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Autore: EnkeliNoManigoldo    26/09/2015    2 recensioni
Vi chiederete il perché del titolo, ma vedrete che acquisterà presto un senso =P
Dal testo: "Aphrodite tornò correndo, mentre Albafica dietro di lui faticava a tenersi in piedi. "C'è una stanza diversa! La centotredicesima, direi" sostenne l'attuale Cavaliere dei Pesci. "C'è un pianoforte, e una scala che va dritta in mezzo al vuoto, non se ne vede la fine. Albafica ha provato a suonare il pianoforte, ma è partita una scossa elettrica che ha rischiato di paralizzarlo. Se fosse stato un cavaliere più debole, forse sarebbe morto.""
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio, Personaggi Lost Canvas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2: "Ma che bella donna!" "È un uomo."  "Eh... Ecciù" 

Fu Aspros, Ex Cavaliere dei Gemelli al tempo del Lost Canvas, a rispondere: "Rimane qualcuno che ce l'ha con chi vuole rubare il posto del Grande Sacerdote" disse, lanciando un'occhiata molto eloquente al suo successore. 

"Quindi con me o con te?" Chiese sarcastico Saga, incrociando le braccia in segno di sfida. Cardia, fiutato il pericolo, si espresse per la prima volta (di norma sarebbe un fatto strano, ma in quella situazione aveva preferito passare prima ai fatti piuttosto che parlare): "Che vorresti dire, Aspros?" "Semplicemente che uno di noi due, resta da capire quale, deve avergli fatto un torto" 

"Quindi è colpa vostra se siamo qui??" Chiese isterico Seiya. 

Seguì un attimo di suspance, poi... 

"Ti prego..."  

"No 

"Ma solo una volta, non se ne accorgerà nessuno, anzi si e mi ringrazieranno!"  

"NO." 

"Se te lo chiedo per favore e con gli occhioni dolci?" 

"Non attacca." 

"E che palle però!" 

Questo meraviglioso scambio di battute era avvenuto tra Manigoldo e Albafica. Il primo era silenziosamente sostenuto da tutti, Cardia e Saga in primis; il secondo aveva dalla sua la logica e il buon costume, ragion per cui venne seduta stante scavalcato.  

Il tentativo di rissa da bar scatenato dal Cancro venne pigramente sedato dai cavalieri ancora in esplorazione che rientravano in quel momento. Rapidamente messi al corrente della situazione e ragguagliati i colleghi sull'inesistenza di altre stanze, decisero all'unisono di trasferirsi nella stanza del pianoforte. 

"Si ok, ma in effetti cosa avreste fatto per irritare questo qualcuno?" Chiese Milo a Saga mentre si avviavano lungo il corridoio all'apparenza interminabile. 

"Se lo sapessi non sarei qui ad arrovellarmi il cervello" ringhiò "O meglio, se sapessi chi è potrei almeno indovinare che tipo di torto gli ho fatto" concluse ridendo con amarezza. 

Giunti nella stanza si resero tutti conto che era più grande delle altre, ma che allo stesso tempo era quella più esposta al moto ondulatorio della strana Casa. Il dondolio nauseante era compensato dallo spettacolo mozzafiato: al di là del pianoforte c'era la scala che si buttava dritta in mezzo al nulla, unico dettaglio bianco in mezzo all'oscurità dell'Universo (perché proprio di Universo con la U maiuscola si trattava). Stelle, asteroidi, pianeti, galassie, tutto immensamente lontano, almeno in teoria, eppure sembrava quasi che saltando fuori li si sarebbe potuti toccare. 

Mentre osservavano meravigliati il panorama di fronte a loro Saori, Sasha e i Cavalieri d'Oro furono travolti da un'ondata di ultrasuoni, talmente acuta da poter essere udita anche da un orecchio umano. Per loro tuttavia, avendo un udito svariate volte più sviluppato e affinato dei comuni mortali, fu come ricevere una stilettata in fronte. Crollarono a terra, mentre quel suono insopportabile riempiva le loro orecchie e la loro mente e andava a delineare delle immagini; qualcuno tentava di mettersi in contatto telepatico con loro tramite gli ultrasuoni! 

"Miei cavalieri" Esordì una profonda voce femminile mentre essi si rimettevano in piedi a fatica, aiutati dai Cavalieri di bronzo che, presi dal panico, non sapevano bene come comportarsi (N.d.A.: e diamogli torto, poverelli, non è che capita spesso di veder crollare una ventina di guerrieri e due Dee!).  

Prese forma nelle menti di tutti l'immagine di quella che pareva una grande città fatta di anelli concentrici alternati di terra e mare. "Come voi di certo saprete, questa che vi sto mostrando è la città di Atlantide. Ora vi chiederete, giustamente, il motivo di questa mia scelta, dato che effettivamente siete in un posto che può sembrare la completa antitesi di quello che vedete."  

"Ecco, brava!" Urlò Manigoldo interrompendola. Vorrei far presente che in quanto dialogo telepatico avrebbe potuto semplicemente pensare la sua interruzione, come stavano facendo tutti gli altri, ma da buon italiano aveva preferito sbraitare quella domanda apparentemente al nulla. "Dove cazzo siamo? E poi chi credi di essere per portarci a caso in un fottuto posto con una scala elettrica e un pianoforte pure peggio? Sappi che mi reputo un signore (segue la risata sguaiata più o meno di tutti), ma anche se sei donna non ti perdono di aver ferito il mio Alby".  

Si concluse con un ghigno il torrente di parole all'apparenza inarrestabile del cavaliere, accompagnato da sguardi (chissà di chi?) che non promettevano altro che morte atroce.  

"Oh, no" la risata maliziosa della donna fece per un attimo vacillare quasi tutti, per poi lasciare di nuovo posto a quella voce sensuale e stranamente roca "Io non ho fatto nulla di tutto questo, l'artefice di questi capolavori è mio fratello. Per quanto riguarda il tuo amico, che tra l'altro credo stia pianificando una decina di modi diversi per non farti vedere la prossima alba, mi scuso. È stata una misura necessaria, perché nulla doveva essere compromesso fino a quando non foste stati tutti riuniti qui."  

L'attimo di pausa che seguì permise ai cavalieri, ancora rapiti dalle immagini della leggendaria Città sommersa, di riflettere. Nulla doveva essere compromesso... significava forse che ora che c'erano tutti la scala era accessibile? E chi erano questa donna e questo suo fratello, responsabili di quel folle contatto fra generazioni?  

"Chi è tuo fratello?" Chiese telepaticamente Saga, cominciando solo in quel momento a ricollegare alcuni pezzi del puzzle e iniziando inconsciamente a tremare (solo in fondo all'anima eh, mica vorrete che il cavaliere di Gemini tremi come un poppante con l'influenza?!)  

"Oh, un uomo Grande, Cavaliere, e dal sentore di paura che avverto deduco che tu lo conosca bene. Son io, miei cavalieri ("Tuoi? E chi ti caga?" Sbottò Cardia), sorella di uno dei più grandi collaboratori del Dio del Sonno. Dopo che Phantasos, il ritrattista, fu sconfitto insieme ad altri da un guerriero estremamente molesto e dai suoi aiutanti, egli prese il suo posto."  

Nel minuto di silenzio che la donna lasciò subito dopo i Cavalieri d'Oro di Sasha erano persi nel ricordo di come El Cid, che se ne stava nel suo angolo impassibile come sempre, avesse annientato quasi da solo tre dei figli e fratelli di Hipnos. Non dava segno di ascoltare la voce, il Capricorno, ma in realtà non aveva perso una sola sillaba. Persino l'essere definito molesto era per lui motivo d'orgoglio, dal momento che era servito a portare indietro Sisipho. Furono presto riscossi dal proseguo del discorso:  

"Il suo glorioso nome è Gianpompolo, colui che da duecento anni ordisce insieme al nostro signore trame che voi poveri stolti mai potrete sbrogliare!"  

Le ultime... 'spe che le conto...venti parole furono inghiottite da uno scroscio di risate ad un primo esame interminabile. Tutti i presenti nella sala si stavano sbellicando dalle risa meno uno. Saga fu, pertanto, il primo ad accorgersi della figura che scendeva sinuosa la lunga scala, i capelli mossi da un vento inesistente. Lentamente anche gli altri cavalieri si calmarono quel tanto che bastava a rendersi conto della donna... ovviamente non tutti. Si dovette aspettare infatti che ella fosse arrivata davanti a loro prima che Tenma e Seiya, per una volta d'accordo nel continuare a sghignazzare come cretini, la notassero. Quando la Grazia Divina fece in modo che anche essi si girassero verso l'ultima arrivata si udì un lungo fischio: 

"Però, che gran bella donna!" (N.d.A.: vorrei sottolineare che non sono esattamente queste le parole usate da Seiya, ma sono una persona elegante quindi non le ripeterò. N.d.Tutti: se, se, siam già lì a crederci!) 

A questo punto successero una serie di cose che non saprei descrivere se non elencandole: 

  • Saori, offesissima, sondò il cosmo della donna per essere sicura che non rischiasse di portare via il suo cagnolino preferito; trenta secondi dopo si rotolava dalle risate. 

  • La sorella del Grande Gianpompolo (riusciremo a scoprire il nome di questa povera cristiana prima della fine del capitolo? Non lo so ma non credo!) sorrideva divertita, lusingata ed enigmatica. 

  • Seiya e Tenma osservavano sconvolti il "davanzale" spropositato della bella signora, scambiandosi a bassa voce considerazioni del tipo: "Sono più grandi della dea della scorsa Guerra Sacra!" "E tu come fai a saperlo?" "Me l'ha raccontato Yuzuriha, gliel'ha detto il suo maestro!"  

  • Gli altri cavalieri (tutti eh, quindi non è che i cavalieri di bronzo abbiano tutti qualche problema, sono i due "leader" che tendono alla demenza) cercavano di non imitare la Dea che, come all'inizio della nostra storia, rischiava di cadere nel Vuoto a forza di ridere. 

  • Saga, conoscendo già di fama il personaggio, sbuffò e si preparò a far cascare il deficiente dal pero. Manigoldo, forte della sua esperienza con Veronica di Nasu (che a Tenma non aveva evidentemente insegnato nulla) si unì al Gemelli per far cascare dal suddetto pero anche l'altro cretino e insieme dissero, con braccia incrociate e voce atona: "È un uomo." 

"E..e... ecciù!" Tenma finse un forte starnuto, portandosi poi imbarazzato una mano dietro la nuca e terrorizzato dal pugno in testa che gli avrebbero tirato Dohko e Manigoldo. Seiya semplicemente pareva aver perso ogni capacità comunicativa, dato che continuava a fissare lei/lui con la mandibola a livello del pavimento e gli occhi sbarrati. 

"Grazie, miei Lord ("Lord? Ma che tipo di problemi ti affliggono?!" Sbottò nuovamente, indovinate un po? Cardia); ora che ho l'attenzione davvero di tutti vorrei parlarvi del vostro compito. Vi ho mostrato prima la città di Atlantide perché, per analogia, possiamo dire di trovarci al centro di essa. Se volete tornare da dove siete venuti - anche se dubito ci riuscirete - attraverserete anelli concentrici di Universo e Terre, che ogni volta saranno diverse, il cui collegamento sarà questa scala" concluse appoggiando una mano stranamente affusolata sul corrimano della bianca scalinata. 

"Si certo, cos'è una caccia al tesoro? Partiamo come dei galoppini dietro ad un nemico? E chi ci garantisce che non menti?" Sbraitò l'impulsivo Hyoga , frenato dalla mano di Degel che strinse con forza la sua spalla. Portava uno dei suoi inseparabili tomi, e per tutti fu strano vederlo guardare innanzitutto qualcosa che non fosse quel libro. Fissava il giovane con un espressione che non era carica della sua solita superiorità ma di una profonda ansia. Come sgonfiatosi, il ragazzo fece un passo indietro, e rialzò la testa solo quando la donna (o il donno? Misteri) non sparì in un turbinio della lunga veste.  

Milo scattò in avanti e l'afferrò per un lembo della gonna, ritrovandosi con in mano solo un foglietto scritto in grafia precisa ed elegante. Senza una parola, lo consegnò a Hyoga, che lo passò poi a tutti i suoi compagni:  

"A te la scelta, mio giovane amico. Io non mento, ma se non ti fidi puoi rimanere qui in eterno. Solo, come hai visto, non ci sono provviste di sorta. Forse ci rivedremo in un altro mondo, chi lo sa? Buona caccia al tesoro, miei cari" 

Angolino mio: Alè! Ecco il secondo capitolo! Come dicevo, non sono in grado di tenere del tutto fuori la demenza, ma spero mi perdonerete xD detto questo, ringrazio chi si è speso anche solo dieci minuti per leggerla, spero che continuando prenda la forma che mi piacerebbe (con la mia testaccia di culo non è una cosa scontata xD) un bacio, 

Eli
   
 
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