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Autore: Einsamkeit_    26/09/2015    0 recensioni
Tratto da un amore vero. Un amore bellissimo, travolgente e pieno di emozioni.
Ho cambiato ambientazione, nomi, racconti e inventato qualche edificio, ma il loro amore,
è vero, è esistito sul serio....
TRAMA:
Yasuko e Miyoshi, dopo essersi conosciute a scuola si frequentano sempre di più fino ad innamorarsi. Condividono le stesse passioni, gli stessi sogni... sembra tutto bellissimo, sono entrambe felici di perdersi l'una negli abbracci dell'altra ma... nessuno sa che sta per arrivare una bufera di emozioni che sconvolgerà la quiete degli animi....
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sarebbe stato meglio se non ti avessi mai conosciuta.

 

I

Quella mattina mi svegliai di soprassalto. La sveglia non aveva suonato ed ero fortemente in ritardo. Afferrai al volo il toast preparatomi da mia madre, mi infilai la divisa scolastica, presi la borsa piena di libri e corsi alla porta. “MA’! IO VADO!” urlai cercando di non strozzarmi con la fetta di pane e allacciando le scarpe.
Uscendo dalla porta di casa percorsi la discesa che portava alla stazione Toyama e una volta arrivata lì, il treno c’era già.
Quindi timbrai il biglietto ed entrai tra la folla.
“Uao.” Pensai. “Per un pelo.” Le porte si chiusero e partimmo.
Dal finestrino riuscivo a vedere il mio paese scorrere veloce. A quei tempi vivevo a  Nagamachi, un paesino molto bello, dove l’antico ed il moderno si fondevano insieme. Infatti, bastava girare la testa che si trovavano casa nuove di cemento o mattoni e case antiche di legno e paglia. Il Giappone stesso ignorava la sua esistenza, temo. L’unica cosa per la quale era ricordato nil libri di testo, anche se di rado veniva citato, era per ‘la casa del samurai’, oppure per il ‘distretto del samurai’. Insomma, era famosa per i samurai in generale e lo è tutt’ora.
Dopo cinquanta minuti scarsi, nei quali avevo trovato un posto per sedermi vicino ad un uomo alto e quasi calvo, arrivammo nella stazione di Toyama, altri cinque minuti a piedi e sarei giunta davanti alla mia scuola. Era un edificio bianco rettangolare con un sacco di finestre ed un enorme cortile interno, compreso di giardino che veniva curato dal club di giardinaggio. Sul tetto dell’istituto eravamo solito riunirci io e alcuni amici durante la pausa pranzo o la ricreazione. Purtroppo questi miei amici, erano di classi differenti. Ryosei, che frequentava la 4°B ed era un ragazzone che a prima vista poteva mettere paura ma che in realtà era buono come il pane e Soseki un altro ragazzo, della 5°A magro come uno chiodo, i capelli abbastanza lunghi che di solito teneva legati con un codino. Lui frequentava il club di calcio ed era uno dei più popolari della scuola un po’ per la sua bravura in quello sport un po’ perché era davvero belloccio.
Anche io ero abbastanza famosa a scuola. Gli studenti mi chiamavano ‘il lupo’.
Mi chiamo Yasuko Takahashi, ai tempi frequentavo il club di letteratura antica, appassionata com’ero ai tanka [NdA:Tanka= sono delle poesie brevi tipiche giapponesi] e oltre a me c’erano altre due ragazze, anche se non ci avevo mai parlato davvero, un po’ perché quando mi immergevo nella lettura volevo stare sola, un po’ perché quelle due ragazze non erano mai presenti in aula. Comunque, in quel periodo avevo i capelli lunghi fino a metà schiena, gli occhi scuri, ero anche troppo alta rispetto le mie compagne di classe e le ragazze in generale, forse era anche per questo che per lo più, venivo evitata. In ogni modo, in classe ero molto vivace, mi ero fatta delle ottime amiche anche se preferivo stare con una in particolare Satoko.
 
Arrivai in classe e mi sedetti al mio posto.
“Buongiorno Yasuko.” Satoko, era seduta dietro di me, e scriveva qualcosa sul suo quaderno.
“Ehilà, sacchan!” salutai. “Che hai fatto ieri di bello?” le chiesi.
“Ieri? Nulla di chè. Ho studiato.”
“Studiato? Di domenica?!” le domandai inorridita.
“Mh.” Mugulò. “Non sono come qualcuno di mia conoscenza a cui basta il minimo voto.”
Mi senti pugnalata. In effetti io odiavo la scuola. Non mi importava nulla di voti e cose varie e agli esami prendevo sempre il minimo indispensabile per passare. Non avevo mai voglia di impegnarmi, soprattutto nello studio.
“Buongiorno.” Entrò Miyoshi.
Era una ragazza dai lunghi capelli biondastro, con gli occhi nocciola e un visetto tondo. Quando sorrideva si vedevano i buchetti nelle guance, quelli che hanno anche i bambini. Io la trovavo semplicemente adorabile.
A dire la verità non la trovavo solo adorabile.
Se devo proprio essere sincera,
penso che l’amassi già in quel periodo, anche se ancora bene non me ne rendevo conto.
 
In ogni caso, mi persi a guardarla, come al mio solito.
Sacchan  tossì ed io trasalì notando che Miyoshi mi stava guardando sorridente ma con un’espressione confusa sul volto.
Io arrossì vistosamente e mi girai dalla parte di Sakoto.
“Quando la smetterai?” mi chiese quest’ultima.
“D-di fare che?”
“Di perderti nelle ‘meravigliose curve della bella Miyoshi’.” Mi rispose di rimando.
“I-io non la stavo affatto guardando! Soprattutto non le sue curve!”
“Se se!” e rigettò il suo volto tra i libri.
Io lancia un’occhiata a Miyoshi che seduta al suo posto era circondata da quella mandria incapace dei nostri compagni. Quanta invidia provavo. Quanto odio. Avrei voluto che lei parlasse solo con me, che fosse solo mia. Ma questo non era possibile, in quanto Miyoshi ed io… c’eravamo scambiate parola di rado e ogni volta io arrossivo come un’idiota.
 
Le prime tre ore volarono. Arrivò la ricreazione ed avevamo 20 minuti per rilassarci e mangiucchiare.
Mentre camminavo verso il tetto, sapendo che i miei due amici mi stavano aspettando, pensai a Miyoshi e a quel suo bellissimo sorriso, ero in quel periodo della vita che non si capisce bene dove cominci il ‘voler bene’ ad una persola e l’‘amarla’
 Feci i primi tre scalini quando mi sentii chiamare da una voce famigliare.
Molto famigliare. Mi girai di scatto.
“Yasuko-san?”
Lì in piedi, che mi guardava dritta negli occhi c’era la ragazza dei miei pensieri in carne ed ossa.
“Yasuko-san, posso… parlarti?”
Annui arrossendo. Lei mi si avvicinò e si sedette sul terzo scalino, e mi invitò a fare lo stesso.
Mi sedetti rossa in volto. Non avevo idea di cosa volesse dirmi, so solo che ero davvero molto spaventata.
La ragazza dagli occhi nocciola, che in realtà, ora che ce l’avevo davanti notai avevano delle sfumature ambrate, sospirò, aprì la lattina di Fanta che notai teneva in mano e bevve un sorso.
Volevo alzarmi, e scappare via ma non lo feci. Quella situazione però era davvero assurda.
Dopodiché appoggiò la lattina sul secondo scalino e estrasse dalla tasca una brioche.
Io stavo perdendo la pazienza e la calma. Per quale strana ragione, se mi doveva parlare, ci stava impiegando così tanto?
Quando aprì la bustina contenente il cornetto, notai che la fece scoppiare. Quindi, per alleviare la tensione, o quanto meno, la mia tensione, chiesi:
"Anche tu lo apri così?”
Miyoshi dal canto suo, mi guardò tenendo con la bocca l’intero dolcetto e in quel momento scoppiai a ridere.
Era così buffa con quell’espressione! Sembrava uno scoiattolo con la bocca piena di noci.
“Allora…sai ridere anche tu!” esclamò ridendo a sua volta.
“In che senso, eh?” chiesi ansimando.
“Beh, ogni volta che volevo parlarti avevi un’aria truce e sembravi pronta a scoppiare di rabbia!” mi rispose prendendo fiato. “Soprattutto questa mattina!”
Ci rimasi di sasso.
Poi, in un sussurro, con un lieve sorriso aggiunse:
“Ma nonostante questo, volevo avvicinarmi a te.”
Ero impietrita. Cosa aveva appena detto? Che avessi capito male? Miyoshi, la ragazza che da un bel po’ popolava i miei pensieri… voleva avvinarsi a me????????
Ero pazza.
Ero senz’altro pazza, pensai.
“Eh? EHHH?”
“Akuro-san mi ha detto che disegni manga.”
Ritornai in me a quelle parole. Akuro aveva parlato di me di sua spontanea volontà o c’era sotto qualcosa? Oppure Miyoshi aveva chiesto di me?
Nah, impossibile.
“è vero?” mi chiese.
“Ehm… si…” la guardai strano, non capivo se stava facendo un giro assurdo per arrivare a quello che voleva realmente dirmi o cos’altro.
“Anche io.”
Assurdo.
Non riuscivo più a dire nulla.
La ragazza che mi piaceva… perché mi piaceva, giusto? DISEGNAVA MANGA?????
Era senz’altro un sogno.
Non poteva essere la realtà.
Era troppo bello!
Probabilmente era uno di quei sogni, che quando ti svegli, ci rimani male.
 
Suonò la campanella.
Non la maledissi mai tanto come quella volta.
Attraversammo il corridoio per metà e poi girammo a destra. Arrivammo in classe parlando ancora.
“Chi è il tuo mangaka preferito?” mi chiese tutto d’un fiato.
“Akira Toriyama.” Risposi io dandomi un pizzicotto sulla guancia. Dovevo svegliarmi. Quella non era la realtà!! “Il tuo?”
“Eiichiro Oda.”
Ci dividemmo all’entrata della classe, ognuna diretta verso il proprio banco, tutti i nostri compagni, compreso professore di inglese che ci osservavano con occhi sgranati.
Nessuno si sarebbe mai aspettato che Miyoshi ed io tornassimo in aula insieme.
Eppure,
quella non era un sogno,
ma bensì una stupenda realtà.
 
Dopo l’ora di inglese, quella di letteratura e di diritto, arrivò la pausa pranzo.
Il mio stomaco brontolava da almeno un’ora e mezza perché durante l’intervallo non avevo mangiato niente stressata com’ero.
Camminando nel corridoio mi sentii picchiettare su una spalla, girandomi trovai Ryousei da un lato, Soseki dall’altro.
“Ehy, ma dov’eri a ricreazione, eh?”
“Con una persona.” Feci io, alzando il mento fiera.
“Con una persona, tu? Timida come sei?”
“EHY!”
 “Calmati Yasuko! Lo sai che Soseki fa il deficiente! Piuttosto, cos’hai per pranzo?”
“Che ti importa eh, Ryosuke? Tanto non mangerò con voi oggi!”
“Come sarebbe a dire?”
“Ho un appuntamento!” ridacchiai e girai l’angolo verso l’aula d’arte.
Era verso. Avevo un appuntamento.
E con Miyoshi!
Prima di rientrare in classe mi aveva detto che voleva farmi vedere i suoi disegni che erano nell’aula d’arte e che quindi se volevo, potevamo incontrarci e pranzare insieme…
Eccome se volevo!
Trangugiai gli onigiri{NdA: Onigiri= polpette di riso ripiene} che avevo per pranzo prima di entrare, dopodiché feci scorrere la porta dell’aula.
All’interno c’erano alcuni studenti più grandi e Miyoshi, seduta su uno sgabello che sfogliava un album.
“Ehy!” salutai
“Sei arrivata!” mi sorrise.
Arrossi e mi sedetti vicino a lei. Le nostre ginocchia si sfiorarono. Rabbrividì lievemente.
“Ecco i miei lavori.” Mi disse porgendomi l’album.
Prima di sfogliarlo, le dissi tutto d’un fiato:
 “Li ho anche io. Ma sono in classe. Se vuoi posso andargli a prendere?”
“Vengo con te!”
Ci incamminammo verso la classe, eravamo al secondo piano e dovevamo scendere al piano terra, girare a destra, camminare fino in fondo al corridoio e aprire la porta della IV E.
Nel tragitto, la gente ci fissava con tanto di occhi.
Io non ci ero davvero abituata, e poi… vedere una come me, insieme a Miyoshi, sicuramente la scuola ebbe di che sparlare.
Io non sono mai stata proprio un buon esempio.
Sono sempre stata un maschiaccio scalmanato, infatti in prima liceo insieme a Ryosuke spaccammo le porte dei bagni del quarto piano. Fummo sospesi per una settimana e mezzo.
In seconda Ryosuke se la prese con una macchinetta rotta che non dava il resto e finii in punizione anche io non si sa per quale losca ragione.
In terza ci calmammo un po’ ma quando arrivò Soseki riprendemmo le nostre attività da teppisti e bucammo i palloni da basket della scuola, solo perché secondo Soseki era uno sport inutile. Nessuno sa ancora chi sia stato in realtà, anche se tutti sospettavano di noi, ovviamente, ma non avevano prove.
Inoltre, io e i ragazzi eravamo sempre stati molto nascosti, solo poche persone sapevano che eravamo grandi amici, per lo più la gente mi vedeva girare per la scuola da sola, c’è chi pensava che tutti quegli atti di vandalismo li avessi compiuti da sola… cosa che non è assolutamente vera…comunque sia, ora vi spiegerò perché mi chiamavano ‘il lupo’: anni fa, quando io frequentavo ancora la prima, successe un fatto strano: trovarono dei segni di artigli sul muro interno dell’aula di chimica… purtroppo per mia disgrazia mi trovai proprio sul luogo del crimine, e  per questo fui incolpata e chiamata ‘il lupo’… ancora oggi mi chiedo, con cosa  la gente possa pensare che io abbia fatto quei segni…
Miyoshi invece, era calma e serena. Eravamo davvero l’una l’opposta dell’altra: era una delle ragazze più popolari della scuola. A dire il vero, ad essere popolari, erano quattro ragazze, una per ogni punto cardinale, una per ogni zona della scuola: vicino all’aula di scienze e biologia che erano posizionate a ovest, c’era Katsuko, A nord dove c’era la palestra e l’aula del preside Asako. A sud, il bar e la zona studenti vi era Junko anche detta  Mamuska per via delle sue origini russe. E ad est, dove vi era l’aula di informatica, di arte e di filosofia c’era Miyoshi.
Mi sentivo estremamente imbarazzata con tutti quegli occhi puntati addosso. Io ero, e lo sono tutt’ora una persona estremamente timida!!!
“Yasuko, stai bene?”
“S-si.” Balbettai io mentre avanzavo in modo sempre più rigido.
Arrivammo in classe, non so per quale miracolo e mi sedetti al mio posto. “ugh, non mi sono mai sentita così osservata prima di oggi!”
“M-mi dispiace davvero! E’ tutta colpa mia! S-scusami!!”
“N-no, figurati! E’ colpa mia che non ci sono abituata!” risata nervosa. “Comunque ecco qui, il mio album.”
Ci scambiammo i raccoglitori.
Avevo in mano i disegni di Miyoshi!! Non avrei mai pensato di poterli tenere in mano!!! Quale emozione!!!
Lo aprii lentamente. Mi apparve una ragazza seduta su una sedia con la divisa scolastica simile alla nostra. Pensai che era davvero brava. Girai pagina e trovai un gruppo di ragazzi vestiti come Tarzan armati di bastoni che giocavano a Briscola. Girai e rigirai e mi sorpresi molto di quanto era brava! Solo che il suo stile mi ricordava qualcuno… girai pagina ancora una volta e trovai un disegno di Zoro lo spadaccino di One Piece.
“Ecco cosa mi ricordano! Eiichiro Oda!!”
“S-si è vero prendo spunto da lui per fare i disegni… invece tu…” disse sfogliando l’album “hai già uno stile tuo e sai disegnare i personaggi in diverse pose anche complicate!! I miei sono così statici!! Sei davvero brava!!!”
Arrossi così tanto che ero in perfetta sintonia con la cravatta della divisa.
“Non fare quella faccia!” rise Miyoshi. “Puoi sempre migliorarti, eh!”
Scoppiammo a ridere come pazze, un prof entrò in classe sentendoci e ci riprese.
 
A parte l’imbarazzo iniziale, mi sentivo così a mio agio con lei! Parlammo di manga e di anime tutti i giorni seguenti, eravamo sintonizzate sulla stessa lunghezza d’onda, era davvero emozionante poter dividere con qualcun altro i propri sogni e desideri. In quel periodo pensai a quanto le cose andassero bene, pensai che non ci sarebbe mai accaduto nulla di male e che saremmo restate così per sempre.
Solo Dio sa quanto in realtà mi stessi sbagliando.
 
 
Ciao! Sono Einsamkeit_ e questo è il primo capitolo di questa ff! Spero vi sia piaciuto … ance se ne dubito…

   
 
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