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Autore: sasusakusara7    26/09/2015    8 recensioni
Il mondo è vasto, l'eternità è infinita, ma lui affronterà tutto e tutti per ritrovarla ed infine salvarla, anche se il prezzo fosse doverla riconquistare ogni volta...
Sasusaku con accenni Naruhina, Shikatema, Saiino e Nejiten.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Shikamaru Nara | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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NdA: Buongiorno a tutti! Sono tornata! XD No, non mi ero dimenticata di questa storia, ma queste settimane sono state molto frenetiche, e non ho avuto neppure tempo di recensire le fanfictions che seguo... Mi vergogno moltissimo... -.-' Cercherò di recuperare, nel frattempo aggiorno con un capitolo particolarmente lungo di cui non sono completamente soddisfatta, ma che spero non troverete del tutto orribile... Vi auguro comunque una buona lettura!
Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Masashi Kishimoto (grandioso Kishimoto-sensei!); questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 
Capitolo 9
 
Erano passati due giorni dalle rivelazioni di Sasuke e Sakura non aveva ancora trovato la forza né la voglia di uscire dalla sua camera da letto. Naruto era venuto spesso, ma ogni volta gli aveva fatto trovare una porta chiusa a chiave che non aveva intenzione di aprire. Il biondo le aveva portato i pasti regolarmente, e lei si era sforzata di mangiucchiare qualcosa almeno una volta al giorno. Il suo destino era di morire prima dei vent'anni, ed indebolire il corpo con il digiuno assoluto le pareva uno stupido modo di sfidare una sorte che le era già dal principio nemica. Non era neanche sicura del perché, nonostante tutto, si stesse aggrappando così tanto all'idea di voler sopravvivere: aveva sprecato completamente tutti quegli anni, sacrificato il passato ed il presente nella speranza di un brillante futuro che ora, ne era certa, non si sarebbe mai realizzato. Eppure non riusciva a lasciarsi andare, non al cento per cento, quando provava l'istinto di arrendersi, di permettere che la maledizione reclamasse ancora una volta la sua anima, spogliandola di un corpo che era solo uno dei tanti che, in più di cinquecento anni, aveva "indossato"... quando si diceva che, intanto, opporsi era inutile, qualcosa di potente in lei, un'energia sconosciuta, un attaccamento alla vita mai provato prima d'ora, si risvegliava in lei, spingendola ad alzarsi dal letto, aprire la porta e raccogliere il vassoio che l'Uzumaki le aveva premurosamente lasciato, per poi bere e mangiare quanto bastava per non morire. E quel cibo era contemporaneamente insapore e buonissimo, e neppure di questo conosceva la ragione.
A dire il vero, non sapeva più il perché di molte cose, ormai. E Sasuke non aveva mai più tentato di parlarle o di chiederle come stava, e quasi avrebbe potuto credere che non gli importasse nulla, se non fosse che... Qualche volta, aveva sentito un leggerissimo rumore di passi. Era un incedere davvero molto lieve, e la ragazza non sarebbe mai stata capace di captarlo se le sue orecchie non fossero diventate iper-sensibili ad anche il più piccolo suono, dopo tutte quelle ore di silenzio assoluto. Era certa non si trattasse di Naruto, la cui andatura era molto più energica ed incalzante; seppure in modo del tutto irrazionale, aveva il sospetto che quella presenza misteriosa e silente, al di là della porta sbarrata, fosse proprio dell'Uchiha. Al contrario di Naruto, non aveva mai cercato di ruotare la maniglia, non aveva mai provato ad entrare: rimaneva sempre lì fuori, per un tempo che lei non riusciva a quantificare, per poi tornarsene da dove era venuto, senza dire nulla, senza concludere nulla. E Sakura non poteva negare di essere rimasta perplessa di fronte ad un simile comportamento, però contemporaneamente si sentiva sollevata di non doversi trovare faccia a faccia con lui... e al tempo stesso, ogni volta che sentiva il moro allontanarsi, una fitta al cuore la faceva tremare, provocandole, se possibile, ancora più confusione nella testa.
Perennemente immersa in quel flusso di coscienza disordinato che erano diventati i suoi pensieri, Sakura percepì comunque l'inconfondibile camminata dell'Uzumaki farsi via via più vicina, fino a fermarsi, come al solito, davanti alla sua porta, per poi bussare.
- Sakura-chan... - la voce di Naruto, dall'altra parte della soglia sbarrata, era talmente triste e supplichevole, che per l'ennesima volta da quando aveva scoperto la verità, un'ondata di senso di colpa la invase. Perché si era resa conto di aver trattato malissimo quel ragazzo che le aveva offerto un'amicizia sincera. Se prima aveva soffocato quella sensazione dicendosi razionalmente che il piano di conquistarsi la sua fiducia subdolamente, per poi tradirla, era un mezzo necessario per riacquistare la libertà perduta, ora non aveva più scusanti. Il biondo non era mai stato un criminale: tutto ciò che aveva fatto era dovuto al bisogno di proteggerla da un potenziale (e non ancora totalmente compreso) pericolo; le sue intenzioni erano nobili ed altruiste, mentre lei aveva solo provato a pugnalarlo alle spalle, seppure a causa di un fraintendimento... Pure adesso, l'Uzumaki non si dava per vinto e continuava a rimanerle accanto, a dimostrarle un affetto onesto e commovente... 
Sakura aggrottò la fronte. In quei giorni, in mezzo all'infinita agonia e all'incombente depressione, una curiosità aveva cominciato a farsi strada nei suoi pensieri. A quanto pareva, erano più di cinquecento anni che continuava a rinascere (e morire) e Sasuke aveva dimostrato di conoscere la sua storia; aveva inoltre precisato che tutti loro volevano proteggerla... Da quanto tempo si conoscevano, in realtà? Era possibile che i loro rapporti, qualunque fossero, risalissero agli albori, alla sua cosiddetta "forma originale"? Naruto si era dimostrato a proprio agio accanto a lei, non aveva dubitato un solo istante quando l'aveva vista avvicinarsi e tentare di instaurare un legame con lui, quasi fosse abituato a considerarla... un'amica... Senza contare che, dal suo subconscio, si era fatta pian piano sentire con sempre maggiore insistenza quella sensazione di calore e di affetto, come se anche lei, in fondo, provasse un atavico sentimento di amicizia per lui... Inoltre, per quale motivo un gruppo di creature immortali avrebbe dovuto prendersi la briga di proteggere una ragazza umana maledetta, se non fosse che la conoscevano già durante le sue vite precedenti?! A quell'idea, la fronte di Sakura si aggrottò ancora di più. Qual era stato, in passato, il suo rapporto con Sasuke? Le sensazioni che provava accanto a lui erano molto diverse da quelle che nutriva in presenza degli altri ragazzi (se così poteva ancora definirli, considerata l'età ultracentenaria), persino di Naruto: quella strana, fortissima e quasi arcaica attrazione che percepiva per lui, unita agli sguardi intensissimi che lui le lanciava... Possibile che loro due fossero stati... 
- Sakura-chan, mi senti? - il richiamo di Naruto catturò la sua attenzione - So che vuoi restare sola, anche se non devi dimenticare che io ci sono sempre, se hai bisogno di qualcuno... - ecco un altro fiotto di senso di colpa - Ma vedi... E' appena arrivata al distretto una persona a cui tengo molto... Ricordi quando ti ho parlato della mia Hinata, la cugina di Neji? Io... io so che per te è un momento molto difficile, ma... Vorrei davvero tanto che tu la incontrassi, Sakura-chan - poteva sentire la voce del biondo che cominciava a tremare dalla commozione - Voi due... voi due siete tra le persone più importanti, per me, e so che forse è egoista da parte mia chiedertelo ma... -
Sakura rimase sdraiata sul letto a guardare il soffitto per tutto il monologo del giovane, il cuore che si stringeva sempre di più in una morsa. Naruto le aveva praticamente confermato quelli che erano i suoi sospetti riguardo la loro amicizia. E l'Uzumaki aveva ragione quando diceva che lei voleva rimanere da sola, ma al tempo stesso, una parte di lei non riusciva più a sopportare di sentirsi così dannatamente nel torto nei confronti del ragazzo. 
La decisione che prese fu dettata esclusivamente dalla sua coscienza.
- Va bene - rispose, alzandosi dal letto facendo leva sulle gambe, deboli per la mancanza di moto - Dille di incontrarmi nella sala principale -
- Eeeh?! Davvero?! - il tono era sinceramente sorpreso - Sì! Vado subitissimissimo! Grazie mille, Sakura-chan! - udì i passi forsennati del giovane farsi rapidamente più lontani. 
"Naruto" pensò con un'espressione di rammarico dipinta sul volto "tu non sei egoista. Anzi," andò dall'armadio a prendere i primi vestiti puliti che le capitassero a tiro "forse, sei la persona più altruista che abbia mai incontrato".

 
X
 
Fu così che la giovane si ritrovò a percorrere il lungo corridoio che conduceva alla sala principale, con passi incerti ed un'ancora più incerta predisposizione d'animo. Continuava ad avere la mente immersa in deprimenti e nichilisti pensieri, quando un'alta, squillante ed energica voce di ragazza le assalì le orecchie.
- Da oggi in poi camera singola per me! Lungi da me l'idea di condividere il talamo con quello spennellatore traditore un giorno di più! - 
Quel tono offeso aveva immediatamente incuriosito Sakura; c'era qualcosa di familiare in quel timbro, molto simile a quello che sentiva quando era insieme a Naruto. Accelerò il passo e si ritrovò sulla soglia della sala principale. 
Due ragazze stavano conversando in piedi accanto al tavolo da pranzo, ciascuna con un paio di valigie ai piedi, e nessuna delle due sembrò notare la sua presenza, troppo assorte nel loro dialogo. Una aveva un fisico statuario, da modella dei primi anni '90, alta e con un corpo formoso e tonico, capelli lunghi, biondi e legati da una coda che lasciava libero un ciuffo che copriva uno dei due magnifici occhi color carta da zucchero. L'altra, invece, aveva una fisicità molto differente: non era molto alta, ma aveva un fisico burroso, con curve dolci (ed un seno particolarmente abbondante, non poté fare a meno di constatare Sakura, da sempre complessata per la grandezza, o meglio dire piccolezza, del suo) che le conferivano un'aspetto morbido e rassicurante; aveva meravigliosi e serici capelli corvini, che sotto la luce artificiale del lampadario assumevano una sfumatura quasi violacea e che raggiungevano metà della schiena; sul suo viso rotondo ed armonioso spiccavano due occhi lilla che avevano un'espressione gentile, un nasino proporzionato ed una bocca non troppo larga ed abbastanza carnosa. Sakura si sentì automaticamente più calma alla vista di quella figura dall'aspetto quasi naturalmente rasserenante. Intuì che doveva essere stata la prima, la bionda, ad aver parlato, o meglio urlato, perché viste le mani saldamente posate sui fianchi ed il piede destro che testardamente batteva sul pavimento, doveva essere parecchio arrabbiata. Anche il viso, dai lineamenti perfetti e al tempo stesso deformati in una maschera di disappunto, prometteva una tempesta incombente.
In quel momento la ragazza mora, che dal colore degli occhi doveva essere una Hyuga (sicuramente la cugina di Neji di cui Naruto le aveva tanto parlato, Hinata) sospirò con voce pacata: - Ino, andiamo, ragiona: non ti ha mica detto che non sei più la sua musa, ha solo affermato che, per l'ambientazione che ha in mente, il colore degli occhi di Temari è più adatto del tuo... E' normale per un pittore avere più di una modella... E' da secoli che trae ispirazione da te, ancora adesso la sua arte ruota attorno a te, cosa puoi volere di più? -
- Oh, tesoro, non capisci... Non è il fatto che per quel quadro vuole un'altra... cioè un pochino anche per quello, ma ci posso passare sopra... E' per il motivo, comprendi? "Gli occhi di Temari sono più intensi" dei miei?! Ma lo pensa davvero?! Ma non lo sa che "gli occhi sono lo specchio dell'anima"?! Siamo una cosa sola da centinaia e centinaia di anni, dovrebbe dire che i miei occhi sono i più belli al mondo! Lui così ha  insultato la mia anima, e che caspita! - le delicate sopracciglia dorate si erano aggrottate - Aaah ma adesso sai che gli faccio, eh?! Io, io... Gli spalmo la colla su tutte le tele! Sì, così quando prova a dipingere, i pennelli gli rimangono appiccicati sopra, a la Arman Fernandez! Anzi, anzi! Glieli depilo, i suoi dannati pennelli! No, no! Spalmo sulle tele la crema depilatoria, così, mentre "crea" gli rimangono tutte le setole sparse qua e là... Dovrebbe ringraziarmi, magari diventa pure un nuovo stile pittorico! Oppure potrei... - 
- I-ino, per favore, Sakura sta arrivando, non vorrai spaventar... - la ragazza-che-sicuramente-era-Hinata fissò proprio in quel momento l'attenzione sull'entrata, accorgendosi quindi della sua presenza -...la... Oh -
- Hinata, ma che dici?! Ho già in mente cosa dire a Sakura quando la ritroveremo, è un perfetto ed emozionante discor-  anche l'altra ragazza, quella Ino, aveva deciso di girarsi completamente verso di lei, e fu così che due attoniti smeraldi incrociarono due altrettanto stupite acquemarine.
Diversi secondi passarono nel più completo silenzio, nessuna delle tre ragazze era capace di uscire da quella situazione di impaccio.
- Eeehm... - aveva ad un certo punto mormorato la giovane dai capelli rosa, per spezzare quell'atmosfera tesa. Si era resa conto, con spiazzante lucidità, che non aveva la minima idea di come rapportarsi con delle creature che non erano umane, che vivevano da chissà quanti secoli e che erano destinate, almeno in teoria, ad un'esistenza eterna. Nei giorni precedenti aveva parlato con Naruto, è vero, ma ancora non sapeva della reale natura di chi la circondava; ora, dopo essere, non senza una certa fatica, scesa a termini con quella sorprendente ed incredibile realtà, che aveva completamente stravolto la sua mente, da sempre caratterizzata da un prepotente approccio scientifico, rimaneva comunque pietrificata ed incapace di interagire, forse anche in minima parte intimidita.   
- Sakura! Finalmente ci vediamo! Non sai da quanto ti stavamo cercando! - la bionda parve riprendersi dallo stupore e dall'imbarazzo e le corse incontro, avvolgendola in un caloroso abbraccio. L'Haruno si irrigidì immediatamente, colta alla sprovvista da quella reazione così amichevole, troppo amichevole. 
"Spazi personali... Rivoglio i miei spazi personali..." il suo cervello tentava di esternare la richiesta, ma una parte di lei, nonostante tutto, doveva ammettere che non detestava quel gesto espansivo: se questo significava avere "il conforto di un'amica", non era poi tanto male; era una sensazione bella, non essere completamente sola...
- Ino, non credi sia meglio passare alle presentazioni? Sakura si sentirà piuttosto confusa - sospirò Hinata, rimasta un paio di passi indietro.
- Ooops, pardonnez-moi, me ne stavo quasi dimenticando! E dire che ormai dovrei essermi abituata! Sorry sorry! - fece l'altra lasciandola andare e grattandosi la testa con aria mortificata - Dunque, presentazioni dicevamo: eccomi qua, la splendida Ino del nobile clan Yamanaka fa il suo ingresso in scena! - si piegò subito in un elegante inchino stile dama del Settecento - Mentre la fanciulla alle mie spalle è l'altrettanto deliziosa Hinata del leggendario clan Hyuga! - la mora alzò gli occhi al cielo, per metà esasperata e metà divertita - E tu, se quello svogliato di Shikamaru non mi ha detto una bugia tanto per farmi fare brutta figura, in questa vita di cognome fai Haruno, giusto? Mmmh, Sakura Haruno, non suona male... - 
Sakura era rimasta basita dall'atteggiamento, a dir poco frizzante, di quella Ino; sicuramente anche lei apparteneva a quelle cosiddette "Creature che trascendono il Tempo" e, in base a quanto aveva precedentemente "captato", esisteva da almeno "centinaia e centinaia di anni": il suo comportamento, tuttavia, assomigliava molto a quello di una ragazza della sua età, un po' scanzonato e vivace... e, a pensarci bene, anche Naruto aveva manifestato spesso atteggiamenti vagamente infantili.
- Sì, è corretto - sussurrò lei in risposta, ancora lievemente perplessa. Anche queste ragazze sembravano rilassate in sua compagnia, proprio come l'Uzumaki, pertanto probabilmente pure loro l'avevano già conosciuta in passato. Chissà, magari erano diventate amiche... 
- Perfetto! Allora Shikamaru è stato sincero, un buon gentleman! E spero proprio che tutti ti abbiano trattato bene, sai, sono bravi ragazzi, ma spesso hanno modi un po' bruschi e spartani... Ma non preoccuparti! Ora sono arrivati i rinforzi! - Ino le rivolse un sorriso sbarazzino e le mise le mani sulle spalle, in segno di supporto.
Hinata le aveva raggiunte in quel momento e le si era rivolta con fare delicato: - E' davvero un piacere incontrarti, Sakura. Spero che tu ti sia trovata bene qui a villa Hyuga. Mio cugino Neji può sembrare un po' freddo, ma ci tiene molto affinché tu sia a tuo agio, ne sono sicura - 
- Grazie, sì, non mi è stato fatto mancare nulla - rispose la giovane. Certo, aveva pensato di essere stata sequestrata, ma sin dall'inizio il comportamento permissivo e le attenzioni che le persone della villa le avevano dimostrato aveva suscitato confusione nella sua già affannata mente.
- Bene bene, non ci resta che scoprire quali camere ci siano state assegnate! - fece a quel punto la bionda, incrociando le mani sul petto - Ma se mi hanno messo vicino alla stanza di Naruto salteranno delle teste! Il tuo piccioncino, quando dorme, russa: sembra un leone marino che ha ingoiato un trombone! - concluse rivolta alla Hyuga.
- Ino, mi pare che tu stia esagerando, io... -
- Non mi dire che non te ne sei mai accorta! Oh beh, in fondo, quando siete assieme non dormite, eheh... -
- I-ino! - il grazioso volto di Hinata era arrossito, ma la giovane si era presto ripresa  - Sei sempre la solita... - 
- Non è completamente colpa mia! Vederti diventare viola è uno spettacolo, ogni volta! - aveva esclamato l'altra, abbracciandola - Dai, non fare così! Pensa che Sai alle volte, nel cuore della notte, tira certi calci! Almeno tu non rischi di cadere dal letto! - 
- Ehm, scusate... - Sakura si sentiva un po' fuori luogo, in quel momento: sentire due ragazze che aveva appena incontrato parlare apertamente della loro "vita di coppia" di fronte a lei era una novità; non aveva mai avuto amiche, conosceva qualche sua coetanea con cui scambiava un paio di frasi, tra un'ora e l'altra di lezione, ma non aveva mai avuto nessuno che le raccontasse dettagli sul piano sentimentale.
Le due ragazze l'avevano guardata con curiosità. 
- Yeees? - due occhi azzurrissimi la squadravano divertiti.
- I-io volevo solo... - Cosa? Cos'è che voleva?! Neppure Sakura lo sapeva con certezza. Non sarebbe neanche voluta uscire dalla sua stanza, se non fosse stato per fare un favore a Naruto.
- Coraggio donna, si esprima! - 
- Ino, non ti sembra già abbastanza intimidita così! - 
- Hinata, sto solo cercando di tirare fuori il suo "spirito guerriero"! La nostra Sakura di solito è molto più spigliata, non trovi?! - alle parole della bionda, sussultò. Dunque aveva proprio conosciuto anche loro due, nelle sue vite precedenti: questo spiegava la loro disinvoltura in sua presenza.
La Hyuga si voltò verso di lei con un'espressione contrita sul viso. 
- Sakura, ti chiedo scusa a nome di Ino per la sua mancanza di tatto -
- Ehi! Ero in buonafede! Sono sicura che Sakura non si è  offesa, vero?! - si giustificò l'altra; la mora comunque continuò imperterrita.
- Ti stupisce che si comporti in questo modo, vero? - 
- Ehi! - 
Neppure questa protesta bonaria era riuscita ad interrompere la Hyuga: - Probabilmente, da esseri che vivono da secoli, ti aspetteresti una maggiore maturità e compostezza... Vedi, il fatto è che, da quanto ho avuto modo di apprendere, voi umani ragionate in termini di spazio e tempo; per noi Creature che trascendono il Tempo non è così: per noi esiste solo la variabile spazio, il tempo non è contemplato. Non viviamo con il memento della morte, non abbiamo la tensione di dover "cogliere l'attimo", la nostra società è posta su di un binario indipendente rispetto alla vostra... Anche nel nostro mondo esiste la morte, ma non è percepita come l'epilogo necessario del nostro percorso: non rappresenta la normalità, bensì è un'anomalia, inattesa e per questo completamente destabilizzante - i suoi occhi  lilla a quella parole si rattristarono - La nostra esistenza non si sviluppa secondo una linea retta come la vostra: è vero, anche noi nasciamo ed il nostro corpo cresce, ma al  ritmo da noi stessi imposto, secondo la nostra volontà... Questo significa che non siamo soggetti a quelle fasi evolutive note come "adolescenza", "maturità" e "vecchiaia": anche la nostra psiche, ovviamente, cambia e si evolve, ma non in base allo scorrere delle stagioni, non in base ad una sorta di "tabella prefissata". I nostri cambiamenti, sul piano emotivo e psicologico, sono dovuti alle esperienze che ci troviamo ad affrontare, al modo in cui il nostro carattere, diverso ed irripetibile in ognuno di noi, si confronta con dette esperienze; esistono individui millenari con la mentalità di ragazzi, per noi il passare degli anni non equivale necessariamente ad acquisire saggezza, è un percorso diverso per ognuno... E poi - a quel punto le aveva rivolto un sorriso dolcissimo - Ino non è così frivola come sembra... E' come Naruto-kun in questo, hanno una forza interiore ed una maturità che potrebbero stupirti... - a quell'ultima frase, le gote della fanciulla si erano teneramente imporporate. Era evidente che l'amore che il biondo aveva dimostrato di provare per la mora, nei giorni precedenti, era completamente ricambiato. 
Una strana curiosità si impossessò della mente di Sakura.
- Hinata, scusa se te lo chiedo... Mi rendo conto che ci siamo appena conosciute, ma in questi giorni Naruto mi ha parlato molto di te e... beh... - si sentiva tremendamente impicciona e maleducata adesso, alla faccia del "sentirsi fuori luogo perché due ragazze appena incontrate parlano della loro vita di coppia" - Volevo solo sapere... Tu e lui... come vi siete... -
La Hyuga la interruppe dolcemente, mettendo fine al suo disagio: - Come ci siamo conosciuti? Innamorati? Oh, Sakura - le prese ambo le mani nelle sue - Non sentirti in imbarazzo nel chiederlo. Tu non lo ricordi ancora, ma tu, Ino ed io siamo state molto amiche, in tutte le tue vite precedenti, e, se vorrai, potremo esserlo anche in questa... - al sorriso rassicurante della mora si aggiunse quello raggiante della bionda alle sue spalle, che annuì decisamente. Il cuore di Sakura provò un'intensa sensazione di calore, e le sue labbra si incurvarono automaticamente un po' più all'insù: sentiva di avere bisogno di quel momento, di poter così staccare la sua mente da tutte quelle orribili elucubrazioni circa il suo ineluttabile destino; aveva bisogno di distrarsi, anche se era sciocco, anche se non avrebbe comunque migliorato la sua situazione, ma il suo cervello necessitava di una pausa. Per la prima volta, ebbe l'impressione di essere accanto a persone sue pari; il fatto che si trattasse di creature immortali, non umane, era solo un'eco lontana nella sua testa.
- ... e poi, dopotutto, è solo grazie a te se io e Naruto-kun ci siamo incontrati, Sakura... - concluse Hinata, mentre la guidava ad una delle sedie davanti al tavolo su cui era solita pranzare, per poi prendere posto alla sua sinistra. Ino si era accomodata prontamente alla sua destra. Venne invasa da un senso di calma e di protezione, i nefasti pensieri sul suo precario futuro per un attimo accantonati.
E fu così che Hinata cominciò il suo racconto. 

 
XXX
 
Hinata guardò fuori, oltre la grande porta-finestra che si affacciava sul cortile dove i membri più illustri della famiglia Hyuga erano soliti allenarsi. Vide suo padre, il rispettatissimo capoclan Hiashi Hyuga, impartire direttive al gruppo mentre passava in rassegna le giovani leve. Lo continuò ad osservare mentre con sguardo impassibile trovava in ciascuno un seppur piccolo difetto, finché, ovviamente, non si fermò di fronte a lui. La perla e speranza del clan. Il vero talento di questa generazione. Suo cugino Neji. Gli occhi perlacei del padre subito si rilassarono, le rughe ai loro lati si distesero in un'espressione che Hinata ebbe quasi l'azzardo di definire d'affetto. 
- Ottimo, Neji. Continua così - fu l'unico commento dell'uomo, che immediatamente rincominciò la rassegna, il viso tornato alla sua solida freddezza. Hinata sospirò.
Le cose erano sempre andate in quel modo ed oramai lei si era abituata a quella situazione. Nei suoi primissimi anni di vita il padre aveva tentato di educarla alla vita di capoclan: essendo lei la primogenita era infatti destinata, come da tradizione, a succedergli nel comando. Ma era bastato ben poco tempo per capire che la sua indole pacifica e tranquilla non era fatta per reggere cotanta responsabilità, e quel preciso istante aveva segnato l'allontanamento di Hiashi da quello che considerava il suo più grande fallimento. Hinata continuò a vivere nella dimora centrale degli Hyuga, ma nel frattempo suo cugino Neji cominciò ad essere invitato sempre più di frequente nella villa e per periodi via via più lunghi. Divenne ben presto evidente agli occhi della giovane che il padre, perennemente intento nell'insegnare al nipote tutti i segreti del potere oculare degli Hyuga e le varie regole interne al clan, finalmente avesse trovato il suo vero, degno erede. La ragazza non aveva mai sollevato apertamente la questione, probabilmente in parte perché anche lei, sotto sotto, si rendeva conto che quella sarebbe potuta essere la soluzione migliore. Non avrebbe mai avuto il coraggio di sfidare apertamente il padre, minando la sua autorità, per ottenere nelle proprie mani un comando che non era sicura né di volere né di saper gestire. Aveva raggiunto l'età di ventuno anni reali e anche se per le Creature che trascendono il Tempo era praticamente un'inezia, aveva comunque lo sviluppo psicologico e la maturità sufficienti per capire quale fosse il bene del clan. 
Per questo motivo anche quel giorno non si sorprese della scena a cui aveva appena assistito. Non si stupì nel vedere il padre esprimere, seppure in modo ermetico, tutta la sua stima per Neji e non se ne rattristò. Nonostante tutto era affezionata al cugino, che, dopo un inizio non proprio idilliaco, aveva cominciato a trattarla con rispetto e, osava aggiungere, devozione. Era felice per lui ed ammetteva che avrebbe rappresentato la scelta migliore come capoclan. Voleva solo provare la felicità di sapere che suo padre le voleva bene, che non la reputava davvero un "completo fallimento". Voleva solo sapere che esisteva qualcuno che potesse volerle bene per quello che era, che non vedesse in lei solo un membro debole del leggendario clan Hyuga. Qualcuno che, per una volta, amasse semplicemente Hinata.

 
X
 
Lo vide per la prima volta in una sera d'estate, quando lui ed il suo inseparabile amico Sasuke Uchiha si presentarono davanti alle mura del distretto principale degli Hyuga. Suo padre era stato avvisato che un membro della nobile famiglia Uzumaki ed un moro che sosteneva di appartenere al leggendario quanto ormai estinto clan Uchiha volessero parlargli, così, dopo un minuto di riflessione, li aveva fatti condurre alla villa principale, ed in quel momento si trovavano tutti e tre sulla soglia dell'imponente portone. Hinata aveva deciso di seguire di soppiatto il genitore: non era da lui scomodarsi in quel modo, e quell'atteggiamento inusuale aveva suscitato nella ragazza un giustificato interesse. Dal punto in cui si era fermata, subito dietro una parete, riusciva a scorgere solo la schiena del padre ed un alto ragazzo moro che la colpì immediatamente per l'espressione stanca e lo sguardo tormentato negli occhi color carbone.
- Ragazzo, sostieni di essere un Uchiha, puoi provarlo? - aveva domandato Hiashi con l'abituale voce autoritaria. 
Il moro non aveva detto nulla, ma le sue iridi si erano, per un istante appena, trasformate in due rubini incandescenti che, nell'oscurità della notte, le avevano fatto gelare il sangue nelle vene, per poi tornare nuovamente nere.   
- E' tutto vero, dunque. Deduco che tu sia il tanto discusso Sasuke Uchiha, giusto? - il tono del padre si era fatto ancora più freddo ed Hinata poteva immaginare la sua faccia disgustata. 
Cosa stava accadendo? Perché suo padre reagiva così? Chi era quel moro? Da quanto ne sapeva lei, gli Uchiha erano stati una sventurata famiglia che, in passato, aveva fatto parte dei tre "Clan Leggendari", proprio come gli Hyuga. Tuttavia, gli Uchiha ora non erano...?
Prima di poter scavare ulteriormente nelle proprie conoscenze, la voce del sedicente Uchiha ruppe il silenzio e la sua concentrazione: - Ho bisogno dell'aiuto del clan Hyuga -. Quel giovane si stava dimostrando molto sicuro di sé, eppure le spalle un po' abbassate tradivano una profonda spossatezza che ad Hinata parve più mentale che fisica.
- Cosa ti fa pensare che permetterei alla mia famiglia di sprecare energie per aiutare uno come te? Credi che non sappia cosa hai fatto in passato? Il Consiglio ha sempre continuato a raccogliere informazioni su di te - 
A quelle parole il volto dell'Uchiha si era indurito: - Conosco perfettamente le mie colpe e sono profondamente pentito e disposto a fare ammenda, però ora ho bisogno del vostro sostegno, non solo per me, ma anche e soprattutto per il bene di un'altra persona che non c'entra nulla con le mie scellerate decisioni -  
- Questo non conta! Come capoclan io - 
- Hyuga-sama, vi supplico - un'altra voce, più giovanile rispetto a quella profonda del moro, aveva interrotto suo padre; anche se non riusciva a vederlo, Hinata sapeva che doveva trattarsi dell'altro, l'Uzumaki - Mi rendo conto della situazione, però, in nome della buona reputazione della mia famiglia, lasciateci almeno entrare e permetteteci di spiegare tutto con calma -
Hiashi Hyuga, alla menzione degli Uzumaki, si era impercettibilmente rilassato - E sia. Sei tale e quale a tuo padre, Naruto Uzumaki - fu il suo laconico commento mentre cominciava ad avviarsi verso la sala principale, solitamente addetta alle riunioni. Naruto Uzumaki. Hinata non lo aveva mai incontrato di persona, ma dato che i loro padri erano entrambi membri del Consiglio, ne aveva comunque sentito parlare: si diceva che fosse l'ultimo nato del suo clan e che avesse lo stesso temperamento vivace ed impetuoso della madre Kushina.
I due ospiti ebbero dunque modo di entrare, e prima che la giovane si dileguasse in fretta per non farsi scoprire nell'atto di origliare intravide l'aspetto di quel Naruto Uzumaki. Il suo fisico era apparentemente giovane, al massimo superava di poco i vent'anni (ma, se non ricordava male, il membro più piccolo della famiglia Uzumaki era più che novantenne, quindi doveva aver "congelato" il suo corpo), piuttosto alto, con la pelle che, alla luce della luna, le parve abbronzata, ed una massa di capelli biondi che svettavano dritti sulla testa. Ma quello che la colpì di più furono i suoi occhi, due grandi e chiarissime pozze d'acqua che si guardavano intorno con un misto di decisione e di purezza, trasmettendo un innato ottimismo, nonostante l'appena trascorso incontro con il di lei padre, non proprio idilliaco. A quella vista, il cuore di Hinata cominciò a battere forte ed una strana sensazione, come una scossa elettrica, le attraverso il corpo. Ignara del motivo di quella sua reazione, la giovane scappò via, un po' spaventata, e si rintanò nella sicurezza della sua stanza, senza farsi scoprire da nessuno.

 
X
 
Quando aveva appena otto anni Utako, la sua bambinaia, le aveva raccontato una storia che, sebbene fosse recente, la donna trovava estremamente bella e che, tra le Creature che trascendono il Tempo, aveva cominciato ad assumere una parvenza di leggenda per i suoi connotati tragici. 
Narrava di un giovane appartenente ad una nobile famiglia immortale, rimasto solo al mondo. Dopo aver percorso un cammino buio e tormentato, aveva finalmente ritrovato la luce attraverso l'amore per una fanciulla umana. I due erano felici ed innamorati e nulla sembrava in grado di separarli. Finché un giorno, un perfido stregone aveva maledetto la ragazza, rinchiudendola in un maleficio che la costringeva a nascere in continuazione, ogni volta in una parte diversa del mondo, per poi morire giovane. E così il suo innamorato era condannato a vagare eternamente, sempre alla costante ricerca della sua unica fonte di felicità. 
Hinata aveva ascoltato il racconto incantata, affascinata da quella dimostrazione di amore puro, e spesso, negli anni a venire, si era ritrovata a ripensare a quella storia, e a fantasticare, immaginando un possibile lieto fine per i due sventurati innamorati.
Per questo motivo, quando aveva sentito i pettegolezzi, appena sussurrati, delle domestiche, che affermavano tra di loro con apparente convinzione che quel certo Uchiha-san fosse proprio "il ragazzo immortale della leggenda", Hinata era stata vinta dalla curiosità. Le poche volte che aveva incrociato il moro, tuttavia, il suo sguardo corrucciato e l'espressione stoica, dura, l'avevano lasciata intimorita ed incapace di chiedere conferme riguardo la sua identità. Al contrario, il ragazzo biondo aveva sempre un'aria bonaria e rilassante attorno a lui e la ragazza si sentiva naturalmente bendisposta nei suoi confronti, anche se, per qualche motivo che non riusciva a comprendere, non era riuscita a presentarsi neppure a lui. Quando provava ad avvicinarglisi per rivolgergli la parola, sentiva le gote accaldarsi e le gambe diventavano molli, quasi fossero di gelatina, e la ritirata era obbligatoria. Il fatto che quei due fossero già ospiti da tre giorni di villa Hyuga dimostrava che l'Uzumaki era riuscito nell'intento di convincere suo padre ad aiutarli, e quel pensiero lasciava Hinata basita e stranamente orgogliosa del giovane, sentimento questo che tuttavia non era in grado di spiegarsi.

 
X
 
Gli aveva parlato per la prima volta due giorni dopo, unica complice la sorte.
Aveva appena raggiunto il cortile interno alla villa (tutte le dimore principali dei vari distretti Hyuga avevano la stessa pianta, con un cortile interno che spesso veniva usato come luogo di allenamento e meditazione) ed aveva sussultato per la sorpresa di vedere il biondo che contemplava un preciso punto del giardino. A quel rumore, il giovane si era voltato, e gli occhi celesti si erano immediatamente illuminati di una luce quasi abbagliante.
- Oh! Perdonatemi, vi ho forse spaventato? - le aveva prontamente chiesto con quella voce, energica ed al tempo stesso rassicurante, mentre le si era avvicinato con la mano destra tesa  di fronte a lui - Il mio nome è Naruto Uzumaki e ho l'onore, insieme al mio caro amico Sasuke Uchiha, di essere ospite di Vostro padre... Da quanto ho sentito dire, voi siete Hinata Hyuga, giusto? Chiedo scusa se mi presento ufficialmente solo ora, ma i giorni trascorsi sono stati particolarmente frenetici. E' un piacere conoscervi - 
- S-sì, il mio nome è H-hinata... P-piacere di conoscervi, Uzumaki-san... - fu la sua timida ed impacciata risposta, mentre gli porgeva la sua mano morbida ed il giovane la sfiorava con le sue labbra con altrettanta delicatezza, per un attimo più breve di un soffio. 
- Ah, no, per carità! Chiamatemi per nome, questi formalismi mi mettono ogni volta a disagio! - era stata la replica del biondo, che si era portato la mano sinistra dietro il capo, imbarazzato - Ma ditemi - era tornato a fissare lo stesso punto del cortile di prima -  vorrei chiedere a vostro padre di piantare un albero di ciliegio in quell'angolo del vostro giardino: probabilmente la nostra permanenza nella vostra villa sarà lunga, ed al mio amico Sasuke farebbe bene... Sapete, i fiori di ciliegio gli recano almeno un poco di conforto... Comunque, pensate sia possibile muovere ad Hyuga-sama una simile richiesta? - 
La domanda l'aveva lasciata spiazzata, ma dopo qualche secondo, a capo chino per nascondere la sua innata timidezza, aveva risposto: - M-mi dispiace molto, N-naruto-san, ma credo sarà impossibile che mio padre accetti... E-è molto attento ad ogni aspetto che riguarda il clan, e questo comprende anche la disposizione dei mobili e la cura del giardino: i nostri giardinieri possono seguire solo ed esclusivamente le sue direttive... - "E quelle di Neji, il suo successore..." pensò tristemente tra sé - M-mio padre non è tipo da accettare consigli da altri, soprattutto da individui che non appartengono al clan... S-sono davvero spiacente... - 
- Oh, beh, vedremo... So essere particolarmente insistente! - fu il commento dell'Uzumaki, che sfoderò un sorriso radioso. Hinata non sapeva perché, ma sentiva in cuor suo che il ragazzo potesse veramente riuscire nell'impossibile. Spinta da quella curiosità che da giorni ormai le vorticava nella testa e da un coraggio che l'atteggiamento disponibile e cordiale del biondo aveva saputo suscitare, la giovane chiese, con un filo di voce: - N-naruto-san, ditemi... Circolano voci riguardo il vostro amico, Uchiha-san... - 
Venne prontamente interrotta: - Parlate del fatto che lui sia la famosa Creatura che trascende il Tempo che si è innamorata di un'umana maledetta? L'immortale alla perenne ricerca della sua amata? - 
A quel punto, la giovane Hyuga aveva cominciato a guardarsi insistentemente le mani, che giocherellavano tra loro, per tenere a bada l'incalzante nervosismo.
- E-ecco, io... S-sì, mi riferivo proprio a quello... - 
Naruto-san continuava a contemplare il cortile davanti a sé, le iridi celesti improvvisamente lontane, come a ricordare qualcosa di doloroso: - Sì, è così... Siamo entrambi alla ricerca di quella persona, la nostra Sakura-chan... - 
Nel sentire pronunciare quel suffisso, con un tono sofferto malamente celato, il cuore di Hinata aveva come perso un battito. Dunque anche lui era innamorato di quell'umana, di quella "Sakura"? Hinata non osava domandarglielo, il terrore di risultare maleducata ed indiscreta le serrava le labbra, tuttavia non ne ebbe bisogno, poiché il biondo aveva subito continuato: - E' più di settant'anni che il maleficio è in atto, ma io non perdo la speranza che, in futuro, riusciremo a spezzarlo... Sia Sasuke sia Sakura-chan sono i miei migliori amici e voglio che possano stare insieme! Cercherò con tutte le mie forze di aiutarli! - l'espressione sul suo volto si era fatta determinata, nelle iridi azzurre si era come acceso un fuoco - Non mi arrenderò mai finché non saprò che le persone a me care sono al sicuro e felici! E' una promessa! - 
La giovane Hyuga lo aveva fissato a bocca aperta, le guance invase da un dolce tepore, e finalmente aveva capito cosa provava per la persona che stava di fronte a lei.
Ammirazione. Profonda, infinita ammirazione.
Una settimana dopo, Hinata vide i due giardinieri della villa piantare un ancora piccolo albero di ciliegio, proprio nel punto indicato da Naruto-san. Un timido sorriso si dipinse sulle sue labbra.

 

 
In quelle settimane in cui i due ragazzi avevano deciso di rimanere lì nella dimora della sede centrale, Hinata aveva avuto modo di incontrare e di trascorrere molto tempo con Naruto-kun. Con il passare dei mesi, aveva cominciato a pensare a lui sempre più spesso e, ogni volta che lo faceva, aggiungeva sempre quel suffisso che la sua famiglia, di origini giapponesi, le aveva insegnato che indicava rispetto ed affetto. Le veniva automatico, e la prima volta che lo aveva apertamente apostrofato in quel modo invece che con il probabilmente più adatto Naruto-san, il giovane l'aveva guardata, sorpreso, ed aveva addolcito lo sguardo; non l'aveva rimproverata, anzi, dal bagliore negli occhi cerulei le pareva quasi che quel cambiamento lo avesse reso molto felice. Da quel momento, dunque, il ragazzo per lei era rimasto ufficialmente "Naruto-kun". Mentre il suo amico era perennemente fuori dal distretto principale, sempre alla ricerca della famosa "Sakura", Naruto-kun trascorreva periodi di tempo, che le sembravano aumentare costantemente, in compagnia di lei. Quando non accompagnava Sasuke Uchiha, infatti,  si potevano trovare facilmente i due l'uno accanto all'altra. Era solito essere lui il più chiacchierone, ed Hinata amava sentirlo parlare, con quella sua voce piena di vita. Tutto in lui era pieno di vita, ed Hinata non capiva come fosse possibile che un ragazzo ottimista ed solare come lui provasse piacere nello stare con lei. 
Poi c'erano volte in cui lui si fermava e la guardava negli occhi con quelle sue pozze cobalto, ed aveva un sorriso così dolce, caloroso, che il tepore le arrivava alle gote, imporporandole, e poi scendeva fino al petto, e raggiungeva il cuore, che sembrava impazzire. Hinata provava un misto di tranquillità ed irrequietezza quando era con lui e non capiva, proprio non riusciva a capire cosa le stesse succedendo...
Un giorno, improvvisamente, mentre si stavano godendo la fresca brezza d'inizio primavera, Naruto-kun le aveva chiesto se avesse mai baciato qualcuno. Lei, ancora troppo sconvolta dall'inaspettata domanda, non era riuscita a spiccicare parola e con un rossore che dal viso si estendeva al collo ed alle orecchie, aveva scosso la testa in segno di negazione.
- Neppure io - aveva risposto lui, e sembrava quasi sollevato, ma poi aveva guardato dritto davanti a sé, e l'espressione del viso era diventata triste, forse anche dolente - Una persona a cui volevo, a cui voglio, molto bene mi aveva detto, tempo fa, che un giorno avrei incontrato qualcuno per cui avrei provato profondi sentimenti d'amore, e che quella sarebbe stata la persona che avrei potuto baciare e che mi avrebbe voluto baciare a sua volta... - 
Hinata si era sentita crollare il mondo addosso: forse Naruto-kun aveva capito che lei provava dei sentimenti fortissimi per lui, emozioni che andavano ben oltre l'amicizia ed il rispetto, e voleva quindi farle capire che lui, al contrario, non la ricambiava, che aveva un'altra persona nel suo cuore?!
- E-e tu, Naruto-kun... Tu hai g-già trovato q-quel q-qualcun... - non fu in grado di finire la domanda, la paura della rivelazione imminente era troppo opprimente. Teneva gli occhi fissi a terra e le dita si intrecciavano nervosamente le une con le altre; era tornata a balbettare come le prime volte che parlava al ragazzo, ma la tensione la stava lentamente logorando.
La risposta del ragazzo fu come un balsamo per le sue orecchie: - No, non avevo mai trovato quella persona speciale... Mai, fino ad ora... - 
Incredula, aveva sollevato di scatto il capo ed il lilla dei suoi occhi aveva incontrato l'azzurro intenso di quelli del suo amato. Amore. Era quello il sentimento che provava per lui; non aveva dubbi ed ora nutriva la speranza che il giovane forse, magari, possibilmente...
- MALEDIZIONE!!! Naruto! Dove sei?! - l'urlo di Sasuke Uchiha li scosse e ruppe quell'atmosfera surreale che si era venuta a creare. La voce del ragazzo era furente ed addolorata al tempo stesso ed era così irriconoscibile rispetto al timbro profondo e controllato che solitamente aveva. 
Naruto-kun aveva assunto immediatamente un'espressione preoccupata.
- Hinata, perdonami, ma devo andare da lui. Dev'essere successo qualcosa di grave... Scusami, davvero, io... -
- No, Naruto-kun, hai ragione tu: Sasuke-san sembra avere bisogno del tuo aiuto - gli aveva rivolto un sorriso dolce, per rassicurarlo che aveva capito e che non era arrabbiata.
- Hinata... Grazie - 

 
X
 
La feroce rabbia di Sasuke-san era pienamente giustificata, aveva scoperto Hinata poche ore dopo. L'Uchiha aveva finalmente individuato la famiglia nella quale la sua Sakura era nata, per venire a sapere però con orrore che la giovane era già morta, appena quindicenne, un paio di anni prima, per consunzione. Questo significava che la sua leggendaria ricerca doveva riprendere, nuovamente in giro per il mondo, senza indizio alcuno. E questo voleva dire che Naruto-kun... 
Il cuore di Hinata le si era stretto nel petto al pensiero che il ragazzo se ne sarebbe andato per seguire nuovamente il suo amico, ma sapeva bene che era inevitabile: Sasuke-san aveva bisogno di lui, e lo spirito di sacrificio, l'innato altruismo dell'Uzumaki erano due degli aspetti di lui che la Hyuga amava di più. Non poteva chiedergli di restare lì, nel distretto del suo clan, per lei, non poteva e non voleva essere così egoista. Eppure...
Eppure non voleva nemmeno che il suo amato se ne andasse senza sapere dei suoi sentimenti, di quanto la sua semplice presenza le avesse dato una gioia immensa, di quanto, per la prima volta da quando era nata, si fosse sentita davvero viva, da quando lo aveva conosciuto. 
Fu così che, quella sera stessa (Sasuke-san aveva deciso di partire dopo poche ore dalla scoperta del destino della sua Sakura, non volendo perdere ulteriore tempo e non volendo approfittare ancora dell'ospitalità di Hiashi Hyuga), mentre il moro e Naruto-kun si stavano preparando per lasciare la villa, si era ritrovata in cima alle scale che si affacciavano sull'ingresso, di fronte al suo amato, suo padre già sulla soglia, pronto ad accomiatarsi dai due ragazzi.
Fu così che, inspirando profondamente per raccogliere la forza mentale sufficiente, con le mani che tremavano, sudate, per la tensione, aveva chiamato, con voce alta ed emozionata: - NARUTO-KUN!!! - 
Il biondo si era voltato all'istante, gli occhi azzurri sorpresi che tradivano la speranza di rivederla - Hi-hinata, tu... - 
Ma Hinata lo interruppe; non poteva fermarsi proprio ora, non voleva perdere l'occasione: - Naruto-kun, ricordi la storia del bacio che mi hai raccontato? Beh, io non ho mai baciato nessuno, però... Però avrei tanto voluto baciare te! I-io... Io ti porterò per sempre nel cuore, Naruto-kun! - 
Fu così che l'Uzumaki, con gli occhi lucidi per la commozione, iniziò a correre verso di lei; a quella vista, anche lei lo raggiunse, il cuore che le martellava nel petto ed il respiro tremulo per la trepidazione.
Si incontrarono al centro delle scale e lui, con il sorriso più bello del mondo, le sussurrò dolcemente: - La mia persona speciale... - 
E fu così che, sotto il timido chiarore di una notte di luna piena che filtrava dal grande portone in ferro, le loro labbra si unirono dolcemente, per la prima, indimenticabile volta.
Da quel momento, furono per sempre una cosa sola.

 
XXX
 
Erano passati due giorni da quando Sasuke, in un impeto irresponsabile ed egoista, aveva rivelato a Sakura il suo destino, nel peggiore dei modi. 
Il moro sapeva che Naruto aveva tentato di parlarle, ma lei si era barricata in camera e si era limitata ad accettare, una volta al giorno, il vassoio che le veniva portato. L'Uchiha era preoccupato da quella reazione, tuttavia si sentiva soddisfatto di sapere che, comunque, l'istinto di sopravvivenza della giovane era ben radicato e continuava a combattere, nonostante tutto. Era andato a farle visita diverse volte, sempre rimanendo al di fuori della stanza, al di là di quella porta tenacemente chiusa a chiave. Non aveva neppure provato a rivolgerle la parola: perché avrebbe dovuto? Per quale motivo tentare di comunicare con lei, visto che, al momento, probabilmente, la sua sola presenza, la semplice idea di trovarsi vicino a lui, avrebbe potuto arrecarle dolore?! Lui per lei era sempre stato una disgrazia, un cancro che l'aveva distrutta e che continuava a ricomparire nella sua vita... E non riusciva a capire come mai la ragazza si innamorasse ogni volta di lui, cosa potesse trovare in un individuo tormentato e deprimente come lui... A pensarci bene, la reazione che Sakura aveva manifestato questa volta era stata la più comprensibile, in tutti quei secoli. 
Voleva salvarla, davvero. Per riuscire a spezzare quel circolo eterno di morte e rinascita, però, era necessario l'intervento di quel mostro infido di Orochimaru: lui aveva lanciato la maledizione, e solo lui poteva scioglierla. Il senso di impotenza che lo colpiva ogni volta che ci pensava gli stringeva la trachea, era come un pugno allo stomaco: Sasuke era una creatura incapace di sopportare il pensiero di essere debole, in balia dei capricci di qualcun altro. 
All'inizio aveva addirittura detestato Sakura, quando più di cinquecento anni prima era riuscita a far sorgere in lui quei sentimenti strani, nuovi, che lo avevano soggiogato: si era sentito non più in completo controllo di sé stesso, dei suoi pensieri che vagavano indomiti verso di lei, del suo corpo e della sua anima che la cercavano, volevano starle accanto... e quel bisogno persisteva tutt'ora, anche adesso, quando si ritrovava davanti ad una porta chiusa, per accertarsi che lei fosse ancora viva, che uno di quelli che lei considerava "attacchi di panico" non l'avesse portata via... e si sentiva impazzire, dentro di lui qualcosa si erodeva lentamente, forse la sua sanità mentale; eppure doveva mantenere una facciata impassibile, doveva dimostrarsi sempre forte, invincibile, e ormai non ricordava neppure più come fosse la sua esistenza prima di quella recita, quando era stato sicuro di sé dentro e fuori... 
- Teme... - la voce di Naruto, alle sue spalle, interruppe il silenzio che regnava nella biblioteca nella quale si era rifugiato.
- Che vuoi? - 
Il tono freddo della sua domanda non sembrò intimidire il biondo, che ormai lo conosceva troppo bene per non comprendere i suoi meccanismi di difesa: - Sono arrivati Hinata, Ino, Sai e Temari... Non so come ho fatto, ma ho convinto Sakura-chan ad incontrarli... Credo che le cose stiano cominciando ad andare per il verso giusto, ora... -
- Se lo credi tu... - il sarcasmo era palese.
- Io mi unisco agli altri - 
- Bene - 
Naruto non aveva alcuna intenzione di arrendersi di fronte a quello sfoggio di laconico distacco: - E tu che fai? Non vieni? Te ne stai ancora qui, a giocare all'eroe tragico?! - 
- Non mi sono mai considerato un eroe, e non sto giocando - la voce del moro suonò improvvisamente tesa, la maschera di apatia stava lentamente crepandosi.
Naruto Uzumaki sapeva sempre come meglio colpirlo.
- Teme... -
- L'hai vista?! Hai visto come si è comportata in questi due giorni, dopo che, per colpa mia, ha scoperto cosa la aspetta? In questo momento mi odierà furiosamente... Con Hinata ed Ino sarà di certo più rilassata, se ci andassi anch'io non farei altro che farla soffrire - quel dobe, senza neppure troppo sforzo, era riuscito a fargli vuotare il sacco.
- Ecco, quando fai così sei proprio scemo! - 
- Da che pulpito - 
- Io almeno non la sto abbandonando, non scarico le mie responsabilità sugli altri - 
- Non sto facendo questo! - ringhiò l'Uchiha, voltandosi di scatto in direzione dell'amico.
Un paio di occhi turchesi lo stavano guardando con un misto di rammarico ed empatia: - Forse no, ma per uno che ha passato cinquecento anni vagabondando ai quattro angoli della Terra ogni volta che la sua amata rinasceva, beh, mi sembri diventato un po' rinunciatario, no?! -
Il moro abbassò la testa, a disagio, più di tutto con sé stesso: - Non capisci... - 
- Ah già, che stupido, perché non sono io quello che ti è sempre stato vicino, che ti ha sempre seguito! Non sono io che ho visto soffrire sia te sia Sakura-chan! - in un attimo gli si parò davanti, con un'aria seria che raramente gli aveva visto, nonostante si conoscessero da secoli - Non sono forse io che ho sofferto con te, ogni volta che la perdevamo... Ricordati che Sakura-chan è una mia carissima amica. Te l'ho già detto: solo perché non la amo in senso romantico, non credere che tutta questa storia non mi tocchi personalmente! Ma, anche se provo dolore, non mi isolo, non mi chiudo a riccio. Io non abbandonerò mai Sakura-chan, ci sarò sempre per lei, per aiutarla, per consolarla, per darle sostegno e coraggio... - Detto questo, l'Uzumaki voltò le spalle ed uscì dalla biblioteca.
- Aaargh!!! - 
D'impulso, Sasuke prese un libro dallo scaffale più vicino e lo tirò davanti a sé con forza, un grido sconnesso gli uscì dalle labbra nervosamente tirate. Il tomo si schiantò contro la parete di fronte ed atterrò rovinosamente a terra con un pesante tonfo, la rabbia nel moro ancora distante dal placarsi.
Abbandonarla?! Era questo che pensavano stesse facendo?! Dopo tutto il tempo passato a rincorrerla, a cercarla, ad amarla nonostante le avversità, pensavano davvero che gettasse tutto al vento così?! Il problema non era quello: Sasuke non avrebbe mai voluto lasciarla; il punto era un altro: fino a dove poteva spingersi? Poteva starle accanto se lei non sopportava la sua presenza? Non sarebbe forse stato un crudele ed egoistico tormento nei confronti della giovane, esserle vicino anche se lei sicuramente detestava detta vicinanza? Non stava facendo la cosa giusta, permettendole di rimanere in compagnia di persone che le volevano bene e che non l'avevano traumatizzata, che l'avrebbero aiutata a rasserenarsi almeno un poco?!
Sasuke rimase lì, come pietrificato, in piedi nel mezzo della biblioteca, con una massa di domande confuse e tante incertezze che gli popolavano la mente ormai totalmente stremata.



NdA2: Ecco qua, Ino ed Hinata hanno fatto il loro ingresso. Forse la Hyuga vi sarà sembrata un po' debole nel suo flashback, ma ho in serbo un'evoluzione importante per lei, ed anche Ino saprà riscattarsi dall'atteggiamento un po' frivolo che ha dimostrato (è una dei miei personaggi preferiti e la considero una tipa "tosta", nella Quarta Guerra Ninja è stata fondamentale ;D)... vedere per credere!
Il racconto del NaruHina è un po' diverso, non l'ho scritto come un monologo, ma come una serie di ricordi: diciamo che quello è stato il flusso di pensieri di Hinata mentre raccontava la sua storia a Sakura; ho preferito procedere così per poter scavare più a fondo nella sua psiche ;) Mi scuso per gli amanti del NaruHina che probabilmente saranno delusi dalla narrazione: io sono principalmente una fan del SasuSaku, trovo che Naruto ed Hinata siano molto carini insieme, praticamente perfetti, ma il mio cuore vira verso l'altra coppia, quindi temo di non essere riuscita a scrivere un flashback decente, chiedo ancora perdono -.-'
Vi anticipo che, dal prossimo capitolo, la fanfiction mostrerà anche altri POVs, oltre a quelli di Sakura e Sasuke: è necessario per portare avanti la narrazione, ma renderò sempre facilmente comprensibile di chi sarà il POV... Ma i protagonisti rimarranno sempre Sakura e Sasuke! ;D
Ringrazio moltissimo che legge questa mia storia, chi la recensisce e chi l'ha inserita tra le preferite, ricordate e seguite! Siete stupendi!
Alla prossima, 
sasusakusara7
   
 
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