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Autore: sasusakusara7    24/12/2015    6 recensioni
Il mondo è vasto, l'eternità è infinita, ma lui affronterà tutto e tutti per ritrovarla ed infine salvarla, anche se il prezzo fosse doverla riconquistare ogni volta...
Sasusaku con accenni Naruhina, Shikatema, Saiino e Nejiten.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Shikamaru Nara | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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NdA: Oooh, vediamo un po'... Cosa c'è sotto l'albero questo Natale?! Un aggiornamento della mia fanfiction! Ok, magari non sarà nulla di speciale, però mi sono impegnata moltissimo per farlo uscire entro il 25 dicembre, perché volevo fare un regalo a tutti voi, fantastici lettori, che spero non vi siate dimenticati di questa storia. Non dovete temere, ho la ferma ed irremovibile intenzione di portarla a termine, e sono davvero dispiaciuta di non aver aggiornato per così tanto tempo, ma il mio computer si era rotto, ed essendo piuttosto vecchio e fuori garanzia, ho aspettato le vacanze natalizie per comprarne uno nuovo. Non potevo aggiornare tramite cellulare, in quanto tutti gli appunti dei vari capitoli della storia, che preferisco sempre consultare per non sbagliarmi, erano salvati su un CD-rom che mi era impossibile aprire senza un PC.

Come potete vedere, ora è tutto risolto! Vi chiedo ancora scusa e vi auguro una buona lettura!

Buone feste a tutti! XD

Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Masashi Kishimoto (grandioso Kishimoto-sensei!); questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

Capitolo 10

 

Sakura aveva ascoltato il racconto rapita ed affascinata dalla dolcezza che traspariva da ogni parola di Hinata. La sua difficile e commovente situazione famigliare e la delicata e tenera storia d'amore con Naruto l'avevano emozionata. Ma c'era un dettaglio nella narrazione che aveva catturato la sua attenzione.

La Hyuga aveva parlato di Sasuke e di come, da molto tempo, fosse alla continua ricerca di una ragazza che, guarda caso, aveva la sua stessa maledizione. L'Haruno aggrottò la fronte. Il moro aveva dimostrato di conoscerla ed aveva asserito che il maleficio su di lei durava da più di cinquecento anni. Non era poi così impensabile ipotizzare che lei e la ragazza della leggenda fossero la stessa persona... Dunque Sasuke aveva passato tutti quegli anni cercandola ogni volta che nasceva e moriva?! Ma soprattutto, la giovane ripensò alla parte della storia che descriveva la creatura immortale e l'umana innamorati. Significava forse che lei e Sasuke...?! No, Sakura scacciò in fretta quell'idea malandrina dalla testa. Egli le aveva detto che era a causa sua se lei era stata maledetta, e quindi era ovvio che continuasse a cercarla per senso di colpa, per tentare di espiare trovando un modo per spezzare quella nefasta catena di morte e rinascita. Il ragazzo aveva un'aria tanto seria e stoica, e non era difficile credere che potesse provare un'eccessiva durezza nel giudicarsi. La leggenda, poi, era sicuramente il frutto di una versione romanticizzata della realtà. Figurarsi se una Creatura che trascende il Tempo affascinante come Sasuke Uchiha poteva sul serio innamorarsi di una persona insignificante come lei, e continuasse a cercarla ai quattro angoli della Terra per secoli, addirittura per l'eternità... Già, infatti. Impossibile...

Eppure, a quel pensiero, il suo cuore accelerò il battito ed un rossore ribelle le pennellò le guance.

Hinata parve notare le sue riflessioni e le domandò, vagamente allarmata: - Sakura, cosa succede? C'è qualcosa che non va? -

Ino rispose per lei, sorniona: - Oh, non preoccuparti, credo che il tuo racconto abbia rivelato qualcosa di troppo, almeno per ora, hmm?! - si rivolse a lei, che prontamente scosse la testa, imbarazzata per essere stata tanto facilmente “scoperta”.

- N-no, no assolutamente! - mentì, quel porpora traditore delle gote che non accennava ad andarsene – Stavo solo pensando... a... alla vostra natura, ecco! Sì, insomma, Sasuke mi ha accennato qualcosa, ma volevo saperne di più... - certo, quella non era una completa bugia, ma era ben lontana dall'essere la completa verità.

- Aaah sicuro, è per questo che hai la faccia color peperone... - la Yamanaka roteò gli occhi, sarcastica – Però mi complimento, è un ottimo stratagemma per cambiare argomento! -

L'Haruno ebbe quasi l'impulso di imprecare. Decisamente quelle due la conoscevano bene e da parecchio tempo.

Hinata guardò con tacito rimprovero l'amica, poi si rivolse a lei con voce dolce e comprensiva: - Sakura, non devi preoccuparti. La tua curiosità è giustificata e perfettamente comprensibile. Dunque... da dove posso cominciare... - sembrò riflettere per qualche secondo per poi riprendere.

- Tutti gli esseri viventi sono formati da tre elementi in comune: anima, corpo e potere spirituale. Mentre l'anima, che è la nostra essenza più profonda, la sede delle nostre emozioni, dei nostri pensieri, del nostro carattere, in breve di ciò che rende ogni individuo unico ed irripetibile, è immortale per tutti, ed il corpo è la parte fisica, materiale e tangibile, di ognuno di noi, è il potere spirituale il vero e proprio spartiacque che differenzia gli esseri umani e gli animali dalle Creature che trascendono il Tempo. Esso è l'energia, la forza che tiene l'anima ed il corpo uniti, il ponte tra l'uno e l'altro; in particolare, esiste un rapporto strettissimo tra potere spirituale e corpo, in quanto i due si possono influenzare a vicenda: devi sapere che il nostro fisico necessita del potere spirituale, perché da esso trae la linfa per compiere le sue funzioni di mantenimento e rigenerazione. Nei mortali detto potere spirituale è limitato, una fonte che, con lo scorrere del tempo, si esaurisce, causando quindi il graduale invecchiamento e decadimento del corpo, fino alla morte. Quando infatti questa energia si consuma completamente, o per cause naturali oppure perché una malattia lo ha prosciugato del tutto, la persona decede e la sua anima viene liberata dalla sua “gabbia di carne”, potendo infine ascendere ad un altro, ulteriore, piano dell'esistenza, ciò che voi umani chiamate “aldilà”. A noi Creature che trascendono il Tempo tutto questo non succede. Il nostro potere spirituale è una fonte infinita, inesauribile, che si rigenera automaticamente, in continuazione, auto-alimentandosi ed, al tempo stesso, rigenerando e mantenendo inalterato anche il nostro fisico. In più, sempre al contrario della maggior parte di voi mortali, noi abbiamo una basilare, innata capacità di controllare, almeno in parte, questa nostra energia, permettendoci di agire su di esso in modo da far invecchiare il corpo quanto vogliamo e di “congelarlo” a piacimento, permettendoci di mantenere lo stesso aspetto eternamente. -

- Ma... - interruppe Sakura, ora sinceramente interessata alla faccenda – prima avevi detto che, seppure sia un evento rarissimo e per questo sconvolgente, anche per voi è possibile la morte... -

Ino si intromise. - Sì, non temere, avevi capito bene. Anche noi possiamo morire: se viene interrotto il collegamento tra potere spirituale e corpo in modo stabile, per esempio asportando totalmente una parte del nostro corpo che svolge una funzione fondamentale per l'organismo e che esiste in numero singolo, neppure il potere spirituale può rigenerarlo dal nulla e, quindi, l'individuo perisce. -

- Oh... - fu il suo laconico commento. Sakura cominciava a delineare più chiaramente tutta quella situazione, e quel mondo nuovo, con una altrettanto innovativa visione di tutta l'esistenza, umana e non, che esso comportava e che per lei fino ad allora era inimmaginabile, l'aveva lasciata basita. Ancora non riusciva bene a comprendere la mole di conseguenze che quella scoperta portava con sé, senza contare che vi erano ancora molti altri dubbi che la sua mente stava producendo e che, dato l'atteggiamento amichevole e disponibile delle due ragazze accanto a lei, non si fece scrupoli di palesare.

- Quando ci siamo conosciuti, Naruto mi ha parlato del concetto di “clan”... -

La Yamanaka sembrò capire al volo il suo quesito.

- La nostra società è organizzata attorno all'idea di clan: il sistema si fonda sulla coesistenza pacifica di diverse famiglie, ciascuna delle quali ha i suoi specifici distretti e aree. Non fraintendermi, siamo tutti liberi di parlare direttamente con gli appartenenti ad ogni famiglia, anzi, le comunicazioni di questo tipo sono molto incoraggiate, ma i membri di un clan tendono a sposarsi esclusivamente tra loro, per conservare e mantenere segrete eventuali conoscenze ed usanze, soprattutto se si tratta di gruppi nobili o dei clan “leggendari”... -

Lo sguardo confuso di Sakura indusse Hinata ad elaborare il concetto dell'amica. - Esistono clan che vengono considerati particolarmente importanti grazie al loro sapere e ad alcune loro caratteristiche. La famiglia di Ino, gli Yamanaka, quella di Naruto-kun, gli Uzumaki, e quella di Shikamaru, i Nara, sono alcune. Poi, ci sono tre clan che vengono tenuti in ancor maggiore riguardo e che per questo sono definiti “leggendari”. La loro presunta “superiorità” - a quell'espressione la ragazza sospirò, come se considerasse l'intera questione sciocca ed insensata – deriva dalle loro specifiche ed esclusive capacità, che rendono per così dire speciale il loro rapporto con il potere spirituale. Noi Hyuga siamo uno di questi: la nostra capacità speciale è concentrata negli occhi, per cui si chiama “potere oculare Hyuga”, e consiste nel potere di vedere, manipolando il potere spirituale e concentrandolo nelle iridi, il flusso di energia negli altri esseri viventi; per questo motivo siamo anche chiamati gli Osservatori. Poi ci sono gli Uchiha – Hinata si arrestò, abbassando lo sguardo, diventato improvvisamente triste - … beh, in realtà, gli Uchiha non esistono più... S-sono stati sterminati secoli fa, e l'ultimo membro in vita è proprio Sasuke... -

A quella notizia, il cuore di Sakura ebbe un sussulto. Sasuke era dunque solo al mondo?! Una fitta le trafisse il petto. Dolore. Era sinceramente dispiaciuta per lui. Non poteva neppure immaginare cosa potesse significare dover vivere in eterno sapendo di non poter mai più vedere le persone care; oltretutto, come le aveva accennato precedentemente la Hyuga, per le Creature che trascendono il Tempo la morte era un concetto estraneo alla loro visione dell'esistenza. Anche per gli esseri umani perdere qualcuno è sempre un avvenimento straziante, ma in qualche modo, il trapasso viene visto come una parte necessaria della vita, nel senso che nessuno può opporvisi e che tutti, prima o poi, devono affrontare quella prova. Chi è ammantato della fede religiosa, inoltre, credendo nell'aldilà, ha pure la speranza di rivedere, un giorno, le persone amate scomparse, di poterle incontrare e di rimanere con loro per il resto dell'eternità. Al moro tutto questo era precluso, e Sakura provò un genuino moto di empatia ed angoscia al pensiero di quella creatura, dall'apparente aspetto di un giovane, rimasto solo al mondo, senza più radici né il calore di quell'affetto puro, istintivo, che solo la famiglia può dare, a chiedersi per tutta la durata della sua infinita immortalità il perché di tutto questo, il motivo per cui dovesse rimanere bloccato in quella che sicuramente doveva davvero vedere, a quel punto, come una “gabbia di carne”. Gli occhi le si appannarono automaticamente di un umido velo di lacrime. Anche se i suoi trascorsi con l'Uchiha non erano stati particolarmente brillanti, non poteva evitare di sentire quella sofferenza, come se nel profondo, la sua anima e quella moro fossero legate. Quell'idea la riscosse dallo stato nel quale era piombata. Notando il cambiamento la Hyuga, che aveva momentaneamente arrestato il discorso, forse per permetterle di assimilare la notizia, riprese, con voce ancora più dolce del solito.

- Anche gli Uchiha avevano un “potere oculare”: manipolando l'energia, le loro iridi diventavano scarlatte, e, semplicemente guardando un oggetto, potevano mandarlo a fuoco. Il rogo non si estingueva finché non aveva consumato del tutto il bersaglio, oppure per volontà dell'Uchiha che lo aveva iniziato. Questo potere era definito “Fiamma Nera” o “Fiamma Nera Eterna”, dato l'inconfondibile colore corvino delle lingue di fuoco, che sono una manifestazione del potere spirituale -

- Ma allora... - la mente di Sakura era tornata al giorno del suo tentato rapimento, quando le era parso di vedere una linea di fiamme nere che aveva bruscamente arrestato la corsa della finta ambulanza su cui si trovava. Non aveva immaginato quello spettacolo! Era stato Sasuke che, per fermare quei due criminali, aveva usato la sua capacità speciale. Pian piano la giovane cominciava a dare un senso a tutte le vicende, e si vergognò per l'ennesima volta per aver frainteso l'intera faccenda ed aver etichettato il gruppo come un manipolo di psicopatici.

La spiegazione proseguì.

- Dato il potenziale altamente offensivo di questa abilità, che tuttavia è quasi – Sakura non poté non notare l'accento su quella parola – sempre stato usato con estrema saggezza, essi erano soprannominati i Guerrieri. Infine, l'ultimo clan, anch'esso estinto eccezion fatta per un ultimo membro, che però ha tagliato ogni rapporto con il nostro mondo, era quello dei Senju, una famiglia con cui gli Uzumaki sono stati lontanamente imparentati -

La Hyuga non accennò nessun dettaglio ulteriore riguardo la fine di quel clan leggendario, così Sakura ne approfittò per chiedere: - La loro capacità speciale in cosa consisteva? -

- Oh, la loro abilità era la più potente di tutte. Il loro controllo sul potere spirituale era assoluto, immensamente superiore rispetto a quello di qualsiasi altra Creatura che trascende il Tempo; la loro manipolazione di detta energia era perfetta, al punto da poter influenzare non solo il loro corpo, ma anche il mondo circostante. Potevano comunicare ed influire parzialmente sulla realtà, ed alcuni riuscivano a modellarla a tal punto da essere in grado di ricreare, con gli elementi presenti in natura, parti del corpo mancanti o curare malattie, anche gravi. Avevano quindi assunto l'appellativo di Guaritori, ed il segno che li contraddistingueva era un piccolo rombo viola al centro della fronte. Il loro clan è sempre stato molto stretto, il numero di membri limitato, proprio perché questa loro capacità era molto potente e necessitava di costante controllo e di una grande dose di responsabilità. Ho sempre molto ammirato questo potere speciale, perché in grado di aiutare il prossimo, è così triste che ora non esistano praticamente più – concluse mesta la mora.

Ino sbuffò.

- Sakura, devi sapere che il nostro sistema è davvero molto chiuso. A capo di tutto c'è un Consiglio che controlla ed assicura la pacifica coesistenza di tutte le famiglie. È composto dai capi dei diversi clan nobili: ci sono mio padre e quello di Shikamaru, oltre ai leader degli Aburame, Inuzuka ed Akimichi, che sono le altre famiglie importanti del nostro mondo. Ovviamente anche il padre di Hinata ne fa parte, essendo il membro più importante di un clan leggendario. Gli Uzumaki originariamente ne erano esclusi, ma in seguito all'estinzione dei Senju, ora hanno un posto nel Consiglio a causa della loro lontana parentela. Dopo lo sterminio degli Uchiha, il loro posto è rimasto vacante, in quanto Sasuke non è mai stato interessato ad assumere la carica, visto i suoi notevoli problemi personali... Insomma, il Consiglio è contrario all'idea che le Creature che trascendono il Tempo mantengano contatti con gli esseri umani, perché li considerano per loro natura avidi ed inaffidabili, quindi la nostra esistenza deve rimanere un segreto. In realtà, gli Uzumaki non la pensano affatto allo stesso modo, ed il nostro gruppo è d'accordo con loro -

Sakura rimase per alcuni istanti in silenzio, tentando di mettere ordine in mezzo alla mole di informazioni che aveva ricevuto in pochissimo tempo. Un piccolo particolare nel discorso finale della Yamanaka catturò la sua attenzione.

- Aspettate, Sasuke ha dei problemi personali? -

Quando le altre due si lanciarono un'occhiata, sembrando incerte sul da farsi, si affrettò ad aggiungere: - Se non potete parlarmene, io... -

La bionda appoggiò il gomito destro sul tavolo ed riposò il mento sul palmo della mano, pensierosa. - Mmmh, diciamo che è un po' quello che voi umani chiamate “bello e dannato”... Ti confesso che, quando l''ho conosciuto durante uno dei suoi perenni viaggi, prima di incontrare il mio Sai, avevo completamente perso la testa per lui... Ma ovviamente, non mi ha mai degnata di uno sguardo, mannaggia a lui! Cioè, guarda qua! Ti sembra possibile resistermi?! Eeeh, suppongo che sia sempre e solo esistita una sola ragazza nel suo cuore... - sospirò con aria fintamente dispiaciuta.

Sakura non sapeva perché, ma a quelle parole un rossore decise di fare capolino sui suoi zigomi, neppure stesse parlando di lei... No, non era possibile, negò nuovamente a sé stessa. L'Uchiha non poteva provare nulla per lei. Anche la leggenda era sbagliata... Sì, sbagliatissima...

- Sakura, – riprese Ino, questa volta estremamente seria – l'esistenza di Sasuke non è semplice. Il tipo che ha tentato di rapirti si chiama Orochimaru, ed è un essere umano che è riuscito a sopravvivere nei secoli grazie alle arti magiche e ad un particolare rituale. Ma questa sua specie di immortalità non è perfetta, in quanto “provvisoria”... Per questo motivo continua a perseguitare Sasuke, perché sa che tramite lui può ottenere la vera e propria vita eterna. Tu sei caduta vittima della maledizione come conseguenza di tutta questa storia... -

Mille quesiti si fecero strada prepotentemente nella sua testa: per quale motivo quell'Orochimaru voleva l'immortalità? Cosa voleva dire che tramite Sasuke poteva ottenere la vita eterna? Perché proprio il moro?! Ma soprattutto...

- N-non capisco... Che cosa c'entro io in tutto questo? Che ci faccio tra maghi e creature soprannaturali? Perché maledirmi? Che vantaggio poteva mai portare questo maleficio?! - domandò sconvolta.

Ino la guardò con i suoi chiarissimi occhi, velati dal dispiacere nel vederla tanto triste e le sussurrò, posandole una mano sulla sua, per conforto: - Sakura, non posso entrare nello specifico. Ci sono cose che deve dirti Sasuke personalmente... Spero che si decida a “riscattarsi” e che si metta a raccontarti tutto per filo e per segno, però ricorda che tu sei molto importante per lui... La sua età apparente corrisponde a ventidue anni, lo sai perché ha deciso di “bloccarsi” proprio a quel punto?-

- No... - Sakura non riusciva a capire dove la bionda volesse andare a parare.

La sua risposta la fece trasalire dall'emozione.

- È l'età che aveva quando sei morta per la prima volta -

- E lei non mente, mai -

La giovane dai capelli rosa sussultò nell'udire una nuova voce maschile e si voltò verso la porta d'ingresso. Là, sulla soglia, un tipo dal fisico giovane, da ragazzo, e gli occhi e capelli color pece la osservava con sguardo fisso. Non poté evitare di notare l'impressionante somiglianza con l'Uchiha; tuttavia, differenziava dal moro nell'incarnato, completamente incolore (anche Sasuke era pallido, ma la sua pelle candida trasudava purezza, emanando un'aura quasi eterea, mentre lo sconosciuto pareva esangue – a quel pensiero, Sakura tentò di sopprimere un brivido -) e per l'espressione del viso. La creatura immortale che la ragazza aveva conosciuto nei giorni passati aveva spesso un atteggiamento distaccato, ma questa era solo apparenza: ad un'occhiata più attenta aveva potuto scoprire tutto un mondo interiore popolato da emozioni intense: la sua mente tornava al giorno in cui si erano incontrati, alla rabbia che lui aveva dimostrato nei confronti di quell'Orochimaru, alla notte sul tetto, quando l'aveva (di nuovo) salvata, alla sua preoccupazione per la sua incolumità e e poi alla tristezza quando aveva accennato a suo fratello... Per non dimenticare le occhiate infuocate verso lei e Naruto mentre chiacchieravano amabilmente durante il suo piano conquista-fiducia, e concludendo con l'accorata ed intensa confessione di qualche giorno addietro... No, Sasuke non era una creatura fredda ed insensibile, anzi, Sakura aveva il sospetto e l'innata sensazione che fosse una persona dalle emozioni forti, profonde.

“La sua è solo una maschera, un atteggiamento di difesa” le suggerì una voce nella sua testa.

Ma il ragazzo di fronte a lei sembrava una perfetta statua di cera: lo sguardo era vacuo, né amichevole, né ostile, ed il tono di voce era stato altrettanto neutro, inespressivo.

La sua attenzione venne catturata dalla bionda accanto a lei che, con una venatura di glaciale disappunto, commentò: - Toh, ecco arrivato l'artista e potenziale fedifrago. Dov'è la tua nuova musa, mmh? Da qualche parte a ricaricarsi di “energia ispiratrice” per saperti “guidare” durante la tua prossima opera? -

Lo sconosciuto aveva allora sospirato, le spalle abbassate in segno di spossatezza mentale.

- Ino, ancora con questa storia... Ti ho già detto che... -

In quell'istante, alle spalle del moro era apparsa fugacemente una figura di donna. Aveva capelli biondi raccolti in due codine alte e una corporatura snella, atletica e slanciata, ed anche da una certa distanza Sakura riuscì a scorgere un paio di magnetici occhi color foglia di tè. Ricordò immediatamente la discussione che aveva avuto modo di captare poco prima tra Ino ed Hinata e si domandò se non quella la tanto famosa “pietra dello scandalo”. Al suo fianco poi notò la presenza di Shikamaru, il cui braccio sinistro era placidamente appoggiato sulla di lei spalla. La coppia passò molto velocemente davanti alla stanza, senza rivolgere neppure un impercettibile cenno di saluto ai presenti, ma bastò un attimo, durante il quale il suo sguardo incontrò quello della nuova ragazza, affinché il suo sangue le gelasse nelle vene. La bionda le aveva lanciato un'occhiata truce che, unita all'espressione insofferente del viso, dai lineamenti pressoché perfetti, emanava un'aura di inattaccabile disprezzo.

L'Haruno indietreggiò inconsciamente, colpita da quello che per lei era un atteggiamento ingiustificato.

- M-ma cosa...?! Quella ragazza chi...? - riuscì appena a mormorare.

Ino intuì subito le sue perplessità e, con una scrollata di spalle, rispose: - Oh, quella è Temari, la compagna di Shikamaru. Non farci caso, si comporta spesso così... Tanto, da ora in poi, sarà probabilmente molto impegnata ad ispirare il pittore qui davanti a te - con un gesto traboccante sarcasmo indicò il moro sulla soglia, che di rimando si limitò a sospirare il nome della Yamanaka con aria stanca.

Hinata intervenne prontamente: - Sakura, lascia che ti presenti Sai, il compagno di Ino. È un artista talentuoso, dovresti ammirare i suoi numerosi – sottolineò con enfasi quella parola, lanciando un'occhiata significativa all'amica bionda – quadri con Ino come modella. Ogni opera è un capolavoro! -

- Oh... - lo guardò di nuovo con attenzione. Se era davvero tanto bravo a dipingere, magari era dotato di una sensibilità speciale, più intima ed inaccessibile ad un primo, superficiale contatto. Forse si era sbagliata a giudicarlo sbrigativamente.

- Piacere di conoscerti, io sono- sussurrò con tono un po' colpevole, tendendogli la mano.

- Salve, befana, finalmente ci si rivede – la interruppe lui sempre con voce piatta.

Ok, forse non si era sbagliata.

- COOOSA?! Come mi hai chiamato?! - la sua reazione fu automatica: il corpo scattò come una molla verso il tizio, quel Sai, pronta all'attacco, ed immediatamente Hinata ed Ino la bloccarono, mentre lui era rimasto fermo sul posto, indifferente. Tutta la situazione pareva ammantata di uno smalto di quotidianità.

- Insomma, Sai! Si può sapere perché la saluti ogni volta in quel modo?! - la voce della Yamanaka suonava al contempo adirata ed esasperata.

- Non siamo forse suoi amici da secoli? Anche se muore e rinasce, alla fin fine è sempre la stessa. Tra amici si deve essere sinceri e dire quello che si pensa davvero. Per me è brutta e quindi la chiamo “befana”, dove sbaglio? - l'espressione sulla faccia del ragazzo era convinta e ciò fece ulteriormente infuriare Sakura, che solitamente era ben più composta e riflessiva.

- Razza di maleducato! Sarai bello te! -

- Beh, secondo i canoni estetici comuni sì, sono considerato una creatura fisicamente attraente, infatti assomiglio al tuo Sasuke-kun... -

Sakura si arrestò di scatto. Aveva per caso insinuato pure lui che lei e Sasuke...?

- Ok, Sai, fermati, stai correndo ed anticipando un po' troppo – la bionda lo zittì, fulminandolo con i suoi occhi chiarissimi; poi, rivolgendosi a lei: - Sakura, ti chiedo scusa per quell'insensibile “imbrattatore di tele”. Non ha ancora afferrato bene il concetto del “dare ai propri amici dei soprannomi”, purtroppo... -

L'Haruno sbuffò in modo infantile. Già di suo possedeva una scarsa autostima, ci mancava quel tipo a rigirare il proverbiale coltello nella piaga!

- Vieni, - Hinata la liberò dalla sua presa ed indicò il tavolo attorno al quale erano precedentemente sedute – mettiamoci comodi, io ed Ino ti spiegheremo tutto -

- E tu bada di tenere il tuo beccaccio chiuso! - ordinò la Yamanaka al compagno, che parve ubbidire.

Ripresero i posti occupati in precedenza e Sai si sedette di fronte a lei, al lato opposto del tavolo.

- Vedi, - cominciò Hinata – l'esistenza di Sai è davvero molto, molto antica. Neppure lui ricorda chi fossero i suoi parenti, a quale famiglia appartenesse o cosa sia capitato al suo clan... Ha viaggiato da solo per tanti secoli, millenni addirittura, e la sua memoria riguardo le sue origini si è gradualmente ed inesorabilmente cancellata. Non avendo nessuno accanto, anche le sue capacità relazionali sono regredite, ed è da quando ha conosciuto Ino che ha iniziato nuovamente ad imparare, passo passo, come comportarsi con gli altri -

Allo sguardo basito di Sakura, la bionda prese la parola: - È vero. Ha girovagato per il mondo in completa solitudine, l'unica compagnia che riteneva necessaria erano le sue tele ed i pennelli con cui sfogava la sua ispirazione, finché una sera di circa due secoli fa si presentò davanti alle mura di villa Yamanaka e domandò ospitalità. Un improvviso temporale lo aveva sorpreso, e temeva di bagnare le sue opere, e la dimora del mio clan era il rifugio più vicino. Mio padre, avendo un animo altruista e generoso, accettò la sua richiesta -

- Fu allora che la vidi per la prima volta – nonostante la compagna gli avesse intimato di rimanere in silenzio, il moro decise di intervenire – Era la creatura più bella e leggiadra che avessi mai visto. Ricordo che le mie mani presero a formicolare, spinte dal desiderio di poterla immortalare con la mia arte. Le chiesi subito se voleva diventare la mia musa, lei mi scrutò un attimo, sorpresa, e poi mi rivolse un sorriso splendente ed accettò... Con Ino ho trovato la mia casa, una famiglia. Da allora c'è stata solo lei – concluse voltandosi verso di lei, con gli occhi neri carichi di un'emozione di cui Sakura non pensava il pittore fosse capace.

- Fino ad ora – aggiunse la bionda di rimando, velenosa.

Sentendo l'atmosfera farsi particolarmente tesa, l'Haruno tentò di sviare il discorso e domandò al ragazzo, in tono non completamente amichevole (non aveva dimenticato ancora il “gentile” epiteto che le aveva affibbiato prima): - Come mai hai scelto la strada dell'artista itinerante? -

Sai tornò di nuovo ad osservarla.

- Hmm... è davvero una sensazione singolare doverti spiegare ogni volta le stesse cose e ricevere i medesimi quesiti... Comunque la risposta è semplice: voi esseri umani. La vostra natura mi affascina, e sono interessato a seguire la vostra evoluzione. Siete creature mortali, ma avete questo bisogno, questo insopprimibile anelito di creare qualcosa di eterno, che abbia la capacità di restare per sempre, superando la morte, i secoli. Al tempo stesso, siete gli esseri che, più di tutti, hanno mostrato l'abilità di cambiare, evolvendovi, e di ciò l'arte è uno dei simboli più palesi, con i suoi innumerevoli stili nelle diverse epoche e nei vari luoghi. Dalle pitture rupestri all'arte classica ed ellenistica, passando poi per l'innovativo Rinascimento, il bizzarro Barocco, lo stupito Romanticismo ed i suoi concetti di sublime e di Sturm und Drang, l'attento Realismo ed il ribelle Impressionismo, con il suo quasi ossessivo studio della luce, il tormentato Espressionismo, il complesso Cubismo... Leonardo da Vinci con la sua attenzione verso l'anatomia, la febbrile passionalità di Caravaggio, con i suoi inconfondibili chiaroscuri, specchio della sua anima, Goya... e poi, poi la simbolica pittura orientale, e tutte le altre forme d'arte, tutte così interessanti e degne di rispetto... - l'enfasi di quel discorso era palpabile, l'Haruno comprese quanto profondamente quella creatura dal comportamento un po' anomalo fosse in fondo appassionata dal mondo che lo circondava.

- … Sarà, io comunque preferisco Jackson Pollock, almeno la sua action painting non ha bisogno di modelle… - s’intromise Ino borbottando.

- Ino, devi credermi… - Sai tentò di prendere la mano della compagna, che sedeva all’altro lato del tavolo, alla sua sinistra, ma la ragazza prontamente si scostò.
Hinata e Sakura si scambiarono un’occhiata di solidarietà, entrambe consce dell’imminente battaglia. La Yamanaka non aveva intenzione di lasciar correre quello che considerava “alto tradimento”, e da quel poco che aveva avuto modo di apprendere sul carattere della bionda, Sakura aveva la netta impressione che sul capo del pittore rischiava di pendere una memorabile condanna.
I primi segnali non si fecero attendere.

- Non ho bisogno di credere. Credere è un atto di fede, io ho le prove del tuo torto. Ho sentito con le mie orecchie la tua opinione sugli “intensi occhi” di Temari. La vuoi come musa per un tuo quadro?! Bene, prenditela! Tanto lo sappiamo come andrà a finire… Mi dispiace solo per Shikamaru, le nostre famiglie sono amiche da sempre e nonostante tutto andiamo molto d’accordo… Eh, magari troveremo un modo per farci forza e andare avanti… - l’insinuazione nella voce della ragazza era palese.
Sai era rimasto basito, con un’espressione ferita che stava lentamente prendendo forma sul volto solitamente neutro: - Ino, come puoi dire una cosa del genere? – la vulnerabilità del tono aveva colpito Sakura. Proprio come prima, quando avevano accennato alle origini della loro storia d’amore, anche ora il ragazzo stava dimostrando di poter provare emozioni, dopotutto. I sentimenti che nutriva per la Yamanaka erano più che evidenti.
La rabbia della ragazza in questione era a quel punto esplosa: - Oh, ma certo! Sono proprio crudele, vero?! Che compagna terribile che sono, sempre disposta a seguirti nei tuoi viaggi sperduti per il mondo, alla scoperta di qualche “svalvolato” come te che, che ne so, incolla sulla tela piatti sporchi, o dipinge le lettere dell’alfabeto, o che altro! Quella compagna che ti ha sempre appoggiato e cercato di ispirare in ciò che sa che ti rende felice e appagato! Ah, ma adesso non vado più bene! Adesso i miei occhi hanno “perso d’intensità”! Oppure hai sempre preferito quelli di Temari, eh?! “La vuole solo come musa per un quadro”, lui! Come se non fosse proprio così che è incominciata la nostra storia, ecco! –

- Ino… -

- Non ti avvicinare! –
Sai, a quel punto, aveva per l’ennesima volta sospirato e, rischiando la sorte, aveva comunque preso le mani di Ino tra le sue, accarezzandole, nel tentativo di placarla.

- Ascoltami, per favore… Il motivo per cui mi era venuto in mente di chiedere a Temari di posare per me era perché avevo trovato un paesaggio suggestivo, una foresta con un lago le cui acque hanno lo stesso colore dei suoi occhi, e volevo giocare su questo richiamo… Le tue iridi sono bellissime e chiarissime, e risalterebbero troppo, mettendo l’ambiente in secondo piano, mentre io volevo esprimere un senso di comunione, anche cromatica, tra il mondo e l’essere vivente… Credimi, i tuoi sono gli occhi più straordinari e meravigliosi che abbia mai visto… E poi, prima di conoscerti ho avuto un numero infinito di modelle per le mie tele, ma tu sei l’unica a essere diventata anche la mia amante e compagna… -
Lo sguardo di tre ragazze si fece improvvisamente sbigottito da quella romantica e inusuale confessione, ma solo quello di una persona divenne anche felicemente commosso.

- D-dici sul serio? – la furia di prima un lontano ricordo, ora Ino aveva rivolto il palmo di entrambe le mani verso quelli del compagno, stringendoli in una presa salda. L’espressione sul viso del moro non aveva bisogno di parole di conferma.

- Aaaah, sono davvero una sciocca! Scusami tesoro! – non riuscendo più a trattenersi, si era alzata dalla sedia e aveva allacciato le braccia attorno al collo dell’altro in quello che sembrava un abbraccio serratissimo – Scusamiscusamiscusami! Va bene, in via del tutto eccezionale, ti è concesso dipingere un’altra donna, ma solo nel nobilissimo nome dell’arte! E comunque ti considero ancora uno svalvolato! – concluse scherzando, tornata finalmente radiosa. A quell’uscita, pure la bocca di Sai si piegò in un rarissimo sorriso.

- È tornato il sereno – commentò rilassata Hinata.

- Già, e siamo ancora tutti vivi – sussurrò Sakura, talmente coinvolta in quella surreale scenetta da non pensare, per un attimo, che, per colpa della maledizione, l’unica che rischiava davvero di morire presto, in quella villa, era proprio lei.
 Mentre guardava i tre individui lì nella grande sala, ripensò a Naruto: quelle creature immortali erano state sue amiche in passato e l’avevano aiutata a rendere la sua esistenza preziosa, nonostante il maleficio che pendeva sul suo capo, ed aveva la netta sensazione che, per l’ennesima volta, la loro presenza avrebbe assunto un significato speciale. Là, seppure fosse in mezzo a creature soprannaturali e sapesse di aver poco tempo da vivere, si sentiva avvolta da un sincero affetto. Per la prima volta sentiva di aver trovato degli amici, e Sakura non poté contenere il dolce tepore che le esplose nel petto a quel pensiero.

XXX
 

Sasuke non si era mosso dalla biblioteca per tutto il pomeriggio.
Sapeva che, in quel preciso istante, Sakura stava ancora una volta facendo la conoscenza con i loro vecchi amici. In particolare, continuava a sperare che Hinata ed Ino potessero arrecarle un po’ di conforto, quello stesso conforto che, secondo il dobe, anche lui era in dovere di fornirle.

Seppure fosse reticente ad ammetterlo, le parole dell’amico continuavano instancabilmente a tormentare i suoi pensieri, ossessionandolo. Nella percezione dell’Uzumaki, lui si stava comportando come una sorta di mostro insensibile che, dopo aver rivelato alla giovane, innocente e già parecchio confusa ragazza il suo ineluttabile destino, l’aveva abbandonata a sé stessa.

Sasuke rabbrividì. Era davvero così che la pensava Naruto? Ma soprattutto, si stava effettivamente comportando in modo tanto ingiusto e spietato nei confronti di Sakura? Non era certo un suo desiderio egoistico evitarla: se avesse seguito meramente il suo istinto, le sarebbe rimasto accanto, per proteggerla e, al tempo stesso, essere protetto lui stesso dalla sua negatività, grazie al calore ed alla dolcezza della giovane. Le avrebbe dimostrato il suo amore, come tutte le altre volte in cui era riuscito a ritrovarla.

Qualche giorno addietro era stato troppo irruento; ella aveva dovuto affrontare, in pochissimo tempo, tutta una serie di situazioni che, a partire dal tentato rapimento ad opera di Orochimaru e Kabuto, avevano sconvolto quella che probabilmente prima era un’esistenza tranquilla. La rivelazione della loro natura “sovrannaturale”, della maledizione e di ciò che per lei avrebbe comportato, unita al tono schietto, rude, era stata l’ennesimo, forse definitivo, colpo per la sua psiche, e l’Uchiha temeva di aver inavvertitamente avvicinato una volta di più l’ora della sua morte. Al momento la sua presenza era sicuramente sgradita alla ragazza, in quanto portatrice di nefaste memorie: Sasuke sapeva di essere diventato per lei un simbolo di funesti presagi. Come poteva dunque desiderare di starle accanto, sapendo che tale vicinanza le sarebbe stata fonte di angoscia? Senza contare che, anche solo vedendolo, ella avrebbe potuto agitarsi e quindi scatenare uno di quei pericolosi episodi che aveva definito “attacchi di panico”... No, Sasuke non poteva permetterlo, nonostante le pungenti parole dell'amico, il cui scopo principale sapeva fosse quello di suscitare in lui una reazione, di farlo riflettere e capire quale strada dovesse percorrere. Il dobe era fatto così.

Non avrebbe mai voluto starle lontano, però si rendeva conto che, al momento, l'unico modo per garantire la sua incolumità, per proteggerla davvero, era quello di non esserle vicino, di lasciare che ritrovasse, almeno in parte, un senso di quiete.

Anche se la situazione era per lui una tortura, sapeva bene che Sakura non aveva bisogno di lui, soprattutto ora che erano arrivate persone che sarebbero state in grado di prendersi cura di lei. Non l'avrebbe mai abbandonata; si sarebbe semplicemente limitato ad accudirla da lontano, a sua insaputa.

L'Uchiha sospirò e si avvicinò al tavolino ed alla poltrona dove, qualche giorno prima, lui e Sakura avevano parlato.

Non avrebbe mai voluto starle lontano: tra i mille rimorsi della sua dannata esistenza, lei era l'unica luce incontaminata e, anche se in fondo era un pensiero egoistico, avrebbe tanto voluto vederla di nuovo sorridere per merito suo, come accadeva una volta.

Non avrebbe mai voluto starle lontano...

Ma una voce insistente, da un angolo remoto della sua testa, continuava a chiedersi se, in realtà, non stesse agendo vigliaccamente, fuggendo da lei per non rischiare di vedere, nelle sue tanto amate iridi chiare, lo stesso rancore e rifiuto che egli provava per sé stesso.

 

Era una primaverile giornata di sole, e la gentile brezza che gli accarezzava il viso rendeva tutto ancora più perfetto. Sasuke se ne stava lì, disteso su quel prato, le mani incrociate sotto il capo a fargli da cuscino, mentre il suono di una risata argentina stuzzicava la sua coscienza con il suo timbro fresco, innocente, però capace nel contempo di suscitare in lui maliziosi pensieri.

- Per essere una creatura immortale sembri piuttosto incline all'accidia, Sasuke-kun – canzonò bonariamente la giovane ora davanti a lui. Anche ad occhi chiusi, il ragazzo poteva immaginare il familiare e candido sorriso dipinto sul volto dell'amata.

- Hn, se una certa persona non preferisse saltellare qua e là piuttosto che starmi accanto, io non rischierei di appisolarmi -

- Ma Sasuke-kun... - a quel timido tentativo di protesta, l'Uchiha aveva appena socchiuso gli occhi e di fronte a lui era apparsa la figura di una splendida giovane dai lunghi capelli rosa, due grandi e vivide iridi smeraldo ed una espressione mesta sulla faccia. Il moro detestava vederla così.

- Dai, vieni qui – fece mettendosi seduto e battendo la mano sulla coscia sinistra, per indicarle di posarvisi sopra. Il viso della ragazza si era tempestivamente illuminato, la gioia che le imporporava le gote ed il vento che giocava con la sua chioma, facendola danzare allo stesso ritmo della sua veste color nocciola.

Eccola, la sua amata. La sua Sakura. Era così che voleva vederla. Felice. Felice e radiosa. Sapere che bastava anche solo un piccolo, semplice gesto d'amore per provocare in lei un'emozione gli riempiva il petto con una sensazione di calore e di pace. In quei momenti provava quasi orgoglio per sé stesso: non era più il freddo e solitario Sasuke Uchiha, ma era Sasuke-kun, una creatura immortale la cui esistenza aveva ritrovato un senso grazie ad una solo apparentemente insignificante ragazza umana, che lo aveva avvolto nel suo mondo d'amore e che aveva saputo risvegliare il suo cuore, che aveva pensato fosse ormai irrimediabilmente atrofizzato.

Sakura si sedette senza indugio sulle sue gambe e gli cinse le braccia attorno alla vita, lasciando trasparire tutto il suo bisogno di abbracciarlo, di sentirlo vicino. Il moro espirò, il suo corpo si era automaticamente rilassato al contatto della giovane.

Il precedente, rancoroso ed amareggiato sé stesso, quello che non aveva esitato a lasciarsi tutto alle spalle vinto com'era dall'odio, lo avrebbe certamente sbeffeggiato, disgustato,per quella che avrebbe reputato un'inutile e sdolcinata manifestazione di debolezza. Ma ciò non lo infastidiva minimamente, perché, seppure in passato avesse scelto altre priorità,abbandonando la possibilità di essere felice, bollandola come un'idea irrealizzabile ed insulsa, ora aveva capito che necessitava di quella giovane dai capelli rosa e dagli occhi di gemma e dei sentimenti che solo lei riusciva a suscitargli.

- Sai, Sasuke-kun... - incominciò d'un tratto lei, con tono incerto e capo chino.

La guardò attentamente: sembrava improvvisamente a disagio per quello che voleva dirgli.

- Hmm? - la esortò dunque a proseguire. Non voleva che si sentisse insicura di fronte a lui e doveva farle capire che poteva parlargli liberamente di ogni cosa le passasse per la testa.

Il segnale venne prontamente recepito e, con maggior sicurezza, la ragazza riprese: - Mi chiedevo... Vedi, io... T-ti amo tanto, Sasuke-kun... Io ti amo immensamente – i loro sguardi si erano incrociati e le pozze di ossidiana di lui si erano accese con una corrente di soddisfazione a quell'ennesima dichiarazione – Io voglio passare il resto della mia vita con te, ma... I-io sono umana, e quindi sono destinata ad invecchiare e a morire, mentre tu... Tu... -

- Questo non è un problema – l'aveva interrotta lui, lapidario. Aveva subito notato che alla giovane si era smorzato il fiato in gola ed aveva intuito che aveva probabilmente frainteso la sua risposta, percependola come un segno di indifferenza nei confronti del loro futuro insieme.

Dolce, sensibile Sakura...

- M-ma allora... - aveva tentato di alzarsi, emotivamente ferita, però lui era stato più veloce e l'aveva trattenuta, prendendole con tutta la delicatezza che poteva il polso.

Scrollò le spalle con noncuranza: - Quello che intendevo è che non congelerò la mia età apparente. Invecchieremo assieme, e quando tu... morirai – il pensiero gli provocò comunque un'immediata fitta al cuore – io userò su di me la Fiamma Nera, che brucerà finché non mi avrà ridotto in cenere. Semplice -

- SASUKE-KUN! - l'urlo disperato di Sakura lo aveva fatto sobbalzare.

- Che c'è? - aveva domandato, sinceramente sorpreso.

- Come puoi dire una cosa simile?! - aveva esclamato lei, prendendogli dolcemente il volto tra le mani – Sasuke-kun, te l'ho detto, io ti amo immensamente. Non voglio sentirti mai più dire che vuoi morire per me, gettando al vento la tua immortalità. Quando si ama qualcuno, lo si vuole vedere vivere, si spera sempre che quella persona saprà andare avanti ed essere felice, anche senza di noi. Ricorda: l'Amore è vita e non può mai, mai causare la morte. Non si deve mai uccidere o morire “in nome dell'amore” -

- Sakura – la interruppe lui, l'espressione intensa delle sue dolenti pozze di ossidiana che bruciava nelle iridi smeraldine di lei – tu sai che ho già perso tutto una volta. Non chiedermi di andare avanti senza di te, non chiedermi questo... - in quell'attimo di assoluta vulnerabilità affondò il viso nel collo di lei, inebriandosi del naturale, irresistibile profumo e calore della sua pelle.

La ragazza lo strinse forte a sé, cullando lentamente il suo busto, per rassicurarlo.

- Deve esserci un altro modo, ne sono sicura, ma Sasuke-kun – si staccò da lui quel tanto che bastava per guardarlo nuovamente negli occhi – devi promettermi che, qualsiasi cosa accada, tu non cercherai mai di toglierti la vita. La tua esistenza e la tua sopravvivenza sono fondamentali per me, capisci? Non voglio essere la causa della tua morte, ti scongiuro, Sasuke-kun, promettimelo... -

L'espressione implorante sul volto di lei lo indusse a capitolare, rispondendole con un semplice cenno di assenso del capo.

Sakura strinse il suo abbraccio. - Vedrai, Sasuke-kun, riusciremo a risolvere tutto quanto, insieme troveremo un modo... insieme ce la faremo, ne sono più che sicura! Sicurissima! -
E lì, con il suo accogliente corpo che lo avvolgeva ed il ritrovato sorriso abbagliante che sapeva sempre ristorarlo, Sasuke pensò che davvero, con Sakura accanto, poteva riuscire a fare qualsiasi cosa.


Sasuke inspirò profondamente, lo sguardo che vagava oltre l'ampia porta-finestra, verso il ciliegio, spoglio a causa della stagione, nel cortile della villa. Un altro ricordo gli attraversò la mente e il sangue prese a ribollirgli nelle vene.


Era accaduto tutto in un istante. Sasuke era rimasto lì, incatenato al terreno dallo sbigottimento, la voce bloccata in gola, la mente svuotata da ogni possibile pensiero ed una sensazione di assoluto terrore che gli invadeva il corpo come un veleno.
Sakura giaceva ai suoi piedi, i segni dell'attacco visibili sul polpaccio destro. La sua pelle, solitamente diafana, ora aveva un colorito giallastro, malaticcio. Tuttavia, non fu questo che lo sconvolse di più. Ciò che lo aveva completamente distrutto era ben altro.
Sakura non respirava.
La chiamò con disperazione, gettandosi accanto a lei con uno sforzo sovrumano. La scosse più volte e le tastò il polso, in cerca di un segno di vita.
Niente. Nessun battito cardiaco. Sakura era morta. La sua Sakura era morta. Come tutte le altre persone che aveva amato.
Il suo respiro si fece pesante, affannato, mentre ancora tentava, straziato, di risvegliare il suo amore, invano. Nei recessi della sua mente sapeva che era tutto inutile, ma come poteva accettarlo?! Come poteva accettare che il suo peggiore incubo si fosse appena tramutato in realtà?! Aveva di nuovo perso tutto. L'idea di trascorrere l'eternità solo, senza di lei, era assurda, inaccettabile, intollerabile ed aliena ad ogni sua possibile visione del futuro.
Inconsciamente, le sue iridi si colorarono di rosso sangue, e già la Fiamma Nera stava per avvolgerlo, infrangendo la promessa fatta, che l'Uchiha sentì dei passi sempre più vicini e l'odiata, sibilante voce che lo scherniva: - Oh, Sasuke-kun, dunque così cadono i potenti? -

Il moro gli lanciò un'occhiata feroce, omicida.

- OROCHIMARU!!! - il suo ringhio ormai era privo di qualsiasi parvenza di umanità, con l'ultima parte pura della sua anima morta assieme alla giovane che ormai giaceva esanime tra le sue braccia.

Il viscido individuo troneggiava di fronte a lui, compiaciuto.

- Suvvia, Sasuke-kun... – commentò, passando la lingua sulle labbra e scostandosi una ciocca di capelli corvini dagli occhi dalle pupille allungate con l'ossuta, pallida mano – In fondo, dovresti ringraziarmi... Vedi, ora anche la tua adorata, insignificante ragazzina è eterna... Già... -

Un sadico sorriso gli contorse la bocca, l'espressione di vittoria stampata sul volto.

- … Eternamente mortale -


A quel ricordo, un fiotto dell'antica, famigliare ira lo invase.
Orochimaru...
Le mani, serrate in due pugni dietro la sua schiena, cominciarono a tremare rabbiosamente e lo sguardo nelle iridi ormai scarlatte si fece glaciale, divorato dall'odio.
Per l'ennesima volta, Sasuke si ripromise che avrebbe sconfitto quel mostro che gli aveva portato via tutto, tutto, nella sua misera esistenza. Doveva salvare Sakura. Perderla ancora non era più un'opzione.
Con rinnovata determinazione, l'Uchiha si voltò ed uscì a passo spedito dalla biblioteca, un improvviso desiderio che gli vibrava nel petto.

 

 

 

NdA2: Dunque, dunque. Per ora è tutto. Forse alcune parti del capitolo sono state un po' troppo didascaliche, ma vi assicuro che erano necessarie per l'evolversi della storia... Abbiate pazienza e capirete ;)

La parte sui quadri con i piatti sporchi e le lettere dell'alfabeto è vera: i primi sono opera di Daniel Spoerri, i secondi sono creazione di Alighiero Boetti, eheh ;D

Ringrazio tutti coloro che mi hanno messo (e mantenuto) tra gli autori preferiti, tra le storie preferite, seguite e da ricordate. Un abbraccio di cuore, siete stupendi!

sasusakusara7

 

 
   
 
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