo -

Il ragazzo, fremendo di piacere di fronte a quei complimenti, si prodigò in un unico lungo inchino.

 

***

 

All’inizio del proprio percorso di allenamenti, Tsuyoshi non aveva idea di quanto duri sarebbero stati. Non l’avrebbe avuta neanche nelle settimane successive, poiché Hayama aveva insistito per cominciare con una preparazione “leggera, ma adeguata”, a dispetto dei tempi ridotti a disposizione.

Nonostante ciò, il ragazzo non si era perso d’animo e aveva deciso di infondere tutto il suo impegno e le sue energie nell’apprendimento della disciplina, che decisamente pareva calzargli stretta quanto un paio di scarpe scomode.

Si rese presto conto che non avrebbe mai capito sul serio le arti marziali finché non avesse adottato un approccio di tipo mentale.

Akito in persona si era preoccupato di spiegargli che dedicarsi allo studio del karate non poteva essere un’attività limitata alle sole ore di esercizio fisico.

- Quando decidi di farlo sul serio - gli aveva detto il primo giorno di lezione - Tutto quanto diventa karate, ogni momento della giornata è un’occasione per allenare la mente e fortificarla -

In quel momento non lo disse ad Hayama per timore di risultare invadente, ma questo spiegava in verità molte cose; ad esempio, come mai ai tempi delle medie il ragazzo trascorresse ore intere della giornata con la testa apparentemente tra le nuvole, trascurando le lezioni e suscitando le ire dei professori, Sengoku in primis.

All’epoca, Tsuyoshi lo aveva biasimato per la sua scarsa disciplina scolastica che tante apprensioni aveva procurato sia a lui che a Sana.

Dopo quella rivelazione però, realizzò che oltre alla indubbia personalità schiva, vi era sempre stato altro dietro quegli atteggiamenti; e ciò gli permise di cogliere inaspettatamente un lato del carattere del suo amico cui difficilmente sarebbe giunto da solo.

- Come faccio a lasciare che il karate entri dentro di me? - gli aveva chiesto, vagamente scettico sulla prospettiva.

- Oh, è facile - aveva risposto Hayama, alzando leggermente le sopracciglia - Ti ammazzi di fatica giorno e notte e la domenica pomeriggio la trascorri seduto sui talloni anziché al parco con Aya -

Era cosa nota a tutti la grande suscettibilità di Tsuyoshi su qualunque faccenda riguardasse la ragazza; ma Akito teneva questa cosa nella stessa considerazione che avrebbe avuto per un peluche a forma di cuore : Nulla.

- Soltanto perché tu, Hayama, sei un essere asociale, non vuol dire che tutti dobbiamo esserlo - ribatté stringendo i pugni - Non sei migliorato proprio per niente! Mai sentito parlare di romanticismo? -

- No - borbottò Akito, punto sul vivo.

- Beh non è mai troppo tardi! Povera Sana, scommetto che non le hai mai scritto neanche un messaggio carino della buonanotte…-

A quel punto, il colpo di Hayama lo aveva raggiunto alla bocca dello stomaco come il volo del più veloce dei falchi. Si era spinto troppo oltre.

Tsuyoshi si ritrovò improvvisamente piegato in due per la mancanza di fiato; la forza del biondo era fuori discussione quanto il suo pessimo carattere.

- Dì un po’, ti sembro tipo da fare una cosa simile? - Aveva ruggito Akito guardandolo in cagnesco - Bada a come parli e smettila di annoiarmi se vuoi che ti dia delle lezioni… E ora cominciamo! -

E su quelle dolci note, era partita la loro danza.

Sana e Aya li avevano raggiunti al parco comunale intorno al mezzodì per portar loro qualcosa da mangiare e supportare moralmente Tsuyoshi, il quale, come espressamente richiesto da Hayama, era andato ad allenarsi senza avere con sé neanche una borraccia d’acqua da cui attingere.

Aya si era subito preoccupata delle condizioni fisiche in cui lo aveva trovato; il ragazzo boccheggiava come un pesce fuor d’acqua, completamente madido di sudore; in generale sembrava prossimo ad un infarto.

- Hayama, che cosa gli hai fatto ? - domandò spaventata guardando il fidanzato neanche fosse al suo capezzale.

- Assolutamente nulla, ha soltanto sete - rispose Akito minimizzando il problema - Non abbiamo ancora neanche cominciato col karate… -

- Hayama… - era intervenuta Sana con delicatezza, porgendo un fazzoletto di carta all’amico accaldato - Sei proprio sicuro che questo approccio non sia troppo… severo? -

- Affatto - ribatté lui seccamente, irritato dalla sua mancanza di attenzioni verso di lui - E adesso, se non vi dispiace, vorrei proseguire; non abbiamo tempo da perdere, e che nessuno gli dia da mangiare finché non abbiamo terminato - le ammonì severamente.

Le ragazze si erano fatte da parte, e l’allenamento era ripreso.

Hayama recuperò la sua posizione - Avanti Ohki-san - lo aveva provocato
- Stai morendo di sete, e la fontana pubblica è proprio alle mie spalle; prova a raggiungere l’acqua, se ti riesce di farlo -

“Il solito sadico” aveva pensato Sana, preoccupandosi di non sorridere per rispetto dell’apprensione di Aya, che le stava seduta di fianco con aria avvilita. Tuttavia era convinta che dietro quella singolare richiesta, vi fosse uno scopo ben preciso.

Tsuyoshi portò la mano alla fronte per asciugarsi dal sudore; trasse un respiro profondo, dopodiché parti all’attacco. Il suo obiettivo, era quello di raggiungere la fontana.

Tutte le volte precedenti, era crollato di fronte alle resistenze del biondo senza riuscire ad impensierirlo minimamente.

“Se ho fallito quando avevo ancora energie, figurarsi adesso” si disse amaramente correndo; ciò nonostante decise di provare a mettere a frutto quelle 3 ore di esercizi concedendosi un ultimo scatto.

Hayama, fermo in piedi di fronte a lui, le braccia rigide parallele ai fianchi, non sembrava preoccuparsi più di quanto avesse fatto per i tentativi precedenti, e per un grandioso momento, Tsuyoshi si convinse di poterlo superare contando sulla sua velocità.

Abbassò la testa, e lo caricò.

Un secondo prima del contatto, con un unico, fluido movimento del corpo, Akito sollevò la gamba destra facendo leva sulla sinistra.

Il suo corpo piegò perfettamente ad angolo concavo e il colpo che ne scaturì, pur se non pesante poiché indirizzato con sapienza, respinse al mittente il tentativo del ragazzo occhialuto, il quale crollò con la stessa dignità di un sacco di patate al sole.

Aya e Sana scattarono in piedi simultaneamente, ma per motivi diversi.

I sentimenti della prima, in quel momento, furono di puro orrore alla vista di Tsuyoshi disteso a terra, apparentemente privo di sensi.

Sana invece, pur condividendo parte di quella preoccupazione, non poté far a meno, e quella fu in assoluto la prima volta, di sentirsi ammaliata dalla prestanza di Hayama, e di subirne il fascino animale.

Questo sentimento nuovo, del tutto inusuale per lei, si manifestò con un improvviso sospiro che le risultò impossibile controllare; lo sguardo le si accese di ammirazione e l’emozione intensa che provò la fece involontariamente protendere verso Akito, ancora eretto nella sua posa statuaria. Si ritrovò a desiderare di stringersi a lui.

Quando fu passato quell’attimo di smarrimento, provò un moto di vergogna. “Che cosa mi succede?” si chiese portandosi una mano al petto “E’ una sensazione così strana che non saprei neanche darle un nome”. Si augurò di non aver lasciato trasparire platealmente i propri sentimenti.

Per sua fortuna, la preoccupazione per le sorti di Tsuyoshi tenne gli altri così impegnati che quella sua intima manifestazione di fisicità passò del tutto inosservata.

Aya era corsa subito dal ragazzo stringendo una pezza bagnata con la quale asciugargli la fronte. Akito l’aveva seguita un po’ titubante.

- Ehi, va tutto bene? - domandò, cominciando a preoccuparsi di non aver dosato correttamente la forza quanto credesse.

- Sto bene - rispose lui dopo qualche secondo, mettendosi a sedere con fatica sul prato - Il colpo non era pesante - aggiunse tentando di tranquillizzare Aya che pareva prossima alle lacrime.

- Meglio così - si rilassò Hayama, sospirando - Il tuo ultimo scatto era incoraggiante - aggiunse poi appoggiandogli una mano sulla spalla - Puoi andare a bere, adesso -

Ma Tsuyoshi non sembrava avere l’aria soddisfatta.

- Non è per nulla incoraggiante - si lamentò - Sono goffo e assolutamente impacciato nei movimenti, non è vero ? - Chiese guardandolo con l’aria disperata di chi conosce i propri limiti.

Akito non era, né sarebbe mai stato, una persona capace di indorare le pillole indigeste da mandar giù, pertanto non riuscì a mentirgli.

- Lo sei - confermò, spingendolo ad abbassare la testa per lo sconforto
- Ma questo è il primo allenamento, non puoi pretendere più di così - aggiunse tentando di confortarlo, senza successo.

Aya strinse il ragazzo per il braccio con una mano, accarezzandogli i capelli con l’altra.

- Hayama ha ragione, non devi essere così severo con te stesso -

Nel frattempo, anche Sana, sebbene ancora un po’ scossa, si era avvicinata al trio e volle dire la sua, energicamente come al solito.

- Io credo che tu sia andato benissimo! - disse con voce allegra - Non ne capisco molto di karate, ma ho studiato ginnastica, e ho visto un grande potenziale in te; sono sicura che con l’allenamento migliorerai ancora di più! -

Il suo entusiasmo era contagioso, e Tsuyoshi parve rallegrarsi un po’.

- D’accordo - fece alzandosi da terra - Direi che per stamattina va bene così, quando possiamo riprendere ? -

Akito lo squadrò attentamente prima di rispondere; evidentemente stava ancora valutando le sue condizioni fisiche - Per oggi, direi che è sufficiente così, possiamo ricominciare domattina -

L’amico non poté che sentirsi deluso da quella risposta; e per un momento sembrò voler protestare, ma alla fine preferì non contraddirlo; infondo, se accettava le sue lezioni, si disse, doveva anche fidarsi del suo giudizio.

Hayama, che era stato un allievo ribelle ed indisciplinato, aveva colto queste sue emozioni, e gli avrebbe fatto piacere che il ragazzo provasse a reagire, a rompere gli schemi; sarebbe stata una confortante dimostrazione di carattere.

“Ma Forse” si disse sconsolato “E’ ancora troppo presto per i miracoli”.

Si accomodarono tutti e quattro sotto l’ombra di un grande albero, dopodiché Sana e Aya servirono loro i bento[4] che avevano preparato insieme quella mattina.

Mentre mangiavano, Akito ebbe una domanda da porre a Tsuyoshi.

- Come ci registreremo al torneo? -

- Mio padre ha detto che avrebbe provveduto lui stesso - rispose l’amico intento a mandar giù con avidità il proprio pasto.

Akito si accigliò - Come? -

Dopo aver deglutito, gli spiegò - Per adesso, si è preoccupato di iscriverci a nome della palestra; siccome siamo ancora minorenni, sarà necessario poi che tuo padre dia il proprio consenso formale; ne hai già parlato a casa? -

Hayama scosse la testa - Contavo di farlo nel pomeriggio -

Sana poggiò sull’erba il piatto - Come mai tuo padre non si occupa personalmente dell’allenamento? - chiese incuriosita a Tsuyoshi
- Dopotutto dovrebbe essere il suo lavoro, oltre che una sua responsabilità di genitore -

Il ragazzo scosse energicamente la testa - Avrebbe voluto. In effetti ha molto insistito ma io ho rifiutato; non ho voglia di trascorrere tanto tempo in sua compagnia -

Aya cercò di inserirsi con tatto nella discussione.

- Eppure, poteva essere una buona occasione per ricucire un po’ il vostro rapporto; è così triste che non vi rivolgiate quasi la parola… -

Tsuyoshi la guardò di rimando.

- Non devi immaginare me e mio padre come una coppia di normali parenti che si amano - rispose seccamente - Per quanto mi riguarda, meno contatti abbiamo, meglio è. Tutto ciò che farò non sarà per aiutare lui, bensì mia madre e mia sorella; il suo destino mi è indifferente -

A quel punto, un moto di indignazione provenne da Sana - Credo che tu abbia molte ragioni per biasimare tuo padre - disse guardandolo dritto negli occhi - Ma se inaridisci così il tuo cuore, farai la sua stessa fine -

L’amico si voltò, oltraggiato - Come puoi dire una cosa simile? Io sono diverso da lui! -

Sana si alzò in piedi - Questo lo so perfettamente, non ho mai affermato il contrario. Ma non mi aspetto che tu sia crudele con un tuo parente, ti giudico migliore di così -

Tsuyoshi la osservò, riflettendo su come la semplicità del suo modo di parlare fosse un elemento disarmante per l’interlocutore; tuttavia il discorso toccava una corda assai delicata del suo animo; qualcosa di cui non desiderava parlare. E quella invadenza lo aveva infastidito.

Fu Hayama ad intervenire, ponendo fine a una discussione che viaggiava su una lama di rasoio particolarmente affilata.

- Ritengo che Tsuyoshi abbia il diritto di assecondare i suoi sentimenti, per il momento - disse con calma, bevendo dal bicchiere - La crudeltà è un elemento estraneo al suo animo, perciò sono convinto che non gli mancheranno le occasioni per riflettere e cambiare idea, se necessario; personalmente nemmeno io nutro una grande stima per il padre… - proseguì riprendendo a mangiare il sushi - Ma lascia che ti dica una cosa - concluse voltandosi a guardarlo - Sana non ha torto; E se la tua intenzione è quella di combattere carico di rancore, allora non otterrai nulla di buono -

Era, a memoria d’uomo, sicuramente il discorso più lungo ed estroverso che nessuno gli avesse mai sentito pronunciare, e furono tutti sorpresi di essere testimoni di un avvenimento che aveva tutti i crismi della epicità. Qualcosa, insomma, da raccontare un giorno ai propri figli.

Hayama si accorse dei loro sguardi emozionati e immediatamente fu colto da un profondo imbarazzo; si voltò dando loro le spalle e continuando a mangiare nel suo piatto.

Sana lo guardò dolcemente “Hayama… Non ci sono più dubbi su di te, sei una persona completamente nuova”.

Gli si sedette accanto sotto l’albero. All’inizio lui, ancora a disagio, fece finta di nulla, continuando a mangiare; poi lei gli prese teneramente la mano tra le sue. A quel punto, i loro occhi si incontrarono rivelando un’armonia perfetta e intangibile.

 

***

 

Dall’altra parte del mondo, Reiko Matsuda se ne stava seduta alla scrivania della propria stanza, navigando in rete.

Come da abitudine, indossava a lungo l’accappatoio dopo la doccia e i capelli color ambra, ancora bagnati, erano tenuti insieme da un sottile elastico nero.

I suoi profondi occhi castani scorrevano febbrilmente l’elenco degli iscritti alla pagina internet ufficiale del torneo di Tokyo.

Si disse che, probabilmente, non avrebbe visto il suo nome, poiché lui le aveva manifestato a suo tempo l’irrevocabile decisione di voler abbandonare quel mondo.

Nonostante non fosse ingenua al punto da essere incosciente dell’errore, non era riuscita a dominarsi; e ancora in cuor suo, si domandava se fosse più forte il desiderio di trovarlo oppure no.

L’aver comunque considerato la possibilità, le impedì di farsi cogliere impreparata, quando la lista le restituì quello che cercava.

Si alzò di scatto dalla sedia girevole, sentendo aumentare i battiti del suo cuore e l’adrenalina scorrerle nelle vene. Si girò, ed uscì di corsa dalla stanza.

- Papà! -

 

***



[1] Termine onorifico giapponese per indicare un “maestro”

[2] “sama”, altro termine onorifico che sottintende ammirazione profonda

[3] Ricordiamo che dopo il divorzio dei suoi genitori, Tsuyoshi abbandona il cognome Ohki del padre, per adottare quello della madre

[4] Tipico pranzo da asporto per studenti, preparato in casa.

  
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